LOPEZ ALL’ULTIMO RESPIRO, DUMOULIN PADRONE
Finale entusiasmante sulle rampe della Redoute con lo scalatore del Team Sky che stacca i compagni di fuga Angel Madrazo e Maciej Paterski, ultimi superstiti di un tentativo di 11 uomini, e per 2” resiste al ritorno del gruppetto dei migliori regolato da Zdenek Stybar, mentre il nuovo leader della generale è il 22enne di Maastricht che si scatena nel finale dopo aver distanziato i diretti rivali Lars Boom e Sylvain Chavanel ed è 4° al traguardo. Grande delusione per l’enfant du pays Philippe Gilbert che cade insieme al compagno Taylor Phinney, costretto al ritiro, e non va oltre il 22° posto.
Foto copertina: lo spagnolo David Lopez Garcia si impone su una delle mitiche “vette” del ciclismo, la Redoute (foto Bettini)
La sesta tappa dell’Eneco Tour, 150 km da Riemst ad Aywaille, si presentava come una delle frazioni in assoluto più dure affrontate nei 9 anni di storia della corsa con ben 11 côtes ardennesi disseminate lungo il percorso tra cui le impegnative Côte de Chambralles e Côte de Niaster e, soprattutto, la mitica Côte de La Redoute, da scalare per intero due volte, rispettivamente a 61 e 31 km dal traguardo posto dopo i primi 1500 metri della salita simbolo della Liegi-Bastogne-Liegi. L’andatura è stata forsennata fin dalle prime battute e in breve ha preso corpo un tentativo di 22 atleti, tra cui Bradley Wiggins (Team Sky) ma anche il leader della generale Lars Boom (Belkin) che ha rosicchiato 2” di abbuono al primo traguardo volante di giornata, immediatamente rintuzzato dal gruppo. La fuga buona è nata intorno al km 20 ad opera di Vyacheslav Kuznetsov (Katusha), Gregory Habeaux e Jurgen Van Goolen (Accent Jobs), Evan Huffman (Astana), Stijn Vandenbergh (Omega-QuickStep), Angel Madrazo (Movistar), David Lopez Garcia (Team Sky), Nick Nuyens (Garmin-Sharp), Maciej Paterski (Cannondale) e dal duo della Vacansoleil composto da Pim Ligthart e dal pericolosissimo Lieuwe Westra, atleta che già in passato ha dimostrato di trovarsi a meraviglia su salite simili a quelli ardennesi, ad esempio con il successo di Mende alla Parigi-Nizza del 2012, e che, soprattutto, era distanziato in classifica generale di soli 48” da Boom. Ciò nonostante, anche in considerazione che il susseguirsi delle salite non consentiva di organizzare un inseguimento efficace, la reazione del gruppo si è fatta attendere parecchio e il vantaggio dei battistrada ha superato i 7′ prima che gli uomini della Belkin iniziassero finalmente a tirare con decisione.
Una prima svolta della gara si è avuta ai -65 dal traguardo quando una caduta avvenuta nelle prime posizioni del gruppo coinvolgeva una ventina di atleti, tra cui Alessandro Petacchi (Omega-QuickStep), Moreno Moser (Cannondale) e Taylor Phinney (Bmc), tutti costretti al ritiro, ma anche Tom Dumoulin (Argos-Shimano), 3° nella generale a 8” da Boom, e l’attesissimo idolo di casa Philippe Gilbert (Bmc). Questi, al pari del giovane olandese, riuscirà a rientrare grazie al supporto di 4 compagni di squadra, tra cui Daniel Oss e Manuel Quinziato, ma al prezzo di una dispendiosa rincorsa, tanto più che davanti a loro il ritmo ha continuato a essere sostenuto grazie soprattutto agli uomini dell’Omega-QuickStep, che hanno attaccato a più riprese in funzione dei due uomini di classifica Sylvain Chavanel e Zdenek Stybar, distanziati rispettivamente di 4 e 24” da Boom, finchè non sono riusciti a sganciare Kevin De Weert in compagnia di Tim Wellens (Lotto-Belisol) e per un breve tratto anche di Ian Stannard (Team Sky) e Jesse Sergent (RadioShack), che però non hanno retto il ritmo e sono stati riassorbiti da un plotone comprendente già non più di una sessantina di unità. Ai piedi del secondo passaggio sulla Redoute la situazione vedeva pertanto gli 11 uomini al comando, tra i quali Ligthart era di gran lunga il più attivo in funzione di Westra, con circa 2′30” di margine su De Weert e Wellens e 3′ sul gruppo tirato dall’Astana di Maxim Iglinskiy, non nuovo ad exploit su queste strade essendosi aggiudicato la Liegi nel 2012, e soprattutto di Andriy Grivko, 7° nella generale a 23” da Boom.
Lungo le rampe più dure la corsa è definitivamente esplosa sia davanti, con lo scatto di Lopez Garcia al quale hanno saputo replicare i soli Madrazo, Paterski e Westra mentre si sono accodati in seguito Nuyens e Vandenbergh, sia nel gruppo dei big con il forcing dell’Astana che ha prodotto una grande setacciata mandando in grande difficoltà Boom, che ha scollinato con una trentina di secondi di ritardo atteso dal solo Bram Tankink mentre Wilco Kelderman è rimasto davanti, e non rivedrà più la testa della corsa. Sul successivo falsopiano un attacco di uno Stybar in grande spolvero ha prodotto la selezione definitiva con Jan Bakelants (RadioShack), Arnold Jeannesson (Fdj) e Daryl Impey (Orica-GreenEdge) pronti a reagire immediatamente e con Grivko che si è inizialmente fatto sorprendere ma al pari di Dumoulin è rientrato grazie a un grande lavoro di Iglinsky che ha continuato a scandire il passo del gruppetto che, strada facendo, ha raggiunto e staccato De Weert e Wellens oltre a diversi componenti della fuga iniziale, mentre non hanno reagito Chavanel, più per mancanza di gambe che per la volontà di dare via libera a Stybar, e un enigmatico Gilbert che, forse sofferente per le botte riportate nella caduta, ha alternato fino al traguardo momenti di grande brillantezza ad altri di palese difficoltà. I due sono stati raggiunti dal plotoncino di Boom comprendente tra gli altri anche un grintoso Luca Wackermann (Lampre-Merida), unico azzurro presente nel vivo della corsa, e altri atleti con ambizioni come e Pieter Weening (Orica-GreenEdge) e Maxime Monfort (RadioShack).
Il finale di gara è stato entusiasmante, forse come nessun altro nella storia dell’Eneco Tour, con l’attacco sulla Côte de Chambralles di Madrazo nel gruppo di testa, al quale hanno replicato i soli Lopez Garcia e Paterski, e un Dumoulin che, nel momento in cui Iglinskiy si è fatto da parte dopo aver esaurito il suo lavoro, si è letteralmente scatenato alle loro spalle portandosi al comando del gruppettino e, incurante degli atleti che aveva a ruota, tirando quasi ininterrottamente sia in salita che in pianura fino ai piedi dello strappo finale per guadagnare più terreno possibile sia su Chavanel, che quantomeno ha tentato con orgoglio di limitare i danni, sia su Boom che è, invece, sprofondato nelle retrovie. L’azione del 22enne di Maastricht ha fatto sì che il vantaggio dei tre di testa calasse drasticamente ma Lopez Garcia ha trovato le forze per rilanciare l’azione negli ultimi metri saltando Madrazo, che aveva imposto lo sprint in testa, e resistendo per 2” alla rimonta di Stybar, che ha conquistato la piazza d’onore davanti a Paterski, superato dal ceco proprio sulla linea d’arrivo con Dumoulin, straordinario alla luce delle energie spese in precedenza, 4° a 3” davanti a Bakelants, Madrazo, un Westra bravo a rimanere a galla dopo essere stato raggiunto e Impey mentre 9° a 12” ha chiuso Nuyens con a ruota Jeannesson e Grivko, 12° a 51” Kelderman, 17° a 57” Chavanel, 22° a 1′37” Gilbert, 31° a 1′52” Wackermann e addirittura 38° a 2′19” l’ormai ex maglia biancorossa Boom che, dunque, dice addio al sogno di ripetere il trionfo del 2012., Per Lopez Garcia, già prezioso per Chris Froome nell’ultimo Tour de France, si tratta del primo successo stagionale e del quarto in una carriera da sempre votata al servizio di capitani più forti di lui.
La nuova classifica generale vede meritatamente al comando Dumoulin con 9” su Stybar, 24” su Grivko, 29” su Bakelants e Impey, 37” su Westra e 50” su Chavanel ma l’Argos-Shimano si è dimostrata una formazione non all’altezza delle migliori e non sarà facile per il giovane olandese respingere l’attacco dei rivali in un’ultima tappa che si annuncia anch’essa più che mai spettacolare, 208 km lungo le strade del Giro delle Fiandre con partenza da Tienen e l’arrivo posto alle pendici del celebre muro di Grammont dopo aver scalato altri 10 muri in precedenza.
Marco Salonna