20-07-2009

luglio 20, 2009 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

TOUR DE QINGHAI LAKE (Cina)
L’iraniano Ghader Mizbani Iranagh (Petrochemical Tabriz Cycling Team) ha vinto la terza tappa, Xunhua – Xining, percorrendo 173,3 km in 4h11′19″, alla media di 41,374 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Kazemi Sarai mentre 3° a 51″ si è piazzato lo sloveno Mahoric. Miglior italiano Andrea Pagoto (Team Corratec), 45° a 1′34″. Il kazako Andrey Mizurov (Petrochemical Tabriz Cycling Team) conserva la testa della corsa, con 15″ sullo svedese Axelsson e 1′03″ su Mahoric. Miglior italiano Andrea Pagoto, 15° a 3′30″.

IL SIGNORE IN GIALLO

luglio 20, 2009 by Redazione  
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QUEL TOUR DI 15 ANNI FA……
Torniamo indietro nel tempo per riassaporare un’altra pagina del Tour del 1994. Tre giorni dopo l’episodio di Armentières, la Grande Boucle sbarca nella terra d’Albione con una classifica generale rivisitata dalla cronosquadre di Calais, che ha lanciato nei piani alti i corridori della GB-MG. Museeuw è maglia gialla e, tra gli uomini di Ferretti, c’è anche, ben posizionato, l’italiano Flavio Vanzella. Sarà lui il protagonista principe della due giorni britannica: mandato in avanscoperta per difendere il capitano, finirà per disarcionarlo dalla testa della classifica, conquistando un’insperata maglia gialla. Un’azione che premia un lavoratore del pedale, un uomo costretto dalle circostanze a stazionare sempre dietro le quinte delle corse, ma che crea anche una spaccatura in seno alla squadra. Museeuw non gradisce e non ne fa mistero: quando la maglia del trevigiano sarà messa in pericolo, non muoverà un dito per salvarlo. E così, al rientro in Francia, se la vedrà sfilare da Yates, tra l’altro con gran scorno degli inglesi che avrebbero preferito un connazionale in giallo sulle strade di casa.

Indossare anche solo per un giorno la maglia gialla è sempre stato motivo di enorme soddisfazione per tutti quei corridori che, nella lunga storia del Tour de France, si sono trovati in vetta alla classifica della più importante corsa a tappe del pianeta.
E non solo per i campioni, candidati alla vittoria finale, ma soprattutto per quei ciclisti i quali – con un palmares scarno o addirittura inesistente – hanno avuto l’onore di vestire il simbolo del primato.
Spesso, anzi, l’essere stati maglia gialla ha costituito il momento più alto di una carriera fatta di sacrifici al servizio dei capitani, un vero e proprio lampo di gloria che, da solo, ripaga di tutte le fatiche del prezioso ma oscuro lavoro di coequipier.
E’ sempre stato così: si ricorda il giallo di Andrea Carrea, al Tour del 52 e quello di Guido De Prà, negli anni 60, cosi come si rammenteranno i giorni in giallo di Nocentini.

Alla vigilia della partenza del Tour del ‘94 Flavio Vanzella non avrebbe mai immaginato che gli sarebbe toccato tale privilegio.
Non perché l’atleta non ne avesse i numeri: tutti gli appassionati si ricordavano della medaglia d’oro ottenuta nella cento chilometri a squadre ai mondiali dell’87, un successo che lasciava presagire ottime cose nel mondo dei professionisti.
Quanto, piuttosto, perchè da quando – era l’89 – aveva fatto il salto di categoria, si era adattato ad un ruolo di gregario che non gli consentiva troppa libertà di movimento.
In più ci si era messa anche la sfortuna: una spalla rotta nel ‘92 e un’operazione all’ernia del disco nell’ottobre dell’anno successivo non gli avevano facilitato certamente le cose.
Se si considera, infine, che correva nello squadrone della GB – MG, accanto a gente come Museeuw , Richard e Sorensen, è evidente che non era lecito aspettarsi grandi cose.

Correre in una grande squadra, tuttavia, ha i suoi vantaggi.
La terza tappa del Tour di quell’anno, la cronosquadre Calais-Eurotunnel, aveva visto il successo della GB-MG. Museeuw aveva indossato la maglia gialla e Vanzella si era ritrovato al quarto posto nella generale, a ventidue secondi dal suo capitano.
Nella prova contro il tempo era stato tra i trascinatori della sua compagine e la posizione in classifica – davanti al campione del mondo Lance Armstrong – costituiva, per il trentenne corridore veneto, un riconoscimento delle sue capacità.
Il giorno successivo il Tour sarebbe sbarcato nel regno di sua maestà britannica con una tappa di 204 chilometri, da Dover a Brighton.
Grande entusiasmo e partecipazione da parte degli inglesi, che per un giorno avevano abbandonato la loro tradizionale flemma lasciandosi coinvolgere dal clima festoso della Grande Boucle.

La tappa è caratterizzata dalla lunga fuga dello spagnolo Cabello che, reduce da una squalifica per doping, vuole dimostrare di essersi lasciato definitivamente alle spalle la recente disavventura.
Al corridore iberico si accoda il francese Magnien e la loro galoppata verso il traguardo di Brighton pare non essere intralciata da altri.
La consegna di Vanzella è chiara. Da buon gregario deve a proteggere la maglia gialla di Museeuw , un ruolo che il veneto non si sogna di mettere in discussione.
Quando dal gruppo scattano De Clercq e Harmeling, Vanzella, incitato da Alberto Elli, si accoda ai due.
E’ chiara la tattica del d.s. Ferretti: un uomo della GB-MG deve entrare nella fuga per controllare gli attaccanti di giornata e attendere il prevedibile rientro del gruppo. E se questo non dovesse accadere la maglia gialla resterebbe comunque in casa, considerato il quarto posto in classifica di Vanzella.

All’inizio Flavio resta giustamente a ruota poi, approfittando di alcuni strappi, stacca i suoi compagni di avventura e si getta all’inseguimento della coppia di testa.
È un inseguimento che pare essere coronato dal successo ma, a quindici chilometri dal traguardo, Vanzella fora e Cabello – lontano appena quaranta secondi – diventa irraggiungibile.
Il portacolori della GB- MG procede in compagnia di Magnien e, a questo punto, la maglia gialla diventa un affare interno alla squadra italo-belga.
Museeuw non ama perdere il simbolo del primato per colpa di un gregario e mette i suoi fedelissimi a tirare.
Ci sono di mezzo anche gli abbuoni e il primo posto in classifica è una questione di secondi.
Cabello vince in solitudine e Magnien precede Vanzella sul traguardo, a venti secondi dallo spagnolo. Il gruppo è subito dietro, a trentatrè secondi.
La rimonta di Museeuw non è riuscita e i cronometristi fanno i conti: per quattro miseri secondi Vanzella è maglia gialla!

Vanzella1
Quasi non ci crede, il veneto, ma la notizia crea maretta in casa GB-MG, un vero è proprio “affaire” interno alla squadra.
Di sicuro Museeuw non ha gradito e tiene il broncio: neppure degna di un saluto il veneto, colpevole di lesa maestà.
Anche il ruolo di Ferretti non appare limpidissimo. Vanzella ha parole di apprezzamento per il “sergente di ferro” il quale, prima della partenza della tappa, gli avrebbe detto di tenersi pronto a entrare nelle fughe. Nelle fughe, infatti, purchè (ma quello Ferretti non glielo deve aver detto) la maglia gialla restasse sulle spalle di Museeuw .
Dalle dichiarazioni del dopo corsa, infatti, il d.s. pare infastidito da quello che giudica un incidente di percorso e non lesina critiche al suo corridore, colpevole di non avere rispettato le regole di scuderia. “Una sciocchezza”, secondo lui, quello che ha combinato.
Ma che doveva fare, Vanzella? Rialzarsi e attendere il gruppo? Secondo Ferretti – che sembra aver dimenticato di essere stato anch’egli un gregario – parrebbe proprio di sì.
Forse alla vicenda non sono neppure estranei Cassani e Vona i quali si complimentano con il loro compagno di squadra: nel latente conflitto italo-belga stavolta l’hanno spuntata i corridori nostrani.

Il sogno in giallo dell’atleta veneto proseguirà anche il giorno successivo, nella seconda frazione britannica vinta da Minali.
Poi, al ritorno sul continente, perderà la maglia in Bretagna, nella tappa di Rennes. Un’inezia, sei secondi appena, ma il simbolo del primato finirà sulle spalle di Sean Yates.
E’ la vendetta di Museeuw che, stavolta, non ha messo alla frusta i suoi per raggiungere il gruppetto dei fuggitivi e che – soprattutto – non ha dimenticato lo sgarbo di due giorni prima.
Rientra nei ranghi, Vanzella, ma una soddisfazione se la toglie comunque: nella lunga crono di Bergerac precede il suo capitano di un secondo, giusto per ricordargli che non è un signor Nessuno e che se anni prima aveva vestito la maglia iridata nella cento chilometri a squadre non era stato per caso.

La carriera di Vanzella sarebbe proseguita sino al 1998, impreziosita dal successo nel Giro del Veneto del 1995 e, nello stesso anno, da una tappa nel Giro della Svizzera.
Però quei due giorni in giallo gli sarebbero rimasti nel cuore: le interviste, le foto, i baci delle miss, che momenti!
Oggi Vanzella è un apprezzato produttore di vini e se apre una bottiglia di Prosecco si ricorda di quando, sul palco della premiazione, stappava quella riservata al primo in classifica.
Preferisce il suo vino, s’intende, ma il sapore di quello champagne sorseggiato in terra britannica lo riconoscerebbe ancora oggi, a distanza di tanti anni: è il sapore della maillot jaune, il sapore del Tour.

Mario Silvano

19-07-2009

luglio 20, 2009 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE
Lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Astana) ha vinto la quindicesima tappa, Pontarlier – Verbier, percorrendo 207,5 km in 5h03′58″, alla media di 40,958 Km/h. Ha preceduto di 43″ il lussemburghese Andy Schleck e di 1′03″ Vincenzo Nibali (Liquigas).
Contador è il nuovo leader della corsa, con 1′37″ sull’americano Armstrong e 1′46″ sul britannico Wiggins. Miglior italiano Rinaldo Nocentini (AG2R La Mondiale), 6° a 2′30″.

TOUR DE QINGHAI LAKE (Cina)
Lo sloveno Jure Kocjan (Slovenia) ha vinto la seconda tappa, Tongren – Xunhua, percorrendo 94,8 km in 2h17′51″, alla media di 41,262 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Mahoric e il kazako Iglinskiy. Miglior italiano Andrea Pagoto (Team Corratec), 20°. Il kazako Andrey Mizurov (Petrochemical Tabriz Cycling Team) conserva la testa della corsa, con 15″ sullo svedese Axelsson e 1′50″ su Mahoric. Miglior italiano Bruno Rizzi (Team Corratec), 14° a 3′26″.

VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A LA COMUNIDAD DE MADRID
Lo spagnolo David Herrero (Xacobeo Galicia) ha vinto la terza ed ultima tappa, circuito di San Sebastián de los Reyes, percorrendo 154,1 km in 3h39′22″, alla media di 42,148 Km/h. Ha preceduto di 10″ il connazionale Lopez Gil e il colombiano Chalapud. Unico italiano in gara, Daniele Colli (Carmiooro – A-Style) si è piazzato 106° a 21′55″.
Lo spagnolo Hector Guerra (Liberty Seguros) si impone in classifica con 23″ e 25″ sui connazionali Valverde e Tondo. Colli è 88° a 22′46″.

GIRO DELLA PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA
Fortunato Baliani (CSF Group – Navigare) ha vinto la 59a edizione della corsa calabrese. Preceduti allo sprint Fabio Taborre e Francesco Failli.

TROPHÉE DES CHAMPIONS
Il francese Tony Hurel si è imposto nella corsa francese. Preceduti allo sprint i connazionali Jalabert e Pedersen.

GP CRISTAL ENERGIE (disputato il 18)
Il danese Martin Pedersen (Team Capinordic) i è imposto nella corsa francese. Preceduto allo sprint il tedesco Retschke, 3° a 12″ si è piazzato il danese Ronning Vinther.

GIRO DEL CASENTINO
L’italiano Roberto Cesaro ha vinto la corsa toscana. Preceduti allo sprint Leonardo Pinizzotto e Giuseppe Di Salvo.

UN DIABLO AL GIORNO

luglio 20, 2009 by Redazione  
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Claudio Chiappucci ha azzeccato le sue previsioni: Contador assoluto padrone del Tour ed un Armstrong in difficoltà. Il Diablo spende buone parole anche per i fratelli Schleck e per il sorprendente Nibali, oggi terzo a Verbier. E rimprovera i metodi di allenamento per gli altri contendenti alla vittoria della Grande Boucle, a partire da Cadel Evans.

A cura di Andrea Giorgini

Finalmente Contador: per me non c’erano dubbi che lo spagnolo fosse il vero padrone del Tour de France 2009. Nessuno in questo momento ha la possibilità di attaccarlo e credo che il corridore dell’Astana da ora in poi detterà legge in tutte le tappe importanti. Invece Armstrong, proprio come pensavo e credevo, non è lo stesso di qualche tempo fa. E finalmente lo spettacolo sulle strade del Tour, dopo 2 settimane di quasi calma piatta.

Ottimo Nibali, ha dimostrato di essere davvero un campioncino e il suo terzo posto odierno denota che ha maturato molto. Lo stesso vale per Andy e Franck Schleck, che nonostante il ritardo da Contador sono ancora li con ottime speranze di podio. Evans, Menchov direi non pervenuti: si sono visti molto poco, con il russo in ombra dopo la vittoria del Giro d’Italia e con l’australiano autore di uno scatto quasi telefonato sui Pirenei. I metodi di allenamento che stanno svolgendo in questa stagione i vari Evans, Basso e Armstrong non sono all’altezza della situazione, questi atleti secondo me hanno un programma di allenamento esagerato, che stanca molto il fisico dell’atleta proprio durante la corsa che ha sognato per un anno intero. Proprio per questo, secondo me certi corridori sbagliano totalmente il modo in cui preparano le loro corse, i loro obiettivi stagionali, cosa che certo non fanno i fratelli Schleck e Contador.

Nocentini alla fine non mi ha superato in fatto di giorni in maglia gialla: sarà un onore per lui essere al mio fianco in questa speciale classifica, dove i primi però sono irraggiungibili. Anche oggi Rinaldo si è difeso bene, la maglia gialla gli ha dato una carica enorme ed ora il coronamento di questo splendido Tour sarebbe la vittoria di una tappa e glielo auguro di cuore.

Stiamo a vedere cosa succederà nei prossimi giorni, una ultima settimana di fuoco con tante montagne e la crono prima del Ventoux e dei Campi Elisi: Contador è salito sul trono e sarà dura per gli avversari scalzarlo.

Claudio Chiappucci

ClaudioChiappucci

L’ALBA SORGE A VERBIER: TOUR GIORNO ZERO?

luglio 19, 2009 by Redazione  
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Si spezzano le sbarre della gabbia di questo Tour, e i giovani leoni escono allo scoperto. Contador, Andy Schleck, Nibali il podio di tappa. Armstrong si attacca con le unghie (e con la squadra) al proprio “empire of dirt”, al limite dell’antisportività nei confronti del giovane capitano, ma il secondo posto pur mantenuto in generale vale una sentenza. Definitiva?

“Contador es el puto amo”, recita la bandiera spagnola che garrisce al fianco di Contador, brandita da un tifoso scatenato sullo sfondo spazzato dal vento e dalla luce delle montagne svizzere. “Contador è il dannatissimo padrone”, ingentiliamo in traduzione: e Contador oggi ha ribadito che da adesso il padrone delle grandi corse a tappe è lui. Se ci fossero stati dubbi.
Perché di dubbi sì che ce n’erano, e tanti. Era difficile davanti ai 41” del ventaglio Columbia e ai 20” di Andorra dirimere se si trattasse di veri guanti di sfida o piuttosto di cerimonie rituali, un’accurata sceneggiatura per gestire la transizione tra “il re è morto (o solo vecchio)” e “viva il re”. In un ciclismo di cartapesta è sempre più permeabile il limite tra la vera passione e il reality show – apogeo della finzione –.
Dunque come non sospettare che quelle manfrine, e la corsa bloccata, non nascondessero soltanto una concertata esibizione del “doppio corpo del re”, una sfida montata sul niente per assicurare ascolti da capogiro ad un Tour tecnicamente inguardabile?
Oggi sono arrivate le prime risposte: sì, Contador è il re, benché senza corona e soprattutto senza scorta. Il suo mantello è giallo come il sole, e vedremo se conserverà la propria abbagliante luminosità fino a Parigi: perché spesso i guai cominciano proprio una volta che si è ascesi al trono.
Vedremo anche se Armstrong vorrà cedere la propria scorta e la propria corona, lui che inequivocabilmente ne è dotato, e che altrettanto inequivocabilmente non si è peritato di impiegarle a pieno detrimento del proprio compagno di squadra nonché – la strada ha parlato – capitano.
Perché l’Armstrong in affanno di oggi conferma al di là di ogni ragionevole dubbio che la corsa paralitica che ci è stata propinata finora propagava direttamente quale onda radio dal cranio di Lance, incoronato di almeno tre sovranità grazie alle complicità con altri team nel gruppo ma soprattutto cinto degli allori economici e mediatici che dettano legge nel ciclismo – e non solo – dei nostri tempi; a tutto danno del ciclismo, e dei “tempi”: ma se “i tempi” si sono (tardivamente, parzialmente) resi conto degli sfaceli conseguenti a questo padronato, vedremo quanto ci metterà il ciclismo.
Quanto alla scorta, i dubbi sono ancora minori: con il proprio compagno e capitano Contador libratosi in fuga solitaria, Armstrong prima, brevemente, lavora in prima persona in testa agli inseguitori, poi schiera Kloeden a fare il lavoro sporco di contenimento danni. A tutto vantaggio proprio, ma soprattutto – come si vedrà – dei rivali.
Ma veniamo alla corsa.
Il Col des Mosses è lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo Tour. Prima, infatti, assistiamo al solito, osceno spettacolino. In cui, come negli scorsi giorni, si salva giusto la lotta per la maglia pois che vede fronteggiarsi in fuga Pellizotti e Egoi Martinez, con leggera ma netta prevalenza del primo. C’è anche Martin, in fuga, ma come abbiamo tollerato per sette anni e ora – a distanza di tre anni – per altri quattordici giorni, qualcuno lassù decide se la fuga “oporteat” o meno. Addirittura essa viene scremata, nemmeno ripresa, con i personaggi più ingombranti richiamati indietro. Tra loro anche i due contendenti per la maglia a pois, tanto per regalare qualche emozione ai soliti francesi abbondantemente presenti nell’evasione che rimarranno a contendersi le ultime asperità. Meritano menzione anche le coraggiose presenze di Astarloza e Spilak, molto determinati a crederci per la tappa, nonché quelle potenzialmente utili strategicamente (come teste di ponte da ritrovare sull’ultima ascesa) di Van den Broeck per Evans e di Cancellara per Schleck.
Il gruppo passeggia “tirato” dall’Astana.
Dopo il Mosses, però, la musica cambia. La Liquigas, fatto rarissimo in questa competizione, che speriamo non costi caro agli alfieri verdi, osa sostituirsi agi Astana, e quel che peggio osa menare nonostante il vento veemente e un Lance boccheggiante, con la casacca già spalancata.
È una bella premessa, e il degno seguito (corrispondente, come abbiamo preannunciato in occhiello, alla composizione del podio) è l’andatura schioccante di frustate che i Saxo imporranno sulla salita conclusiva. Con una bella sparata di Cancellara, oculatamente gestito (a differenza dell’uomo Silence) La selezione è spietata, soffre Martin, crolla Hincapie, svaniscono Le Mevel e Luis Leon Sanchez, Nocentini tiene duro, ma mollerà (non di botto, però! Bella resistenza per lui, che lascia sognare per un discreto piazzamento in generale). Per citare i primi della generale. Menchov va allo sbando, mentre Sastre appare in crisi, ma rientrerà poi alla grandissima.
Come dichiarerà poi, Contador aveva programmato un attacco ai meno quattro, ma tutto questo ritmo gli dà la carica, e quasi due km prima del previsto, ai meno cinque e mezzo, arriva il suo guizzo. Il suo scatto oscillante, serpentino, è potentissimo nella prima propulsione, poi di un’agilità infernale.
Andy Schleck prova a reagire, ma il suo ritmo è nettamente inferiore, e si trova a bagnomaria tra la testa della corsa e un gruppetto composto da Armstrong, Evans, Klöden, Wiggins, VandeVelde, F.Schleck, Kreuziger et Nibali. Kreuziger e Vande Velde (il primo momentaneamente, il secondo più recisamente e irreparabilmente) accusano il ritmo che Armstrong dapprima prova a scandire di persona, e poi comanda a Kloeden che è nelle vesti di comunque “personalissimo” luogotenente. Nonostante la presenza di Andy là davanti la mossa è ingiustificabile, un attacco diretto a Contador, masochista vista la presenza dei rivali trascinati a gratis. Come cambierà tutto, poi, quando nelle interviste Lance dirà: “Alberto ha dimostrato di essere il più forte. Io lo ero, so cosa vuol dire, gli altri possono fare solo una cosa: rispettarti e onorarti”. Più rivelatore per quanto accomodante (ma pungente) Alberto dirà invece: “l’importante è stato sganciare gli altri non Lance in particolare. E adesso mi onora sapere che un mio idolo di gioventù lavorerà al mio servizio”.

Contador fa secchi gli avversari (foto AFP)

Contador fa secchi gli avversari (foto AFP)


La mossa successiva sullo scacchiere è uno scatto netto di Frank Schleck, che tenta di raggiungere e aiutare il fratellino un po’ alla deriva, che non si avvantaggia ma perde dal leader mentre galleggia rispetto agli inseguitori. Mossa poco furba, anche se ben impostata con un’accelerazione violentissima: il vantaggio è tutto per Nibali e Wiggins che lo sfruttano come trampolino agli ultimi due km, mentre per Evans e Sastre farà da riferimento nel momento in cui i due abbandoneranno Lance, infine solo con Kloeden e sulla linea addirittura solo con se stesso, poiché il tedesco imposterà una volatina badando alla propria classifica generale.
Bello, bellissimo, l’affondo con cui Nibali alla flamme rouge si disfa dei compagni per cogliere il terzo gradino del podio. A parte Contador, che si prende un minuto e la tappa (se ci fossero ancora gli abbuoni…), gli altri sono vicini, a loro volta otto in un minuto scarso. Niente sfaceli cronometrici, dunque, tanto che Armstrong resta secondo in generale.
Ma qualcosa si è mosso, e a volte il più minuto movimento basta a far crollare un castello di carte, per quanto colossale.

Gabriele Bugada

18-08-2009

luglio 19, 2009 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE
Il russo Serguei Ivanov (Team Katusha) ha vinto la quattordicesima tappa, Colmar – Besançon, percorrendo 199 km in 4h37′46″, alla media di 42,985 Km/h. Ha preceduto di 16″ l’irlandese Roche e il neozelandese Roulston. Miglior italiano Daniele Righi (Lampre – NGC), 6°.
L’italiano Rinaldo Nocentini (AG2R La Mondiale) conserva la testa della classifica con 5″ sullo statunitense Hincapie e 6″ sullo spagnolo Contador Velasco.

TOUR DE QINGHAI LAKE (Cina)
Il cinese Wu Shengjun (Qinghai Tianyoude Cycling Team) ha vinto la prima tappa, Xining – Tongren, percorrendo 170,8 km in 4h16′48″, alla media di 39,906 Km/h. Ha preceduto 9″ il kazako Andrey Mizurov (Petrochemical Tabriz Cycling Team) e lo svedese Axelsson. Miglior italiano Bruno Rizzi (Team Corratec), 11° a 3′07″.
Mizurov conserva la testa della corsa, con 15″ su Shengjun e Axelsson. Miglior italiano Bruno Rizzi (Team Corratec), 16° a 3′26″.

VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A LA COMUNIDAD DE MADRID
Lo spagnolo Francisco José Ventoso (Carmiooro – A-Style) ha vinto la prima tappa, circuito di Coslada, percorrendo 180 km in 4h11′41″, alla media di 42,911 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Kemps e lo spagnolo Pacheco. Unico italiano in gara, Daniele Colli (Carmiooro – A-Style) si è piazzato 6°.
Invariata la classifica, che vede in testa lo spagnolo Hector Guerra (Liberty Seguros) con 23″ e 25″ sui connazionali Valverde e Tondo

L’ÉTAPE DU JOUR: PONTARLIER – VERBIER

luglio 19, 2009 by Redazione  
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Finalmente le Alpi. Le attendavamo con bramosia, dopo una settimana che non ha offerto quasi nulla e una frazione che prometteva emozioni che, invece, sono arrivate solo ad opera d’un gruppo di teppisti, unica notizia “forte” di una giornata, quella di Colmar, trascinatasi stancamente su per le alture dei Vosgi. Oggi ci aspetta un arrivo in salita, il secondo di un Tour che certo non invoglia alla battaglia, a causa d’un tracciato disegnato con mano leggera. Anche la stessa tappa elvetica poteva essere progettata meglio: basterà la sola ascesa finale per dare finalmente una scossa ad una corsa che non si era mai vista così soporifera, neppure negli anni dell’incontrastato dominio amstronghiano?

L’ora delle Alpi scocca con una tappa di montagna che farà il paio con quella disputata oltre una settimana fa ad Andorra. I tracciati delle due frazioni saranno molti simili, sia sul piano fisico, quanto su quello politico, poiché anche questo traguardo avverrà al termine d’uno sconfinamento, percorse le strade degli elvetici cantoni Vaud, Friburgo e Vallese. La struttura del tracciato ricorderà molto quella della tappa che ha lanciato in orbita Rinaldo Nocentini, con l’unica vera difficoltà rappresentata dall’ascesa finale e le altre asperità troppo morbide e collocate lontane dalle fasi calde per poter essere fruttuosamente sfruttate. I primi 5 GPM, infatti, verranno “consumati” entro i primi 135 Km, che culmineranno con la scalata ai 1445 del Col des Mosses, sul quale è scollinato in testa il nostro Massimiliano Lelli nel 2000, in occasione della tappa del Tour che arrivava a Losanna. Rispetto a questo precedente si salirà dal facilissimo versante nord, affrontando le pendenze più rilevanti (comunque mai significative) scendendo verso il fondovalle del Rodano, sul quale si rimarrà per una trentina di chilometri, fino all’inizio del falsopiano – altra similitudine col finale di Arcalis – che porterà ai piedi dell’ascesa di Verbier. Nonostante presenti una pendenza media superiore (7,5%), terminato il suo sopralluogo Contador l’ha definita più facile di quella andorrana, giudizio sul quale hanno influito sia il basso chilometraggio (poco meno di 9 Km), sia la quota nettamente inferiore rispetto a quella over 2000 di Arcalis. Ci sarà battaglia stavolta o, come già accaduto nell’altra occasione, nessuno si muoverà, lasciando al fresco gli Astana ed spalancando letteralmente la porta ad un altro attacco del vincitore del Tour 2007?

SOUVENIRS DU TOUR 1
Pontarlier ha debuttato come sede di tappa l’11 luglio del 1927, battezzata dal successo allo sprint del belga Benoit. Successivamente hanno lasciato la loro firma in questo centro il francese Magne nel 1928, il belga Teirlinck nel 1972, il danese Pedersen nel 1985 e l’olandese Dekker nel 2001. È quest’ultimo il traguardo “pontissalien” rimasto più impresso nella memoria e non solo per la vicinanza ai nostri giorni: quel giorno andò al traguardo una fuga che, evento più unico che raro, riuscì a mandare fuori tempo massimo l’intero gruppo, giunto a Pontarlier con oltre mezz’ora di ritardo. La giura si vide costretta ad applicare una deroga al regolamento per non decimare il gruppo e ridurre ai minimi termini la classifica, rivoluzionata da un tentativo che spedì nei piani alti, tra gli altri, il kazako Andrei Kivilev, che alla fine riuscirà a concludere il Tour al 4° posto, a 9’53” da Armstrong. Fu uno dei momenti più alti della breve carriera del corridore kazako, tragicamente scomparso due anni più tardi a seguito d’una caduta alla Parigi – Nizza.
Il Tour a Verbier c’è già stato…. ma finora s’è trattato del Romandie e, soprattutto, del Suisse che lassù ha teso cinque volte uno striscione d’arrivo, sotto il quale sono transitati in testa lo svizzero Fuchs nel 1979, il francese Hervé nel 2000, lo svizzero Moos nel 2002, lo spagnolo Lastras Garcia nel 2005 ed il lussemburghese Kirchen nel 2008. Nel 1975, invece, al Tour de Romandie tagliò per primo il traguardo lo spagnolo Galdos Gauna, reduce dallo secondo posto al Giro d’Italia, battuto da Fausto Bertoglio nella storica conclusione sullo Stelvio.

La salita a tornanti verso Verbier (ndzalps.co.uk)

La salita a tornanti verso Verbier (ndzalps.co.uk)


SOUVENIRS DU TOUR 2
Pontarlier è un centro di commercio e transito, un tempo celebre per la distillazione dell’assenzio, sostituito dal Pastis (un liquore aromatizzato con l’anice) dopo la proibizione del 1915, atta a prevenire l’alcoolismo, diffusosi in quel periodo in Francia a causa di un epidemia di filossera che aveva decimato i vigneti. Decadute le vecchie leggi, dal 2001 è ritornato ad essere soprannominato capitale dell’assenzio questo centro della Franca Contea, detentore anche del titolo di seconda città più alta di Francia dopo Briançon (837 metri sul livello del mare). Tra i monumenti di questa cittadina segnaliamo l’Arco di Trionfo della Porta di Saint Pierre, la “Cappella della Speranza”, la chiesa di Saint-Bénigne e, sulle alture dei dintorni, il forti di Joux e Catinat.
“Pontissaliens” celebri sono il politico Edgar Faure ed il calciatore Michaël Isabey.
Verbier è una delle principali stazioni di sport invernali del Canton Vallese, inserita nel comprensorio delle “4 Vallées” (ne fanno parte anche Nendaz, Veysonnaz, Thyon e La Tzoumaz) e situata nel luogo ove, fino al 1476, troneggiava un antico castello dei conti di Savoia. Non è nota solo agli appassionati di sci – che possono disporre, in tutto il comprensorio, di 412 Km di piste – ma anche agli irriducibili della mountain bike (è il punto di partenza del Grand Raid Cristalp) e ai cultori della musica classica, per lo svolgimento del “Verbier Festival”, che si tiene annualmente dal 1994. Amministrativamente è una frazione di Bagnes, sino a pochi mesi orsono il comune più vasto della Svizzera, primato usurpatogli da Davos a seguito della fusione con Wiesen.
“Bagnards” celebri sono lo scrittore Maurice Chappaz e gli sciatori William Besse, Roland Collombin e Philippe May. Diversi personaggi del jet-set e della nobiltà hanno scelto Verbier come meta delle vacanze o per installarvi la loro seconda casa: è il caso, quest’ultimo, della cantante di fama internazionale Diana Ross, proprietaria di uno chalet dal 2001, mentre hanno solcato le nevi delle “quattro valli” VIP del calibro del principe Federico di Danimarca, erede al trono, e della rossa Duchessa di York, Sarah Ferguson.

LA MÉTÉO
Giornata di sole, seppur non caldissima, per le due località di tappa, a dispetto di un abbrivo di nuvole e pioggia che non dovrebbe, però, riversarsi sulle strade della corsa. Quando la 15a frazione prenderà il via da Pontarlier sotto un cielo plumbeo, di bagnato dovrebbe esserci solo l’asfalto mentre le temperature e l’umidità saranno attestate sui 13° C e all’85%. L’unico fastidio potrebbe provocarlo il vento, che spirerà fino a 27 Km/h. Nel corso della giornata la situazione migliorerà progressivamente ed a Verbier il Tour sarà baciato da un sole che, complice anche la quota (arrivo a 1468 metri), non riuscirà a far decollare le temperature (previsti 14°C alle 17), mentre inferiori saranno il tasso d’umidità (58%) e l’intesità del vento (18 Km/h).

BOULE DE CRISTAL
Secondo arrivo in salita. Tappa dedicata agli uomini di classifica. La gara potrà essere caratterizzata da una fuga, vista la presenza di vari gpm; non escludo una fuga, magari con dentro anche qualche corridore situato nei primi 20 della classifica. Tutto dipende da come reagisce il gruppo: se affronta tutte le salite con un ritmo alto, sara difficile che la fuga arrivi. La salita finale è di 9 km: sarà puntata con un’andatura molto forte e vedremo distacchi importanti.

LA TERNA SECCA DI LUCA ZANASCA

1° Contador
2° Sastre
3°A. Schleck

Mauro Facoltosi & Luca Zanasca

IVANOV VINCE, NOCENTINI SI SALVA

luglio 18, 2009 by Redazione  
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Il russo della Katusha evade nel finale da un drappello di dodici corridori e vince in solitaria la 14a tappa del Tour, la Colmar – Besançon di 199 km. Hincapie resta per diverse ore maglia gialla virutale, ma nel finale la Ag2R recupera a salva la maglia gialla di Nocentini per 5’’. Arrestati i ragazzi che ieri avevano sparato sulla corsa. Domani prima frazione alpina, con arrivo in salita a Verbier.

Doveva essere una giornata di quiete prima della tempesta per Rinaldo Nocentini, e invece mai come oggi la sua settimana gialla è stata vicina all’epilogo. Non perché domani l’aretino dovrà quasi certamente cedere il simbolo del primato a uno tra Contador e Armstrong, ma perché la sua Ag2R, dopo aver lasciato andare una fuga comprendente un corridore (Hincapie) distante appena 5’25’’ in classifica generale, ha letteralmente dormito fino a 40 km dal traguardo, lasciando che fosse la Astana ad incaricarsi di quello che è parso tutto meno che un inseguimento. D’altro canto, visti i trascorsi di Hincapie alla corte di Armstrong e Bruyneel, non pensiamo di essere eccessivamente maliziosi pensando che, oltre all’assenza di validi motivi per andare a ricucire sui fuggitivi, alle due figure più carismatiche dello squadrone kazako avrebbe fatto piacere vedere l’ex uomo di fiducia vestirsi di giallo. Quando la formazione del capoclassifica si è finalmente schierata in testa al plotone, il vantaggio dei dodici battistrada (Bennati, Willems, Ciolek, Ivanov, Roulston, Maaskant, Roche, Le Mevel, Minard, Timmer e Righi,oltre a Hincapie) era ancora superiore agli 8’, e la bagarre per il successo parziale doveva ancora scoppiare davvero.
Dopo qualche scaramuccia, accesa ai -35 proprio da Hincapie, ovviamente più in funzione della maglia gialla che del successo di tappa, la raffica di scatti e controscatti decisiva è arrivata tra i 12 e i 10 km al traguardo: è stato Maaskant a partire per primo, imitato poco dopo da Le Mevel e Roche, sempre con scarsi risultati (l’unico a staccarsi è stato Willems, la cui crisi ha privato la Liquigas della superiorità numerica). A 10 km dall’arrivo, però, su uno zampellotto, è stato Serguei Ivanov a scattare secco, e la differenza con gli allunghi precedenti è stata subito evidente: nessuno è riuscito ad accodarsi al 34enne di Tcheboksary, che ha acquisito in un amen un vantaggio superiore ai 10’’, cresciuto ad un certo punto fino a 30’’ circa. Solamente all’ultimo chilometro, quando il vincitore dell’Amstel Gold Race 2009 si è giustamente concesso di smettere di pedalare ben prima della linea bianca, per gustarsi appieno il secondo successo in carriera al Tour, gli inseguitori si sono avvicinati, complice una scellerata tirata di Nicolas Roche, compagno di Nocentini, che uscendo dal gruppetto di Hincapie in caccia del 2° posto ha fatto risparmiare allo yankee un pugno di secondi.
Secondo che hanno seriamente rischiato di essere decisivi, vanificando la rimonta compiuta nel finale dalla Ag2R, grazie al provvidenziale aiuto della Garmin, che ha contribuito con locomotive quali Zabriskie e Wiggins. La Columbia ha provato ad intralciare l’inseguimento rompendo i cambi e piazzandosi in testa, scandendo un ritmo relativamente blando, negli ultimi 2 km, ma la volata ingaggiata da Cavendish e Hushovd per i punti della maglia verde ha permesso a Nocentini di salvare quella gialla per appena 5’’. La volata è stata peraltro vanificata dalla più che giusta sanzione inflitta a Cannonball, che aveva anticipato sul traguardo il vichingo, per aver stretto l’avversario contro le transenne. Cavendish è stato così declassato al 154° posto (ultimo del gruppo), e Hushovd ha incrementato a 18 punti il margine nella classifica della maglia verde.

Serguei Ivanov trionfa a Besançon (foto Reuters)

Serguei Ivanov trionfa a Besançon (foto Reuters)


Per Ivanov si tratta, come detto, del secondo successo di tappa in carriera al Tour de France dopo quello di Aix-les-Bains di 8 anni fa. Evidentemente, il sei volte campione nazionale russo (di cui tre consecutive, dal 1998 al 2000; entrambi i dati sono ovviamente record assoluti) è uno specialista di fughe prima delle montagne, anzi di raffiche di tappe decisive. Domani, infatti, con l’arrivo a Verbier, il Tour inizierà una serie di tre tappe alpine, interrotte solamente dal giorno di riposo di lunedì, cui faranno seguito la crono di Annecy, una bella tappa intermedia con traguardo ad Aubenas e l’arrivo sul Mont Ventoux. Nel 2001, l’allora corridore della Fassa Bortolo vinse (sempre da solo, sempre dopo una luga fuga, e con 16’’ sul 2°, esattamente come oggi) una tappa molto simile a quella odierna, che precedeva di 24 ore la cavalcata alpina verso l’Alpe d’Huez, a sua volta seguita dalla cronoscalata di Chamrousse e, dopo un giorno di riposo, da tre arrivi in salita pirenaici a Plateau de Bonascre, Pla d’Adet e Luz Ardiden. Insomma, quando gli altri si risparmiano in vista delle montagne, lui produce il massimo sforzo.
Dopo lo scampato pericolo di oggi, è difficile pensare che Nocentini possa in qualche modo uscire indenne anche dalla tappa di domani, 207,5 km da Pontarlier a Verbier, prima frazione alpina e secondo arrivo in salita di questa Grande Boucle. Una giornata che poco si presta ad azioni da lontano (il Col de Mosses è tanto pedalabile quanto lontano dal traguardo), ma in cui sarebbe decisamente troppo ottimistico pensare che Nocentini possa perdere meno di 6’’ da Contador e 8’’ da Armstrong. Sarà semmai interessante vedere quale dei due capitani della Astana si vestirà di giallo (con Contador decisamente favorito), e soprattutto quale sarà la loro condotta di gara. È poi lecito attendersi qualcosa anche da parte di Schleck, Sastre, Evans e Menchov su tutti, i presunti pretendenti alla maglia gialla che finora, con la sola eccezione dell’australiano, non hanno mai avuto il coraggio di muoversi davvero. Chissà se almeno l’arrivo in salita (pur non terribile, ovviamente) sarà in grado di farli allontanare dal loro immobilismo.
In chiusura, una buona notizia: i due imbecilli (scusate se il termine non è abbastanza forte) che ieri, in cerca di emozioni, avevano deciso di spassarsela sparando con un fucile ad aria compressa sui corridori che transitavano sul Col de Bannestein (Dean e soprattutto Freire i malcapitati vittima della demenza dei due soggetti), sono stati individuati e fermati. Per trovare un atto vandalico di questa portata al Tour de France bisogna tornare indietro di 10 anni, quando due soggetti di analogo intelletto avevano spruzzato uno spray urticante sul gruppo ad una decina di chilometri al traguardo della Mourenx – Bordeaux, 17a tappa della prima Grande Boucle di Armstrong, vinta da Tom Steels, provocando cecità temporanea in alcuni atleti e alcune cadute. Questa volta gli effetti sono probabilmente stati minori (i due atleti coinvolti hanno concluso la tappa senza grosse difficoltà), ma i rischi forse anche maggiori. La speranza, senza voler fare del moralismo, è che un’idiozia di questo genere non venga classificata come semplice bravata di due ragazzi annoiati, ma come l’atto vandalico che è, e che come tale venga punito.

Matteo Novarini

L’ÉTAPE DU JOUR: COLMAR – BESANÇON

luglio 18, 2009 by Redazione  
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Il Tour si approssima all’arco alpino con una frazione di trasferimento che per molti potrebbe diventare anche una giornata di riflessione. Sicuramente pioverà sui corridori e non stiamo parlando del maltempo, ma del diluvio di critiche scaturito dalla non belligeranza dimostrata nella tappa dei Vosgi. Come reagiranno i diretti interessati? Mediteranno sprofondati ancor più nel gruppo o daranno un forte segnale in corsa? Intanto, si scateneranno gli appetiti sul traguardo di Besançon, per molti l’ultima possibilità per tentare di metter la propria ruota davanti a quella imprendibile di Cavendish.

Nelle intenzioni degli organizzatori questa doveva essere una sorta di giornata di riflessione, dopo una tappa che avrebbe causato parecchi “caduti”. Invece, a leccarsi le ferite andando verso Besançon saranno coloro che avrebbero dovuto far scattare la trappola e invece non l’hanno fatto. Avranno avuto i loro buoni motivi, saranno subentrate la paura o un senso d’impotenza, sarà stata la pioggia a raffreddare gli ardori bellici… ma ora si troveranno sotto il fuoco incrociato delle critiche, sia da parte dei giornalisti, sia da parte dei tifosi, in particolare da parte degli appassionati che ieri hanno sfidato le intemperie per assistere dal vivo ad uno spettacolo che non è andato in scena.
Come reagiranno gli attaccanti più attesi? Si prospettano due reazioni: un annichilimento momentaneo, che li farà meditare sul malfatto nascosti nella pancia del gruppo oppure un gesto leonino che li riscatti, magari tentando una fuga da lontano. Una soluzione, questa, che darà una bella scossa a tutto il gruppo, che subito si metterà alla caccia degli attaccanti, sempre che questi siano riusciti ad evadere. Un’altra possibilità è quella di una fuga di seconde schiere di spessore, partite col beneplacito dei capitani, una specie di riscossa tardiva del gruppo. La rincorsa, a questo punto, sarà tutta a carico delle squadre degli sprinter, che si impegneranno alla morte, ancor più rispetto alle altre tappe, per rientrare sui fuggitivi. Infatti, la tappa di Besançon, molto semplice sul piano altimetrico (due sole “côtes” di 3° categoria, piazzate lontane dal traguardo), per molti velocisti rappresenterà l’estrema occasione. La prospettiva d’affrontare tappe molto impegnative nei prossimi giorni, con la sola passerella parigina adatta ai loro mezzi e prevista tra due domeniche, consiglierà a buona parte degli sprinter di riprendere la strada di casa, come avviene spesso anche al Giro. Un’azione a proprio rischio e pericolo, considerato l’ostracismo che gli organizzatori del Tour hanno in passato mostrato verso i corridori che hanno osato infangare l’onore della corsa macchiandosi di questo “peccato mortale” (Cipollini ne sa qualcosa).
In quanto al successo bisontino, stasera vedremo anche se quest’aria anticipata da ultimo giorno di scuola avrà scatenato le strategie di tutti quegli sprinter che finora sono rimasti a bocca asciutta (praticamente tutti): riusciranno i virtuosi delle volate a “castigare” quell’autentica furia della natura che risponde al nome di Mark “Cannonball” Cavendish e che finora ha dimostrato di non temere nessun tipo di finale?

SOUVENIRS DU TOUR 1
Fin dall’antichità è considerato un portasfortuna il numero 17, da quando – scritto in numeri romani – era l’anagramma di “VIXI” (vissi), la scritta che ai tempi s’usava scolpire sulle lapidi funerarie. Certamente non lo sarà per i “bisontins”, per i quali il 17 rappresenterà il numero di volte che, conteggiando anche quest’edizione, il massimo avvenimento sportivo francese avrà scelto la loro città per un approdo. Besançon accolse il Tour già nel 1905, si correva la terza edizione, quando il francese Aucouturier si impose nella seconda frazione, che proveniva da Nancy. Per il successivo traguardo bisognerà attendere oltre trent’anni, fino al 1938, quando questo traguardo fu del belga Marcel Kint, che quell’anno si piazzò nono nella classifica finale e conseguì anche il campionato del mondo. Degli altri 14 arrivi ricordiamo quello del 1957, l’unico che vide un italiano vittorioso a Besançon: in volata Pierino Baffi ebbe ragione del belga Hoorelbeke e di un altro nostro connazionale, Mario Tosato. L’ultimo arrivo si è celebrato nel 2004, con una cronometro individuale dominata da Armstong, che staccò di quasi un minuto i tedeschi Ullrich e Klöden, all’epoca avversario ed oggi suo compagno di formazione all’Astana: quello fu il sesto Tour conquistato dall’americano, che così superò il primato dei cinque successi, detenuto da Indurain, Hinault, Merckx e Anquetil. Un record che lui stesso renderà obsoleto l’anno successivo.

La cittadella fortificata di Besançon (www.cheminsdememoire.gouv.fr)

La cittadella fortificata di Besançon (www.cheminsdememoire.gouv.fr)

SOUVENIRS DU TOUR 2
Capoluogo del dipartimento del Doubs e della regione della Franche Comté (Franca Contea), Besançon è un centro d’origine preromana (Vesontio), fino all’epoca della conquista di Giulio Cesare uno dei principali “oppidum” della Gallia, capitale del popolo celtico dei Sequani. Oggi conserva lo status di capitale per l’orologeria francese, attività tipica della vicina Svizzera e qui impiantata nel 1867 da Ernest Lipmann. Antica piazzaforte, ammalia il turista d’arte con la centralissima Grande-Rue, il rinascimentale Palazzo Granville, la cattedrale di Saint Jean e il Museo di Belle Arti, il cui pezzo forte sono 14 opere di Jean Désiré Gustave Courbet.
Parecchi i “bisontins” assurti a celebrità. Tra i tanti ricordiamo San Gerlando (patrono di Agrigento), i filosofi Pierre-Joseph Proudhon e François Fourier, gli scrittori Victor Hugo e Sidonie-Gabrielle Colette e i fratelli Lumière. Originario di Besançon è anche il “visconte” del ciclismo, Jean de Gribaldy: professionista dal 1945 al 1954, ebbe più fortuna come direttore sportivo e “talent scout” (suo pupillo fu l’irlandese Seán Kelly)

LA MÉTÉO
Giove Pluvio c’ha fatto uno scherzetto e, dopo averci lasciato intendere una giornata all’asciutto, ha cambiato idea ed ha abbondamente asperso di “pluie” i partecipanti al Tour de France. Nella speranza che Zeus non ci riservi un altro tiro mancino, diamo una veloce occhiata alle previsioni per oggi, che lasciano intendere un’altra giornata umida, anche se in maniera meno sensibile rispetto ad ieri. A Colmar sono previste deboli pioggie continue fin dal mattino, che si faranno più copiose ma intermittenti, alternandosi a schiarite, verso l’orario di partenza. Le temperatura stazioneranno sui 14°C, con un 87% di umidità e venti moderati, meno intensi rispetto a quelli che spiravano ieri mattina a Vittel. La situazione rimarrà tale a Besançon per quasi tutta la giornata, andando incontro ad un netto miglioramento proprio nelle ore del tardo pomeriggio, quando si disputerà l’arrivo: non tornerà il sereno, dopo che il sole avrà fatto capolino verso le 14, ma sotto una cappa di nuvole le temperature saliranno fino a 19°C, cesseranno totalmente le pioggie, mentre si faranno nuovamente intensi i venti, le cui folate potranno raggiungere anche i 37 Km/h (è quello che, nella “Scala di Beaufort” viene definito vento teso; per fare un paragone, sul Ventoux capita di raggiungere e superare i 160 Km/h, velocità da uragano). Il vento contribuirà ad asciugare l’aria, il cui tasso di umidità scenderà nel giro nelle tre ore centrali pomeridiane dall’80% al 57%.
Con questa tappa il Tour darà il suo “addio alle acque”: da qui a Parigi la pioggia non dovrebbe più irrorare le strade della Grande Boucle

BOULE DE CRISTAL
Tappa pianeggiante. Oramai siamo nella terza settimana; ritiri e stanchezza avranno sicuramente segnato le squadre. Dubito che corridori con l’ambizione per la maglia verde si lascino perdere quest’occasione. Vedremo un altro arrivo in volata.

Mauro Facoltosi & Luca Zanasca

17-07-2009

luglio 17, 2009 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

TOUR DE FRANCE
Il tedesco Heinrich Haussler (Cervelo Test Team) ha vinto la tredicesima tappa, Vittel – Colmar, percorrendo 200 km in 4h56′26″, alla media di 40,481 Km/h. Ha preceduto di 4′11″ lo spagnolo Txurruka e di 6′13″ il francese Brice Feillu. Miglior italiano Matteo Tosatto (Quick Step), 18° a 6′43″
L’italiano Rinaldo Nocentini (AG2R La Mondiale) conserva la testa della classifica con 6″ sullo spagnolo Contador Velasco e 8″ sull’americano Armstrong.

TOUR DE QINGHAI LAKE (Cina)
Il kazako Andrey Mizurov (Petrochemical Tabriz Cycling Team) ha vinto il prologo, circuito di Huzhu, percorrendo 4,8 km in 05′41″, alla media di 50,674 Km/h. Ha preceduto di 7″ il cinese Fuyu e di 9″ il tedesco Hondo. Miglior italiano Bruno Rizzi (Team Corratec), 38° a 22″.

VUELTA CICLISTA INTERNACIONAL A LA COMUNIDAD DE MADRID
Lo spagnolo Hector Guerra (Liberty Seguros) ha vinto la prima tappa, circuito a cronometro di Casa del Campo (Madrid), percorrendo 8,1 km in 09′57″, alla media di 48,844 Km/h. Ha preceduto di 23″ e 25″ i connazionali Valverde e Tondo . Unico italiano in gara, Daniele Colli (Carmiooro – A-Style) si è piazzato 52° a 1′02″

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