CRONACHE CALIFORNIANE

maggio 25, 2010 by Redazione  
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La 5a edizione dell’Amgeb Tour of California si è conclusa con il successo dell’australiano Michael Rogers che nell’ultima frazione ha rintuzzato gli attacchi dello statunitense Zabriskie, l’avversario più pericoloso, detentore della maglia di leader fino alla frazione di Bakersfield.
La corsa statunitense è stata caratterizzata dallo strapotere della Liquigas-Doimo per quanto riguarda i successi di tappa, con tre frazioni conquistate: continua ad impressionare lo slovacco Sagan, andato a segno anche nel “tappone” di Big Bear Lake, una frazione che ha presentato risvolti molto simili a quella vista all’Aquila al Giro d’Italia.
Da segnalare, infine, il ritorno al successo di Cavendish e la vittoria dell’italiano Francesco Chicchi.

Foto copertina: il podio maglie. Da sinistra verso destra: Thomas Rabou (GPM), Michael Rogers (classifica generale), Peter Sagan (miglior giovane) e Yaroslav Popovych (foto Jon Devich).

PRIMA TAPPA: NEVADA CITY – SACRAMENTO

Nella notte italiana ha preso il via da Nevada City l’Amgen Tour of California, con una tappa di 170 km che ha portato il plotone a Sacramento. Nel circuito finale disegnato sulle strade della capitale della California, la HTC-Columbia ha preso in mano le operazioni di avvicinamento del plotone compatto, impedendo iniziative estemporanee e consegnando la vittoria a Mark Cavendish, che non ha dovuto far altro che oltrepassare la linea a braccia alzate.
Alle spalle del ritrovato velocista inglese si sono piazzati Juan Josè Haedo e Alexader Kristoff, mentre il primo italiano a giungere sulla linea d’arrivo è stato Francesco Chicchi, 19°. Nelle fasi finali della tappa si è verificata la caduta di Tom Boonen che, benché acciaccato, è riuscito a tagliare il traguardo.
La corsa americana, nonostante la concomitanza con il Giro d’Italia, vanta nella starting list ciclisti di livello eccelso. Oltre al vincitore di giornata e al già citato Tom Boonen, troviamo Hincapie della BMC, Bos e Haussler della Cervelo, Boom della Rabobank, Eisel della HTC-Columbia, Breschel, Cancellara e Andy Schleck della SaxoBank e l’intero blocco Radioshack, non presente alla corsa rosa e arrivato in California con una vera macchina da guerra. L’Italia è rappresentata dalla Liquigas con Bellotti, Chicchi, Cimolai, Quinziato, Santaromita, Viviani, lo slovacco Sagan e il danese Vandborg. È italiano anche Davide Frattini, che milita nella squadra americana Team Type 1.
Completano la starting list squadre americane, canadesi e australiane di seconda e terza fascia.

2a TAPPA: DAVIS – SANTA ROSA

Vittoria australiana nella seconda tappa del Giro di California, disputata tra Davis e Santa Rosa, la città dove ha sede il BMC Cycling Team. La giornata è stata caratterizzata dal maltempo che ha messo a dura prova i partecipanti, già impegnati in una tappa con molta salita. Ben 4 erano i GPM da affrontare, anche se tutti di altezza inferiore ai 600mslm.
Il gruppo, sia per l’orografia, sia per il maltempo, sia per la fuga di ciclisti locali in cerca di notorietà, ha faticato a mantenersi compatto. Infatti, a giocarsi la tappa si sono presentati poco più di 25 elementi. Ad avere la meglio è stato l’australiano Brett Lancaster, neo leader della generale, davanti a Sagan e a Boom. Il primo degli italiani è stato Francesco Bellotti, l’unico nostro connazionale presente nel gruppo di testa, arrivato 11°. Il rappresentante della Liquigas è anche il primo dei nostri in classifica generale, 19° a 10” da Lancaster.

3a TAPPA: SAN FRANCISCO – SANTA CRUZ

Con la vittoria sul lungomare di Santa Cruz l’americano David Zabriskie si è insediato in testa alla classifica generale.
La tappa che si è svolta nella notte italiana è stata la terza della corsa a tappe americana e si svolta da San Francisco a Santa Cruz, ha visto come primi consueti protagonisti i ciclisti delle squadre di fascia bassa, in cerca di gloria e autori di un’autopromozione. Tra i cinque coraggiosi di giornata c’era anche l’italiano del Team Type 1 Davide Frattini, che strada facendo si è aggiudicato 3 GPM .
Prima dell’ultimo traguardo della montagna, però, il gruppo tirato da RadioShack e Cervelo ha colmato il gap.
Nelle fasi di stallo seguente al ricongiungimento, Levi Leipheimer, Michael Rogers e Zabriskie hanno provato con successo ad involarsi, aggiudicandosi l’ultimo e più impegnativo GPM e, cosa più importante, giungendo assieme sul lungomare di Santa Cruz, dove si sono giocati allo sprint la vittoria.
La volata ha premiato Zabriskie davanti a Rogers e Leipheimer. Il gruppo è arrivato dopo 17”, regolato da Sagan che continua ad indossare la maglia dei giovani.
Primo degli italiani all’arrivo è Francesco Bellotti (Liquigas-Doimo), 21° arrivato nel gruppo di Sagan, nel quale si trova anche Armstrong. Il portacolori della Liquigas continua ad essere il primo degli italiani nella generale, dove è 15° a 27”: una posizione di tutto rispetto, visto che a 27″ dalla testa sono concentrati ben 14 corridori.
L’ex leader della classifica Lancaster sull’impegnativo tracciato odierno è sprofondato nelle retrovie, accumulando un ritardo di 8′58″.

4a TAPPA: SAN JOSE’ – MODESTO

Successo italiano nella quarta tappa del Giro di California, la San Josè – Modesto di 195 km.
La vittoria in volata davanti a Haedo e a Cavendish è andata al portacolori della Liquigas Francesco Chicchi, già Campione del Mondo U23 nel 2002.
Come da copione, la tappa numero quattro della corsa americana, è vissuta su di una fuga partita poco dopo la partenza ma, con l’avvicinarsi del traguardo, il gruppo controllato dalle squadre dei velocisti ha chiuso il gap, portando le ruote veloci nella miglior posizione per giocarsi la vittoria.
Nello “scontro” uomo contro uomo il velocista italiano non ha avuto nessun timore referenziale nei confronti dei suoi antagonisti, soprattutto nei confronti di quello che è considerato, a torto o a ragione, lo sprinter più veloce del mondo.
L’arrivo a ranghi compatti non ha intaccato la classifica, che vede sempre in vetta lo statunitense Zabriskie.
Con l’arrivo di Modesto il Tour of California ha raggiunto il suo “giro di boa”, mancando infatti 4 tappe alla conclusione di domenica prossima. A questo punto, scorrendo la classifica saltano all’occhio alcune cose.
Innanzitutto la rosa dei molteplici pretendenti alla vittoria finale si è notevolmente assottigliata e ai piani nobili della classifica sono rimasti solamente, oltre all’attuale leader, Armstrong e 4 dei suoi compagni di squadra tra cui Rubiera e Leipheimer (tra l’altro, il sette volte vincitore del Tour ha tagliato il traguardo odierno in ritardo causa caduta, ma la giuria gli ha abbuonato il distacco essendo l’incidente avvenuto entro gli ultimi 3 Km), l’uomo Saxo Voigt e il BMC Morabito. Tra loro troviamo anche Rogers, Sagan e Bellotti, partiti però per questa avventura americana senza ambizione particolari.
Nelle retrovie della classifica sono sprofondati il campione statunitense Hincapie (3’08”), Andy Schleck (17’44”) e Cancellara (34’30”)

5a TAPPA: VISALIA – BAKERSFIELD

Nell’arrivo della quinta tappa del Tour of California, Visalia – Bakersfield di 195 chilometri, è stata ancora una maglia della Liquigas-Doimo a transitare per prima sulla linea del traguardo. Dopo la vittoria di Chicchi, stanotte è toccato a Peter Sagan tagliare il traguardo davanti a tutti. Il giovane slovacco, al quarto centro stagionale nell’anno del debutto tra i professionisti, ha impressionato tutti sulla salita finale con un allungo di pura potenza che non ha lasciato scampo alle velleità di Rogers e Zabriskie e al resto dei 27 componenti il plotone che conduceva la tappa.
«Per un corridore la vittoria è la massima gioia – afferma Sagan – e riuscire a farlo in una tappa così impegnativa, davanti a corridori forti, è ancora più bello. Ora ci aspettano tappe difficili, con salite dure. Il mio obiettivo è quello di resistere il più possibile ma sono conscio che mi manca ancora qualcosa per competere con i migliori quando la strada sale. Cercherò ovviamente di difendere la mia maglia bianca: chiudere la corsa con questo riconoscimento sarebbe una grande soddisfazione».
Insieme alla maglia di miglior giovane Sagan è titolare anche della maglia a punti con un bottino di 34 punti, due in più del britannico Cavendish.
La volata che ha visto primeggiare il giovano slovacco ha avuto ben altro valore per quanto riguarda la classifica generale: il secondo e terzo di giornata, infatti, si trovano ora al comando col medesimo tempo.
Alle spalle della coppia australiano-statunitense il gruppo dei pretendenti si è ulteriormente ristretto ed ora sono solo 15 i ciclisti compresi in 31”. Seguono 4 uomini entro i 2’, mentre il resto viaggia a oltre i 3’10”. Il migliore dei nostri, Francesco Bellotti, pure in forze alla Liquigas, è ora 22° a 3’15”, 3″ in più dello statunitense Hincapie, che lo precede in classifica.
Una caduta in avvio di tappa ha coinvolto anche Lance Armstrong, che è stato costretto al ritiro.
La corsa californiana perde così uno dei protagonisti, punto di riferimento del plotone. Cosa succederà adesso? Chi avrà la forza e il carattere di sostituirlo in gara? Nel frattempo Rogers e Zabriskie fanno a sportellate per portare a casa il risultato.

6a TAPPA: PASADENA – BIG BEAR LAKE

Secondo successo consecutivo per Sagan sulle strade del Giro di California.
Dopo la vittoria dell’altro ieri nella quinta tappa, sabato il giovane slovacco regala altro spettacolo e si impone anche sul traguardo di Big Bear Lake, località d’arrivo della frazione altimetricamente più impegnativa. Dopo 213 chilometri di corsa, caratterizzati da sette gran premi della montagna, Sagan ha regolato un gruppo di 25 corridori, tra i quali Rogers (Htc-Columbia), Zabriskie (Garmin-Transitions), Voigt (Saxo Bank) e Leipheimer (RadioShack).
Sono molto soddisfatto – ammette Sagan – perché la tappa di oggi era dura e non sapevo come le mie gambe avrebbero reagito. Nel gruppo c’erano corridori con maggiore attitudine di me in salita e temevo potessero staccarmi. Sono riuscito a resistere e poi, sul rettilineo finale, ho impostato una volata di potenza. La posizione in classifica generale mi permette di sognare ma, realisticamente, bisognerà vedere il rendimento nella prova a cronometro. E’ lunga e impegnativa, forse troppo per le mie caratteristiche attuali“.
La corsa a tappe si avvia verso la conclusione di domenica 23 e il numero di pretendenti si restringe sempre di più. Ora sono solo in 14 collocati entro un ritardo di 35”, il 15° viaggia oramai a 1’52”, mentre buona parte del gruppo ha un passivo superiore ai 30 minuti, frutto di una frazione che ha proposti distacchi similari a quelli della tappa dell’Aquila vista al Giro d’Italia.
Grazie al successo di oggi Sagan è balzato al terzo posto nella classifica generale con un ritardo di 9’’ dal leader Rogers e di 5’’ dal secondo, Zabriskie. Nella classifica a punti ha rafforzato la propria leadership portando a 49 il punteggio totale, così come nella classifica di miglior giovane, guidata con 26’’ di vantaggio su Stetina.
Dopo la tappa odierna Bellotti è sceso dalle zone nobili della classifica ed ora, pur essendo sempre il primo degli italiani, si trova in 27a posizione a 31’20”.
A decidere le sorti della 5a edizione della corsa a tappe americana saranno i 33,6 Km della cronometro di Los Angeles.


7a TAPPA: LOS ANGELES (cronometro individuale)

Nella cronometro disputata nella notte italiana tra sabato e domenica ha primeggiato il tedesco della HTC-Columbia Tony Martin.
Lungo il 33,6 km del tracciato disegnato sulle filanti strade di Los Angeles il successo della HTC-Columbia è stato pieno: non solo il successo di tappa, ma anche la conferma del primato in classifica di Michael Rogers.
Il corridore australiano ha vinto la sua personale battaglia contro Levi Leipheimer (RadioShack) e soprattutto contro David Zabriskie (Garmin- Transition) e ha consolidato il primo posto nella generale, conquistato nella tappa di giovedì.
Tra l’australiano e il successo finale rimangono solo i 134 km dell’ultima tappa, che si disputerà sul Circuito di Thousand Oaks ,un anello collinare lungo 33,6 km da ripetere 4 volte.
Una tappa decisiva che Rogers affronterà con un vantaggio di 9” su Zabriskie e 25” su Leipheimer.

8a TAPPA: THOUSAND OAKS/WESTLAKE VILLAGE/
AGOURA HILLS CIRCUIT RACE

Michael Rogers ce l’ha fatta. Ha resistito agli attacchi di Zabriskie e Leipheimer e ha centrato il bersaglio grosso.
L’ultima tappa della corsa a tappe statunitense ha vissuto sulla lotta dei tre contendenti che si giocavano la vittoria finale.
Le quattro tornate del circuito teatro della frazione conclusiva sono state appassionanti per il numeroso pubblico presente. La salita del GPM è stata arbitro severo e ha animato le ambizioni di chi sulle ripide rampe cullava sogni di gloria.
La frenesia dell’ultima tappa spaccava il gruppo in gruppi e gruppetti, con l’interesse dei presenti che si divideva tra chi cercava il successo di tappa e il combattimento corpo a corpo dei tre che miravano al primo gradino del podio finale.
Per quanto riguarda la tappa il successo è arriso al canadese Hesjedal che ha superato sulla linea finale Hincapie, Barredo e Horner.

Ventotto secondi dopo il vincitore sono arrivati Langeveld, Leipheimer, Rogers e Zabriskie. Con il loro è calato anche l’ultimo velo e il podio finale del Giro di California è stato così svelato: 1° Rogers; 2° Zabriskie; 3° Leipheimer.
Il primo degli italiani è il Liquigas Francesco Bellotti, 20° a 35′34″. Nelle varie classifiche previste dalla corsa californiana, l’unico italiano ad essersi piazzato è stato Davide Frattini, del Team Type 1, terzo nella classifica di miglior scalatore.

Mario Prato

24-05-2010

maggio 25, 2010 by Redazione  
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FDB INSURANCE RAS (Irlanda)
La seconda tappa, Dundalk – Carrick On Shannon (155 Km) è stata interrotta ed annullata a causa di un incidente avvenuto a 30 Km dall’arrivo, una collisione tra alcuni corridori e un’auto. Tra i ciclisti coinvolti uno dei due italiani in gara, Luca Barla
Congelata la classifica, che vede il namibiano Dan Cravan (Britain Rapha Condor Sharp) in testa con 7″ e 11″ sui britannici McNally e Gilham. Gli italiani Luca Barla e Alessio Signego, entrambi della Japan – Nippo, sono rispettivamente 16° a 2′02″ e 42° a 3′53″.

SAN VIGILIO – PLAN DE CORONES: SUL COCUZZOLO DELLA MONTAGNA

maggio 25, 2010 by Redazione  
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Speriamo che non accada come nella celebre canzonetta di Rita Pavone e che sul cocuzzolo del Plan de Corones non ci si ritrovi tra “la neve alta così”. Invece, sarebbe l’ideale cornice a una delle giornate cruciali del Giro 2010, il traguardo posto “sotto a un cielo tinto col blu”, al termine di una delle frazioni più temute di questa edizione. Si affronteranno contro il tempo i 12,8 Km della strada diretta alla vetta del monte altoatesino, che riserveranno ai “girini” passaggi molto aspri su fondi difficili nel finale, quando l’asfalto passerà per la seconda volta il testimone allo sterrato.

Volevamo stupirvi con effetti speciali, ce l’abbiamo fatta e ci riproviamo.
Domenica 23 maggio il Giro tornerà a proporre l’ebbrezza dello sterrato del Plan de Corones, in una tappa simile in tutto e per tutto a quella consumata due anni fa, perché sarà ancora una cronometro individuale a raggiungere i 2270 metri e passa del “panettone” della Val Pusteria. Sarà un’altra giornata di gara che dividerà gli appassionati, come già successo per la frazione dello Zoncolan. Se per questa si criticava la ricerca di salite estreme, nello specifico caso è la cronoscalata stessa l’oggetto del contendere, considerata una pessima maniera per sprecare ascese e sfide contro il tempo. Queste ultime, si dice, sono un controsenso proposte in salita, perché devono essere un esercizio di velocità e necessitano per questo di percorsi filanti, tarati sulle misure dei cronoman, una “razza” che avrà ben poco pane per i loro denti nel tracciato di questo Giro. Spezzando una lancia a favore di questo tipo di competizioni, va anche detto che le cronoscalate fanno parte della storia del ciclismo, presenti nel percorso del Giro fin dal 1936 (le gare contro il tempo avevano debuttato solo tre anni prima) e introdotte nel programma del Tour nel 1958. Lo stesso gruppo non le ha mai disapprovate, a differenza di quanto si è visto con le cronometro a squadre, osteggiate poiché incongrue nell’ottica di una gara a tappe che si decide individualmente. La tesi della “salita sprecata” non è, comunque, campata per aria perché una grande ascesa è indubbiamente più spettacolare se affrontata al termine di una gara in linea, mentre le cronometro individuali tendono ad appiattire lo spettacolo, finendo anche per risultare abbastanza soporifere e difficili da seguire. Non si riescono, visivamente, a paragonare le velocità di marcia dei vari partecipanti – scaglionati lungo l’ascesa e mai appaiati – e a ravvivare la telecronaca intervengono solo gli scarni ragguagli cronometrici. Meglio applicare questa tipologia di frazione alle ascese facili, quelle normalmente non in grado di selezionare il gruppo, com’è il caso, per esempio, della salita diretta al Santuario di Montevergine, che la corsa rosa ha affrontato in tre occasioni negli ultimi nove anni senza mai offrire grossi scossoni. Quella campana, poi, è una salita non ripida ma che sarebbe molto tosta se affrontata contro il tempo, per dislivello, lunghezza e tortuosità, con la presenza di numerosi tornanti che costringono a rilanciare l’azione, ovvero quel che meno si gradirebbe in una prova a cronometro.
Tornando al tracciato della 16a tappa del Giro 2010, come segnalato questo sarà perfettamente identico a quello sul quale si gareggiò nel 2008, fin nei decimali: 12,85 Km di strada si dovranno superare per portarsi dai 1187 metri di San Vigilio di Marebbe ai 2273 metri del traguardo – prima delle cinque cime “over 2000” previste quest’anno – superando nel frattempo ben 1086 metri di dislivello e 5,3 Km di strada non asfaltata. Un “gap” che il corridore più veloce dovrebbe colmare in circa tre quarti d’ora, se non si scenderà sotto il tempo di 40’26” fatto registrare da Franco Pelizzotti, che viaggiò a una media di 19,142 Km/h.
La rampa di lancio, dunque, sarà posizionata nel cuore della principale frazione di Marebbe, uno dei 18 comuni della cosiddetta “Ladinia”, regione culturale corrispondente all’area dolomitica e nella quale si parla l’omonimo dialetto di origine retoromanza. Importante stazione di villeggiatura, San Vigilio si trova allo sbocco della valle di Tamersc, in gran parte compresa nel territorio del parco naturale Fanes-Senes-Braies.
Tecnicamente i 12850 metri di gara possono essere suddivisi in tre distinti settori, il primo dei quali è il più semplice, usufruibile più che altro come riscaldamento in vista dei tronconi più impegnativi. È impensabile che i corridori “aggrediscano” a tutta la salita fin dai suoi primi istanti, per non correre il rischio di rimanere a corto d’energie nei chilometri conclusivi, quelli più esigenti poiché alle insidie del fondo stradale si sommeranno quelli delle pendenze che, in quello specifico tratto, toccheranno il loro picco più estremo, nella misura del 24%.
Nei primi 2,55 Km, invece, sarà un dolce ascendere, in virtù di una pendenza media del 3,7% appena. Il dato lievita di poco anche al netto di due tronconi intermedi facilissimi, mezzo chilometro pianeggiante il primo, 100 metri in lieve planata il secondo, col quale ci si porterà al bivio per la frazione Pieve. Questa era, un tempo, il principale nucleo abitato di Marebbe, stretto attorno alla chiesa della Madonna del Buon Consiglio, rivestita di notevole importanza essendo stata per lungo tempo la sede decanale della vicina Val Badia.
Al bivio i corridori prenderanno a sinistra, iniziando il secondo settore di questa difficile frazione, nel corso del quale si percorrerà la strada diretta al Furcia, valico che mette in comunicazione la valle di Marebbe con la Val Pusteria e la località turistica di Valdaora. Si salirà per 5,05 Km, affrontando 456 metri di dislivello e pendenze del 9%, la media, e del 16%, la massima, che sarà superata all’incirca a metà tappa. Si tratta d’inclinazioni che furono decisive per la classifica finale del Giro d’Italia in due occasioni, nel 1997 e nel 2004. Il 5 giugno del 1997 salendo sul Furcia Ivan Gotti, già maglia rosa dalla tappa di Cervinia, attaccò cogliendo in affanno il diretto rivale Pavel Tonkov, appena rientrato in gruppo dopo una caduta in discesa: il bergamasco non vincerà la tappa, che andrà ad arricchiere il palmares dello spagnolo Rubiera (attualmente uno dei gregari di fiducia di Lance Armstrong al Team RadioShack), ma riuscirà ad acuire il divario in classifica dello sfidante, staccandolo di quasi un minuto sul traguardo di Falzes, sede di tappa anche nel 2004. Anche in quella giornata si saliva al Furcia da San Vigilio; uguale lo scenario, differente il protagonista all’attacco: il ruolo che sette anni prima fu di Gotti stavolta sarà rivestito da Damiano Cunego, che si rimpossesserà definitivamente della maglia rosa, sfilatagli da capitan Simoni tre giorni prima nella cronometro di Trieste.
Un’altra incisiva pagina di Giro scritta lassù, ma salendo dal versante opposto, fu quella della tappa terminata proprio a San Vigilio nel 1981 e vinta da Giovanni Battaglin, maglia rosa il giorno successivo alle Tre Cime di Lavaredo e poi, 48 ore più tardi, “laureatosi” vincitore del 64° Giro d’Italia a Verona, la stessa località nella quale si chiuderà questa edizione . A questi rilevanti precedenti si affiancano il secondario passaggio sul Furcia nell’edizione 1994 (tappa Lienz – Merano, primo in vetta l’elvetico Richard, primo al traguardo Pantani) e l’arrivo d’emergenza disputato sul passo il 24 maggio del 2006, quando la pioggia e la neve costrinsero Zomegnan a tagliare l’ascesa ai passi di Eores e delle Erbe prima e poi tutto il tratto sterrato del Plan de Corones nel finale d’una tappa “menomata”, vinta da Leonardo Piepoli.
I “girini” non arriveranno fino al valico: 400 metri prima del tradizionale GPM svolteranno a sinistra per iniziare il terzo settore di questa cronometro, estremo non solo perché l’ultimo ma anche perché il più duro. Gli ultimi 5,25 Km saranno a dir poco massacranti, un non proprio casto connubio tra pendenze da ribaltamento (la media dal bivio alla cima si attesta sul 10,2%) e fondo non asfaltato. Sterrato è un termine improprio nello specifico caso del Plan de Corones, perché non tutta la strada sarà “bianca”, alternandosi questi tratti a quelli sui quali, quattro anni fa, è stato collocato uno speciale manto realizzato miscelando materiale franato dalla montagna con del cosiddetto “liquido nanotecnologico”, sostanza che ha lo scopo di aumentare le caratteristiche leganti del cemento, rendendolo più elastico e, di conseguenza, più resistente agli sbalzi di temperatura e al transito dei mezzi autorizzati. La strada forestale del Plan de Corones, infatti, è sempre preclusa al traffico motorizzato, esclusi i mezzi di servizio alla soprastante stazione di sport invernali, presso la quale sono stati organizzati anche grandi eventi, come il concerto tenuto da Zucchero nel “lontano” dicembre 1996, al quale avevano assistito quasi ventimila fan della rockstar emiliana.
Lasciato l’asfalto debutterà subito lo speciale fondo in “eco-sterrato” e le pendenze, già fin qui impegnative, vireranno bruscamente verso l’alto, affrontando subito una violenta stilettata al 20%. La media nel primo chilometro sarà del 13,5% poi, entrati nel bosco, si affronteranno nove tornanti, a cavallo dei quali entrerà in scena lo sterrato: nei tratti più lineari, meno soggetti all’erosione delle acque percolanti, si è, infatti, preferito lasciare il fondo naturale, opportunamente spianato ed epurato dei sassi più sporgenti. Con il tratto più tortuoso della strada del Plan si abbatterà la soglia dei 2000 metri, affrontando una pendenza media del 10,2% in 1,3 Km. A quota 2004 si lascerà sulla sinistra la cosiddetta “panoramica” (itinerario interamente sterrato che permette di raggiungere il Plan direttamente dal fondovalle della Pusteria, partendo dalla frazione Riscone di Brunico) e si affronterà ancora un tratto impegnativo, che terminerà 600 metri più avanti (media del 10,1%), all’altezza del dodicesimo e penultimo tornante. Segnaliamo subito che questi non saranno segnalati, com’era avvenuto in occasione della cronoscalata del 2007, dai pannelli effigianti i grandi eroi della montagna, essendo questi stati messi in vendita su eBay negli stessi giorni del Giro vinto da Alberto Contador.
A questo punto mancheranno 2300 metri al traguardo, introdotti da un troncone quasi insperato di 1,2 Km, nel corso del quale si dovranno superare appena 48 metri di dislivello. La facilità della salita (media del 4% netto) sarà però controbattuta dal fondo sterrato (ma le dolci inclinazioni non renderanno necessario alzarsi sui pedali, operazione molto complicata sulle strade bianche perché la ruota tende ad “affondare” nel pietrisco) e dalla sua linearità, senza quei tornanti che generalmente consentono di rifiatare. Quando, proprio al termine di questo tratto, si raggiungerà l’ultimo di questi tornanti – quello “sorvegliato” dall’effigie di Pantani quattro anni fa – le pendenze si rifaranno cattive, da questo punto tornando a procedere a braccetto col fondo “nanotecnologico”, che accompagnerà i corridori negli ultimi 1,1 Km. Svoltata la curva i “girini” riceveranno quasi una sonora sberla, perché in quel punto la strada si drizzerà fino al 24%, il “non plus ultra” dell’ascesa altoatesina. La media, invece, si stabilizzerà sul 13,9% approssimandosi ai 2273 metri del traguardo, posto sul cocuzzolo della montagna…. che si spera “sotto a un cielo tinto col blu” e senza “la neve alta così”.

Mauro Facoltosi


WEB CAM (aggiornamento in tempo reale)


FOTOGALLERY

Foto copertina: il Plan de Corones visto dall’aereo (panoramio)

San Vigilio di Marebbe (www.sdamy.com)

San Vigilio di Marebbe (www.sdamy.com)

San Vigilio di Marebbe, rampa di lancio della cronoscalata, Giro 2008 (www.garmin.it)

San Vigilio di Marebbe, rampa di lancio della cronoscalata, Giro 2008 (www.garmin.it)

Pieve di Marebbe

Pieve di Marebbe

Salendo al Furcia (www.quaeldich.de)

Salendo al Furcia (www.quaeldich.de)

Cunego attacca sul Furcia, Giro del 2004 (www.larena.it)

Cunego attacca sul Furcia, Giro del 2004 (www.larena.it)

Passo Furcia, l’arrivo di tappa d’emergenza al Giro 2006 (www.bikenews.it)

Passo Furcia, l’arrivo di tappa d’emergenza al Giro 2006 (www.bikenews.it)

Passo Furcia, lo scollinamento (fuori percorso) (www.quaeldich.de)

Passo Furcia, lo scollinamento (fuori percorso) (www.quaeldich.de)

Inizia la forestale del Plan de Corones (www.claudiocaprara.it)

Inizia la forestale del Plan de Corones (www.claudiocaprara.it)

Strada del Plan de Corones, il tratto trattato (www.quaeldich.de)

Strada del Plan de Corones, il tratto <<trattato>> (www.quaeldich.de)

Il tratto sterrato (www.quaeldich.de)

Il tratto sterrato (www.quaeldich.de)

Ripido tornante bianco (www.quaeldich.de)

Ripido tornante bianco (www.quaeldich.de)

Pellizotti sul Plan de Corones, Giro 2008 (www.ciclonews.it)

Pellizotti sul Plan de Corones, Giro 2008 (www.ciclonews.it)

23-05-2010

maggio 24, 2010 by Redazione  
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GIRO D’ITALIA
L’italiano Ivan Basso (Liquigas-Doimo) si è imposto nella quindicesima tappa, Mestre – Monte Zoncolan, percorrendo 222 Km in 6h21′58″, alla media di 34,872 Km/h. Ha preceduto di 1′19″ l’australiano Evans e di 1′30″ l’italiano Michele Scarponi (Androni Giocattoli). Maglia rosa è lo spagnolo David Arroyo Duran (Caisse d’Epargne), con 2′35″ sull’australiano Porte e 3′33″ su Basso.

AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
Il canadese Ryder Hesjedal (Garmin-Transitions) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, circuito di Thousand Oaks, percorrendo 134,4 Km in 3h21′56″, alla media di 39,934 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunitense Hincapie e lo spagnolo Barredo Llamazales. Miglior italiano Francesco Bellotti (Liquigas-Doimo), 21° a 1′00″
L’australiano Michael Rogers (Team HTC-Columbia) si impone in classifica con con 9″ e 25″ sugli statunitensi Zabriskie e Leipheimer. Miglior italiano Bellotti, 20° a 35′34″.

TOUR OF JAPAN
L’italiano Claudio Cucinotta (De Rosa – Stac Plastic) si è imposto nella settima ed ultima tappa, circuito di Tokyo, percorrendo 112,7 Km in 2h17′21″, alla media di 49,232 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli australiani Matthews e Dempster. L’italiano Cristiano Salerno (De Rosa – Stac Plastic) si impone in classifica con 1′45″ e 2′15″ sui kazaki Mizurov e Shushemoin.

CIRCUIT DE LORRAINE PROFESSIONEL
Il francese Antony Roux (Française Des Jeux) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Metz – Hayange, percorrendo 158 Km in 3h29′59″, alla media di 45,146 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Fabio Felline (Footon-Servetto) e il francese Mondory. Felline si impone in classifica, con 8″ sul francese Rolland e 20″ sull’italiano Matteo Carrara (Vacansoleil Pro Cycling Team)

RONDE DE L’ISARD
Il francese Romain Bardet (CCF) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Muret – Saint-Girons, percorrendo 163,8 Km in 4h15′56”, alla media di 38,401 Km/h. Ha preceduto allo sprint il lituano Navardauskas e il francese Bonnin. Il belga Yannick Eijssen (PWS-Eijssen) si impone in classifica, con 50″ sul francese Capdepuy e 1′01″ sullo statunitense Talansky.

NEUSEENCLASSICS – RUND UM DIE BRAUNKOHLE
Il tedesco Roger Kluge (Team Milram) si è imposto nella corsa tedesca, percorrendo 174 Km in 3h46′40”, alla media di 46,059 Km/h. Ha preceduto il connazionale Radochla e l’italiano Enrico Peruffo (Carmiooro).

FDB INSURANCE RAS (Irlanda)
Il namibiano Dan Craven (Britain Rapha Condor Sharp) si è imposto nella prima tappa, Dunboyne – Dundalk, percorrendo 149 Km in 3h28′28”, alla media di 42,884 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico McNally e il giapponese Kikuchi: Due italiani in gara, entrambi della Japan – Nippo: Luca Barla è 16° a 1′46″, Alessio Signego è 42° a 3′37″. La prima classifica vede Craven in testa con 7″ e 11″ sui britannici McNally e Gilham. Barla e Signego sono rispettivamente 16° a 2′02″ e 42° a 3′53″

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI ZONCOLAN

maggio 24, 2010 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.

Foto copertina: lo stadio dello Zoncolan (foto Bettini)

IL POLSO DI DAMIANO

Oggi, sulla terribile ascesa dello Zoncolan, Damiano ha mostrato tutta la sua grinta: quando la corsa diventa dura, Cunego sa estrarre una forza d’animo rara che gli permette di sopperire al divario di energie rispetto ad altri corridori.
Mi e’ piaciuta anche la testa di Damiano: ha saputo gestirsi bene, trovando un ritmo che gli ha permesso di ottenere un buon quarto posto.

Brent Copeland

GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO

“Il giorno più bello. Squadra fantastica”(Gazzetta dello Sport)

Basso domina lo Zoncolan, ora è terzo. Arroyo in rosa(Corriere dello Sport – Stadio)

Basso ends wait for stage (The Daily Telegraph)

Basso tout en haut (L’Equipe)

Basso joue la transparence (Le Monde)

David Arroyo conserva el rosa, pero Basso mete miedo(As)

Basso reina en el Zoncolan

Basso consigue la décimoquinta etapa(El Mundo Deportivo)

Ivan Basso domine le Zoncolan(Le Soir)

Basso l’emporte et se replace au général(La Dernière Heure/Les Sports)

Basso remporte la 15e étape du Giro(actu24.be)

Basso wint op zwaarste col van Europa (De Standaard)

Ivan Basso s’impose au sommet de la 15e étape (Sud Presse)

Ivan Basso makes his move, wins 15th stage of the Giro d’Italia(USA Today)

Basso Climbs Back From His Suspension (The New York Times)

Basso wins epic Tour of Italy mountain stage (The Age)

Local hero dominates gruelling climb (The Australian)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

M: Chi salterà oggi dei 7 corridori che in classifica precedono Nibali?

E: Gerdemann, Kiserlovsky e Wiggins; e forse anche Porte

H: BASSO: è tornato quello del 2006 sperando che questa volta sia tutta farina del suo sacco e ha il Giro in mano visto che già nella cronoscalata potrebbe recuperare il distacco che lo separa ora da Arroyo, e di sicuro lo farà nei giorni successivi
EVANS: se fosse salito con il suo passo avrebbe forse perso 20-30” in meno, anche lui comunque ha fatto un passo importante verso il podio, di più non può sperare visto che Basso sembra imbattibile
SCARPONI: ormai non è più una sorpresa e anche lui è ancora in corsa per un posto nei primi 3 a Verona malgrado il distacco sia ancora pesante
CUNEGO: peccato per la giornata no di ieri probabilmente dovuta al caldo, è tornato competitivo e anche se in classifica ormai è lontano può giocarsi una tappa anche lottando alla pari con i migliori e non solo andando in fuga
VINOKOUROV: mi aspettavo che cedesse più nettamente e invece ha retto bene ed è ancora in lotta per il podio, dovrebbe andare bene anche nella cronoscalata e avrà le discese del Gavia e del Mortirolo come alleate
SASTRE: spento, è salito con il suo passo e ha recuperato terreno nel finale ma siamo lontanissimi dal Sastre dei giorni migliori, a Plan de Corones perderà altro terreno mentre potrà difendersi negli ultimi due tapponi e sperare nel podio
NIBALI: ha pagato il grande sforzo di ieri e questo spiega anche perchè la Liquigas non aveva fatto forcing ma solo un’andatura regolare sul Duron, chiaramente ora dovrà solo mettersi al servizio di Basso
PINOTTI: strepitoso considerando le pendenze dello Zoncolan e avrebbe potuto fare addirittura meglio se non avesse tentato di seguire Basso all’inizio della salita, credevo che vaneggiasse quando diceva che può finire nei 10 e invece lo può fare nonostante i minuti persi all’Aquila
ARROYO: è andato in crisi negli ultimi 5 km e il vantaggio cala inesorabilmente non solo rispetto a Basso, diventa molto dura salire sul podio per lui

G: Basso si è dimostrato grande. Ma quanto devono ringraziare Szmyd in Liquigas? Ogni volta lo vedo tirare alla morte per il capitano di turno. Grande anche lui.

J: Pinotti bravissimo, mi sta piacendo un sacco. Umile, mai sopra le righe e non è disposto a mollare nulla. La sua tenacia lo premierà per un traguardo che forse lui stesso riteneva impossibile. Sperando di non sbagliarci ancora, forse essendo tutti puliti il divario dai big si è un poco ridotto.

H: A parte Basso, che è stato veramente superlativo, io sottolineerei il grande impegno di Evans, che sta veramente onorando il Giro, e la tenacia di Cunego, che una volta trovati i suoi limiti è diventato un corridore umile e ammirevole, mai domo, sempre pronto a mettersi in gioco. Hanno lottato benissimo anche Vinokourov e Pinotti, pur se non è il loro terreno, mentre è stato un po’ deludente Sastre, ma evidentemente l’età si fa sentire.

S: BASSO: Non è tornato quello del 2006 ove stradominava, ma puo’ essere sufficente quest’anno per lottare per la vittoria; grande prestazione anche se non mi spettacolarizza molto (a me piacciono gli scattanti tipo pntani o riccò, lui va via di progressione)

EVANS: voto 10; su salite non da Tour arrivare 2° a solo 1′19″ da Basso è da lodare, non capisco perchè lo davano per favorito assoluto su salite non adatte a lui, puo’ ancora vincere il Giro essendoci discese pericolose e maltempo in vista; se mantiene questa condizione al Tour lo vedo bene

SCARPONI: il suo miglior Giro, non si sa se per qualche aiuto in piu’ o se gli altri si dopano di meno; arrivare a pochi secondi dal campione del mondo è notevole

CUNEGO: non male, a volte si ricorda che era uno scalatore o forse, in quel Giro che vinse, non c’erano ne’ Basso ne’ Evans…….

VINOKOUROV: da ammirare perchè anche quando perde e di parecchio, lo fa cadendo in piedi e dando tutto, senza conoscere nulla dei nostri duri percorsi, alla faccia di quell’Armstrong arrivato solo per un Giro da 4 soldi come il 2009, perdendolo cmq

SASTRE: che delusione, era un Giro fatto per lui, pensavo Evans perdesse il Giro ma da lui, non da Basso o Arroyo

NIBALI: ha pagato il grande sforzo di ieri, il Grappa era piu’ adatto a lui, lo vedremo fortissimo sul Gavia

PINOTTI: mah, non capisco quell’allungo sulla Sella Valcalda,a sprecare energie……….si è migliorato in salita pero’; ottima perstazione fisica ma tatticamente …

ARROYO: è andato in crisi negli ultimi 5 km e il vantaggio cala, ma penso che arrivera’ a Mazzo di Valtellina con 3′ di vantaggio; il Mortirolo decidera’ il Giro, se supera quello non è facile staccarlo sul Gavia

H: Condivido quasi tutto. Anche la breve analisi su Scarponi (se avessi avanzato io per primo questo sospetto sarei stato lapidato). Anche le considerazioni su Pinotti: incomprensibile la sua ostinazione a tenere il passo di Basso ed Evans, però è stato ammirevole. La flessione di Nibali era prevedibile. Per due ragioni: la condizione al 75% e il grande sforzo del giorno prima. Unica riflessione che condivido solo in parte è quella su Arroyo: lo spagnolo ha una discerta tenuta, ma non credo che arriverà ai piedi del Mortirolo con 3′ di vantaggio. A Corones potrebbe già perdere 40-45″ e nella tappa di Pejo potrebbe subire qualche attacco nel finale che potrebbe fargli perdere anche 30″. Su Sastre la penso esattamente come te.

H: Arroyo mi aspetto che perda come minimo 2′, ha perso 1′43” da Bruseghin a Oropa nel 2007 e se tanto mi da tanto perderà molto di più domani

H: Non volevo esagerare, ma credo anch’io che non perda meno di un minuto. Da Basso potrebbe perdere magari sui 50″. Non credo sia comunque in grado di arrivare a Verona in rosa. Basso secondo me resta il favorito unico. Se non si invertono in questi ultimi giorni i tempi di recupero (Evans brillante e Basso appesantito), ipotesi molto improbabile, credo che il varesino abbia il Giro in tasca. Già a Corones potrebbe rosicchiare altri 20-25″ a Evans, che al momento attuale resta il suo avversario più pericoloso.

M: Basso a questo punto è il favorito, anche se secondo me non farà una grande cronoscalata (non le ha mai fatte bene, nemmeno in tempi “sospetti”).
Lì vedo meglio Evans, Scarponi o Nibali.
Evans, forse, se avesse mollato un po’ prima Basso, senza andare fuori giri, probabilmente avrebbe perso una ventina di secondi in meno, negli ultimi 2 km era proprio piantato.
Vinokurov ed Arroyo ammirevoli, hanno perso meno di quello che pensavo.
Cunego, come nel 2007, fa un’ottima scalata: si stacca subito, poi sale di progressione e recupera bene. Invece il giorno prima, sul Grappa, perde di più, in proporzione. Boh, per me continua ad essere un mistero glorioso.
Io non sono d’accordo sul discorso che Sastre il fosse favorito: va bene le pendenze, ma, ragazzi, lui non correva dal Tour dello scorso anno, ed il ritmo di gara è difficile da recuperare in 3 settimane. Però il suo distacco, grazie alla fuga dell’Aquila, non è elevato, e potrebbe sempre inventarsi qualcosa.

A: Secondo me gli unici problemi per Basso sono le discese di Trivigno e Gavia (sopratutto quest’ultima, in quanto più vicina al traguardo)

8: Credo che Basso al momento sia favorito (Evans è a tutta già dai primi di aprile; Basso mi sembra che abbia meglio programmato il suo picco di forma), ma il ciclismo come si sa è imprevedibile. Basta una crisi di fame, un colpo di freddo o un banale raffreddore per crollare, anche se si è in gran condizione. Poi Basso non è un gran discesista e una discesa veramente stretta e impegnativa come quella del Gavia potrebbe mandarlo in crisi.
Per la cronoscalata di domani prevedo piccoli distacchi. Se devo fare un pronostico vince Evans perchè ottimo cronoman di natura e da ex-biker dovrebbe trovarsi bene su sterrato. Comunque credo che Evans, Basso, Nibali, Vinokourov e Scarponi dovrebbero essere chiusi entro il minuto; forse Sastre un pelo di più, ma non molto di più.
Arroyo secondo me la maglia rosa la tiene fino a venerdì mattina, nella tappa con Mortirolo e Aprica la perde, ma alla fine può anche arrivare attorno alla sesta-settima posizione in classifica.

OGGETTO: VAM

H: Monte Grappa (dislivello m. 1469): Nibali, Basso, Scarponi ed Evans in 55′10″ = VAM 1597 m/h
Monte Zoncolan (dislivello m. 1200): Basso in 40′30″ = VAM 1777 m/h

P: O sono più stanchi, o forse è vero che si bombano di meno rispetto al passato.
1770 su una salita ripida come lo Zoncolan o 1600 sul Grappa sono valori da 5° posto di un giro di 5 anni fa, almeno 100mh sotto i valori a cui eravamo abituati

N: Vero. Simoni in una tappa più facile salì in 2 minuti meno.

J: Almeno adesso sono credibili. Se davvero ci fosse stata un’”amnistia” generale per quanto riguarda il doping sarebbe davvero una gran cosa, perchè lo spettacolo che ci stanno offrendo adesso è di altissimo livello.

H: Certo, sono più credibili. Comunque oggi prima dello Zoncolan si sono fatti 22-23 chilometri di salita.

H: Vedremo sul Plan de Corones confrontando i tempi con quelli del 2008, teoricamente domani dovrebbero essere migliori di due anni fa considerando che allora si veniva dopo Pampeago e Fedaia e domani si verrà dopo un giorno di riposo e che il livello del Giro 2008 (che peraltro non sarà stato combattuto come questo ma aveva comunque un percorso duro e fu condizionato dal maltempo come questo) era piuttosto basso con Contador, Menchov e Di Luca non al top tanto è vero che Bruseghin, bravissimo allora per carità, è riuscito a salire sul podio; se i tempi saranno simili o superiori a due anni fa sarà effettivamente il segnale di un ciclismo più pulito

8: Mah, non credo che il fatto che Basso abbia impiegato un minuto e mezzo in più di Simoni sia sinonimo di ciclismo più pulito. La tappa oggi aveva molti più Km e dislivello di quella del 2007.
E anche sul Grappa…non dimentichiamo che più una salita è lunga e più è difficile fare una VAM alta perchè bisogna saper dosare meglio lo sforzo…e credo che sabato non siano veramente saliti alla morte contando che la tappa della domenica era davvero dura. Il Giro si vince anche centellinando le forze giorno per giorno. E poi non dimentichiamo che i primi 10 giorni in questa edizione del Giro sono stati corsi davvero a tutta (come mai era avvenuto prima) e con pesante maltempo, qualche scoria in più rispetto agli anni passati può averla lasciata ai corridori.

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

GIRO A SEGNO

Rubrica semiseria sul Giro 2010, in ricordo del grande Raimondo Vianello

Che bello lo Zoncolan
oncolan
colan
lan
una eco possente
risaliva dal Basso….

by Napo

METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione San Vigilio di Marebbe – Plan de Corones

San Vigilio di Marebbe – ore 11: cielo sereno, temperatura 16,7°C, vento debole da WSW (9-13 km/h), umidità al 65%
San Vigilio di Marebbe – ore 14: cielo sereno, temperatura 19,9°C, vento moderato da WSW (12-15 km/h), umidità al 51%
San Vigilio di Marebbe – ore 17: poco nuvoloso, temperatura 20,1°C (percepiti 16°C causa vento), vento moderato da SW (17-24 km/h), umidità al 54%, debolissima possibilità di piovaschi (meno di 0,1 mm)
Plan de Corones – ore 11: cielo sereno, temperatura 9,9°C (percepiti 8°C causa vento), vento moderato da W (11-18 km/h), umidità al 69%
Plan de Corones – ore 14: cielo sereno, temperatura 12,8°C (percepiti 10°C causa vento), vento moderato da W (12-17 km/h), umidità al 56%
Plan de Corones – ore 17: alternanza di piogge deboli (0,2 mm) e schiarite, temperatura 13,2°C (percepiti 11°C causa vento), vento moderato da WNW (11-14 km/h), umidità al 57%, limite della neve a 3190 metri (arrivo a 2275m)

I MISTERI DELLA CASSAPANCA

Gli svarioni della giornata più attesa del Giro 2010

Bartoletti: “Anche il tifo ha tifato” (e un urlo si levò dalla corsia del sanatorio)
De Luca intervista Arroyo giostrando tra italiano e spagnolo: “Sei in maglia rosa nel giorno più duro, in maglia rosa nel dia mas peligroso” (in spagnolo duro rimane duro, peligroso vuol dire pericoloso)
Sgarbozzi: “Scarboni” (Scarponi)
Pancani: “Abbiamo visto brividi già mostrando l’altimetria di questa tappa”
Pancani: “Abbiamo montanto il palco del Processo 3 km più a valle, all’altezza di Sutrio” (Sutrio è a 13 Km dalla cima della salita)
Savoldelli: “Sono stati molto attenti da non andare sotto il peso limite”
Enzo Cainero, parlando del Monte Crostis: “pendenza media del 13,5%” (9% sul versante più duro)
Cainero, come sopra: “oltre 2000 metri, la strada più alta del Friuli Venezia Giulia” (la strada del Crostis arriva fino circa 1965 metri)
Pancani: “La nostra diretta è cominciata alle una”
Cassani, con riferimento alla tappa dello Zoncolan del 2007: “L’anno scorso c’era una sola salita”
Cassani: “Passo del Palade” (delle Palade)
Cassani, riferendosi alla vittoria di Basso nella tappa di Aprica del 2006: “Dal quel giorno non è più riuscito a vincere una corsa” (pochi giorni dopo vinse il GP SBS-Miasino-Mottarone)
Savoldelli: “Noi ci trovevamo un po’ in difficoltà come squadra”
Pancani: “Monte Zancolan”
Pancani: “Il sogno di Cainero è quello di realizzare la Panoramica delle Vette” (esiste già, lui la vorrebbe inserire nel percorso del Giro)
Pancani: “Selva Valcalda” (pensava già alle vacanze che farà a Selva Valgardena?)
Pancani: “Si lascia sulla sinistra la strada per Ravaschiello” (Ravascletto, e poi la deviazione è sulla destra)
Pancani: “Il testa a testa che tutti ci attendevamo

Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.

Perle degli anni passati di Gigi Sgarbozza

“Fassa Ba-Bau Bortolo”
Edoardo Bennati” (Daniele)
“un budget di 200.000 dollari” (euro)
Vinokuruf (Vinokourov)
“L’ultima salita presenta il Gavia e il Mortirolo”
“VOTO 9, riesce sempre ad essere al traguardo” (per un corridore non dovrebbe essere un gran problema finire le tappe)
“Il 50% di percentuale”
“Dopo la Tirreno-Adriatico Cipollino non ha più corso” (si è dedicato ai cinepanettoni)

Come non ricordare la famosa ricognizione sul finale della tappa di Feltre del Giro 2000, con Sgarbozza, Paolo Brosio e Paola Pezzo. Brosio tentò di dare un bacio sulla guancia alla Pezzo ma perse l’equlibrio e, cadendo dalla bici, tirò giù anche gli altri due, con le peggiori conseguenze a Sgarbozza che grattuggiò il volto sul marciapiede.
Morale della storia: tra i due “litiganti” il terzo gode. Ovvero, Sgarbozza è stato l’unico a baciare qualcosa…. l’asfalto!!!

ARCHIVIO ALMANACCO
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo

1a tappa Amsterdam


2a tappa Amsterdam – Utrecht

3a tappa Amsterdam – Middelburg

4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)

5a tappa Novara – Novi Ligure

6a tappa Fidenza – Carrara

7a tappa Carrara – Montalcino

8a tappa Chianciano Terme – Terminillo

9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni

10a tappa Avellino – Bitonto


11a tappa Lucera – L’Aquila

12a tappa Città Sant’Angelo – Porto Recanati

13a tappa: Porto Recanati – Cesenatico

14a tappa: Ferrara – Asolo

ROGERS, PASSO AVANTI VERSO LA VITTORIA

maggio 23, 2010 by Redazione  
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Michael Rogers ha compiuto un ulteriore passo avanti verso la vittoria nella 5a edizione dell’Amgen Tour of California. L’australiano del team HTC-Columbia, compagno di squadra del tedesco Tony Martin, vincitore di giornata, non può però ancora dormire sonni tranquilli: dopo la crono di Los Angeles, appena 9″ secondi lo dividono dall’americano Zabriskie e, con questa particolare situazione, potrebbe risultare decisiva anche l’ultima frazione, l’apparente facile circuito di Thousand Oaks.

Nella cronometro disputata nella notte italiana tra sabato e domenica ha primeggiato il tedesco della HTC-Columbia Tony Martin.
Lungo il 33,6 km del tracciato disegnato sulle filanti strade di Los Angeles il successo della HTC-Columbia è stato pieno: non solo il successo di tappa, ma anche la conferma del primato in classifica di Michael Rogers.
Il corridore australiano ha vinto la sua personale battaglia contro Levi Leipheimer (RadioShack) e soprattutto contro David Zabriskie (Garmin- Transition) e ha consolidato il primo posto nella generale, conquistato nella tappa di giovedì.
Tra l’australiano e il successo finale rimangono solo i 134 km dell’ultima tappa, che si disputerà sul Circuito di Thousand Oaks ,un anello collinare lungo 33,6 km da ripetere 4 volte.
Una tappa decisiva che Rogers affronterà con un vantaggio di 9” su Zabriskie e 25” su Leipheimer.

Mario Prato

Rogers in azione nella cronometro di Los Angeles (foto Jonathan Devich/epicimages.us)

Rogers in azione nella cronometro di Los Angeles (foto Jonathan Devich/epicimages.us)

LI HA MESSI TUTTI IN FILA. BASSO CAVALCA IL DRAGO ZONCOLAN

maggio 23, 2010 by Redazione  
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Uno per uno. Perché ne resti solo uno. Corridori alla spicciolata, per quella che è una sfida prima di tutto con una salita terribile nonché con se stessi, poi – solo di conseguenza – contro gli avversari. Infatti Evans, che invece pugila (metaforicamente) con Basso, finisce divorato dalla mostruosa salita.

Foto copertina: in vetta sono rimasti solo i tifosi con Ivan Basso (foto Bettini)

Dallo zenit di un elicottero si vede la strada stretta, i corridori uno ad uno, come formiche. Poi l’immagine cambia, e c’è il viso di Basso che occupa tutto lo schermo, guarda fisso in macchina: dritto davanti a sé. Guarda il mostro negli occhi; quando il suo sguardo guizza su un lato è per conquistare con le pupille una balza più alta di strada prima di vincerla coi pedali. Lo Zoncolan è il vero avversario di oggi, un avversario che divora e inghiotte tutti, disperdendoli, cancellandoli nel buio delle gallerie, tutti tranne Basso. Uno Zoncolan trattato da vera salita, non più in vitro: a chiudere un tappone degno di questo nome con oltre 200km e munito di quattro Gpm. Lo si vedrà anche nei tempi di ascesa, abbondantemente superiori a quelli del 2007; ma pure nei distacchi, finalmente significativi nonostante i tanti discorsi sulle pendenze eccessive.

La Liquigas ha retto, fin da ieri, le fila della corsa. Il burattinaio – ed era ora – ha ripreso saldamente in mano quel che era diventato un groviglio di possibilità e storie intrecciate, confuse, inestricabili. Ma finalmente le corde sono state tirate, tese, scosse di forza, fino a impadronirsene senza incertezze: le mani sono quelle della Liquigas, o forse dello stesso Basso in persona, furente dopo L’Aquila (e sarebbe probabilmente la più grande conquista del Basso campione, ancor più della vittoria, riprendere in mano il controllo sulla corsa e ancor prima sulla propria squadra). Già da ieri si era capito che la stagione delle ambiguità volgeva al termine: ma quali Agnoli e Kiserlovski “uomini di classifica”, ma quale Nibali capitano in seconda. Nibali viene ricompensato lautamente con la tappa, ma l’orchestrazione perfetta prevede che la fatica del siciliano sgravi il proprio capitano, oltretutto a diretto discapito dei due avversari diretti.
Oggi la sceneggiatura, la sinfonia sono nuovamente perfette. Lo spettatore si dispera, certo, vedendo che sui tre Gpm precedenti lo Zoncolan, in particolare sull’asperrimo Duron, non si sviluppa nessuna azione di corsa: solo quella fuga là davanti, ben selezionata da una prima ora sul filo dei 50km/h; van segnalati Pineau, la cui ambizione di riprendere la maglia rossa con un T.V. andrà commisurata con i punti raccolti sul traguardo da Vinokourov o Evans (che prevarrà), e specialmente Jackson Rodriguez, compagno di Scarponi. Ma i chilometri passano e la fuga resta là, virtualmente inutile una volta sbarcata sullo Zoncolan: cosa che puntualmente avviene.
Sì, perché dietro la Liquigas tratta il gruppo come un accordatore farebbe con un violino, o come un torturatore farebbe con un condannato al supplizio della corda. Dosa, commisura, regola, il tutto ai propri scopi, per far suonare al meglio i propri sogni, per piegare al proprio volere gli avversari.
Si alternano sapientemente durissime trenate a momenti di rilassamento; lo scopo, più ancora che sfiancare o staccare gli “aquilani”, è quello di impedire sapientemente che la corsa evolva in scatti anticipatori. Non sarebbe nemmeno così male, per la Liquigas, potendo inserire – chissà mai se con un Cunego, un Vinokourov, uno Scarponi supportato da Rodriguez… – un Nibali forte sul passo, forte in discesa, capace così di prendere un po’ di vantaggio sul gruppo principale in vista dello Zoncolan, ove lo squalo è destinato a pagare dazio dati gli sforzi di ieri. Ma no. Non è assolutamente questo il piano. Tutto è in funzione del capitano unico, anche le velleità di maglia bianca di Kiserlovski. Per un mero caso fortunato e gradito, saltano prima del finale Wiggins e Tondo: ma la carneficina ha un luogo predestinato, l’ultima salita.

Il lavoro del team è superbo, e si arriva ai fatidici -8 con la squadra del tutto consumata, se non per Ivan e Vincenzo. Ma qui la sinfonia prevede che attacchi il solista con il proprio pezzo da virtuoso.
In un istante, è sparpaglìo. Davanti reggono solo Evans e Scarponi, dietro abbozzano una resistenza Vinokourov, Cunego e Gadret. In meno di due km è testa a testa, come sui manifesti del Giro: Basso, e il campione del mondo.
La salita in effetti viene affrontata da alcuni e da altri con due opposti atteggiamenti: la calma, o rassegnazione, o timorosa prudenza, come vogliam chiamarla; oppure la veemenza, la rabbia, l’impeto, l’ostinazione nel protrarre la pedalata e il ritmo oltre la sua naturale possibilità.
Basso esula da questi ragionamenti: la salita lui la conosce al metro, l’ha fatta propria, anzi l’ha fatta diventare un altro se stesso, come in un apologo zen. Lo Zoncolan, il mostro, e lui, diventano una cosa sola, un’unica macchina di distruzione per tutti gli altri. Basso guarda il dragone negli occhi e in quel momento sa di essere drago lui stesso.
Gli altri fan come da proprio istinto o carattere: Scarponi lascia presto, il suo viso resta quasi sereno sotto lo sforzo immane. E dopo il distacco patito così presto, nel finale rientrerà prepotente, terzo a soli 10” da Evans (1’30” da Basso).
Evans invece si impunta, sfida Basso, gli si affianca, tiene duro, zappa l’aria con i pedali durissimi. E si spezzerà, certo pur sempre secondo, ma a quasi 1’20” dal trionfatore. Ne fa un incontro di boxe, Cadel, ma dai meno cinque ai meno quattro è tutto un incassare, un fare la faccia truce quando si sta per andare giù. Basso lo capisce, ai meno quattro la conferma: “prego Cadel, sembra dire Basso, fammi vedere che sai fare”. Evans vacilla sulle gambe, e ai -3,7km arriva il ko. Evans va giù, a tappeto: si fa del male cercando di rialzarsi, ma solo per crollare ancor più pesantemente. “Una gamba su e una giù”, come diceva il buon Cassani, per dire di quando nemmeno si riesce a dar seguito alla singola pedalata.
Anche Vinokourov è un altro che per carattere cerca di tener duro, e finirà sorpassato da Cunego (il veronese è ottimo quarto a poco meno di due minuti) il quale invece, mal digerendo i cambi di ritmo, si stacca subito per concludere in esplosivo crescendo, come già nel 2007. Ha una gran bella gamba, Cunego, e forse se avesse osato di più nei preliminari oggi avrebbe potuto far propria la tappa. Ma la Liquigas odierna intimidiva solo a guardarla, la tappa pure.
La stoffa di lottatore di Vino però vien fuori tutta quando ruggisce una volata poderosa nel finale per respingere gli avvicinamenti di Sastre, un altro dall’avvio flemmatico e dal finale robusto; lo spagnolo l’aveva quasi ripreso e appariva in grado di scavalcarlo: invece i due vecchi leoni saranno quinto e sesto rispettivamente a 2’26” e 2’44”. Due minacce per quel finale alpino di Giro che sembra disegnato apposta per loro.
Nibali stoico a 3’07”, Pinotti stupefacente a 3’20” (un paio di km coi migliori, in piena “mentalizzazione” evidentemente).
Arroyo giunge a 3’50”, difende la maglia ma sperpera oltre metà del vantaggio su Basso: ascesa peculiare per lui, prima regolare, placida quasi, scandita come gran metronomo da Jeannesson; poi le notizie sul distacco, la frenesia, il panico: l’arrivo a bocca aperta a mordere aria e polvere.
Ancora una volta, il Giro cambia faccia. E ce n’è di strada da fare, prima di fermare le lancette di Verona.

Gabriele Bugada

22-05-2010

maggio 23, 2010 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

GIRO D’ITALIA
L’italiano Vincenzo Nibali (Liquigas-Doimo) si è imposto nella quattordicesima tappa, Ferrara – Asolo, percorrendo 205 Km in 4h57′51″, alla media di 41,295 Km/h. Ha preceduto di 23″ gli italiani Ivan Basso (Liquigas-Doimo) e Michele Scarponi (Androni Giocattoli). Maglia rosa è lo spagnolo David Arroyo Duran (Caisse d’Epargne), con 39″ sull’australiano Porte e 2′12″ sullo spagnolo Tondo Volpini. Miglior italiano è Nibali, 8° a 6′51″.

AMGEN TOUR OF CALIFORNIA
Il tedesco Tony Martin (Team HTC-Columbia) si è imposto nella settima tappa, circuito a cronometro di Los Angeles, percorrendo 33,6 Km in 41′41″, alla media di 48,364 Km/h. Ha preceduto di 22″ l’australiano Michael Rogers (Team HTC-Columbia) e di 27″ lo statunitense Zabriskie. Miglior italiano Francesco Bellotti (Liquigas-Doimo), 47° a 4′04″
Rogers conserva la testa della corsa, con 9″ e 25″ sugli statunitensi Zabriskie e Leipheimer. Miglior italiano Bellotti, 28° a 35′02″.

OLYMPIA’S TOUR (Paesi Bassi)
Due tappe disputate nell’ultima giornata di gara.
Il mattino, l’olandese Coen Vermeltfoort (Rabobank Continental Team) si è imposto nella quinta tappa, circuito di Hoofddorp, percorrendo 105,4 Km in 2h12′20″, alla media di 47,788 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunitense Taylor Phinney (Trek-Livestrong U23) e lo svedese Landstrom. Phinney conserva la maglia di leader con 45″ su Vermeltfoort e 1′08″ sul neozelandese Sergent.
Il pomeriggio, Phinney si è imposto nella sesta ed ultima tappa, circuito a cronometro di Hoofddorp, percorrendo 9,5 Km in 11′26″, alla media di 49,854 Km/h. Ha preceduto di 9″ e 15″ gli australiani Dennis e Hepburn. Phinney si impone in classifica con 1′17″ su Vermeltfoort e 1′27″ su Sergent.

TOUR OF JAPAN
Il britannico Kristian House (Rapha Condor – Sharp) si è imposto nella sesta tappa, circuito di Izu, percorrendo 97,6 Km in 2h50′44″, alla media di 34,299 Km/h. Ha preceduto di 19″ il giapponese Fukushima e di 21″ l’australiano Matthews. Miglior italiano Vincenzo Garofalo (Team Nippo), 6° a 24″. L’italiano Cristiano Salerno (De Rosa – Stac Plastic) conserva la testa della classifica con 1′45″ e 2′15″ sui kazaki Mizurov e Shushemoin.

CIRCUIT DE LORRAINE PROFESSIONEL
Il francese Pierre Rolland (BBox Bouygues Telecom) si è imposto nella quarta tappa, Walygator – Belleville, percorrendo 176 Km in 3h58′53″, alla media di 44,205 Km/h. Ha preceduto di 18″ il connazionale Roux e l’italiano Daniele Colli (Ceramica Flaminia). L’italiano Fabio Felline (Footon-Servetto) conserva la testa della classifica, con 2″ su Rolland e 14″ sull’italiano Matteo Carrara (Vacansoleil Pro Cycling Team)

RONDE DE L’ISARD
Il belga Yannick Eijssen (PWS-Eijssen) si è imposto nella terza tappa, Montgaillard – Ax-Bonascre, percorrendo 148 Km in 4h07′45”, alla media di 35,843 Km/h. Ha preceduto di 47″ il francese Capdepuy e di 53″ lo statunitense Talansky. Eijssen è il nuovo leader della classifica, con 50″ su Capdepuy e 1′01″ su Talansky.

MESTRE – MONTE ZONCOLAN: IL GIORNO DELLA VERTICALE PIU’ VERTICALE

maggio 23, 2010 by Redazione  
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È arrivato l’atteso e temuto momento dello scontro con lo Zoncolan. Il “kaiser” stavolta sarà affrontato al termine d’una frazione più aspra rispetto alle due finora giunte sul monte friuliano. Ad Ovaro il gruppo, infatti, si potrebbe presentare già setacciato dall’accoppiata Duron – Valcalda, i due GPM inseriti nelle immediate vicinanze dello Zoncolan. Il primo colle, in particolare, si annuncia particolarmente minaccioso, nonostante gli appena 4,8 Km di ascesa che proporrà: ma questi saranno una fotocopia ridotta dell’arrampicata finale, con il condimento di una sede stradale molto stretta, sia in salita, sia in discesa.

Siamo arrivati a una delle giornate cruciali del Giro 2010, temuta da molti e addirittura aborrita da una buona schiera di appassionati e cultori delle salite, che hanno puntato il dito contro la scelta di ascese “da circo”, alla ricerca della pendenza più elevata possibile, che quest’anno ha portato nel tracciato del Giro non solo lo Zoncolan, ma anche Plan de Corones e Mortirolo. Mai visto tanto ben di Dio in una sola edizione della corsa rosa! I detrattori del “kaiser”, com’è stato soprannominato dai cicloamatori il monte friulano, ritengono che, oltre una certa soglia di pendenza, tutti gareggino allo stesso livello e fisicamente sia quasi impossibile riuscire a staccare gli avversari, al massimo è possibile distanziarli di pochi secondi. Ad avvalorare la loro tesi sembra esserci l’ordine d’arrivo della tappa vinta da Gilberto Simoni nel 2007, sì terminata alla spicciolata, ma senza far registrare i distacchi che ci si aspettavano. Ed era lecito aspettarseli perché, checchè se ne dica, lo Zoncolan è molto duro, ma non molto più del Mortirolo, salita sulla quale nessuno ha mai avuto da obiettare e che, con le sue tremende inclinazioni, ha sempre prodotto gran selezione, risultando decisiva in quattro edizioni della corsa rosa (1991, 1994, 1996 e 1999). Sull’esito della scalata affrontata al Giro 2007 influì molto la collocazione nell’ultima settimana – con la classifica già “costumata” da Agnello, Izoard, cronoscalata a Oropa e arrivo sulle Tre Cime – e il non impeccabile disegno della tappa in questione, poco faticosa perché breve e facile nella marcia d’avvicinamento a Ovaro. Il gruppo, infatti, affrontò il “kaiser” ancora “fresco”, avendo nelle gambe solo le pedalabili ascese dei passi di Monte Croce Comelico e di Cima Sappada, oltre all’impegnativo ma troppo breve strappo di Tualis.
Stavolta, invece, le condizioni per riabilitare lo Zoncolan ci saranno tutte e saranno esattamente opposte rispetto a quelle in cartellone tre anni fa. Innanzitutto, la corsa rosa si presenterà al via da Mestre con una classifica ancora fluida, poiché finora non si saranno affrontate molte difficoltà, e anche per questo motivo l’arrampicata al monte friulano provocherà sicuramente un terremoto e non solo ai piani alti. Meglio tracciata è anche la frazione nel suo complesso, che supererà abbondantemente i 200 Km e proporrà tre ascese a ridosso del gran finale, sulle quali spicca l’inedito Passo Duron, ostacolo tozzo ma assai arcigno. Autentico “bocconcino” di Zoncolan, concentrerà nel volgere di pochissimi chilometri un cocktail di strade strette e di sesti gradi che potrebbero far piangere qualche grosso calibro. Chi perderà le ruote del gruppo in quel tratto non riuscirà più a rientrare, anche perché negli ultimi 40 Km il tracciato di gara offrirà rarissime occasioni per recuperare.
Come nella giornata precedente, prima di pedalare sulle difficoltà del finale anche questa frazione prevederà un esordio pianeggiante, che si potrarrà per oltre metà del suo svolgimento.
Lasciata Mestre, il tracciato della 15a tappa si allontenerà velocemente dalla Laguna Veneta seguendo la statale diretta a Treviso. Dopo pochi chilometri, giunti a Mogliano Veneto si cambierà direzione per prendere a pedalare in direzione del confine col Friuli-Venezia Giulia. Prima di varcarlo si permarrà ancora per una cinquantina di chilometri sul suolo veneto, superando lungo il cammino i corsi del Sile (tipico fiume di risorgiva padana, protetto da un parco naturale regionale) e “della” Piave. Talvolta la gente del posto è abituata ancora a chiamare il fiume sacro alla patria alla femminile, come avvenne per secoli, fino a quando Giosuè Carducci lo mascolinizzò nell’ode “Cadore”, composta in onore del grande pittore Tiziano e del patriota Pietro Fortunato Calvi, eroico protagonista delle lotte risorgimentali. Tra i centri attraversati a cavallo dei due fiumi c’è Roncade, dove è possibile ammirare, tra le altre, la cinquecentesca Villa Giustinian, uno dei primi esempi del fenomeno delle celebri “ville venete”. In un’altra dimora roncadina, Villa Torresini, trascorreva le vacanze estive il giovane Carlo Goldoni, uno dei padri della commedia italiana (“La locandiera” e “Le baruffe chiozzote” sono tra le sue opere più celebrate).
Varcato “in armi” non belliche il fiume che mormorò il 24 maggio, anniversario che cadrà proprio il giorno successivo, l’ultimo grande municipio veneto (prima di Verona, sede della tappa conclusiva) visitato dalla corsa rosa sarà Oderzo. “Città per scherzo”, secondo un popolare detto, è l’erede della romana Opitergium, centro che assunse notevole importanza nel I secolo d.C. per la sua posizione strategica a metà strada tra l’Adriatico e i monti del Cansiglio, sorta in un’area molto fertile perché servita dal corso del fiume Monticano e da un ramo, oggi estinto, del Piave. Proprio la sua posizione fu causa d’innumerevoli distruzioni, come quella attuata dal generale Gneo Pompeo Magno durante la Guerra civile romana del 49 d.C., mossagli da Gaio Giulio Cesare, per il quale parteggiarono gli opitergini: per riconoscenza ed anche per sdebitarsi (oltre 1000 cittadini preferirono uccidersi l’un l’altro pur di non cadere nelle mani del nemico) questi la ricostruì cinque anni più tardi, elevandola al contempo allo stato di “municipium”.
Immediatamente prima di passare in Friuli il tracciato toccherà anche il piccolo comune di Portobuffolè, che merita una sosta non soltanto perché si tratta di un vero e proprio gioiello dal punto di vista storico e artistico, dal 2001 insignito della “Bandiera Arancione” del TCI (marchio che il Touring concende ai centri con meno di 15000 abitanti caratterizzati da un’offerta turistico-ambientale eccellente e da un’accoglienza di qualità), ma anche per la possibilità di visitare, accolto nella casa che fu della poetessa Gaia da Camino, un interessante museo dedicato al ciclismo.
Si punterà ora su Pordenone e poi su Casarza della Delizia, centro piuttosto fortunato perché negli ultimi 4 anni ha avuto l’onore di vedere sfilare in ben tre occasioni la carovana del Giro d’Italia, che ha mancato l’appuntamento solo nel 2008, quando il Giro non transitò per il “Friûl Vignesie Julie”, com’è chiamata questa regione in friuliano, parlata d’origine neolatina che non si può definire un dialetto poiché è una vera e propria lingua, come tale insegnata nelle scuole locali e oggetto di studio nelle università di Udine, Trieste, Praga, Mosca e Lubiana.
I 30 Km successivi al passaggio per Casarza concluderanno il lento avvicinamento alle montagne e si svolgeranno parallelamente al corso del Tagliamento, il principale e più lungo fiume regionale che, dalla sorgente del Passo della Mauria (in territorio veneto) alla foce nell’Adriatico presso Lignano, si estende per complessivi 170 Km, con un’estensione di bacino di quasi 3000 Kmq.
Procedendo in direzione delle Prealpi Carniche si sfiorerà Valvasone, altro piccolo ma prezioso centro, iscritto nel prestigioso club dei “Borghi più belli d’Italia”. L’opera d’arte più interessante di questo borgo, ancora in parte cinto da mura, è costituita dall’unico organo superstite della scuola veneta del ‘500, ammirabile nel locale duomo dedicato al Santissimo Corpo di Cristo, poiché vi sono venerate le reliquie del “miracolo eucaristico di Valvasone” (in realtà avvenuto nel centro di Gruaro).
Poco prima di giungere nella “città del mosaico”, com’è chiamata Spilimbergo per la sua famosa scuola (ma vale la visita anche per il Duomo che, come molti edifici della regione, fu gravemente danneggiato dal terremoto del 6 maggio 1976) il nastro rosa del Giro lambirà il tratto più ampio del letto del Tagliamento, che in quel punto si estende per 3 Km di larghezza, dividendosi in diversi rami le cui acque sono assorbite dall’alveo particolarmente ghiaioso e in seguito riacquisite dal fiume grazie agli affioramenti sotterranei detti “risorgive”.
Giunti a Pinzano al Tagliamento ci si discosterà dal corso del fiume, qui varcato dal celebre ponte fatto saltare nel 1917 dagli italiani in ritirata dopo la disastrosa battaglia di Caporetto, e finirà il tratto più noioso di questa quindicesima fatica. Non sarà ancora giunta l’ora d’affrontare le salite più attese. Per ora ci sarà una piccola e modesta “entrée”, la dolce salitella verso Anduins, 2,7 Km al 6% resi agevoli dalla presenza di sette tornanti nel tratto più pendente. Superato quest’ostacolo ci si porterà ai piedi del primo GPM di giornata percorrendo la “strada Regina Margherita” che, correndo in quota e offrendo stupendi scorci panoramici, s’insinua nella stretta forra del torrente Arzino. Ai 955 metri della Sella Chianzutan, ascesa inedita come il successivo Duron, si giungerà al termine di una medio-facile arrampicata di una decina di chilometri. La pendenza media si attesta attorno al 5,3% e la principale insidia è costituita dalla sede stradale stretta che potrebbe causare una prima sommaria selezione. Leggermente più acclive il versante che si percorrerà in discesa, molto noto agli appassionati delle quattroruote perché da quarant’anni è teatro di una cronoscalata automobilistica che prende il via da Verzegnis, centro situato presso l’omonimo lago artificiale, le cui azzurre acque costituiscono una meta prediletta dai pescatori, ricche come sono di trote di notevoli dimensioni. Nell’affrontare questa discesa, inoltre, si possono ammirare alcuni esemplari di “stavoli”, costruzioni rurali tipiche delle montagne del Friuli settentrionale, realizzate in pietra nella parte inferiore e in legno in quella soprastante.
Terminata la planata dalla Chianzutan, i “girini” attraverseranno il centro di Tolmezzo, il capoluogo della Carnia, territorio attualmente di pertinenza della provincia di Udine ma per il quale si prospetta un ritorno all’autonomia, com’era stato al tempo dei romani, quando questa era la “Carnorum Regio”: da più parti, infatti, è stata auspicata la creazione di una nuova provincia, quella dell’Alto Friuli, ma la proposta è stata bocciata da un referendum svoltosi nel 2004.
Il Giro si infilerà ora nel largo Canale di San Pietro, la valle del torrente Bût, seguendolo fino alle porte dei centri di Arta Terme (sede di tappa in occasione dei Giri d’Italia del 1970 e del 1988) e di Zuglio, presso il quale si trovano gli scavi dell’oppidum (città fortificata) di Iulium Carnicum e la Pieve di San Pietro in Carnia, uno dei più antichi luoghi di culto della regione, teatro del suggestivo rito del “bacio delle croci”, che si svolge la domenica dell’Ascensione.
Si cambierà ora valle, passando nello stretto Canale d’Incarojo e andando a imboccare la strada che, girando attorno al Monte Tersadia, riporterà nella valle del Bût passando per Paularo, località di villeggiatura molto cara a Franco Pellizotti. Il “Delfino di Bibione” ha soggiornato spesso nel paese natale del padre e c’è recentemente tornato per testare con i compagni della Liquigas-Doimo la tremenda ascesa al Passo Duron, che presenta i tratti più aspri proprio sgusciando tra le case del centro . Sono, infatti, i primi 400 metri quelli più ostici, caratterizzati da una sede stradale strettissima (gli edifici a bordo strada aumentano l’impressione d’angustia), da quattro tornanti e da una pendenza media del 13,8%, con un picco del 18%. Nei rimanenti 4 Km la pendenza si abbatte di schianto, perdendo – quella media – quasi 5 punti percentuali, ma anche quello sarà un tratto molto impegnativo, nel corso del quale la strada proporrà un’altra stilettata, stavolta al 15%. Recuperare non sarà facile, perché la strada rimarrà stretta anche nel tratto iniziale della discesa, ripida all’inizio e spezzata poco dopo l’inizio da una contropendenza pedalabile ma lunga quasi un chilometro.
Si finirà di scendere a Paluzza, il paese dei fratelli Di Centa, situato lungo la direttrice per il Passo di Monte Croce Carnico. In frazione Timau è possibile visitare l’ossario dedicato ai caduti della Grande Guerra, realizzato sul luogo di un preesistente santuario incendiato dai soldati italiani in ritirata e nel quale è sepolta anche la paluzzese Maria Plozner Mentil, la più celebre delle “portatrici carniche”, volontarie che, a scapito della propria vita, salivano al fronte per consegnare rifornimenti e munizioni e talvolta si ritrovavano a combattere a fianco dei soldati.
Un breve tratto pianeggiante, mille metri scarsi, porterà i corridori ai piedi della difficoltà successiva, che si attaccherà da Sutrio, la stessa base del versante “buono” dello Zoncolan, dal quale si salì nella tappa del Giro Donne del 1997 e in occasione della prima scalata in rosa, nel 2003. Come sette anni fa l’ascesa finale sarà preceduta dalla Sella Valcalda, scalandola però dal lato che si affrontò in discesa, dotato di una pendenza media più bassa (7 Km al 6% contro 6,5 Km al 6,3%), ma in realtà molto più impegnativo: controbattono un inizio (primi 4,7 Km) e un finale (1 Km) pedalabile, un cuore di quasi 2500 metri al 9% con un picco all’11% che acuirà lo stato di crisi di chi non sarà riuscito a recuperare dopo il Duron.
Dallo scollinamento in poi il tracciato collimerà perfettamente con gli ultimi 20 Km della tappa del 2007. Sotto lo striscione del GPM si lascerà sulla destra la strada per Ravascletto, una delle principali località di sport invernali del Friuli-Venezia Giulia, e ci si lancerà giù per la discesa che condurrà il gruppo a Comeglians, nella valle del Degano. Si smetterà di pedalare in discesa presso lo sbocco della laterale Val Pesarina, nella quale si trova la minuscola frazione di Pesariis (comune di Prato Carnico) che, a dispetto delle dimensioni, è fin dal ‘600 uno dei principali centri d’Italia per la produzione di orologeria.
Ancora 4 Km di strada scorrevole e poi arriverà il momento d’afferrare per le corna la verticale più verticale del Giro 2010.


I VALICHI DELLA TAPPA


Sella Chianzutan (954m).
Valico prativo aperto tra i monti Piombada e Verzegnis, vi transita la SP 1, tra Verzegnis e la località Pozzis. Quotata 955 sulle cartine ufficiali del Giro 2010.


Sella degli Stavoli Fuignis (700m).
Vi transita la SP 1 della Sella Chianzutan, salendo da Verzegnis alla sella.


Forcella Durone (1121m).
Si tratta di quello che è tradizionalmente chiamato Passo Duron. La quota è differente rispetto a quella indicata sulle cartine del Giro (1069m), ma non si tratta di un errore. Il valico vero e proprio, infatti, non è direttamente toccato dalla provinciale Paularo – Paluzza, dalla quale è raggiungibile deviando su di un sentiero sterrato per circa mezzo chilometro.

Forca di Liûs (1010m). Valico prativo attraversato dalla provinciale Paularo – Paluzza, tra lo scollinamento del Passo Duron e il bivio per la rotabile diretta al Monte Paularo. Chiamata anche Forcella di Liûs.


Sella Valcalda (958m).
Valico che separa il Monte Crostis dal gruppo del Monte Arvenis, del quale fa parte anche lo Zoncolan. È valicato dalla SS 465 “della Forcella Laverdet e di Valle San Canciano”, tra le località di Cercivento e Comeglians. Nei pressi del valico si stacca la strada per Ravascletto e si trova la stazione della funivia che sale direttamente sullo Zoncolan. Finora è stata affrontata tre volte come GPM. Primo passaggio nel 1987, nel corso della storica tappa Lido di Jesolo – Sappada, nella quale si consumò il tradimento dell’irlandese Roche ai danni di Roberto Visentini: quel giorno si impose l’olandese Johan van der Velde, futuro “eroe del Gavia”, mentre il primo a scollinare sulla Valcalda sarà Roberto Conti. Tre anni più tardi, nel Giro di Gianni Bugno (1990), la salita fu affrontata nel corso della tappa italo-austriaca Velden – Dobbiaco (vinta dal francese Boyer) e vi svettò in testa nientemeno che il tre volte vincitore del Tour Greg Lemond. Ultimo passaggio nel 2003, in occasione della San Donà di Piave – Monte Zoncolan, primo arrivo sul monte friuliano: il GPM fu di Marzio Bruseghin poi la tappa andrà a Gilberto Simoni.

Sella del Monte Zoncolan (1730). Vi transita la strada che mette in comunicazione Ovaro con Sutrio. È il luogo nel quale sarà collocato il traguardo.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Foto copertina: lo Zoncolan assediato dai tifosi, era il 30 maggio del 2007 (panoramio)

Mestre (www.italyheaven.co.uk)

Mestre (www.italyheaven.co.uk)

Il fiume Sile (www.my365map.it)

Il fiume Sile (www.my365map.it)

Roncade, Villa Giustinian (bicicletta.bonavoglia.eu)

Roncade, Villa Giustinian (bicicletta.bonavoglia.eu)

“La” Piave (panoramio)

“La” Piave (panoramio)

Oderzo, Piazza Grande e Duomo (www.vivilabici.it)

Oderzo, Piazza Grande e Duomo (www.vivilabici.it)

Scorcio di Portobuffolè (panoramio)

Scorcio di Portobuffolè (panoramio)

Il fiume Tagliamento (www.assiemeperiltagliamento.org)

Il fiume Tagliamento (www.assiemeperiltagliamento.org)

Scorcio di Valvasone (www.turismofvg.it)

Scorcio di Valvasone (www.turismofvg.it)

Torrente Arzino, nell’omonima valle (panoramio)

Torrente Arzino, nell’omonima valle (panoramio)

Salendo alla Sella Chianzutan (panoramio)

Salendo alla Sella Chianzutan (panoramio)

Lago di Verzegnis

Lago di Verzegnis

Panorama su Tolmezzo (panoramio)

Panorama su Tolmezzo (panoramio)

Zuglio, Pieve di San Pietro in Carnia (www.terremagiche.it)

Zuglio, Pieve di San Pietro in Carnia (www.terremagiche.it)

Zuglio, il foro dell’antico oppidum di Iulium Carnicum (panoramio)

Zuglio, il foro dell’antico oppidum di Iulium Carnicum (panoramio)

Il tratto terminale della discesa dal Passo Duron, tra Treppo Carnico e Paluzza (panoramio)

Il tratto terminale della discesa dal Passo Duron, tra Treppo Carnico e Paluzza (panoramio)

Il sacrario di Timau (Paluzza)

Il sacrario di Timau (Paluzza)

Un tipico stavolo carnico

Un tipico <<stavolo>> carnico

Scorcio di Pesariis (www.sconfini.eu)

Scorcio di Pesariis (www.sconfini.eu)

Monte Zoncolan

Monte Zoncolan

MA COM’È DURO IL DURON!

maggio 23, 2010 by Redazione  
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Con l’aiuto di un esperto conoscitore delle salite friulane, andiamo alla scoperta delle due asperità che i “girini” dovranno affrontare a ridosso dello Zoncolan, la Sella Chianzutan e il Passo Duron. Se la prima ascesa è trascurabile, il Duron non sarà affatto da prendere sottogamba. Duro lo è per davvero, non solo per il nome, ma anche per le sue pendenze estreme, per la sede stradale molto stretta e per l’impossibilità, nei chilometri successivi, di recuperare. E stavolta, sul “Kaiser” i corridori li raccoglieremo col cucchiaino!

Foto copertina: l’altimetria della tappa Mestre – Monte Zoncolan (www.gazzetta.it)

Nella tappa della Zoncolan saranno affrontate due salite inedite: la sella Chianzutan dalla Val d’Arzino e la forcella Duron da Paularo.
Le due salite sono piuttosto differenti, quasi antitetiche. La prima è pedalabile, di media lunghezza e poco adatta ad attacchi, mentre la seconda è ripida, corta e si presta a essere un trampolino di lancio per una fuga significativa. In comune possiedono solo la quota di arrivo relativamente bassa, circa 1000 m, e un contesto poco antropizzato.

Sella Chianzutan da S. Francesco

E’ la prima vera salita della tappa, anticipata solo dallo strappo di Anduins da Casiacco.
La salita inizia poco dopo le ultime abitazioni di S. Francesco a quota 400 m slm.
I primi 2 chilometri sono molto pedalabili, da “rapportone”. La pendenza aumenta dopo aver superato il ponte sul rio Piombada, mentre il paesaggio resta invariato: molto aspro. La stretta strada si snoda tortuosa in una valle a sua volta stretta, con l’incombente parete rocciosa della montagna sulla destra e lo strapiombo sul torrente Arzino sulla sinistra. L’ombra è assente e nelle giornate estive la calura si può far sentire. La pendenza oscilla tra 6-8% fino al primo di una coppia di tornanti. Questo tratto diventa di nuovo pedalabile e regala un bello scorcio sulla vallata.
Poi la pendenza ritorna di nuovo al 6-7% finché non si raggiunge il bivio (su tornante) per la Sella Chiampon. Qui la carreggiata si allarga e il paesaggio cambia: si pedala in mezzo ad una splendida faggeta che ci accompagnerà fin quasi l’ultimo chilometro. Dopo il bivio si affronteranno altri 4 ampi tornanti intervallati da tratti più o meno tortuosi, costantemente al 7-8%. La pendenza massima, circa 10%, s’incontra superando il quarto tornante. Quando il bosco si dirada per lasciar posto ai prati mancano poco meno di 2 Km alla vetta e circa 1 Km di vera salita. La pendenza, infatti, cala quasi improvvisamente in corrispondenza di un’abetaia sulla destra. Da qui si prosegue tranquillamente in un ambiente bucolico alle falde del monte Verzegnis fino a raggiungere il passo, presidiato da un rifugio.
La successiva discesa verso il lago di Verzegnis è semplicemente entusiasmante.

Duron da Paularo

L’ascesa al Duron (la Forcella Duron è discosta di circa 500 dall’effettivo scollinamento) benché di soli 4 Km è impegnativa per l’elevata pendenza media (quasi 10%) e per la quasi totale assenza di tratti dove recuperare a dovere.
La salita inizia dalla stretta via S. Vito, nel pittoresco paese di Paularo.
Nei primi 400 s’inerpica ripida (punte del 18%) a tornanti lungo una carreggiata molto stretta e protetta da poderosi muri di contenimento. Al quarto tornante, in corrispondenza del cimitero di Paularo, la strada si allarga e la pendenza “cala” all’8-10%. Inizia un lungo rettilineo in mezzo a prati e alle ultime case di Paularo. Nelle belle giornate estiva questo tratto diventa molto assolato.
Dopo uno slargo sulla destra, memoria dell’impianto di risalita ormai in disuso, ci si addentra nel bosco e poco dopo inizia una rampa impegnativa al 15% che termina con il primo di una serie di 4 ampi tornanti. Questi costituiscono la parte più panoramica della salita perché il bosco meno rado e la pendenza “contenuta” (8-9%) permettono di godersi una bella vista della conca di Paularo. Dopo il quarto tornante si affronta un’altra rampa abbastanza impegnativa che termina con il primo di una coppia di tornantini. Dopo il secondo si è di nuovo all’interno del bosco e la strada si restringe molto, mentre la pendenza ritorna a oscillare attorno al 10%. Dopo circa 500 m, in corrispondenza di una curva a sinistra, si scollina avendo alla destra lo strapiombo sulla valle del rio Minischitte.
La strada prosegue sempre molto stretta nel fitto bosco e in 800 m raggiunge la sella prativa della Forcella di Lius. Dopo altri 800 m in leggera salita si raggiunge il bivio per Castel Valdajer e da lì inizia la funambolica discesa verso Paluzza.

Gianpaolo Vicario

FOTOGALLERY PASSO DURON

La presente fotogallery è stata realizzata con le immagini fornite da Google Street View.

L’attacco dell’ascesa, tra le case del centro di Paularo

L’attacco dell’ascesa, tra le case del centro di Paularo

Tratto iniziale dell’ascesa

Tratto iniziale dell’ascesa

Fuori dall’abitato

Fuori dall’abitato

Tre tornanti ravvicinati, con vista su Paularo

Tre tornanti ravvicinati, con vista su Paularo

Un altro tratto a notevole pendenza

Un altro tratto a notevole pendenza

Subito dopo il cimitero cala la pendenza e la strada si allarga leggermente

Subito dopo il cimitero cala la pendenza e la strada si allarga leggermente

Tratto terminale, in vista del GPM

Tratto terminale, in vista del GPM

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