RODRIGUEZ, NUMERO DI PUR(IT)O TALENTO
Lo spagnolo stacca tutti sullo strappo verso il traguardo di San Lorenzo de El Escorial, conquistando tappa e maglia rossa. Ottimo 2° posto a 9’’ per Michele Scarponi, che scaccia ogni preoccupazione circa le conseguenze della caduta di ieri. Brillanti Mollema, Van den Broeck e Fuglsang, mentre pagano ritardi piuttosto pesanti Wiggins, staccato di 20’’, e Nibali, che rende al vincitore addirittura 32’’. Domani primo arrivo in salita veramente selettivo, a La Covatilla.
Foto copertina: Joaquim Rodriguez alza le braccia sul traguardo di San Lorenzo de El Escorial (foto Bettini)
Se c’era una tappa che gli organizzatori della Vuelta parevano aver disegnato su misura per qualche corridore, quella tappa non poteva essere che quella di oggi, 177 km con partenza da Talavera de la Reina e arrivo in cima alla rampa di garage che portava al traguardo di San Lorenzo de El Escorial, che sembravano cuciti da un sarto su Joaquim Rodriguez. Dal canto suo, Purito, da campione quale è, è stato perfetto nel non sciupare nulla di quanto il percorso gli offriva, malgrado non un singolo avversario indicasse un favorito diverso dal leader Katusha.
Conscio delle attenzioni a lui riservate, Rodriguez ha provato a liberare la propria formazione dal peso del controllo della corsa nelle battute iniziali, lanciando nella maxi-fuga a ventisette sganciatasi nei primi chilometri ben tre uomini (Karpets, Horrach e Vorganov). Non appena la Liquigas ha rintuzzato un tentativo che se mal gestito rischiava di far rivivere a molti le spiacevoli sensazioni della fuga dell’Aquila che sconvolse il Giro dell’anno passato, la compagine russa si è quindi assunta la responsabilità di inseguire la nuova azione promossa in un primo tempo da Haussler e Montaguti, ai quali si sono successivamente uniti Palomares e Fouchard.
Annullata senza particolari patemi anche la nuova fuga, sono stati sempre gli uomini di Purito a neutralizzare le numerose offensive lanciate sull’ultimo GPM e sui due successivi strappi da Barredo prima, Kohler e Txurruka poi, e Frank, Taaramae, Moncoutié, Poels e Bakelants infine.
Un gruppo non particolarmente ridotto ma senz’altro fiaccato dal caldo e da un’andatura mai riposante si è così presentato ai piedi dell’erta conclusiva, con Michele Scarponi che, dopo una breve tirata di Niemec, ha tentato prima timidamente e poi con maggiore decisione di anticipare il favoritissimo Rodriguez. Il secondo scatto del marchigiano ha fatto male a molti, ma non allo spagnolo, già da tempo incollatosi alla sua ruota, avendo individuato in lui il possibile guastafeste. E non appena la pedalata dell’uomo Lampre ha lievemente perso incisività , Purito non ha esitato nel piazzare un’ulteriore frustata, che è da subito sembrata destinata a risolvere una contesa il cui finale non è mai parso seriamente in bilico.
Piuttosto pesanti, considerata la brevità della pur ripidissima ascesa conclusiva, comprendente punte ben oltre il 20%, i distacchi inflitti agli altri pretendenti al successo finale: Scarponi, comunque in grado di conservare la piazza d’onore, ha lasciato per strada 9’’ in poche centinaia di metri, precedendo Mollema e Van den Broeck, accreditati del medesimo distacco; Fuglsang ne ha accusati tre in più; il redivivo Anton, Menchov, Roche, Martin e il sorprendente Kessiakof hanno limitato il gap a 15’’. Dai 20’’ in su i passivi di tutti gli altri, con Vincenzo Nibali, che si teme a questo punto abbia accusato più del previsto il capitombolo dei metri finali della tappa di ieri, attardato di addirittura 32’’.
La giornata perfetta della Katusha, per tutta la frazione padrona della corsa, e dopo l’arrivo anche della classifica, è stata completata dalla resa di Sylvain Chavanel, che, cedendo a Rodriguez 1’03’’, ha consentito a Purito di issarsi in vetta alla graduatoria, seguito dal compagno di squadra Daniel Moreno, oggi 16°. Fuglsang completa il podio provvisorio con un ritardo di 34’’, undici meno di Nibali e diciassette meno di Scarponi, rispettivamente 4° e 5°.
Un’idea finalmente precisa dei rapporti di forza della Vuelta 2011 dovrebbe comunque fornirla, più della tappa odierna, quella di domani, che porterà la carovana ai 1970 metri di La Covatilla. L’impressione è che, prima di poter essere a tutti gli effetti considerato il favorito numero uno per la maglia rossa madrilena, Rodriguez debba prima fornire una grande prestazione anche su salite lunghe ed impegnative, più adatte ai corridori che ha fatto a pezzi a Valdepenas de Jaen e quest’oggi. Soprattutto, La Covatilla potrebbe rappresentare lo scenario giusto per capire quali aspettative debbano nutrire atleti quali Menchov, Nibali e Wiggins, che nel corso della prima settimana hanno lanciato segnali non sempre incoraggianti. Ancora ventiquattro ore, dunque, prima che le gerarchie della corsa possano davvero iniziare ad essere scritte.
Matteo Novarini