UN DIABLO AL GIORNO

luglio 9, 2009 by Redazione  
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La vittoria di Hushovd sul Montjuic, la scarsa concentrazione dimostrata anche oggi da Menchov, ciò che ci attende nella prima tappa pirenaica di Arcalis, le gerarchie in casa Astana, le possibilità degli azzurri, le possibilità di tenuta di Cancellara: questi i temi che affronta oggi Claudio Chiappucci nel suo intervento quotidiano.

A cura di Matteo Novarini

Lo strappo del Montjuic che caratterizzava il finale della tappa di Barcellona, alla fine, non ha fatto grande selezione, e sono stati due sprinter come Hushovd e Freire a giocarsi il successo parziale. Tutti assieme gli uomini di classifica, fatta eccezione per Menchov, che ha perso ancora 1’ a causa di una caduta. Le scarse differenze generate dalla salitella finale sono da imputare prima di tutto al versante scelto per la scalata, probabilmente il più facile a disposizione. Nonostante questo, mi aspettavo un po’ più di selezione per via della pioggia, ma lo stradone che portava all’arrivo si è rivelato troppo poco pendente anche per queste condizioni.
In ogni caso, la pioggia ha fatto vittime, con numerose cadute da aggiungere al lungo elenco di questa prima settimana di Tour de France. Non darei comunque la colpa ad un percorso pericoloso, se non altro per la tappa di oggi. Tanto più che, talvolta, ho l’impressione che all’indiscutibile difficoltà del guidare la bici su un fondo bagnato si aggiunga anche la scarsa perizia di alcuni corridori. In questo gruppo rientra senza ombra di dubbio Denis Menchov, che, come detto, si è allontanato ulteriormente dalla vetta della classifica, accusando un altro minuto. Che il russo non fosse un mago nel guidare la bici lo si era capito già dalla caduta in rettilineo nella cronometro di Roma dell’ultimo Giro d’Italia, ma una caduta come quella di oggi, dovuta al fatto che pedalava troppo indietro nel gruppo, è a mio avviso anche sintomo di scarsa concentrazione. A questo punto, dubito che Menchov, domani, possa tenere le ruote dei migliori domani, nella tappa di Arcalis.
Venendo proprio alla prima frazione pirenaica, inutile dire che il grande favorito è Alberto Contador. Non si può escludere che arrivi in fuga, ma se dovessero essere i big a giocarsi il successo di tappa, sarebbe il madrileno l’uomo da battere. Non credo che Alberto si muoverà per primo, ma penso che si limiterà a marcare i suoi avversari, forte del vantaggio in classifica, fino agli ultimissimi chilometri, dove ritengo piazzerà un allungo per andarsi a prendere tappa e maglia. Dovesse conquistare la maglia gialla già da domani – cosa che ritengo probabile -, l’unica chance di battere Contador sarebbe quella di attaccarlo da lontano, dal momento che in questo momento staccarlo in salita appare impossibile. Sarà interessante anche verificare cosa potrà fare Fabian Cancellara, che dice di sentirsi pronto, ma che sinceramente dubito potrà conservare le insegne del primato. Domani sera, in ogni caso, sapremo se davvero lo svizzero può sognare in grande.
Sempre rimanendo in casa Astana, chissà che magari una delle seconde punte, in particolar modo Kloden (che in salita mi convince più di Leipheimer, che si trova in una situazione simile a quella del tedesco, ma che già al Giro ha dimostrato la sua vulnerabilità sulle grandi montagne), non possa essere inserita in una fuga da lontano, così da sollevare la squadra dall’onere di fare la corsa, e da obbligare le altre formazioni ad inseguire. Un’azione del genere, peraltro, sarebbe a mio giudizio l’unica possibilità per Kloden di potersi giocare le proprie carte in questo Tour, e di non essere subito sacrificato come gregario. In ogni caso, se qualcuno si muoverà da lontano, non penso sarà un grande della classifica generale, ma al massimo una seconda punta.
Per quanto riguarda il capitolo italiani, le due maggiori speranze azzurre sono indubbiamente Pellizzotti e Nibali. Il primo più esperto e attaccante, il secondo forse ancora troppo giovane e acerbo, e troppo timido in corsa. Il consiglio che mi sento di dare a Nibali è quello di osare di più, di attaccare, di fare la corsa. Solo così si può imparare come muoversi in una corsa come il Tour de France, non correndo sulla difensiva come invece Vincenzo tende purtroppo a fare. Temo comunque che il vero capitano della Liquigas sarà Kreuziger, il corridore che mi convince di più tra i tre potenziali capitani della squadra. Ad ogni modo, sia per quanto riguarda le gerarchie di casa Liquigas, sia per quelle di questo Tour de France, domani sera ne sapremo molto di più.

Claudio Chiappucci

ClaudioChiappucci

L’ÉTAPE DU JOUR: GERONA – BARCELLONA

luglio 9, 2009 by Redazione  
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Pareri discordanti in casa ilciclismo.it. Luca Zanasca teme che anche questa frazione si corra solo per arrivare allo sprint finale, ad uso e consumo dei velocisti. Il nostro Mauro Facoltosi non esclude questa soluzione, ma prevede un decorso più battagliato, “caliente” per usare un termine di casa, correndo sul suolo spagnolo. Un suolo notevolmente accidentato, che potrebbe lasciare molti strascichi di fatica nella gambe dei velocisti. E non solo a loro.

.:foto di copertina tratta dal sito www.axson.com

Sarà anche “Brava” ma la costa che i corridori percorreranno in direzione di Barcellona potrebbe anche rivelarsi “buona”…. per far impazzire, se non proprio il Tour, almeno le gambe di molti partecipanti. Attraversando località turistiche di fama internazionale come Lloret de Mar (sede del primo dei tre traguardi volanti) si affronteranno tratti particolarmente tortuosi dove diventerà difficile inseguire gli eventuali fuggitivi, scappati magari sui numerosi saliscendi che proporrà questa giornata, caratterizzata da 5 GPM, due dei quali di 3a categoria. Se a muoversi saranno corridori fuori dai giochi di classifica la tappa scorrerà via senza particolari emozioni, ma se a provarci sarà un uomo ben posizionato questa giornata potrebbe diventare molto elettrizzante e impegnativa. Dietro s’impegneranno alla morte per rientrare, lavoro che non si annuncia facile: tracciati del genere, curve e controcurve sposati alle difficoltà altimetriche, agevolano sempre i pochi che stanno all’attacco rispetto al folto gruppo. Le fatiche profuse oggi, potrebbero poi essere pagare l’indomani, quando il Tour proporrà il suo primo arrivo in salita, tra l’altro al termine della tappa più lunga prevista in questa edizione. Nell’immediato, se l’inseguimento sarà coronato da successo, potrebbero pagare gli sforzi i velocisti: superato l’ultimo GPM, nei 22 Km conclusivi non si incontreranno più difficoltà fino a 2000 metri dall’arrivo, posto sulla collina del Montjuïc, l’ascesa più celebre di Barcellona, ma non la più dura (il tratto più impegnativo, di mezzo chilometro, sale al 6,6%). Salendo verso lo stesso rettilineo che accolse l’arrivo di tre edizioni del campionati del mondo di ciclismo, gli sprinter meno “equipaggiati” si staccheranno ma anche qualche altro corridore di vertice potrebbe accusare la selezione “occulta” provocata dai tratti precedenti, se affrontati a tutta. Sono favoriti quei velocisti capaci di sprintare in salita, come lo spagnolo Freire, ma potrebbe approfittarne anche un finisseur. Lo stesso Cancellara potrebbe provarci: il finale lo agevola e lui potrebbe andare ad acquisire qualche secondo per sentire meno il fiato sul collo di Armstrong. Un vantaggio più psicologico che “fisico”.

SOUVENIRS DU TOUR 1
Gli sconfinamenti fanno parte della storia delle grandi corse a tappe. Il Tour cominciò ad espatriare già nel 1907, quando la quinta edizione della Grande Boucle propose l’arrivo della seconda frazione a Metz, città che dal 1871 al 1918 si trovò in territorio tedesco. In 106 anni ha visitato non solo le nazioni confinanti, spingendosi fino in Olanda e nella lontana Irlanda, visitata nel 1998. La Spagna ha finora accolto 12 arrivi di tappa, tre dei quali a Barcellona, mentre Gerona è al debutto assoluto, non avendo mai accolto neppure la Vuelta, né come arrivo, né come partenza. I primi due approdi nella capitale economica della Spagna risalgono al 12 luglio 1957, quando fu disputata una tappa divisa in semitappe: al mattino si impose allo sprint il francese Bauvin mentre nel pomeriggio il connazionale Anquetil dominò la breve ma impegnativa cronometro disegnata sul circuito del Montjuïc. Nel 1965 il Tour di Gimondi fece scalo a Barcellona il 2 luglio, al termine d’una frazione di media montagna che proponeva le ascese al Colle di Puymorens ed alla Collada di Toses: giunse in solitaria, con oltre 4 minuti sul gruppo, un corridore di casa, anche se non proprio nativo di queste terre, il cantabrico José Pérez Francés.

SOUVENIRS DU TOUR 2
Gerona, come dicevamo, finora non ha mai avuto l’opportunità di ospitare l’arrivo di un’importante corsa ciclistica. Potrebbe dipendere dal fatto che viene quasi sovente esclusa dai principali giri turistici, diretti alle mete vacanziere della vicina “Costa Brava”. Ed è un peccato perché, nonostante i “mille assedi” che subì, mantiene intatta la città antica, collocata sul fianco di un’altura ed impreziosita da edifici come la cattedrale, i Bagni Arabi e le chiese di Sant Feliu e di Sant Pere de Galligants. Gemellata con Reggio Emilia, ha dato i natali all’inquisitore Nicolas Eymerich ed al musicista Xavier Cugat, molto noto in Italia per aver presto parte, con l’allora moglie Abbe Lane, ad alcuni show televisivi che la RAI produsse nei primi anni di vita.
Descrivere Barcellona, capitale della Catalogna e seconda città della nazione, in queste poche righe è assolutamente impossibile. Ci limitiamo a segnalare i monumenti da non perdere, quelli che le guide turistiche rimarcano facendo ricorso a grassettature od altri artifizi grafici. Nel centro storico spiccano la Plaça del Rei, i musei Fredric Marés e di Storia della Città e, sopra tutto, la cattedrale in stile gotico catalano. Sul colle del Montjuïc si trova il Palau Nacional, sede del museo nazionale d’arte di Catalogna (interessante la raccolta di affreschi medioevali staccati da sperdute chiese dell’area pirenaica). Infine, non deve mancare una vista a quello che è forse il monumento più fotografato di Barcellona, la Sagrada Familia di Antoni Gaudì, situata nei quartieri moderni della città, il cosiddetto Eixample.

LA MÉTÉO
“Non si intravedono, però, nuvoloni carichi di pioggia all’orizzonte, pronti a scaricare il loro contenuto. Almeno in questa giornata.” Avevamo concluso così, ieri, la presentazione delle previsioni meteorologiche relative alla tappa di Perpignan. Giove Pluvio ci ha preso in parola e ha deciso di far cadere la pioggia sul percorso della frazione spagnola. La partenza da Gerona, però, sarà asciutta, perché quando i corridori prenderanno il via splenderà ancora il sole, seppur celato alla vista da qualche nuvola. La temperatura sarà sui 24°C, con un tasso d’umidità del 54% e venti da est molto deboli, sette nodi al massimo. Al contrario, Barcellona sarà interessata fin dalla notte da precipitazioni, che saranno sempre deboli ed alternate a schiarite, con un breve momento di intensificazione attorno alle 14. Quindi è difficile stabilire se l’arrivo avverrà al bagnato o all’asciutto. La temperatura sarà inferiore di un grado circa rispetto al mattino mentre, ovviamente, si registreranno valori più elevati d’umidità (70%). Anche il vento soffierà con più veemenza, raggiungendo velocità di 15 nodi.

BOULE DE CRISTAL

Tappa “spagnola”. Purtroppo non voglio essere ripetitivo ma il percorso non aiuta gli attaccanti di giornata. Potrebbe attaccare qualche corridore spagnolo per onorare la tappa “in casa”, difficile a dirsi: bisogna valutare lo stato di condizione dei velocisti. Mi auguro che questa volta la fuga riesca ad arrivare all’arrivo in modo da non rendere troppo monotono lo spettacolo.

LA TERNA SECCA DI LUCA ZANASCA

1°Chavanel
2° Haussler
3° Nocentini

Mauro Facoltosi & Luca Zanasca

La Sagrada Familia, la chiesa "mai finita" di Gaudì

08-07-2009

luglio 8, 2009 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE
ll francese Thomas Voeckler (BBOX Bouygues Telecom) ha vinto la quinta tappa, Le Cap d’Agde – Perpignan, percorrendo 196,5 km in 4h29′35″, alla media di 43,734 Km/h. Preceduta di 7″ il russo Ignatiev e la volata del gruppo, regolata dal britannico Cavendish.
Lo svizzero Fabian Cancellara (Team Saxo Bank) conserva la maglia gialla, con 22 centesimi di secondo sull’americano Armstrong e 19″ sullo spagnolo Contador Velasco. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Liquigas), 19° a 1′36″

GIRO DONNE
L’italiana Noemi Cantele (Bigla Cycling Team) vinto la quinta tappa, Fossacesia – Cerro al Volturno, percorrendo 109,2 km in 3h28′31″, alla media di 31,421 Km/h. Precedute di 6″ e 9″ Giorgia Bronzini e la tedesca Teutenberg. La britannica Emma Pooley (Cervelo TestTeam) conserva la testa della classifica, con 1′11″ e 1′28″ sulle tedesche Häusler e Arndt. Migliore italiana Fabiana Luperini (Selle Italia Ghezzi), 9° a 4′32″.

GIRO DELL’AUSTRIA
Il ceco Jan Barta (KTM – Junkers) ha vinto la quarta tappa, Lienz – Wolfsberg, percorrendo 217,2 km in 5h20′49″, alla media di 40,621 Km/h. Preceduti di 9″ e 1′06″ gli spagnoli Novoa Menedez e Mate Mardones. Miglior italiano Manuel Belletti (Serramenti PVC Diquigiovanni-Androni Giocattoli), 7° a 10′55″. Lo svizzero Michael Albasini (Team Columbia – HTC) conserva la testa della classifica, con 11″ sull’italiano Gianpaolo Caruso (Ceramica Flaminia – Bossini Docce) e 59″ sul belga Seeldrayers.

TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DE LA MARTINIQUE
Il francese Kevin Reza (Vendée-U Pays de la Loire) ha vinto la quinta tappa, Macouba – Diamant, percorrendo 102,8 km in 2h42′59″, alla media di 37,84 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Ruffine e di 1′10″ il martinicano Ragot. Il francese Timothée Lefrançois (U C Nantes Atlantique) conserva la testa della classifica, con 1′20″ e 2′37″ sui connazionali Vignes e Diguet

TROFEU JOAQUIM AGOSTINHO
Lo spagnolo Héctor Guerra Garcia (Liberty Seguros) ha vinto il prologo, Bregenjas – A Dos Cunhados, percorrendo 9 km in 11′05″, alla media di 48,722 Km/h. Ha preceduto di 12″ e 15″ i connazionali Blanco ed Escobar.

VOECKLER ESPUGNA IL FORTINO DI CAVENDISH

luglio 8, 2009 by Redazione  
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Il 30enne francese della BBox Bouygues Telecom, dieci giorni in maglia gialla nel 2004, conquista il primo successo in carriera al Tour de France, staccando a 5 km dall’arrivo i compagni di fuga. Il gruppo, dopo aver controllato la situazione per tutta la tappa, si rilassa nel finale, e fallisce il riaggancio per 7’’. 2° Ignatiev, che resiste per pochi centimetri al recupero del gruppo, guidato da Cavendish. Tappa animata anche da un ventaglio ad una sessantina di chilometri dal traguardo.

Finalmente, dopo quattro tappe pur piacevoli, un finale a sorpresa. Perché anche se questo inizio di Tour aveva vissuto una sola giornata secondo copione, con fuga del mattino ripresa dal gruppo nel finale e volata dominata da Mark Cavendish, i primi quattro vincitori erano sempre stati più o meno facilmente pronosticabili: Cancellara nella crono di apertura a Monaco, Cavendish nei due sprint di Brignoles e La Grande-Motte, la Astana nella cronosquadre di Montpellier. Quest’oggi, il grande favorito, al ritrovo di partenza, era sempre il solito Cannonball, apparso pressoché invulnerabile sino a questo momento. E invece, forse non contro ogni pronostico della vigilia, ma sicuramente a dispetto di quanto chiunque potesse prevedere a 30 km dal traguardo, la Le Cap d’Agde – Perpignan è stata la prima tappa di questa Grande Boucle a premiare una fuga.
Il menù del giorno, con appena un paio di salitelle poco dopo metà percorso, offriva come principale motivo di interesse gli oltre 50 km sulla costa e alla mercé del vento da Leucate-Plage ad Argèles-sur-Mer. Il via è stato dato, come detto, da Le Cap d’Agde, località la cui storia di stazione balneare creata quasi dal nulla negli anni ’60 ricorda molto da vicino quella di La Grande-Motte, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa, fortunatamente senza schiaffi al paesaggio come le enormi palazzine della sede d’arrivo della 3a tappa. La storia ciclistica di Le Cap d’Agde, a differenza di quella di Perpignan, è dunque inevitabilmente piuttosto limitata, tanto che la località ha ospitato un solo arrivo della Grande Boucle, undici anni fa, con vittoria di Tom Steels.
Diametralmente opposta, invece la tradizione di Perpignan, sede, contando quello di quest’anno, di ben trentaquattro arrivi di tappa del Tour, l’ultimo dei quali nel 1997, quando una lunga fuga premiò inizialmente Outschakov, prima che l’ucraino venisse declassato al 3° posto, lasciando così il successo parziale a Desbiens. Il centro fu addirittura sede d’arrivo del Tour ininterrottamente dal 1910 al 1938, con il solo intermezzo della Grande Guerra. Parlando della frazione di oggi, il direttore di corsa Prudhomme in persona ha dichiarato che l’arrivo odierno sarebbe stato dedicato a Salvador Dalì, che amava la città di Perpignan non meno del Tour, per il quale disegnò un logo nel 1959, nell’anno del trionfo di Federico Martin Bahamontes e della sua splendida scalata del Puy de Dome.
Ci sono voluti una ventina di chilometri perché la tappa prendesse una sua fisionomia, con Voeckler, Sapa e Geslin che sono riusciti ad evadere dal plotone, imitati poco dopo da Ignatiev, Hutarovich e Timmer, ben presto ricongiuntisi con i primi tre. Nei pressi dell’Etang de Montady, antico bacino d’acqua oggi secco, il vantaggio dei fuggitivi era ben lungi dal prosciugarsi, e superava già i 5’ e mezzo. Altri 10 km, e come per incanto, al primo traguardo volante di giornata, a Capestang, il margine era intorno ai 9’. All’ombra del castello in cui per secoli, alla presenza anche di sovrani quali Francesco I e Luigi XIV, si sono tenuti gli Stati Generali del Languedoc, quelli del gruppo hanno stabilito che era ora di mettersi a lavorare sul serio. Il margine dei battistrada è così calato molto rapidamente, toccando quota 4’ nei pressi di Thézan-des-Corbières. L’aria dei vigneti della zona, da cui si ricavano rossi quali il Vin de Pays de Coteaux de Cambresisse e il Corbières-Boutenac, ha però indotto il gruppo a rilassarsi, e ad accontentarsi di tenere i fuggitivi ad una distanza di sicurezza oscillante tra i tre e i quattro minuti.
Dopo una fase di stallo, la tappa si è animata improvvisamente, a 75 km circa dal traguardo, quando Robert Gesink è volato a terra nella discesa della Cote de Treilles, secondo GPM di giornata, pochi chilometri dopo un meno doloroso scivolone di Lloyd e Eisel. Stupisce, onestamente, che i corridori abbiano addirittura scioperato per la pericolosità del circuito di Milano e non aprano invece bocca su quella, resa evidente dalle cadute che stanno falcidiando questa prima settimana, delle strade di questo Tour: dopo il prologo di Monaco, abbiamo visto corridori finire a terra a ripetizione, specialmente nelle tappe di Brignoles e Montpellier. E se nella cronosquadre la regia ha tentato di occultare in qualche modo la cosa, evitando di riprendere i passaggi più pericolosi del percorso, che anche Laurent Fignon, telecronista della TV francese, ha definito non adatto ad una cronosquadre, oggi non ha potuto evitare di mostrarci altri due capitomboli da aggiungere all’ormai lunghissima lista. A nostro giudizio, gli atleti dovrebbero alzare la voce. Perché le Tour c’est le Tour, ma la sicurezza, anche alla Grande Boucle, andrebbe messa avant tout.
Tornando alla corsa, siccome “piove sempre sul bagnato” è uno dei proverbi più saggi della nostra lingua, proprio subito dopo la caduta di Gesink il gruppo è arrivato sulle coste del Mediterraneo, e la necessità da parte di tutti gli uomini di classifica di portarsi in testa al gruppo ha generato un violento aumento di velocità. A 60 km dall’arrivo, la Saxo Bank ha poi dato un’ulteriore sgasata, generando un altro ventaglio, dopo quello di due giorni fa. Questa volta, memori di quanto accaduto lunedì, quasi tutti gli uomini di classifica sono stati ben attenti a non farsi sorprendere, ma corridori come Menchov e Pereiro hanno perso una manciata di secondi, salvo poi riuscire a rientrare qualche chilometro più tardi. Un terzo gruppo, arrivato ad accusare fino a 1’ di distacco, è poi riuscito anch’esso a recuperare. In questo drappello era rientrato anche Gesink, aiutato da Posthuma, Niermann e soprattutto dalle ammiraglie, ma il dolore ha alla fine avuto la meglio anche sulla tenacia dell’olandese, che ha perso contatto e ha pagato alla fine 9’28’’ ai big.
All’ultimo traguardo volante di giornata, posto a 38 km dal termine, a Canet-en-Roussillon, località balneare, qualche anno fa anche centro di allenamento di Laure Manaudou, il vantaggio dei battistrada era di appena una cinquantina di secondi. Un’inezia, considerata la distanza dal traguardo. Voeckler e compagni hanno però avuto l’enorme merito di crederci anche allora, quando neppure il più ardito degli scommettitori avrebbe scommesso un euro falso su di loro. Il margine ha così cessato di scendere, ed è anzi risalito fino a 1’25’’, a 20 km scarsi dall’arrivo. Solo allora, in colpevole ritardo, il Team Columbia – Highroad si è messo a lavorare per consegnare sul piatto d’argento a Cavendish il tris.
Il gruppetto al comando ha quindi iniziato a perdere secondi, ma non abbastanza rapidamente. L’unico ostacolo per il buon esito dell’azione poteva a quel punto essere rappresentato solamente dalla tradizionale raffica di scatti e controscatti nel finale, ma dopo due sparate di Ignatiev, che hanno messo fuori gioco prima Sapa e poi Geslin, annullando quindi la superiorità numerica della Française-de-Jeux, che poteva contare anche su Hutarovich, Voeckler, a 4800 metri dall’arrivo, ha azzeccato lo scatto giusto. Ignatiev si è mosso in ritardo, e aveva già speso buona parte delle energie residue. Timmer e Hutarovich, semplicemente, non avevano la forza di andare a riprendere Voeckler. T-Blanc si è quindi involato verso il primo successo di tappa in carriera al Tour de France, ritornando alla ribalta dopo la magica stagione 2004. In quell’anno, l’alsaziano vinse dapprima il tricolore in versione bleu-blanc-rouge, e soprattutto vestì per dieci giorni la maglia gialla, cedendola soltanto sulle Alpi, dopo averla difesa eroicamente sui Pirenei (memorabile il suo 13° posto a Plateau de Beille). Con la tappa di oggi, Voeckler sale a quota sei successi stagionali, nuovo record in carriera.
Dietro T-Blanc, Ignatiev ha resistito per questione di centimetri al ritorno di Cavendish, 3° e sempre più maglia verde, ma ovviamente, immaginiamo, deluso per la mancata tripletta. Tripletta che a questo punto rischia di dover attendere parecchio, anche se quasi certamente arriverà: la tappa di domani, con arrivo a Barcellona, pare adatta più ad un Pozzato che ad un Cavendish, e venerdì, molto in anticipo rispetto al solito, inizieranno le montagne. Altri anni si sarebbe detto che allora “si inizierà a fare sul serio”. In questa edizione, per fortuna, sul serio si fa già da un pezzo.

Matteo Novarini

Voeckler tutto solo in quel di Perpignan (foto AFP)

Voeckler tutto solo in quel di Perpignan (foto AFP)

07-07-2009

luglio 8, 2009 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE
La formazione kazaka Astana ha vinto la qurta tappa, circuito di Montpellier (cronometro a squadre), percorrendo 39 km in 46′29″, alla media di 50,340 Km/h. Precedute di 18″ la Garmin – Slipstream e di 40″ il team Team Saxo Bank.
Lo svizzero Fabian Cancellara (Team Saxo Bank) conserva la maglia gialla, con 22 centesimi di secondo sull’americano Armstrong e 19″ sullo spagnolo Contador Velasco. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Liquigas), 19° a 1′36″

GIRO DONNE
La tedesca Ina Yoko Teutenberg (Team Columbia HTC Women) vinto la quarta tappa, circuito di Porto San Elpidio, percorrendo 109,2 km in 2h47′11″, alla media di 39,190 Km/h. Precedute allo sprint l’olandese Wild e l’italiana Monia Baccaille (S.C. Michela Fanini Record Rox). La britannica Emma Pooley (Cervelo TestTeam) conserva la testa della classifica, con 1′07″ sulla statunitense Abbott e 1′11″ sulla tedesca Häusler. Migliore italiana Fabiana Luperini (Selle Italia Ghezzi), 10° a 4′12″.

GIRO DELL’AUSTRIA
L’olandese Pieter Weening (Rabobank) ha vinto la terza tappa,Kitzbühel – Prägraten am Großvenediger, percorrendo 183,7 km in 5h04′56″, alla media di 36,145 Km/h. Preceduti di 4″ l’italiano Leonardo Bertagnolli (Serramenti PVC Diquigiovanni-Androni Giocattoli) e di 16″ il bielorusso Samoilav. Lo svizzero Michael Albasini (Team Columbia – HTC) conserva la testa della classifica, con 11″ sull’italiano Gianpaolo Caruso (Ceramica Flaminia – Bossini Docce) e 59″ sul belga Seeldrayers.

TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DE LA MARTINIQUE
Il francese Anthony Vignes (U C Nantes Atlantique) ha vinto la quarta tappa, Francois – Macouba, percorrendo 97,2 km in 2h43′25″, alla media di 35,69 Km/h. Preceduti il giapponese Fukuhara (allo sprint) e il francese Ruffine (di 14″). Passa in testa il francese Timothée Lefrançois (U C Nantes Atlantique), con 1′20″ e 2′37″ sui connazionali Vignes e Diguet

L’ÉTAPE DU JOUR: LE CAP D’AGDE – PERPIGNAN

luglio 8, 2009 by Redazione  
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Ultimo approdo per velocisti prima di arrampicarsi sui Pirenei, il traguardo di Perpignan potrebbe lasciare l’amaro in bocca a molti sprinter: una larga superstrada in lenta ascesa, passaggio inserito proprio nei chilometri conclusivi, sicuramente “succhierà” loro, ed in maniera subdola,
le energie necessarie per competere nello sprint. Chi cadrà nella trappola?

.:nella foto di copertina, nuvole nel cielo di Perpignan; per domani è prevista pioggia (www.creme-de-languedoc.com)

La cittadella fortificata di Perpignan (www.arrivalguides.com)

La cittadella fortificata di Perpignan (www.arrivalguides.com)

Il Tour inizia la discesa verso il meridione della Francia, seguendo l’onda della costa mediterranea e procedendo in direzione del confine di stato, fermandosi ad una trentina di chilometri da esso. A Perpignan si concluderà una delle frazioni più facili di questa edizione, che il gruppo – come avvenuto nelle precedenti due tappe in linea – affronterà con calma, anche per smaltire la tensione accumulata in una cronosquadre rilevatasi più impegnativa del previsto, complice un percorso-trappola, non proprio all’altezza di una prova del genere. Anche la particolare situazione venutasi a creare in classifica potrebbe per un attimo congelare gli ardori, con Cancellara in giallo e molti nel gruppo che passerano il tempo a lanciare indiscrete occhiate ad Armstrong, tornato ai vertici del Tour dopo quattro anni, per carpire i segreti di un grande campione. Come sempre, giornate come queste sono l’occasione buona per andare in fuga e raggranellare punti e soldi ai traguardi volanti ed ai GPM: ne saranno previsti due, entrambi di quarta categoria, da affrontare in rapida successione poco oltre la metà tappa. Disegno differente presenteranno i tratti che precederanno i due traguardi della montagna: dolci saliscendi nei primi 100 Km, pianura prevalente nei restanti 75, ma attenzione al finale! Dopo Argeles-sur-Mer si abbandonerà la costa e si punterà verso l’interno, passando dal livello del mare ai 45 metri di Perpignan in maniera lenta ma progressiva; è un tratto che potrebbe incidere sulle gambe dei velocisti poiché inevitabilmente sarà affrontato di gran carriera, quasi non avvertendo la pendenza a causa della larghezza della superstrada che si percorrerà in questo frangente: si correrà il rischio di ritrovarsi improvvisamente svuotati d’energie al momento dello sprint finale. Per loro si tratterà dell’ultima occasione prima della “tregua pirenaica”, che si protrarrà per tre giorni e che inizierà tra quarantottore. Già l’indomani, però, il traguardo di Barcellona potrebbe risultare proibitivo per la maggior parte delle ruote veloci del gruppo.

SOUVENIRS DU TOUR 1
Per una caso fortuito, si sono scelti quali sedi di tappa della quinta frazione due località nelle quali, l’ultima volta, non tutto è filato liscio, secondo le intenzioni di organizzatori e corridori. Nell’unico precedente del Tour a Le Cap d’Agde ci fu una protesta dei corridori, che organizzarono un sit-in alla partenza da Tarascon-sur-Ariège (era il famoso Tour del 1998, quello dello scandalo doping alla Festina), per lamentarsi delle maniere con le quali erano trattati dai mass media. Partita con due ore di ritardo, la tappa si concluse regolarmente nei tempi prestabiliti (i 202 Km previsti volarono a quasi 50 di media), con il successo allo sprint del belga Tom Steels. L’anno prima ci fu l’ultimo dei 33 arrivi finora disputati a Perpignan, al termine d’una tappa di media montagna (Port d’Envalira e colli di Chioula e di Campérie) partita dal principato d’Andorra e conquistata a tavolino dal francese Desbiens, in seguito alla retrocessione del vincitore “fisico” di quella frazione, il russo Outschakov, reo d’aver deviato sulla sinistra nella volata finale. In quel Tour del 1997 i corridori furono parecchio indisciplinati e costrinsero in altre due occasioni i giudici a rimettere mano all’ordine d’arrivo (Zabel retrocesso a Marennes in favore di Blijlevens; Voskamp e Heppner a Digione pro Traversoni). Tornando a Perpignan, qui hanno arricchito il loro palmares anche Vincenzo Borgarello nel 1912, Ottavio Bottecchia nel 1924 e Raffaele di Paco nel 1931

SOUVENIRS DU TOUR 2
È una gemella della Grande-Motte, Le Cap d’Agde: anch’essa è stata creata per scopi turistici alla fine degli anni ’60, costruita ai piedi del mont Saint-Loup, antico vulcano estinto da millenni. Famosa per possedere il più grande villaggio naturista del mondo, a differenza della sorellina non ha mai perso la dipendenza della città di Agde, porto di pesca aperto sul Canale du Midi, inaugurato nel 1681 con l’intenzione di collegare direttamente il Mediterraneo all’Oceano Atlantico, evitando così la circumnavigazione della Spagna. Dominata da una cattedrale romanica, eretta nel XII secolo e realizzata con la lava scavata in zona, ha legato il suo nome a diversi personaggi celebri: tra gli altri ricordiamo Enrico I di Montmorency, il pittore Albert Dubout e l’ex tennista Pierre Barthes.
“Perpinyà”, per scriverlo secondo la dizione catalana, è il capoluogo del dipartimento dei Pirenei Orientali. Fondata in epoca preromana, si sviluppò urbanisticamente solo nel medioevo, quando fu inclusa nel regno d’Aragona. In seguito divenne la capitale del Regno di Maiorca ed è in quel periodo che fu eretta la spettacolare cittadella fortificata. Altri monumenti degni di nota sono la Loggia affacciata sull’omonima piazza, la cattedrale di Saint Jean e la chiesa di Saint Jacques. Famosi “perpignanais” sono il pittore Hyacinthe Rigaud, lo scrittore Robert Brasillach, il biatleta Simon Fourcade…. e Lady Oscar. La popolare eroina dei cartoni animati, nella finzione ideata dalla fumettista giapponese Riyoko Ikeda trascorse i primi anni della sua vita a Perpignan, per poi trasferirsi a Parigi: per questo motivo la presunta dimora perpignanese di Lady Oscar è stata trasformata in un museo ed alla stessa Ikeda è stata assegnata la più alta onorificenza attribuita dallo stato francese, la Legion d’Onore, con la motivazione d’aver contribuito a diffondere la storia e la cultura francese tra le giovani generazioni.

LA MÉTÉO
Un’altra giornata all’insegna del bel tempo. Alla partenza il sole splenderà alto, con una temperatura compresa tra 22 e 25° C e un tasso d’umidità del 46% circa. I venti soffieranno mederati (19-20 nodi), così come al traguardo di Perpignan, dove si registreranno temperatura simili a quella della mattina, mentre il cielo si farà coperto. Non si intravedono, però, nuvoloni carichi di pioggia all’orizzonte, pronti a scaricare il loro contenuto. Almeno in questa giornata.

BOULE DE CRISTAL
Un’altra tappa transitoria per i corridori, destinata alle ruote veloci del gruppo. I corridori di classifica avranno modo di riposarsi dallo sforzo della cronometro. L’andamento della corsa sarà ancora indentico a quello dei giorni precedenti: fuga di 6-7 attaccanti per conquistare traguardi volanti e punti GPM. Controlleranno soprattutto i velocisti, squadre come la Columbia e magari anche un paio di elementi della maglia gialla (che, senza imprevisti, credo che sarà indossata o dalla un Saxo bank o da un Astana)*. Per concludere la giornata, un arrivo allo sprint.

*articolo scritto prima della partenza del Tour

LA TERNA SECCA DI LUCA ZANASCA

1° Boonen
2° Cavendish
3° Napolitano

Mauro Facoltosi & Luca Zanasca

UN DIABLO AL GIORNO

luglio 7, 2009 by Redazione  
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Che rapporto ci può essere tra la cronosquadre e il ciclismo “alla Chiappucci”, del singolo attaccante contro tutti? Il Diablo ce lo spiega, rimbrottando anche il Team Columbia per la gestione delle due tappe di ieri e oggi vista nel suo complesso. Armstrong in giallo sarebbe stata una bella immagine, bella certo, ma sempre e solo un’immagine…

Quando vai al Tour, sai che cosa ti aspetta. E la cronosquadre ha sempre fatto parte del menù. Alla fine l’Astana con tutti gli uomini di classifica che si ritrova ha inflitto un duro colpo alle altre, ma i distacchi tra gli altri contendenti invece non sono abissali, anche se due dei cosiddetti favoriti della vigilia, Menchov e Evans, sono finiti in guai grossi. D’altra parte il russo dimostra fino ad ora una condizione davvero dubbia: ma non sarebbe stato meglio andare alla Vuelta, piuttosto? Anche perché qui non è in ballo solo il fisico – e va ricordata la differenza di livello tra Giro e Tour – ma anche la testa, perché una caduta come quella di oggi denota una certa disattenzione. Già, ancora cadute, tante cadute. Un classico del Tour. Il nervosismo delle prime giornate, quando tutti vogliono stare davanti a tutti i costi (ma vedrete come cambierà la musica quando con il passare delle tappe i ranghi saranno meno serrati!), e una bella dose di distrazione nei momenti di calma apparente.
Il distacco in centesimi è stato emozionante, anche questo è il ciclismo. Un Armstrong in maglia gialla dopo tanti anni sarebbe stata una bella immagine, ma per adesso non credo nulla di più. Il favoritissimo resta Contador.
Gli altri dovranno inventarsi qualcosa per giocarsi la classifica, e con un percorso così dovrà essere qualcosa di davvero creativo, coraggioso, come un attacco dai primi chilometri (la montagne sono spesso solo lì, nei primi chilometri…), un colpo alla Diablo! A meno che non preferiscano stare tutti assieme a ruota, per tenere le proprie posizioni, come ormai è abitudine nei Tour degli ultimi dieci anni. Chissà che la cronosquadre, che da un lato ha stroncato le ambizioni di chi non aveva una squadra all’altezza (ma chi può essere all’altezza di un’Astana così?), dall’altro lato non costringa finalmente i corridori a uno stile un po’ più arrembante, di cui sentiamo davvero la mancanza.
È strano il rapporto che c’è tra singolo e squadra: io ho fatto grandi imprese individuali, ma da solo contro il cronometro avevo le mie belle difficoltà. Invece la cronosquadre mi galvanizzava, e riuscivo a dare qualcosa di più e di meglio proprio con i compagni al fianco.
Che errore invece il comportamento di ieri del Team Columbia. Certo, quando sei lì e vedi l’occasione di mangiarti la tappa non pensi all’indomani, o ti senti imbattibile. Ma ieri Cavendish non aveva certo bisogno dello sprint ristretto per conquistare il successo; avrebbero molto probabilmente vinto anche con una volata “normale”: in questo modo hanno invece sacrificato l’opportunità ghiottissima di aggiudicarsi la tappa odierna. Hanno lavorato davvero tanto, e il conto rischia di essere salato. Chissà che cosa li ha spinti così ieri, i corridori in gara sono preda dell’agonismo, ma il direttore poteva pensarci un po’.
Quello che mi aspetto dal fine settimana pirenaico è vedere finalmente in faccia chi sono gli uomini di classifica. E vi dico un nome di questi: Klöden. Tanti lo sottovalutano, qualcuno dice che se in crono avesse perso le ruote non sarebbe stato atteso dai compagni, ma lui era ben lungi dallo staccarsi, anzi. Io credo che potrebbe entrare in gioco, a meno che non venga sacrificato come gregario nudo e crudo.

Claudio Chiappucci

ClaudioChiappucci

L’ASTANA SPIANA IL COLLE DI MONTPELLIER

luglio 7, 2009 by Redazione  
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Finale thriller per la cronosquadre di Montpellier. L’Astana recupera tutti i 40” che separano Armstrong da Cancellara ma l’elvetico tiene la maglia grazie ai centesimi. Colonia turchina in classifica, s’inabissano Menchov ed Evans. Tiene botta l’ottima Liquigas di Nibali e Kreuziger.

A volte, si ha la sensazione che sia Dante con la sua mania per i contrappassi a redigere la sceneggiatura del Tour. Anche nel 2005, e sempre in una cronosquadre, fu una questione di decimi, secondi, respiri. Fu l’ultima volta in cui il grande predatore assaporò la gratificante sensazione di dominio. Come nella Tours-Blois d’allora Lance Armstrong si vestì di giallo grazie alla caduta del principale contendente, David Zabriskie, così oggi l’americano manca il rendez-vous con la cotta dorata per una manciata di centesimi nella prova di Montpellier dominata dalle sue fate turchine dell’Astana.

Montpellier deve (sic) il suo nome all’occitano: la traduzione suona “Monte Pelato”. Premesso che su una cima davvero nuda il Tour monterà solo al suo apogeo, in vetta alla classifica è rimasto, dopo quattro giorni, solo un ciuffo d’erba: quello dell’Astana che tinge la generale d’un turchese da funghetto allucinogeno. Zubeldia è 7° a 51”, Leipheimer 5° a 31”, Kloden 4° a 23”, Contador 3° a 19”. Armstrong ha invece impiegato meno tempo di tutti a sciropparsi i 431.5km sin qui coperti.

Tutti meno uno. A dividere la tolda di comando con il texano c’è Fabian Cancellara, autore d’una prova monstre: le danze tra i perlati stagni (pullulati da granchi che danno un’ottima soupe) l’elvetico ha menate per due terzi buoni, pure recuperando nei 9.5km conclusivi quel secondo che garantiva la cohabitation. Se singolare può dirsi la tattica della Saxo Bank nella gara del sincronismo per eccellenza, bisogna dotarsi d’un dizionario dei sinonimi per valutare la condotta della Garmin, seconda al traguardo per 18”. Subito tre pedoni sacrificati sullo scacchiere dei primi 19.5km, quelli stretti e vallonati, in cui gli uomini di Vaughters dilapidavano ben 23”. Poi, ecco le quattro bocche di fuoco contro il tempo (Millar, Wiggins, Zabriskie, Vandevelde) inscenare una “cento chilometri”, lasciando Hesjedal coperto a far da (necessaria) zavorra.

Schiacciasassi Astana spiana le colline della cronosquadre di Montpellier

Schiacciasassi Astana spiana le colline della cronosquadre di Montpellier

Volessimo essere sciovinisti, sulle nostre pagine campeggerebbe il convoglio Liquigas (4° a 58”), con l’unico rammarico del vaneggiante Vandborg che non s’avvede d’essere il quinto del filotto e, mollando, scompagina un po’ le carte. Ma in fondo son facezie. A spargere amaro pianto son ben altri. Menchov, ad esempio, solo parzialmente scusato dall’aver disarcionato alla seconda curva, perché in tutti gli intertempi le busca, e con clamore (2’20” alla fine). O Evans, che invece disarciona i suoi, staccandoli sul traguardo nella foga di chi sa che 2’35” sulla groppa, ancorché già bella ingobbita, equivalgono a piantare i chiodi sulla bara. O ancora i Colombi di Cavendish, spremutisi negli scorsi folli voli e per questo alla deriva sulle salitelle (buono invece il tirmo nella seconda metà).

Da tempo tiene banco la questione della sicurezza e, visto un percorso molto rustico, al limite del “campagnesco” che ha fruttato parecchie cadute, il fòro si accalca di oratori. Voeckler, la cui Bbox ha deragliato in toto: “Bisogna adattarsi. E poi, vengo dal Giro: là s’è visto di peggio”. Posto che sembra aver parlato del Terzo Mondo, lo mettiamo nella categoria delle prone bestie da circo. Goubert: “Con quelle strade strette e quelle curve a gomito, non è un percorso da cronosquadre. Ci vorrebbe una ricognizione più approfondita”. Anche qui l’acume non brilla. Le fate turchine, di magico, hanno solo il colore (tocchiamo ferro): il successo lo hanno costruito con quattro ricognizioni.

Già, l’Astana, sesta vincitrice stagionale d’una crono “par équipes”, dopo la Garmin in Qatar, la Caisse al Mediterraneo, la ISD alla Coppi & Bartali, la LPR alla Settimana Lombarda e la Columbia tra Romandia e Giro. Come massimizzare i risultati minimizzando le energie. Dichiaravano i colonnelli: “La maglia non la vogliamo: troppe responsabilità”. Detto fatto. Intanto la dimostrazione di superiorità c’è tutta: il tempo è stato infatti costruito tra il 10° e il 19°km, settore in cui Armstrong e soci hanno inflitto 23” almeno ai rivali, per poi tornare a livelli più umani. Segno d’uno strapotere tanto contro le lancette quanto contro le pendenze. Sarà pur sempre, Montpellier, la città di Auguste Comte, padre del positivismo, ma qui, in positivo, pensa solo la multinazionale targata Bruyneel.

Federico Petroni

06-07-2009

luglio 7, 2009 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE
Il britannico Mark Cavendish (Team Columbia – High Road) ha vinto la terza tappa, Marseille – La Grande-Motte, percorrendo 196,5 km in 5h01′24″, alla media di 39,1 Km/h. Preceduti allo sprint il norvegese Hushovd e il francese Lemoine. Miglior italiano Filippo Pozzato (Team Katusha), 48° a 41″.
Lo svizzero Fabian Cancellara (Team Saxo Bank) conserva la maglia gialla, con 33″ sul tedesco Martin e 40″ sull’americano Armstrong. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Liquigas), 14° a 1′18″

GIRO DONNE
La statunitense Mara Abbott (Team Columbia HTC Women) vinto la terza tappa, Calcinaia – Prato a Calci/Monte Serra, percorrendo 106,4 km in 2h55′32″, alla media di 36,369 Km/h. Precedute la britannica Emma Pooley (Cervelo TestTeam) allo sprint e la tedesca Hausler di 36″. Migliore italiana Fabiana Luperini (Selle Italia Ghezzi), 10a a 2′47″. La Pooley passa in testa, con 1′07″ sulla Abbott e 1′18″ sulla Häusler.

GIRO DELL’AUSTRIA
Lo svizzero Michael Albasini (Team Columbia – HTC) ha vinto la seconda tappa, Landeck – Kitzbüheler Horn, percorrendo 183,2 km in 4h18′21″, alla media di 42,500 Km/h. Preceduti di 5″ l’italiano Gianpaolo Caruso (Ceramica Flaminia – Bossini Docce) e di 38″ il russo Pidgornyy. Albasini passa in testa alla classifica, con 9″ su Caruso e 44″ su Pidgornyy.

TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DE LA MARTINIQUE
Il francese Joann Ruffine (Sélection Guadeloupe) ha vinto la terza tappa, Fort de France – Francois, percorrendo 131 km in 3h26′07″, alla media di 38,13 Km/h. Preceduti allo sprint il giapponese Yamamoto e il francese Diguet. Passa in testa il francese Cyril Vincenti (U C Nantes Atlantique), con 46″ e 48″ sui connazionali Reza e Teillet.

TOUR DE DOUBS
Il francese Yann Huguet (Agritubel) ha vinto la corsa francese, percorrendo 196,8 km in 4h32′09″, alla media di 43,387 Km/h. Preceduti allo sprint i connazionali Mazet e Levarlet

COURSE DE SOLIDARNOSC ET DES CHAMPIONS OLYMPIQUES
Il polacco Artur Krol (Centri della Calzatura) si è imposto nella breve corsa a tappe polacca, precedendo di 3′35″ l’ucraino Grivko e di 3′40″ il polacco Romanik. Miglior italiano Domenico Loria (Centri della Calzatura), 23° a 4′33″. Successi parziali per i tedeschi Friedemann, Kluge (due volte) e Hondo e per i polacchi Krol e Matysiak.

CAMPIONATI EUROPEI DI CICLISMO
Si laureano campioni europei di ciclismo il belga Kris Boeckmans per la categoria U23 (3° l’italiano Sacha Modolo), l’italiana Elena Cecchini per la categoria juniores donne, l’olandese Chantal Blaak per la categoria U23 donne (10a Marina Romoli), l’italiano Luca Wackermann per la categoria juniores.
Nelle prove a cronometro si sono imposti la francese Pauline Ferrand-Prevot nella categoria juniores donne (7a Susanna Zorzi), il tedesco Marcel Kittel nella categoria U23 (7° Alfredo Balloni), l’olandese Ellen van Dijk nella categoria elite donne e il britannico Joseph Perrett nella categoria juniores (27° Simone Antonini)

VUELTA CICLISTA A VENEZUELA
Il venezuelano Jose Rujano (Gobernacion Del Zulia) si è imposto nella corsa a tappe, precedendo di 1′29″ il colombiano Salazar e di 2′32″ il venezuelano Chacon.
Successi italiani parziali per Alberto Loddo (due volte) e Mattia Gavazzi (tre volte)

L’ÉTAPE DU JOUR: MONTPELLIER, C.L.M. PAR ÉQUIPES

luglio 7, 2009 by Redazione  
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E’ la prima frazione veramente importante, dopo che la breve crono monegasca ha scattato una prima istantanea del valore attuale delle forze in campo. Ci sono molte incertezze sull’esito della prova collettiva: saprà Cancellara trascinare la sua Saxo e conservare la maglia gialla? Riuscirà Armstrong ha riassaporare il gusto del potere a quattro anni dall’ultimo Tour vinto? Un rendimento quello dell’Astana sul quale pesarenno gli eventuali attriti interni, dopo l’attacco dell’americano nella tappa di ieri.

A volte ritornano. Al Tour ci eravamo abituati alla mancanza della criticata cronosquadre dal 2006, cioè da quando Jean Marie Leblanc aveva lasciato la direzione nelle mani di Christian Prudhomme. Proprio quell’anno Zomegnan era andato a rispolverarla dal dimenticatoio della corsa rosa, nel quale giaceva dal 1989, e da allora è divenuta un appuntamento fisso del giorno di partenza. Sarà stato il successo mediatico delle partenze del Giro (a livello immagine, le crono collettive sono sempre un bel vedere), fatto sta che Prudhomme s’è convito a rimettere in cartellone questa gara, inserita per la prima volta nel programma del Tour nel 1935: quell’anno, era il Tour vinto dal belga Romain Maes, se ne disputarono addirittura due, la prima delle quali aveva come meta proprio Montpellier. Si percorsero in quella frazione 56 Km, una distanza classica da cronosquadre (in due occasioni, a Rouen nel 1954 e a Dieppe nel 1955, si superarono abbondantemente i 100 Km), ma troppo “invasiva” nei confronti della classifica del Tour. Per questo motivo s’è deciso, dopo aver compiuto l’anno scorso una simile operazione di restyling sulla prima prova individuale lunga, di dimezzare la lunghezza canonica di questo tipo di frazione e, soprattutto, di abbandonare l’assurda regola dei distacchi “calmierati”, escogitata nel 2004 da Leblanc e che prevedeva di non contare i tempi effettivi, ma di considerare per la classifica solo distacchi prestabiliti già in sede di partenza ed assegnati esclusivamente in base all’ordine d’arrivo (20” di ritardo alla seconda, 30” alla terza e così via). A quel punto, però, contando solo il piazzamento, tanto valeva far disputare la crono su di solo chilometro, anziché sui 64 e rotti della Cambrai – Arras, frazione che Gilberto Simoni non scorderà tanto facilmente: complice l’astruso regolamento, allo scalatore trentino, caduto nel finale, non venne conteggiato il distacco calmierato ma quello effettivo della sua formazione, più il ritardo dovuto al capitombolo, incassando quasi due minuti e mezzo e uscendo fin da subito dai giochi di classifica.
Fedeli alla consuetudine, stavolta i tempi saranno presi sul quinto corridore, al termine d’un circuito di 39 Km che si annuncia veloce, nonostante non si presenti totalmente pianeggiante: la formazione vincitrice dovrebbe impiegare circa quasi tre quarti d’ora per completare l’anello, viaggiando ad una velocità di quasi 55 Km/h.

SOUVENIRS DU TOUR 1
Dall’album dei ricordi del Tour a Montpellier, che occupa 26 pagine per quanto concerne gli arrivi, si segnalano due precedenti contro il tempo collettivi, ma con la classifica stilata individualmente, come si usava ai tempi: nel 1935 si impose il francese Georges Speicher e l’anno successivo il belga Sylvère Maes. Il primo traguardo assoluto venne steso nel 1930, al termine della Perpignan – Montpellier (praticamente un percorso inverso rispetto a quello del Tour di quest’anno), vinta da Charles Pélissier. L’ultima volta, nel 2007, il successo ha arriso al velocista sudafricano Robert Hunter. Da ricordare anche i successi italiani di Raffaele di Paco (1931), Adriano Durante (1965) e Valerio Tebaldi (1989).

Montpellier, Arco di Trionfo

Montpellier, Arco di Trionfo

SOUVENIRS DU TOUR 2
Capoluogo della regione Linguadoca-Rossiglione e del dipartimento dell’Hérault, Montpellier è l’ottava città di Francia per numero di abitanti, fondata nell’XI secolo in una zona dove la vegetazione era piuttosto scarsa, come testimonia la genesi del nome (da “mont pelé”, monte pelato). Vanta un’antichissima università, istituita nel 1289 da Papa Niccolò IV e le cui facoltà di medicina e giurisprudenza raggiunsero in passato un tal livello di prestigio da competere con la Sorbona di Parigi e l’”Alma Mater Studiorum” di Bologna. Nel centro storico sussistono monumentali edifici realizzati tra il ‘600 ed il ‘700; meritevoli di una sosta sono il Museo Fabre (con opere del Rubens e una tela del Veronese) e la terrazza panoramica del Peyrou. Tra i “Montpelliéraines” celebri ricordiamo Giacomo I d’Aragona “il Conquistatore”, il filosofo Auguste Comte (il padre del Positivismo) e San Rocco, il protettore degli appestati.

LA MÉTÉO
Temperature più miti, comunque sempre entro gli standard estivi, per la cronometro a squadre: nel primo pomeriggio, la prima formazione prenderà il via sotto un cielo coperto, mentre i termometri faranno registrare una temperatura attorno ai 25°C, con un tasso di umidità del 43% e vento moderato, fino a 12 nodi. Praticamente identica la situazione nelle ore conclusive, a parte un lieve aumento dell’intensità del vento.

BOULE DE CRISTAL
La cronometro a squadre è una tappa molto difficile: per chi vuole fare classifica si prevede un bell’impegno da parte di tutta la squadra. Sicuramente le squadre con corridori potenti si troveranno molto avvantaggiate (vedi Saxo Bank) mentre altri team meno “attrezzati” dovranno difendersi.
Essendo una prova contro il tempo c’è poco da gestirsi, bisogna dare il massimo sin dall’inizio: stragegie di squadra a parte, generalmente 2-3 corridori si sacrificano nella prima parte di gara per tenere il più alto possibile il ritmo, visto che il tempo viene preso sul quinto corridore transitato.

LA TERNA SECCA DI LUCA ZANASCA
1° Astana
2° Garmin – Slipstream
3° Team Saxo Bank

Mauro Facoltosi & Luca Zanasca

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