COLPO SANCHEZ A LUZ ARDIDEN, EROICO VOECKLER

luglio 14, 2011
Categoria: News

Il campione olimpico si impone nella prima tappa pirenaica del Tour bruciando il belga Vanendert, insieme al quale aveva attaccato nella discesa del Tourmalet. I due resistono al ritorno di Frank Schleck, capace di staccare gli altri uomini di classifica e 3° al traguardo. Contador cede 13’’ a Basso, Evans e Andy Schleck, e 8’’ a Cunego. Strepitosa la difesa di Thomas Voeckler, che chiude ad una manciata di secondi dai big e conserva 1’49’’ in classifica su Frank Schleck.

Foto copertina: Samuel Sanchez alza le braccia sul traguardo in quota di Luz Ardiden (foto AFP)

Era probabilmente lecito attendersi qualcosa di più dal punto di vista dello spettacolo, ma la prima frazione pirenaica del Tour de France ha offerto molte e significative indicazioni su chi potrà e chi non potrà vincere la Grande Boucle 2011. Di certo la griglia dei favoriti esce pesantemente modificata dalla prima vera giornata di montagna della corsa, a cominciare dal prepotente rientro nel lotto dei pretendenti al podio di Samuel Sanchez, penalizzato dalla caduta della prima tappa e da una pessima cronosquadre, e oggi unico grande nome capace di trovare il coraggio di anticipare la salita finale, sfruttando le sue doti di discesista nella picchiata dal Tourmalet per avvantaggiarsi in compagnia di Jelle Vanendert. Riassorbiti i fuggitivi della prima ora (Thomas, Roy, Mangel, Gutierrez, Perez Moreno e Kadri), Kreuziger, uscito dal gruppo sull’Hourquette d’Ancizan, e altri atleti evasi qua e là tra gli ultimi chilometri dell’ascesa ai 2115 metri della salita più scalata della storia del Tour e la seguente discesa (Ten Dam, Trofimov, Riblon e Gilbert), l’asturiano e il belga hanno proseguito con collaborazione pressoché perfetta fino agli ultimi 1000 metri, dove una fase di studio ha quasi permesso il rientro di Frank Schleck, respinto dal successivo ulteriore cambio di passo dell’olimpionico. L’iberico, supportato dalla consueta abbondanza di tifosi baschi sui Pirenei, ha rifilato nel finale 7’’ a Vanendert, lasciando a 10’’ il più vecchio dei fratelli lussemburghesi, a sua volta evaso a 3 km circa dalla conclusione dal plotoncino dei favoriti.
Proprio la grande prestazione di Frank rappresenta un altro degli elementi che obbligano a rivedere le gerarchie nella schiera dei pretendenti alla maglia gialla. Dopo un buon lavoro di squadra della Leopard Trek sul Tourmalet, dovuto soprattutto ad una prova mostruosa di Jens Voigt, capace di compensare le defezioni anzitempo di Fuglsang e Gerdemann, gli Schleck hanno esitato nell’accendere la miccia, autorizzando a temere una sciagurata tattica attendista che non avrebbe sorpreso più di tanto, alla luce della notoriamente non eccelsa perizia tattica dei due. Rispetto a quanto avvenuto dodici mesi fa ad Avoriaz, Andy Schleck ha però rotto gli indugi con tre chilometri di anticipo, tentando un primo affondo ai -4 circa dal termine. A quella prima, timida accelerazione ha fatto seguito una serie di scaramucce con protagonisti i soliti fratelli e Ivan Basso, autore di un paio di allunghi non particolarmente convinti. È stato alla fine il terzo scatto di Frank Schleck a risultare vincente, con Evans & co. che hanno preferito controllare Andy e Contador, e questi ultimi due intenti a marcarsi a vicenda. Schleck senior ne ha approfittato per scavare un divario di una ventina di secondi in poche centinaia di metri, che è poi riuscito a mantenere sin sul traguardo, anche a fronte della secca accelerazione prodotta da Basso ed Evans nell’ultimo chilometro e mezzo di gara.
Un’accelerazione che, se non ha permesso di ricucire il gap dal lussemburghese, ha però messo in difficoltà tutti gli altri aspiranti al successo finale, incluso un Alberto Contador che, come lo scorso anno, non ha affatto convinto nel primo arrivo in quota del Tour. Lo spagnolo ha lasciato per strada 13’’ in meno di un chilometro rispetto al varesino, all’australiano e ad Andy Schleck, meno brillante rispetto al fratello, come già alcuni avevano preconizzato dopo le prime tappe, e apparentemente il meno pimpante del terzetto. Meglio di Contador ha fatto anche Damiano Cunego, ottimo 7° a 35’’ dal vincitore, a 5’’ dal drappello Basso, mentre appena dietro il campione uscente ha tagliato il traguardo lo strepitoso duo Europcar Voeckler – Rolland, con l’alsaziano capace di conservare quasi intonso il tesoretto di 2’ abbondanti accumulato con la fuga di Saint-Flour.
Il margine di Voeckler in classifica è ora infatti di 1’49’’ su Frank Schleck, ora 2°, e di 2’06’’ su Cadel Evans. Andy Schleck, 4° a 2’17’’, dovrà adesso fare i conti con la concorrenza scomoda e forse inattesa del fratellone, con il quale potrebbe comunque imbastire le più disparate strategie di squadra ora che nessuno potrà curare solo il più giovane dei due. 1’ circa più indietro, a 3’16’’ e 3’22’’ rispettivamente dalla maglia gialla, Ivan Basso e Damiano Cunego risalgono fino al 5° e 6° posto, non senza forse un po’ di rammarico per il varesino, che ha dato l’impressione di non aver osato quanto avrebbe potuto (discorso che, ad onor del vero, si potrebbe fare probabilmente anche per Evans). Contador è a 4’ esatti, con Sanchez che scala undici posizioni e si colloca al 9° posto di una top ten completata da Nicholas Roche.
Con la sensazione che la lotta per il successo finale sia sostanzialmente ridotta ai sette corridori che occupano le posizioni dalla seconda all’ottava in graduatoria ci si prepara dunque alla seconda frazione pirenaica, la meno impegnativa delle tre, con la sola scalata del Col d’Aubisque ad una quarantina di chilometri dal traguardo di Lourdes. L’impressione è che si vada verso una giornata di relativa calma tra i big (un’altra, potrebbe aggiungere qualche maligno, dati i ritmi piuttosto contenuti tenuti oggi, almeno fino all’avvento in testa al gruppo di Szmyd, ad una decina di chilometri dal termine), che dovrebbe consentire a Voeckler di mantenere con relativo agio il primato. Il tutto a meno che Contador non dia altri segni di debolezza; in tal caso, graziarlo di nuovo, specie pensando all’anno passato, potrebbe essere fatale.

Matteo Novarini

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