E ARRIVO’ IL GIORNO DI GREIPEL
Nell’ultimo appuntamento per le ruote veloci in questo pazzo Giro d’Italia, finalmente si vede una volata “normale” con un vincitore “normale”. A Brescia alza le braccia al cielo, ed era anche abbastanza scontato, Andrè Greipel che dopo aver fallito diversi tentativi nelle due precedenti settimane riesce a mettersi in saccoccia il dodicesimo sigillo stagionale. Terzo posto a sorpresa per un bravissimo Tiziano Dall’Antonia. E da domani si decide tutto. Neve permettendo.
Foto copertina: Greipel primo sul traguardo di Brescia (foto Bettini)
Verrebbe da chiedersi se i superstiti di questo estenuante 93° Giro d’Italia fossero più contenti del fatto che oggi, almeno nella seconda parte di tappa, hanno trovato un bel sole caldo ad accompagnarli verso Brescia, oppure più preoccupati di aver visto le previsioni del tempo per i prossimi due giorni che non promettono assolutamente niente di buono. E se Basso ed Evans confidano nella buona sorte, Arroyo ha già ingaggiato stregoni, maghi e fattucchiere per inscenare un proficuo rito wodoo che possa dare il suo effetto: non fare il Gavia e abbassare notevolmente il profilo altimetrico delle due tappe che decideranno questo Giro.
Doverosa premessa, ma senza dimenticare che oggi non siamo all’Aprica ma a Brescia e che non ha vinto uno scalatore ma un velocista. Anzi, finalmente “il” velocista per antonomasia di questo 2010, vale a dire Andrè Greipel, da Rostock con furore, che dopo aver penato in su e giù per l’Olanda e per l’Italia per alzare le braccia al cielo, ha dovuto aspettare la quart’ultima tappa per scrivere il suo nome su questa edizione.
Una frazione ampiamente in linea con il copione delle giornate di trasferimento in bici: fuga da lontano, nonostante la tappa di oggi da Levico Terme a Brescia fosse lunga solo 150 chilometri, gruppo ad inseguire con le squadre dei velocisti in testa, fuga ripresa negli ultimissimi metri, volata generale.
Nell’ordine, i protagonisti sono stati Oliver Kaisen (Omega Pharma-Lotto) e Alan Marangoni (Colnago-CSF) come “fugaioli”, che hanno raggiunto un vantaggio massimo di 3’10”; poi Sky e Htc Columbia come protagonisti principali nell’inseguimento; il ricongiungimento a due chilometri dalla fine con Marangoni che è stato l’ultimo a mollare dopo che aveva staccato anche Kaiser, il quale oramai aveva capito che non c’era niente da fare; infine volatone con Greipel davanti a tutti.
In teoria non ci sarebbe da aggiungere altro se non l’ultimo chilometro di gara. Per buona parte della giornata in testa c’è rimasta l’Htc, ma nel finale la squadra meglio organizzata era senz’altro il Team Sky con ben quattro uomini in testa ai 1.500 metri dalla fine per lanciare al meglio Greg Henderson. Dietro di lui c’è di che battagliare ed il gas viene aperto ai 300 finali con l’accelerazione di Julian Dean, l’uomo deputato dalla Garmin a buttarsi nella mischia dopo il ritiro di Farrar. Greipel capisce tutto e subito e non lascia praticamente spazio alla fiammata del neozelandese e, di fatto, ai 270 metri la volata è già chiusa: il capitano dell’Htc prende il sopravvento e Dean può soltanto controllare la piazza d’onore. Alle sue spalle, un po’ a sorpresa, ci finisce Tiziano Dall’Antonia (Liquigas-Doimo) che doveva pilotare il ben più veloce Sabatini ma alla fine ci si è ritrovato lui nel mezzo della bagarre e si è fatto valere. Solo quarto lo “scortato” Henderson, dietro di lui Hondo, Graeme Brown, Juan Jose Haedo e Mickel Eljizen.
Nella generale sempre tutto invariato in vista della terz’ultima tappa del Giro: 195 chilometri da Brescia all’Aprica. Si parte salendo dolcemente accanto al Lago d’Iseo per transitare una prima volta dal traguardo mitico di Aprica, si scende per poi fare il Santa Cristina ed arrivare poco più in alto al Trivigno. Da lì, picchiata su Mazzo e spazio al Mortirolo che ci potrà dire tante cose, belle o brutte che siano, su chi questo Giro lo vincerà. Dalla fine della discesa, altri ventitre chilometri per ritornare all’Aprica tutt’altro che facili. Nel 2006, con un finale identico, Ivan Basso ci ha già vinto quando staccò Gilberto Simoni. Vedremo se riuscirà il bis.
Saverio Melegari
26-05-2010
maggio 27, 2010 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Il francese Damien Monier (Cofidis, le Credit en Ligne) si è imposto nella diciasettesima tappa, Brunico – Pejo Terme, percorrendo 173 Km in 4h29′19″, alla media di 38,542 Km/h. Ha preceduto di 36″ il tedesco Hondo e di 39″ l’olandese Kruijswijk. Miglior italiano Simone Stortoni (Colnago-CSF Inox), 6° a 1′48″. Maglia rosa è lo spagnolo David Arroyo Duran (Caisse d’Epargne), con 2′27″ sull’italiano Ivan Basso (Liquigas-Doimo) e 2′44″ sull’australiano Porte.
FDB INSURANCE RAS (Irlanda)
Il tedesco Maximillan May (Germany Thuringer Energie) si è imposto nella quarta tappa, Oughterard – Tipperary, percorrendo 169 Km in 3h49′16”, alla media di 44,228 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Lewis e il belga Ghyllebert. Unico italiano in gara, Alessio Signego (Japan – Nippo), si è piazzato 5°. Lo svedese Alexander Wetterhall (Sweden – Team Sprocket Pro) è il nuovo leader della classfica, con 1′46″ su Lewis e l’austriaco Kugler. Signego è 43° a 10′38″
TOUR OF BELGIUM
Il belga Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto) si è imposto nella prima tappa, circuito di Eeklo, percorrendo 156,6 Km in 3h32′18”, alla media di 44,259 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Martias e il lituano Vaitkus. Miglior italiano Ruggero Marzoli (Acqua & Sapone – D’angelo & Antenucci), 38° a 17″. La prima classifica vede Gilbert in testa con 10″ su Martias e Vaitkus. Marzoli è 40° a 33″.
BAYERN RUNDFAHRT
Lo spagnolo Ruben Perez Moreno (Euskaltel – Euskadi) si è imposto nella prima tappa, Erding – Viechtach , percorrendo 189,8 Km in 4h41′50”, alla media di 40,406 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Howard e lo spagnolo Urtasun Perez. Miglior italiano Davide Viganò (Sky Professional Cycling Team), 9°. La prima classifica vede Perez Moreno in testa con 2″ sul tedesco Plötner e 4″ su Howard. Viganò è 11° a 10″.
GIRO DELLE PESCHE NETTARINE DI ROMAGNA
L’italiano Omar Lombardi (Lucchini Unidelta Ecovalsabbia) si è imposto nella prima tappa, circuito a cronometro di Longiano, percorrendo 4,1 Km in 6′42”, alla media di 36,716 Km/h. Ha preceduto di 1″ Stefano Locatelli (De Nardi Colpack Bergamasca) e di 3″ Matteo Fedi (Team Hoppla’ Magis Mavo Infissi).
LEVICO TERME – BRESCIA: SIAMO FUORI DAL TUNNEL
È l’ultima tappa dedicata ai velocisti, ma non saranno certo una passeggiata i 140 Km che uniranno Levico Terme a Brescia, almeno dal punto di vista degli sprinter. Per le loro formazioni non sarà facile tenere cucito il gruppo in un percorso bello da pedalare, per gli suggestivi scorci che offrirà sul Garda, ma complicato da gestire a causa delle numerosissime gallerie che costringeranno a correre alla “cieca”. Con tutto vantaggio per gli attaccanti di giornata, sempre che le forze li sorregganno fino ai chilometri conclusivi, i più filanti e adatti alle grandi manovre dei treni.
Le abbiamo paragonate a pepati ingredienti di un banchetto ma possono essere equiparate anche a dei tunnel le salite, dipende dai punti di vista. Lo sono certamente per i velocisti, che avranno vissuto le scorse giornate nascosti nel buio della “rete”, il gruppo più arretrato del plotone. Lungi da intenzioni belligeranti, avranno avuto modo di gustarsele con calma come fanno sempre i cicloamatori ma per loro saranno comunque state un infinito calvario, una lunga galleria nella quale stringere i denti nell’attesa di riemergere alla luce di un bel rettilineo dritto e filante.
Questo “leitmotiv” sarà incarnato alla perfezione dalla frazione che condurrà la carovana del Giro da Levico Terme a Brescia e che rappresenterà l’ultima occasione per i velocisti rimasti di battagliare su di un traguardo alla loro portata. La principale insidia di giornata, infatti, non sarà costituita tanto dalle difficoltà altimetriche (poche) da superare, quanto dall’elevato numero di gallerie che s’incontreranno strada facendo. Ne saranno previste ben 30, nella maggior parte delle quali il gruppo s’infilerà percorrendo la “Gardesana Occidentale”, spettacolare itinerario che – quando non si viaggerà al “coperto” – offre impareggiabili viste sul Benaco e che è stato scelto dagli sceneggiatori di “Quantum of Solace”, l’ultimo film della saga di 007, per girarvi lo spericolato inseguimento iniziale, nel corso del quale la realtà ha superato la “fiction” quando l’Aston Martin di James Bond è realmente finita nelle acque del Garda.
I “girini” non correrrano questo rischio, ma nelle gallerie non potranno arrivare alle ammiraglie gli aggiornamenti di “radio corsa” e i treni degli sprinter si ritroveranno a correre alla “cieca”, senza poter aver sotto controllo il polso della situazione, se in quei frangenti si troverà all’attacco un gruppetto di fuggitivi. Questa giornata, infatti, potrebbe rappresentare anche l’ultima chanches per iscenare simili tentativi con ottime possibilità d’andare al successo, essendo nelle due giornate successive previste delle autentiche “pareti” nei finali (Santa Cristina, Mortirolo, Gavia) contro le quali quasi inevitabilmente s’infrangeranno le fughe da lontano. Tra l’altro, subito dopo il via il percorso odierno presenterà la salita di Vigolo Vattaro, che sembra posizionata nel tracciato a mò di trampolino di lancio. Tetto della tappa, non sarà coronata dal GPM e questo a tutto vantaggio degli attaccanti della prima ora, che non vedranno soffocato il loro tentativo dalla bagarre per la maglia verde, destinata per quest’oggi a rimanere sulle spalle del miglior scalatore del gruppo. Viaggiando verso la Lombardia il percorso supererà anche il praticamente inavvertibile Passo di San Giovanni, la salita “mondiale” di Tormini e un ultimo zampellotto proprio nel centro di Brescia, che spezzerà momentaneamente la pianura imperante negli ultimi 30 Km di gara. Poche difficoltà, insomma, ma che potrebbero intervenire a rompere le uova nel paniere di un gruppo difficilmente controllabile, anche perché la maggior parte degli sprinter avrà già da tempo preso la strada di casa e, di conseguenza, diverse squadre generalmente all’opera in queste tipologie di finali non avranno l’interesse a tenere cucita la corsa.
La quartultima frazione del Giro 2010 prenderà le mosse da Levico Terme, una delle principali località turistiche della Valsugana, nella quale si può dire che le acque siano sfruttate a 360°: non offre solo la possibilità di cure termali – possibili anche nella frazione di Vetriolo, teatro d’una dura cronoscalata al Giro del 1988 – ma anche di praticare gli sport invernali sulle piste della Panarotta (sede dal 2007 del “Trofeo Topolino” di sci alpino) e di pescare nelle ricche acque del Lago di Levico, il più esteso del Trentino dopo quello confinante di Caldonazzo. Lungo le rive di quest’ultimo si svolgeranno i primi istanti di questa frazione, prima di giungere ai piedi del trampolino di Vigolo Vattaro, la cui scaletta d’accesso è corta ma ripida: i suoi 2600 metri all’8,2% (c’è un “gradino” al 15%) sono stati recentementi sfruttati con successo da Alessandro Bertolini che, all’ultimo Giro del Trentino, è scappato proprio sul Vigolo nella vittoriosa frazione di Trento, riuscendo poi a resistere al forsennato inseguimento del gruppo, che ha fallito il ricongiungimento per appena due secondi.
Terminata la discesa, il tracciato della 18a frazione confluirà nella statale del Brennero, sulla quale si permarrà nei successivi 23 Km, dominati dalla vetta del mitico Bondone. Transitati ai piedi del colle sul quale troneggia Castel Beseno, la più vasta fortificazione della regione, la corsa farà il suo ingresso in Rovereto, centro gravido di ricordi bellici (Campana dei Caduti sul Colle di Miravalle, Museo storico italiano della Guerra accolto tra le quattrocentesche mura del castello dei Castelbarco) ma che in tempi recenti si è arricchito artisticamente accogliendo una delle due sedi del MART, museo d’arte contemporanea tra i più importanti d’Italia.
A questo punto ci s’infilerà nella valle di Loppio che, separando il massiccio del Bondone da quello del Monte Baldo, mette in comunicazione diretta la Val Lagarina con l’Alto Garda. Percorrendo questo canale si rasenterà l’alveo di quello che fino al 1956 era il Lago di Loppio, scomparso a causa dello sprondamento delle falde acquatiche, in seguito all’apertura del canale sotterraneo Adige-Garda. Superata quest’area, oggi trasformatasi in una vasta zona palustre e protetta come biotopo, avrà inizio la salita verso il Passo di San Giovanni, un ostacolo che il gruppo quasi non percepirà dovendosi superare meno di una quarantina di metri di dislivello in circa 1500 metri di strada. Non si può dire lo stesso della successiva discesa, in particolar modo della seconda parte, una picchiata di 1,4 Km al 9% che farà compiere ai “girini” un simbolico tuffo nelle ventose acque del Garda. La corsa raggiungerà le strade rivierasche a Torbole – piccolo centro noto per essere la capitale italiana del windsurf, sport praticabile grazie alla costante presenza di due forti venti, l’Ora e il Peler, che potrebbero, al contrario, dare qualche grattacapo ai corridori – passato il quale inizierà la tiritera delle gallerie. Le prime due il gruppo le incontrerà viaggiando in direzione della nota località di soggiorno di Riva del Garda, punto d’inizio del tratto più spettacolare della “Gardesana Occidentale”, strada aperta tra il 1929 e il 1931. Gli ingenti lavori furono iniziati su sprone di Gabriele d’Annunzio, che la soprannominerà “il meandro” per le sue tortuosità. Concepita per collegare direttamente i centri di Gargnano, Campione e Limone, fino allora raggiungibili solo via lago o percorrendo i ripidi sentieri che scendevano dagli altipiani di Tignale e Tremosine, nel suo disegno originale prevedeva il superamento di ben settanta tunnel (molti dei quali utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale per alloggiarvi fabbriche d’armi), oggi quasi dimezzati nel numero in seguito ai frequenti ammodernamenti apportati alla strada. Entrati in Lombardia si toccherà subito il centro di Limone, il cui nome nulla ha a che fare con gli aspri agrumi poiché deriverebbe dall’antico termine celtico “lemos” (olmo) oppure dal latino “limes”, significante frontiera (dove oggi c’è il confine regionale, un tempo correva il limite tra il bresciano e il Principato Vescovile di Trento). Grazie al clima particolarmente favorevole, però, i limoni sono realmente coltivati in gran numero nel paese di San Daniele Comboni (il missionario fondatore degli istituiti religiosi dei comboniani e delle Pie Madri della Nigrizia), la cui casa natale era proprio un’abitazione colonica attigua alle caratteristiche “limonaie”.
L’abitato successivo è Campione del Garda, villaggio creato alla fine dell’800 per dare alloggio agli operai impiegati in un locale cotonificio e oggi divenuto una delle mete predilette dagli appassionati di sport acquatici. I “girini” neanche lo vedranno, poiché salteranno la ridotta striscia di terra sul quale insiste Campione affrontando una delle più lunghe gallerie della “Gardesana Occidentale”, particolarmente insidiosa perché tracciata in formato elicoidale e in pendenza sostenuta (2,4 Km all’8%, affrontati nel verso della discesa). Fortunatamente non ci sarà l’insidia dell’oscurità poiché questa, come tutte le altre gallerie, sono debitamente illuminate, artificialmente o mediante ampi finestroni che consentono suggestivi scorci sul lago e sul Monte Baldo.
I frequenti “chiaroscuri” termineranno col transito per Gragnano, il centro nel quale stabilì la propria dimora Benito Mussolini durante i 19 mesi della Repubblica di Salò.
Tornati alla luce del sole, il percorso si farà più filante, puntando velocemente verso Toscolano Maderno e Gardone Riviera, altra grande località turistica benacense, al cui sviluppo diede un notevole impulso la presenza di Gabriele d’Annunzio, che vi si ritirò in esilio volontario dopo il fallimento dell’Impresa di Fiume. Qui il “vate” trascorse gli ultimi 17 anni della propria esistenza nella villa oggi conosciuta come “Vittoriale degli Italiani”, cittadella concepita dal poeta stesso, che si circondò dei cimeli delle sue più celebri imprese, come il motoscafo della “Beffa di Buccari” e l’aereo del volo su Vienna.
L’ultimo tratto di litoranea condurrà il Giro a Salò, la frequentata stazione climatica che, nei terribili anni del secondo conflitto mondiale, fu la capitale “nominale” della Repubblica Sociale Italiana, lo stato “fantoccio” creato da Mussolini nelle settimane successive alla firma dell’armistizio di Cassibile tra il Regno d’Italia e le forze anglo-americane. Lasciatosi alle spalle questi dolorosi ricordi passati, Salò è tornata a essere conosciuta come località di villeggiatura e come patria di Gasparo Bertolotti, il liutaio considerato dagli storici uno dei padri del violino. Il rilancio turistico di Salò è passato anche attraverso il ciclismo, con l’effettuazione dei mondiali del 1962, conquistati dal francese Stablinski. L’impegnativo anello salodiense proponeva due asperità, il ripidissimo chilometro conclusivo verso il Belvedere e la più morbida salita di Tormini, che ora sarà affrontata anche dai partecipanti al 93° Giro d’Italia. Non vi è nulla di trascendentale in questa penultima difficoltà di gara (a parte uno strappo all’11%), che si vincerà dopo aver affrontato 2500 metri di strada al 5% circa, scollinando alle porte di Roè Volciano, il centro della Valle Sabbia che ha dato i natali all’ex corridore Bruno Leali, una delle maglie rosa più anziane della storia del Giro, capoclassifica per tre giorni nell’edizione 1993.
D’ora in avanti sarà quasi tutta pianura fin sul traguardo di Via XX Settembre a Brescia. Il tracciato scorrerà via velocemente, inserendosi nel canale che separa le prime pendici delle prealpi bresciane dai colli morenici della Valtenesi, area di produzione d’eccellente olio extravergine d’oliva e di vini rossi DOC come il Groppello, attraverso la quale si snoda una piacevole pista ciclabile.
Alla vigilia del Mortirolo ci sarà anche l’occasione per un fugace tuffo tra ricordi pantaniani, quando si transiterà per Nuvolento, il paese di Davide Boifava, primo direttore sportivo del “Pirata”.
Lambendo il bacino marmifero di Botticino, il secondo per importanza dopo quello di Carrara, il Giro giungerà a Rezzato, alle soglie della Pianura Padana, e cambiando direzione di marcia prenderà ora a puntare con decisione verso la “Leonessa d’Italia”, alle cui porte si giungerà quando mancheranno 5 Km al traguardo. Non ci sarà circuito ma, transitati a poche centinaia di metri dalla linea d’arrivo, i “girini” si fionderanno nel cuore della città, affrontando l’ultima difficoltà, sotto forma d’una strada non ampissima che, in lievissima ascesa, li condurrà a sfiorare il Duomo Nuovo (la sua cupola è la terza più grande della penisola dopo quella di San Pietro in Vaticano e di Santa Maria del Fiore a Firenze) e a infilarsi nell’ultimo galleria di giornata, che passa nelle viscere del Cidneo, il colle sul quale è arroccato il poderoso Castello di Brescia, eretto in epoca medioevale e oggi sede di due musei.
Un ultimo tunnel dal quale si riemergerà a denti stretti, nella spasmodica attesa di mettere a segno l’ultimo rigore.
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella di Vigolo Vattaro (725 metri). Coincide con l’omonimo abitato, toccato dalla SS 349 “di Val D’Assa e Pedemontana Costo”, che sale da Trento all’Altopiano di Lavarone. Una strada secondaria sale da Calceranica al Lago (percorsa in salita durante la tappa).
Passo di San Giovanni (274m). Vi transita la SS 240 “di Loppio e Val di Ledro”, tra Loppio e Nago. Il pannello di valico segnala una quota di 287m.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: uno scorcio della litoranea gardesana (panoramio)
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI PEIO TERME
maggio 27, 2010 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.
Foto copertina. Spettacolare passaggio della tappa Brunico – Peio Terme (foto Bettini)
IL POLSO DI DAMIANO
Con due prestazioni di regolarita’ ma senza acuti, Damiano e’ risalito fino al nono posto della classifica generale. Nella cronoscalata di Plan de Corones Cunego ha sofferto il giorno di riposo: puo’ sembrare una contraddizione, ma molti corridori non riescono a ritrovare la giusta brillantezza muscolare dopo un giorno senza corsa.
Brent Copelandt
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
La testa è già sulle montagne. Nibali: “Basso sta benissimo”(Gazzetta dello Sport)
Monier si prende la tappa. Arroyo resta maglia rosa(Corriere dello Sport – Stadio)
Monier claims maiden win (The Daily Telegraph)
La surprise Monier(L’Equipe)
Le Français Damien Monier remporte une étape du Giro(Le Monde)
Arroyo responde a la refriega del Liquigas(As)
El francés Damien Monier gana en un día de tregua
Monier se luce en Peio Terme (El Mundo Deportivo)
1er succès de Damien Monier (Le Soir)
Le jour des remplaçants(La Dernière Heure/Les Sports)
Arroyo reste en rose, Monier remporte sa 1ere victoire pro (actu24.be)
Eerste profzege voor Fransman Monier (De Standaard)
1er succès pro pour le Français Monier (Sud Presse)
Hoogdag voor onbekende Franse invaller Monier (Het Nieuwsblad)
Monier captures Stage 17 of Giro d’Italia; Arroyo keeps lead(USA Today)
Porte, Evans retain positions at Giro (The Age)
Monier’s first stage win in Giro d’Italia (The Australian)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
M: Cosa succederà oggi? Andrà in porto una fuga, assisteremo a bagarre tra gli uomini di classifica sulla salita finale oppure tutte e due?
V: Un po’ di bagarre potrebbe anche esserci, ma più che grandi distacchi potrebbe esserci qualche piccola crisi di chi sarà in giornata no: la salita non permette troppa battaglia!
Una fuga di 5-6 corridori, specie se di media fascia, potrebbe anche arrivare.
M: Secondo me va in fuga Simoni.
S: Può essere una buona previsione.
Io spero in Cunego oggi. Mi piacerebbe vincesse una tappa, e quella di oggi potrebbe essere per lui. O la salita finale è troppo facile?
H: Ci possono provare Cunego, Scarponi e magari lo stesso Sastre. Per riguadagnare qualche decina di secondi. Arroyo giocherà in difesa. Non saranno né Basso né Evans ad attaccarlo oggi. Se Porte e Kiserlowvski hanno recuperato, potrebbero anche provare a dare una bottarella. L’ultima, magari, prima di poi cedere nettamente sul Mortirolo.
M: Percorsi 41 Km ad andatura molto sostenuta. Attualmente all’attacco, da pochi choilometri (dopo che il gruppo aveva riassorbito un tentativo di 18 corridori, che aveva avuto un vantaggio massimo di 22″), il colombiano Duque e il tedesco Sieberg
S: Lo stesso Evans, visto che è scattista, potrebbe puntare alla tappa per racimolare l’abbuono e avvicinarsi ulteriormente a Basso.
Quant’è l’abbuono? (domanda un pò idiota visto che siamo a fine giro ormai)
V: Se è come al solito: 20 – 12 – 8 secondi (son sicuro sui 20 al vincitore, per gli altri quasi sicuro). Evans non può controllare la corsa, quindi dubito riuscirà a far quella tattica. Potrebbe tentarci anche Nibali nel finale…
M: Prima ora corsa a 50,2 Km/h. All’attacco un gruppo di 19 corridori, con oltre 10 minuti di vantaggio: Wyss, Efimkin, Ochoa, Kireyev, Arashiro, Amador, Konovalovas, Duque, Monier, Stortoni, Hondo, Marzano, Moreno, Kruijswijk, Cummings, Reynes, Ignatiev, Fothen, e Nicki Sorensen
M: Quindi niente Simoni, si vede che non ne ha.
Però c’è il nostro idolo Stortoni!
M: Deve vincere Arashiro!
H: Non c’è molto da dire, la Lampre dopo il successo di ieri di Garzelli era l’unica che aveva interesse a tenere cucita la corsa ed era inevitabile che andasse la fuga tanto più che c’erano due uomini blufucsia. Bravo Monier che già era andato bene nella cronoscalata e nel gruppo, bravo Arroyo che ha retto alla grande nel finale
H: Non ho capito che cosa c’entra il successo di ieri di Garzelli con la tappa di oggi…
H: Dopo anni e anni, il Giro dei Lazzaroni è diventato il Giro della Combattività. Un giro di vite epocale. Per il bene del Giro e del ciclismo.
H: C’entra nel momento in cui all’Acqua&Sapone, d’accordo con Garzelli che infatti nel finale s’è staccato per risparmiarsi per i prossimi giorni, si sono detti ”noi una tappa l’abbiamo già vinta, siamo soddisfatti, non abbiamo voglia di tirare per 100 km per tenere la corsa, ci pensino gli altri”; poi possiamo discutere se quest’atteggiamento sia giusto o sbagliato ma è la ragione per cui l’Acqua&Sapone non ha fatto nulla oggi
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
GIRO A SEGNO
Rubrica semiseria sul Giro 2010, in ricordo del grande Raimondo Vianello
Oggi in fuga un giapponese, un costaricano, un venezuelano, un lituano, un kazako….
come direbbe Birocci:
“ma siamo sicuri che sia il Giro d’Italia???”
by Napo
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Levico Terme – Brescia
Levico Terme: alternanza di piogge deboli (0,6 mm) e schiarite, temperatura 20,3°C (percepiti 17°C causa vento), vento moderato da SSW (14-17 km/h), umidità al 56%
Rovereto (37° Km): nuvole sparse, temperatura 21,1°C (percepiti 19°C causa vento), vento moderato da SW (12-15 km/h), umidità al 55%, debolissima possibilità di piovaschi (0,2 mm)
Riva del Garda (60,8° Km): nuvole sparse, temperatura 22,3°C, vento moderato da SW (12-15 km/h), umidità al 55%, debolissima possibilità di piovaschi (0,2 mm)
Toscolano-Maderno (96,4° Km): alternanza di piogge deboli (0,5 mm) e schiarite, temperatura 21,9°C (percepiti 19°C causa vento), vento moderato da WNW (14-17 km/h), umidità al 51%
Brescia: alternanza di piogge deboli (1 mm) e schiarite, temperatura 21,5°C (percepiti 20°C causa vento), vento moderato da NW (10 km/h), umidità al 54%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
QUALCHE GIORNO FA
Sgarbozza: “Ennio Bartalosa” (Barbarossa, titolare dell’Acqua&Sapone)
IERI
Piacente intervista Garzelli al Plan: “Che differenza c’è rispetto alla tappa del 2008?” Risposta di Garzelli: “Nel 2008 non c’ero!” (la sua squadra manco era stata invitata)
OGGI
Bartoletti: “Podio delle firme” (c’è la volata per mettere per primo l’autografo?)
Sgarbozza: “Pinau” (Pineau)
Sgarbozza: “Grvko” (Grivko)
Pancani: “Buffà” (Buffaz)
Fagnani: “Questo è il lago artificiale di Santa Giustina; in realtà è un invaso d’acqua” (no, hai sbagliato, è un bacino idrico)
Bettini: “Dovesse peggiorare il meteo” (il meteo peggiora solo quando sbagliano le previsioni)
Pancani: “Sta per passare al traguardo volante di Malè Mikhail Ignatiev” (e in quel momento transita il gruppo che inseguiva Ignatiev)
Plastina: “Il passo, la… come dire… il muro del Gavia”
Cassani: “Potrebbe essersi l’attacco”
Pancani: “Vincenzo Nibali, lo abbiamo accennato a lungo negli scorsi giorni”
Martinello: “Le olimpiadi di Londra, che come ben sappiamo si svolgeranno a Londra” (e dove, se no?)
Sgarbozza: “Amsterdan”
Televideo RAI: “Stephan Cummings” (Steven)
La perla della giornata è di Sgarbozza
“E’ una tappa che non penso come dico”
questa uscita la dice lunga…..
Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.
Clamoroso svarione della Gazzetta dello Sport di qualche anno fa
“Cipollini ha riportato una ferita alla tibia della gamba destra, suturata con alcuni punti ”
Allora…… carissimi amici della “Rosea”, prima di tutto spiegatemi come diavolo ha fatto Cipollini a ferirsi proprio in quel punto, lasciando intatta la gamba tutt’intorno.
Ma poi, li avete mai visti i chirurghi intenti a suturare un osso con ago e filo!!!!!
ARCHIVIO ALMANACCO
Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo
3a tappa Amsterdam – Middelburg
4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)
8a tappa Chianciano Terme – Terminillo
9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni
12a tappa Città Sant’Angelo – Porto Recanati
13a tappa: Porto Recanati – Cesenatico
15a tappa: Mestre – Monte Zoncolan
16a tappa: San Vigilio di Marebbe – Plan de Corones
RILASSARSI ALLE TERME. SORPRESA! TUTTO SECONDO COPIONE
Nel Giro dei ribaltamenti e dell’inatteso in agguato, la sorpresa odierna è una tappa senza scossoni. La cocciutaggine dei Cofidis nel partecipare ad ogni fuga è premiata infine con Monier, che stantuffa incredulo verso la prima vittoria dopo sei anni di carriera. Dietro la Liquigas mette tutti in fila lungo la salitella finale, ma si giunge al traguardo senza acuti.
Foto copertina: Damien Monier esulta alle terme di Peio (foto Panoramic)
Fuga da lontano doveva essere, e fuga è stata. Avvio come di consueto a suon di rullante: benché aiuti la lieve pendenza che digrada da Brunico a Bolzano, la prima ora si divora oltre 50km. Fughe e controfughe, con la Lampre a stringere denti e gruppo fino a che prende il largo un nutrito plotoncino di diciannove elementi: Wyss, Efimkin, Ochoa, Kireyev, Arashiro, Amador, Konovalovas, Duque, Monier, Stortoni, Hondo, Marzano, Moreno, Kruijswijk, Cummings, Reynes, Ignatiev, Fothen, e Nicki Sorensen. Il gruppo rifiata e le redini passano nelle mani guantate della Caisse d’Epargne, che per scongiurare ulteriori attacchi (nonché abbuoni sgraffignati da uomini di classifica) lascia ai fuggitivi morbido margine intorno ai dieci minuti. L’accordo davanti non è idilliaco, ma ci pensa il gruppo a premurarsi di mantener le distanze.
Come in un manuale di sceneggiatura, la svolta è attesa ai due terzi di gara suppergiù, quando la strada picchia verso il basso dopo il Gpm di Passo delle Palade. Ci si attende – senza troppa convinzione nemmeno come spettatori, con quella brezza tiepida tra i meleti – di veder passare in testa le squadre potenzialmente interessate ad un ricongiungimento, in caccia di una tappa: l’Acqua e Sapone di Garzelli, che non ha uomini davanti, la Lampre di Cunego, così attiva al via (già rappresentata però dagli evasi Hondo e Marzano), la Diquigiovanni di Scarponi candidato all’abbuono… Però i padroni “in pectore” della corsa, quelli verdi, non ci tengono proprio a rimettere in palio quei famosi 20”, tanto quanto non ci tengono i padroni rosa. Così finché la corsa va, lasciala andare.
Davanti si inizia a riflettere sulle gerarchie in vista degli ultimi aspri tremila metri. Spera Stortoni in una seconda opportunità da fuggitivo col naso all’insù, immagina Marzano di alzare le braccia al cielo, si vede capitano di se stesso Dani Moreno. Gli altri però non ci tengono a farsi inchiodare sulle rampette all’8%, e – stante il disinteresse del gruppo – sui falsipiani a salire dopo Malè, ai -20km, comincia una furibonda bagarre. Sono i passisti a valorizzare questo terreno ad essi più favorevole, così Ignatiev, Hondo e Cummings propongono le prime staffilate ad alta velocità. Moreno chiude sempre, è con ogni evidenza il più brillante, ma a fuggire definitivamente sono tre granatieri prossimi al metro e novanta e ben sopra ai 70kg, Damien Monier della COFIDIS, Danilo Hondo della Lampre (forse stanco Marzano, effettivamente appannato nel finale, si punta sul coriaceo velocista), Kruiswijk della Rabobank.
Il distacco esplode subito oltre il mezzo minuto, e a poco vale il doppio disperato inseguimento di Moreno, prima solo, poi ben accompagnato da Cummings.
Arrivati all’ostico finale, Monier inforna carbone e sgancia i vagoncini stantuffando a tutto vapore sul lungo rapporto, Kruiswijk tenta una difesa ma rompe i pistoni, mentre Hondo regolare andrà a prendersi in rimonta il secondo posto. Moreno sbarca solo a oltre un minuto, seminato Cummings. Di ulteriori quaranta secondi il buco per tutti gli altri, messi in riga da Stortoni. Chi resta indietro, ritira i remi e cala le vele: un segno di come la fatica ingolfi fino allo stremo i provatissimi motori umani.
Dietro è la Liquigas, dopo un’inspiegabile parentesi Lampre, a sostituire la Caisse per l’ultima dozzina di km. Il ritmo si fa asfissiante, e la maglia rosa si incolla determinata al trenino verde. Uno dopo l’altro, fino a Nibali incluso, gli uomini di Basso si consumano per esasperare la velocità sui tornanti boscosi verso Peio. Davvero improbabile staccare qui Arroyo o chiunque altro, quel che è certo però è che tossine o acido lattico si accumulino in modo ben diverso nei garretti di chi è al 110% per tenersi aggrappato al gruppo piuttosto che in quelli di chi è in controllo. Ancor più sostanziale il vantaggio tattico del tarpare sul nascere eventuali scatti dei corridori più esplosivi, capaci di rimontare qualche delicatissimo secondo o peggio di obbligare Basso a un lesivo duello alla sciabola (con tanto di pugnale tra i denti).
Come già in cima alle Palade si spera in quanto “spettatori viziati” in qualche azione decisa (senza troppo crederci peraltro); i chilometri scorrono, e fino alla volatina non accade nulla. Parte Scarponi secco, ma non fulminante (già alta la velocità di partenza, e tanta la stanchezza nelle gambe), Basso esce dalla ruota di Nibali ma non appare troppo reattivo: una fessura da un secondo c’è.
Il gruppetto selezionato dall’andatura Liquigas si spezza comunque in due, metà che va a saltare Ignatiev proprio ai meno cento metri, metà invece che resta dietro all’uomo Katusha nelle curiose vesti di spartiacque.
Davanti ci sono i più brillanti? I più motivati? Quelli con maggior senso della posizione? O è tutto un caso? Al lettore l’esegesi, sta di fatto che davanti sfilano nell’ordine Scarponi, Basso, Nibali, Arroyo, Vinokourov, evans, Gadret (attenzione sulle montagne al crossista appassionato di Pantani), Karpets, Cataldo (bene l’abruzzese in questi giorni spesso a ridosso dei migliori), Sastre (con 5” di incertezza). Dietro invece c’è Cunego con Porte e Pinotti (tra gli uomini “di classifica” in senso lato).
Si conferma l’ormai acclarata perdita di esplosività nel veronese, o quantomeno la sua scarsa “cattiveria”. Cunego resta un enigma, tanto vale aspettare e vederlo all’opera tra un paio di giorni, in salita ma soprattutto un discesa, assieme magari a quel Vinokourov da cui Damiano potrebbe prendere spunto per rivoluzionare il proprio atteggiamento di corsa. Non essere fisicamente al livello dei più forti non preclude né lo spettacolo, né la vittoria di giornata – magari di enorme peso come nelle classiche –, né addirittura l’opportunità di far tremare i big in classifica.
Col senno di poi, notando un Garzelli che si sgancia appagato, e constatando l’arrivo di Cunego, non si può rimproverare più di tanto alle rispettive formazioni il mancato inseguimento. Chi invece potrebbe sospettare di aver lasciato per strada una vittoria, e nel suo caso col valore aggiunto dell’abbuono, è proprio Scarponi, dotato anche di una squadra valida. In fuga c’era sì Ochoa, ma era con Scarponi che poteva arrivare il risultato pieno. Tuttavia, come spesso abbiamo visto accadere in questo Giro, è la consapevolezza di non poter coinvolgere altre formazioni nell’azione che va a scoraggiare chi teme di lavorare tutto il giorno per nulla.
Così ci tocca stupirci di una tappa non diciamo noiosa, ma senz’altro… “normale”.
Gabriele Bugada
BRUNICO – PEIO TERME: UN SORBETTO DI MONTAGNA
È un sorbetto questa tappa di montagna “leggera”, collocata com’è tra i tapponi più duri di questa edizione. Con nelle gambe le tossine accumulate nella cronoscata del Plan e con in vista le durissime frazioni del Mortirolo e del Gavia, oggi i big riserveranno le energie – salvo “scannarsi” nei chilometri conclusivi, i più duri – e lasceranno carta bianca a chi vorrà tentare la sorte, come avvenne 13 anni fa nella tappa “gemella” del Tonale, molto simile a questa nel disegno e nella sistemazione all’interno del percorso del Giro.
Le tappe di montagne sono come le portate di un grande banchetto, al quale tutti gozzovigliano a piene mani, dagli organizzatori ai corridori, dai giornalisti giù giù fino ai tifosi. Ce ne sono proprio per tutti i gusti, a partire dagli antipasti, quelle giornate d’inizio Giro nelle quali si affronta una sola salita (vedi tappe di Montalcino e del Terminillo), giusto per aprire lo stomaco alle scorpacciate appenniniche prima e alpine poi. I piatti forti, quelli più calorici, sono costituiti dai grandi tapponi, tre-quattro o anche cinque colli da scavalcare, roba da indigestione assicurata. Infine, a mò di sorbetto, ci sono tappe di montagna più leggere, che paiono messe lì per fare un po’ di colore, che non hanno l’ambizione di cambiare la classifica ma che, all’interno di una corsa a tappe ben disegnata, non ci stanno male. Anzi, sono utili ad accumular fatica e contribuiscono, nel loro piccolo, a render più dure le frazioni montane a venire. È il caso della frazione che si concluderà a Peio Terme e che pare fare il paio con la tappa del Giro 1997 che terminò sul Tonale: indentica sarà la sede di partenza, identico sarà il tratto iniziale fino a Bolzano e poi quello centrale (Palade a parte) che precederà l’inizio dell’ascesa finale diretta a Peio, gemella siamese del Tonale poiché le due salite sono differenti in tutto ma sono “attaccate” per la base. E, molto probabilmente, simile sarà anche il decorso di questa frazione, che vedrà l’attacco di un gruppetto di fuggitivi, ai quali non parrà vero di poter andare alla conquista d’un traguardo di montagna e d’affiancare il proprio nome, in caso di vittoria, a quello del famoso scalatore olandese Johan van der Velde, l’eroe del Gavia nel 1988, vincitore della tappa di Peio Terme nel Giro d’Italia del 1986. Anche quella fu una frazione secondaria, così come quella del 1997 che vide sgretolarsi lungo l’ascesa finale la testa della corsa e giungere per primo in vetta il colombiano José Jaime González Pico, mentre dietro la maglia rosa Gotti controllava il diretto sfidante Tonkov. Stavolta, se i big vorrano sfidarsi apertamente avranno meno terreno a disposizione, essendo la salita di Peio più breve rispetto a quella del Tonale e non particolarmente impegnativa (pendenza massima 12%), come testimoniano i recenti arrivi di tappa del Giro del Trentino, che hanno visto solo una lieve selezione tra i migliori e salutato i successi di Danilo Di Luca l’anno scorso e di Stefano Garzelli nel 2008.
Si partirà, dunque, da Brunico, il centro principale della Val Pusteria, situato ai piedi del Plan de Corones e allo sbocco del canale costituito dalle consecutive valli di Tures, Aurina e di Predoi, sovrastata quest’ultima dai quasi 3000 metri della Vetta d’Italia, tradizionalmente considerata il punto più settentrionale dello stivale italico (in realtà il primato spetta alla vicina Testa Gemella Occidentale, che si trova a circa 400 metri dalla Vetta e a ben 1291 Km da Punta Pesce Spada, estremo meridionale della nostra nazione, situato sull’isola di Lampedusa).
Per la prima ventina di chilometri si pedalerà sostanzialmente in quota, sempre seguendo la strada di fondovalle e transitando ai piedi del colle sul quale si trova Castel Badia. Eretto nel X secolo in posizione dominante lo sbocco della celebre valle, nell’XI secolo sarà trasformato in monastero, il più antico femminile del Tirolo, mentre oggi, restaurato negli anni ’60 dopo un lungo periodo d’abbandono, è divenuto un accogliente albergo. Un altro interessante maniero della zona è Castel Ehrenburg, che si può visitare nella vicina Casteldarne e che è ancora di proprietà dei conti Künigl, la famiglia aristocratica tirolese che lo eresse nel XII secolo e che oggi rende fruibile al pubblico uno dei pochi castelli della regione ancora interamente arredati.
Rimangono, invece, scarsi resti della fortezza distrutta dai francesi nel 1809 e che sbarrava la “Chiusa di Rio di Pusteria”, strettoia attraverso la quale si sguscierà passando dalla Val Pusteria Occidentale, percorsa dal fiume Rienza, alla valle delI’Isarco, una delle due principali dell’Alto Adige. Poco più avanti inizierà una breve discesa che condurrà i “girini” alle porte di Bressanone, dove si sfiorerà l’”ottava meraviglia del mondo”. Così fu definita Novacella, una delle più prestigiose abbazie dell’arco alpino, fondata nel 1142 dal beato Hartmann e ben presto divenuta una delle tappe dei pellegrinaggi diretti in Terra Santa. Fin dalla fondazione è affidata all’ordine degli Agostiniani, i quali – tra le altre attività – producono e vendono eccellenti vini bianchi (in particolare il Sylvaner). Naturalmente, alla sosta eno-gastronomica si affianca quella culturale, poi prolungata dalla visita al vicino centro di Bressanone, antica sede vescovile che offre al turista appassionato d’arte la possibilità di ammirare l’imponente Duomo e gli attigui chiostro, battistero e museo diocesano.
Anche la non distante località di Chiusa è, nel suo piccolo, una città d’arte, ma è quasi trascurata dal turismo di transito, che la conosce quasi esclusivamente per lo svincolo che dall’Autobrennero conduce verso le agognate mete vacanziere della soprastante Val Gardena. Si tralascia così l’occasione per aggirarsi con calma tra pittoresche stradine sulle quali affacciano edifici risalenti anche al XV e al XVI secolo, dominate dalla rupe del Monastero di Sabiona, “l’Acropoli del Tirolo”, sede vescovile prima del “trasloco” nella più comoda Bressanone.
Attraversato il centro di Ponte Gardena e usciti dalla gola dell’Isarco, a una settantina di chilometri dal via la corsa rosa giungerà nella vasta conca di Bolzano, area ad altissima densità di castelli. Se ne contano una quarantina, il più antico dei quali è Castel Firmiano, che è anche la principale delle cinque sedi del Messner Mountain Museum, il museo voluto da Reinhold Messner. Da non perdere anche Castel Roncolo (detto il “maniero illustrato” per l’importante ciclo d’affreschi che conserva) oltre, ovviamente, alla visita al centro storico di “Bozen” dove, al di là dei monumenti principali (su tutti il Duomo), vale la pena dilungarsi a passeggiare in Via dei Portici, che non è soltanto il cuore del capoluogo dell’Alto Adige, ma anche la strada più antica della città.
A questo punto, nella tappa “gemella eterozigote” del 1997 ci si portava in Val di Non attraverso il Passo della Mendola. Stavolta, invece, si permarrà sulle strade di fondovalle, che adesso è diventato quello dell’Adige, per 16 Km, portandosi senza difficoltà ai piedi delle Palade, un valico che non avrebbe visto le proprie strade solcate dai “girini” da quasi trent’anni se, in due successivi occasioni, le intemperanze climatiche dello Stelvio non vi avessero dirottato controvoglia la corsa rosa. Per la riscoperta delle Palade si è scelto il suo versante più impegnativo che il 26 maggio del 2010 lo sarà ancor di più, per la scelta di affrontare una durissima variante al tratto iniziale. Infatti, non si attaccherà la salita da Lana, ma da una strada secondaria che da Nalles rimonta aspramente sull’altopiano di Tesimo, luogo di coltivazione della più antica vite d’Europa, la Versoaln (la sua età è stata stimata dagli esperti in 350 anni): si dovrà superare una pendenza media del 10,3%, con un picco al 16%, nei primi 3 Km poi, passata Prissiano, il percorso si acquatterà sull’altopiano per riprendere ad ascendere 3000 metri più avanti, una volta ripresa la “strada maestra”. Da quel punto mancheranno 12,5 Km alla cima del valico, inclinati al 6,8% medio. Lasciatosi alle spalle il Burgraviato (il comprensorio più popoloso dell’Alto Adige dopo quello di Bolzano, il cui centro principale è Merano), si varcherà il confine col Trentino nel corso della discesa dalle Palade, seguendo a ritroso un versante agli antipodi rispetto a quello appena affrontato: una soave planata – la pendenza media è del 4,1% e i tratti più ripidi sono poco acclivi – introdurrà il Giro in Val di Non, dove si andranno a incrociare le rotte del Trofeo Melinda, corsa giovane – prima edizione disputata nel 1992 – nata sulle ceneri del “Circuito degli Assi” e che in pochi anni ha scalato le gerarchie del calendario internazionale, fino a ottenere la classificazione 1.1, una delle più prestigiose (la stessa del Giro dell’Appennino e della Coppa Agostoni, per esempio). Attraversa Fondo, il paese della “Ciaspolada”, la discesa procederà per un’altra quindicina di chilometri, assumendo un aspetto più tortuoso (almeno nella prima parte e nel finale) e discontinuo, interrotta com’è da frequenti falsipiani. Tra i centri toccati in questa fase si segnala Revò, località di villeggiatura situata in magnifica posizione panoramica, al punto d’esser stata soprannominata il “balcone d’Anaunia”. Transitati a breve distanza dal lago artificiale di Santa Giustina, realizzato nel 1951 (all’epoca della costruzione, la sua diga di 152 metri era la più alta d’Europa), il tracciato della 17a tappa giungerà in Val di Sole, teatro degli ultimi 35 Km di gara. Risalendo la “valle dell’acqua” (il nome deriva da Sulis, divinità celtica che i romani identificarono con Minerva, e che proteggeva le fonti termali della zona, presenti non solo a Peio ma anche nella laterale val di Rabbi), il gruppo procederà avendo al proprio fianco la linea ferroviaria “Trento – Malè – Marilleva”, una delle poche a scartamento ridotto rimaste in esercizio in Italia. Inaugurata 101 anni fa, è popolarmente nota come “Vaca Nonesa” (mucca della Val di Non) perché un tempo gli avvisatori acustici delle motrici emettevano suoni paragonabili a muggiti.
Procedendo con alternanza di tratti in lieve pendenza ad altri di pianura-discesa, si guadagnerà gradatamente quota, attraversando prima Malè, centro principale della valle, e poi la stazione turistica di Dimaro, situata all’incrocio con la strada proveniente dalla celebre Madonna di Campiglio, attraverso il Campo Carlo Magno, il “valico degli imperatori”. Se non è mai stato assodato con sicurezza che il primo sovrano del Sacro Romano Impero si sia mai accampato lassù, fatto narrato da una leggenda priva di fondamento, è invece certo che vi soggiornò spesso d’estate, accompagnato dalla moglie Elisabetta di Baviera (la celebre “Sissi”), l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe I, al quale è intolata la strada che raggiunge il valico da Dimaro risalendo la Val Meledrio.
Dopo Dimaro la pendenza aumenta e si pedalerà in salita più sensibile – seppur non dura – per circa 6-7 Km, sino a Mezzana, centro frequentato per gli sport invernali, praticati nella frazione di Marilleva, dotata anche di uno stadio per la pratica dello sci nelle ore notturne.
Attraversata Pellizzano, con un tratto in quota di quasi 5 Km ci si porterà al bivio per il Tonale e, prendendo a sinistra, si attaccherà l’ascesa finale. Si tornerà a puntare verso l’alto per 9,5 Km, affrontando una pendenza media del 4,6% e incontrando i tratti più impegnativi, nel corso dei quali la strada “schizza” fino all’11%, negli ultimi 3600 metri: un finale non duro ma leggermente acidulo – come le acque sgorganti dall’antica fonte di Peio – in grado di dare un tocco di sapore in più a questo sorbetto di montagna.
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella di Prissiano (610m). Coincide con l’omonima località, toccata salendo da Nalles all’altopiano di Tesimo.
Passo delle Palade (1512m). Stretta sella erbosa aperta tra i monti Luco e Cambio, è valicato dalla SS 238 “delle Palade”, che mette in comunicazioni i centri di Lana e Fondo. Quotato 1523 sulle cartine del Giro 2010, è talvolta chiamato col toponimo tedesco di Gampen Joch. La corsa rosa l’ha affrontato sei volte in via ufficiale, tra il 1940 e il 1981: il primo a conquistarne la cima è stato Gino Bartali, nel corso della Ortisei – Trento vinta da Glauco Servadei; l’ultimo passaggio registrato è finito nel carniere del belga Niel Schepmans, che vi scollinò in testa durante la tappa Dimaro – San Vigilio di Marebbe, vinta dalla futura maglia rosa Giovanni Battaglin. Non furono considerati validi per il GPM gli ultimi due passaggi, poiché decisi all’ultimo momento, per aggirare l’intransitabile Stelvio. Nel 1984 la Lecco – Merano divenne Pontida – Merano e fu conquistata da Bruno Leali, mentre nel 1991 la tappa che doveva partire da Tirano – diretta a Selva di Valgardena, dove giunse primo Massimiliano Lelli – prese le mosse dall’Aprica. In entrambe le occasioni il GPM dello Stelvio fu recuperato sul Tonale.
Mauro Facoltosi
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Foto copertina: uno scorcio dell’abitato di Peio (panoramio)
25-05-2010
maggio 26, 2010 by Redazione
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GIRO D’ITALIA
L’italiano Stefano Garzelli (Acqua & Sapone) si è imposto nella sedicesima tappa, cronometro San Vigilio di Marebbe – Plan de Corones, percorrendo 12,9 Km in 41′28″, alla media di 18,665 Km/h. Ha preceduto di 42″ l’australiano Evans e di 54″ il francese Gadret. Maglia rosa è lo spagnolo David Arroyo Duran (Caisse d’Epargne), con 2′27″ sull’italiano Ivan Basso (Liquigas-Doimo) e 2′36″ sull’australiano Porte.
FDB INSURANCE RAS (Irlanda)
L’irlandese David O’Loughlin (Belgium An Post Sean Kelly) si è imposto nella terza tappa, Carrick On Shannon – Oughterard, percorrendo 171 Km in 3h49′50”, alla media di 44,641 Km/h. Ha preceduto di 1″ il britannico Richardson e lo svedese Johansson. Dopo il ritiro di Luca Barla per la caduta nella seconda tappa, l’unico italiano rimasto in gara è Alessio Signego (Japan – Nippo), oggi 116° 7′18″. Il namibiano Dan Craven (Britain Rapha Condor Sharp) conserva la testa della corsa con 7″ e 11″ sui britannici McNally e Gilham. Signego è 62° a 10′54″
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI PLAN DE CORONES
maggio 26, 2010 by Redazione
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Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.
Foto copertina. Immagine di “servizio”: l’indicazione per il controllo antidoping (foto Giuseppe De Socio)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
“Garzelli si mette la Corones. Basso-Evans, è da brividi”(Gazzetta dello Sport)
Garzelli su Plan de Corones. Basso a 2′27″ da Arroyo(Corriere dello Sport – Stadio)
Garzelli on top in mountains (The Daily Telegraph)
Le chrono pour Garzelli(L’Equipe)
Gadret 3e de la 16e étape : “Mon Giro est réussi” (Le Monde)
Arroyo mantiene el tipo(As)
Arroyo cumple con el Plan
Garzelli gana la etapa y Arroyo sigue de rosa(El Mundo Deportivo)
Garzelli gagne, Arroyo s’accroche(Le Soir)
Garzelli remporte le contre-la-montre(La Dernière Heure/Les Sports)
Garzelli gagne le chrono en montagne (actu24.be)
Cadel Evans klautert terug (De Standaard)
Garzelli: “Arroyo sera dur à battre” (Sud Presse)
Garzelli beats Evans in Giro d’Italia mountain time trial(USA Today)
Garzelli Wins Giro Stage (The New York Times)
Evans back to fourth in Tour of Italy (The Age)
Evans digs deep to stay in contention (The Australian)
Evans climbs up to fourth (Herald Sun)
Evans climbs in standings (The Daily Telegraph – Australia)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
S: Se Evans vuole vincere il Giro, è oggi che deve battere il colpo. Non vedo altri che possano contrastare Basso da qui a Verona.
H: GARZELLI: stupefacente per i distacchi rifilati agli altri che invece sono stati molto vicini tra loro e per il fatto che sono maturati quasi per intero nella seconda parte; è vero che è un corridore molto adatto alle cronoscalate (nel 2000 vinse un Giro con una tappa simile a una cronoscalata e nel 2009 fu 2° sul Blockhaus in una tappa di 83 km) e che negli ultimi giorni si è risparmiato ma da qui a dire che potesse dominare oggi ce ne passa
EVANS: ha fatto quello che doveva, vale a dire recuperare su Basso quel tanto che bastava per poter far sì che il varesino dovrà nuovamente staccarlo nei prossimi giorni per vincere il Giro
GADRET: sorprendente ma non più di tanto, l’abbiamo già visto in passato andare forte sulle grandi pendenze e già nel 2006 fu protagonista sul Furcia
NIBALI: uno dei protagonisti in positivo, pensavo che perdesse molto di più e con la situazione attuale in classifica potrebbe essere utile a Basso attaccando da lontano nei prossimi giorni
SCARPONI: come ogni tanto gli succede ha pagato dazio nel finale, la sua prova resta discreta ma non ha guadagnato abbastanza sui suoi rivali per il podio
BASSO: non è uno specialista delle cronoscalate ma è andato meno bene del previsto, rimane il favorito del Giro ma deve guadagnarselo a differenza di due giorni fa quando il suo successo sembrava scontato
VINOKOUROV: l’impressione è che salterà in aria nei prossimi giorni, oggi come su Grappa e Zoncolan si è salvato a stento ma i prossimi tapponi gli sono nemici
CUNEGO: in passato ha fatto discrete cronoscalate ma evidentemente lui che è un corridore di fondo non ha digerito una prova di soli 13 km dopo il giorno di riposo; dovrebbe tornare competitivo nei prossimi giorni a partire da domani, a caccia di una tappa
ARROYO: bravissimo, ha perso molto meno di quello che pensavo e se continuo a credere che non potrà vincere il Giro le sue chances di salire sul podio sono molto aumentate
PORTE: anche lui si è difeso benissimo ma da lui me l’aspettavo viste le sue doti di cronoman; un piazzamento finale nei primi 7-8 è alla sua portata
SASTRE: prestazione non da buttare via visto che anche lui è un corridore di fondo; sta di fatto che ora se vuole salire sul podio deve staccare gli avversari diretti in salita e finora è successo il contrario
PINOTTI: come sullo Zoncolan si è gestito male perdendo molto terreno nel finale ed è strano visto che di solito sa dosare bene le forze; comunque è più resistente che in passato e un posto nei 10 non dovrebbe sfuggirgli
altre considerazioni sparse, in primis i tempi che sono stati mediamente più alti rispetto al 2008 malgrado si venisse dal giorno di riposo e questo è segno di un Giro durissimo e magari più pulito di due anni fa; i distacchi sono stati anche minori di allora e stranamente quasi tutti i big sono calati nella seconda parte e non ho spiegazioni per questo, forse è dipeso dal caldo o forse lo sterrato si è leggermente deteriorato ma non mi pare
M: Non ho voglia di commentare la minchiata che è questa gara di cicloalpinismo che nulla ha da vedere con il ciclismo.
C: Quotissimo!
V: Su questo concordo anch’io! Come cronoscalata è ridicola! Però ormai possiamo farci davvero poco… E l’andazzo pare essere in questo senso, dato che l’hanno riproposta dopo pochissimo tempo dalla prima volta… Aiutoooo!!
Io sogno una “cronometro” epica, tipo un Tirano – P.so Gavia (passando dall’Aprica): togliendo il tempo massimo ovviamente, ma così da far scontrare per una buona volta i big tra di loro a distanza, senza aiuti da parte di gregari o tatticismi assurdi… So che è ingestibile o quasi a livello organizzativo, ma sarebbe uno spettacolo incredibile!
V: Tappa di una noia mortale. Come prevedibile.
Non era più bella una crono bella piatta da 50 km??
Lì fioccavano i minuti, altro che le nespolette del Plan De Corones.
C: Mi associo! Non ho potuto vedere la tappa oggi, ma solo l’idea di percorrere una pista da sci al contrario mi lascia davvero perplesso. Mi da l’impressione che si cerchi la novità “estrema” a tutti i costi, giusto per richiamare l’attenzione. A quando la cronoscalata del grattacielo Pirelli con le ventose appiccicate ai tubolari?
P: Straquoto! Tanto più che vogliono spacciare come sterrato un fondo stradale che praticamente è come asfalto. Si tratta solo di una esibizione fatta a uso e consumo del consorzio turistico locale, che secondo me ha poco a che vedere con il ciclismo. E simili considerazioni si possono fare anche sullo Zoncolan, almeno quest’anno l’hanno messo dopo altre 3 salite ed infatti si è vista più selezione. Per me a livello di pendenze non bisognerebbe andare oltre il Mortirolo.
F: Per voti e pagelle, ha scritto tutto benissimo H. Quoto quasi alla lettera.
Sulla tappa in sé: nutro anch’io parecchie riserve. C’è qualcosa di patologico in questa esasperata ricerca dell’”estremo”. Da qui a definirla una minchiata, ecco, ce ne corre. E la noia, no; oggi non mi sono certo annoiato.
PS: Per dirla con uno Zomegnan d’annata (2009), “speriamo che fra qualche mese la classifica di stasera sia ancora la stessa”. I confronti con il famigerato precedente di due anni fa lasciano pensare (anche tenendo conto che il fondo era migliore e oggi più scorrevole…). Certo qualche anomalia c’è stata anche oggi, ma non dico nulla in proposito.
PPS: Occhio a non cadere dalla padella nella brace. Una cronoscalata del Gavia sarebbe più animalesca dello sforzo richiesto oggi (anche se avrebbe, su questo concordo, più senso tecnicamente).
H: mi sembra esagerato tutto quest’ostracismo verso Plan de Corones…in primo luogo il tratto al 24% dura solo 50 metri e per il resto è una salita durissima ma ”normale”, di sicuro meno dura dello Zoncolan, e in secondo luogo come ho detto altre volte sono favorevolissimo alle cronoscalate in genere, è vero che non premiano i corridori di fondo ma le tappe per i corridori di fondo in questo Giro non mancano e dunque non vedo perchè non debba esserci anche una cronoscalata
J: E’ il parere che condivido maggiormente. Ci può stare anche la cronoscalata, ma a Verona si doveva fare una crono vera da 40 km tutta piatta!
M: L’ostracismo è mio e “minchiata” è stata un’espressione un po’ forte che ho usato per mettere in evidenza l’inutilità di questa tappa. Ma è una mia opinione, dalla quale si può dissentire o meno senza problemi.
Nemmeno io ho qualcosa contro le cronoscalate, ma penso che debbano essere realizzate su percorsi che permettano anche dei contenuti tecnici e, sempre secondo me, a Plan de Corones di contenuti tecnici non ce ne sono stati.
Nemmeno io mi sono annoiato ieri, ma non mi sembra una cosa degna di una corsa a tappe vedere ciclisti arrancare a 10 all’ora su una salita (mi sembrava di vedere me nei miei giorni migliori) creata per l’occasione, poi.
Una cronoscalata dovrebbe permettere di spingere, di realizzare distacchi. Io la vedrei bene sul Terminillo, per esempio, o sul Pordoi, al limite sullo Stelvio, anche se lì c’è il problema della quota elevata che la renderebbe oltremodo dura.
OGGETTO: IL SUCCESSO DELLO ZONCOLAN
N: Un trionfo mediatico ed anche organizzativo. Sicuramente un successo di CAINERO che ha già promesso il Crostis (seppur non nei prossimi anni). Io però mi ricordo di aver scoperto (come tutti, Cainero compreso) lo Zoncolan grazie agli articoli di H. Allora sembrava impossibile che il Giro osasse ed invece…. un trionfo!
Grazie H. per aver svelato il mostro.
C: Continuo invece a pensare che salite come lo Zoncolan siano troppo dure. Inserirla nei grandi giri la trovo una forzatura estrema, usata solo come spot promozionale e senza troppa valenza tecnica. Così come viene fatto in Spagna con l’Angliru.
Il massimo di durezza come salita per un grande Giro per me è rappresentata dal Mortirolo, che , avendo anche una discesa praticabile, è di più facile gestione. Le salite estreme, soprattutto dove è obbligatorio iserirle come arrivo di tappa, sarebbe meglio le lasciassero ai cicloamatori.
J: Una volta ogni 3 edizioni ci può anche stare.
M: Non è che ci sia tanta differenza fra le due salite, è forse invidia perchè qualcuno ha racimolato un pò di soldi e con qualche conoscenza ha portato lo spettacolo da noi e non dalle vostre parti?
F: Sono d’accordo. Sarebbe avvilente trasformarlo in una consuetudine. Peggio che mai piazzandolo alla fine di una tappa breve e pianeggiante (sul genere del Block Haus 2008). Il valore della giornata di ieri nasceva anche dal lungo chilometraggio, con asperità secche e rognose che si sono accumulate nelle gambe dei corridori. Per conto mio, un gruppo che si sgrana e arriva alla spicciolata è un segnale chiaro; ieri si è fatto sul serio, in una cornice di pubblico che ha reso l’evento probabilmente memorabile. Un successo.
H: Troppo buono, N. Non ingigantire i miei meriti. Io mi limito a divulgare i suggerimenti e le notizie che raccolgo dalla base. Grazie a voi, quindi. Grazie a voi tutti, che siete un patrimonio di conoscenze inestimabile per il mondo del ciclismo e del cicloturismo. Nel caso dello Zoncolan, ad esempio, io mi sono limitato a dare spazio alle segnalazioni di un amico, il friulano Sandro Supino, tra l’altro autore di Ediciclo, il primo a parlarmi dello Zoncolan. Se non ci fosse chi, come te, come voi, come noi, ha la passione di andare in perlustrazione su questa o su quella montagna e, alla fine della sua esperienza, dà inizio al tamtam, con gli amici, sul web o sugli organi di stampa, forse le bellissime salite come lo Zoncolan non arriverebbero al Giro d’Italia. E grazie a te, a voi o, se vuoi, grazie a noi che il Tour, il Giro e la Vuelta si arricchiscono di nuove grandi pagine di storia scritte su nuove montagne che nei prossimi decenni saranno ricordate. Grazie a voi, quindi. A voi tutti.
C: Assolutamente no!
Col Mortirolo mica ci guadagno io. E non è neanche dalle mie parti. Nel 2007 ero all’arrivo dello Zoncolan e vedere che un arrivo di tappa viene posizionato su una piazzola di 30 metri quadri l’ho trovata una cosa estremamente ridicola. E lo penserei anche in caso di arrivo a Punta Veleno che è ad un tiro di schioppo da casa mia.
E tra le due secondo me c’è una bella differenza sia come durezza massima, sia e soprattutto per il fatto che il Mortirolo può essere inserito come salita intermedia.
H: Beh, anche lo Zoncolan può esseere utilizzato come salita intermedia, volendo. Lo spazio, sul Kaiser, effettivamente è molto scarso, però non è che, ad esempio, Hautacam o Alto de Angliru abbondino di ettari.
C: Infatti ho la stesso parere contrario su Angliru ed Hautacam (che non conosco personalmente ma che dalle immagini televise sembrano poco più che dei piazzali). Come pure sono contrario riguardo l’arrivo sul Plan di domani, dove addirittura la strada se la sono inventata.
Sullo scendere dal Kaiser, beh con quei primi 3 Km di discesa verso Sutrio, io la vedo veramente dura.
H: D’accordissimo sul Corones. E’ una forzatura. Un autentico artificio.
R: A me personalmente la salita dello Zoncolan, se inserita una volta ogni tre o quattro anni piace, meglio ancora come quest’anno, messa alla fine di un duro percorso.
Per quanto riguarda lo spazio di arrivo dell’Hautacam, avendolo fatto tre anni fa, vi devo contraddire perchè il piazzale a disposizione è molto ampio, diverso se l’arrivo lo posizionano al col du Tramessel un paio di Km sopra.
G: Ho paura che un primo vincitore il giro lo abbia già: Zomegnan. Copio e incollo dall’Equipe:
“J’ai rarement vu autant de monde dans une etape.”
“en tt cas dommage que le tour et sa caravane publicitaire se refuse a ce genre d ascension. Le giro n’est très peu médiatisé en France et c’est bien dommage! Il n’y a pas eu une étape ou il ne s’est rien passer, plein de rebondissements..En tout cas, le Tour de France devrait s’inspirer du Giro.”
“A quand les forts pourcentages, les cols inconnus sur le Tour?”
“Le monte zocolan l’enfer cette endroit on devrait l’intégrer dans le TF,des montées avec un % phénoménale,l’alpe d’huez-ventoux-pyrennees de la gnognotte bravo Yvan ta frappé un grand coup là,le tour de France feras figure de cyclo-tourisme a coté du giro”
S: Lo Zoncolan è stato un successo tecnico popolare e mediatico, tanto da da avere persino i complimenti dell’Equipe……….. per fare un paragone è come se Moggi e Moratti si elogiassero…
Anche come distacchi mi pare che fra Basso e il decimo ci sono stati 3′-4′ !!!!!!!!!!
Comunque anch’io non son d’accordo per averlo tutti gli anni, ma ogni 3 sì, abbiamo tante salite vere in Italia che si posson alternare, che ne so l’anno prossimo al posto dello zoncolan mettere punta veleno, al posto del Mortirolo sto Padrio che vogliamo da anni, al posto dell’inutile Gavia la Valcava.
N: Confermo il successo fenomenale (derivato dalla grandissima organizzazione di Cainero e dalle tappe precedenti che avevano fatto lievitare l’interesse).
Naturalmente lo Zoncolan va fatto una tantum. Il vantaggio è che in Italia si possono ruotare almeno una decina di Giganti HC (diciamo un paio all’anno ) Zoncolan (non dimentichiamo il versante da Priola), Mortirolo, Padrio, Punta Veleno, Crostis, San Pellegrino in Alpe, ma anche Finestre, Fauniera, Agnello etc….
M: secondo me la salita simbolo del Giro d’Italia rimane lo Stelvio, che andrebbe proposta ogni anno come arrivo, poi anche se c’è stato un passaggio quest’anno il Grappa come arrivo è una salita che farebbe selezione ben più dello Zoncolan o del Mortirolo sempre se affrontata da uno dei 3 versanti più impegnativi, e lì spazio c’è nè.
N: Lo Stelvio è troppo alto per rischiare ogni anno un arrivo. Mi sa che se l’anno prossimo rischieranno il Nivolet ci sarà da incrociare le dita per il tempo.
Gravissima dimenticanza la mia nel non citare Bocca di Forca, Archeson, e Grappa da Seren… tre altre HC.
G: Bocca di Forca e Archeson sono prive di spazio.
Lo Zoncolan posto in una tappa seria si è rivelato uno splendido arrivo. Il sogno sarebbe un Crostis-Zoncolan.
Non mi dispiacerebbe nemmeno un arrivo sull’altopiano del Montasio, sul Matajur o magari sul Mangart.
M: Bocca di Forca e Archeson non vanno come arrivo: l’arrivo va posto in cima al Grappa, e ce n’è ancora da scalare!
M: Scordatevi Archeson, Bocca di Forca e Padrio: Stefano Di Santo, il cartografo del Giro, mi ha detto di conoscerle e che non sono idonee al passaggio del Giro a causa della strada troppo stretta.
C: Con tutto il rispetto per Di Santo, che stimo molto, ma non credo minimamente che il problema sia la larghezza della carreggiata. Lo Zoncolan non mi pare poi così largo, per non parlare del Cuel di Forchia o della Madonna del Colletto, o del Passo Bordala. Se ci fosse qualche “promotore finanziario”, la larghezza della strada sarebbe un problema tranquillamente superabile. In fondo anche le gallerie del Kaiser qualche anno fa erano ritenute assolutamente troppo basse.
P.S.: non me ne vogliano gli amici Friulani. Non sono geloso della popolarità acquisita per la tappa di domenica, anche se così potrebbe sembrare. Sono stato su Zoncolan, Sella Razzo e Crostis e le reputo montagne splendide. Solo trovo questa ricerca continua della salita estrema un esercizio pericoloso e poco adatto ai grandi giri che dovrebbero cercare di essere “Grandi Giri” al di là del percorso.
N: Un grande giro, per me, al 70% è il percorso e al 30% i partecipanti. Un percorso scadente sarà noioso anche coi fenomeni.
P: Mi sa tanto che il problema del Grappa non è la larghezza della strada, bensì i quattrini. In cima non ci sono stazioni sciistiche da promuovere, come Zoncolan, Plan de Corones e Tonale. Mi accontento di averlo visto quest’anno come passaggio, ma certo un arrivo in cima farebbe grande selezione da qualsiasi dei versanti.
G: Strette bocca di forca o archeson? non dicevano in tv di prendere in considerazione per i prossimi anni la panoramica delle vette? Sarebbe la prima tappa ad eliminazione: chi non cade nel dirupo vince!
J: Non sono d’accordo. Con la voglia di vincere di Basso, Vinokurov, Evans & C. ci sarebbe da divertirsi anche a vederli correre intorno ad una rotonda!
Per me 40% percorso 60% corridori.
H: Sono d’accordo con Jack. La cosa che mi ha più sorpreso negli ultimi anni è l’impegno con il quale alcuni importanti corridori stranieri partecipano al Giro. Prima Contador, Menchov e Sastre, ora Evans e Vinokourov. Il merito del successo del Giro degli ultimi anni va ascritto principalmente alla decisione di invertire le proporzioni tra partecipanti italiani e stranieri. Da quando ci sono più stranieri che italiani la corsa è aperta, senza controllo, s’infiamma al 1° chilometro e appassiona sino alla fine. E’ questo il segreto principale. Le scelte in materia di itinerario hanno un’incidenza pari al 10-15%. Almeno sul piano tecnico. Le belle salite, quelle più dure, quelle panoramiche, quelle leggendarie hanno un impatto importante sul piano coreografico, ma dal punto di vista tecnico contano molto meno.
S: 75% il percorso e 25% i partecipanti, tantevvero che pur saronniano ero insoddisfatto dei percorsi 77-85, piatti e pieni di cronometro
Addirittura nel 1986 scelsi positivamente la tappa del San Marco e Foppolo, la prima vera di montagna dopo anni al Giro, pur col mio beniamino sconfitto. Perse il Giro li’, ma la sera ero soddisfatto, prima il percorso, poi il tifo, poi i partecipanti.
Quando facevo i miei fantagiro, erano zeppi di montagne, ne feci uno di 26 tappe tutte con arrivo in salita e nessuna menzione a chi partecipava poi
Poi sul fatto che abbia senso o meno è soggettivoM è ovvio che la maggioranza dei tifosi, anche esteri che ci invidiano, pensano che le salite dure siano il sale dei GT; mentre c’è chi ne vuole di meno, c’e’ chi pensa che le crono son inutili e anti sportive, chi l’opposto, idem per le salite dure, idem per chi ritiene inutili salite “vecchie” come Aspin o Pordoi.
N: La panoramica solo con interventi di ripristino e messa in sicurezza. Dopo il successo di quest’anno con lo Zoncolan potrebbero stanziare i fondi già previsti ma utilizzati in altri ambiti vista la situazione economica.
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
GIRO A SEGNO
Rubrica semiseria sul Giro 2010, in ricordo del grande Raimondo Vianello
Garzelli vince al Plan de Corones.
Eran tutti convinti di fare i conti con lo sterrato
han dovuto fare i conti con lo stempiato….
by Napo
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Brunico – Peio Terme
Brunico: cielo sereno, temperatura 21,7°C (percepiti 18°C causa vento), vento moderato da SSW (18-28 km/h), umidità al 55%, possibilità di debolissimi piovaschi (meno di 0,1 mm)
Bressanone (31,2° Km): alternanza di pioggia deboli (0,4 mm) e schiarite, temperatura 23,5°C (percepiti 20°C causa vento), vento moderato da SSW (17-26 km/h), umidità al 57%
Bolzano (71,2° Km): cielo sereno, temperatura 24,7°C (percepiti 22°C causa vento), vento moderato da SSW (17-26 km/h), umidità al 55%
Tesimo (92,3° Km): poco nuvoloso, temperatura 23,3°C (percepiti 20°C causa vento), vento moderato da S (17-24 km/h), umidità al 53%, possibilità di debolissimi piovaschi (meno di 0,2 mm)
Fondo (119,6° Km): cielo sereno, temperatura 19,1°C (percepiti 16°C causa vento), vento moderato da SSW (19-31 km/h), umidità al 55%
Malè (147° Km): cielo sereno, temperatura 20,4°C (percepiti 16°C causa vento), vento moderato da SSW (20-29 km/h), umidità al 56%
Peio Terme: cielo sereno, temperatura 16°C (percepiti 12°C causa vento), vento moderato da SW (19-28 km/h), umidità al 53%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
IERI
Processo alla Tappa speciale del giorno di riposo
De Stefano: “Benvenuti sullo Zoncolan” (erano già in diretta dal Plan de Corones)
De Stefano bis: “Gianni Savio, DS della Adroni Diquigiocattoli” (Androni Giocattoli – Diquigiovanni)
OGGI
TV Sorrisi e Canzoni (numero uscito oggi, presentazione tappa del Tonale): “Spazio dunque agli scalatori come i nostri Stefano Garzelli, Paolo Tiralongo o Damiano Cunego” (Tiralongo si è ritirato da più di una settimana)
Secondini: “L’ultima salita al 24%” (oggi c’era una sola salita)
Sgarbozza: “Nel 1969, alla Vuelta vinsi a Talavera de Reina” (Talavera de la Reina)
De Luca: “Siamo qui vicino agli arrivi” (c’erano due percorsi differenziati?)
Pancani: “Sentiamo anche l’urlo della montagna” (oddio, una frana in piena tappa!!)
De Luca: “Pieve di Marelbe“(Marebbe)
Cassani: “Ivan Basso l’ultima cronoscalata l’ha fatta tanti anni fa al Tour” (è stata quella del Mottarone nel 2006, subito dopo il Giro)
Pancani: “Gli occhi di Ivan Basso, con i quali aveva conquistato lo Zoncolan” (povero Basso, avrà perso qualche diottria)
De Luca: “Se volete chiedervi qualcosa”
Sgarbozza: “Vittorio Adorni, presidente del ciclismo mondiale” (quello è McQuaid, Adorni è solo presidente del consiglio del ciclismo professionistico)
La perla della giornata è di Pancani
“Sta suonando la campana Pace e Concordia, con un peso di 2018 TONNELLATE”
EH, LA MADONNA!!!! ROBA DA FAR VENIR GIU’ IL PLAN DE CORONES!!!
A Francè’, hai fatto la crasi tra il nome della campana (Concordia 2000) e il peso della stessa, 18 tonnellate appena.
E la pace? Boh, pace!
Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.
Speaker di radiocorsa, tappa Tarvisio – Grossglockner, Giro del 1971: “Manca un chilometro a Kehre”
Pochi secondi dopo: “Mancano due chilometri a Kehre”
Dopo dopo: “Mancano tre chilometri a Kehre”
Cos’era successo? Non si rendeva conto lo speaker che la fantomatica Kehre si allontanava sempre di più?
La spiegazione è semplice: iniziata la salita verso il Grossglockner lo speaker, che seguiva la corsa dalla macchina, si era messo a leggere le indicazioni riportate sui cippi posti su ciascun tornante dell’ascesa, che sono numerati dal basso in maniera crescente e che riportano la scritta “kehre” (tornante in tedesco)
ARCHIVIO ALMANACCO
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3a tappa Amsterdam – Middelburg
4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)
8a tappa Chianciano Terme – Terminillo
9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni
12a tappa Città Sant’Angelo – Porto Recanati
13a tappa: Porto Recanati – Cesenatico
15a tappa: Mestre – Monte Zoncolan
IL PLAN INCORONA GARZELLI
Il 36enne varesino vince in 41’28’’ la cronoscalata di Plan de Corones, 16a tappa del Giro d’Italia, precedendo Evans di 42’’ e Gadret di 54’’. 6° posto per Basso, preceduto anche da Nibali e Scarponi. Il re dello Zoncolan rende 28’’ a Evans, che riduce il ritardo dal leader Liquigas a 42’’. Buona difesa di Arroyo, che chiude 16° a 2’16’’, mantenendo 2’27’’ di vantaggio in classifica generale. Porte (+2’17’’) scivola al 3° posto, dietro Basso.
Foto copertina: l’incoronazione di Ivan Basso (foto Giuseppe De Socio)
Il varesino che non ti aspetti. In quella che doveva essere la tappa del nuovo duello tra Evans e Basso, è sbucato a sorpresa Stefano Garzelli, pesantemente attardato sul Monte Grappa e sullo Zoncolan, ma capace di divorare gli ultimi e più impegnativi 5 km dell’ascesa ai 2273 metri di Plan de Corones, in cui ha rifilato dal minuto in su a tutti gli avversari. A cominciare dal campione del mondo, più veloce di tutti fino al Passo Furcia, ma che ha poi pagato 55’’ nella seconda parte, pur incrementando il vantaggio sugli altri big, per arrivare ad Ivan Basso, che ha perso terreno dal suo più temibile avversario lungo tutti i 13 km scarsi della prova, accusando 18’’ sull’asfalto e 10’’ sullo sterrato.
Dopo alcuni avvicendamenti in testa alla classifica prima dell’entrata in scena dei big, è stato Rigoberto Uran a piazzare il primo tempo di peso, con un 43’04’’ che gli sarebbe poi valso il 7° posto finale, prima dell’insediamento al comando di Garzelli, che in un colpo solo ha abbattuto le barriere dei 43 e 42 minuti, rifilando oltre 1’ e mezzo al colombiano. È risultato subito chiaro come si trattasse di una prova notevole, ma ben pochi ipotizzavano che nessuno sarebbe poi stato in grado di scalzare il trionfatore del Giro 2000 dalla testa della graduatoria. Tanto più che Scarponi, Nibali ed Evans hanno fatto registrare in rapida successione intermedi paragonabili o inferiori a quello di Garzelli al Passo Furcia, con l’australiano più veloce di tutti, che già recuperava 18 dei 79 secondi resi a Basso sullo Zoncolan.
Uno dopo l’altro, però, le firme più attese hanno lasciato per strada parecchi secondi nella seconda e più tremenda parte di gara, spostando così l’interesse di tutti dalla lotta per la vittoria di tappa, apparsa già saldamente nelle mani del vincitore finale dopo l’arrivo di Evans, a quella per la classifica generale, dove Basso vedeva sciogliersi parte delle certezze acquisite domenica. L’uomo Liquigas ha infatti concesso alla fine 28’’ a Evans, vedendo ridursi a 42’’ il margine nei suoi confronti in graduatoria generale, e non ha guadagnato nulla nella seconda metà di gara nei confronti di Arroyo, difesosi strenuamente, e alla fine capace di limitare a 1’06’’ il ritardo nei confronti del più diretto inseguitore (1’’ meno di Porte, scivolato però al 3° posto). Il varesino resta dunque il favorito principale per il successo finale, ma le quotazioni di Evans sono in risalita, e il sorpasso su Arroyo appare strettamente legato alla tappa dell’Aprica, e a quanto Basso saprà fare quel giorno sul Mortirolo.
Mentre Arroyo, Basso ed Evans continuano a giocarsi la Rosa di Verona, sono invece in netto ribasso le quotazioni di Carlos Sastre, presentatosi al via da 4° in classifica, con 22’’ di margine sul campione del mondo, salvo poi accusare oltre 2’ e mezzo sul traguardo, dicendo probabilmente addio alle residue possibilità di successo. Molto meglio, oltre al sorprendente Gadret (3° a 54’’), Nibali, 4° a 1’01’’, e Scarponi, 5° a 1’07’’, in mezzo ai quali resta un discreto Vinokourov, 8° a 1’37’’. Abbastanza deludente Cunego (14° a 2’10’’), mentre accettabile, viste le caratteristiche, è stata la difesa di Marco Pinotti, 25° a 2’43’’, facente parte della foltissima schiera di corridori (venti) giunti con un ritardo compreso tra i due e i tre minuti. Karpets e la sua mole imponente hanno prevedibilmente pagato le pendenze estreme del Plan, mentre Gerdemann, 9° stamane, è pressoché uscito di classifica con una atroce prova da 103° posto, a 5’59’’ dal vincitore. Vincitore che ancora una volta, come dodici mesi fa, dovrà rimpiangere una giornata nera, quella del Grappa, che ha di fatto compromesso le sue possibilità di un piazzamento di rilievo in classifica generale (i 9’ accusati sullo Zoncolan crediamo siano stati in gran parte frutto di una deliberata scelta di salvare la gamba).
In classifica, Arroyo guida dunque ora con 2’27’’ su Basso, 2’36’’ su Porte e 3’09’’ su Evans, con Sastre (+4’36’’), Nibali (+4’53’’), Vinokourov (+5’12’’) e Scarponi (+5’25’’) pronti a fiondarsi sul podio nel caso in cui al più che probabile cedimento di Porte se ne aggiunga uno più grave del previsto da parte della maglia rosa. Difficile che altri possano invece inserirsi nella lotta, visto che tra il leader Diquigiovanni e il resto del gruppo, capeggiato da Kiserlovski, intercorrono 3’ e mezzo e una notevole differenza di passo in salita.
Domani, il Giro trascorrerà un’altra giornata sulle Alpi, sebbene decisamente più tranquilla delle ultime tre, con l’ascesa del Passo Palade, a 70 km dal traguardo, a fare da riscaldamento per la breve ascesa che porterà sul traguardo di Peio Terme, quasi certamente decisiva. Probabile l’arrivo di una fuga, anche se i 20’’ di abbuono in palio, il possibile successo parziale e la possibilità di mettere in difficoltà qualche corridore meno esplosivo potrebbero allettare qualche uomo di classifica con la necessità di recuperare. Di certo, in ogni caso, se Arroyo lascerà la maglia rosa di qui a Verona, non accadrà domani.
Matteo Novarini
DAL GIAPPONE CON FURORE
Nelle scorse giornate si è corso il Giro del Giappone, breve ma intensa ed impegnativa corsa a tappe che aveva il suo momento clou nella cronoscalata al celebre Monte Fuji.
La durissima ascesa ha lanciato alla grande l’italiano Cristiano Salerno, già detentore della maglia di miglior scalatore, che ha affibbiato distacchi da tappone agli avversari. Grande festa in casa De Rosa – Stac Plastic: la formazione diretta da Fabio Bordonali è, infatti, tornata in Italia con il successo finale ma anche con quattro vittorie di tappa (su 7 frazione disputate), equamente spartite tra lo stesso Salerno e Claudio Cucinotta.
Foto copertina: Cristiano Salerno in maglia verde di leeader del Tour of Japan (sportitalia.com)
Nelle prime ore italiane di domenica 23 maggio si è concluso anche il Giro del Giappone.
La corsa a tappe inserita nel Calendario dell’Asia Tour dell’UCI è finita nel miglior modo per i colori italiani.
A imporsi nella classifica generale è stato il professionista imperiese Cristiano Salerno portacolori della De Rosa-Stac Plastic, squadra di estrazione italiana, ma affiliata in Irlanda.
Per ottenere questa vittoria finale il ciclista ligure ha cominciato a gettare le basi già nella seconda tappa, quando si è imposto nel circuito di Nara davanti all’allora leader della classifica, l’australiano Michael Matthews, vincitore della cronometro iniziale. Vittoria questa che ha anche il primato di essere la prima da professionista del ragazzo di Oneglia e gli ha permesso fin da subito d’indossare la maglia rossa di miglior scalatore.
Dopo quella vittoria il nostro raccoglie una 23a posizione nella terza tappa e un 7o posto nella quarta.
Ma è nella 5° tappa che Cristiano porta a compimento il suo capolavoro. La cronoscalata al Monte Fuji, 11,4 km con pendenza media del 10,5% e un dislivello di 1200m, mette in luce le qualità di scalatore dell’imperiese che stacca di 1′15” il kazako Mizurov.
Dopo l’impresa del Monte Fuji, che gli frutta anche la maglia verde della classifica generale, l’affrontare le ultime due tappe è stato quasi una formalità. La sesta tappa, tracciata su di un circuito vallonato di 12,2 km da ripetere 8 volte, ha visto la determinazione del leader e la compattezza della sua squadra che ha controllato la corsa in maniera decisiva e ha portato Salerno a chiudere in 15a posizione, senza mai avere un attimo di difficoltà.
L’ultima tappa è stata, invece, la classica ciliegina sulla torta per la squadra di Bordonali.
Il successo di tappa, infatti, è andato in volata a Claudio Cucinotta, al secondo centro in questo Giro del Giappone, e la passerella trionfale è stata tutta per Salerno, che ha concluso la missione nel paese del Sol Levante con la leadership in due delle tre classifiche individuali previste nella corsa a tappe giapponese.
La squadra nata dalle ceneri della LPR di Di Luca e Petacchi, ha al suo attivo in questo 2010 già 9 affermazioni, compresa anche la vittoria nella classifica henerale nel Giro della Provincia di Reggio Calabria con Montaguti.
Mario Prato