L’ECATOMBE CONTINUA: RITIRI PER VAN DEN BROECK E VINOKOUROV
I leader di Omega Pharma e Astana cadono nella discesa del Pas de Peyrol, riportando le fratture di scapola e femore rispettivamente, e dovendo pertanto abbandonare la Grande Boucle. La tappa va a Luis Leon Sanchez, che distanzia sull’ultimo strappo Thomas Voeckler, nuova maglia gialla, e Sandy Casar. I big giungono staccati di 4’, regolati da Gilbert. Ivan Basso lascia per strada 8’’ a causa di un buco formatosi nel gruppo dei migliori nel finale.
Foto copertina: Luis Leon Sanchez si concede il gesto del trionfo dopo aver sbaragliato i compagni di fuga (foto AFP)
Il Tour de France continua a non entrare nel vivo, di grandi scontri frontali tra i big neppure l’ombra, eppure dopo nove giorni di corsa il lotto dei pretendenti al podio finale continua a perdere elementi su elementi. Ai ritiri di Bradley Wiggins, Chris Horner e Janez Brajkovic – cui andrebbero aggiunti almeno i già pesanti ritardi di Leipheimer e Kreuziger – si sono oggi aggiunti quelli di Jurgen Van den Broeck e Alexander Vinokourov, finiti a terra nella discesa del Pas de Peyrol, ad un centinaio di chilometri dalla conclusione della 9a tappa. E se la frattura della scapola ha posto fine al Tour del belga, quella del femore ha probabilmente scritto la parola fine alla splendida carriera del kazako, ormai prossimo ai 38 anni. Considerando anche le condizioni problematiche di Robert Gesink, oggi parso in ripresa ma ieri giunto a 1’ dai migliori, appare lecito dire che per Ivan Basso e Damiano Cunego l’occasione di podio è di quelle che non si presentano tutti gli anni.
La caduta che ha estromesso dalla corsa altri due nomi di spicco ha fatto invece la fortuna dei fuggitivi del mattino – Voeckler, Casar, Hoogerland, Flecha, Terpstra e L.L. Sanchez -, evasi dopo una cinquantina di chilometri di attacchi e ritmi elevati. Il sestetto, tenuto a lungo ad una distanza di sicurezza di 3-4 minuti dalla Garmin-Cervélo di Thor Hushovd e dalla Omega Pharma di Philippe Gilbert, ha infatti approfittato della confusione creatasi in gruppo in seguito alla caduta di Van den Broeck e Vinokourov, con i corridori intenti più a chiedere delucidazioni all’ammiraglia che a pedalare, per guadagnare 4’ circa nello spazio di pochissimi chilometri, acquisendo un margine di 7’ e mezzo rivelatosi ben presto irrecuperabile.
Non sono riuscite a tarpare le ali all’azione neppure la perdita di Niki Terpstra, il miglior passista fra i sei al comando, staccatosi sul Pas de Peyrol, e l’imperizia (a caldo avremmo voluto impiegare termini ben peggiori) di un autista della TV francese, che ad una trentina di chilometri dalla conclusione, dopo aver audacemente tentato di sorpassare sull’erba il drappello di testa, trovandosi di fronte un albero, ha preferito alla frenata una brusca sterzata verso il centro della strada, anche a costo di abbattere Juan Antonio Flecha e, indirettamente, Johnny Hoogerland. A riportare le conseguenze peggiori è stato proprio il belga, che, per evitare l’iberico, ha virato bruscamente fuori strada, venendo sbalzato dalla sella con una spettacolare capriola aerea che lo ha proiettato sul filo spinato, riportando svariate ferite ad entrambe le gambe.
Entrambi hanno tagliato il traguardo circa 16’ dopo l’arrivo dei tre attaccanti superstiti, presentatisi compatti ai piedi dello strappo finale. Contro un Voeckler che, fiutando la maglia gialla, si era sobbarcato la stragrande maggioranza del lavoro nei chilometri conclusivi, e un Sandy Casar già apparso in difficoltà in precedenza, a Luis Leon Sanchez è bastata una fiondata a 300 metri dalla conclusione per rifilare 5’’ al nuovo capoclassifica e 13’’ all’uomo FDJ, cogliendo il terzo successo di tappa in carriera al Tour de France, dopo quelli di Aurillac del 2008 (anche in quel caso si scalava il Pas de Peyrol) e di Saint-Girons del 2010.
L’alsaziano si potrà consolare con qualche giorno di permanenza in maglia gialla, sfilata dalle spalle di un Thor Hushovd che ha cessato di far inseguire i suoi uomini ad una quindicina di chilometri dal traguardo, preso atto dell’impossibilità di recuperare almeno i 2’30’’ necessari a salvare il primato. Il gruppo ha così proseguito con ritmo piuttosto blando fino allo strappo finale, sul quale è stato ancora una volta Philippe Gilbert a partire lungo e regolare il plotoncino dei migliori, assottigliatosi negli ultimi 1600 metri ad una ventina di unità , davanti a Peter Velits e al sempre pimpante Cadel Evans. Meno brillanti Alberto Contador – vittima attorno a metà percorso dell’ennesima caduta del suo Tour, causata dal contatto con un tifoso -, 12° e apparso un po’ imballato sulle rampe più impegnative, e soprattutto Ivan Basso, che ha approcciato la salitella conclusiva nelle retrovie, pagando l’ingenuità con gli 8’’ di ritardo attribuitigli a causa di un buco tra De Weert e Roche.
Al di là dell’avvento al comando di Voeckler e di Luis Leon Sanchez al 2° posto, non ha comunque subito variazioni significative la classifica generale, perlomeno per quel che concerne i pretendenti al successo finale. L’attuale volto della graduatoria dovrebbe essere sostanzialmente quello con cui il Tour si presenterà giovedì ai piedi dei Pirenei, dove verosimilmente il primato dovrebbe finalmente giungere nelle mani di uno dei favoriti. Sempre che nel frattempo, tra pioggia, distrazioni, tifosi troppo calorosi e autisti incapaci, non intervengano altre cadute a sconvolgere la corsa.
Matteo Novarini