ALPE ESPLOSIVA, MA NULLA E’ DECISO
La 19a tappa si accende già sul Télégraphe, a 90 km dal traguardo, con l’attacco di Alberto Contador, che ci riprova sull’Alpe d’Huez ma viene raggiunto e staccato nel finale da un grandissimo Pierre Rolland e da Samuel Sanchez. Voeckler perde oltre 3’ e cede la maglia gialla ad Andy Schleck, che, dopo essere rimasto per oltre sessanta chilometri in avanscoperta in compagnia dello spagnolo, non riesce però ad incrementare il proprio margine su Cadel Evans. Alla luce della crono di domani, l’australiano è ora il grande favorito per il successo finale.
Foto copertina: Pierre Rolland celebra l’inatteso successo in solitaria sull’Alpe d’Huez (foto AFP)
Se è vero che un campione si riconosce in primo luogo dal cuore e dal coraggio, Alberto Contador, al di là di qualsiasi vicenda giudiziaria, può con pieno diritto fregiarsi di tale titolo. Dopo la prima vera crisi in carriera sulle strade di un Grande Giro, la seconda in assoluto dopo quella di Fayence alla Parigi-Nizza di due anni fa, lo spagnolo ha oggi tentato un assalto disperato per riprendersi un Tour che ieri sera era di fatto perso, attaccando ad oltre 90 km dal traguardo dell’Alpe d’Huez sul Col du Télégraphe, quando i più ottimisti ipotizzavano al più un’azione da parte di qualche big particolarmente audace sul Galibier. Un’azione alla quale hanno reagito con prontezza Andy Schleck e Cadel Evans, e in un secondo momento Thomas Voeckler e Frank Schleck, quest’ultimo sfilatosi poco dopo, forse per differenziare le strategie dei due fratelli. Pochi chilometri più tardi hanno perso le ruote dello scatenato madrileno anche Voeckler e un Cadel Evans vittima di un problema tecnico.
Dopo i fuochi d’artificio sulla prima ascesa di giornata, la corsa ha assunto un andamento vagamente più lineare sul Galibier, con la coppia Schleck – Contador che, dimenticando per un attimo il duello della passata edizione, ha trovato un discreto accordo, raggiungendo e staccando i componenti della breve fuga del mattino, ad eccezione dell’eroe di Super-Besse, Rui Faria Da Costa, e Christophe Riblon. Dietro di loro, Voeckler ha incomprensibilmente optato per un tanto dispendioso quanto improbabile inseguimento solitario, anziché lasciarsi riassorbire dal plotone, ancora fitto di uomini Europcar. Un plotone guidato invece dalle maglie della Liquigas di Ivan Basso, ancora una volta passivo (ma almeno oggi, alla luce di quanto visto sui colli successivi, giustificato) e della BMC di Evans, che ha però esaurito i compagni non appena iniziato il tratto più impegnativo del Galibier, dovendo così prendere in mano personalmente le redini dell’inseguimento. Proprio il forcing dell’australiano, seguito da uno scatto di un ritrovato Samuel Sanchez e da un contrattacco dello stesso Evans, ha mandato in tilt Voeckler, letteralmente in crisi nelle battute finali della salita, e Basso, salvatosi grazie al supporto di Sylvester Szmyd.
Con il gruppo ormai imploso e i corridori sparpagliati lungo le rampe del Galibier, il lunghissimo tratto di fondovalle per approcciare l’Alpe d’Huez ha finito per annullare completamente gli effetti – perlomeno cronometrici – delle prime due ascese: non appena il drappello di Cadel Evans, comprendente fra gli altri Damiano Cunego e Frank Schleck, si è ricongiunto con quello di Contador, al quale si era frattanto agganciato Sanchez, la velocità è crollata, consentendo anche il rientro del gruppo maglia gialla, che aveva nel frattempo inglobato anche Basso.
Gli sforzi dei primi cinquanta chilometri di gara hanno però presentato il conto sin dalle prime rampe dell’Alpe d’Huez, dove il muro iniziale ha subito sbriciolato il gruppo sotto l’impulso di un redivivo Jacob Fuglsang, il cui mancato apporto alla causa Leopard fino ad oggi è probabilmente tra i principali motivi delle processioni cui abbiamo assistito sui Pirenei. Quando già Voeckler aveva perso nuovamente le ruote dei migliori, è stato ancora una volta Contador a piazzare un allungo al quale né Schleck jr. né Evans sono stati in grado di replicare. L’iberico, dopo aver passato di gran carriera Hesjedal e Rolland, avvantaggiatisi quasi di soppiatto nel tratto pianeggiante antecedente la salita, è parso lanciato quanto meno verso il successo di tappa, quando non verso un non più impensabile assalto al podio.
Sul più bello, però, le tinte eroiche che stava assumendo la giornata di Contador sono sbiadite, di pari passo con l’efficacia della pedalata del Pistolero, sempre meno agile e danzante sui pedali. Sanchez, che senza la giornata nera di ieri sarebbe a quest’ora quasi a ridosso del podio, si è fatto lentamente ma inesorabilmente più vicino, trascinatosi dietro un Rolland che si rifiutava di collaborare. Generosamente, l’olimpionico ha accettato di sobbarcarsi l’intero peso dell’inseguimento, finendo però per fornire un assist al francese, che ha mollato sul posto la coppia spagnola a 2 km dal traguardo, per diventare il secondo francese a trionfare sull’Alpe, venticinque anni dopo l’arrivo in parata di Hinault e LeMond.
Purtroppo per Rolland, il fatto di essersi imposto su questo traguardo al termine di una delle frazioni più spettacolari della storia recente del Tour, corsa dai grandi con un piglio che pareva esclusiva di altre epoche, ha paradossalmente messo in ombra il successo stesso, con l’attenzione degli spettatori focalizzata soprattutto sulla lotta Schleck – Evans che si giocava qualche centinaio di metri più indietro. Una lotta risoltasi in un sostanziale nulla di fatto, giacché il marcamento a uomo tra Andy ed Evans ha fatto sì che i (pochi) scatti tentati dai due sulla salita finale venissero più o meno agevolmente neutralizzati dall’avversario.
Il segno X in schedina sorride sicuramente all’australiano, che in classifica generale è ora 3°, staccato di 4’’ da Frank Schleck, che dovrebbe essere scavalcato senza difficoltà nei 42 km e mezzo a cronometro di domani, e di 57’’ da Andy. Un divario che sulla carta Evans dovrebbe avere modo di colmare domani, malgrado il profilo lievemente mosso della prova contro il tempo di Grenoble. Previsioni analoghe però a quelle di tre anni fa, quando i 94’’ che dividevano Cadel da Carlos Sastre si rivelarono invece un muro insormontabile. Rispetto a quel Tour, la crono di domani è per di più meno lunga e più nervosa, cosa che lascia assolutamente aperto il pronostico.
Il discorso relativo al successo finale è comunque ormai ristretto a due corridori, con un 1% di possibilità che la classifica obbliga ad assegnare anche a Frank Schleck. Ha abbandonato i sogni di gloria Thomas Voeckler, ora 4° a 2’10’’, che dovrà sperare in una débacle del più vecchio dei fratelli lussemburghesi per balzare sul podio, mentre mai ne ha davvero nutriti un comunque ottimo Damiano Cunego, oggi giunto assieme ai migliori, dopo aver anche provato l’ebbrezza del primo vero scatto del suo Tour, a 4 km dal traguardo. Erano già fuori gioco da ieri Contador e Sanchez, cui va comunque un applauso per la caparbietà con cui hanno lottato sulle Alpi, e Ivan Basso, il cui 8° posto provvisorio – e verosimilmente finale –, davanti a Danielson e ad un Rolland che tra dodici mesi si ripresenterà al via della Grande Boucle con ben altre velleità , sa di definitivo accantonamento del sogno giallo inseguito per una carriera.
Matteo Novarini