ENECO TOUR: BOASSON HAGEN DA URLO

agosto 25, 2009
Categoria: News

Il 22enne norvegese del Team Columbia – Highroad ha vinto l’Eneco Tour 2009, precedendo in classifica generale Sylvain Chavanel, 2° a 45’’, e Sebastian Langeveld, 3° a 47’’. Per Boasson anche due vittorie di tappa. Tre successi parziali per un ottimo Tyler Farrar, uno a testa per Boonen e Bak. Sfortunati Kloden e Nibali, che cadono e riportano fratture che li escluderanno, rispettivamente, da Vuelta e Mondiale.

È certamente troppo presto per scomodare definizioni quali “fenomeno” o “fuoriclasse”, ma se queste sono le premesse, è lecito attendersi che entro poche stagioni Edvald Boasson Hagen possa fregiarsi di questi altri mille titoli sullo stesso tono. Il norvegese, classe 1987, ha incastonato nel suo 2009 la terza gemma, dopo la Gand – Wevelgem e la tappa di Chiavenna al Giro d’Italia, imponendosi nella classifica finale dell’Eneco Tour. Quello che impressiona di questo enfant prodige in forza al Team Columbia – Highroad non è però tanto il palmarès, per quanto straordinario per un ragazzo di 22 anni, quanto piuttosto i mille tipi di corse in cui è in grado di primeggiare, e gli altrettanti modi in cui vi riesce. In aprile, Boasson ha vinto la Gand attaccando sul Kemmelberg a 40 km dal traguardo; il mese successivo si è imposto in uno sprint ristretto al Giro sul traguardo di Chiavenna, dopo una stupenda discesa; all’Eneco Tour ha conquistato la maglia attaccando a 80 km dall’arrivo nella 5a tappa, ha trionfato in volata nella 6a, chiudendo poi con un successo nella cronometro conclusiva. Un talento che risulta dunque difficile classificare, e che proprio per questo possiede le qualità per vincere qualsiasi tipo di corsa di un giorno, dalla Parigi – Roubaix alla Milano – San Remo, dal Giro delle Fiandre al Campionato del Mondo. Oggi come oggi, forse solo Liegi – Bastogne – Liegi e Giro di Lombardia sono fuori dalla sua portata, ma c’è tutto il tempo per lavorarci.

Già nel prologo di Rotterdam il vichingo aveva ben figurato, piazzandosi 8° a 5’’ dal vincitore, nonché primo capoclassifica dell’Eneco Tour 2009, Sylvain Chavanel. La sorpresa, in quell’occasione, è venuta però da chi si è piazzato sugli altri due gradini del podio: Tyler Farrar e Tom Boonen, eccellenti sprinter, che non passano però come gli eredi naturali di Thierry Marie e Chris Boardman. Concludendo entrambi a 1’’ dal vincitore, i due avevano posto una seria candidatura per la vittoria finale, avendo dalla loro almeno quattro traguardi su sei (poi rivelatisi cinque) per fare incetta di abbuoni (e la tappa rimanente non era esattamente la risposta olandese alla Cuneo – Pinerolo) prima di essere chiamati a difendersi nella breve crono finale di Amersfoort, appena 13,1 km. Ha dato subito chiari segnali di ottima condizione anche Vincenzo Nibali, 6°, a 4’’ dal vincitore, preceduto anche da Wiggins e Posthuma.

Prima tappa in linea, prima volata, e primi elementi a supporto delle candidature di Farrar e Boonen alla vittoria finale. Sul traguardo della Aalter – Ardooie, infatti, è andato in scena il previsto testa a testa tra il vice-Cavendish, fresco di successo ad Amburgo, e il campione nazionale belga, uscito invece con le ossa rotte da un Tour de France che aveva fatto di tutto per disputare. Il primo round di un duello destinato a riproporsi nei giorni a venire è andato all’americano, aiutato anche da una foratura a 10 km dall’arrivo che è costata a Boonen un dispendio di energia supplementare. La vittoria è valsa allo sprinter della Garmin la leadership in classifica generale, grazie ai 10’’ di abbuono, davanti a Boonen, Chavanel e un Boasson Hagen che già risaliva la classifica, in virtù dei 4’’ destinati al 3° classificato.

24 più tardi, nella Aardoie – Bruxelles, i numerosi muri fiamminghi in programma, sia pure lontani dal traguardo, hanno acceso la fantasia di Boasson Hagen, che non è riuscito a tenere a freno i bollenti spiriti sulle rampe del Muro di Grammont, quando mancavano ancora oltre 70 km al traguardo. Il gruppo ha prontamente chiuso sul gruppetto formatosi al comando, ma non soddisfatto di aver infiammato la corsa e di aver dato un chiaro segnale di forza, Boasson ci ha riprovato ad una decina di chilometri dal traguardo, in compagnia di Tjallingi, Posthuma, Hoj e Nuyens. Questa volta, il vichingo è andato a 3 km dal colpaccio, mentre Nuyens, ultimo ad arrendersi, è stato raggiunto ormai all’ultimo chilometro. Nel caotico sprint generato da un finale tanto movimentato, è stato ancora una volta Farrar a muoversi meglio di tutti, andando a bissare il successo del giorno precedente, superando con relativa facilità Hutarovich e lo stesso Boasson Hagen, capace ancora di disputare la volata e di piazzarsi sul gradino più basso del podio. Boonen, partito troppo indietro, ha chiuso soltanto 10°, venendo scavalcato al 2° posto, per via della giostra degli abbuoni, dal solito norvegese. La notizia più importante di giornata è però arrivata da un corridore che all’Eneco Tour era andato solamente per preparare la Vuelta: Andreas Kloden, vittima di una caduta e di una conseguente frattura al polso che gli impedirà di prendere il via da Assen il prossimo 29 agosto. Il che significa avere un favorito in meno per la vittoria finale, ma anche, se non soprattutto, che Alexandre Vinokourov tornerà su un grande palcoscenico a due anni dalla squalifica per doping al TdF 2007.

Tornado Tom ha comunque avuto modo di rifarsi nella 3a frazione, 158,3 km da Niel ad Hasselt, con traguardo a meno di 50 km da casa. Il capitano della Quick Step ha spezzato la maledizione che la maglia di campione belga pareva portarsi dietro, cogliendo il primo successo in maglia nero-giallo-rossa davanti a Farrar e Chicchi, al termine di una tappa che, se venisse trasposta al cinema, nemmeno il più entusiasta dei Vincenzo Mollica riuscirebbe a trovare esaltante.

Non altrettanto si può invece dire per la Hasselt – Libramont del giorno successivo, la tappa più lunga dell’Eneco Tour (221,2 km) e certamente la più dura a livello di salite. La corsa si è infiammata già ad una cinquantina di chilometri dal traguardo, quando Tony Martin se n’è andato in compagnia di De Gendt e Piemontesi, prima di essere raggiunto da Wiggins e Nibali, probabilmente il corridore più combattivo di giornata. È quindi toccato a Chavanel e Bandiera, cui si sono aggiunti poco dopo Madrazo, Rogers e Nuyens, tentare la sorte, a 30 km circa dal traguardo. Il quintetto, diventato trio dopo il cedimento di Madrazo e Rogers, è stato ripreso a 7 km dal termine, aprendo la strada ad un contrattacco di Tjallingi e Nibali, anch’esso naufragato. Il siciliano è stato l’ultimo ad arrendersi, provandoci ancora ai -3, ma ha infine dovuto alzare bandiera bianca poco prima dell’ultimo chilometro. Nel complesso, ai molti attacchi non era corrisposta però una forte selezione, tanto che in 79 sono giunti a giocarsi il successo di tappa sul traguardo in leggera salita di Libramont, tra cui gli stessi Farrar e Boonen. Al belga sono mancate le gambe per disputare lo sprint, ma l’americano, con una progressione lunghissima, è riuscito a completare uno splendido tris, resistendo per un nonnulla alla rimonta di Boasson Hagen, consolidando così la sua leadership in una classifica generale in cui poteva gestire a quel punto 20’’ su Boonen e 3 in più su Boasson.

La Roermond – Sittard-Geleen, 5a tappa, una specie di mini-Amstel Gold Race, era dunque l’ultima chance per strappare dalle mani di Farrar l’Eneco Tour, considerato che l’americano avrebbe avuto dalla sua anche la 6a frazione per raccogliere altri abbuoni. Una volta tanto (ma a dire il vero la cosa, nelle brevi corse a tappe, succede abbastanza spesso; è nei Grandi Giri che il coraggio di provarci da lontano spesso latita), chi doveva attaccare ha attaccato, e lo ha fatto molto presto. Mancavano infatti ancora 80 km al traguardo quando un interessantissimo gruppo di 15 atleti, composto da Chavanel, Boasson Hagen, Monfort, Rogers, Nibali, Van Goolen, Bak, Van den Broeck, Vansummeren, Van Avermaet, Flecha, Langeveld, Posthuma, Bakelants e Gavazzi, è evaso dal gruppo principale, arrivando a guadagnare anche 1’10’’ sul plotone. Malgrado l’azione decisa di Garmin e Caisse d’Epargne, cui ha contribuito in prima persona persino il capoclassifica Farrar, i fuggitivi, diventati 14 dopo che Rogers si è staccato, e 13 quando Vansummeren ha forato ai -6, non sono mai stati veramente a tiro del gruppo, e sono arrivati a giocarsi il successo finale. L’azione buona è nata a 3 km dalla conclusione, promossa da Lars Ytting Bak. Solamente Vincenzo Nibali sembrava capace di accodarsi, ma in prossimità del ricongiungimento, a 2 km dalla linea bianca, una curva sinistra è risultata fatale all’italiano: scivolone, addio ai sogni di gloria, e soprattutto una frattura scomposta alla clavicola che gli negherà la partecipazione, altrimenti pressoché certa, e forse non senza qualche ambizione, al Mondiale di Mendrisio. Bak è dunque andato a cogliere il successo parziale, anticipando di 2’’ il drappello degli altri attaccanti, regolati da Boasson Hagen su Gavazzi. Malgrado la mancata vittoria, i 6’’ di abbuono e i 29’’ guadagnati sulla strada hanno consentito al capitano del Team Columbia di issarsi in vetta alla generale, con 15’’ su Farrar e sullo stesso Bak.

In quella condizione, a Boasson sarebbe bastato evitare incidenti nella 6a tappa, da Genk a Roermond, per partire nell’ultima crono con la pressoché totale certezza di portarsi a casa l’Eneco Tour. Il 22enne di Rudsbygd non si è però accontentato, ed ha offerto a tutti un saggio della sua straordinaria classe: una volata interminabile, di 300 metri, al termine della quale ha preceduto di una bicicletta Goss, 2°, e Farrar, 3°, mentre Boonen guardava dal divano di casa, non essendo partito.

Partendo con 21’’ di margine nell’ultima crono, per di più con il primo vero specialista, Posthuma, a 33’’, era quasi impossibile pensare ad un vincitore diverso da Boasson Hagen. Quasi altrettanto difficile era però immaginare che il norvegese non solo avrebbe conquistato il successo finale, ma che avrebbe messo il punto esclamativo su questa vittoria andandosi a prendere di forza anche la crono, con 4’’ su Langeveld, salito al 3° posto in classifica generale, 5’’ su Tjallingi e 14’’ su Sylvain Chavanel, alla fine 2° in graduatoria generale.

Edvald Boasson Hagen (foto EPA/Scanpix)

Edvald Boasson Hagen (foto EPA/Scanpix)

In chiusura, una nota sul ciclismo azzurro: primo degli italiani è stato Francesco Gavazzi, 10° a 1’22’’. Chissà che a Mendrisio, in una Nazionale che tra casi di doping (Rebellin e Di Luca) e infortuni (Nibali) va perdendo pezzi, e in cui, a giudicare dalle parole del C.T. Ballerini, ancora non molto è stato deciso, non possa esserci posto anche per lui.

Matteo Novarini

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