HUSHOVD MIRACOLOSO A LOURDES
Il campione del mondo si impone nella seconda frazione pirenaica, tenendo duro sul Col d’Aubisque per poi raggiungere e staccare prima David Moncoutié e poi Jérémy Roy. Dopo una prima ora a tutta, gli uomini di classifica si sono presi una giornata di relativo riposo, scalando a passo più che controllato l’Aubisque. Unico sussulto in chiave classifica l’attacco in discesa di Philippe Gilbert, che ha recuperato una cinquantina di secondi sulla maglia gialla.
Foto copertina: Thor Hushovd taglia in solitaria il traguardo di Lourdes (foto AFP)
Se ieri lo spettacolo non è forse stato all’altezza delle aspettative, non altrettanto si può dire per questa seconda giornata all’insegna dei Pirenei, ma soltanto perché solo un inguaribile ottimista avrebbe potuto attendersi battaglia tra i migliori nella tradizionale tappa “mal disegnata” che sembra essere diventata imprescindibile nei percorsi della Grande Boucle. Certo, la frazione odierna era un capolavoro di tracciatura se paragonata a certi precedenti (viene subito alla mente l’obbrobrio di Tarbes di due anni fa), ma i 42 km dalla vetta del Col d’Aubisque al traguardo di Lourdes, uniti al modesto chilometraggio e all’assenza di altre ascese significative, erano ampiamente sufficienti a far immaginare una giornata di studio tra i grandi della classifica.
Così in effetti è stato, malgrado una prima ora assai promettente, corsa ai 50 di media, e costata il ritiro a qualche corridore uscito malconcio dalle mille cadute della prima metà di Tour. Fra questi Andreas Kloden, salito in ammiraglia dopo una trentina di chilometri, lasciando di fatto alla Radioshack il solo Leipheimer – peraltro incerottato – tra i quattro leader della vigilia (anche se è al momento Zubeldia l’uomo meglio piazzato). Una volta partita la fuga buona, comprendente Tjallingii, Hushovd, Roy, Moncoutié, Fofonov, Boasson Hagen, Pineau, Petacchi e Bak, però, il gruppo ha nettamente rallentato, lasciando che fossero gli Europcar di Thomas Voeckler a scandire un passo tutt’altro che indiavolato anche sul Col d’Aubisque.
L’unica vera battaglia sull’ascesa clou di giornata si è dunque registrata tra i battistrada, con Thor Hushovd che è stato sorprendentemente il primo ad accendere la miccia, salvo poi essere raggiunto e staccato prima da Jérémy Roy e poi da David Moncoutié. Il vichingo si è però come al solito gestito alla perfezione, salendo con un passo non forsennato, ma sufficiente a lasciarlo ad un paio di minuti dalla testa della corsa, divario poi ricucito in larga parte con una magistrale discesa, lungo la quale ha anche raccolto un Moncoutié rivelatosi assai poco collaborativo. Proprio la poca propensione del francese ad aiutare la caccia ad un connazionale da parte di Hushovd ha fatto sì che, paradossalmente, i 20 miseri secondi rimasti a Roy al termine della picchiata finissero per essere i più difficili da recuperare, tanto che, per completare la rimonta, il campione del mondo è stato costretto ad approfittare di un dente posto ai tre dall’arrivo per lasciare sul posto l’uomo Cofidis e poter colmare definitivamente il gap.
Una volta raggiunto il battistrada, Thor si è lasciato ingolosire dall’opportunità di andare a cogliere una delle prime vittorie in solitaria di una carriera costellata di successi in volata – di gruppo o ristretta -, tirando dritto e lasciandosi alle spalle l’ormai stremato transalpino, che ha dovuto subire nel finale una analoga azione da parte di Moncoutié.
Alle spalle dei fuggitivi, l’unico uomo di classifica ad azzardare un’azione è stato Philippe Gilbert, evaso dal plotone nella discesa dell’Aubisque, e giunto ad acquisire fino a 1’40’’ di margine sul gruppo maglia gialla, poi dimezzati nel tratto pianeggiante finale dal lavoro di Europcar e Leopard Trek. Un attacco forse troppo dispendioso in rapporto al non clamoroso guadagno cronometrico, ma che ha comunque consentito al belga di issarsi al 9° posto in classifica generale, a pari merito con Tom Danielson, e di dimostrare che la grande condizione dei primi giorni non lo ha ancora abbandonato.
È rimasta sostanzialmente inalterata, per il resto, la graduatoria generale, nella quale ci si attendono mutamenti di ben altra caratura tra ventiquattro ore. I 6 GPM in programma domani appaiono un menu più che sufficiente a stuzzicare le ambizioni dei grandi della classifica, e non soltanto perché in tutti i precedenti arrivi a Plateau de Beille il vincitore si è poi vestito di giallo a Parigi. Chi, come Ivan Basso e i fratelli Schleck, ha lasciato Luz Ardiden con riscontri positivi, ma forse con la consapevolezza di non aver affondato quanto avrebbe potuto Alberto Contador, avrà domani l’opportunità di rifarsi su una salita ancor più selettiva di quella conquistata da Samuel Sanchez. Sempre che il Pistolero non si sia ripreso più rapidamente del previsto; in tal caso, qualcuno potrebbe portarsi il rimpianto per il poco coraggio dimostrato giovedì fino agli Champs Elysées.
Matteo Novarini