DIAMO UN PO’ DI NUMERI ALLE SQUADRE
maggio 31, 2010 by Redazione
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All’indomani dell’epilogo di questo Giro d’Italia 2010 davvero spettacolare che ha incoronato, per la seconda volta, “lider maximo” Ivan Basso, facciamo una panoramica di commenti più o meno scherzosi e valutazioni sulle 22 squadre che hanno animato le tre settimane rose. E che nessuno se la prenda a male.
Foto copertina: sul podio dell’Arena la Liquigas-Doimo festeggia il capitano in rosa (foto Giuseppe De Socio)
Alla fine di ogni evento è sempre tempo di bilanci, di voti, di pagelle, di ipotesi su quello che succederà in futuro. Allora oggi ci divertiamo con una analisi accurata, a volte anche scherzosa, delle 22 squadre che hanno animato (chi più, chi meno) questa 93° edizione del Giro d’Italia: tattiche scriteriate, giochi di squadra inesistenti, era meglio chiamare qualcun altro, suggerimenti per il futuro.
Insomma di tutto di più. E allora partiamo.
LIQUIGAS-DOIMO. Voto 10. Conquistano ben quattro “tituli” a livello generale, visto che al rosa di Ivan da Varese ci vanno aggiunte le tre classifiche a squadre. Ma c’è anche chi ha lavorato nell’ombra, ma non più di tanto. Da Nibali che ha completato il podio, oltre che essersi sciroppato molto volentieri il Grappa ma senza rimanere eccessivamente ubriaco (anche se gli etilometri dello Zoncolan hanno prodotto una serie di palloncini che si erano gonfiati eccessivamente…) a Kiserlovski amico di tutto e di tutti ma che, alla fine, si è ritrovato a chiudere la top-10 che, forse, è anche più prestigiosa di un Giro dell’Appennino. Su Agnoli bisognerebbe scrivere un libro e non basterebbe (ma un giorno riuscirà a correre per se stesso), mentre Szmyd è andato un pochino sotto alle aspettative. Troppa paura ha costretto Sabatini a non seguire il cowboy Farrar a Bitonto, mentre ha trovato il podio parziale anche Dall’Antonia. Insomma, trovare una pecca al giro dei “verdi” è pressoché impossibile. Poi, quando hai direttori sportivi che corrono su e giù per lo Zoncolan inseguendo a piedi la maglia rosa e tenendo una bicicletta fra le braccia non puoi che trionfare. Li aspettiamo di nuovo al Tour, dove Nibali dovrà fare il Basso e Ivan proverà a fare lo Squalo. Decisamente i numeri uno.
CAISSE D’EPARGNE. Voto 8,5. Sono stati senz’altro i più pazzi di questo Giro, visto che in cinque si sono ritrovati nel “fugone” dell’Aquila e David Arroyo ne ha beneficiato alla grande. Condotta di gara esemplare quel giorno che, per poco, è valso un Grande Giro in cassaforte, visto che a queste latitudini (e bisognerebbe che fosse dappertutto) Valverde non si può presentare altrimenti lo mettono al gabbio. Arroyo Duran, aiutato da Uran (Rigoberto), ci ha provato in tutti i modi (e anche in tutti i laghi, oltre che in tutte le salite e le discese) a tenere il rosa ma si è dovuto scontrare con la forza dei “verdi” Liquigas e con i dieci chilometri più duri che ci siano in Italia: quelli da Edolo all’Aprica. Sembrerà strano, ma la storia degli ultimi Giri ci insegna che è davvero così e, anche quest’anno, hanno mietuto una vittima importante. Adesso, comunque, anche la carriera di Arroyo ha trovato un senso. Speriamo non faccia la fine di Pereiro. Garibaldini.
QUICK-STEP. Voto 8. Le previsioni della vigilia davano il team belga a forte rischio “retrocessione” al Giro, vale a dire rivelarsi una delle compagini meno adeguate e forse più anonime delle tre settimane. Invece i “blues” ci hanno stupito con la doppietta Weylandts-Pineau a cavallo fra Olanda e Italia che ha scombinato tutti i piani della vigilia. Il velocista belga ha approfittato di una volata, tanto per cambiare, strana, mentre Pineau è tornato a sorridere dopo tantissimi anni ed in casa Quick ringraziano sentitamente. Un Pineau che, dopo essersi tolto il blocco psicologico, si è dato da fare in lungo ed in largo vincendo anche la classifica delle fughe davanti di pochi punti a Kaiser e mettendosi in mostra in un’ altra miriade di tappe. E poi il secondo posto di Dario Cataldo a L’Aquila: ci ha provato, si è piantato, è ripartito ma oramai i buoi (e Petrov) erano già scappati. Non c’erano uomini di classifica e si sapeva ed allora si è improvvisato in quel ruolo Samoilau che ha fatto quel che poteva accontentandosi alla fine del 39° posto. In ombra, purtroppo, gli azzurri presenti in squadra con Reda una volta in fuga e poi scomparso, di Marco Velo ci siamo accorti della sua presenza solo perché la Rai, a Brescia, aveva montato sulla sua bicicletta una telecamerina per riprendere gli ultimi chilometri, mentre Tosatto ci ha provato a Bitonto ma si è un po’ perso nella gimkana finale. Ma in fondo, chi se ne frega. Ci siete piaciuti anche così.
TEAM SAXO BANK. Voto 7,5. Tante incognite alla vigilia, subito spazzate via. Partiamo dai dati di fatto: Chris Sorensen vince sul Terminillo e Larsson l’epilogo di Verona. Nel mezzo c’è la favola, almeno per ora, firmata Richie Porte. E’ anche lui nel “golpe” dell’Aquila insieme a qualche altro fido scudiero e per qualche giorno a voluto provare a vedere l’effetto che fa stare lassù in cima. Una volta perso il primato, però, non si è dato per vinto ed ha resistito riuscendo a conquistare anche la maglia bianca di miglior giovane del Giro, la stessa che qualche anno fa, ma nemmeno troppi, toccò anche ad un certo Andy Schleck, per rimanere in questa squadra. Andy non c’era, così come Frank e così come Fabian. Saranno tutti al Tour ma, sinceramente, almeno un’altra volta li vorremmo rivedere anche da queste parti: a fare da gregari a Porte, visto che il futuro è tutto dalla sua parte. Spazio giovani.
ANDRONI GIOCATTOLI. Voto 7. Cosa non si fa per la classifica. Per esempio, snaturare quello che è il tuo habitat naturale, vale a dire la fuga, lo spettacolo e, di conseguenza, anche qualche vittoria inaspettata. Nel 2009 furono tre tappe, due Scarpa e una per Bertagnolli, quest’anno soltanto una con lo stesso Scarponi per gentile concessione dei “verdi” ad Aprica. In più, però, c’è un Michele Scarponi che ha capito di essere tornato quello che tutti si aspettavano che fosse quando nel 2005 vestiva la maglia Liberty Seguros, prima che un po’ di doping piazzato qua e là lo facesse cadere nell’oblio. Ma l’uomo di Filottrano è ritornato, ha fatto vedere che era lo scalatore più forte presente a questo Giro e, quando ha potuto, ha provato a dare gas. Solo che la cima del Grappa era troppo lontana dal traguardo e c’era tanta discesa, lo Zoncolan è una brutta bestia, il Kronplatz è una sfida ai limiti dell’uomo, sul Mortirolo i due Liquigas erano inattaccabili e Nibali a crono ti batte sempre. Ma va bene così. Quello che chiediamo a Scarponi è di non cambiare squadra, perché altrove potrebbe rischiare di fallire e la cosa non ci piacerebbe affatto. Sugli altri, poco da dire: Loddo non ha fatto nemmeno una prova di volata, Serpa Perez molto in ombra, Rodriguez è andato qualche volta in fuga ma sempre troppo da lontano, Bertogliati ci ha provato a Marina di Carrara ma è stato beffato da un ottimo Lloyd. Bene, ma si poteva fare di più.
OMEGA PHARMA-LOTTO. Voto 7. Sembrerà forse troppo alto questo voto, ma lo vogliamo dare di incoraggiamento ad un team che fino ad ora era riuscito a vincere, poco, solo con il “solito” Gilbert ed invece al Giro ha trovato per strada una bellissima tappa firmata Matthew Lloyd. L’australiano, in questo Giro cosi “aussie”, ha poi trovato la forza di resistere fino alla fine per entrare dentro l’arena di Verona addirittura in maglia verde, lui che è tutt’altro che scalatore. E, poi, si è visto per parecchie ore, quasi ai livelli di Jerome Pineau, anche Oliver Kaisen che ha dato tutto nelle fughe. Onestamente, pensavamo che la squadra di Damiani si fosse presentata in due: gli altri chi erano? Ah si, De Greef ha chiuso in 21° posizione, così tanto per la cronaca. Poche luci ma brillantissime, qualche ombra.
HTC-COLUMBIA. Voto 7. Da queste parti sono abituati a vincere, e anche tanto, e dunque portare a casa in un grande Giro la “miseria” di due tappe lo si può considerare un mezzo fallimento. Una sola è arrivata dall’uomo che tutti aspettavano, vale a dire Andrè Greipel, che fra Olanda e mezza Italia non ne ha indovinata una sola, rifacendosi a Brescia dove di velocisti erano rimasti lui e Topo Gigio e dunque di bagarre non c’è stata nemmeno l’ombra. L’altro successo, quello di Cava de’ Tirreni, porta la firma di un Matthew Goss che è stato spremuto all’inverosimile per rimanere attaccato all’uomo di Rostock e si è dovuto reinventare capitano, quasi sempre, negli ultimi 800 metri. Ci era andato vicino anche a Utrecht ma Farrar lo stoppò. La copertina per gli uomini di Valerio Piva, però, è tutta per Marco Pinotti. Ce lo ricordavamo soltanto cronoman e gran passista, ma mai ci saremmo aspettati che avrebbe potuto far classifica al Giro, per di più su di un percorso selettivo come quello di quest’anno. Ed, invece, l’ingegnere ha dato il meglio di se, chiudendo alla fine addirittura al 9° posto, reggendo su salite tostissime, rimanendo aggrappato ai migliori su Zoncolan e Mortirolo e finendo battuto solo da Larsson all’epilogo veronese. L’età è un po’ troppo avanzata per provare a reinventarsi uomo da corse a tappe, ma almeno potrà dire “almeno una volta ci ho provato e mi è andata bene”. Chapeau.
TEAM KATUSHA. Voto 7. Anche la squadra di Konyschev rappresentava una notevole incognita in questo Giro. Karpets voleva provare a tenere in classifica, ma senza essere un fenomeno e le speranze di stare con i migliori erano ridotte al lumicino. Ecco, allora, che a Cesenatico il russo piazza l’allungo e guadagna tanto ma il giorno dopo paga, anche troppo. E’ meglio resistere piuttosto che attaccare ed il 14° posto nella generale è più che meritato. Oltre a lui, però, c’è anche tanto altro come la vittoria di Evgeni Petrov all’Aquila (anche lui non vinceva dai tempi di Pineau) che uscì fuori dall’acqua quando quasi nessuno si era accorto che era nel fugone e soprattutto un bravissimo Pippo Pozzato che ha onorato la maglia tricolore arrivando fino a Verona e conquistando un bel successo a Porto Recanati interrompendo il digiuno di successi italiani che iniziava a preoccupare, con lui protagonista in negativo visto che a Cava fu secondo dietro Goss. Finalmente vince una tappa al Giro e già questo vale la fatica per averlo finito. Delusione per Giampaolo Caruso, arrivato pochi giorni prima del via come presunto uomo di classifica, ed invece lo hanno visto solo ogni mattina al foglio firma e basta. In crescita.
GARMIN-TRANSITIONS. Voto 6,5. Già aver portato a casa due tappe con il tuo velocista di riferimento in un Giro d’Italia dove di riferimenti ce ne sono stati ben pochi è un successone. Tyler Farrar ha subito imposto la sua legge ad Utrecht e, poi, ha dovuto aspettare Bitonto per alzare di nuovo le braccia, favorito da un Fabio Sabatini che ha avuto troppa paura. Sono vittorie pesanti, conquistate dove gli avversari erano tutti a spasso, dispersi in qualche curva o rotonda mentre lui era là davanti, pilotato alla perfezione da un Julian Dean molto positivo che alla fine riesce a collezionare anche un secondo (Brescia) ed un terzo (Bitonto), lui che lavora sempre dietro le quinte. Niente da fare per la generale, invece, con il miglior piazzato che è risultato essere Daniel Martin, 57°, anche lui rimbalzato sulle grandi salite, mentre Vandevelde non verrà più al Giro dopo il secondo ritiro su due per cadute e clavicole salutate. Beffati dalla sorte.
BBOX BOUYGUES. Voto 6+. Anche i francesi erano i maggiori indiziati a finire nell’anonimato più recondito ed invece si sono dati da fare per mettersi in mostra. Encomiabile Arashiro a Novi Ligure (con Pineau che gli ha pagato più di un sushi dopo la tappa per aver vinto), tenace Voeckler che a Porto Recanati riuscì ad intrupparsi insieme a tutti i big che andavano all’arrembaggio e per poco non riesce ad impallinare sulla linea del traguardo un Pozzato già festante. Sorprendente Johann Tschopp che nella tappa del Tonale dove i più pensavano ad arrivare e non ad attaccare, decide di andarsene in fuga, stacca tutto e tutti, passa per primo sulla Cima Coppi e va a vincere una tappa di alta montagna, chiudendo sul podio finale della classifica della maglia Verde. Finale in crescendo.
COLNAGO-CSF. Voto 6+. Cosa c’è di più bello che vincere in casa al Giro? Basta telefonare a Manuel Belletti e la risposta dovrebbe arrivare pronta. E’ stato l’unico acuto in casa Colnago di questo Giro che sembrava promettere bene e che, invece, alla fine ha regalato come miglior piazzamento nella generale, udite udite, il 73° posto di Simone Stortoni. Squadra giovane, tutta italiana e plasmata intorno ad un Domenico Pozzovivo che veniva dato in grandi condizioni. Invece, sulla strada del lucano ci si è messa la rogna: forature, cadute, freddo, minuti che fioccavano fino al ritiro. Da lì in avanti gli uomini biancoazzurri hanno provato a darsi da fare e proprio Belletti ha dato la zampata a Cesenatico che ha portato il sereno sul bilancio finale. Corsa nella corsa, però, non è riuscita l’impresa di chiudere ultimo a Marco Frapporti che ha chiuso a 4h e 42’ da Ivan. Meglio qualcosina di niente.
ACQUA&SAPONE. Voto 6. Con tutto il bene che possiamo volere a Stefano Garzelli, ma in bici il detto “gallina vecchia fa buon brodo” difficilmente è applicabile, e non perché Garzo sia paragonabile ad una gallina. Dopo l’exploit dell’anno scorso, quest’anno è rimbalzato inesorabilmente sul Grappa e, da lì, ha dovuto cambiare strategia. Sullo Zoncolan si è difeso, per poi dare tutto a Plan de’ Corones, prendendosi una vittoria di tappa che nessuno si aspettava comportandosi da vero scalatore. A quel punto ha preso coraggio e, aiutato da Failli, ha provato a sorprendere tutti sul Mortirolo ma gli effetti speciali non sono riusciti. Anzi nella discesa dal “totem” ha anche incocciato le ginocchia sull’asfalto ed il giorno seguente ha dovuto alzare bandiera bianca. Peccato. A quel punto, i giochi erano fatti visto che il migliore in classifica è stato Mihojlevic, 25°. Tutti gli altri, a partire dall’atteso Sarmiento, non pervenuti. Visto il Giro pazzo che è stato, un Luca Paolini non lo avremmo visto male. Sfortunati.
COFIDIS. Voto 6. La vittoria, davvero a sorpresissima, di Monier a Pejo Terme ha fatto volgere al sereno il bilancio dei francesi, presenti al Giro solo per onor di firma o giù di lì. Prima di lui ci aveva provato anche Fouchard a Novi Ligure ma Pineau si rivelò troppo forte e quando vai a vedere la generale e scorgi che quello meglio piazzato in classifica è Duque, 63°, capisci che qui di materiale ce n’era ben poco. Sufficienza solo per la tappa vinta.
TEAM SKY. Voto 6. Ci eravamo fatti forse troppe illusioni dopo il prologo e la vittoria di Bradley Wiggins, convinti che gli inglesi potessero essere un fattore di un Giro che poi si è trasformato in un anonimato complessivo. Erano i grandi favoriti della cronosquadre e sono stati battuti dalla Liquigas, Greg Henderson nelle poche volate ha avuto sempre tutta la squadra a disposizione e davanti a tirare e, alla fine, ha trovato solo un secondo posto per giunta nella tappa in cui è andato in fuga e si è fatto infinocchiare come un pivello da Belletti. Per il resto poco altro, se non un Dario David Cioni che ha provato a curare un po’ di classifica come faceva un tempo ma non è andato più in su del 17° posto. Decisamente sottotono.
BMC-RACING. Voto 5,5. Iniziamo con le insufficienze. Visto che siamo alle squadre, la Bmc è quella che tira le fila perché un conto è dare un voto al Giro di Cadel ed un conto è darlo al resto del mondo. Nel prologo l’unico acuto “esterno” con Bookwalter, poi Evans vince nel fango di Montalcino e sembra esser pronto per poterlo provare a vincere questo Giro, prima di 700 metri di passione sullo Zoncolan che, per qualche istante, ci hanno fatto subito pensare al Passo Coe e al 2002 quando non andava su nemmeno a piedi, e di un Mortirolo che si è rivelato troppo duro per il Campione del Mondo. Nonostante questo, porta a casa tre secondi posti ed una terza piazza che non sono da buttare, oltre a chiudere la top five della generale e prendersi la maglia rossa della classifica a punti che non gli ha permesso di sfoggiare l’iride per almeno una decina di giorni. Ma il resto è buio pesto. Ballan dove sei? Inconsistenti.
ASTANA. Voto 5,5. Anche qui vale lo stesso discorso fatto poco sopra: un conto è valutare Vinokourov, un conto è valutare la squadra. Ma, entrambi, però, hanno sbagliato all’Aquila quando “Vino” non mise davanti i suoi uomini quando la fuga se ne stava andando e, sembra strano, ma il suo Giro lì è un po’ finito. Degli altri, nessuno è pervenuto, anche perché i suoi fidi scudieri più fedeli, vale a dire Gasparotto e Tiralongo, li ha persi dopo pochi giorni. Il kazako, invece, si è fatto rispettare, non mollando mai, cercando di vivacizzare ogni tappa, anche quella meno adatta alle sue caratteristiche. Alla fine, però, si ritrova in mano solo un paio di giorni in Rosa e due terzi posti. Un po’ poco, ma va bene per superare Porte all’ultimo tuffo e chiudere al sesto posto. Immenso lui, inconsistenti tutti gli altri.
RABOBANK. Voto 5,5. Gli olandesi fanno ben poco per mettersi in mostra, apparte un Rick Flens che prova qualsiasi fuga ma non ne va in porto nemmeno una. La Rabo aveva la possibilità di vincere a Pejo Terme ma, forse, Kruijswijk ha avuto paura di se stesso più che degli avversari e si è dovuto accontentare del terzo posto. Appena poco meglio di lui ha fatto Graeme Brown finendo alle spalle di Weylandts a Middelburg, dimostrando ancora una volta di essere un velocista che va bene in Francia, Olanda e Belgio dove di velocisti ne trova sempre pochi. Un po’ di sorprese, invece, sono arrivate dalla generale con il 12° posto di un bravo Bauke Mollema, terzo poi nella classifica dei giovani, mentre nei venti ci sono finiti anche Ardila Cano e proprio lo sconfitto di Pejo Terme. Comunque giro ampiamente incolore, se si pensa che dodici mesi fa erano proprio loro a trionfare con Menchov.
AG2R-LA MONDIALE. Voto 5. Qui il rischio era grosso fin dalla vigilia e le premesse sono state mantenute. Nessun uomo in grado di fare la differenza, nessun protagonista, nessun velocista, nessun passista, solo qualche comprimario. Con queste caratteristiche, difficile emergere lungo le tre settimane. Da salvare c’è il finale di Giro di John Gadret che ha chiuso 3° al Kronplatz e 13° la generale, mentre altri due uomini, Efimkin e Dupont sono riusciti a rimanere nei venti ma i ritardi si aggirano già intorno all’ora. Niente di che. Ma la Ceramica Flaminia non avrebbe fatto meglio?
CERVELO. Voto 5. E’ il voto del Giro di Carlos Sastre, anche se un po’ di attenuanti le aveva e come, visto che aveva anche smesso di correre. Poi si è ripreso, ha provato a metterci lo zampino ma la carta d’identità non è più dalla sua e non sempre siamo sul Vesuvio e a Monte Petrano. L’ultimo giorno ci ha riprovato Konovalovas ma non è riuscito il miracolo come a Roma. Il resto è deserto. Non pervenuti.
MILRAM. Voto 5. Un podio con Forster a Middelburg in una volata che più strana non si potrebbe e poi il nulla cosmico. Poteva essere l’occasione per Linus Gerdemann per provare a ritentare la carriera nelle grandi corse a tappe, ma alla fine non si è andati oltre il 16° posto, davvero troppo poco. Di tutti gli altri non si conoscono nemmeno i nomi. Squadra sulla strada del tramonto.
LAMPRE-FARNESE. Voto 4,5. La più grossa delusione di questo 93° Giro d’Italia. Era stato comprato Alessandro Petacchi per provare a vincere delle tappe ed, alla fine, non ha portato a casa proprio nulla, se non un tentativo scriteriato verso Marina di Carrara troppo ridicolo per essere vero. E menomale che c’era Danilo Hondo arrivato per fargli da apripista: il tedesco alla fine ha preso proprio il terzo posto quel giorno e la piazza d’onore a Pejo quando la squadra si è mossa malissimo dal punto di vista tattico. Marzano ha provato a farsi vedere ma non è stato fortunato, Daniele Righi oltre a fare a cazzotti con Evans ha cercato di fare qualcosa, ma alla fine verso il Tonale ha dovuto alzare bandiera bianca. E poi, dulcis in fundo se così si può dire, un Damiano Cunego che più anonimo non si potrebbe: chiude 11° in generale a quasi venti minuti da Basso nonostante una prima parte di gara anche abbastanza incoraggiante, visto che a Montalcino è uno dei migliori (secondo dietro ad Evans), sul Terminillo tiene botta, ma da lì in avanti sarà solo minuti persi e basta. Oramai si è ben capito che non potrà più vincere un GT: che si concentri per essere davvero il nuovo Bettini prima che sia troppo tardi.
FOOTON-SERVETTO. Voto 4. Chi li ha visti, viene da dire. Solo Mayoz trova un terzo posto che è molto estemporaneo. Il resto è fuffa con Marco Corti che riesce nell’impresa di prendersi la maglia nera con 4h e 48 minuti da Ivan il Terribile. Squadra senza senso, anche team Continental avrebbero fatto meglio o, perlomeno, avrebbero avuto più stimoli. Da accantonare.
Saverio Melegari
IMMAGINI DI UN TRIONFO
maggio 31, 2010 by Redazione
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Ecco le immagini più belle della trionfale consacrazione di Ivan Basso a vincitore del 93° Giro d’Italia, un’edizione alla quale il corridore varesino si era schierato al via senza godere dei pieni favori del pronostico. Le non promettenti impressioni fornite nelle gare di avvicinamento alla corsa rosa, infatti, avevano fatto leggermente vacillare le sue quotazioni. Ma la strada ha emesso il suo verdetto ed adesso eccoci qui a festeggiare un successo ampiamente meritato.
Foto servizio di Giuseppe De Socio
30-05-2010
maggio 31, 2010 by Redazione
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GIRO D’ITALIA
Lo svedese Gustav Erik Larsson (Team Saxo Bank) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, circuito a cronometro di Verona, percorrendo 15 Km in 20′19″, alla media di 44,298 Km/h. Ha preceduto di 2″ l’italiano Marco Pinotti (Team HTC – Columbia) e di 17″ il kazako Vinokourov. Maglia rosa finale è Ivan Basso (Liquigas-Doimo), con 1′51″ sullo spagnolo Arroyo Duran e 2′37″ sull’italiano Vincenzo Nibali (Liquigas-Doimo)
FDB INSURANCE RAS (Irlanda)
Il tedesco John Degenkolb (Germany Thuringer Energie) si è imposto nell’ottava ed ultima tappa, Kilcullen – Skerries, percorrendo 140 Km in 3h13′04”, alla media di 43,508 Km/h. Ha preceduto allo sprint i britannici Cronshaw e Williams. Unico italiano in gara, Alessio Signego (Japan – Nippo), si è piazzato 70° a 38″. Lo svedese Alexander Wetterhall (Sweden – Team Sprocket Pro) si impone in classifica con 59″ sul britannico Williams e 1′32″ sul namibiano Craven. Signego è 45° a 16′55″
TOUR OF BELGIUM
Il belga Ben Hermans (Team Radioshack) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Herstal, percorrendo 173,7 Km in 4h24′03”, alla media di 39.470 Km/h. Ha preceduto i connazionali Stijn Devolder (Quick Step, allo sprint) e Gilbert (di 48″). Miglior italiano Marco Marcato (Vacansoleil Pro Cycling Team), 17° a 1′31″. Devolder si impone in classifica con 52″ sul connazionale Cornu e 1′ sull’olandese Tankink. Miglior italiano Marcato, 14° a 2′07″.
BAYERN RUNDFAHRT
Il polacco Marcin Sapa (Lampre-Farnese Vini) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Berching – Fürstenfeldbruck, percorrendo 156,6 Km in 3h36′03″, alla media di 43,490 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Meyer e 16″ il danese Alex Rasmussen. Miglior italiano Davide Viganò (Sky Professional Cycling Team), 5° a 16″. Il belga Maxime Monfort (Team HTC – Columbia) si impone in classifica con 12″ sull’italiano Adriano Malori (ILampre-Farnese Vini) e 49″ sullo sloveno Spilak.
TOUR DE GIRONDE
L’olandese Bertjan Lindeman (Cyclingteam Jo Piels) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Fargues De Langon – Villenave d’Ornon, percorrendo 169,8 km in 4h02′29”, alla media di 42,015 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Vignes e Julien Belgy, che si impone in classifica con Bouhanni è il nuovo leader della classifica, con 9″ sul russo Samokhvalov e 19″ su Vignes.
PARIS – ROUBAIX ESPOIRS
Lo statunitense Taylor Phinney (Trek-Livestrong) si è imposto nella corsa riservata ai dilettandi, percorrendo 178,9 Km in 4h31′17″, alla media di 39.567 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Debusschere e il francese Taillefer. Miglior italiano Omar Bertazzo (Trevigiani-Dynamon-Bottoli), 12° a 1′16″.
BOUCLES DE L’AULNE
Il francese Jean-Luc Delpech (Bretagne – Schuller) si è imposto nella corsa francese, percorrendo 168 Km in 4h11′49″, alla media di 40,029 Km/h. Preceduti allo sprint i connazionali Pichon e Hardy. In gara gli italiani Aristide Ratti e Emanuele Sella (entrambi della Carmiooro NGC), piazzatisi 26° e 28°, staccati di 6″.
TOUR DE KUMANO (Giappone)
Il corridore di Hong Kong Kam-Po Wong si è imposto nella terza ed ultima tappa. Ha preceduto allo sprint il connazionale Lok Cheung e il kazako Tleubayev. Unico italiano in gara, Vincenzo Garofolo (Team Nippo) è 9°.
Il kazako Andrey Mizurov si impone in classifica con 42″ e 50″ sui giapponesi Miyazawa e Fukushima. Garofolo è 8° a 1′12″.
ROGALAND GP
L’ucraino Vitaliy Popkov (ISD Continental Team) si è imposto nella corsa norvegese, percorrendo 167 Km in 4h11′02″, alla media di 39,915 Km/h. Preceduti di 26″ il danese Aistrup e l’australiano Hepburn.
GP-HYDRAULIKA MIKOLASEK
Il ceco Alois Kankovsky si è imposto nella corsa slovacca, percorrendo 164,4 Km in 3h53′46″, alla media di 42,195 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Bencik e di 5″ lo slovacco Polievka.
TROFEO CITTA’ DI SAN VENDEMIANO
L’italiano Stefano Agostini (Zalf Désirée Fior) si è imposto nella corsa veneta, percorrendo 178,5 Km in 4h36′46″, alla media di 38,696 Km/h. Ha preceduto di 2″ gli italiani Andrea Vaccher (Reale Mutua – ORT) e Enrico Battaglin (Zalf Désirée Fior)
GIRO DELLE PESCHE NETTARINE DI ROMAGNA
in aggiornamento
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI VERONA
maggio 31, 2010 by Redazione
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Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.
Foto copertina: pioggia rosa sul traguardo di Verona (foto Giuseppe De Socio)
Foto copertina: al raduno di Brescia Arroyo saluta il Giro con un lancio di palloncini rosa (foto Bettini)
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Basso a mani basse, un messaggio dal Giro (Gazzetta dello Sport)
Il Giro è di Basso, passerella a Verona (Corriere dello Sport – Stadio)
Basso regains Giro d’Italia (The Daily Telegraph)
Basso enjoys Giro twists and turns (The Indipendent)
Basso: “Un point de départ” (L’Equipe)
Ivan Basso s’offre le Giro (Le Monde)
Arroyo se sube al podio (As)
Ivan Basso gana un Giro que David Arroyo nunca olvidará
Basso se hace con el Giro (El Mundo Deportivo)
Basso remporte son 2e Giro (Le Soir)
Basso, le pécheur repenti, remporte le Giro (La Dernière Heure/Les Sports)
Basso wint Giro (De Standaard)
Basso remporte le Giro (actu24.be)
Ivan Basso remporte son 2e Giro (Sud Presse)
Basso wint Giro (Het Nieuwsblad)
Ivan Basso completes his second win at the Giro d’Italia (USA Today)
Italy’s Basso Glides to Second Giro Title (The New York Times)
Basso takes Tour of Italy, Evans fifth (The Age)
Basso wins second Tour of Italy (Herald Sun)
Basso finds redemption as he wins Giro (The Daily Telegraph – Australia)
Aussie cycling comes of age at Giro (The Australian)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
TAPPA
M: Scarponi riuscirà a salire sul podio?
F: Per la vittoria Wiggins?
H: Per il podio 50% di chances a Nibali, 45 a Scarponi e 5 a Evans
V: Se ieri Wiggins ha risparmiato tanto la gamba magari sì…
Ma se non s’è sfinito troppo ieri con l’attacco, attenzione ancora a Pinotti: quello visto quest’anno su un percorso del genere a parità di freschezza, Wiggins lo “bastona”!!
G: Tutto secondo pronostico, l’unico rimpianto riguarda la tappa di Pinotti, se non avesse sbagliato ad impostare quelle 2 curve in discesa credo che avrebbe vinto lui la tappa.
Per quanto riguarda la generale nulla da dire, si sapeva che Scarponi era meno forte di Nibali a crono quindi non sono sorpreso.
Complimenti a tutti, è stato un Giro decisamente bello.
H: i miei voti finali ai protagonisti del Giro
BASSO 9: non era quello del 2006 ma è stato comunque il più forte, ha fatto la differenza quando c’era da farla ovvero sullo Zoncolan ed è stato tatticamente perfetto altrove, sempre attento nelle prime posizioni anche in pianura e supportato anche da una grande squadra
ARROYO 8: l’unico dei miracolati dell’Aquila a reggere fino in fondo ma in seguito ha dimostrato di meritarsi il podio, anche lui ha tatticamente corso benissimo e nella terza settimana è cresciuto di condizione andando forte come mai in passato
NIBALI 8,5: mezzo voto in più per il fatto che almeno apparentemente non ha preparato il Giro, bellissima l’azione nella discesa del Monte Grappa e anche in seguito ha mostrato grandi miglioramenti su salite durissime come il Mortirolo
SCARPONI 9: merita lo stesso voto di Basso in considerazione del fatto che in passato non era mai stato nei primi 10 in un grande Giro, avrebbe meritato il podio che ha perso soprattutto per via della cronosquadre, come unico appunto forse in qualche occasione avrebbe dovuto osare di più
EVANS 7: forse da un corridore che è stato due volte 2° a pochi secondi dal vincitore al Tour ci si aspettava di più però ha vinto una bellissima tappa e la classifica a punti e ha dovuto fare i conti con una squadra inesistente
VINOKOUROV 7,5: mezzo voto in più di Evans perchè era al rientro in un grande Giro, sempre all’attacco nella prima settimana e lottatore fino a Verona malgrado sia calato di condizione nella seconda metà del Giro
PORTE 7,5: si è ritrovato in maglia rosa quasi per caso ma in seguito ha onorato la corsa fino alla fine e ciò che ha più impressionato di lui è stata la tenuta nella terza settimana, non dimentichiamo che è un neoprofessionista
SASTRE 5: malgrado i minuti persi nelle prime tappe dopo L’Aquila il Giro l’avrebbe dovuto vincere e invece non ha mai tenuto il passo dei migliori, l’ombra del corridore che ha vinto il Tour 2008 e due tappe al Giro 2009
PINOTTI 8: dopo 12 anni di professionismo si scopre corridore da classifica, il 9° posto in un Giro con salite così dure per lui è un grandissimo risultato e nonostante tutto ha anche sfiorato il successo nella crono di Verona, consideriamo poi che ha anche lavorato per Greipel nelle volate
KISERLOVSKI 7: brava la Liquigas a ingaggiarlo poco prima della partenza del Giro e bravo lui a ripagarla soprattutto nelle ultime tappe di montagna in cui oltre a lavorare per i capitani ha difeso il posto nella top ten
CUNEGO 6,5: Giro ottimo fino allo Zoncolan e un po’ deludente da Plan de Corones in poi per via di una preparazione rivedibile, l’11° posto finale senza successi di tappa può non essere granchè ma comunque ci sono stati netti progressi rispetto al Tour 2008 e al Giro 2009
MOLLEMA 7: un altro dei giovani interessanti che si sono segnalati in questo Giro, anche di lui è piaciuta la tenuta sulle tre settimane
GADRET 7: per via di qualche infortunio di troppo non aveva ripetuto negli anni scorsi le performances del Giro 2006 ma su un percorso molto adatto alle sue caratteristiche è sempre stato tra i protagonisti in montagna ed è apparso migliorato anche nella resistenza che era il suo punto debole
KARPETS 5,5: spesso all’attacco ma la gamba non era quella dei giorni migliori, da uno che aveva programmato il Tour per poi chiedere espressamente alla sua squadra di disputare il Giro ci si attendeva di più
ARDILA 6,5: 15° posto anonimo ma è il suo miglior Giro dal 2005 e sarebbe ingiusto non notarlo
CIONI 6,5: vedi Ardila
MORENO 5: ci si attendeva decisamente di più da un corridore che era stato 12°, 12° e 11° nelle ultime tre edizioni della Vuelta, già dopo le tappe olandesi si è ritrovato fuori classifica e ha corso male a Pejo Terme nell’unica tappa in cui è stato protagonista
SERPA 5: quasi mai all’attacco e quasi mai utile a Scarponi se si eccettua una tirata sul Terminillo
AGNOLI, SZMYD, VANOTTI 7: i più determinanti tra i corridori della Liquigas per il successo di Basso
URAN 6: ha mostrato grandi qualità in montagna ma anche molta discontinuità tra una tappa e l’altra proprio come al Tour 2009, se riuscirà a trovare costanza di rendimento potrà essere protagonista in futuro nei grandi Giri ma anche nelle classiche come Liegi e Lombardia
WIGGINS 5: ha vinto il prologo e il suo grande obiettivo il Tour ma non ha onorato la corsa, vederlo staccarsi sul Duron quando era in piena lotta per il podio e poi sempre nel gruppetto è deprimente
CARUSO 4,5: ha l’attenuante che non partecipava a un grande Giro da 4 anni ma non si è assolutamente mai visto se non in un paio di occasioni in cui ha aspettato Karpets
LLOYD 7,5: tappa e maglia verde quest’ultima favorita dal fatto che c’erano pochi altri corridori interessati a conquistarla, comunque missione compiuta
SIMONI 8: voto ovviamente alla carriera e non al Giro che per lui è stato una passerella finale
MONCOUTIE’ 5: altro che non si è quasi mai visto, rispetto a Caruso ha l’attenuante di essere venuto al Giro solo perchè obbligato dalla sua squadra
FOTHEN 4: sconcertante l’involuzione che ha avuto da quando nel 2006 lottava con Cunego per la maglia bianca al Tour
SORENSEN C., PETROV, TSCHOPP, POZZATO, PINEAU, LARSSON, MONIER, WEYLANDT, GOSS, BELLETTI 7: per tutti loro missione compiuta
FARRAR 6: un voto in meno per l’addio anticipato al Giro
GREIPEL 5: vedi Farrar con la differenza che fino a Brescia era stato inguardabile malgrado avesse la squadra quasi tutta per lui, e il suo ritiro quando mancavano solo 3 giorni alla fine del Giro è ancora più sconcertante
GARZELLI 6,5: grandissimo nella cronoscalata anche se ha avuto un piccolo aiuto dal meteo, per il resto luci e ombre fino alla sfortunata caduta del Mortirolo
CATALDO 7: probabilmente se non si fosse dovuto ritirare il voto sarebbe stato ancora più alto visto che sembrava in crescendo di condizione e poteva magari entrare nei 10, nei grandi Giri ha comunque un bel futuro e inoltre è piaciuto il suo interpretare la corsa sempre all’attacco
PETACCHI, POZZOVIVO, TIRALONGO, BRUSEGHIN, VANDEVELDE NG: evidentemente sfortunati
V: Avevo previsto giusto… Peccato per quei soli 2 secondi: con un Giro così da protagonista una tappa sarebbe stata la ciliegina!! Grandissimo comunque!!
IL GIRO SENZA L’AQUILA
M: Senza quella tappa cosa sarebbe cambiato nel finale di questo Giro?
H: non moltissimo, Basso avrebbe vinto ugualmente ed Evans sarebbe finito probabilmente 2° davanti a Nibali e Scarponi
G: Forse il finale non sarebbe cambiato granché, però senza quella tappa avremmo avuto un Giro più noioso. Invece grazie a quella fuga le squadre, in primis la Liquigas, hanno dovuto rivedere le strategie e passare all’attacco, con grande giovamento per lo spettacolo.
C: Io penso che senza quella tappa dell’Aquila il Giro 2010 non sarebbe stato così bello.
E’ stato il classico imprevisto che ha fatto saltare tutti i piani dei pretendenti. E chi ha voluto puntare a vincerlo il giro ha dovuto metter sotto la squadra e tirare dove, in assenza di quell’”incidente”, forse (e dico forse) avrebbe fatto meno selezione.
Quindi, parlando facile con il senno di poi, è stato positivo l’episodio dell’Aquila perchè ha aggiunto un ingrediente per lo spettacolo e per vedere i “big” tirar fuori le unghie.
Ulteriore piccola considerazione: un plauso ad Arroyo. Sarà senz’altro meno quotato di altri pro, ma ha vestito la maglia rosa con onore e si è battuto come un leone, pur sapendo di avere vita breve.
Merito anche a lui.
N: Dopo quella discesa dal Mortirolo, pure Arroyo si è conquistato una menzione d’onore al Giro.
C: Secondo me non sarebbe cambiato molto. Non si sono viste comunque azioni da molto lontano, e penso che più o meno avremmo visto gli stessi attacchi dei big. Se Sastre avesse avuto un’altra condizione allora le cose sarebbero cambiate ma con il solo Arroyo (onore comunque al suo podio) a tenere duro la Liquigas già dalla tappa dello Zoncolan ha capito che poteva chiudere i conti abbastanza agevolmente con le tappe lombarde. E così è stato.
J: Condivido. E anche su Sastre credo ci fossero pochi dubbi: un conto è una crisi che ti fa perdere 10 minuti, ma lo spagnolo fin dall’inizio ad ogni tappa impegnativa si staccava e lasciava qualcosa, segno che non poteva essere considerato pericoloso.
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Concludiamo in bellezza con un’altra bella infornata di errori
Presentazione della tappa su gazzetta.it: “Rettilineo di arrivo di 150 m, largo 6 m fondo in asfalto” (a meno che a Verona l’asfalto il xe ciama pavè)
Cyclingnews: “Bormio – Passa del Tonale”
Bartoletti: “Oggi si assegna la maglia rosa vera” (fino a ieri era dipinta sul corpo del capoclassifica?)
Bartoletti: “Fabio Ballini ci racconta come tutto era iniziato, esattamente un mese fa” (il Giro dura tre settimane)
Bartoletti: “Da dietro questo vaso” (era un semplice mazzo di fiori)
Fabio Campoli, cuoco di “Si Gira”: “Il formaggio Piave D.O.P. ha vinto il miglior formaggio d’esportazione”
Bartoletti: “Sgarbozza ha vinto tappe al Giro, ha vinto maglie amarillo) (Sgarbozza ha vinto una sola tappa al Giro e ha vestito per un sol giorno la maglia amarillo alla Vuelta)
Sgarbozza: “15 Km e 600 metri” (la crono ne misurava solo 15)
Sgarbozza: “Viggins”
Pancani: “Due preziosissime compagni di viaggio”
Conti (sgarbozzato): “Andy Sleck” (Schleck)
Cassani: “Misura 15 Km e mezzo” (Sgarbozza contagia)
Fagnani: “Valpollicella” (Valpolicella)
Fagnani: “Le Torricelle sono una serie di colline” (sono fortini austriaci)
Fagnani: “Reperti dei fossili” (i fossili sono reperti)
Pancani: “Tappa del Monte Gavia”
Martinello: “Gran Fondo Damiano Cunego, un omaggio a questo giovanissimo campione” (d’età anagrafica, non certo sportiva viaggiando per i 30)
Conti: “Vuelta 2003, tappa di Collado” (Collado Villalba)
Pancani: “Giro all’Arrivo si chiude con una cronometro di 15 Km” (no, con l’arrivo di Basso e la fine della telecronaca; a meno che non la facciano correre anche a Pancani)
Cunego: “Eravamo veramente sotto una dura prova”
Conti: “Pollentier nel 77 vinse l’ultima crono, nella zona di Milano, in Brianza” (tappa di Binago, che non è in Brianza e nemmeno vicino a Milano, ma tra Varese e Como)
De Luca: “Il boato delle gente che si apriva nel viale iniziale” (da cosa era aperto il boato, da un tornado di passaggio?)
Pancani: “Androni Diquigiocattoli” (Androni Giocattoli Diquigiovanni)
Pancani: “Si è riempita tutta l’arena” (e in quel momento l’elicottero la sorvolava e si vedeva e che era piena solo a metà)
Pancani: “Sentiamo il boato dell’arena, tutto per lui” (sarà anche stato…. io ho sentito solo il “pa-pa-pa” dell’elicottero)
Piacente: “Basso è andato ad abbracciare i compagni della sua squadra” (praticamente tutte le altre squadre)
De Stefano: “Mario cipollini, 42 vittorie in carriera” (solo al Giro)
De Stefano: “Torneremo tra pochissimo su Raisport3″ (l’hanno confinata in una nuova rete aperta apposta per lei?)
Televideo RAI: “A 39 anni saluta con classe” (Simoni ne ha ancora 38)
Televideo RAI: “Richie Porte – ITA”
Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.
Concludiamo con una celebre frase
“Ciao mama, sono arrivato uno!”
ARCHIVIO ALMANACCO
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3a tappa Amsterdam – Middelburg
4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)
8a tappa Chianciano Terme – Terminillo
9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni
12a tappa Città Sant’Angelo – Porto Recanati
13a tappa: Porto Recanati – Cesenatico
15a tappa: Mestre – Monte Zoncolan
16a tappa: San Vigilio di Marebbe – Plan de Corones
17a tappa: Brunico – Peio Terme
18a tappa: Levico Terme – Brescia
20a tappa: Bormio – Ponte di Legno / Tonale
ARENA DI FESTEGGIAMENTI, ARENA DI GLADIATORI
Più che le tipiche “due tappe in una” con uomini di classifica da un lato e lotta per la tappa dell’altro, a Verona vanno in scena le due facce della medesima strada, nonché dell’arrivo simbolico all’Arena: il palcoscenico per un festoso défilé per alcuni, l’ultimo lembo di spiaggia su cui combattere l’estrema battaglia. Vince Larsson, beffando un assatanato Pinotti e un indomito Vinokourov, che fra l’altro scavalca Porte. Nibali allunga su Scarponi dopo essersi visto affiancare virtualmente in salita.
Foto copertina: Basso entra in maglia rosa nell’arena di Verona (foto Reuters)
Simoni approda all’Arena, e sfodera un body nero come un frac, un abito da festa che ricorda a tutti i suoi tifosi che forse da domani “di signori non ce ne saranno più”: con tanto di camicia bianca, e cravatta rigorosamente rosa! Il simbolo di un Giro frizzante di festa e gioia, come è anche quello di Arroyo. Gioia e gloria che attendono anche Basso, quasi impersonati da Santiago e Domitilla che aspettano l’abbraccio del padre in fondo a quel sentiero rosa come la veste di Ivan.
Con un vissuto diametralmente opposto, Scarponi e Nibali si scannano in un duello all’ultimo sangue degno dei gladiatori che nelle arene incrociano le armi: in cima alla salitella Scarponi sopravanza il fantasma di Nibali per un secondo, affiancandolo in generale; Nibali però si getta in discesa a tomba aperta, ritrova fluidità per la propria pedalata prima incatramata, e va a riprendersi coi denti da squalo un podio meritatissimo, che completa la gioia Liquigas (anche se un dubbio resta: con una squadra e dei singoli così, è mai possibile aver rischiato di perdere?). Il guizzo del messinese gli frutta un pregiatissimo quinto di giornata, impreziosito dal ricordo della fatica di ieri.
Anche Pinotti ci butta tutta l’anima e forse qualcosa in più: scollina all’intertempo con il risultato migliore – che rimarrà tale – poi però la discesa, a sorpresa e a dispetto dei commentatori più decisiva della salita, tradisce lui come aveva tradito Wiggins (non a caso Pinotti prima della gara aveva specificato di essersi preparato osservando il video dell’inglese!). Sono due i secondi che lo separano da quella agognata vittoria di tappa, e poco importerà all’uomo HTC di concludere in crescendo una inimmaginabile classifica che lo vede nono, grazie al sorpasso su Kiserlovski.
Eh sì, la vittoria di tappa: bottino del vichingo Larsson, che approda in brutto ma efficace stile alla ciliegina sulla già ricca torta del Giro per gli uomini di Riis. Stridore di denti per lui, un altro combattente di oggi, però ancor più ruggenti e affamate (ma infine vuote) sono le fauci di Vinokourov, terzo al traguardo dopo l’ennesima prova fatta di cuore e veemenza. Come e più di Pinotti il kazako aveva spremuto ogni fibra muscolare ieri, come e più di Pinotti Vino è uomo di classifica: anzi possiamo dire che – andando a vedere i veri protagonisti di queste tre settimane – il capitano Astana è il meglio piazzato di giornata; a testimonianza di un desiderio insaziabile di conquistare quella sfuggente tappa. Mai domo, mai satollo, dare tutto in tutte le occasioni: un modello da imitare per chi oggi è ridotto a sperare “di fare una bella crono per difendere l’undicesimo posto”. Anche Vinokourov conquista un posto in graduatoria, come Pinotti, e si porta a ridosso della top five, a discapito di Richie Porte che incontra i limiti della propria giovane età nonostante un impegno profuso a fondo.
Richie Porte ci ricorda che questo è senz’altro il Giro degli australiani, quindi una menzione quotidiana la merita – più ancora di Evans oggi quarto ma un po’ opaco – Cameron Meyer, il giovanissimo campione australiano a cronometro della Garmin che a lungo ha tenuto la testa della classifica provvisoria. Lo scalza Konovalovas, specialista a quanto pare non genericamente delle cronometro, ma proprio delle “cronometro conclusive del Giro”. I pezzi da novanta devono ancora arrivare, tuttavia, anche se uno di essi – il favorito Wiggins – farà cilecca (davanti a Meyer, ma dietro agli altri): la strada mossa planimetricamente e altimetricamente si discosta troppo dalla geometria euclidea dei pistard, la stanchezza di tre settimane durissime svuota le gambe in vano frullìo affaccendate. Regge così ancora per un po’ il tempo di Konovalovas, almeno fino a che non fermano le lancette i nomi che abbiamo più sopra elencato.
Si ferma anche l’ultimo orologio, le grandi cifre gialle smettono di susseguirsi sui quadranti. Almeno per un mese, ma intanto culliamoci ripercorrendo nella memoria questa straordinaria giostra, battaglia, avventura rosa.
Gabriele Bugada
29-05-2010
maggio 30, 2010 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO D’ITALIA
Lo svizzero Johann Tschopp (Bbox Bouygues Telecom) si è imposto nella ventesima tappa, Bormio – Ponte di Legno / Tonale, percorrendo 179 Km in 5h26′47″, alla media di 32,865 Km/h. Ha preceduto di 16″ l’australiano Evans e di 25″ l’italiano Ivan Basso (Liquigas-Doimo). Maglia rosa è Basso, con 1′15″ sullo spagnolo Arroyo Duran e 2′56″ sull’italiano Vincenzo Nibali (Liquigas-Doimo)
FDB INSURANCE RAS (Irlanda)
L’irlandese Mark Cassidy (Belgium An Post Sean Kelly) si è imposto nella settima tappa, Gorey – Kilcullen, percorrendo 154 Km in 3h43′48”, alla media di 41,287 Km/h. Ha preceduto di 2″ e 47″ i tedeschi Steigmiller e May. Unico italiano in gara, Alessio Signego (Japan – Nippo), si è piazzato 77° a 6′02″. Lo svedese Alexander Wetterhall (Sweden – Team Sprocket Pro) conserva la testa della corsa, con 59″ sul britannico Williams e 1′32″ sul namibiano Craven. Signego è 46° a 16′17″
TOUR OF BELGIUM
Il belga Dominique Cornu (Skil – Shimano) si è imposto nella quarta tappa, circuito a cronometro di Herzele, percorrendo 16,7 Km in 21′13”, alla media di 47,227 Km/h. Ha preceduto di 4″ l’olandese Moerenhout e il belga Devolder. Miglior italiano Marco Marcato (Vacansoleil Pro Cycling Team), 16° a 32″. Cornu è il nuovo leader della classifica, con 4″ su Moerenhout e Devolder. Miglior italiano Marcato, 18° a 32″.
BAYERN RUNDFAHRT
Il belga Maxime Monfort (Team HTC – Columbia) si è imposto nella quarta tappa, circuito a cronometro di Berching, percorrendo 27,8 Km in 36′04″, alla media di 46,247 Km/h. Ha preceduto di 12″ l’italiano Adriano Malori (Lampre-Farnese Vini) e di 48″ il neozelandese Roulston. Monfort è il nuovo leader della classifica, con 12″ su Malori e 49″ sullo sloveno Spilak.
TOUR DE GIRONDE
Il francese Nacer Bouhanni si è imposto nella seconda tappa, Saint-Pierre d’Aurillac – Cenon, percorrendo 180,9 km in 4h08′48”, alla media di 43,625 Km/h. Ha preceduto di 5″ il connazionale Belgy e il russo Samokhvalov. Bouhanni è il nuovo leader della classifica, con 9″ su Belgy e 11″ su Samokhvalov.
GRAN PRIX DE PLUMELEC – MORBIHAN
L’australiano Wesley Sulzberger (Française Des Jeux) si è imposto nella classica francese, percorrendo 181 Km in 4h23′41″, alla media di 41,185 Km/h. Ha preceduto di 41″ e 44″ i francesi Dion e Augé. Hanno concluso la prova 39 dei 103 corridori che avevano preso il via. Tra i ritirati, tutti gli italiani presenti.
SEB TARTU GRAND PRIX
L’estone Tanel Kangert (Estonian National Team) si è imposto nella corsa estone, percorrendo 187 Km in 4h27′46″, alla media di 41,902 Km/h. Preceduti allo sprint il polacco Honkisz e il lituano Skuijnš.
TALLIN-TARTU GRAND PRIX (disputato il 28)
Il francese Denis Flahaut (ISD – Neri) si è imposto nella corsa estone. Preceduti allo sprint gli estoni Kirsipuu e Pütsep. In gara anche gli italiani Fabio Donesana (10°) e Alessandro Bertuola (38°), entrambi della formazione Kalev Chocolate Team – Kuota.
GP KRANJ
Lo sloveno Matej Gnezda (Adria Mobil) si è imposto nella corsa slovena, percorrendo 160,8 Km in 4′07′39″, alla media di 38,958 Km/h. Ha preceduto di 2″ lo sloveno Koev e di 57″ l’italiano Oscar Gatto (ISD – Neri).
TOUR DE KUMANO (Giappone) – PROLOGO (disputato il 27)
Il giapponese Takashi Miyazawa (Team Nippo) si è imposto nel prologo, circuito di Shingu. Ha preceduto di 1″ il connazionale Suzuki e l’australiano Witmitz. Unico italiano in gara, Vincenzo Garofolo (Team Nippo) si è piazzato 50° a 4″.
TOUR DE KUMANO (Giappone) – 1a TAPPA (disputata il 28)
Il giapponese Yoshimitsu Tsuji (Utsunomiya Blitzen) si è imposto nella prima tappa, circuito di Nagai. Ha preceduto allo sprint Miyazawa e il corridore di Hong Kong Wong. Garofolo 10°.
Tsuji è il nuovo leader della corsa, con 2″ su Miyazawa e 6″ su Wong. Garofolo è 10° a 11″.
TOUR DE KUMANO (Giappone) – 2a TAPPA (disputata il 29)
Il giapponese Junya Sano (Team Nippo) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Kumano. Ha preceduto di 4″ il kazako Andrey Mizurov e di 8″ il giapponese Hiratsuka Garofolo 15° a 1′09″,
Mizurov è il nuovo leader della corsa, con 42″ e 50″ sui giapponesi Miyazawa e Fukushima. Garofolo è 8° a 1′12″.
GIRO DELLE PESCHE NETTARINE DI ROMAGNA
in aggiornamento
VERONA: PASSERELLA IN ARENA
Come nello storico epilogo del Giro 1984, anche questa edizione della corsa rosa offrirà l’ebbrezza della conclusione all’interno della spettacolare Arena di Verona. L’ultimo atto sarà differente rispetto a quello che vide Francesco Moser ribaltare una classifica che sembrava compromessa. In appena 15 Km, infatti, ci saranno ben pochi margini per cambiare le carte in tavola, anche perché il disegno complessivo del Giro 2010 è notevolmente più accidentato rispetto a quello allestito 26 anni fa. Grappa e Zoncolan prima, Plan de Corones, Mortirolo e Gavia poi avranno lasciato sulla classifica un’impronta indelebile, che ben difficilmente potrà essere scalfita dalla crono veronese, concepita più che altro come spettacolare passerella conclusiva.
Chiudete per un attimo gli occhi e lasciate scorrere la fantasia. Immaginate la maglia rosa, chiunque essa sia, salire sul proscenio dell’Arena per ricevere il bacio di due miss d’eccezione, Giulietta Capuleti da un lato e la Lady Marianna Guillonk dall’altro, veronese D.O.C. la prima (nonostante la genesi bresciana della famiglia che osteggiò i Montecchi) e pure la seconda, essendo il personaggio della “Perla di Labuan” scaturito dalla penna del veronese Salgari. È questa l’utopica ma affascinante suggestione che emana la tappa conclusiva del Giro 2010, nel tratteggiare la quale Zomegnan ha inteso riproporre uno scenario tecnico che non facessere rimpiangere l’epilogo romano della scorsa edizione. Sarà una prova contro il tempo abbastanza simile nel chilometraggio a quella disputata sulle strade di Roma, ma che non presenterà, se non nel chilometro conclusivo, l’insidia dei sampietrini che quasi costarono la vittoria finale al russo Menchov. Se la maglia rosa di turno rischierà di farsi soffiare le insegne del primato – sempre che le tappe precedenti non abbiano già deciso il Giro, eventualità più che probabile considerata la “caratura” delle ultime due frazioni alpine – stavolta la colpa sarà solo del tracciato, che proporrà la trentasettesima e ultima salita valida per la classifica della maglia verde, le famose Torricelle. Si girerà, infatti, sul circuito che ospitò i mondiali del 2004, affrontandolo però in senso antiorario e, dunque, rimanendo impegnati all’insù per maggior tempo rispetto all’altro versante che, al contrario, è più breve ma presenta una pendenza media più elevata.
La rampa di lancio dell’ultima frazione sarà collocata all’estremo settentrionale di Corso Porta Nuova, esattemente nel luogo dove per due volte si è laureato campione del mondo lo spagnolo Freire (nel 1999 si gareggiava su di un circuito più ampio, che prevedeva anche il passaggio nel quartiere di San Zeno, dove si trova la celebre basilica, uno dei monumenti più gettonati dai turisti), e i primi 700 metri si svolgeranno dritti come un fuso in direzione del varco che attribuisce il nome alla strada, aperto nel ‘500 nelle mura cittadine, uno dei più importanti complessi fortificati esistenti, costituito da ben cinque cinte innalzate in epoche differenti – dai tempi dell’Impero Romano sino al periodo della dominazione austriaca – e in gran parte giunto ai giorni nostri. Anche per questa situazione strategica, dopo il 1815 la fortezza di Verona divenne uno dei capisaldi del celebre “Quadrilatero”, il principale sistema difensivo del Regno Lombardo-Veneto, lo stato dell’Impero Austriaco venutosi a costituire dopo la caduta di Napeloene e la successiva Restaurazione.
Proprio di fronte alla Porta Nuova i “girini” affronteranno la prima curva, svoltando a sinistra per inserirsi sulla cosiddetta “circonvallazione interna”, la rete di strade che segue il periplo delle mura rinascimentali rimanendo all’interno della città. Seguendola ci si porterà in vista dell’Adige, varcandolo sul ponte intitolato al poeta romantico Aleardo Aleardi e costruito nel 1879 per collegare il centro di Verona col cimitero monumentale, uno dei primi eretti in Italia in ottemperanza all’editto napoleonico di Saint Cloud (1804), che stabiliva di trasferire i camposanti al di fuori delle mura cittadine, onde evitare eventuali contagi. La nuova normativa prevedeva anche tombe uguali per tutti, senza distinzione di classe sociale, e solo le salme illustri, previo benestare di una commissione di magistrati, potevano essere ricordate da epitaffi scolpiti: nel cimitero veronese oggi riposano, tra le altre, le spoglie del citato Salgari, del poeta Ippolito Pindemonte e di Umberto Boccioni, il maggior esponente dell’arte futurista italiana.
Voltate le spalle a questa dimora d’eterno riposo, si pedalerà in pianura ancora per un paio di chilometri e, esattamente a 3,9 Km dal via, si attaccherrano le Torricelle. Arrampicandosi su per il versante orientale del Colle San Pietro – è l’estrema propaggine verso la pianura padana della catena dei Monti Lessini, sulla quale tra il VI e il V secolo a.C. si sviluppò il primo nucleo abitato della futura città – si pedalerà in salita per 4,5 Km, sempre rasentando la cerchia muraria (in questo caso, si tratta di quella d’origine scaligera, della quale residuano ben 15 torri) e guadagnando strada facendo, tra ville e vigneti, 205 metri di dislivello, fino a 277 metri di quota. All’altezza della confluenza di Via Torricelle in Via Santa Giuliana s’incontrerà l’ultimo striscione GPM, dove si giungerà dopo aver affrontato una pendenza media del 4,5% e, poco oltre metà ascesa, un picco massimo del 9%.
Proprio all’inizio della planata che riporterà i “girini” in centro si transiterà ai piedi delle Torri Massimiliane, i quattro fortini austriaci voluti dal feldmaresciallo Radetzky e che sono la “causa” dell’attuale denominazione di un’ascesa nota nel mondo del ciclismo ben prima dei due recenti mondiali. Quando l’asfalto non aveva ancora raggiunto le “Toresele”, l’ascesa veneta costituiva la principale asperità della Vicenza – Bionde, storica gara del calendario dei dilettanti che si disputa fin dall’immediato dopoguerra (prima edizione nel 1945) e nel cui albo d’oro spiccano, tra le altre, le vittorie di Cleto Maule nel ’52, di Renato Giusti (doppietta ’57-’58), di Adriano Durante nel ’61, di Mario Chiesa – attuale ds del Team Katusha – nel ’85, di Endrio Leoni nel ’89, di Simone Cadamuro nel 2001 e di Francesco Chicchi l’anno successivo. Da segnalare anche il successo, nell’edizione 1986, di Johnny Carera, il fondatore di A&J, l’agenzia di sport management che cura l’immagine di molti sportivi italiani, tra i quali Damiano Cunego.
Terminati i 3400 metri della discesa (pendenza media del 5,9%, con due strappi al 7,5%-8%), si tornerà a pedalare sul “velluto” negli ultimi 2,5 Km, nel corso dei quali i “girini” incontreranno nuovamente il corso dell’”Adexe”. Così i veronesi chiamano il fiume che sarà varcato per la seconda e ultima volta sul Ponte della Vittoria, costruito nel secondo dopoguerra in sostituzione di un precedente ponte gettato sull’Adige tra il 1928 e il 1931 e che era stato fatto saltare dai tedeschi in ritirata. Ritornati in centro, l’ultimo dei 3479,3 Km del 93° Giro d’Italia – conteggiando anche i due chilometri “saltati” nella tappa di Montalcino, a causa della frana di Volterra – debutterà con una curva a 90° gradi che, piegando a destra, immetterà in Corso Cavour, la principale arteria del centro storico di Verona. Al suo termine si affronterà un’altra piega ad angolo retto, proprio sotto le finestre del Castelvecchio, forse l’edificio cittadino più carico di storia, eretto in guisa di fortezza nel 1354 e, dopo la fine della signoria scaligera, divenuto carcere e deposito di munizione e quindi nuovamente trasformato in fortilizio all’epoca della dominazione austriaca. Durante i tristi ultimi due anni della seconda guerra mondiale, infine, il Castelvecchio accolse l’assemblea che decretò la nascita della Repubblica di Salò e il “Processo di Verona”, il procedimento giudiziario che vide sul banco degli imputati i membri del Gran Consiglio del Fascismo che, nella seduta del 25 luglio 1943, avevano sfiduciato, anche se indirettamente, Benito Mussolini: il processo si concluse con la condanna a morte di 19 dei 20 imputati, tra i quali Galeazzo Ciano, genero del Duce, ex ministro degli esteri e ambasciatore in Vaticano.
Il complesso del Castelvecchio comprende anche un altro ponte, lo “Scaligero”, che nel maggio del 1985 funse da scenografica rampa di lancio alla 68a edizione della corsa rosa, scattata con una breve cronometro vinta da Francesco Moser. La retta d’arrivo era posta nel medesimo luogo che, dodici mesi prima, aveva festeggiato l’inatteso successo del trentino, capace all’ultimo giorno di ribaltare un verdetto che pareva incontrovertibile. È sarà così anche quest’anno: percorsi gli ultimi 500 metri e presi i tempi nella “Bra” (la centrale e più vasta delle piazze veronesi), gli ultimi colpi di pedale saranno mulinati sulla passerella lignea
che farà salire ciascuno dei corridori rimasti in gara sul prestigioso palcoscenico dell’Arena. Una passerella degna del Giro più “pazzo” andato in scena nelle ultime stagioni.
Mauro Facoltosi
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Foto copertina: l’Arena di Verona (www.redlinesa.ch)
LA SALITA DEL GIORNO: TORRICELLE
Finisce il Giro con la scalata cronometrata delle Torricelle. Una salita vera anche nell’ultimo giorno di gara di un Giro già duro di suo.
Michele, esperto cicloamatore veronese, ci porta alla scoperta dell’asperità che caratterizzò anche due edizioni dei mondiali di clismo.
Foto copertina: il versante est delle Torricelle (http://www.ciclotrapiantati.it)
Sul versante nord della città di Verona, proprio sopra al quartiere denominato Borgo Trento, si innalzano le affascinanti colline della città scaligera. Sono il punto di arrivo delle prealpi della Lessinia, che sovrastano a nord la provincia di Verona. Torricelle è il nome di questa fascia collinare. Sulle colline si può trovare Castel S. Pietro, edificato alla fine del ‘300 ed unito un secolo dopo al sistema di mura medievali, dal castello si può ammirare il paesaggio affascinante di Verona dall’alto. Su un altro versante delle colline si trova il santuario della Madonna di Lourdes e molte ville lussuose. Considerata la zona VIP di Verona, le Torricelle offrono affascinanti viste di Verona, percorsi in mountain bike, a piedi ed a cavallo.
Da qualche tempo questa zona si trova al centro di un dibattito per la realizzazione di un tunnel che le dovrebbe attraversarla longitudinalmente.
Il 30 maggio saranno teatro della sfida decisiva per l’assegnazione della maglia Rosa finale.
L’ascesa alla Torricelle sarà dalla presa “Est”, versante che nei mondiali del 1999 e del 2004 è stato affrontato in discesa. La salita comincia poco dopo l’antica porta Porta Vescovo e sale nella prima parte con pendenza moderata fino all’uscita dell’agglomerato urbano. In corrispondenza delle ultime case, quando la strada si dirige verso nord con un ampia curva a destra, la salita si fa più aggressiva con le punte massime del 9% in corrispondenza del secondo tornante. Superati 3 tornanti si prosegue all’interno di un bosco non troppo fitto, su un rettilineo di circa un chilometro e la pendenza torna a farsi morbida fino al km 2,300, quando si incrocia la la strada che sale dal quartiere Valdonega. Qui finalmente la visuale si apre sulla Valpantena e sui suoi ampi vigneti; qualche centinaio di metri più in basso si possono scorgere gli abitati di Poiano e Quinto. Questa parte del percorso è spesso battuta da un fastidioso vento laterale che potrebbe anche condizionare le prestazioni degli atleti.
Si affronta ora forse il tratto più impegnativo della salita e, poco dopo aver superato un circolo del tennis, cominciano una serie di rampe molto fastidiose che si alternano a tratti più facili dove si riesce a recuperare. La pendenza media qui è attorno al 7% con un paio di picchi al 9%: questo tratto termina circa in corrispondenza di un campo di minigolf. La salita torna a salire in maniera morbida e si arriva allo scollinamento attraverso un facile falsopiano.
In generale la salita nel suo complesso non è per nulla difficoltosa nè per la lunghezza circa 4,5 chilometri) nè per la pendenza; il problema è dato dalla sua irregolarità che in un prova a cronometro condizionerà non poco l’interpretazione degli atleti.
Michele Cimolini
ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI TONALE
maggio 30, 2010 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Dopo la presentazione della tappa e la cronaca, la giornata in rosa di ilciclismo.it si chiude con uno scrigno zeppo di golosità: pareri tecnici di campioni del passato, che conoscerete nelle prossime giornate; le notizie sulle condizioni di Damiano Cunego, pervenute direttamente dal suo direttore sportivo; la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; una rubrica umoristica in ricordo di Raimondo Vianello; le “perle” dei telecronisti e le previsioni del tempo per la tappa che verrà. Seguiteci.
Foto copertina: lo scollinamento del Gavia (foto Giuseppe de Socio)
Foto copertina: al raduno di Brescia Arroyo saluta il Giro con un lancio di palloncini rosa (foto Bettini)
PERCHE’ NON VINCIAMO? – ultima puntata
Tra gli ex corridori che avevamo contattato nelle scorse settimane per la nostra inchiesta, uno di loro ha preferito non risponderci subito, immaginando che, con l’arrivo delle montagne, la situazione sarebbe cambiato in nostro favore. Così è successo ed ora lui si è messo in contatto con la nostra redazione, approfittando dell’occasione per rivolgere i propri complimenti ad Ivan Basso: un gesto sportivissimo, essendo lui spagnolo e, dunque, inevitabilmente tifoso del diretto sfidante Arroyo
“No, solo faltaba esperar a las grandes montañas, como hemos visto en la parte final del Giro. Complementi por Basso”
Eduardo Chozas, ex professionista
GIRO D’ITALIA, GIRO DEL MONDO
Scarponi e il 3° posto sfiorato “Ivan, potevi lasciarmelo…”(Gazzetta dello Sport)
Giro, il Gavia non fa male. Basso a un passo dal trionfo (Corriere dello Sport – Stadio)
Tschopp wins 20th stage (The Daily Telegraph)
Basso leaves Giro field with a mountain to climb (The Times)
Basso, quasiment course gagnée (L’Equipe)
Tschopp :”J’ai l’impression de rêver” (Le Monde)
Arroyo está a sólo 15 km de terminar segundo (As)
Arroyo ya acaricia el podio
Etapa para Tschopp, Basso sigue líder (El Mundo Deportivo)
Tschopp gagne l’étape reine, Basso a course gagnée (Le Soir)
L’étape pour Tschopp, Basso garde le rose (La Dernière Heure/Les Sports)
Tschopp is verrassende winnaar (De Standaard)
Johann Tschopp victorieux au Giro (actu24.be)
Basso assure son maillot rose, avant l’arrivée finale (Sud Presse)
Vedetten schieten te laat in actie, Tschopp profiteert (Het Nieuwsblad)
Tschopp wins, Basso leads as Giro d’Italia finishes mountains (USA Today)
Basso Extends Giro Lead (The New York Times)
Ivan Basso poised to claim Giro title (The Age)
Swiss win but Basso clings to lead (Herald Sun)
Tschopp ou le triomphe “écolo” (Le Matin)
Husarenritt von Johann Tschopp (Neue Zürcher Zeitung)
Johann Tschopp gewinnt Königsetappe beim Giro (La Quotidiana)
BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.
M: Percorso confermato in toto, si fanno sia Forcola che Gavia
A: Non capisco perchè continuino ad insistere a farli salire sulle Motte. Tecnicamente non aggiunge nulla, anzi.
M: Tra l’altro la salita delle Motte non è segnalata da nessuna parte, ne sulla tabella di marcia, ne sulla planimetria, ne sull’altimetria.
Mi è stato detto che, invece, è riportata sulle cartine del “Garibaldi”
M: Comunque le Motte aggiungono fatica a fatica, è l’unico vantaggio
A: Invece secondo me spezzano soltanto il ritmo di gara; ne beneficia soltanto il gruppo, gli attaccanti non sono certo favoriti da quel dente; può andar bene per una corsa regionale non certo per il Giro d’Italia
P: Ma perchè Arroyo non ha attaccato in discesa? Avanti c’era pure il gruppetto che lo avrebbe tirato al traguardo sull’ultima salita.
A: Vallo a capire. Secondo me si sono messi d’accordo. Basso non ha fatto casino in salita ed Arroyo non ha fatto casino in discesa. Ad Arroyo andava evidentemente bene il secondo posto.
P: Probabilmente è come dici tu, sarebbe stato uno spettacolo come ieri (salita a tutta, discesa a tutta) e invece questo tappone è stato una noia
P: Vedendo l’arrivo e chi ha vinto la tappa sono ancora più rammaricato che Arroyo non abbia attaccato in discesa; Nibali non ne aveva e Basso avrebbe dovuto recuperare da solo.
H: TSCHOPP: corridore semisconosciuto ma buon scalatore, già in evidenza a Plan de Corones e in altre tappe di montagna al Giro e al Tour in anni precedenti; l’altroieri è arrivato con 35′ di ritardo ed evidentemente si è risparmiato per oggi dove al cospetto di gente come Sastre e Vinokourov è stato il più forte giustificando la presenza della B-Box al Giro
EVANS: alla luce della bella gamba che ha dimostrato nel finale doveva osare di più attaccando sul Gavia se non addirittura sulla Forcola insieme a Vino e Sastre; di sicuro la Liquigas non l’avrebbe inseguito alla morte. Si prende la classifica a punti ma il podio sembra lontano
BASSO: anche oggi ha dimostato di essere il più forte andando a togliere gli 8” di abbuono a Scarponi; il fatto di avere anche Kiserlovski oltre a Nibali ha dissuaso gli avversari dall’attaccarlo, visto che andando verso il Tonale sarebbero stati ripresi
SCARPONI: in particolare era lui che doveva attaccare sul Gavia ma probabilmente ha rinunciato pensando che Nibali l’avrebbe ripreso in discesa; col senno di poi ha fatto bene e ha delle chances di superare il siciliano a cronometro, visto che c’è una salita e visto che sembra leggermente più fresco
ARROYO: per lui il secondo posto è manna dal cielo ed è per questo che non ha attaccato in discesa; sta di fatto che, fuga dell’Aquila a parte, non è mai andato così forte come negli ultimi due giorni e alla fin fine il 2° posto se lo merita
NIBALI: non brillantissimo oggi anche se è stato frenato dal fatto di avere Basso in maglia rosa; per il podio ha buone chances ma non è detto che ce la faccia per le ragioni che ho spiegato in precedenza
VINOKOUROV: un leone anche oggi ma la gamba era quella che era; terminerà 7° in classifica ma avrebbe meritato molto di più
CUNEGO: indecifrabile, va in fuga sulla Forcola insieme ai vari Vino, Simoni e Sastre e si stacca; ci si aspetta che crolli e invece alla fine tiene anche se non riesce a guadagnare posizioni in classifica
KISERLOVSKI: anche lui miracolato dalla fuga dell’Aquila ha avuto qualche giorno difficile sulle prime montagne ma conclude il Giro alla grande e si merita di finire nei 10, considerato che ha anche lavorato per Basso e Nibali
PINOTTI: anche oggi bravissimo, malgrado la lunghissima fuga resiste sul Tonale e anche lui si merita il posto nei primi 10
PORTE: altra conferma, in una tappa in cui avrebbe dovuto perdere posizioni addirittura ne guadagna ed è il favorito della crono di Verona insieme a Wiggins
SASTRE: anche lui ci ha provato ma anche per lui la gamba è quella che è, tanto più in una giornata fredda come oggi per lui che ama il caldo; probabilmente nel finale ha anche mollato visto che arrivare 6° od 8° in classifica cambia poco; considerando i 12 minuti dell’Aquila è il grande sconfitto del Giro
SIMONI: premio alla carriera, due Giri vinti e svariate volte sul podio, peccato che al Tour e alla Vuelta non sia mai riuscito a essere competitivo allo stesso modo pur avendo vinto tappe importanti, evidentemente si esaltava con l’aria di casa nostra
WIGGINS: quintultimo a 37′54”; d’accordo che ha vinto il prologo, che domani c’è la crono di Verona e che a luglio c’è il Tour ma un po’ più di rispetto per il Giro ci vorrebbe
J: EVANS: Mi è parso che non ne avesse più di tanto, altro che gamba brillante. Nonostante questo ha dato tutto quello che aveva.
VINOKOUROV: Anche lui ci ha provato nonostante la condizione non fosse delle migliori.
Se il Giro è stato il più bello dell’ultimo decenno (giudizio personale) tanto merito a questi due Campioni, che hanno dato tutto e non si sono mai risparmiati, nonostante siano al vertice delle corse da diversi mesi.
BASSO: La condizione più fresca dei suoi avvesari (giocoforza, perchè nelle corse disputate finora difficilmente riuscirebbe ad imporsi) gli ha consentito di controllare il Giro, sia dal punto di vista fisico che tattico.
NIBALI: Avesse avuto la testa di Riccò avrebbe cominciato a pretendere dalla vittoria di Asolo; invece ha avuto l’umiltà di capire che gli manca ancora un pizzico per essere vincente ed ha deciso di impararlo da Ivan. Il futuro è suo.
P: La cosa migliore per lo spettacolo sarebbe stato l’attacco di Evans e Scarponi sulla salita del Gavia (visto il finale Nibali sarebbe saltato) e di Arroyo sulla discesa! Io non mi capacito ancora che il secondo in classifica a 51 sec, che il giorno prima in una discesa di 12 Km ha recuperato 1:30 su quelli che lo precedevano, non abbia attaccato in una discesa di 18Km altrettanto rischiosa!!!
J: E quando finiva la discesa con due minuti di vantaggio ? Sarebbe stato ripreso a metà salita, solo che, avendo scatenato la lotta tra i primi, si sarebbe staccato. Nibali avrebbe tenuto ugualmente il terzo posto, secondo sarebbe finito Scarponi ed Arroyo sarebbe saltato giù dal podio. Quando chi ti sta davanti è più forte, ed in gara lo capisci, meglio evitare attacchi da lontano o ti fai solo del male. Un conto è studiare le tattiche con la playstation, un altro è farlo pedalando.
A: Parole sante, J.
V: Io ero ai -3/4 (di cartelli ce n’erano ben pochi) dalla vetta del Gavia circa, più o meno all’altezza del punto forse più duro… La sorpresa quando ho visto il gruppo maglia rosa è stata tanta: erano davvero ancora in tanti!! Potrebbero essersi trovati – “involontariamente” – d’accordo sul non massacrarsi anche oggi…
Grandissimo Pinotti, all’attacco anche oggi! Emozionantissimo quando io e il mio socio l’abbiamo incitato in bergamasco e ci ha sorriso tutto contento… Vai Marco, sei un grande!!!
P: mah ho i miei dubbi che Nibali, obbligato a stare con Basso in discesa, poi nell’ultima salita gli avrebbe recuperato 2 minuti. Basso probabilmente sì ma avrebbe faticato e alla fine ci sarebbe stato più spettacolo. Dal canto mio oggi ho provato tristezza a non vedere onorata come si deve una tappa del genere.
S: Mah, non vedo nessuna sorpresa, io già dalla presentazione tifavo perchè non si facesse il Gavia, perchè non avrebbe fatto la selezione.
Pure ieri al lavoro,uno mi ha detto “domani mi godo il tappone del Giro” Io gli ho risposto “è oggi (venerdi) il tappone del Giro, non guardare l’altezza dei colli, domani è dura solo la discesa…”
Quindi se tutto è andato da previsione in salita sul Gavia, in discesa perchè Arroyo non ha attaccato? Ma semplice, la Liquigas è stata perfetta, ha preso le prime posizioni della discesa e con la strada stretta hanno fatto da tappo e andando piano per Basso. Tantevvero che Tschopp ha guadagnato 1′30″ in discesa!
C’è anche da dire che ieri Arroyo ha sì guadagnato 1′30″, ma pure ieri la discesa Nibali l’ha fatta “piano” perchè avevano un bel vantaggio e sapevano che poi sul falsopiano si ridilatava il distacco. C’è pure da dire che gli ultimi 5km del Mortirolo i 3 hanno risparmiato energie per stare insieme… insomma non è Arroyo un Savoldelli ma davanti ieri hanno rallentato e fatto da tappo. In ogni caso se prendeva 1′ Arroyo poi lo prendevano sul Tonale. Nibali ha sì ceduto ma solo negli gli ultimi km e perdendo pochi secondi
con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)
METEO GIRO
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Verona – Verona
Verona – ore 11: nuvole sparse, temperatura 21,1°C, vento debole da WSW (7-12 km/h), umidità al 82%
Verona – ore 14 (partenza primo corridore): nuvole sparse, temperatura 24,2°C (percepiti 22°C causa vento), vento moderato da WNW (14-19 km/h), umidità al 61%
Verona – ore 17 (arrivo maglia rosa): cielo sereno, temperatura 25,4°C (percepiti 24°C causa vento), vento moderato da W(13-18 km/h), umidità al 56%
I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Mancano le immagini, la telecronaca langue…. strafalcioni a valanga!!!
IERI
Speaker Aprica: “Mortorolo ” (al che si è verificata una mezza sommossa del pubblico presente al traguardo)
Barbara Pedrotti (speaker “in gonnella” Aprica): “Leonardo Duc” (Duque)
OGGI
Innanzitutto segnaliamo che la salita delle Motte, affrontata subito prima del Gavia, non era segnalata da nessuna parte, nè sull’altimetria, nè sulla planimetria, nè sulla tabella di marcia.
Zomegnan: “Lo zero termico sarà a circa 2900 metri, 200 metri sopra la quota del Gavia” (il Gavia è a circa 2600 metri, 300 più in basso)
Servizio di presentazione di Bormio a “Si Gira”: “Sorge l’Adda dalle Bocchette del Braulio” (La sorgente dell’Adda è in Val Alpisella; dalla “Bocca” del Braulio transita l’omonimo torrente)
Zandegù (cantando): “Il giro in Valtellina con duecento corridor” (era in questo numero ad Amsterdam; dopo tutti i ritiri ne sono rimasti 144 alla partenza da Bormio)
Annalisa Bartoli: “E’ ora di dare la diretta alla linea della tappa” (cominciamo bene!!!)
Cassani: “Santa Cristina Valfurva” (Santa Caterina)
Martinello, ricordando la tappa del Gavia del 1988: “Chiedemmo garanzie all’allora direttore del Giro Carmine Castellano” (era ancora Torriani)
Martinello, come sopra: “Era il 6 giugno dell’88, me lo ricordo bene” (infatti, era il 5 giugno)
Martinello, come sopra: “Ci rifiutammo di fare lo Stelvio” (fu l’ANAS a proibire il passaggio)
Cassani & Fagnani: “Passo della Forcora” (Forcola di Livigno; il Passo della Forcora si trova in provincia di Varese)
Martinello: “Tappe pineraiche”
Conti: “La strada era ridotta, più breve rispetto a quella di oggi” (più stretta, vorrai dire)
De Luca: “Ha forato lungo le pendici della discesa” (non riusciamo a immaginarci questa scena, sarà andato a forare nella scarpata?)
Pancani: “Non c’è possibilità per i velocisti di andare a porre l’ultimo sigillo sulla maglia rosa” (sul Giro)
Pancani: “Versante che sale dal Tonale” (da Ponte di Legno)
Savoldelli: “Quando ha cominciato a salire la salita” (perchè? ci sono anche le salite che scendono?)
Pancani: “Il tedesco Tschopp, no è austriaco” (infatti, è svizzero)
Cassani: “Ultima apparizione di Simoni in una tappa alpina” (in attesa del benestare della Chiesa)
Pancani: “Discesa che poi finirà a Sant’Appollonia” (e il tratto verso Ponte?)
Pancani: “Quanta gente in cima al Monte Gavia” (il monte c’è, è li vicino, ma ieri tutti erano giù al passo)
Martinello: “Abbiamo avuto l’impressione dalla telecamira”
Cassani: “La strada è asciutta, ma ci sono dei rivoli bagnati” (bella forza, se erano secchi mica li notavamo!!)
Pancani: “Nella discesa della temutissima e attesissima discesa del Gavia” (chissà com’è dura la salita della salita!!!)
Pancani: “La cronometro 15 Km a Verona” (manca qualcosa)
Televideo RAI: “Crono finale di 15 Km che porterà a Verona” (saranno già a Verona per la partenza)
Approfittiamo dell’occasione per andare a ravanare sul fondo della cassapanca (l’avete notato, è il soprannome che è stato affibbiato al duo microfonato della RAI) e a pescare qualche strafalcione storico.
Perle sparse
Autore ignoto: “Ecco che arriva il gruppetto degli inseguitori” (erano in 160)
Televideo RAI: “Il leader della corsa Segovia” (Sevilla)
Bortolami: “Le previsioni del tempo renderanno difficile la gara”
Televideo RAI: “Tour 2003: suggestivo il menù pirenaico con i mitici Galibier, Izoard, Alpe d’Huez”
Galeazzi: “Gimondi è un giocatore completo”
Galeazzi bis: “Una crono di 46 kg”
Fabretti: “Garzelli ha problemi a una gamba sinistra” (ne ha una di scorta)
Fabretti bis: “Sta spingendo i rapporti sui pedali”
Fabretti tris: “4 km e mezzo alla somma”
Roata: “Ecco a voi Backstedt, vincitore della Roubaix” “No, non sono Backstedt”
ARCHIVIO ALMANACCO
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3a tappa Amsterdam – Middelburg
4a tappa Cuneo – Savigliano (cronosquadre)
8a tappa Chianciano Terme – Terminillo
9a tappa Frosinone – Cava de’ Tirreni
12a tappa Città Sant’Angelo – Porto Recanati
13a tappa: Porto Recanati – Cesenatico
15a tappa: Mestre – Monte Zoncolan
16a tappa: San Vigilio di Marebbe – Plan de Corones
17a tappa: Brunico – Peio Terme
18a tappa: Levico Terme – Brescia
TSCHOPP!! STAPPATO IL TONALE
Succede meno del previsto nella 20a tappa del Giro, l’ultima di alta montagna, da Bormio al Passo del Tonale (178 km). Il successo di tappa va all’elvetico Tschopp, fuggitivo della prima ora. Vinokourov e Sastre ci provano già sulla Forcola di Livigno, ma cedono sull’ultima ascesa. Gli altri big si muvono solo nel finale, con Evans che stacca tutti a 4 km dall’arrivo, e Scarponi che rosicchia qualcosa a Nibali. Basso guadagna secondi su Arroyo, e mette di fatto in cassaforte il suo secondo Giro.
Foto copertina (Tschopp al traguardo del Tonale) di Roberto Bettini, fotogallery di Giuseppe De Socio
Se l’ultima tappa di montagna del Giro 2010 avesse offerto uno spettacolo all’altezza delle passate giornate alpine (e delle attese della vigilia), avremmo avuto il perfetto coronamento di quella che resta, in ogni caso, una delle più belle edizioni della storia recente della Corsa Rosa. La paura della terribile discesa del Gavia, la stanchezza per le tre settimane corse alla morte e le pendenze tutt’altro che proibitive del Passo del Tonale hanno però potuto più delle intenzioni di gran parte degli uomini di classifica, rimasti sulle ruote della Liquigas fino a pochi chilometri dall’ultima vetta.
Hanno fatto eccezione Carlos Sastre, che ha cercato di sopperire con il coraggio a una condizione che non ha mai veramente convinto nell’arco di queste tre settimane, e Alexander Vinokourov, che male non stava, ma che non concepisce l’idea di accontentarsi di un piazzamento relativamente modesto. Sulla Forcola di Livigno, i due si sono aggregati separatamente – prima lo spagnolo, poi il kazako – al drappello di 20 uomini già usciti in precedenza dal gruppo, in cui spiccavano le presenze di Moncoutié, Petrov, Pinotti, Cunego e Simoni. La presenza dei vincitori del Tour 2008 (6° a 5’32’’ in classifica) e della Vuelta 2006 (8° a 6’22’’) ha però tarpato le ali al nascente tentativo di fuga, e in particolare al progetto di recupero in classifica di Pinotti (10° a 13’40’’) e Cunego (11° a 15’23’’), anche se ha avuto il gradito effetto collaterale di costringere il gruppo ad un’andatura sostenuta sin dalla prima salita.
Il margine dei battistrada non ha mai neppure raggiunto i 2’, mentre Lloyd, conquistando i GPM della Forcola e dell’Eira, e transitando 2° sul Foscagno, andava a restituire concretezza alla maglia verde che oggi indossava soltanto perché Basso doveva portarne una più ambita. Dopo un velleitario tentativo di Pirazzi sul Foscagno, più tardi respinto dalle rampe del Gavia, si è così giunti alle pendici della Cima Coppi, che avrebbe sulla carta dovuto essere il teatro dell’ultima, grande battaglia alpina di questo Giro. Davanti, gli attesi Vino e Sastre hanno però lasciato il proscenio a Simoni, per la prima volta a livelli accettabili in questo Giro, e Tschopp, che assieme al trentino ha distanziato tutti nel tratto più duro dell’ascesa, e ha poi soffiato al più titolato compagno d’avventura la soddisfazione di transitare per primo sul tetto della Corsa Rosa 2010. In gruppo, intanto, il dispiegamento di forze Liquigas, con Vanotti, Kiserlovski e Szmyd a pilotare il plotone per tutta l’ascesa, raffreddava gli spiriti di tutti, inclusi i delusi di ieri (Evans in primis) e coloro che, distacchi in partenza alla mano, avrebbero avuto tutte le possibilità di compiere un significativo balzo in avanti in classifica (su tutti Scarponi, 4° a 19’’ da Nibali).
Non solo, ma anche la tanto temuta (da Basso) picchiata dal Gavia a Ponte di Legno, la discesa più tecnica del Giro, è scivolata via molto tranquillamente, con il solo Tschopp, davanti, disposto a prendersi dei rischi, ripagati dal minuto che si è trovato a poter gestire su tutti ai piedi del Tonale. Né Arroyo, funambolo scendendo dal Mortirolo, né altri, fatta eccezione per Karpets e Righi, ampiamente fuori classifica, hanno voluto far pagare alla maglia rosa le sue scarsissime doti di discesista, e così la Liquigas ha potuto sedare la corsa fino a 4 km dall’arrivo, quando già l’elvetico al comando aveva in tasca la tappa, malgrado il disperato tentativo di rimonta di Vinokourov e dello stesso Righi.
Soltanto a 4000 metri circa dall’arrivo Cadel Evans ha inscenato il primo scatto tale da far sussultare gli spettatori, imitato poco dopo da Michele Scarponi. È possibile che i due non avessero gambe per provarci prima, ma immaginiamo il loro disappunto allorché Nibali, fenomenale spalla di Basso fino ad oggi, ha mostrato, forse per la prima volta in questo Giro, Zoncolan post-impresa del Grappa a parte, una gamba deficitaria, perdendo la scia di Scarponi, e non riuscendo nemmeno ad accodarsi a Basso, che cercava di riportarlo sul leader Diqugiovanni. Mentre Tschopp andava a cogliere il primo, meritatissimo successo in carriera al Giro d’Italia, Evans doveva così accontentarsi di un secondo posto amaro, complice il minuto e 25’’ recuperato allo svizzero nei soli 4 km conclusivi, chiudendo a soli 16’’ dal vincitore. 8’’ più tardi, Basso ha soffiato a Scarponi altrettanti secondi di abbuono, che potrebbero rivelarsi decisivi nella lotta per il gradino più basso del podio. Nibali ha infatti tagliato il traguardo al 6° posto, scavalcato nel finale anche da un Arroyo ancora una volta perfetto nella gestione dello sforzo, a 18’’ dal diretto avversario. Una prova deludente, ma sufficiente a garantire al siciliano 1’’ di vantaggio residuo nella cronometro di domani, e, soprattutto, la possibilità di partire dopo il rivale, comunque tutt’altro che da sottovalutare in una prova come quella di domani.
Prova che, in ogni caso, poco o nulla dovrebbe aggiungere per quel che concerne il discorso vittoria finale. Basso ha infatti portato a 1’15’’ il già rassicurante vantaggio su David Arroyo, difesosi anche oggi benissimo, legittimando definitivamente il 2° posto che andrà a cogliere, con ogni probabilità, tra 24 ore. Il discorso podio dovrebbe invece essere ristretto ai soli Nibali (+2’56’’) e Scarponi (+2’57’’), dal momento che i 51’’ che Evans rende al siciliano appaiono francamente troppi per poter essere ricuciti in appena 15 km. Nonostante cronometro così brevi siano sempre a rischio sorprese, l’australiano parte comunque con i favori del pronostico per il successo di tappa, assieme al connazionale Richie Porte, difesosi oggi molto bene, e ora 6° a 7’25’’, quasi certamente al riparo da eventuali assalti di Vinokourov, 7° a 7’31’’. Proprio i pochi chilometri contro il tempo, come ripetuto più volte negli ultimi mesi, sono probabilmente la pecca principale di un Giro che comunque, ora che il risultato appare abbastanza delineato, ci sentiamo di promuovere a pieni voti. Ai bilanci, in ogni caso, è giusto che si inizi a pensare da domani sera.
Matteo Novarini
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