L’ÉTAPE DU JOUR: ANNECY C.L.M.

luglio 23, 2009 by Redazione  
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Un’altra giornata campale per chi vorrà indossare la maglia gialla a Parigi. Tolta la prova d’apertura a Monaco, sarà l’unica vera cronometro individuale del Tour 2009 quella tracciata sulle rive del lago di Annecy. Una tappa facile (relativamente) nel profilo, ma che sarà resa dura dalle condizioni meteorologiche: gli ultimi a partire, ovvero i primi della classifica, pedaleranno sotto un tipico temporale serotino, che potrebbe riservare loro attimi d’inaudita violenza. Non solo tuoni e fulmini, ma si prospetta anche il rischio di grandinate. Ciò potrebbe influire sia sulla lotta per la classifica, sia sul risultato parziale, per il quale saranno favoriti i corridori che prenderanno al via nel mattino o nel primo pomeriggio. In primis Cancellara, che si è risparmiato nella giornata di ieri, in vista di un succulento e prestigioso successo di tappa.

Volare oh, oh
pedalare oh, oh
attorno al lago dipinto di blu
felice di stare lassù
e pedalavo, pedalavo felice più veloce del vento
ed ancora più su
mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù
una musica dolce suonava soltanto per me

Abbiamo scomodato il grande Domenico Modugno, con qualche variazione al testo della celebre “Volare”, per illustrarvi il tracciato di una delle più delicate frazioni del Tour 2009, la cronometro di Annecy. Sarà una tappa giocoforza contraddistinta da medie elevate (volare) e che si dipanerà per intero attorno al lago cittadino – caratteristico anche per il colore blu scuro delle sue acque (attorno al lago dipinto di blu) – pedalando lietamente, stando seduti sulla sella (felice di stare lassù) e cercando di battere in velocità il vento, che anche domani spirerà in maniera sensibile (e pedalavo, pedalavo felice più veloce del vento). Nel finale, ci si allontanerà temporaneamente dalle rive per affrontare un facile ostacolo (ed ancora più su, mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù), scavalcato il quale ci si tufferà a tutta verso il traguardo, tornando a pedalare veloci mentre gli “osanna” saranno tutti per il vincitore (una musica dolce suonava soltanto per me). Queste parole quasi profetizzano quello che dovrebbe essere la naturale conclusione di questa importante frazione: il successo del “figlio del vento” Fabian Cancellara. Il corridore elvetico d’origine lucana è oramai fuori da giochi e si presenterà sulla rampa di lancio senza sentire addosso pressioni da classifica. Dalla sua parte non avrà solo le doti di cronoman e la sua situazione in classifica, ma anche lo stesso tracciato, che si presenterà pianeggiante per 31 dei 40,5 Km. Non dovrebbero essere per lui un problema i 3,7 Km al 6% della Côte de Bluffy, ostacolo che potrà spianare con facilità, senza temere clamorosi crolli nel finale (sempre che non abbia esagerato prima), anche perché, in previsione di questa giornata Cancellara s’è risparmiato nella frazione precedente: ieri ha vissuto nelle retrovie la tappa di Le Grand Bornand, giungendo al traguardo in penultima posizione, a 36 minuti dai primi.
Più difficile lanciarsi in previsioni sulle conseguenze che provocherà questa crono tra i corridori in lizza per la maglia gialla. L’intera giornata, infatti, sarà bersagliata dal maltempo e forse si salveranno solo i primi corridori a prendere il via che saranno, come da consuetudine, gli ultimi della classifica. La situazione peggiorerà verso sera e proprio nei momenti nei quali saranno per strada gli uomini più attesi: è prevista l’evoluzione da pioggia a temporale ma, quel che è peggio, condito dalla probabilità di grandinate. Insomma, questa tappa rischierà di incarnare per davvero la definizione storica attribuitagli: quella di una gara contro il Tempo.

SOUVENIRS DU TOUR 1
Pur essendo un’importante cittadina, Annecy finora ha accolto solo due arrivi di tappa, nel 1939 e nel 1959. Alla prima volta abbiamo già in parte accennato in occasione della frazione di Bourg Saint Maurice, trattandosi del terzo segmento della 16a giornata di gara, partita con la semitappa Briançon – Bonneval sur Arc (via Galibier), vinta dal francese Jaminet. Dopo la tremenda crono attraverso l’Iseran, conquistata dal belga Sylvère Maes, l’ardua giornata si chiuse con la Bourg Saint Maurice – Annecy, che proponeva la più agevole scalata al Col de Tamiè: a imporsi, dopo quasi 11 ore passate in sella in un sol giorno, fu l’olandese Antoon van Schendel. Vent’anni dopo, a capo d’una frazione che partiva da Saint Vincent e giungeva in Francia passando per la Svizzera (via Gran San Bernardo, Forclaz e Forclaz-de-Montmin), vinse proprio un corridore elvetico, Rolf Graf. Nei cinquant’anni che intercorrono tra quest’ultimo precedente e la tappa odierna si segnalano solo due traguardi volanti, che videro transitare per primi il francese Christian Seznec (1978, tappa Grenoble – Morzine) e il belga Jozef Lieckens (1985, tappa Morzine – Lans-en-Vercors).

Un pittoresco scorcio del Lago di Annecy (www.strangeadvice.com)

Un pittoresco scorcio del Lago di Annecy (www.strangeadvice.com)



SOUVENIRS DU TOUR 2

Capoluogo del dipartimento dell’Alta Savoia, Annecy è una rinomata località di soggiorno affacciata sulla sponda nord-occidentale dell’omonimo lago, noto per essere il più pulito d’Europa. Secondo bacino di Francia per dimensioni (dopo quello di Bourget ed escludendo il Lemano), è di origine glaciale e viene alimentato principalmente da una fonte sotterranea, che sgorga nel punto più profondo del lago, 82 metri sotto il pelo dell’acqua. Sulle sue rive s’affacciano diverse località balneari, la principale delle quali è Talloires: situata ai piedi dell’ascesa di Bluffy, è celebre anche per i suoi vini e per un’antichissima abbazia benedettina, oggi convertita in albergo.
Tornando ad Annecy, presenta un centro storico d’aspetto medioevale (il monumento principale è la chiesa di Saint Maurice), formatosi prevalentemente nel ‘400, quand’era la capitale del Genevois, provincia del Ducato di Savoia. Con la Controriforma divenne un’importantissimo centro religioso, al punto d’essere soprannominata la “Roma delle Alpi”, soprattutto per l’impulso dato da personaggi come San Francesco di Sales e Santa Giovanna Francesca di Chantal, sepolti ad Annecy e sulle cui tombe è andato pellegrino Giovanni Paolo II nel 1986. “Annéciens” celebri, oltre ai due santi citati, sono lo scrittore Eugène Sue, l’alpinista Louis Lachenal (sua la prima scalata all’Annapurna, sull’Himalaya), l’antipapa Clemente VII, il bassista Patrice Guers (suona nel gruppo musicale italiano Rhapsody of Fire), il fondista Vincent Vittoz, la pattinatrice Vanessa Gusmeroli, gli sciatori Candide Thovex e Thomas Fanara, l’ex allenatore Aimé Jacquet (portò la nazionale francese alla vittoria nei mondiali del 1998, disputati in casa) e l’eterna ciclista Jeannie Longo.

LA MÉTÉO
Giornata pessima per la prova individuale di Annecy. Probabilmente solo i primi a partire riusciranno a pedalare all’asciutto: alle ore 11 su Annecy splenderà ancora il sole (pur adombrato da qualche nube), la temperatura sarà di 24°C circa, l’umidità del 64% e i venti deboli. Nelle ore pomeridiane ci sarà un progressivio peggioramento. Verso le 2 si alterneranno le pioggie e le schiarite, mentre si alzeranno sia le temperature (fino a 28°C), sia il vento, che spirerà piuttosto forte per tutto il resto della giornata (max 37 Km/h proprio in queste ore). Ma sarà verso la fine del pomeriggio che il maltempo potrebbe “deflagrare” in tutta la sua violenza: alle 17, infatti, ci sarà la trasformazione della pioggia in vero e proprio temporale. Se da un lato contribuirà a rinfrescare l’aria, con la temperatura che tornerà sui livelli delle ore di partenza, dall’altro complicherà l’esistenza ai corridori in gara, anche perché si paventa il rischio di grandinate. Ovviamente aumenterà il tasso d’umidità (75%), mentre calerà di un pelo l’intesità del vento.

BOULE DE CRISTAL
Una crono quasi tutta piatta ad eccezione di un colle di 3a categoria. In ogni caso si prevedono medie molto alte e specialisti come Cancellara, Millar e Wiggins si contenderanno la tappa. Per quanto riguarda la classifica, in questi 40 km si puo’ perdere anche un minuto. Dunque, sarà importante non perdere troppo tempo. E chi ha ancora gambe puo’ sempre sperare nel Mont Ventoux.

LA TERNA SECCA DI LUCA ZANASCA
1° Grabsch
2° Kloden
3° Cancellara

Mauro Facoltosi & Luca Zanasca

UN DIABLO AL GIORNO

luglio 22, 2009 by Redazione  
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La notizia della positività di Danilo Di Luca ha tolto un po’ di spazio per noi italiani al tappone alpino del Tour e della stessa opinione oggi è Claudio Chiappucci. Riguardo alla tappa, molti complimenti ai fratelli Schleck, dominatori insieme a Contador sulla strada che conduceva a Le Grand Bornand.

A cura di Andrea Giorgini

Quello che è successo a Danilo Di Luca è un grosso smacco al ciclismo italiano. E’ una notizia che rende tristi tutti noi italiani che amiamo questo sport e che mette in secondo piano ciò che oggi è accaduto nel bellissimo tappone di Le Grand Bornand: la frazione più bella di questa edizione, almeno finora, alla vigilia di tappe dure come la crono e l’arrivo sul Ventoux.
Ma parliamo della tappa: come dicevo è la tappa con il percorso migliore in assoluto, tanta salita e quindi lo spettacolo in pratica non è affatto mancato. I fratelli Schleck veri protagonisti insieme a Contador, con Franck vincitore ed Andy ottimo terzo ma possibile secondo a Parigi.

Armstrong infatti ha perso altri 2 minuti dallo spagnolo, lottando come un leone anche se a 38 anni e dopo 3 stagioni di inattività, non è lo stesso dei 7 Tour consecutivi, e si vede benissimo. Bene anche Wiggins, nonostante abbia perso pure lui qualcosina, è da podio, soprattutto perché dalla sua ha la crono domani ad Annecy, dove lo vedo favorito con Cancellara per la vittoria di tappa. E’ la grande rivelazione di questo Tour. Riguardo a Cadel Evans, come già ho detto, dico e confermo che ha sbagliato la preparazione.

Adesso attendiamo queste 2 tappe importantissime: Annecy e il Mont Ventoux sono i giudici finali della Grand Boucle 2009. Soprattutto quest’ultimo: un gigante pelato che porterà il vincitore dritto dritto in giallo sugli Champs Elysees.

Claudio Chiappucci
ClaudioChiappucci

22-07-2009

luglio 22, 2009 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE
Il lussemburghese Fränk Schleck (Team Saxo Bank) ha vinto la diciasettesima tappa, Bourg-Saint-Maurice – Le Grand-Bornand, percorrendo 169,5 km in 4h53′54″, alla media di 34,603 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Astana) e il lussemburghese Andy Schleck. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Liquigas), 4° a 2′18″.
Ora Contador ha 2′26″ su Andy Schleck e 3′25″ su Fränk Schleck. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Liquigas), 7° a 5′09″.

TOUR DE QINGHAI LAKE (Cina)
Il kazako Valentin Iglinskiy (Kazakhstan) ha vinto anche la quinta tappa, Qinghai Lake – Bird Island, percorrendo 120,6 km in 2h45′49″, alla media di 43,638 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Kocjan e il kazako Fofonov. Miglior italiano Carlo Corra (Team Corratec), 43° a 23″. Il kazako Andrey Mizurov (Petrochemical Tabriz Cycling Team) conserva la testa della corsa, con 1′00″ sullo sloveno Mahoric e 1′07″ sul croato Rogina. Miglior italiano Andrea Pagoto (Team Corratec), 31° a 13′36″.

BRIXIA TOUR
Prima tappa suddivisa in due semitappe.
Al mattino, l’italiano Mattia Gavazzi (Serramenti PVC Diquigiovanni-Androni Giocattoli) ha vinto la prima semitappa, circuito di Orzinuovi, percorrendo 120 km in 2h46′35″, alla media di 43,221 Km/h. Ha preceduto allo sprint Petacchi e Grendene.
Nel pomeriggio, l’italiano Giampaolo Caruso (Ceramica Flaminia – Bossini Docce) ha vinto la seconda semitappa, Prevalle – Mezzane di Villanuova Sul Clisi, percorrendo 85 km in 2h05′39″, alla media di 40,588 Km/h. Ha preceduto di 8″ Failli e di 11″ Solari. Damiano Cunego (Lampre – N.G.C) è 81° a 3′33″.
Nuovo leader della corsa è Caruso, con 10″ su Failli e 15″ su Solari. Cunego 99° a 3′39″.

SACHSEN-TOUR INTERNATIONAL UM DEN SPARKASSEN-CUP
Il tedesco André Greipel (Team Columbia – High Road) ha vinto la prima tappa, Dresda – Markkleeberg, percorrendo 164,1 km in 3h57′56″, alla media di 41,381 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Alex Rasmussen e il tedesco Burghardt. Unico italiano in gara, Marco Pinotti (Team Columbia – High Road) si è piazzato 65°. La prima classifica vede in testa Greipel con 4″ su A. Rasmussen e Burghardt. Pinotti è 67° a 10″.

IL VALZER DELLE COPPIE: GRAN BOTTI AL GRAND BORNAND

luglio 22, 2009 by Redazione  
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La tappa dei dominii, e la tappa del domino: da un lato i rispettivi possessori delle diverse maglie (gialle, verde, a pois) sanciscono in un giorno solo il proprio pressoché infrangibile primato, dall’altro le tessere di questo bizzarro gioco da tavolo cadono una dietro l’altra, in una geometria di appoggi e spintarelle.

Sale subito la strada, e subito prende il largo una fuga robusta, senza esitazioni, per eseguire con la dovuta maestria lo spartito roboante che si impone in un tappone alpino (l’unico in questo Tour, e oltretutto in tono minore per l’esigua lunghezza e il mancato arrivo in vetta. Nondimeno, il numero e la durezza dei colli gli vale l’appellativo). Va nominato Pellizotti, che nonostante le fatiche di ieri è attentissimo e non farsi sfuggire l’arrembaggio vincente – a differenza di Egoi Martinez, destinato a un disperato quanto vano rientro –. Va nominato Menchov, per il suo tentativo di riscatto affondato da una doppia (!) caduta. E poi tanti altri, fino alla ventina di corridori anche di pregio, come un Gerdemann con tanti bei ricordi in zona, un promettentissimo Uran (il più giovane in gara), uno Zabriskie saggiamente avvantaggiato, Rolland e Monfort in cerca di conferme dopo i propri esordi ruggenti degli scorsi anni, il caparbio Van den Broeck ormai libero da obblighi verso Evans (l’australiano denuncia ma non dichiara problemi fisici “personali” con ricadute sportive), vecchie volpi come Brueghin e Hincapie ansiosi di riscoprirsi grimpeur come negli anni migliori, e la solita pletora di francesi o di Euskaltel, con gli arancioni votati all’attacco per mezza squadra.
Diciamo subito che Pellizotti è quanto mai autorevole, e fa razzia di punti a pois nonostante il tentativo del rientrato Martinez di limitare i danni: a meno che lo spagnolo non vinca ogni singolo Gpm rimanente (in particolare il Mont Ventoux), e che a sua volta Franco non si astenga dal fare altri punti, la maglia è conquistata. Si tratta ora di arrivare a Parigi.

Se il delfino non guizza su ogni singola onda che increspa l’altimetria, il motivo risiede nella vera e propria piccola impresa odierna, quella operata da un Thor Hushovd da riverenza! È proprio il norvegese a transitare in testa sul secondo e terzo Gpm di giornata, dopo aver riagganciato il gruppo dei fuggitivi in discesa (dimostrerà più oltre le proprie doti di equilibrista, restando in sella sul bagnato pur avendo sbagliato del tutto una curva, con tanto di fuoristrada). Dal ricongiungimento alla fuga solitaria il passo è stato brevissimo, senz’altro con l’intenzione di accantonare un minutino per non farsi sganciare sul Saisies. Ma Thor ci dà dentro, mentre dietro si va, saggiamente, di conserva, e così più che perdere il dio del tuono prende il largo, ed è tutto solo mentre, compiaciuto, saccheggia i traguardi volanti. Un vero vichingo! Qui qualche (piccola) chance in più per un borseggio da parte di un Cavendish in versione Oliver Twist ci sarebbe anche, ma dopo l’esibizione odierna c’è da dire che un Hushovd verde a Parigi sarebbe il risultato sportivamente più consono.

Dietro succede poco, ma va registrato l’accampamento stabile dei Saxo in testa al gruppo, a scandire finalmente un ritmo foriero di acido lattico, un po’ come si eran visti fare i Liquigas verso Verbier. Chi dice che lavorino per Contador non sa quanto avrà ragione a fine tappa, pur nel torto marcio di questa affermazione! Perché se chiunque ben capisce come questo sia il modo migliore per sgretolare l’Astana, a sicuro vantaggio proprio (dei Saxo), e possibile anche se non certo svantaggio dello spagnolo, va pur detto che in questo Tour l’Astana è già in sé sgretolata e pertanto le logiche tattiche abituali sono da riscrivere su carta bianca.

L’altra tappa, quella per la generale, comincia sul penultimo colle, il durissimo Romme. La fuga è già a gittata, ed è ormai chiaro che essa non abbia alcuna speranza. Sastre accende per primo la miccia, ma come già avvenutogli sul Blockhaus (qui però le condizioni gli erano sulla carta più propizie) non riesce a prendere il largo, e anzi sconta un duro dazio all’avventatezza una volta tanto dimostrata. Degli uomini davanti citiamo solo Van den Broeck e Uran, per la loro capacità, una volta ripresi, di rimanere accodati per un bel tratto ai mostri che faranno infuriare la tempesta. E poi, certo, c’è Zabriskie, che – come diremo – giocherà un ruolo chiave per il risultato di tappa.

È Andy Schleck a infiammare le polveri, con una progressione venata di accelerazioni al limite dello scatto. Non azzanna, Andy, probabilmente per non mettere in difficoltà il fratello, di cui controlla e controllerà spessissimo per tutta la tappa il posizionamento: non azzanna, ma ruggisce, e il ruggito già sgomenta e sparpaglia il gregge.
Resistono i magnifici sei (o sette, o sette?) che andranno a caratterizzare come unici attori sul palco il seguito di questa tappa. Sei, o sette, personaggi in cerca di autore, autorità o autorevolezza, nemmeno sicuri del proprio numero.
Quelli con una certezza nel cuore ne verranno premiati dal risultato finale, di giornata e in generale: la coppia, da libro Cuore appunto, dei fratelli Schleck. L’unico dubbio, per loro, è chi debba aiutare chi, l’unico tentennamento è nel timore – di Andy – di perdere per strada l’amato fratellone. Per il resto non si pensa alla maglia gialla di Contador, ma solo ad andare, andare, andare, tirare alternandosi tirare sempre comunque duplici e insistenti.
Poi c’è chi la certezza ce l’ha nelle gambe, Contador. Sempre e comunque il più forte. Mai in difficoltà.
C’è Kloeden, che ha le certezze dell’esperienza, che sembra in buona giornata ed è sempre più deciso a confermare la propria mania di collezionista di podi.
Poi cominciano i dubbi: quelli di Armstrong, che non sa se e come e quanto deve e vuole e può andare. Ma sono dubbi piccoli, e che già si affievoliscono nel sogno di una nuova e specifica formazione americana, americanissima, con Bruyneel ma senza ingerenze kazake o spagnole.
Poi aumenta il tenore dei dubbi: c’è Wiggins, che non sa se potrà essere lui l’uomo da GT per il nuovo team Sky, che sogna un campione di classifica inglese (non abbiamo più le squadre nazionali, ma il nazionalismo in salsa di grandi capitali la fa sempre da padrone).
C’è Vande Valde, dubbio fatto corridore. E che fa parte dei magnifici di oggi solo per una salita, il Romme.
Due Saxo, due Garmin, tre Astana. A quanto pare è finita l’epoca dei duelli tra capitani, quando si era proprio fortunati nella rara eccezione di avere un gregario al fianco quando la lotta entrava nel vivo.
Ma i magnifici, a onor di frase fatta, resteranno a lungo sette, perché VdV è destinato a soccombere alla Colombière, ma al parterre dei re si aggrega già sul Romme un robusto Nibali.
Vincenzo Nibali, che dichiarerà di aver sofferto questa tappa fino al nocciolo della propria anima, emerge dalla giornata odierna con una patente di maturità delle più esimie: rientrare dopo essere andati in difficoltà è la stigmata dei grandi, a prescindere dai risultati che si è destinati ad ottenere.
Il siciliano innesta il rapporto agile e perde le ruote dei migliori già nella fase inaugurale dello Sturm und Schleck scatenatosi sulle Alpi Occidentali, ma a 4km dalla vetta del Romme, in una delle fratture decisive che indirizzeranno la conclusione della corsa, riesce a rientrare su quello che si configura come un quartetto di inseguitori (tra cui infatti Wiggins, inseguitore per eccellenza!).

Quel che è accaduto a metà della penultima ascesa di giornata è che una più brusca trenata di Andy abbia selezionato un trio composto da lui stesso con Contador e Kloeden, al quale – e la svolta è cruciale – si aggiunge Frank, arretratosi in un primo momento, con uno scatto simile a quello provato senza fortuna a Verbier. Armstrong fatica molto, anzi arranca e annaspa, alla ruota di Wiggins, il quale però riesce a gestire la situazione grazie alla collaborazione di Zabriskie e di Vande Velde decisamente votati al gregariato. Proprio ora rinviene Nibali, dando così vita a quello che per qualche chilometro appare come un doppio quartetto, poiché Zabriskie regge davvero poco. La regia francese (sempre buona nell’inquadratura, oscena nel montaggio) censura questa fase, ma l’impressione è che i due Garmin “di appoggio” siano rivenuti opportunamente su Armstrong e Wiggins in difficoltà, e che Vincenzo facesse parte di questa azione in recupero.

La discesa non regala emozioni, perché Nibali allunga ma senza eccessi. Gli ultimi verdetti spettano allora alla Colombiére, e anche qui arrivano poco prima e poco dopo della metà dell’ascesa. Dietro si perde Vande Velde (ma arriverà comunque a un paio di minuti), davanti – ai 3km dalla vetta – nell’ininterrotto monologo-a-due dei fratelli Schleck decide di piazzare il proprio acuto Contador. L’unica vittima sarà Kloeden! Vedendo infatti che i fratelli non desistono, pur avendo subito un distacco immediato sullo stacco, ma che Kloeden invece ha perso le ruote, Alberto decide di fermarsi e tornare al seguito dei rivali. Praticamente da qui in poi sembrerà quasi che i Saxo facciano da gregari per la maglia gialla… contro i compagni di quest’ultima.
Contador – per le telecamere o sinceramente? Non lo sapremo mai – si volta a ripetizione, cerca con lo sguardo il tedesco: ma è lampante che una volta persa la scia di una coppia così affiatata sia pressoché impossibile rinvenire. In 3km se ne vanno cinquanta irrecuperabili secondi. Fatale l’effetto psicologico del buco: Kloeden era apparso sempre in controllo, ma una volta solo la salita diventa uno scivolo assieme viscido e viscoso, che respinge e incatrama il povero Andreas.

Fatto sta che il podio di tappa (e per oggi anche del Tour, sebbene in diverso ordine) è ormai determinato. Contador lascia agli Schleck decidere chi vinca la tappa, lui non disputerà la volata né tenterà ulteriori attacchi. Un comportamento fondamentalmente corretto, visto che il lavoro odierno l’hanno svolto integralmente i due lussemburghesi: a parte l’eliminazione di Kloeden, sia chiaro; ma a quella ha provveduto personalmente Alberto… Alla fine sul traguardo passerrano, nell’ordine, Frank, Alberto, Andy. In generale: Alberto, Andy, Frank.

La maglia gialla stretta nella tenaglia dei fratelli Schleck (foto AFP)

La maglia gialla stretta nella tenaglia dei fratelli Schleck (foto AFP)

Dietro invece le carte sono destinate a rimescolarsi, perché Armstrong ripropone quella che pare essere ancora una sua mano vincente, pur nel formare una “scala minore” rispetto ai bei tempi: la fiondata all’ultimo km del Gpm, con la quale semina Nibali e Wiggins. L’ultimo irreparabilmente, tanto che il buco vale 40”, mantenutisi poi fino all’arrivo sui propri passati compagni di ascesa. Nibali invece non cede, non molla, serra le proprie triplici file di denti squaleschi, e in discesa ben disegna le curve fino a riprendere Lance. C’è probabilmente accordo, tra i due, un accordo che varrà il lasciapassare a Vincenzo sull’arrivo: perché Lance vuole proprio ridurre lo scarto, anzi si direbbe che voglia ripigliare Kloeden… A quanto pare non è solo Contador a sentirsi “senza gregari”, e Lance ne ha bisogno più che Alberto! I fronti interni sulla linea kazaka si moltiplicano.

Sia come sia, il ricongiungimento avviene in prossimità dell’arrivo, con tanto di sorpasso – e distacco di 9”! – sullo stremato tedesco. Nibali è dunque ottimo quarto (chissà non abbia trovato un amico che conta, oltre tutto) a 2’18”, stesso tempo di Lance, poi appunto Kloeden sesto, a distanza tutt’altro che abissale Wiggins (40” come detto che valgono 3’07” da Schleck).
Il resto è silenzio, o almeno meglio che sia tale quando occhieggiano in cima al gruppo facce ormai stantie come quella di Vande Velde o di Moreau. Meglio consolarsi con il gruppo a 6’, con la tenacia di Rinaldo, o le promesse di Kreuziger, Monfort, Van den Broeck. Il popolino dei comuni, coraggiosi, mortali.

I titani che cozzeranno sul Ventoux per disputarsi questo Tour, il cerchio superiore nei cieli della corsa transalpina, si sono riservati i primi sette magnifici posti.

Gabriele Bugada

L’ÉTAPE DU JOUR: BOURG SAINT MAURICE – LE GRAND BORNAND

luglio 22, 2009 by Redazione  
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È la tappa più impegnativa di questa edizione, sia per il disegno complessivo, sia per la scelta di collocare le ascese più dure nel finale. Nonostante l’arrivo non sia al culmine di una salita, questa è una giornata che potrebbe far più male rispetto a quelle consumatesi ad Andorra e a Verbier. Siamo comunque ancora lontani dagli stantard canonici delle grandi tappone di montagna: questa è quella che più gli si avvicina e i corridori dovranno sapere sfruttare alla perfezione ciò che proporrà la strada. Le condizioni per una giornata memorabile ci sono. E anche il meteo oggi potrebbe fare la sua parte.

Foto di copertina tratta dal sito www.cybevasion.fr

A detta di tutti – corridori, tecnici, giornalisti e tifosi – questa sarà la frazione più dura del Tour 2009, a dispetto d’un chilometraggio non proprio da tappone. Approviamo il giudizio, ma con riserva. Siamo, infatti, ancora molto lontani dagli standard delle vere tappe di montagna, quelle dei cocktail Croixdefer-galibier-izoard che hanno fatto la storia delle Grande Boucle. La stessa frazione del Petrano, per fare un paragone recente, era complessivamente più impegnativa di questa tappa, che si annuncia comunque come una delle grandi giornate di questa edizione, ottima per tentare di far saltare il banco. Ci saranno 5 salite da affrontare, sparse lungo tutto il tracciato come il cacio sui maccheroni. A differenza del formaggio, però, che cade con casualità, le scaglie più appetitose sono state saggiamente disposte nel finale di una frazione che raramente proporrà momenti nei quali tirare il fiato. Transitati sotto l’arco del “chilometro 0” la strada inizierà subito a salire, diretta ai quasi 2000 metri del Cormet de Roselend, valico inserito per la decima volta nel percorso del Tour; è un’ascesa lunga quasi 20 Km e lungo la quale si alternano con frequenza tratti pedalabili ad altri più pendenti: un mix che potrebbe lasciare il segno se la tappa partirà a tutta, sia tra i big sia tra i velocisti, che dovranno stringere i denti e stare molto attenti al tempo massimo. Finita la discesa, immantinente si riprenderà ad ascendere, stavolta verso il Colle delle Saisies, da un versante “caratterialmente” simile a quello del passo precedente, ma con una maggior predonimanza dei tratti facili. Seguiranno una cinquantina di chilometri abbastanza tranquilli, che si concluderanno con l’ascesa della Côte d’Araches (classificata di seconda categoria, ma presenta comunque una pendenza media del 7%), apripista del gran finale. Negli ultimi 38 Km ci saranno gli estremi per inscenare un attacco al vertice (sempre che non sia lo stesso Contador a farlo), rappresentati dalle ascese ravvicinate dei colli di Romme e della Colombière, inedito il primo, vecchia conoscenza del Tour il secondo. A parte il muro di Bourmont (affrontato nella tappa di Vittel), il Romme è l’ascesa complessivamente più ripida del Tour 2009: finora solo i partecipanti alla granfondo “Megève-Mont Blanc” avevano potuto “assaggiare”, seppur nel verso della discesa, i suoi 9,3 Km al 8,8%, che riservano i momenti più aspri entro i primi 6 Km, nel corso dei quali s’incontreranno quattro tronconi di strada notevolmente pendenti (0,4 Km al 10,6%, 1,1 Km al 10,9%, 0,6 Km al 12,5% e 0,9 Km al 10,2%). Meno acclive la successiva discesa, introdotta da un falsopiano di un chilometro e mezzo, un lieve ascendere che potrebbe aiutare i corridori che si troveranno all’attacco. Dalla loro parte giocherà ancora il disegno dei chilometri successivi poiché, ultimata la planata, subito si attaccherà la vecchia Colombière, che quest’anno verrà affrontata per la 19a volta. Prendendola già in quota, se ne percorreranno solamente gli ultimi 7, i più tosti e non solo sotto l’aspetto delle pendenze (media del 8,6%, coi mille metri conclusivi al 10,2%). Influirà molto anche il caldo, essendo la Colombière un passo piuttosto spelacchiato, senza vegetazione arborea ai lati a garantire un po’ di refrigerio (ma non dovrebbe essere il caso della giornata odierna). Scollinato l’ultimo GPM, mancheranno 15 Km esatti alla meta, previsti in discesa fino a poco meno di 2 Km dal traguardo. Se ci sarà stata gran bagarre e conseguente selezione, potrebbero rivelarsi pochi per recuperare.

SOUVENIRS DU TOUR 1
Le Grand Bornand è a quota 7 presenze sul percorso del Tour, ovviamente limitandosi ai passaggi “registrati”, partenze, arrivi e traguardi volanti. Il debutto è del 1994, quando ospitò uno sprint nel corso della tappa Moutiers – Cluses (primo il lituano Kasputis), vinta dal russo Ugrumov. L’anno successivo accolse la partenza della tappa diretta a La Plagne, bissando nel 1999 quando da Le Grand Bornand scattò il tappone del Sestriere, vinto da Lance Armstrong. Più ricco il palmares nel secondo millenio, con altri due traguardi volanti (nel 2002, primo Dario Frigo e nel 2006, primo il francese Halgand) ed altrettanti arrivi di tappa: nel 2004 ancora un successo dell’americano, nel 2007 vittoria del tedesco Gerdemann, al termine d’una frazione dal finale simile a quella odierno, con la Colombière ma senza il Romme.

Le Grand Bornand, chiesa di Notre-Dame de l'Assomption (www.123savoie.com)

Le Grand Bornand, chiesa di Notre-Dame de l'Assomption (www.123savoie.com)

SOUVENIRS DU TOUR 2
Le Grand Bornand è un’importante stazione di sport invernali situata sul versante ovest del massiccio degli Aravis ed attraversata dal torrente Borne, le cui acque ricche di trote sono molto famose è tra gli appassionati di “pesca con la mosca”. A differenza di molte stazioni alpine (come Courchevel, per esempio), la sua genesi sciistica è molto antica, risalente al 1907, mentre è del 1923 l’istuzione della “société des skieurs bornandins”. Nel cuore del villaggio antico, attorno al quale si è sviluppata la stazione turistica, si trova la chiesa di Notre-Dame de l’Assomption, esistente già nel 1146 e totalmente ricostruita due volte, nel 1661 – a seguito di un disastroso incendio – e nel 1877. Nel territorio di Le Grand Bornand si trovano anche i due laghi della Cour e di Maroly: quest’ultimo, inaugurato tre anni fa, è stato realizzato appositamente per la creazione della “neige de culture”, come oltralpe chiamano la neve artificiale.
“Bornandins” celebri sono, e non poteva essere altrimenti, diversi campioni del mondo dello sci. Qui ricordiamo Sylvie Becaert e Roddy Darragon che alle Olimpiadi di Torino 2006 hanno conquistato rispettivamente il bronzo nel biathlon (staffetta 4×6 km) e l’argento nello sci di fondo (sprint).

LA MÉTÉO
Partenza sotto il sole per una delle frazioni più impegnative del Tour 2009, grazie ad una momentanea interruzione delle pioggie, che cadranno su Bourg Saint Maurice fin dalla tarda mattinata. Sarà comunque caldo (25°C) e le temperature contribuiranno ad asciugare l’aria (50% di umidità), mentre il vento soffierà in maniera moderata (20 Km/h). Raffiche assai più violente si registreranno sulla cima dei passi, in particolare sul Roselend, dove potrebbero raggiungere anche velocità da “tempesta” (60 Km/h). Caldo con condizioni di cielo nuvoloso ai passaggi per Megève (Km 79, ore 14.45 circa) e Cluses (Km 126, ore 16 circa). In questa località, dalla quale avrà inizio la scalata del Romme, si registreranno le temperature più elevate di giornata, che rasenteranno i 30°C. Poi la pioggia tornerà ad abbattersi sui corridori, mentre le temperature scenderanno sensibilmente, anche di 6°C (previsti 22°C sulla Colombière). Si taglierà il traguardo sotto un cielo coperto ma all’asciutto, con una temperatura di 25°C ed un tasso d’umidità sceso dai 70% registrati all’ultimo GPM ai 47% di Le Grand Bornand. Unica costante di giornate il vento, che spazzerà l’intero tracciato, con folate all’arrivo previste fino ai 42 Km/h.

BOULE DE CRISTAL
Tappone alpino. Qui si decide il tour. Le squadre di classifica inseriranno in qualche tentativo da lontano corridori in appoggio per i loro capitani, perchè la partenza in salita di sicuro favorirà la fuga. Vedremo poi sul Col de la Colombière attacchi alla maglia gialla. Sarà sicuramente una tappa molto sentita dai corridori: decisiva per la maglia gialla, decisiva per la maglia a pois visto le numerose salite e decisiva per la maglia verde, perché se i velocisti si staccano subito rischiano di andare fuori tempo massimo.

LA TERNA SECCA DI LUCA ZANASCA
1° Andy Schleck
2° Contador
3° Sastre

Mauro Facoltosi & Luca Zanasca

SCATTA IL BRIXIA TOUR 2009

luglio 22, 2009 by Redazione  
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Ai nastri di partenza la 9a edizione della breve corsa a tappe bresciana, che tradizionalmente si svolge in contemporanea alla settimana conclusiva del Tour de France. La forte concorrenza della Grande Boucle non ha impedito agli organizzatori d’avere al via un parterre de roi di tutto rispetto, capeggiato dal vincitore dell’ultimo Brixia, il siciliano Anzà. In una gara che proporrà ben quattro arrivi in salita, con due occasioni buone anche per i velocisti, contenderanno il successo ad Anzà corridori del calibro di Danilo Di Luca e Damiano Cunego. Ci illustra i segreti del percorso Matteo Colosio, new-entry della nostra redazione.

La locandina del Brixia Tour 2009 (www.brixiatour.com)

La locandina del Brixia Tour 2009 (www.brixiatour.com)

Mentre in Francia si affrontano le ultime tappe del Tour de France, in Italia, dal 22 al 26 Luglio tornerà in scena il grande ciclismo col Brixia Tour, breve corsa a tappe (5 frazioni per un totale di 878,1 km) che segnerà l’inizio della seconda parte della stagione per molti big italiani, su tutti il secondo classificato del Giro d’Italia Danilo Di Luca e Damiano Cunego.
La corsa presenta un percorso molto selettivo, il tracciato prevede 3 arrivi in salita, un arrivo in discesa pochi chilometri dopo lo scollinamento su un GPM e due tappe (la prima semitappa e l’ultima tappa) per le ruote veloci.

1a TAPPA (1a semitappa): ORZINUOVI – ORZINUOVI (117,6 Km)

Il primo giorno sarà diviso in due semitappe.
La prima semitappa sarà terreno di caccia per i velocisti, un circuito piatto di 39 Km da percorrere 3 volte con partenza ed arrivo a Orzinuovi . Sarà l’occasione per vedere sfrecciare i corridori in gruppo; difficilmente eventuali tentativi di fuga potranno avere esito positivo e il finale più probabile sembra essere uno scontro fra i velocisti, prima che le numerose salite ingolfino le loro gambe.

1a TAPPA (2a semitappa): PREVALLE – MEZZANE DI VILLANUOVA SUL CLISI (86,3Km)

La seconda semitappa presenterà il primo arrivo in salita.
Il via sarà dato a Prevalle, nel pomeriggio, e i corridori dovranno affrontare un circuito di 18 km comprendente lo strappo del Passo del Cavallino. L’anello si presenta adatto a favorire delle fughe di uomini che vogliono avvantaggiarsi prima dell’ascesa finale che inizierà al km 84 e porterà i corridori ai 578 m di Mezzane di Villanuova sul Clisi. La salita misura 2 km ed è molto impegnativa soprattutto nel primo chilometro. Non saranno ancora gli scalatori puri a dire la loro in questa tappa, ma piuttosto gli scattisti capaci di reggere bene le pendenze ripide.

2a TAPPA: BRESCIA / BUFFALORA – NAVAZZO DI GARGNANO (163,5Km)

Dopo 43 km di pianura inizierà un circuito da ripetere 4 volte, caratterizzato da un mangiaebevi che si farà sentire nelle gambe nel finale; al km 130 la salita di San Giacomino non dovrebbe fare la differenza, come non farà molta selezione l’ascesa finale verso Navazzo, che misura circa 7 km e non presenta pendenze impossibili (i migliori potrebbero salire senza togliere il 53). Dopo lo scollinamento ci saranno circa 2 chilometri di discesa e l’arrivo. Se la tappa non sarà certamente quella decisiva per la conquista della vittoria finale, offrirà però agli amanti del ciclismo dei paesaggi mozzafiato sulle rive del Lago di Garda.

3a TAPPA: ANGOLO TERME – BORNO (169,7Km)

La terza tappa presenta il secondo arrivo in salita della corsa bresciana, ma prima dell’ultima difficoltà i ciclisti affronteranno 100 km in pianura e l’ascesa a Monti di Rogno, salita breve e non selettiva, ma la discesa che porta a Castelfranco può presentare delle insidie a causa dello stato non ottimale dell’asfalto. L’arrivo agli 880 m di Borno sarà posto dopo un’ascesa di 10 km con pendenza media del 5%; la classifica dopo questa tappa avrà già espresso alcuni verdetti, almeno su chi non potrà vicere la corsa.

4a TAPPA: CONCESIO – PASSO MANIVA (156,5 Km)

La tappa regina della corsa vedrà i corridori salire ai 1800 metri del passo Maniva, arrivo consueto del Brixia Tour. Il circuito iniziale da ripetere 5 volte prevede molta pianura e lo strappo della Forcella, ascesa dura, ma molto breve. Dal km 110 al 150 i corridori attraverseranno la Val Trompia e la strada inizierà a salire con pendenze lievi; l’inizio della salita vera e propria sarà a S. Colombano, a 12 km dal traguardo; da lì in poi la pendenza media della salita si aggirerà attorno all’8%. Vedremo i corridori arrivare con distacchi significativi, nello stessp giorno in cui il Tour de France scalerà il Mont Ventoux.

5a TAPPA: PISOGNE – DARFO BOARIO TERME (184,5 Km)

Nell’ultimo giorno di gara il gruppo andrà da Pisogne a Darfo Boario Terme, in Val Camonica. È anche la tappa più lunga, che prevede 184,5 km e un arrivo piatto, dopo un circuito da percorrere 3 volte che prevede il colle della Maddalena, ascesa che potrebbe favorire un tentativo di qualche coraggioso. La tappa sarà comunque affare per velocisti.

I PROTAGONISTI AL VIA

Col dorsale numero 1 torna alle corse il vincitore del Brixia Tour 2008, Santo Anzà, che dopo essere stato fermo a lungo per i noti problemi economici della formazione in cui militava si è accasato alla ISD, che presenterà ai nastri di partenza anche Visconti. Al via ci saranno 4 squadre Pro Tour: Astana, Milram, Fuji Servetto e la Lampre, capitanata da Damiano Cunego affiancato, fra gli altri, dal bresiano Matteo Bono e dallo stagista Enrico Magazzini.
Fra le squadre al via da segnalare la LPR, che schiera gli uomini più rappresentativi: Di Luca, già vincitore del Brixia Tour nel 2004, Petacchi e Bosisio, quest’ultimo vincitore di una tappa lo scorso anno.
Competitiva sarà anche la Acqua e Sapone con Garzelli che vuole ben figurare per cercare la convocazione per i mondiali di Mendrisio e Luca Paolini; la Barloworld con lo sfortunato Soler e Cardenas (vincitore in passato sul traguardo del Maniva). La Diquigiovanni presenterà Mattia Gavazzi, corridore bresciano che farà parlare di se nella prima e nell’ultima tappa. La Ceramiche Flaminia si affida a Giampaolo Caruso che, vista la buona condizione, potrà dire la sua; infine la Miche schiererà Niemec, che si metterà in evidenza quando la strada inizierà a salire.

COME SEGUIRE LA CORSA
La Rai presenterà una sintesi quotidiana della corsa, mentre l’emittente locale Teletutto, proporrà la diretta della corsa. Lo streaming di Teletutto è visibile a questo indirizzo:
http://www.teletutto.it/in_diretta

Matteo Colosio

21-07-2009

luglio 21, 2009 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE
Lo spagnolo Mikel Astarloza Chaurreau (Euskaltel – Euskadi ha vinto la sedicesima tappa, Martigny – Bourg-Saint-Maurice, percorrendo 159 km in 4h14′20″, alla media di 37,509 Km/h. Ha preceduto di 6″ i francesi Casar e Fedrigo. Miglior italiano Franco Pellizotti (Liquigas), 7° a 11″.
Invariata la classifica: Contador in giallo con 1′37″ sull’americano Armstrong e 1′46″ sul britannico Wiggins. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Liquiga)s, 6° a 2′51″.

TOUR DE QINGHAI LAKE (Cina)
Il kazako Valentin Iglinskiy (Kazakhstan) ha vinto la quarta tappa, Xining – Qinghai Lake, percorrendo 118,8 km in 2h56′22″, alla media di 40,415 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Veelers e il croato Rogina. Miglior italiano Andrea Pagoto (Team Corratec), 28°. Il kazako Andrey Mizurov (Petrochemical Tabriz Cycling Team) conserva la testa della corsa, con 15″ sullo svedese Axelsson e 1′03″ sullo sloveno Mahoric. Miglior italiano Andrea Pagoto (Team Corratec), 15° a 3′30″.

UN DIABLO AL GIORNO

luglio 21, 2009 by Redazione  
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Dopo la tappa con arrivo a Bourg Saint Maurice, Claudio Chiappucci ci dice la sua riguardo ai protagonisti di questo Tour, da Evans oggi uscito definitivamente di classifica al sorprendente Wiggins, da Franco Pellizotti al texano Lance Armstrong, fino a fare gli auguri a Jens Voigt, caduto rovinosamente nella discesa del Piccolo San Bernardo.

A cura di Andrea Giorgini

Anche la mia previsione su Evans non era sbagliata. Ho notato sin dall’inizio che l’australiano non poteva fare un grande Tour e oggi si è proprio visto che sul Piccolo San Bernardo, una salita lunga ma decisamente alla sua portata, non aveva più energie perdendo altri minuti in classifica. Un Tour che vede Contador sempre più padrone, con Armstrong che è poco brillante, fatica a reggere il ritmo dello spagnolo ma è sempre li: a mio parere se arrivasse sul podio a Parigi, non se lo meriterebbe affatto. Ci sono molti giovani, da Andy Schleck al nostro Nibali che secondo me meriterebbero qualche posizione in classifica migliore. Come l’inglese Wiggins, lui si che è una grande sorpresa, per me è lui la rivelazione del Tour, un grande corridore arrivato dalla pista e che si dimostra completo anche su strada stando sempre con i migliori su salite importanti come quelle affrontate oggi.

Come dicevo, il vecchio Lance arranca. E’ bastato un allungo di Andy Schleck a pochi chilometri dalla vetta del Colle del Piccolo San Bernardo a staccarlo dal gruppo della Maglia Gialla; uno scatto abbastanza telefonato quello del lussemburghese, che per un rallentamento del suo gruppo ha fatto si che molti corridori, tra cui lo stesso Armstrong ed addirittura Zabriskie, rientrassero. Davanti a loro, i fuggitivi della prima ora, tra cui il nostro Pellizotti in maglia a pois. Bravissimo a prendersi i punti, un grande bottino in palio oggi, sui due GPM, ma non altrettanto bravo poi quando Astarloza è scattato ai –2 e il corridore veneto non è andato a riprenderlo lasciando vincere il basco addirittura per distacco. In questi casi ci vorrebbe molta più grinta, se si è in fuga quando mancano pochi chilometri all’arrivo, bisogna provarci a vincere la tappa e a Franco gli è mancata già in altre occasioni questa grinta in vista del traguardo. Ora domani i più grandi dovranno assolutamente attaccare Contador subito dalla prima salita se vorranno vincere questo Tour, altrimenti per lo spagnolo, con la crono ad Annecy e l’arrivo attesissimo sul Ventoux avrà la strada in totale discesa verso Parigi dove davvero può arrivare trionfante.

Un pensiero speciale lo voglio rivolgere a Jens Voigt, caduto rovinosamente nell’ultima discesa, facendogli i miei migliori auguri per una pronta guarigione. Forza Jens!

Claudio Chiappucci
ClaudioChiappucci

EVVIVA LA POIS, CHE NOIA LA GIALLA

luglio 21, 2009 by Redazione  
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Molte schermagli tra i big, ma alla fine a dare vero spettacolo è la lotta per la maglia a pois. In testa alla generale non cambia nulla, mentre coi punti di oggi Pellizzotti ha un margine rassicurante per portarsi a casa la maglia di miglior scalatore anche se resta e si riacutizza l’amaro in bocca per una terza occasione sprecata, sul traguardo di Sain Maurice trionfa Astarloza, Franco solo settimo.

Anche oggi tanto fumo, ma alla fine di arrosto se n’è visto ben poco. Per fortuna possiamo godere di un’avvincente battaglia per la maglia a pois con portagonista il nostro Franco Pellizzotti (Liquigas) che anche oggi è andato in fuga fin dal mattino sul Gran San Bernardo, partendo assieme a Karpets (Caisse) e lasciando i compagni d’avventura lungo la salita, per essere ripreso nella discesa successiva dopo aver conquistato importantissimi punti per la speciale classifica degli scalatori. Sulla seconda ascesa, quella del Piccolo San Bernardo è ancora l’italiano ad accendere i fuochi andandosene, questa volta, in compagnia di Van Den Broeck (Silence), i due venivano poi ripresi da Astarloza (Euskaltel) e Moinard (Cofidis) mentre dietro il gruppo andato in avanscoperta al mattino, forte di sedici unità, si sgretolava inesorabilmente, chi aveva finito le forze dopo la lunga fuga come Karpets e chi veniva fermato per ordini di scuderia come Popovych (Astana), alla fine dell’ascesa pochi secondi dietro la testa della corsa rimanevano solo in quattro: Casar, Fedrigo (Bbox), Roche e Goubert (AG2R). Sul secondo GPM Franco guadagnava i punti necessari per affrontare con più tranquillità le tappe successive e incollarsi forse definitivamente la maglia a pois sulle spalle.
Nel frattempo anche i big, non vi preoccupate non ce ne siamo dimenticati, solo c’è davvero poco da dire su di loro nei primi 150km, stavano correndo con circa 5’ di svantaggio sino all’attacco del Piccolo San Bernardo, in mattinata Cancellara (Saxo Bank), Tony Martin (Columbia), Sastre (Cervelo) ed Evans (Silence) erano parsi in difficoltà, così non appena la strada ha cominciato a salire gli uomini della Saxo hanno ingranato le ridotte e si sono messi a spingere a tutta facendo intendere che di li a breve uno dei fratelli Schleck (Saxo Bank) ci avrebbe provato.
Ad allungare è stato il più giovane, Andy, seguito a ruota da Franck, Contador e Kloden(Astana), Nibali (Liquigas) e Wiggins (Garmin); Armstrong (Astana) rimaneva invece sorpreso dall’attacco e in pochi metri perdeva qualcosa come 20-25”, per il texano sembrava l’addio definitivo a qualsiasi sogno di gloria quando con uno scatto e con tanta forza di volontà, caratteristiche che all’americano non sono mai mancate e non fanno difetto nemmeno ora, si riportava sul gruppo “maillot jaune” che aveva leggermente diminuito l’andatura, raccogliendo lungo la strada Kloden e Frank Schelck. Il gruppo principale, tornato forte di una quindicina di uomini, ma sempre orfano di atleti come Evans, Sastre, Menchov (Rabobank) che lasciavano lungo la strada ogni possibilità di gloria, scollinava con 1’30” dalla testa della corsa che lungo la discesa veniva ripresa dagli immediati inseguitori scollinati con circa 20” di ritardo.
Al momento del ricongiungimento lo spagnolo Astarloza partiva come una fucilata quando all’arrivo mancavano 2 km, sorprendendo i tre compagni d’avventura che si erano rialzati per farsi riprendere dai primi inseguitori, giunti a pochi metri da loro. Lo scatto secco non ha ammesso repliche e in pochi secondi il basco aveva un vantaggio incolmabile, Pellizzotti, forse deluso dall’ennesimo tentativo andato a vuoto si è poi lasciato staccare anche dal resto dei fuggitivi, domati al traguardo da Casar su Fedrigo, pagando 11” sotto lo striscione d’arrivo.

Astarloza trionfa a Bourg Saint Maurice (foto Reuters)

Astarloza trionfa a Bourg Saint Maurice (foto Reuters)

Nonostante i fuochi d’artificio accesi dai fratelli lussemburghesi e ravvivati da un Armstrong in condizione davvero eccezionale per i suo 38 anni d’età, perché se è vero che qualcuno lo temeva sul gradino più alto del podio a Parigi forse nessuno credeva veramente che il texano potesse competere a questi livelli con atleti ben più giovani, alla fine nella generale è cambiato davvero poco: Nocentini (AG2R) ha perso posizioni ed è stato scalzato dall’altro italiano Nibali, ora sesto, mentre il vincitore di giornata Astarloza, grazie alla fuga, ha recuperato un po’ del tempo perso nelle giornate precedenti, anche se il basco non ha grosse velleità di classifica.
Vorremmo infine fare i nostri migliori auguri di una pronta guarigione al tedesco Voigt (Saxo Bank) che lungo la discesa del Piccolo San Bernardo ha subito un trauma cranico in seguito ad una brutta caduta, causata da un’avvallamento che ha fatto perdere il controllo della bici al tedesco che si è ritrovato con la faccia sull’asfalto e ha strisciato per diversi metri sul fondo stradale.

Andrea Mastrangelo

L’ÉTAPE DU JOUR: MARTIGNY – BOURG SAINT MAURICE

luglio 21, 2009 by Redazione  
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Il Tour torna definitivamente in Francia e lo farà con una frazione che attraverserà l’Italia. Si entrerà in Valle d’Aosta per il Gran San Bernardo e se ne uscirà per il “fratellino minore”, ma nessuna di queste due ascese faranno della frazione di Bourg Saint Maurice un percorso particolarmente appetitoso: troppo distante dal traguardo la prima, troppo pedalabile la seconda, questa sarà un’occasione d’oro per portare a termine una fuga scaturita su strade prestigiose. Tra i possibili protagonisti di giornata inseriamo ancora Pellizotti, che ne approfitterà per far man bassa di punti per la maglia a pois. Tra i big, attenzione a Nibali: la picchiata dal Piccolo San Bernardo è un invito a nozze per lo “Squalo dello Stretto”.

Col du Grand-Saint-Bernard, Col du Petit-Saint-Bernard: sono due paroloni che pronuciati così, alla “français”, riempiono la bocca e basta. Un po’ come accadrà oggi, quando le due storiche ascese farciranno il percorso della 16a frazione della Grande Boucle e si manterranno fedeli alla loro millenaria storia di punti di passaggio. E basta, perché mai come in questo caso è valido il proverbio “l’abito non fa il monaco”. E due salite di grido, pur affrontate di fila, non faranno l’altimetria della Martigny – Bourg Saint Maurice quella di una frazione pericolosa. Poteva accadere una volta, quando i mezzi erano meno “sofisticati” e le strade sterrate (ricordate l’impresa di Gaul nella frazione di Courmayeur del 1959, durante la quale si scalarono entrambi i passi valdostani?), ma in questa tappa pochi saranno i margini per un tentativo al vertice. La prima ascesa è la più idonea, per quota, lunghezza e pendenze (ultimi 6,6 Km al 8,2%) ma, per l’appunto, è la prima ed è inutile un tentativo così presto, quando mancano quasi 120 Km al traguardo, gran parte dei quali tracciati sull’interminabile strada di fondovalle. Il “piccolo” non è poi così piccolo, dall’alto dei suoi 2188 metri, ma non presenta mai pendenze adatte alla selezione e, lassù, il gruppo maglia gialla dovrebbe aver mantenute agganciate le vetture di testa, quelle sulle quali viaggeranno assai comodamente i migliori del Tour 2009. Insomma, un’altra tappa sprecata, alla quale sarebbe bastato qualche ingrediente in più per renderla “utile”: il Colle di San Carlo ad interrompere il lungo tratto facile tra i due San Bernardo, oppure il posticipo del traguardo a Les Arcs, che non avrebbe affatto scontentato gli amministratori locali (è una frazione di Bourg Saint Maurice) e che avrebbe potuto anche proporre qualche sorpresa (è in quella località che si concluse bruscamente la quinquennale egemonia di Indurain al Tour, nel 1996).
Il copione di questa frazione, dunque, sarà il solito: una fuga nata nei primi chilometri e con ottime probabilità d’andare all’arrivo, perché nessuno vorrà sprecare energie per gettarsi all’inseguimento, preferendo conservarle per le dure giornate che si prospettano nelle 48 ore successive. A provarci saranno tutti quei corridori che sognano un traguardo al Tour e che non par loro vero di poterlo firmare al termine d’una frazione di montagna. Vuoi mettere il loro nome nell’albo d’oro, in calce ad una frazione che segnala due ascese storiche, una delle quali considerata “Hors catégorie”, ovvero di massima durezza? Questo ci permette di lanciarci nella previsione nel nome d’un sicuro attaccante, quello di Pellizotti, che sul Gran San Bernardo avrà la preziosa opportunità di farsi una sostanziosa scorpacciata di punti e distanziare i più prossimi pretendenti alla maglia a pois. Un altro nome che vorremmo fare è quello di Nibali, per un’attacco nella picchiata finale: lo “Squalo dello Stretto” è un eccellente discesista e giù dal Piccolo San Bernardo potrebbe tentare di fare secco il gruppo maglia gialla. Non sarà facile, perché in classifica è 7° a 2’51” e sicuramente gli staranno alle calcagna, ma tentar non nuoce e potrebbe anche riuscire a guadagnare qualcosa, gestendo poi il margine acquisito nel tratto finale della discesa, poco propenso agli inseguimenti perché più ripido e tortuoso. Il fatto che molti non lo vedono come un potenziale pericolo per Contador potrebbe giocare a suo favore: se dello stesso pensiero fosse anche il diretto interessato in giallo, allora il tuffo dello Squalo nella terra dei Delfini potrebbe sollevare fragorosi spruzzi.

SOUVENIRS DU TOUR 1
Un traguardo volante conquistato dal colombiano Cabrera, affrontato nel corso della frazione Sion – Villefranche-sur-Saône (primo allo sprint il belga Hoste) costituisce l’unico precedente del Tour a Martigny, datato 20 luglio 1984. Stranamente, anche il Giro di Svizzera non ha mai proposto traguardi di tappa in questo centro che, invece, ha accolto 7 volte il Tour de Romandie, tra il 1953 (anno nel quale ospitò sia la partenza assoluta, sia la tappa conclusiva della corsa) ed il 1996, quando Mario Cipollini ebbe ragione in volata di Svorada e Traversoni.
Più ricco d’esperienze di Tour è il curriculum di Bourg Saint Maurice che in 70 anni ha accolto quattro “sprint”, una partenza ed un arrivo, entrambe in occasioni d’impegnative frazioni a cronometro. Particolarmente massacrante fu la prova contro il tempo che segnò l’ingresso di questo centro nel novero delle “ville-étape”, ancor più dura della frazione disputata pochi mesi fa alle Cinque Terre: il 27 luglio del 1939 si pedalò individualmente tra Bonneval-sur-Arc ed il “Borgo di San Maurizio”, percorrendo 64,5 Km e salendo fino ai 2770 metri del Colle dell’Iseran! Il più veloce fu il belga Sylvère Maes che impiegò quasi 2 ore a completare il tragitto, viaggiando ad una media di 33,5 Km/h. E pensate che quella non era una frazione singola, ma solo il momento centrale di una giornata suddivisa in ben tre semitappe, l’ultima delle quali si concluse a notte fonda! Altri tempi, altri Tour!

Pittoresco scorcio di Bourg Saint Maurice (panoramio)

Pittoresco scorcio di Bourg Saint Maurice (panoramio)

SOUVENIRS DU TOUR 2
Martigny è la quartà città per importanza del Canton Vallese, importante nodo stradale per il suo collocarsi all’incrocio delle strade del Gran San Bernardo e del Sempione, dove queste si fondono nella direttrice per il Lago di Ginevra ed il nord della nazione. La fondarono i Galli col nome di “Octodurus”, che poi mutò in “Forum Claudii Valensium” a seguito dell’occupazione romana, mentre l’odierno Martigny deriva da Martiniorum, significante “appartenente a Martino” e probabilmente riferito ad una villa suburbana oggi scomparsa. Le antiche vestigia sono ancora visibili e costituiscono la principale attrazione turistica. L’anfiteatro romano, restaurato negli anni ’90, oggi ospita rappresentazione teatrali e la “Foire du Valais” (Fiera del Vallese), in occasione della quale si svolgono i tradizionali “combat de reines” (battaglie tra vacche). Attorno ai resti di un tempio gallo-romano, invece, è sorta l’importante Fondazione Pierre Giannada, sede di diverse esposizioni temporanne e permanenti: queste ultime contemplano il museo archeologico, un’altro museo dedicato all’automobile, una mostra permanente su Leonardo Da Vinci ed una collezione di sculture moderne esposte negli spazi aperti.
“Martignerains” celebri sono San Teodoro di Sion, santo patrono del cantone e Pascal Couchepin, presidente della Confederazione Elvetica nel 2003 e nel 2008.
Bagnata dal fiume Isère, Bourg Saint Maurice è un’importante stazione di villeggiatura e di sport invernali, per i quali è stata realizzata, a partire dagli anni ’60, la stazione sciistica di Les Arcs, composta da quattro siti collocati tra i 1600 e i 2000 metri, collegati da una funicolare alla città base. Questa, sorta sul luogo dell’antica Bergintrum (anch’essa di genesi gallo-romana), deve il nome alla massicia diffusione, al di qua e al di là delle Alpi, del culto di San Maurizio, generale dell’impero romano che, in seguito alla sua adesione alle religione cristiana, fu martirizzato presso la città di Agaunum, centro oggi ridenominato proprio Saint Maurice e situato non lontano da Martigny, la località di partenza di questa frazione che, a pieno titolo, può essere soprannominata “mauriziana”.
Il più celebre “borain”, così vengono chiamati gli abitanti di questo comune, è Hervé Gaymard, attuale presidente del Consiglio Generale della Savoia ed ex ministro dell’economia, delle finanze e dell’industria, carica che ha rivestito nel terzo governo di Jean-Pierre Raffarin, subentrando nel ruolo al futuro presidente della repubblica Nicolas Sarkozy.

LA MÉTÉO
Possibilità di pioggia, alternata a schiarite, alla partenza di Martigny, dove si potrebbero incontrare anche condizioni di vento teso (max 23 Km/h). Temperature e umidità saranno attestate sui 25°C e sul 58%, mentre lo zero termico sarà registrato a 3600 metri di quota. Nessun problema, dunque, per il passaggio ai 2473 metri del Gran San Bernardo, dove la colonnina di mercurio si fermerà ai 14°C e la pioggia potrebbe scendere più copiosa rispetto alla partenza. Scongiurato il rischio neve, evento raro a luglio ma non impossibile (rammentate la tappe del Sestriere del 1996, accorciata a 46 Km per l’impossibilità di salire su Iseran e Galibier?), il tempo volgerà definitivamente al bello: poco nuvoloso e 25° C ad Aosta (passaggio attorno alle 15), identica (ma senza più nuvole) la situazione a Prè-Saint-Didier, il centro nel quale s’inizierà la seconda ed ultima ascesa di giornata. Inevitabilmente sul passo farà più fresco (16°C), poi la temperatura tornerà progressivamente a salire nella picchiata verso il traguardo. A Bourg Saint Maurice previste nuovamente temperature estive (max 27°C), poco “addomesticate” dal vento, che spirerà in maniera debole, mentre gli igrometri registreranno un tasso d’umidità del 44%.

BOULE DE CRISTAL
Dopo la giornata di riposo i corridori transiteranno in Italia, affrontando il Gran San Bernardo e successivamente il Piccolo San Bernardo. La tappa sarà caratterizzata da una fuga che, con ogni probabilità, andrà all’arrivo. Vedremo sicuramente qualche corridore italiano cercare la vittoria di tappa.
Per quanto riguarda gli uomini di classifica, il Piccolo San Bernardo potrà essere effettuato con un ritmo molto alto, cercando di mettere in crisi corridori in difficoltà visto che l’arrivo è subito dopo la discesa e spazio per recuperare non ce n’è.

LA TERNA SECCA DI LUCA ZANASCA

1° Pellizotti
2° Moreau
3° Le Mevel

Mauro Facoltosi & Luca Zanasca

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