11-02-2010

febbraio 11, 2010 by Redazione  
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TOUR OF QATAR
Il belga Tom Boonen (Quick Step) si è imposto nella quinta tappa, Lusail – Madinat Al Shamal, percorrendo 142 Km in 3h13′, ad una media di 44,145 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Danilo Napolitano (Katusha) e il norvegese Boasson Hagen.
L’olandese Wouter Mol (Vacansoleil Pro Cycling Team) conserva la testa della classifica, con 9″ e 1′45″ sui belgi Steurs e Boonen. Miglior italiano Napolitano, 6° a 2′09″.

La volata di Boonen a Madinat Al Shamal (AFP Photo)

La volata di Boonen a Madinat Al Shamal (AFP Photo)

CHALLENGE CICLISTA A MALLORCA
Il tedesco André Greipel (Team HTC – Columbia) si è imposto nella quinta ed ultima prova, Trofeo Magaluf – Palmanova, percorrendo 158,5 Km in 4h13′17″, alla media di 37,546 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Koldo Fernández e il portoghese Cardoso. Miglior italiano Francesco Reda (Quick Step), 40°.

La volata vincente di Greipel a Palmanova, sullisola di Maiorca (foto Franklin Tello)

La volata vincente di Greipel a Palmanova, sull'isola di Maiorca (foto Franklin Tello)

TOUR MÉDITERRANÉEN CYCLISTE PROFESSIONNEL
Il finlandese Jussi Veikkanen (Française Des Jeux) si è imposto nella seconda tappa, Peynier – Trets, percorrendo 170 Km in 4h23′57″, alla media di 38,643 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Bacquet e Mombaerts. Miglior italiano Roberto Cesaro (Miche), 14°. Veikkanen passa in testa alla classifica, con 4″ sul francese Bonnet e 6″ sul kazako Iglinskiy. Miglior italiano Rinaldo Nocentini (AG2R La Mondiale), 11° a 10″.

Veikkanen sbaraglia la concorrenza a Trets (foto Bettini)

Veikkanen sbaraglia la concorrenza a Trets (foto Bettini)

VUELTA A CUBA
Il venezuelano Wilmen Bravo (Sumiglov-Gober. Merida) si è imposto nella terza tappa, Santiago De Cuba – Manzanillo, percorrendo 186 Km in 4h38′58″, alla media di 40,004 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Ubeto e il cubanao Arias. Miglior italiano Elia Viviani (Italia, squadra nazionale), 5°. Bravo passa in testa alla classifica, con 4″ sul colombiano Castañeda e 9″ su Arias. Miglior italiano Alessandro De Marchi (Italia, squadra nazionale), 30° a 17″.

Bravo è il più bravo di tutti sul rettilineo di Manzanillo (foto Luis Enrique Barbosa)

Bravo è il più "bravo" di tutti sul rettilineo di Manzanillo (foto Luis Enrique Barbosa)

10-02-2010

febbraio 10, 2010 by Redazione  
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TOUR OF QATAR
L’italiano Francesco Chicchi (Liquigas-Doimo) si è imposto nella quarta tappa, The Pearl – Al Khor Corniche, percorrendo 146,5 Km in 3h16′58″, ad una media di 44,626 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Haussler e l’argentino Haedo.
L’olandese Wouter Mol (Vacansoleil Pro Cycling Team) conserva la testa della classifica, con 9″ e 1′55″ sui belgi Steurs e Boonen. Miglior italiano Napolitano, 6° a 2′15″.

Il successo di Chicchi ad Al Khor Corniche (foto Bettini)

Il successo di Chicchi ad Al Khor Corniche (foto Bettini)

CHALLENGE CICLISTA A MALLORCA
Il portoghese Rui Alberto Costa (Caisse d’Epargne) si è imposto nella quarta prova, Trofeo Deià, percorrendo 143 Km in 3h27′21″, alla media di 41,379 Km/h. Ha preceduto di 2″ lo spagnolo Horrach e di 7″ la volata del gruppo, regolata dallo spagnolo José Iván Gutiérrez. Miglior italiano Fabio Felline (Footon-Servetto), 16°.

Rui Costa trionfa a Deià (foto Bettini)

Rui Costa trionfa a Deià (foto Bettini)

TOUR MÉDITERRANÉEN CYCLISTE PROFESSIONNEL
Il bielorusso Yauheni Hutarovich (Française Des Jeux) si è imposto nella prima tappa, Carcassone – Sauvian, percorrendo 92,5 Km in 1h45′05″, alla media di 52,815 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Bonnet e il kazako Iglinskiy. Miglior italiano Rinaldo Nocentini (AG2R La Mondiale), 11°. Primo leader della classifica è Hutarovich, con 4″ su Bonnet e 6″ su Iglinskiy. Miglior italiano è Nocentini, 11° a 10″.

Il successo di Hutarovich nella prima frazione del Giro del Mediterraneo (foto Bettini)

Il successo di Hutarovich nella prima frazione del Giro del Mediterraneo (foto Bettini)

VUELTA A CUBA
Il colombiano Jaime Castañeda (Colombia) si è imposto nella seconda tappa, Guantanamo – Santiago de Cuba, percorrendo 111 Km in 2h41′02″, alla media di 41,358 Km/h. Ha preceduto allo sprint il venezuelano Bravo e il canadese Roth. Miglior italiano Elia Viviani (Italia, squadra nazionale), 37°. Castañeda passa in testa alla classifica, con 6″ su Bravo e 7″ sul cubano Grangel. Miglior italiano Alessandro De Marchi (Italia, squadra nazionale), 26° a 13″.

La gioia di Jaime Castañeda sul traguardo di Santiago de Cuba (foto Raúl Pupo)

La gioia di Jaime Castañeda sul traguardo di Santiago de Cuba (foto Raúl Pupo)

L’ULTIMO SALUTO A FRANCO

febbraio 10, 2010 by Redazione  
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Abbiamo chiesto a un toscano come lui di raccontarci l’ultima fuga del Ballero, quella che ha proiettato l’eroe di due Roubaix vinte da corridore e di quattro mondiali conquistati da tecnico nel Valhalla del ciclismo, il tempio della memoria. Lassù Franco riceverà, dopo quelli attribuitigli in terra, gli applausi dei grandi campioni che lo hanno preceduto nell’impresa della vita.

“Guarda che cavallo!”. “Certo che è proprio un ganzo il nostro commissario tecnico!”. Due frasi qualunque, due frasi che magari in Toscana si capiscono al volo e nel resto d’Italia ci vuole un po’ di traduzione, soprattutto su due parole: cavallo e ganzo.
Ecco, indicativamente, vogliono dire entrambe la stessa cosa che forse con la parola “figo” tutti capiscono. In effetti, è proprio così. Franco Ballerini era un bell’uomo, oltre che nell’anima e nello spirito, anche esteriormente. Lo vedevi, in Toscana come nel resto dello stivale e nel mondo, sempre in forma smagliante, fisico asciutto, Ray-Ban fissi sugli occhi e quelle lunghe basette che non si andavano certo a confondere nella barba a volte lunga di un giorno, ma non di più.
E così era anche sabato pomeriggio all’arrivo a Donoratico nel Gp degli Etruschi e chissà che non si fosse già fatto qualche idea su quella che doveva essere la nazionale da mandare in Australia a settembre. Probabilmente vedere un Petacchi così in forma già a febbraio lo preoccupava e gli avrà anche detto: “Ale, porca miseria, vai un po’ più piano sennò non ti riesce vincere il Mondiale neanche a questo giro e poi, dopo, di chance non ne hai più”.
Ieri, tutta Italia e tutto il mondo ciclistico e non si è ritrovato a Casalguidi, una piccola frazione che senz’altro, nella sua storia, non aveva mai visto 5.000 persone in piazza. E, sinceramente, per quello che è successo, preferiva non vedercele.
L’ultimo saluto a Franco, invece, lo hanno voluto dare in tanti, i “vip” per così dire, cioè chi ha scritto e sta scrivendo la storia del ciclismo, Alfredo Martini o Franco Bitossi, Danilo Di Luca o Alessandro Petacchi, Paolo Bettini o Mario Cipollini, chi questo giochino lo dirige, vale a dire il presidente della Federazione Renato Di Rocco, chi il ct l’ha fatto, poi aveva smesso e adesso lo fa di nuovo come Marcello Lippi, un compagno di premiazioni e non solo di Ballerini: toscani entrambi, veraci, sanguigni. Si trovavano bene insieme. Ma c’era soprattutto la gente comune, quella con i capelli bianchi che è nata e vissuta inseguendo i miti del ciclismo e che vedeva passare davanti alla propria porta quel giovincello fiorentino che si allenava su e giù per il San Baronto; quella che adesso ha trent’anni e, quand’era più piccola, sapeva che ad aprile la domenica della Roubaix era prenotata dalla televisione. Tutti a seguire Franco, quel bel ragazzo che fino a tre o quattro giorni prima lo potevi trovare davanti alla tua automobile prima di rientrare a casa, dal panettiere, dal barbiere o semplicemente sapevi che era pronto per l’Inferno del Nord. Quella dei più giovani, dai sei ai diciotto anni, perché il Ballero seguiva i ragazzi, quelli di Casalguidi ma non solo, per dargli i propri consigli sull’andare in bicicletta, oppure girava nelle scuole per sentire i loro problemi, oppure dalle mani dei più piccoli riceveva questo e quel premio da questa o quella Casa del Popolo.
E, allora, svegliarsi oggi e sapere che tutto questo non ci sarà più, fa davvero male. Che uno che ha rischiato di tutto e di più nel Carrefour de l’Arbre, che si è ripreso dallo schiaffo morale del beffardo Duclos-Lassalle, che ha dominato la Foresta di Arenberg, potesse spezzare la propria vita in una piccola stradina di collina, poco lontano da casa sua, che nemmeno i ciclisti più spericolati ci passano mai di lì, che un tratto di pavè della Roubaix in confronto è l’Autostrada del Sole, questo no, non ce lo saremmo mai immaginati.
Era la sua passione il rally, dopo la bicicletta e il motocross, e sentire dalla voce della moglie quelle parole beffarde e vecchie di appena dieci giorni fa ancora più male “Domenica scorsa stava correndo un rally, la sua macchina è sbandata e si è ribaltata. Nessuno mi aveva avvertita, mi ha chiamato lui un’ora dopo e mi ha detto quello che era successo ma che non si era fatto niente”. Un avvertimento, il destino, un segno premonitore, chissà. Fatto sta che adesso Franco non c’è più.
E noi ce lo vogliamo immaginare proprio come se lo è immaginato quello che per lui era un padre, nonché il suo predecessore sull’ammiraglia della Nazionale, Alfredo Martini, che lo vede lassù in cielo con tutti gli amici del ciclismo che non ci sono più che gli si fanno incontro. Tutti, compreso quello che arriva sempre in ritardo, viene da Cesenatico e si chiama Marco Pantani. Anche lui non si vuole perdere l’incontro col Ballero e tutti insieme gli chiedono che ciclismo c’è oggi quaggiù. E il commissario tecnico della Nazionale risponde che va meglio, che si stanno buttando fuori i mercanti dal tempio.
Adesso la Nazionale di lassù ha il suo nuovo ct. Li vedremo senz’altro ai Mondiali di settembre in Australia e ci saranno anche negli anni a seguire.
Cantagrillo, Casalguidi, Pistoia, la Toscana, l’Italia, il mondo intero piangono la scomparsa di Ballerini. Ma lui è ancora qua in mezzo noi, lì nella sua nuova dimora proprio sulla prima rampa, lunga al massimo venti metri e con la pendenza all’1%, che porta al San Baronto, la “salita” per eccellenza di tutti i toscani come noi che, ogni volta che passeranno di lì, chiederanno: “Franco, che rapporto ci consigli per salire?”. E lui avrà sempre la risposta pronta.
Grazie di tutto, Ballero.

Saverio Melegari

09-02-2010

febbraio 9, 2010 by Redazione  
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TOUR OF QATAR
Il belga Tom Boonen (Quick Step) si è imposto nella terza tappa, Dukhan – Mesaieed, percorrendo 136,5 Km in 3h01′39″, ad una media di 45,086 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Haussler e l’australiano Cooke. Miglior italiano Daniele Bennati (Liquigas-Doimo), 5°.
L’olandese Wouter Mol (Vacansoleil Pro Cycling Team) conserva la testa della classifica, con 9″ e 1′55″ sui belgi Steurs e Boonen. Miglior italiano Napolitano, 6° a 2′15″.

La volata vincente di Boonen (foto Bettini)

La volata vincente di Boonen (foto Bettini)

CHALLENGE CICLISTA A MALLORCA
Il tedesco Linus Gerdemann (Team Milram) si è imposto nella terza prova, Trofeo Inca, percorrendo 157,2 Km in 3h55′45″, alla media di 40,008 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli spagnoli Valls e Vazquez. Miglior italiano Francesco Reda (Quick Step), 26° a 9′36″.

Successo bagnato per Gerdemann a Inca (foto Challenge Ciclista a Mallorca/Unisport Consulting)

Successo bagnato per Gerdemann a Inca (foto Challenge Ciclista a Mallorca/Unisport Consulting)

VUELTA A CUBA
Il venezuelano Miguel Ubeto (Venezuela) si è imposto nella prima tappa, Baracoa – Guantanamo, percorrendo 153 Km in 3h43′50″, alla media di 41,012 Km/h. Ha preceduto allo sprint i cubani Grangel e Damian Martinez. Miglior italiano Alessandro De Marchi (Italia, squadra nazionale), 12°. La prima classifica vede in testa Ubeto, con 4″ su Grangel e 6″ su Damian Martinez. Miglior italiano De Marchi, 12° a 10″.

La vittoria di Ubeto a Guantanamo, la città sede della celebre base navale della U.S. Navy (foto Luis Barbosa)

La vittoria di Ubeto a Guantanamo, la città sede della celebre base navale della U.S. Navy (foto Luis Barbosa)

FEBBRAIO SI ACCENDE: VIA AL GIRO DEL MEDITERRANEO

febbraio 9, 2010 by Redazione  
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Andiamo a scoprire il percorso e i principali protagonisti al via del Giro del Mediterraneo, giunto quest’anno alla 37a edizione. Partenza da Carcassonne il 10 febbraio, conclusione cinque giorni dopo sul Mont Faron, salita simbolo della corsa, che verosimilmente emetterà anche quest’anno tutti i verdetti. Presenti, tra gli altri, Valverde e Vinokourov.

Foto copertina: il Mont Faron e, sullo sfondo, la “Mer Méditerranée” (panoramio)

36 anni fa, nel 1974, prendeva il via il primo Trophée Méditerranéen, su un’idea di Lucien Aimar, vincitore del Tour de France 1966. 36 anni durante i quali la corsa ha cambiato nome, ha variato più volte la sua durata (nata come gara di quattro giorni, le tappe passarono più volte da quattro a cinque, prima di divenire stabilmente sei tra 1987 e 1994, venendo infine riportate definitivamente a cinque nel ’95), e ha soprattutto acquisito lo status di prima corsa europea di grosso rilievo della stagione. Cosa testimoniata in primo luogo dall’albo d’oro, degno di una grande classica primaverile, in cui compaiono nomi quali quelli di Eddy Merckx, Gerrie Knetemann (recordman di successi, a quota 3), Jean-François Bernard, Tony Rominger, Gianni Bugno, Frank Vandenbroucke, Davide Rebellin, Laurent Jalabert, Michele Bartoli e Paolo Bettini.
Anche quest’anno, il lotto partenti si presenta decisamente interessante, a cominciare dalla corazzata Caisse d’Epargne, che rinuncia al vincitore della passata edizione, Luis Leon Sanchez, ma ha in Alejandro Valverde e Juan José Cobo una coppia di potenziali vincitori. I due saranno sostenuti da un sestetto di compagni in cui spicca, forse più per blasone che per altro, il nome di Christophe Moreau, che ha abbandonato le ambizioni di classifica al Tour de France, che lo avevano spinto a gareggiare per la modesta Agritubel nelle stagioni passati, e ha scelto di mettersi al servizio dei capitani dello squadrone iberico.
Propone uno schieramento a più punte anche la Ag2r di Rinaldo Nocentini, l’atleta cui affidiamo le nostre maggiori speranze di un buon risultato azzurro. Cyril Dessel e i fratelli Vladimir e Alexandre Efimkin contenderanno però all’aretino i gradi di capitano, e anzi il dorsale 11, quello che dovrebbe teoricamente designare il leader della formazione, andrà proprio sulla schiena del transalpino. Per quanto riguarda il resto del contingente italiano, l’atleta con le maggiori probabilità di piazzamento potrebbe essere Matteo Carrara, papabile leader della Vacansoleil, anche se la concorrenza interna di Johnny Hoogerland, 5° al Lombardia e 12° alla Vuelta nella passata stagione, è senz’altro molto forte. Probabile invece che formazioni rappresentate in larga parte da azzurri, quali la Miche e l’Acqua & Sapone, debbano limitarsi ad ambire ad un successo parziale (nel caso della prima, un potenziale atleta da classifica è semmai il polacco Przemyslaw Niemiec).
Oltre al già citato Valverde, altri due saranno i grandissimi nomi presenti al via di Carcassonne: Alexander Vinokourov e Robert Gesink. Il primo potrà contare su quella che è probabilmente, assieme alla Caisse d’Epargne, la squadra più forte in gara, grazie a uomini di esperienza quali Iglinsky, Fofonov e Stangelj, oltre ad Allan Davis ed Enrico Gasparotto, che punteranno verosimilmente a dei traguardi di tappa, senza dimenticare il giovane azzurro Mirko Selvaggi. Gesink dovrà invece accontentarsi di un cast di supporto con due soli nomi di rilievo, quelli di Stef Clement e Pieter Weening, cui saranno affiancati cinque giovani (i più esperti saranno Flens e Martens, classe 1983).
Altro atleta da non trascurare, sempre in ottica classifica generale, sarà Tom Danielson, mentre le speranze francesi saranno probabilmente affidate, oltre che al già citato Dessel, ai due giovani Rémy Di Grégorio e Clément Lhotellerie, mentre è difficile pensare che le formazioni interamente (Bouygues Box) o quasi (Cofidis) francesi possano puntare a qualcosa di diverso da un successo di tappa.
Passando ad analizzare il percorso su cui si confronteranno i 136 atleti al via, la partenza avverrà il 10 febbraio da Carcassonne, in direzione Sauvian, per una prima frazione interamente prevista nella regione della Linguadoca-Rossiglione. Il profilo appare quanto mai adatto ai velocisti, anche se la breve ascesa di Vendres, con vetta a 8 km dall’arrivo, potrebbe invogliare qualche coraggioso a tentare il colpaccio, complice la prospettiva di conquistare il simbolo del primato in allegato al successo parziale. Nel caso in cui un finisseur dovesse spuntarla, i velocisti avranno comunque modo di rifarsi nelle tre giornate successive, in cui i GPM saranno sì numerosi, ma mai particolarmente impegnativi, né vicini al traguardo.
La 2a tappa prenderà le mosse da Peynier, nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, per giungere a Trets, comune dello stesso dipartimento (Bocche del Rodano). I due paesi distano appena 4 km e la frazione, di 170 km, proporrà uno sviluppo quasi circolare, attorno a Aix-en-Provence, centro principale della zona. Il percorso appare piuttosto accidentato, ma i colli di Portes e Valfere distano rispettivamente 127 e 85 km dal traguardo, mentre l’ultima ascesa, quella di Mimet, è talmente impegnativa da non essere stata ritenuta degna di un GPM.
Ancora qualche salita nel terzo giorno di gara, che porterà il gruppo a Six-Fours-les-Plages, al termine di una frazione di 115 km che prenderà il via da Gréasque. Anche in questo caso, però, la salita più impegnativa, il Col du Pas de la Couelle, è posta a 94 km dall’arrivo, mentre le successive due asperità, le “côtes” di Mazaugues e Chibron, peraltro anch’esse non proprio a ridosso della linea bianca (GPM posti rispettivamente dopo 53 e 77 km), appaiono in ogni caso troppo agevoli per scongiurare il più che probabile sprint di gruppo. Discorso più o meno analogo vale per la quarta e penultima tappa, 160 km da La Londe-les-Maures a Biot, che propone due GPM nei primi 24 km (il Col du Pas du Cerf e il Col de la Taillude), prima di un lunghissimo tratto pianeggiante, interrotto soltanto, a 61 km dal termine, dalla salita di Bagnols-en-Foret (classificata come ascesa di 1a categoria, ma che, a giudicare dall’altimetria disponibile sul sito ufficiale della corsa, appare come la più facile delle tre in programma).
Se fino a questo momento si è parlato di una corsa molto, forse fin troppo piatta, perlomeno a livello di percorso, ben diverso è il discorso per quel che concerna la quinta e verosimilmente decisiva frazione. Si tratterà ancora di una tappa molto breve – appena 126 km -, ma con quattro GPM, poca pianura e, soprattutto, l’arrivo in quota sul Mont Faron, divenuto ormai un appuntamento fisso del Giro del Mediterraneo. La marcia di avvicinamento al clou della corsa inizierà con due GPM nei primi 32 km (Col de Ceyreste, 2a categoria, e Col de l’Espigoulier, 1a), seguiti da una lunghissima fase interlocutoria di saliscendi. A 16 km dal termine sarà quindi la volta della scalata al Col du Corps de Garde, interessante antipasto di quella che è ormai la salita simbolo del Giro del Mediterraneo. E saranno con ogni probabilità proprio i 5500 metri che concluderanno i cinque giorni di corsa, con il loro 9% di pendenza media, a decidere le sorti della generale, complice la non certo esorbitante quantità di difficoltà delle tappe precedenti.
Nel complesso, si tratta dunque di un’edizione disegnata con un occhio di riguardo per i velocisti, che avranno – fughe permettendo – 3/4 opportunità di giocarsi tappa e maglia gialla, prima di lasciare il proscenio ai leader in occasione della frazione conclusiva. D’altro canto, ad inizio stagione non era probabilmente possibile inasprire più di tanto il percorso, a meno di non voler rinunciare alla partecipazione dei big che prenderanno il via alla ricerca della forma migliore in vista degli appuntamenti primaverili.

Matteo Novarini

08-02-2010

febbraio 8, 2010 by Redazione  
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TOUR OF QATAR
Il belga Geert Steurs (Topsport Vlaanderen-Mercator) si è imposto nella seconda tappa, Camel Race Track – Qatar Foundation, percorrendo 147 Km in 3h31′, ad una media di 41,800 Km/h. Ha preceduto allo sprint il compagno di fuga, l’olandese Wouter Mol (Vacansoleil Pro Cycling Team), mentre 3° a 1′51″ si è piazzato il tedesco Kluge. Miglior italiano Danilo Napolitano (Katusha), 9° a 1′55″.
Mol è il nuovo leader della classifica, con 9″ su Steurs e 2′02″ su Kluge. Miglior italiano Napolitano, 7° a 2′18″.

Larrivo dei due fuggitivi di giornata alla Qatar Foundation (foto Bettini)

L'arrivo dei due fuggitivi di giornata alla Qatar Foundation (foto Bettini)

CHALLENGE CICLISTA A MALLORCA
Lo spagnolo Óscar Freire (Rabobank) si è imposto nella seconda prova, Trofeo Cala Millor, percorrendo 172,4 Km in 4h14′21″, alla media di 40,668 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Greipel e il portoghese Cardoso. Miglior italiano Dario Cataldo (Quick Step), 15°.

Il successo di Freire a Cala Mirror (www.marca.com)

Il successo di Freire a Cala Mirror (www.marca.com)

07-02-2010

febbraio 7, 2010 by Redazione  
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ETOILE DE BESSEGES
Il belga Niko Eeckhout (An Post-Sean Kelly) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Gran Prix de Bessèges, percorrendo 145 Km in 3h15′07″, ad una media di 44,588 Km/h. Ha preceduto allo sprint il kazako Iglinskiy e l’olandese Dekkers. Miglior italiano Enrico Peruffo (Carmiooro – A Style), 14°. Il francese Samuel Dumoulin (Cofidis Le Credit En Ligne) si impone in classifica con 3″ sul connazionale Ladagnous e 4″ sul belga Ghyllebert. Miglior italiano Morris Possoni (Sky Pro Cycling Team), 57° a 25″.

Eeckhout si impone nella frazione conclusiva dellEtoile de Besseges (foto Isabelle Duchesne)

Eeckhout si impone nella frazione conclusiva dell'Etoile de Besseges (foto Isabelle Duchesne)

TOUR OF QATAR
La formazione britannica Sky Pro Cycling Team si è imposta nella prima tappa, cronometro a squadre di West Bay Lagoon, percorrendo 8,2 Km in 9′41″, ad una media di 50,808 Km/h. Precedute di 8″ la statunitense Garmin-Transitions e di 13″ la danese Team Saxo Bank. Unica formazione italiana in gara, la Liquigas-Doimo si è piazzata 7a a 21″.
Il primo leader della classifica è il norvegese Edvald Boasson Hagen (Sky Pro Cycling Team). Secondo è l’argentino Flecha, terzo l’inglese Wiggins. Miglior italiano Marco Velo (Quick Step), 29° a 20″.

Il team Sky in azione nella cronosquadre dapertura del Tour of Qatar (foto Bettini)

Il team Sky in azione nella cronosquadre d'apertura del Tour of Qatar (foto Bettini)

CHALLENGE CICLISTA A MALLORCA
L’australiano Robbie McEwen (Team Katusha) si è imposto nella prima prova, Trofeo Palma de Mallorca, percorrendo 116 Km in 2h21′16″, alla media di 49,268 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli spagnoli Fernández e Freire. Miglior italiano Michele Merlo (Footon-Servetto), 11°.

La volata vincente di McEwen a Palma di Maiorca (foto Bettini)

La volata vincente di McEwen a Palma di Maiorca (foto Bettini)

CIAO BALLERO, VIRTUOSO DELLE PIETRE

febbraio 7, 2010 by Redazione  
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La redazione de ilciclismo.it, unitamente a tutti i lettori e all’Italia sportiva, si stringe commossa attorno alla famiglia Ballerini.
Franco rimarrà per sempre nei cuori dei tifosi di ciclismo, per quanto ha dato prima da corridore e successivamente da commissario tecnico della nazionale.

CIAO FRANCO

foto copertina: Ballerini premiato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (www.gigliodoro.net)

Franco Ballerini allattacco nella sua prima Parigi - Roubaix vittoriosa (1995, foto Bettini)

Franco Ballerini all'attacco nella sua prima Parigi - Roubaix vittoriosa (1995, foto Bettini)

...e si ripeterà nel 1998 (foto Bettini)

...e si ripeterà nel 1998 (foto Bettini)

Con la maglia di leader di Coppa del Mondo, in azione alla Liegi - Bastogne - Liegi (foto Bettini)

Con la maglia di leader di Coppa del Mondo, in azione alla Liegi - Bastogne - Liegi (foto Bettini)

Roubaix 2001, laddio alle pietre (foto Bettini)

Roubaix 2001, l'addio alle pietre (foto Bettini)

Il primo capolavoro di Ballerini ct della nazionale: Cipollini conquista liride a Zolder (2002, foto Bettini)

Il primo capolavoro di Ballerini ct della nazionale: Cipollini conquista l'iride a Zolder (2002, foto Bettini)

Secondo capolavoro: loro olimpico di Bettini ad Atene (2004, foto Bettini)

Secondo capolavoro: l'oro olimpico di Bettini ad Atene (2004, foto Bettini)

Terzo capolavoro: Bettini campione del mondo a Salisburgo (2006, www.dalghisalloalmuro.it)

Terzo capolavoro: Bettini campione del mondo a Salisburgo (2006, www.dalghisalloalmuro.it)

Quarto capolavoro: bis iridato di Bettini a Stoccarda (2007, foto Bettini)

Quarto capolavoro: bis iridato di Bettini a Stoccarda (2007, foto Bettini)

Ultimo capolavoro: Ballan a Varese nel 2008 (foto Bettini)

Ultimo capolavoro: Ballan a Varese nel 2008 (foto Bettini)

Franco e Pozzato a Mendrisio, nellultimo mondiale del Ballero (2009, foto Bettini)

Franco e Pozzato a Mendrisio, nell'ultimo mondiale del Ballero (2009, foto Bettini)

06-02-2010

febbraio 6, 2010 by Redazione  
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GP COSTA DEGLI ETRUSCHI
L’italiano Alessandro Petacchi (Lampre Farnese) ha vinto la corsa toscana, percorrendo 193Km in 4h48′32″, ad una media di 43,208 Km/h. Ha preceduto allo sprint Alberto Loddo (Androni Diquigiovanni) e Fabio Sabatini (Ita) Liquigas Doimo.

ETOILE DE BESSEGES
Il francese Arnaud Molmy (Roubaix Lille Metropole) ha vinto la quarta tappa, Gran Prix d’Ales en Cevennes, percorrendo 140 Km in 3h20′27″, ad una media di 41,905 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Geslin e il belga Ghyllebert, mentre è stato retrocesso al 74° posto per una scorrettezza il francese Samuel Dumoulin (Cofidis Le Credit En Ligne), primo corridore a tagliare il traguardo. Miglior italiano Enrico Gasparotto (Astana), 18°. Molmy è il nuovo leader della corsa, con 10″ su Dumoulin e 14″ su Geslin. Miglior italiano Gasparotto, 15° a 20″.

Lo sprint che ha deciso il Gran Prix dAles en Cevennes (foto Isabelle Duchesne)

Lo sprint che ha deciso il Gran Prix d'Ales en Cevennes (foto Isabelle Duchesne)

GP COSTA DEGLI ETRUSCHI: L’ALEJET DECOLLA SEMPRE IN ORARIO

febbraio 6, 2010 by Redazione  
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Il velocista spezzino trionfa allo sprint sul traguardo di Donoratico, e conquista il terzo successo nell’arco di una settimana, dopo le due vittorie al Giro della Provincia di Reggio Calabria. 2° posto per Loddo, 3° Sabatini, quindi Gavazzi e Gatto.

La maglia Lampre sembra aver dato nuova linfa ad Alessandro Petacchi. A 36 anni, lo spezzino conquista la terza vittoria nell’arco di una settimana, dopo le affermazioni nella 2a e nella 4a tappa del Giro della Provincia di Reggio Calabria, con cui aveva subito messo in chiaro i suoi propositi per l’anno nuovo qualche giorno fa, portando a sei la terrificante striscia di successi a Donoratico, iniziata nel 2005 (quello del 2008 gli è stato poi tolto in seguito alla positività al Giro 2007). Una vittoria sofferta, forse più sudata di quanto la forma mostrata in Calabria e il livello non eccelso degli avversari lasciassero immaginare, ma per ragioni del tutto indipendenti da Alejet, che hanno anzi esaltato un’affermazione che sarebbe altrimenti apparsa quasi scontata.
Come facilmente pronosticabile, il canovaccio della corsa è stato estremamente lineare, complice un tracciato non esattamente proibitivo: una novantina di chilometri in linea da San Vicenzo a Donoratico, con due passaggi sulla pedalabilissima ascesa di Guardistallo, unica reale difficoltà altimetrica di giornata, quindi un anello di 24 km attorno a Donoratico, prima di approcciare il tradizionale circuito conclusivo, di 10 km e spiccioli. La bagarre è stata promossa soprattutto dagli uomini ISD, che, a differenza di 12 mesi fa, non sono però riusciti a portar via azioni interessanti, che potessero resistere all’inevitabile rientro del plotone nei successivi 120 km e oltre di sola pianura. La fuga che ha caratterizzato la gara è stata dunque quella di Reto Hollenstein, austriaco della Vorarlberg – Corratec, annullata senza particolari patemi dal gruppo a 25 km circa dalla linea bianca. Le battute finali, a quel punto, sono state poco più di una lunga e non particolarmente emozionante preparazione all’annunciato sprint conclusivo, con le corazzate Lampre e Liquigas a controllare la situazione e tenere alta l’andatura.
Quando tutto sembrava portare ad un finale scritto, con il treno Lampre composto da Malori, Bole, Da Dalto, Lorenzetto, Bernucci e Hondo a menare le danze, ci ha pensato Bellotti (Liquigas) a rimescolare suo malgrado le carte. Il veronese ha infatti incredibilmente perso la ruota di Bernucci, allorché il sarzanese stava completando il suo lavoro, consentendogli di acquisire una ventina di metri di margine sul resto del gruppo. Dapprima incerto sul da farsi, Bernucci ha infine optato per tentare il colpaccio, insistendo nella sua progressione, ma scombussolando così i piani della Lampre. Gli uomini della Colango hanno allora colto la palla al balzo, lanciando in anticipo la volata di Gavazzi, cui si è però tempestivamente accodato Alessandro Petacchi. Lo spezzino, rimasto precocemente al vento ai 300 metri, ha avuto il coraggio di insistere, rischiando di essere respinto dal vento e risucchiato dal gruppo; ma se in effetti, ai 50 metri dall’arrivo, per un istante il ligure è parso subire la rimonta degli avversari, nel finale nessuno ha trovato le energie necessarie a piegare la sua strenua e infine vincente resistenza.

Petacchi giustizia allo sprint Loddo e Sabatini (foto Bettini)

Petacchi giustizia allo sprint Loddo e Sabatini (foto Bettini)


Alle spalle di Alejet, il podio è stato completato da Alberto Loddo, quest’anno già vincitore di due tappe del Tour de San Luis, in Argentina, e da Fabio Sabatini, che nel marasma finale è stato costretto ad interpretare il ruolo di sprinter Liquigas, originariamente assegnato a Guarnieri, secondo a Donoratico lo scorso anno. Solo 4° Gavazzi, che ha preceduto Oscar Gatto.
È certamente ancora troppo presto per dire se Petacchi sia o meno in grado di lanciare una vera sfida a Mark Cavendish per lo scettro di re dello sprint del 2010. Probabilmente Cannonball sarà ancora l’uomo da battere per diverse stagioni, di certo si presenterà al primo scontro diretto con i galloni di favorito. Quello che però possiamo già affermare con sicurezza è che allo spezzino non mancano la voglia, la cattiveria, la determinazione di provare – quanto meno – a rappresentare una vera alternativa al britannico in questa stagione. Tanto più che, con un Bennati reduce da una stagione deludente e un Mondiale adattissimo alle ruote veloci, per Petacchi potrebbe non essere utopica l’idea di prendere parte alla prova iridata con ambizioni di successo. Lo stesso finale, in leggera salita, non sembra rappresentare un ostacolo insormontabile, come dimostrato dalla splendida volata di Catanzaro al Giro della Provincia di Reggio Calabria (sia pure, ovviamente, contro una concorrenza che non può reggere il paragone con quella che Petacchi si troverebbe eventualmente di fronte in Australia). Senza guardare troppo in là, comunque, un Petacchi così rischia di recitare la parte del cannibale in questo avvio di stagione.

Matteo Novarini

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