03-07-2009: ordini d’arrivo
luglio 4, 2009 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GIRO DONNE
L’olandese Kirsten Wild (Cervelo TestTeam) ha vinto il prologo, circuito di Scarperia a cronometro, percorrendo 2,5 km in 03′06″, alla media di 48,387 Km/h. Precedute di 4″ la statunitense Armstrong e la danese Villumsen. Migliore italiana Noemi Cantele (Bigla Cycling Team), 12a a 7″
L’ÉTAPE DU JOUR: MONACO CLM
Parte il Tour de France da Monaco. Ogni giorno Mauro Facoltosi e Luca Zanasca ci illustreranno la tappa nella quale saranno impegnati i partecipanti alla Grand Boucle. Si comincia con il circuito di Monaco, mutuato da quello automobilistico di Montecarlo. Un bel banco di prova per chi punta alla maglia gialla. Corredano il servizio, le indicazioni culturali sulle località di tappa, i precedenti del tour e le previsioni del tempo.
Laddove tradizionalmente rombano i motori della Formula 1, stavolta s’odrà lo sferragliare dei cavalli d’acciao, immersi in quel clacsonio che è la tipica colonna sonora delle grandi corse ciclistiche. Per il “grand départ” della sua novantaseiesima edizione, il Tour de France s’è scelto uno dei più spettacolari palcoscenici possibili, quel troncone di costa francese che d’un tratto si fa monegasca e dove l’azzurro del mare si sposa al grigiore delle rocce a picco e del cemento, alleggerito dal biancore dei materiali più pregiati, come quelli utilizzati per realizzare Palazzo Grimaldi, la residenza ufficiale del Principe di Monaco, Alberto II. Uno scenario ben noto al tifoso appassionato d’automobilismo, molto meno a chi segue le grandi manifestazioni ciclistiche anche perché, fortunatamente, non è mai andato in porto il progetto di fare del principato la sede fissa dei campionati del mondo.
L’atto inaugurale del Tour 2009 sarà una cronometro lunga ma non facile, una gara di 15 Km che farà il paio, sul piano della lunghezza, con la tappa che aprì la “Grand Boucle” nel 2005, sull’isola di Noirmoutier. Simili nel chilometraggio, non lo saranno nell’altimetria: quattro anni fa si corse su di un percorso liscio come un biliardo, mentre decisamente più arcigno si presenterà il tracciato monegasco, introdotto dalla pedalabile ma lunga salita (quasi 7 Km) che, sfiorato il celebre Casinò, porterà i partecipanti oltre i confini del principato, verso la località francese di Beausoleil. Si tratterà, dunque, di un percorso atipico, poco favorevole agli specialisti anche perché condito dalla presenza di parecchie curve e controcurve, che si placherà solamente negli ultimi 3 Km, gli stessi del circuito automobilistico. Sul rettilineo del Port Hercule sapremo se le cilindrate dei motori alla Cancellara sapranno respingere le difficoltà ed esprimere le loro massime potenzialità, emulando quando Button e soci riescono a fare al GP di Monaco.
SOUVENIRS DU TOUR 1
Con quella odierna saranno 7 le volte che una tappa del Tour avrà scritto la parola fine in quel di Monaco. La prima volta risale a 70 anni fa quando, era il 1939, il principato accolse due frazioni, una mattutina conquistata dal francese Maurice Archambaud ed un circuito pomeridiano nel quale si impose il connazionale Pierre Gallien. Passando per i successi degli olandesi Jan Nolten (1952) e Wim van Est (1953) e dell’italo-francese Raphael Geminiani (1955), arriviamo all’ultimo traguardo monegasco, stabilito il 30 giugno del 1964, quando il grande Jacques Anquetil si impose nella Briançon – Monaco, tappone che prevedeva la scalata ai colli del Vars e della Bonette.
SOUVENIRS DU TOUR 2
Cosa c’è di bello da vedere a Monaco? Questa è una domanda che, probabilmente, si sono posti tutti i turisti che, per la prima volta, si accingono a partire per una località famosissima per i negozi lussuosi, per il casinò e per il circuito della Formula 1. Nemmeno il mare viene preso in considerazione, anche perché Monaco non viene vista come una località balneare nel senso stretto, ma più come un approdo per i natanti del jet set.
Le principali “mirabilia” sono concentrate in Monaco-Ville, la capitale del principato, in realtà il principale dei quattro quartieri tradizionali che costituiscono l’omonimo comune (gli altri sono La Condamine – presso la quale si concluderà la prima frazione del Tour -, Montecarlo e Fontvieille): su tutto spicca il Palais du Prince (XIII – XIV secolo), ma non bisogna tralasciare il Museo Oceanografico e la cattedrale, che conserva un interessante polittico dell’italiano Ludovico Brea. Infine, a La Condamine, il nucleo commerciale e residenziale del principato, si trova il Giardino Esotico di Monaco, aperto al pubblico nel 1933.
LA MÉTÉO
Quando il primo corridore lascerà la rampa di lancio di Boulevard Albert 1er, saranno le 16. A quell’ora si annunciano un cielo nuvoloso ed una temperatura di quasi 24°, con un tasso d’umidità piuttoso elevato (80%), che farà percepire fino a 25°. Non si incontreranno problemi relativi al vento, che spirerà per tutta la giornata in maniera debole (da SSE, massimo 4 nodi). Piccole variazioni saranno previste per le 19.30, quando si concluderà la prova di Carlos Sastre, maglia gialla uscente ed ultimo corridore a gareggiare sul circuito monegasco: se il vento rimarrà tale, scenderà di circa un grado la temperatura, aumenterà l’umidità (87%), mentre sul Tour potrebbe cadere qualche goccia di pioggia
BOULE DE CRISTAL
Ogni giorno Luca Zanasca, lo scalatore varesino (Centri della Calzatura – Partizan) che ci ha affiancato anche durante il recente Giro d’Italia, si armerà della classica sfera di cristallo, “profetizzando” l’ipotetico svolgimento della tappe e tirando fuori dal mazzo del tour tre carte vincenti, i nomi dei suoi colleghi che, secondo lui, occuperanno i gradini del podio giornaliero.
Non è un prologo qualunque, ma si puo’ considerarlo come una vera e propria cronometro; presenta molte curve e una breve salitella a meta’ percorso. Direi una crono molto tecnica. Non bisogna prenderla alla leggera perché potrebbe gia causare distacchi importanti. Gli scalatori potrebbero accusare anche ritardi dell’ordine del minuto dal vincitore o da corridori completi (vedi Evans e leipheimer). Di sicuro sarà spettacolare e chi vuole fare classifica dovrà spingere a tutta.
LA TERNA SECCA DI LUCA ZANASCA
1° Thor Hushovd
2° Fabian Cancellara
3° Tony Martin
TOUR DE FRANCE, IL CAST DELL’EDIZIONE 2009
Colpo di coda dell’assolutismo armstronghiano? Sigillo sull’unipolarismo contadoreño? Prima puntata dell’equilibrio di potenza della nouvelle vague? Smarrito fra grotteschi deliri burocratico-dirigenziali e nella selva oscura farmaceutica, il ciclismo vive una fase di transizione. E come tale, incerto è ancora il confine tra un crepuscolo restio a tramontare ed un’aurora ancor dubbia nell’indorare il cielo di un nuovo giorno.
Luglio è scoccato e l’aria, afosa per i più, diventa frizzante al solo pensiero che in Francia sta salpando un nuovo Tour de France (non un Tour nuovo, badate bene). Che estate sarebbe senza la Grande Boucle? È l’appuntamento fisso per centinaia di migliaia di persone che prendono le ferie per gustarsi un carrozzone a pedali terremotato e gonfiato di botte e chissà cosa. Verrebbe da chiedersi cosa spinga ancora sulle strade il pubblico, risorsa ultima di questo sport che quasi gode nel dimenarsi nella fanghiglia, ma non è questa la sede. Qui conta rilevare l’amore incondizionato della gente per la bici, nonostante sia “lillipuziata” (passata il termine) da campioni intravisti solo al binocolo. Già, nonostante il Tour di quest’anno non abbia un vincitore annunciato. O, forse, proprio per questo, per la sua natura sfuggente e avventurosa, per il suo spettro di contendenti provenienti da ogni cantone del pianeta. Scopriamoli, dunque, insieme.
Densità di temi e di coppe in saccoccia obbligano a dedicare l’incipit ad Alberto Contador, su cui sono puntati molteplici fasci luminosi. Si sovrapponessero, risplenderebbe della luce che merita; si intersecassero, sarebbero tutti debolucci. Pulzello già affermato nel Gotha dello sport, Contador ha finora vissuto nella bambagia, sportivamente parlando (perché un aneurisma cerebrale non è un’inezia): coccolato da Saiz prima e da Bruyneel dopo, nei grandi giri vinti ha avuto la strada spianata dalla decapitazione di Rasmussen (Tour 2007), dall’incertezza sulla sua forma (Giro 2008), da latitanza di avversari (Vuelta 2008). Sincronizzato col tic-tac, il percorso gli calza a pennello ma dispone di poche carte da giocarsi (Verbier, forse, Le Grand Bornand, Mont Ventoux), al netto d’una ravvisata scarsa propensione a brandire, da vero leader, le redini della corsa. Senza contare la pressione di dover dimostrare di meritarsi il Tour, militando in una squadra borderline.
Già, la squadra. Capitolo a parte. Il pollaio dell’Astana rischia di sfornare poche uova, tanti galli l’affollano. Contador porta marchiato a fuoco nelle gambe il ricordo della Parigi-Nizza, quando la pressione del Grande Fratello Armstrong lo mandò del tutto fuori giri. L’esercito delle fate turchine conta inoltre quattro uomini da podio nelle corse a tappe: Leipheimer, Kloden, Zubeldia, Popovich. Sa tanto di regime dei colonnelli. Popovich riferisce che la milizia sarà equamente divisa fra quattro uomini per il madrileno e tre per il texano. Bruyneel aggiunge che il capitano designato è Contador, con Leipheimer delfino (a momenti anche delfino di se stesso). Il burattinaio non ha mai gradito comporre gerarchie: suona strano, come una serenata in tempo di guerra. Il percorso, d’altronde, non aiuta l’Armstrong che abbiamo visto al Giro, disarcionato nelle tappe “facili” (ovvero corte ed esplosive) e “rodeante” in quelle estreme come Pinerolo e Monte Petrano.
Fregandocene noi di fare gerarchie destinate a saltare per aria, concediamo a Carlos Sastre la seconda menzione. È pur sempre il vincitore uscente. Ha affrontano un periodo in sordina, di riposo dopo un Giro solido con l’unica pecca del Blockhaus: è un altro che non metabolizza le tappe “singleclimb” (monoscalata ma è più cool l’inglese) di cui il Tour è infarcito. L’estrema giornata del Monte Ventoso potrebbe essere la sua. Proseguendo per meritocrazia, Denis Menchov cova il sogno di una doppietta Giro-Tour riuscita solo ai grandi (Roche a parte). Anch’egli, dopo il sacco di Roma, s’è ritirato nella sua Pamplona per fare quadrato intorno alla sua tattica da Indurain delle steppe. Con un’unica differenza, rispetto al Navarro. È pure un eccellente scattista. In Francia non ha mai fatto faville, pagando sempre la terza settimana, ma si corre pur sempre su un percorso al limite dell’irrispettoso verso la storia del Tour, a giovamento dell’incertezza, l’unica sicura sovrana sino all’approcciar delle Alpi.
Finalmente arriviamo a Cadel Evans, l’australiano dagli occhi tristi. Non fosse nato nel paese più solare e rilassato al mondo, chissà che faccia avrebbe. I suoi incavi recano una comoda inclinazione per le lacrime, sgorgate a fiumi in questi anni di professionismo solcati da seri infortuni, cotte clamorose e sconfitte brucianti. È il meno dotato della truppa, brutto a vedersi almeno quanto strappa applausi con la sua grinta del perdente. Attacca sempre a testa bassa ma mai fa il vuoto. In più, è quello i cui dati indicano una curva declinante di rendimento nella terza settimana. O s’inventa una crono monstre o un suo sorriso sui Campi Elisi non farebbe quadrare il cerchio. Lo abbiamo fatto sembrare una mezza tacca ma non è così: è soltanto un corridore antico. Postilla: la squadra parte decapitata di Thomas Dekker, trovato positivo all’EPO ad un controllo di (udite udite) 19 mesi fa.
Cosa accomuna Kim Kirchen ai fratelli Schleck? Va beh, oltre a rappresentare il 75% del Lussemburgo a pedali? Dispongono d’una corazzata che tremare il mondo fa: la Columbia per lo scattista che sogna in giallo (per noi, incubi), la Saxo Bank per i due pioppi, pesanti carte da giocare nella crono a squadre (in cui comunque non raggranelleranno più di 30” rispetto ai rivali), nello sfinire i rivali (Cancellara e Voigt farebbero comodo all’ANAS per asfaltare mezza Italia), nelle lunghe cavalcate alpine, lanciando gregari allo sbaraglio. Si rivelassero affamate come in Svizzera (dove il loro dominio ha destato qualche malumore in gruppo), Kirchen potrebbe addirittura sognare il podio, Andy Schleck qualcosina in più, al netto d’un percorso forse solo nell’ultimo atto in Provenza nelle sue corde. Può però far riflettere le allodole nello specchietto di Franck, quarto lo scorso anno. O di Cancellara, il cui smisurato ego che da sempre culla i Campi Elisi potrebbe trovare uno spiraglio con questo percorso poco accidentato.
Sulle strade transalpine si riproporrà un duello che cova sotto la cenere di dodici mesi: Roman Kreuziger contro Andy Schleck. Cambia il palcoscenico. Dirottati un anno fa, come a Wimbledon, sui campi laterali, da sabato giocheranno sul campo centrale. Il ceco della Liquigas, ancora tenera azalea dell’86, parte senza pressioni dalla squadra, anche vista la spietata concorrenza, ma in lui già si ravvisa la macchina perfetta per le corse a tappe, ancor più che la già solida orchidea lussemburghese. Alla loro ombra, crescerà timida la ginestra di Vincenzo Nibali, cui un posto nei dieci varrebbe una vittoria ma cui, è realistico, manca sempre la zampata. Dice di averla maturata ma contro simili baroni pare ci sia poco da fare.
Chiudiamo con l’elenco dei comprimari, dei personaggi in cerca d’autore o d’un posto al sole. Fra i dieci proveranno ad entrare il possente Karpets (5° allo Svizzera), il cronofilo Devolder, il Peanut Gerdemann, i baschi volanti Anton e Astarloza, il disneyano Vandevelde, l’obliato Pereiro (assieme al paggio Sanchez) e il russo Vladimir Efimkin. Cercando, invece, di ipotizzare qualche possibile sorpresa pescata da Madama la Fortuna nel mazzo dei germogli, attesa per il ciclismo che verrà suscitano il portoghese Rui Costa (Caisse d’Epargne, già in luce al Tour de l’Avenir), il colombiano Rigoberto Uran e i francesini Coppel (FdJ, forte a crono) e Rolland (Bbox, amante della fuga).
Federico Petroni
NIBALI, VALIGIA PRONTA PER IL TOUR
La valigia per il Tour è pronta. L’avrebbe voluta riempire di maglie tricolori ma Imola s’è negata al suo talento. Incontro Vincenzo Nibali la sera prima del Tricolore. È serio, concentrato, determinato ma anche sorridente, disponibile e riflessivo. Il suo sguardo ha un che di antico. Non che io abbia memoria dei ciclisti dei tempi eroici però se dovessi descriverne uno penserei a Nibali, al suo stile dimesso e ai suo attacchi un po’ folli ma freschi come uno scroscio primaverile.
Intervista di Federico Petroni
Vincenzo, si parte con una valigia piena di sogni.
Parto per il Tour de France con buone speranze di entrare nei primi dieci della classifica. Per me, sarebbe già un successo, perché quest’anno la concorrenza è spietata: l’Astana delle quattro bocche di fuoco, i due reduci del Giro Sastre e Menchov, l’indemoniato Evans, i fratelli Schleck. Ma sono determinato per raggiungere il mio obiettivo.
La tua condotta di gara?
Correrò sempre con un minimo di riserva, cercando di fare l’elastico con i grandi della classifica, sperando che non si rompa. La classifica, al Tour, viene da sé, non c’è molto da inventare, si fa la conta delle energie.
Parliamo della tua squadra, la Liquigas: tanti galli nel pollaio?
L’affollamento è una risorsa. Siamo assortiti e compatti, possiamo pure contare su un velocista di rango come Bennati. Penso che potremmo fare molto bene nella cronosquadre del quarto giorno, abbiamo tutti un discreto feeling con la specialità, pur senza avere delle eccellenze.
Con Pellizotti come ti trovi?
Con Franco ho corso gran parte dei miei grandi giri (due Giri d’Italia, N.d.R.), l’anno scorso ho diviso con lui la corsa rosa, quest’anno ci spartiremo le responsabilità per il Tour. Sulle spalle ha un Giro molto stressante, vedremo la sentenza della strada.
E il tuo rapporto con Kreuziger?
Lo conosco bene, ci telefoniamo, scherziamo insieme: siamo molto amici, tanto che spesso finiamo in camera assieme. Al Tour correremo senza pressione, con grande libertà da parte della squadra, gerarchie precise non ce ne sono.
Qual è stato il tuo percorso di avvicinamento al Tour?
Molto graduale. Finita la prima parte di stagione, dopo la Liegi, ho staccato dieci giorni per tornare in Sicilia a riprendere contatto con l’ambiente familiare. Dopo essermi rilassato, ho raggiunto la squadra al Passo San Pellegrino con il preparatore Slongo. Il mio settimo posto al Delfinato e il terzo di Kreuziger dimostrano il gran lavoro svolto. In seguito, sono partito per uno stage d’altura a Livigno per rifinire la già ottima preparazione: lavori di potenziamento in valle e di velocizzazione poi qualche ripetuta sullo Stelvio dal versante dell’Umbrailpass, quello che presenta i tratti più duri.
Facciamo un passo indietro, ripercorriamo la tua stagione.
Ho cominciato al Tour de San Luis, in Argentina, al caldo, cercando di trovare la condizione giusta ma non è stato facile perché abbiamo trovato una corsa molto tirata: ci hanno messo alla frusta, gli argentini.
A proposito di Argentina, s’era sparsa la voce che la squadra ti avesse imposto di rallentare nella cronometro per far primeggiare Basso. Non il massimo della sportività…
Non è stato proprio così. Dietro di me, a distanza di un solo minuto, partiva uno specialista e data la mia condizione e la mia posizione in classifica, non era opportuno fare già a febbraio un fuori giri del genere. Basso provava a vincere quindi mi hanno consigliato di non correrla al massimo per non fare da punto di riferimento al rivale di Ivan.
California.
Corsa affascinante, emozioni a valanga. Terzo nella prima tappa e secondo nell’ultima: peccato. Mi sono sentito un po’ Colombo: era la prima volta che vedevo l’America. E poi, l’incontro con Lance Armstrong: è stato emozionante, è un grande atleta, muscolarmente è impressionante. Al Giro mi ha stupito: al Tour non deluderà le aspettative, garantisco.
Tirreno.
Era uno dei miei obiettivi. Verso Camerino, nel tappone di 240km con il Sasso Tetto mi sono lanciato all’attacco ma nel finale mi sono ritrovato senza energie. Lì ho capito che qualcosa non andava per il verso giusto. Avevo avuto un rendimento costante ma non capivo perché mi mancasse sempre quel gradino di forza per tenere duro quando gli altri scattavano.
Le classiche.
All’Amstel non è stata una questione di gambe. Riconosco di aver sbagliato. Prima del Keutenberg, Kreuziger aveva attaccato. Su di lui stava tentando di riportarsi Ivanov. Io l’ho rincorso, l’ho raggiunto ma poi l’ho scaricato: temevo di fare un torto a Roman riportandogli il russo sotto.
Non avevi tutti i torti, Ivanov ha poi divorato il Cauberg.
Lo so, però ti immagini se subito dietro di lui fossimo arrivati io e Kreuziger? Sarebbe comunque stato un successo della squadra. Ma è un attimo, è un momento, in cui devi prendere una decisione a tempo di record. Il treno passa una volta. L’ho mancato.
La Liegi, una corsa che ti affascina.
Purtroppo contro lo Schleck di quel giorno c’era poco da fare. Il suo scatto sulla Roche aux Faucons ci ha lasciati tutti lì, anche mentalmente. Ma anche quel giorno mi mancava la condizione giusta per contrastare i migliori.
Quel gradino, l’hai superato?
Credo di sì. Il duro allenamento ha pagato. Due giorni dopo essere tornato da Livigno ho conquistato l’Appennino: giuste le motivazioni, rodate le gambe, riuscito il numero. 40km di fuga solitaria, il vento in faccia, la soddisfazione di aver pescato finalmente la carta giusta. Rispetto alla primavera, la mia condizione è cresciuta di quel 10% decisivo.
Ti piace attaccare da lontano?
Più che un piacere è una necessità. In volata parto battuto, mi tocca di anticipare.
Ti definisci un corridore attaccante?
In parte. Credo di dover migliorare le mie doti di attaccante, lavorare su questo che è un fondamentale anche di importanza storica nel ciclismo. Mi sono accorto che il mio miglioramento in salita ha comportato un calo di rendimento a cronometro rispetto a quando militavo nelle categorie giovanili, anche perché mi sono alleggerito molto.
Tornando al Tour, a Montecarlo ci pensi?
Se Cancellara va forte come al Giro di Svizzera ci sono poche speranze. Pensate che ha coperto i 40km della crono, vallonata, a 50km/h! Quanto a me, sarà sì un prologo, però è lungo, complicato, non per veri specialisti, quindi credo di potere dire la mia. È una prova importante, soprattutto per il morale.
Tappe circolettate di rosso?
Nessuna in particolare.
Di cosa hai paura, ovvietà del Mont Ventoux a parte?
Mah, il Tour quest’anno è strano. Non sembra duro ma il Tour non sembra mai duro però poi ti trovi tappe segnate di pianura ma, viste le altimetrie, di pianura ce n’è ben poca. Indecifrabile.
Morale?
Difendersi, tutti i giorni. Anche sui Pirenei.
Cambiando discorso, attorno ai giovani, anche italiani, non c’è troppa fretta? Non si lascia loro poco tempo per maturare? In fondo, il ciclismo è uno sport di pazienza.
Viviamo in un ciclismo senza punti di riferimento. Ci sono stati grandi abbandoni, come quello di Paolo Bettini, non seguiti da grandi scoperte. Così tutta l’attenzione si riversa sui giovani.
Questa pressione può spingere i giovani a sbagliare?
È una domanda difficile. Oggi come oggi è stupido pensare di fare uso di sostanze illecite. I controlli sono tanti, c’è il passaporto biologico, quando ti perquisiscono ti rivoltano la casa. Non ne posso più di questa situazione. È l’ora di darci un taglio. Bisogna smetterla.
Sei molto determinato. Però, ammettiamolo, una certa fetta di responsabilità ce l’ha una dirigenza incompetente.
Sarà, ma la colpa più grande è nostra, dei corridori. Non sta a me giudicare l’operato politico. Il messaggio da dare ai tifosi è sperare che sorga un giorno migliori.
Che speranza c’è di realizzare questa speranza?
Estendere i controlli, insistere, perseverare. Io dico che chi cerca trova. Bisogna volerlo.
Ci alziamo dal divano. Gli dico: “Vincenzo, vorrei che tu tenessi questo”. Mi sfilo il braccialetto “Io pedalo pulito” della Regione Emilia Romagna, marchio di una campagna di sensibilizzazione contro il doping amatoriale. “È un grande impegno ma penso di potermi fidare”. Nibali se lo rigira tra le mani, lo scruta col suo sguardo intenso. “Lo porterò, grazie”.
TOUR, NON SOLO LA CLASSIFICA
Il Tour de France, da sempre, deve il suo prestigio soprattutto ad un lotto partenti senza eguali, non solamente a livello di pretendenti alla maglia gialla. Andiamo a scoprire, analizzando la lista di partenza della Grande Boucle 2009, i protagonisti delle giornate apparentemente meno significative, ma che negli ultimi hanno regalato al Tour grandi personaggi e splendide pagine di ciclismo.
Non appena un nuovo Tour de France viene portato alla luce, l’occhio degli appassionati che si accalcano sul sito della Grande Boucle per visionare il percorso appena nato corre subito alle tappe di montagna, per poi cercare di capire chi potrebbe essere l’atleta più adatto al tracciato, considerando i chilometri a cronometro. Talvolta si rimane soddisfatti, piacevolmente sorpresi dell’abbondanza di salite, o della novità di alcune cime proposte. Altre, forse la maggior parte, si resta delusi, come per quasi tutti è stato quest’anno, dalla ripetitività del percorso, dalla penuria di salite, o dallo spropositato numero di chilometri a cronometro. Comunque sia, si prendono in genere in considerazione 10-12 tappe su 21.
Ma tra una crono e un tappone, tra una frazione mal disegnata perché i colli sono lontani dal traguardo e un arrivo in salita, ci sono giornate in cui non si corre per la classifica generale, ma solamente per poter cogliere un successo parziale, che per la maggior parte dei corridori, quando si parla di Tour, è più che sufficiente per ritenere positiva l’avventura francese. È di queste giornate che ci vogliamo occupare, passando in rassegna quei corridori che magari finiranno ad un’ora dal vincitore in classifica generale, ma che lasceranno la loro impronta sul Tour de France 2009, e che in certi casi, per il numero o l’epicità delle loro affermazioni, possono finire per essere ricordati non meno di chi sale sul podio.
Parlando di corridori che puntano ai traguardi parziali, è impossibile non cominciare dai velocisti, e segnatamente dal velocista principe del panorama internazionale: Mark Cavendish. Il folletto dell’isola di Man è stato sino a questo momento il dominatore della stagione, per quel che concerne gli sprint, grazie al successo alla Milano – Sanremo, alle tre tappe del Giro d’Italia e ad altre nove volate vincenti distribuite tra Giro del Qatar, Giro della California, Tre Giorni di La Panne, Giro di Romandia e Giro di Svizzera. Lo scorso anno, al Tour fece poker; quest’anno ci sono le premesse perché il britannico possa ripetersi, se non migliorarsi, vista la facilità con cui ha battuto in due occasioni avversari quali Bennati, Hushovd e Freire in terra elvetica il mese scorso. Tanto più che dalla sua avrà un treno composto da Renshaw e Eisel, anche quest’ultimo peraltro in grado di vincere una volata, per quanto atipica, al Tour de Suisse, treno che potrebbe all’occorrenza essere lanciato da locomotive quali Hincapie e Grabsch.
Sulla carta, il principale rivale del velocisti della Columbia – Highroad dovrebbe essere Daniele Bennati, che non ha però affatto convinto al Giro di Svizzera, non riuscendo neppure a disputare la volata nei due traguardi per velocisti puri che hanno visto i due trionfi di Cavendish. Daniele non ha poi neppure preso parte ai Campionati Italiani, in virtù di un percorso che si temeva fosse troppo duro per le sue caratteristiche, e che invece, a nostro giudizio, il velocista Liquigas avrebbe potuto reggere benissimo (splendida la scusa di Scirea, suo DS: “Eh, ma tutti dicevano che era durissimo”; un po’ come Bordonali che si indignava perché il traguardo volante di Frosinone della tappa di Anagni dello scorso Giro d’Italia era in salita). Insomma, le indicazioni sulle sue condizioni di forma non sono molte, e le poche che abbiamo non sono particolarmente confortanti; è tuttavia lecito sperare in una netta crescita di condizione rispetto alla settimana del Tour de Suisse.
Non saranno invece al via altri tre corridori che sulla carta avrebbero potuto dire la loro nelle volate di gruppo: Alessandro Petacchi, per cui si parlava di un possibile approdo alla Silence – Lotto giusto in tempo per la Grande Boucle, che rimarrà invece alla LPR, Tom Boonen, escluso dalla sentenza di Nanterre, e Robbie McEwen, causa infortunio. Resta tuttavia folto il gruppo di outsider degli sprint, ammesso che tale titolo possa essere attribuito, ad esempio, ad un tre volte iridato come Oscar Freire. Come sempre, lo spagnolo sarà chiamato a fare tutto da solo, dal momento che la Rabobank ha scelto di puntare, fatta eccezione proprio per l’atleta di Torrelavega, su una squadra composta unicamente da gregari, dediti alla causa di Denis Menchov, in caccia della doppietta Giro – Tour.
Desta grande interesse l’accoppiata Cervélo composta da Hushovd e Haussler, grandi protagonisti delle classiche di inizio stagione, che proprio alla Sanremo sono stati sul punto di piazzare il colpo grosso con il tedesco, prima che una strepitosa rimonta di Cavendish gli strozzasse in gola l’urlo di gioia. Per la verità, i precedenti del Tour de Suisse non inducono a pensare che il duo possa rappresentare una minaccia particolarmente seria per il folletto della Columbia, ma la possibilità di giocare due carte potrebbe permettere agli uomini in nero di portarsi a casa almeno un traguardo di tappa.
E sempre in tema di corridori che in questa stagione hanno dato qualche grattacapo a Cavendish, non si può non citare Tyler Farrar, l’americano della Garmin – Slipstream che al Giro aveva ormai appreso a memoria i minimi particolari della ruota posteriore del britannico, a furia di stargli sempre a ruota e di non riuscire mai ad uscirne. Per la verità, infatti, lo scorso maggio Farrar non è mai andato neppure vicino a battere Cavendish, ma c’era riuscito a marzo, alla Tirreno – Adriatico, quando riuscì a mettere la sua ruota davanti a quella del britannico sul traguardo di Santa Croce sull’Arno. Non è molto, ma se si pensa che quel Cavendish pochi giorni dopo sarebbe andato a prendersi la Sanremo, e che la sua condizione all’epoca era dunque eccellente, Farrar merita certamente un qualche credito.
Non altrettanto confortanti sono invece i risultati di questa stagione di Greg Van Avermaet, quattro successi a stagione negli ultimi due anni, ma ancora a secco in questa stagione. Vale poi anche per lui il discorso fatto per Freire: essendo compagno di squadra di Cadel Evans, in caccia della maglia gialla, Van Avermaet dovrà probabilmente cavarsela da solo nella giungla degli sprint. Non molto dissimile è la situazione di Gerald Ciolek, non ancora 23enne velocista della Milram, che quest’anno si è imposto solamente nel Trofeo Calvià, corsa ondulata inserita nel Challenge di Mallorca.
Ha invece vinto, ma solamente a gennaio, Allan Davis, che in stagione ha ottenuto tre vittorie, ma tutte al Tour Down Under. L’australiano avrà però dalla sua piloti d’eccezione come Matteo Tosatto e Steven De Jongh, quest’ultimo molto migliorato rispetto al corridore che solo un paio di stagioni fa era solito rovinare gli sprint di Tom Boonen lanciandolo con tempismo quanto meno discutibile.
Con un po’ di sano patriottismo, scegliamo di segnalare, ultimi ma non ultimi, due ruote veloci nostrane, Danilo Napolitano e Angelo Furlan. Il siciliano ha già all’attivo quattro affermazioni in questa stagione, l’ultima delle quali al Giro del Lussemburgo. Senza la concorrenza di Steegmans, l’azzurro potrà godere del supporto dell’intera Katusha, in particolar modo di autentiche locomotive quali Mikhail Ignatiev e il neo-campione italiano Pippo Pozzato. Tutt’altro che male il cast di supporto di Angelo Furlan, 32enne veneto capace di battere Tom Boonen sul traguardo di Digione all’ultimo Giro del Delfinato. È vero che la concorrenza, fatta eccezione per il belga, non era esattamente feroce, dal momento che quasi tutti i big dello sprint avevano optato per il Giro di Svizzera come corsa di preparazione al Tour, ma è altrettanto vero che mettere la propria ruota davanti a quella di Tornado Tom non è cosa da tutti (anche se, forse, una piccola ombra sulla forma del tre volte vincitore della Roubaix in occasione del Delfinato la potrebbe gettare il fatto che ci sia riuscito anche Markus Zberg).
Da un aspetto del ciclismo come lo sprint, che rispetto ai tempi delle volate con la scimitarra tra i denti di Abdujaparov, per non andare troppo indietro nel tempo, è cambiato enormemente negli ultimi anni, ad un altro che invece ha saputo rimanere uguale a se stesso come forse nessun altro: la fuga. Elemento imprescindibile di qualsiasi corsa ciclistica, ma più che mai del Tour de France, unica corsa al mondo nella quale un’azione di 200 km in una tappa di trasferimento può essere ricordata a distanza di anni, come merita; perché è solo al Tour che la fuga acquisisce un sapore particolare, speciale.
Pochissimi ricordano azioni pur non meno notevoli compiute al Giro o alla Vuelta in frazioni pianeggianti e sulla carta di scarso significato. Quasi tutti ricordano invece Thierry Marie che percorre in solitudine 238 dei 259 km della Arras – Le Havre del 1991, o l’imponente fuga dell’8a tappa dell’edizione 2001, che giunge a Pontarlier con 35’ sul gruppo, o ancora la Jajamania che invase la Francia nello stesso anno, quando due lunghe fughe fruttarono a Laurent Jalabert altrettanti successi di tappa.
Talvolta, una fuga ha generato anche sorprese in classifica, con corridori che hanno approfittato dello scarso credito di cui godevano alla vigilia per entrare in classifica, per non uscirne più. Sempre rimanendo nel passato recente della Grande Boucle, è il caso di Claudio Chiappucci, che nel 1990, nella prima tappa in linea, guadagnò oltre 10’ sui favoriti, margine che fu colmato, a fatica, dal solo Greg Lemond. Undici anni più tardi fu Andrei Kivilev, con già citata fuga bidone di Pontarlier, a infilarsi nella top 5, chiudendo 4°, ad appena 48’’ da Beloki, 3°. Nel 2005, grazie alla meravigliosa fuga solitaria nella tappa alsaziana di Mulhouse, fu Michael Rasmussen ad occupare a lungo un posto sul podio, prima di crollare, complice la sfortuna, nella crono finale a Saint-Etienne. Ma il caso più eclatante è ovviamente quello di tre anni fa, quando Oscar Pereiro guadagnò mezzora a Montélimar, e conquistò la maglia gialla, che perse a cronometro e riconquistò in tribunale. Nel 2006, peraltro, addirittura due dei primi dieci della classifica finale ottennero tale risultato grazie ad un’azione a lunga gittata, dal momento che Dessel chiuse 7° grazie ad una fuga nella tappa di Pau. Escludiamo da questo elenco, solo perché non si parla di uomini di classifica, l’azione forse più bella e coraggiosa degli ultimi vent’anni di Tour, i 200 km di cavalcata alpina di Chiappucci verso Sestriere nel 1992.
Chiuso l’excursus storico, nell’insieme dei cacciatori di tappe di questo Tour de France vanno inserite in blocco formazioni quali la AG2R del nostro Nocentini, la Agritubel (fatta eccezione, forse, per Moreau, che potrebbe ancora conservare qualche velleità di classifica), la Bouygues Télécom, in cui spiccano i nomi di Voeckler e Trofimov, la Française-de-Jeux (crediamo che Casar abbia abbandonato il sogno di fare classifica alla Grande Boucle), la Cofidis e la Skil-Shimano, squadra il cui invito continua a non trovare ragioni soddisfacenti. Viceversa, è possibile che squadre come la Astana di Contador, Armstrong, Kloden e Leipheimer e la Silence – Lotto di Evans siano poco più che comparse nei tentativi di fuga da lontano, se, come si presume, resteranno compatte attorno ai rispettivi capitani per ventuno giorni su ventuno (la Astana avrebbe poi anche il problema di avere più gregari che capitani).
Pur puntando forte alla classifica generale, rispettivamente con Menchov e i fratelli Schleck, dovrebbero invece essere molto attive anche in ottica successi parziali la Rabobank, specialmente con Flecha, perennemente all’attacco ai tempi della Banesto, ora spesso limitato dal lavoro di gregariato, e la Saxo Bank, che ha in O’Grady, Arvesen e soprattutto nel duo di locomotive Cancellara – Voigt quattro atleti abituati alle lunghe fughe, che potrebbero dire la loro in tappe intermedie come Barcellona, Colmar o Aubenas. E visto che si parla si successi parziali, la formazione di Bjarne Riis rischia seriamente di fare incetta di cronometro: Cancellara sarà il grande favorito tanto del prologo di Monaco quanto dei 40 km contro il tempo di Annecy, e una squadra che schiera lo stesso Cancellara, Voigt, Arvesen e Larsson non può che essere considerata, assieme alla Astana, la logica favorita della cronosquadre di Montpellier.
Un’altra squadra con diversi atleti che potrebbero all’occorrenza inseguire traguardi parziali li schiera la Columbia, che schiera un corridore come Hincapie, esperto di lunghe galoppate, anche in montagna (Pla d’Adet 2005), e specialisti di percorsi nervosi e vallonati come Monfort, Martin e Kirchen. È tuttavia più che probabile che, almeno in un primo momento, la formazione americana, che schiera anche Michael Rogers, punti alla generale, e che quindi l’eventuale caccia ai successi di tappa venga rimandata, in caso di necessità, alla seconda parte del Tour.
Chi vivrà invece certamente un Tour all’attacco è la Euskaltel, che ha sì in Astarloza un corridore da top 10 o quasi, ma che dispone di una batteria di scalatori impressionante, se non qualitativamente, quanto meno quantitativamente. Tra i baschi spiccano i nomi di Egoi Martinez, già alla corte di Armstrong e Igor Anton, che potrebbero recitare la parte dei protagonisti con attacchi da lontano in frazioni di alta montagna, ma in cui i big difficilmente si muoveranno, quali quelle di Saint-Gaudens, Tarbes e Bourg-Saint-Maurice.
Negli ultimi anni, i tifosi francesi hanno spesso trovato un corridore da eleggere a loro nuovo beniamino, perlomeno durante le tre settimane del Tour. È toccato a Jalabert nel 2001, a Voeckler nel 2004, a Dessel nel 2006. Il corridore che pare più accreditato a vestire i panni dell’idolo delle folle in questa Grande Boucle è Sylvain Chavanel, lo scorso anno di gran lunga il corridore più attivo e coraggioso del Tour, all’attacco ogni qual volta le sue gambe avevano recuperato abbastanza dal precedente tentativo, prima di riuscire finalmente ad imporsi a Montluçon. Quest’anno, passato alla Quick Step, Chavanel sembra avere acquisito uno status superiore a quello di cui godeva un anno fa, grazie ad eccellenti prestazioni nella campagna del Nord, con una corsa da protagonista al Fiandre e un 8° posto alla Roubaix. La spalla o l’alternativa a Chavanel, in casa Quick Step, potrebbe essere rappresentata da Jerome Pineau, malgrado l’ultima affermazione dell’ex promessa francese risalga al 2004.
Scorrendo la lista dei partecipanti, pare molto adatta a recitare un ruolo importante, sempre in ottica cacciatori di tappe, la Milram, che propone uomini adatti ad ogni terreno: oltre al già citato Ciolek, Terpstra potrebbe essere l’uomo giusto per andare in caccia di successi con azioni da lontano (come accaduto nella tappa di Saint-Etienne al recente Delfinato), mentre Wegmann e Gerdemann, quest’ultimo ovviamente a patto di uscire di classifica, potrebbero puntare a traguardi non dissimili da quelli cui si è accennato poco fa, parlando di Anton e Martinez, e da quello di Le Grand-Bornand di due anni fa, che vide un Gerdemann allora in maglia T-Mobile prendersi tappa e maglia.
Non si può non fare un cenno ad Alessandro Ballan, doppiamente motivato dalla maglia di campione del mondo e dalla stagione deludente disputata sin qui, causa problemi fisici, ma sulle cui condizioni permangono alcuni dubbi. In conclusione, balza all’occhio la straordinaria batteria di potenziali vincitori di tappa a disposizione della Katusha, con un Pozzato adatto a vincere tanto in volate ristrette quanto con azioni nel finale (viene in mente la tappa di Barcellona), un corridore da percorsi vallonati e la propensione all’attacco come Ivanov, e uno atleta che fa della fuga una ragione di vita come Ignatiev.
Non mancano, dunque, i nomi di spicco, anche al di là del discorso generale. A nostro avviso, è proprio lo straordinario numero di atleti di livello che vanno al Tour de France solamente in caccia di successi di tappa a rendere un qualcosa di unico la Grande Boucle, e forse anche a dare alle azioni da lontano che nascono al Tour un qualcosa in più rispetto alle fughe che vediamo nel resto della stagione. Perché una bella azione è una bella azione a prescindere da chi la compie, ma per darne un giudizio tecnico e sportivo non si può prescindere dal nome del vincitore e, soprattutto, da quello dei battuti. È giustissimo che Giro e Vuelta, per cercare di ridurre, data l’impossibilità di colmarlo, il gap con il Tour de France, cerchino di garantirsi la partecipazione di stelle straniere quali Menchov, Sastre e via discorrendo. Ma quello che rende il Tour un qualcosa di speciale è solo la partecipazione al via tutti gli uomini “da grande giro” al top della forma, ma anche, se non soprattutto, quella di fuoriclasse disposti a dannarsi l’anima per sei ore, piegati sul manubrio, solo per poter apporre il loro nome, per la prima volta o una volta di più, nella leggenda del Tour.
Matteo Novarini
POZZATO E IL TRICOLORE:PER ESSERE BANDIERA AL TOUR
Stavolta i piazzati sono gli altri. Pozzato resiste alle undici tornate dell’impegnativo circuito dei Tre Monti e ai tremila metri di dislivello odierni per presentarsi come ruota più veloce in una sfida ristretta a venticinque atleti dentro il circuito di Imola. La Liquigas cerca di accendere la corsa con i propri plurimi capitani, la Lampre controlla e serra le fila – finirà con due corridori nei primi quattro! –, gli atleti delle squadre minori guizzano e scoppiettano in cerca di un giorno da protagonisti, ma la coppia zeta-zeta (Mazzanti e Pozzato, unici atleti in gara per la Katusha) stringe i denti e consegna a Filippo un motivo in più per fare bene al Tour.
I tre gradini colorati del tricolore ospitano tre corridori di pregio, ma soprattutto tre “abitudini”, inveterate o lì lì per essere acquisite: tre abitudini che potrebbero diventare il marchio di carriere che svoltano lungo la curva della Rivazza, o che si inchiodano in un rettilineo di ossessioni e numeri ricorrenti.
Il bronzo rosseggiante di Paolini è il sigillo di una carriera così, tutta sussunta nel fatidico numero tre: una sfilza di terzi posti pesantissimi, due Sanremo, un Fiandre, un Mondiale… E se talvolta il terzo posto è quello migliore, a parte la vittoria, perché libero da rimpianti e recriminazioni (come nel Mondiale veronese “salvato” dal suo bronzo), se altre volte ancora è un insperato premio per un gregariato altrimenti oscuro (pensiamo alla Sanremo consegnata a Bettini), inevitabilmente il suo ricorrere, senza vittorie di pari spessore, assume i contorni minacciosi della maledizione. Che penserà Paolini lì sulla pedana rossa, intonata ai colori sociali di una Acqua & Sapone che ha ben lavorato per portarlo lì e far perdonare l’assenza di Garzelli? Occasione persa? Ormai, crediamo, ci farà su un sorriso.
Il verde d’invidia si riflette nella medaglia argentea di Cunego, corridore in un momento psicologico difficilissimo, arrivato a una transizione di carriera che non gli sta offrendo remunerazioni immediate, perché l’altissimo livello della sua campagna ardennese pure non sblocca l’agenda delle vittorie ferma alla Coppi & Bartali.
Le strade romagnole potevano marcare un rilancio soprattutto emotivo sullo slancio del quale proiettarsi verso il Mondiale, invece vanno a ribadire una preoccupante familiarità col numero due, cioè col piazzamento in assoluto più amaro. Un cattivo presagio era apparsa già in quel di Sassuolo (terra di F1) la sua sconfitta in volata ad opera di Evans, un corridore tra i più fermi allo sprint; ma lì c’erano la sazietà di Damiano, la fame di Cadel, a fare da alibi; niente più che un presagio, ripetiamo. Quando però la fame del veronese è aumentata, e sotto i denti ha iniziato a masticare secondi o terzi posti (due podi in Svizzera, e prima – se verrà squalificato Rebellin – alla Freccia) l’eco del Mondiale varesino ha iniziato a rimbombare pesantissimo. Questi piazzamenti sono il preludio “in sordina” di una vera, imminente esplosione come corridore maturo da Classiche, o invece di un’implosione nel ruolo – tutto di testa – del piazzato? Quanti pugni sul manubrio dovrà tirare chi prima vinceva così facile, quante volte la De Stefano commenterà “Damiano si allontana in fretta arrabbiatissimo”? Speriamo poche, speriamo davvero che questa sia stata la goccia che faccia traboccare il vaso e che la rabbia – sempre tacitata – del veronese si convogli in determinazione agonistica.
Oro abbagliante sul bianco gradino centrale di Pozzato, e tricolore indossato come una bandiera. Un tricolore inseguito a lungo, con podi e piazzamenti in abbondanza (meritatissimi, in senso positivo… quanto negativo). C’è da sperare che la curva della Rivazza di Pozzato si apra qui, verso una diritta infilata di trionfi in tutte le altre gare a cui altrettanto a lungo – e con esiti affini – ha dato la caccia. Cominciando a sventolare al Tour questo tricolore, alla faccia di un’ostilità reciproca tra FCI e ASO che sta danneggiando gravemente – da anni – il movimento italiano nella corsa più importante al mondo. Volata facile, senza avversari veramente veloci quanto lui: ma tutt’altro che facile arrivarci, a questa volata. Una prova di carattere e cattiveria che ci auguriamo di rivedere replicata su tanti altri terreni.
Ma com’è andata la corsa? La gara è stata condotta fin dalle prime battute da una fuga senza nomi di grande peso e senza gli squadroni, che però testimoniava la volontà anche di alcune squadre “minori” (la Flaminia per Caruso, la Diquigiovanni per Bertagnolli) di rendere dura la prova, così come il nobile desiderio di mettersi in luce da parte di corridori penalizzati dai calendari a invito: Angeloni e Riccio (Flaminia), Celli (Diquigiovanni), Palandri (Miche), Loria (Centri Calzatura) e De Maria (Individuale).
Il primo scopo è senz’altro raggiunto con una media ben superiore ai 40km/h in una prima fase che ancor prima del circuito dei Tre Monti già vedeva asperità sul tracciato.
Dietro lavorano, senza dannarsi l’anima, Lampre – numerosissima nel parco iscritti – e ISD, poi tradita da un Visconti nemmeno oggi in giornata.
Ai 50 o poco più dall’arrivo, ormai ripresi da una decina di km gli attaccanti della prima ora, il quart’ultimo passaggio sui tre Monti propone un nuovo importante frazionamento, che avvantaggia diciotto uomini, tra i quali si fa notare (prima di cedere alla successiva selezione) il campione del mondo Ballan.
Lampre e Liquigas sono sempre rappresentate, ma il giro seguente riserva faville, attacchi e contrattacchi, lasciando in avanscoperta – con un vantaggio sempre intorno al mezzo minuto – i soli Marzano (Lampre), Santaromita (Liquigas), Proni (Isd), Stortoni (Csf), Bertolini (Diquigiovanni), Masciarelli Andrea (Acqua & Sapone), Tizza (Carmioro) e Torosantucci (Centri Calzatura).
La collaborazione non è eccelsa, perché mentre Bertolini si profonde in trenate impressionanti, gli atleti che hanno dietro capitani più titolati cercano di approfittare della situazione. Tuttavia dietro manca la determinazione, e solo un’impressionante giro dell’autodromo di Piemontesi della Fuji mantiene il distacco entro i margini, mentre subito dopo sarà Sabatini a incaricarsi di controllare.
Al penultimo passaggio sulla salita il vantaggio regge, e Nibali decide di tentare di sfruttare la fuga come ponte, lanciandosi all’attacco in prossimità della conclusione di un settore impegnativo. La scelta di tempo non è felicissima, fallisce il riaggancio e anche l’evasione.
Davanti l’armonia è definitivamente rotta, si susseguono le azioni personali, ma così il destino della fuga è segnato, e nell’autodromo il peloton è ricompattato sotto l’impulso di una Lampre veemente nelle mani di Bruseghin.
Tutto si deciderà all’ultimo transito per i Tre Monti.
È di nuovo Nibali a provare l’attacco all’arma bianca, ma qui è ben più arduo fare selezione che non sulla Bocchetta. Ripreso il siciliano, si lancia al contrattacco Pellizotti… un buon esempio di strategia “a tenaglia”, ma Nibali non sembra gradire molto, visto che appena ripreso fiato collaborerà con Bertolini e Cunego (con Pozzato lì dietro, al gancio ma appeso) per rientrare.
Solo Bertagnolli è riuscito a tenere in prima battuta la ruota del delfino di Bibione, mentre chi aveva reagito allo scatto di Nibali (i nomi succitati) paga dazio, tant’è che a bagnomaria tra la coppia in fuga e gli inseguitori c’è un quartetto composto da Reda, Canuti, Caruso e Callegarin, con Caruso a fare buona andatura in salita. Sulla vetta, infatti, il quattro-più-due è vicinissimo a farsi sei, e la discesa completa l’opera.
La ventina di secondi di vantaggio potrebbe anche bastare a vedere l’arrivo, se non che dietro si mette in testa al gruppo un impressionante Mazzanti, già espostosi nella precedente discesa in una via di mezzo tra la tentata fuga e l’innalzamento di ritmo; il lavoro del bolognese è semplicemente devastante, e agli alfieri Lampre che gli subentrano nel finale non resta che da completare l’opera (c’è anche uno scatto “del morto” di Ballan…).
La volata tra i venticinque superstiti è concitata, promossa da un ottimo Mori che già si era fatto vedere a ricucire sull’ultima tornata di salita. Il problema, plateale, è che tale volata sembra predisposta per Gavazzi, alla cui ruota non c’è Cunego. Il veronese dichiarerà poi che il giovane compagno di squadra era “il suo ultimo uomo”: non sapremo mai se trattasi di pezza retorica, se proprio Cunego è riuscito a perdere completamente il proprio treno, o se Gavazzi abbia voluto provare la mossa della vita.
Fatto sta che – benché probabilmente il risultato non sarebbe cambiato a fronte della superiorità fisica di Pozzato – la volata Lampre è parsa molto disorganizzata e deludente, specie a fronte del fatto che di uomini disponibili ce n’erano parecchi e che in virtù dell’impegno di Mazzanti una parte di sforzo è stato loro risparmiata. Qualcosa bolle nella pentola blu-fucsia?
L’ordine d’arrivo vede, dietro al podio sopra descritto, proprio Gavazzi, poi un inesauribile Bertolini, il già promettente Marcato quest’anno un po’ appannato dalla collocazione in Vacansoleil (scelta peraltro azzeccata per poter fare le classiche del Nord che gli si addicono), Bosisio – sempre isolato e in ombra, orfano dei capitani, ma bravo ad essere qui –, Gentili per la Flaminia, Scognamiglio (un altro talento di cui si sono perse le tracce) e Callegarin, attivo nel finale a coronare una giornata di grande impegno per la Centri della Calzatura. Indichiamo solo, appena fuori dai dieci, due giovani di belle speranze, Capecchi e soprattutto Zen.
La latitanza di vere ruote veloci, a parte Paolini, non deve però sminuire la netta affermazione di Pozzato, quanto avvalorare la sua capacità di resistere e proporsi efficacemente su un tracciato che si è mostrato in tutte le gare disputate piuttosto selettivo, anche se sulla linea si è presentata un’accolita non proprio sparuta.
Gabriele Bugada
IMOLA, OLTRE LA GARA
I campionati italiani di ciclismo non si limitano al mero esercizio delle competizioni tricolori. Imitando lo scenario imbastito in occasione dei mondiali varesini, gli organizzatori della Placci hanno organizzato un vera e propria fiera, tutta stand, feste e sponsorizzazioni. Soldi in entrata che fanno bene a tutto il movimento, catalizzando investimenti in questo periodo di crisi globale.
Passassero di qua Simon e Garfunkel ci chiederebbero: “Are you going to the Imola fair?”, invece che alla fiera di Scarborough. Già perché più che ad una corsa ciclistica, nei paddock dell’autodromo (e anche qui si rieschia di confondersi) pullulano banchetti a mo’ di fiera. Ecco quindi gli stand (no, banchetti no, troppo paesano) più disparati: Granarolo e Skoda le più in vista, tutte con rigoroso pedigree ciclistico, senza dimenticare il settore locale, tra etichette d’acqua minerale, ad agenzie immobiliari, alle cooperative agricole. “È un nuovo modo per proporre ciclismo al grande pubblico”, spiega Virgilio Rossi, presidente dell’Unione Sportiva Imolese, cervello operativo della manifestazione. “Ci ispiriamo a Varese, che con quello che realizzò in occasione del Mondiale ha tracciato la strada per l’intrattenimento a pedali”.
Difatti il Villaggio Tricolore non si limita agli stand. Fuochi d’artificio, concerti, mostre d’arte (il pittore del ciclismo Tonino Dal Re) e d’epoca (organizzate dall’Associazione Velocipedisti Eroici di Romagna, fonte indispensabile per gli storici del pedale), uno spettacolo teatrale dedicato a Pantani. Puntando il binocolo verso i mondiali, già appaltati sino al 2011 (Mendrisio, Geelong, Copenhagen) ma di lì in poi aperti a chi sforni più idee e logistica. Diretta concorrente sarà Firenze, ufficialmente candidata per il 2013 e per questo gli organizzatori mirano agli anni a venire, onde evitare la concorrenza fratricida che già lasciò con un pugno di mosche le rive del Santerno nel 2004.
Ma ai tempi della crisi, come raggranellare sponsor? “Il prestigio della seconda macchina organizzativa d’Italia è notevole”, mostra il petto Rossi. Ma un piccolo trucchetto ci sarà pure. “In effetti, la prova dei pro vale anche come 59esima Coppa Placci, cosa che ci ha permesso di dirottare diversi contratti già in essere su questo evento”.
Per farsi bella in occasione della prova generale per candidarsi al mondiale, Imola non lascia nulla al caso, nemmeno l’ambiente. L’evento è patrocinato da “Impatto Zero” che, nell’era delle consulenze, offre un servizio di quantificazione delle emissioni di attività e imprese, sulla base dei parametri di Kyoto. Per l’occasione ha imposto di piantare duecento alberi e di usare fonti alternative per produrre l’energia di tutto il Villaggio Tricolore. D’altronde, la bici al giorno d’oggi vive d’un paradosso notevole: sarà anche il mezzo del futuro d’eccellenza (o ecologico, che dir si voglia) però, tra moto e ammiraglie, ad ogni gita fa sgasare un centinaio di motori, meritandosi il titolo di sport tra i più inquinanti a livello professionistico.
Federico Petroni
TOUR DE FRANCE 2009 – IL VADEMECUM
luglio 2, 2009 by Redazione
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Ecco il vademecum sul Tour 2009, per sapere proprio tutto sulla prossima edizione della Grand Boucle: orari, luoghi, velocità, traguardi volanti e GPM. Un “bigino” in piena regola, corredato dalla segnalazione dei siti che le amministrazioni comunali coinvolte dal percorso hanno approntato.
Sito ufficiale del Tour de France: http://www.letour.fr/
1a TAPPA: MONACO – MONACO (Principato di Monaco – cronometro individuale – 15,5 Km)
PARTENZA PRIMO CORRIDORE: ore 16.00, Boulevard Albert 1er
MEDIE PREVISTE: 46 – 47 Km orari
GPM: Côte de Beausoleil (205m – 4a cat. – 7,2 Km al 2,7% – Km 7,5)
ARRIVO: l’arrivo dell’ultimo corridore è previsto a Monaco, in Quai Albert 1er (Port Hercule), alle ore 19.28 circa. Previsti circa 20 minuti di gara.
QUARTIERTAPPA: Grimaldi Forum
Siti dedicati: http://www.letour.fr/2009/TDF/COURSE/fr/grand_depart_2009.html, http://www.monacoaccueilleletour.com/
2a TAPPA: MONACO (Principato di Monaco) – BRIGNOLES (187 Km)
PARTENZA: ore 12.20, La Rascasse
VIA VOLANTE: ore 12.45, D.6007
MEDIE PREVISTE: 40 – 44 Km orari
SPRINT: Nizza (Km 27), tra le 13.22 e le 13.26; Fayence (Km 91,5), tra le 14.50 e le 15.02; Lorgues (Km 138), tra le 15.53 e le 16.12
ZONA RIFORNIMENTO: Garron, Km 109
GPM: La Turbie (491m – 3a cat. – 8,6 Km al 4,3% – Km 8,5) tra le 12.57 e le 12.58; Côte de Roquefort-les-Pins (218m – 4a cat. – 4,3 Km al 4% – Km 49,5) tra le 13.53 e le 13.59; Côte de Tournon (270m – 4a cat. – 4,2 Km al 3,6% – Km 81,5) tra le 14.36 e le 14.47; Col de l’Ange (260m – 4a cat. – 1,5 Km al 3,6% – Km 129) tra le 15.41 e le 15.59
ARRIVO: a Brignoles, in Avenue Foch, tra le 17.00 e le 17.26
Siti dedicati: http://www.letour.fr/2009/TDF/COURSE/fr/grand_depart_2009.html, http://www.monacoaccueilleletour.com/, http://www.ville-brignoles.fr/
3a TAPPA: MARSIGLIA – LA GRANDE MOTTE (196,5 Km)
PARTENZA: ore 12.40
VIA VOLANTE: ore 13.00, D.568
MEDIE PREVISTE: 44 – 48 Km orari
SPRINT: La Fare-Les-Oliviers (Km 48,5), tra le 14.01 e le 14.06; Mouries (Km 90,5), tra le 14.53 e le 15.03; Arles (Km 118,5), tra le 15.28 e le 15.42
ZONA RIFORNIMENTO: Paradou, Km 104,5
GPM: Côte de Calissanne (126m – 4a cat. – 1,3 Km al 5,5% – Km 56) tra le 14.10 e le 14.16; Col de la Vayède (183m – 4a cat. – 0,7 Km al 7,4% – Km 102) tra le 15.08 e le 15.19
ARRIVO: a La Grande Motte, in Avenue Robert Fages, tra le 17.06 e le 17.28
Siti dedicati:
4a TAPPA: MONTPELLIER – MONTPELLIER (cronometro a squadre – 39 Km)
PARTENZA PRIMA SQUADRA: ore 14.30, Place de la Comédie
MEDIE PREVISTE: 54 – 55 Km orari
RILEVAMENTO TEMPI INTERMEDI: Grabels (Km 10), Murviel-Les-Montpellier (Km 19,5), Pignan (Km 30,5)
ARRIVO: l’arrivo dell’ultima squadra è previsto a Montpellier, in Avenue de Vanières (stade Yves du Manoir), alle ore 17.26 circa. Previsti circa 43 minuti di gara.
Siti dedicati: http://www.montpellier.fr/2332-tour-de-france-2009.htm
5a TAPPA: LE CAP D’AGDE – PERPIGNAN (196,5 Km)
RITROVO DI PARTENZA: centro nautico, parcheggio Plage Richelieu Est
PARTENZA: ore 12.25, avenue du Passeur Challiès
VIA VOLANTE: ore 12.45, D.13
MEDIE PREVISTE: 42 – 46 Km orari
SPRINT: Capestang (Km 40,5), tra le 13.38 e le 13.43; Saint-Jean-De-Barrou (Km 107,5), tra le 15.05 e le 15.19; Canet-en-Roussillon (Km 158,5), tra le 16.12 e le 16.31
ZONA RIFORNIMENTO: Thezan-Des-Corbieres, Km 88
GPM: Col de Feuilla (250m – 4a cat. – 4 Km al 3,3% – Km 112,5) tra le 15.12 e le 15.26; Côte de Treilles (219m – 4a cat. – 1,3 Km al 4,2% – Km 116,5) tra le 15.17 e le 15.31
ARRIVO: a Perpignan, Place de Catalogne, tra le 17.01 e le 17.26
Siti dedicati: http://www.ville-agde.fr/index.php?desc=co&action=visualisationPublic&idEvt=1866, http://www.capdagde.com/fiche-presentation_agenda-1194-FR-Y-OTCAPDAGDE-TRDEFRANCE-SORTIR_SOIREES.html
6a TAPPA: GERONA (Spagna) – BARCELLONA (Spagna – 181,5 Km)
PARTENZA: ore 12.45, Rellotge de la Devesa
VIA VOLANTE: ore 12.45, Calle de Gerona (C 250)
MEDIE PREVISTE: 40 – 44 Km orari
SPRINT: Lloret de Mar (Km 64), tra le 14.22 e le 14.31; Sant Pol de Mar (Km 85,5), tra le 14.52 e le 15.03; Cardedeu (Km 132,5), tra le 15.56 e le 16.14
ZONA RIFORNIMENTO: Can Villa, Km 88
GPM: Côte de Sant Feliu de Guixols (120m – 4a cat. – 2 Km al 5,4% – Km 32) tra le 13.39 e le 13.43; Côte de Tossa de Mar (175m – 4a cat. – 3,8 Km al 4,2% – Km 55) tra le 14.10 e le 14.18; Côte de Sant Vicenc de Montalt (202m – 3a cat. – 3,3 Km al 5,2% – Km 98) tra le 15.09 e le 15.22; Collsacreu (345m – 3a cat. – 4,1 Km al 5,2% – Km 110) tra le 15.25 e le 15.40; Côte de la Conreria (330m – 4a cat. – 4,7 Km al 4,5% – Km 159) tra le 16.32 e le 16.54
ARRIVO: a Barcellona, in Avinguda de l’Estadi, tra le 17.03 e le 17.27
Siti dedicati: http://www.ajuntament.gi/tour/cat/index.php, http://w3.bcn.es/ab/asia/agenda/controller/0,2314,1653_1800_1,00.html?accio=fitxa_ag&idActe=99400222933
7a TAPPA: BARCELLONA (Spagna) – ANDORRA ARCALIS (Andorra – 244 Km)
PARTENZA: ore 10.50, Avinguda de la Reina Maria Cristina (Torres Venecianas)
VIA VOLANTE: ore 11.10, Carretera de St. Cugat (BP.1417)
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: Solsona (Km 105), tra le 13.38 e le 13.57; Andorra La Vella (Km 196), tra le 15.53 e le 16.27; La Cortinada (Km 207,5), tra le 16.09 e le 16.45
ZONA RIFORNIMENTO: Solsona, Km 105,5
GPM: Côte de Montserrat (435m – 4a cat. – 4 Km al 3,8% – Km 32) tra le 11.55 e le 12.01; Port de Solsona (708m – 3a cat. – 5,8 Km al 4,3% – Km 97) tra le 13.26 e le 13.44; Col de Serra-Seca (1160m – 1a cat. – 7,7 Km al 7,1% – Km 127) tra le 14.18 e le 14.41; Port del Comte (1249m – 3a cat. – 3,1 Km al 5,3% – Km 136,5) tra le 14.29 e le 14.52; Andorra Arcalis (2240m – H.C. – 10,6 Km al 7,1% – arrivo).
ARRIVO: ad Andorra Arcalis, tra le 16.46 e le 17.23
Siti dedicati: http://w3.bcn.es/ab/asia/agenda/controller/0,2314,1653_1800_1,00.html?accio=fitxa_ag&idActe=99400222933
8a TAPPA: ANDORRA LA VELLA (Andorra) – SAINT GIRONS (176,5 Km)
PARTENZA: ore 12.20, La Bartra
VIA VOLANTE: ore 12.30, CG.2
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: Luzenac (Km 67), tra le 14.18 e le 14.22; Tarascon-sur-Ariege (Km 85), tra le 14.38 e le 14.51; Vic d’Oust (Km 159,5), tra le 16.35 e le 16.36
ZONA RIFORNIMENTO: Tarascon-sur-Ariege, Km 105,5
GPM: Port d’Envalira (2408m – 1a cat. – 23,2 Km al 5,1% – Km 23,5) tra le 13.33 e le 13.34; Col de Port (1250m – 2a cat. – 11,4 Km al 5,5% – Km 102) tra le 15.15 e le 15.32; Col d’Agnès (1570m – 1a cat. – 12,4 Km al 6,6% – Km 132,5) tra le 16.55 e le 17.24
ARRIVO: a Saint Girons, place du 8 mai 1945, tra le 16.55 e le 17.24
Siti dedicati: http://www.ville-st-girons.fr/
9a TAPPA: SAINT GAUDENS – TARBES (160,5 Km)
RITROVO DI PARTENZA: place du Pilat
PARTENZA: ore 12.25, Rue des Compagnons du Tour de France
VIA VOLANTE: ore 12.35, RN 117 (chateau d’eau de Valentine)
MEDIE PREVISTE: 37 – 41 Km orari
SPRINT: Sarrancolin (Km 41,5), tra le 13.26 e le 13.35; Lau-Balagnas (Km 125,5), tra le 15.47 e le 16.04; Lourdes (Km 139), tra le 16.04 e le 16.24
ZONA RIFORNIMENTO: Sainte-Marie-de-Campan, Km 73,5
GPM: Col d’Aspin (1490m – 1a cat. – 12,3 Km al 6,4% – Km 60,5) tra le 14.08 e le 14.19; Col du Tourmalet (2115m – H.C. – 17,1 Km al 7,4% – Km 90) tra le 15.08 e le 15.21
ARRIVO: a Tarbes, tra le 16.30 e le 16.55
Siti dedicati: http://www.stgo.fr/le-tour-de-france
LUNEDI’ 13 LUGLIO – Primo giorno di riposo
10a TAPPA: LIMOGES – ISSOUDUN (194,5 Km)
PARTENZA: ore 12.30
VIA VOLANTE: ore 12.40, D.29
MEDIE PREVISTE: 41 – 45 Km orari
SPRINT: Lauriere (Km 44), tra le 13.39 e le 13.44; Aigurande (Km 122,5), tra le 15.23 e le 15.39; Saint-Août (Km 167,5), tra le 16.23 e le 16.45
ZONA RIFORNIMENTO: Glenic, Km 93
GPM: Côte de Salvanet (340m – 4a cat. – 1,8 Km al 4,5% – Km 12,5) tra le 12.57 e le 12.58; Côte de Saint-Laurent-les-Eglises (396m – 4a cat. – 2 Km al 5,3% – Km 27,5) tra le 13.17 e le 13.20; Côte de Bénévent-l’Abbaye (465m – 4a cat. – 1,8 Km al 3,4% – Km 58,5) tra le 13.58 e le 14.06
ARRIVO: a Issoudun, Boulevard Roosevelt,tra le 16.59 e le 17.25
Siti dedicati: http://www.issoudun.fr/page.php?id=actualite&viewnews&newsid=1134
11a TAPPA: VATAN – SAINT-FARGEAU (192 Km)
PARTENZA: ore 12.45
VIA VOLANTE: ore 12.55, D.2
MEDIE PREVISTE: 42 – 46 Km orari
SPRINT: Quincy (Km 26,5), tra le 13.30 e le 13.33; Saint-Ceols (Km 73,5), tra le 14.31 e le 14.40; Suilly-La-Tour (Km 114,5), tra le 15.24 e le 15.39
ZONA RIFORNIMENTO: Saint-Bouize, Km 96,5
GPM: Côte d’Allogny (267m – 4a cat. – 1,5 Km al 4,5% – Km 45,5) tra le 13.54 e le 14.00; Côte de Perreuse (342m – 4a cat. – 2 Km al 4,6% – Km 150) tra le 16.11 e le 16.29
ARRIVO: a Saint Fargeau, tra le 17.05 e le 17.29
Siti dedicati: http://www.lyonne.com/page.php?lg=fr&rub=05&srub=99&ssrub=02, http://www.ville-saint-fargeau.fr/fr/ville-etape-tour-de-france_07.html
12a TAPPA: TONNERRE – VITTEL (211,5 Km)
PARTENZA: ore 12.25
VIA VOLANTE: ore 12.40, D.905
MEDIE PREVISTE: 41 – 45 Km orari
SPRINT: Channes (Km 32), tra le 13.23 e le 13.27; Longchamp-sur-Aujon (Km 90), tra le 14.40 e le 14.52; Saint-Thiebault (Km 169), tra le 16.25 e le 16.47
ZONA RIFORNIMENTO: Juzennecourt, Km 111,5
GPM: Côte de Baon (257m – 4a cat. – 2,2 Km al 4,2% – Km 19) tra le 13.05 e le 13.08; Côte de Gye-sur-Seine (281m – 4a cat. – 2,4 Km al 4,4% – Km 55) tra le 13.53 e le 14.00; Côte d’Essoyes (298m – 4a cat. – 2,2 Km al 5% – Km 64,5) tra le 14.06 e le 14.14; Côte des Grands-Bois (413m – 4a cat. – 2,3 Km al 5% – Km 150) tra le 16.00 e le 16.20; Côte de Morlaix (432m – 4a cat. – 2,1 Km al 4,2% – Km 156,5) tra le 16.09 e le 16.29; Côte de Bourmont (403m – 3a cat. – 0,8 Km al 11,1% – Km 170,5) tra le 16.27 e le 16.50
ARRIVO: a Vittel, D.42.g,tra le 17.22 e le 17.50
Siti dedicati: http://www.lyonne.com/page.php?lg=fr&rub=05&srub=99&ssrub=02,
13a TAPPA: VITTEL – COLMAR (200 Km)
PARTENZA: ore 12.15
VIA VOLANTE: ore 12.40, D.229
MEDIE PREVISTE: 38 – 42 Km orari
SPRINT: Xertigny (Km 43,5), tra le 13.22 e le 13.32; Gerardmer (Km 88,5), tra le 14.20 e le 14.41; Luttenbach (Km 124), tra le 15.14 e le 15.37
ZONA RIFORNIMENTO: Xonrupt-Longemer, Km 94,5
GPM: Côte de Xertigny (588m – 3a cat. – 2 Km al 5,3% – Km 46) tra le 13.25 e le 13.36; Col de la Schlucht (1139m – 2a cat. – 8,9 Km al 4,2% – Km 105) tra le 14.55 e le 15.17; Col du Platzerwasel (1193m – 1a cat. – 8,7 Km al 7,6% – Km 138,5) tra le 15.46 e le 16.10; Col du Bannstein (483m – 3a cat. – 2,1 Km al 5,1% – Km 165,5) tra le 16.14 e le 16.38; Col du Firstplan (722m – 2a cat. – 8,4 Km al 5,4% – Km 179,5) tra le 16.44 e le 17.09
ARRIVO: a Colmar, Avenue de la République, tra le 17.04 e le 17.30
Siti dedicati: http://www.ville-colmar.fr/adv/sport/tdf_2009/tdf_2009.htm
14a TAPPA: COLMAR – BESANÇON (199 Km)
PARTENZA: ore 12.30, Avenue de la République
VIA VOLANTE: ore 12.40, D.13
MEDIE PREVISTE: 41 – 45 Km orari
SPRINT: Pulversheim (Km 34), tra le 13.25 e le 13.30; Dannemarie (Km 67), tra le 14.09 e le 14.18; Baume-Les-Dames (Km 161,5), tra le 16.15 e le 16.36
ZONA RIFORNIMENTO: Delle, Km 87
GPM: Côte de Lebetain (490m – 3a cat. – 2,4 Km al 4,4% – Km 90,5) tra le 14.41 e le 14.52; Côte de Blamont (558m – 3a cat. – 2,9 Km al 4,9% – Km 111,5) tra le 15.09 e le 15.23
ARRIVO: a Colmar, Avenue de la République, tra le 17.04 e le 17.30
Siti dedicati: http://www.ville-colmar.fr/adv/sport/tdf_2009/tdf_2009.htm, http://www.besancon.fr/index.php?p=974&art_id=3235
15a TAPPA: PONTARLIER – VERBIER (Svizzera – 207,5 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 10.50, Place J. Pagnier
PARTENZA: ore 12.00, Rue des Bernardines
VIA VOLANTE: ore 12.05, Avenue de l’Armée de l’Est (N 57)
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: Thierrens (Km 56,5), tra le 13.23 e le 13.35; Martigny (Km 181), tra le 16.28 e le 16.59
ZONA RIFORNIMENTO: Epagny, Km 99,5
GPM: Côte du Rafour (1084m – 3a cat. – 3,7 Km al 5,1% – Km tra le 12.16 e le 12.18; Col des Etroits (1153m – 3a cat. – 1,5 Km al 5% – Km 18,5) tra le 12.31 e le 12.34; Côte de La Carrière (791m – 3a cat. – 6,3 Km al 4,4% – Km 54) tra le 13.20 e le 13.31; Côte de Prévonloup (760m – 3a cat. – 4,5 Km al 4,7% – Km 74) tra le 13.48 e le 14.03; Col des Mosses (1445m – 2a cat. – 13,8 Km al 4% – Km 135) tra le 15.31 e le 15.56; Verbier (1468m – 1a cat. – 8,8 Km al 7,5% – arrivo)
ARRIVO: a Verbier, tra le 17.16 e le 17.51
Siti dedicati: http://www.ville-pontarlier.fr/accueil/pub/tour-de-france-2009/tour-de-france-2009.php, http://www.letourenvalais.ch/
LUNEDI’ 20 LUGLIO – Secondo giorno di riposo
16a TAPPA: MARTIGNY (Svizzera) – BOURG-SAINT-MAURICE (159 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 9.45, Place de Rome
PARTENZA: ore 12.55, Place Centrale
VIA VOLANTE: ore 13.00, E 27
MEDIE PREVISTE: 34 – 38 Km orari
SPRINT: Sarre (Km 78,5), tra le 15.06 e le 15.18; Pre-Saint-Didier (Km 106), tra le 15.39 e le 16.07
ZONA RIFORNIMENTO: Saint-Pierre, Km 83
GPM: Col du Grand-Saint-Bernard (2473m – H.C. – 24,4 Km al 6,2% – Km 40,5) tra le 14.26 e le 14.35; Col du Petit-Saint-Bernard (2188m – 1a cat. – 22,6 Km al 5,1% – Km 128) tra le 16.39 e le 17.07
ARRIVO: a Bourg-Saint-Maurice, tra le 17.11 e le 17.47
Siti dedicati: http://www.letourenvalais.ch/
17a TAPPA: BOURG-SAINT-MAURICE – LE-GRAND-BORNAND (169,5Km)
PARTENZA: ore 12.20
VIA VOLANTE: ore 13.00, D 902
MEDIE PREVISTE: 33 – 37 Km orari
SPRINT: Praz-sur-Arly (Km 75,5), tra le 14.39 e le 14.43; Cluses (Km 126), tra le 15.47 e le 16.15
ZONA RIFORNIMENTO: Oex, Km 98,5
GPM: Cormet de Roselend (1968m – 1a cat – 18,1 Km al 5,7% – Km 18) attorno alle 13.14; Col des Saisies (1650m – 1a cat. – 15,1 Km al 6% – Km 56) tra le 14.19 e le 14.20; Côte d’Araches (964m – 2a cat. – 6,3 Km al 7% – Km 111,5) tra le 15.30 e le 15.51; Col de Romme (1297m – 1a cat. – 8,8 Km al 8,9% – Km 140,5) tra le 16.17 e le 16.48; Col de la Colombière (1618m – 1a cat. – 7,5 Km al 8,5% – Km 154,5) tra le 16.44 e le 17.16;
ARRIVO: a Le-Grand-Bornand, tra le 17.00 e le 17.33
Siti dedicati:
18a TAPPA: ANNECY – ANNECY (cronometro individuale – 40,5 Km)
PARTENZA PRIMO CORRIDORE: ore 11.10, place de l’Hôtel de Ville
MEDIE PREVISTE: 47 Km orari
RILEVAMENTO TEMPI INTERMEDI: Doussard (Km 18), Talloires (Km 25), Côte de Bluffy (Km 28,5), Annecy-Le-Vieux (Km 37)
ZONA RIFORNIMENTO: Talloires, Km 25
GPM: Côte de Bluffy (734m – 3a cat. – Km 28,5)
ARRIVO: l’arrivo dell’ultimo corridore è previsto a Annecy, in Avenue d’Albigny, alle ore 17.38 circa. Previsti circa 50 minuti di gara.
Siti dedicati: http://www.annecy.fr/index.php?id=661, http://www.annecy.fr/index.php?id=666#par2042,
19a TAPPA: BOURGOIN-JALLIEU – AUBENAS (178Km)
RITROVO DI PARRTENZA: ore 11.35, Place Charles Diederichs,
PARTENZA: ore 12.45
VIA VOLANTE: ore 12.50, D.522
MEDIE PREVISTE: 39 – 43 Km orari
SPRINT: Le Rival (Km 33), tra le 13.33 e le 13.38; Saint-Julien-en-Saint-Alban (Km 141), tra le 15.53 e le 16.16
ZONA RIFORNIMENTO: Bourg-de-Peage, Km 83
GPM: Côte de Culin (512m – 4a cat – 2,6 Km al 5,6% – Km 6,5) tra le 12.58 e le 13.00; Côte de la Forêt de Chambaran (627m – 4a cat. – 3,1 Km al 6,4% – Km 40,5) tra le 13.43 e le 13.49; Col de l’Escrinet (787m – 3a cat. – 14 Km al 4,1% – Km 162) tra le 16.40 e le 17.05
ARRIVO: ad Aubenas, Avenue de Roqua, tra le 16.58 e le 17.24
Siti dedicati: http://www.bourgoinjallieu.fr/1254-tour-de-france-2009.htm, http://www.aubenas-letour.fr/
20a TAPPA: MONTÉLIMAR– MONT VENTOUX (167 Km)
PARTENZA: ore 11.40
VIA VOLANTE: ore 11.50, D.4
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: Les Pilles (Km 48), tra le 12.54 e le 13.03; Mormoiron (Km 138,5), tra le 14.53 e le 15.20
ZONA RIFORNIMENTO: Eygaliers, Km 78
GPM: Côte de Citelle (428m – 3a cat – 5,2 Km al 3,9% – Km 14) tra le 12.09 e le 12.11; Col d’Ey (718m – 3a cat. – 6,7 Km al 4,8% – Km 65,5) tra le 13.17 e le 13.29; Col de Fontaube (630m – 4a cat. – 4,7 Km al 4,2% – Km 162) tra le 13.45 e le 14.02; Col des Abeilles (996m – 3a cat. – 7,7 Km al 4% – Km 121,5) tra le 14.31 e le 14.54; Mont Ventoux (1912m – H.C. – 21,1 Km al 7,6% – arrivo)
ARRIVO: sul Mont Ventoux, Osservatorio, tra le 16.01 e le 16.28
Siti dedicati: http://www.letapedutour.com/ (Etape du Tour Mondovélo 2009), http://www.etape-ventoux.com/
21a TAPPA: MONTEREAU-FAULT-YONNE – PARIGI (164 Km)
PARTENZA: ore 13.20
VIA VOLANTE: ore 13.30, D.67
MEDIE PREVISTE: 38 – 42 Km orari
SPRINT: Haut des Champs-Elysées – 2° passaggio (Km 120), tra le 16.21 e le 16.39; Haut des Champs-Elysées – 4° passaggio (Km 133), tra le 16.21 e le 16.39
ZONA RIFORNIMENTO: Saint-Maurice, Km 101
ARRIVO: a Parigi, Avenue des Champs-Élysées, tra le 17.36 e le 17.49
Siti dedicati: http://www.ville-montereau77.fr/montereau/2008/10/montereau-derni.html#more
POZZATO, CAMPIONE NAÏF
luglio 2, 2009 by Redazione
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Vittoria della maturità? Sblocco psicologico? Maledizione sfatata? Vuota retorica. La vittoria al campionato italiano di Filippo Pozzato non è un punto di rottura nella carriera del vicentino bensì una conferma del suo ciclismo estemporaneo e naïf.
Di Federico Petroni
E venne il giorno di Filippo Pozzato: Imola, i Tre Monti, il tricolore. Nelle vittorie, questo bel figlio dell’amore mai è banale. Di questi fatidici giorni che rompono la cosiddetta crisalide, però, ne sono venuti tanti nella storia d’un talento che perennemente danza sul crinale tra il tuffo nella vittoria e l’abisso della sconfitta. La Sanremo del 2006, con una fuga mozzafiato, le tappe al Tour nel 2004 e nel 2007, colte in arcigne volate, la vibrante campagna del nord del 2009, tutte lucciole nella notte o, meglio, nella penombra, zampilli di talento che, ben calibrato, avrebbe del torrentizio.
È inutile e vuota retorica invocare “la vittoria della maturità” o “lo sblocco psicologico”: Pozzato più non fa parte della Giovine Italia (è dell’81, come Cancellara) né sarà mai un ciclista mazziniano, con esso intendendo un audace scardinatore di corse. Difficile che abbia ascoltato la canzone della folk singer Allison Krauss “Let your loss be your lesson”. Fosse un attore, lo definiremmo improvvisatore. Fosse un artista, lo etichetteremmo Naïf. È invece corridore ed un posto nel continuum scarso-campione bisogna pure trovarglielo. I più melliflui, parlando di superficialità e dabbenaggine, lo collocano nell’archivio “Gioventù bruciata”.
“Qualche problemino di concentrazione ce l’ha”, ammette candidamente Luca Mazzanti, il bolognese da quest’anno alla Katusha chioccia nonché scudiero del nostro. Spesso si rimprovera a Pozzato di scialacquare ghiotte occasioni, di avere in mano buone carte ma perdersi in bluff scalcagnati. Le sue sconfitte lasciano un retrogusto amaro imputabile solo al buon vino che sa di tappo. In sostanza, non dà mai l’impressione di spremersi sino in fondo.
Pozzato la prende con (grezza) filosofia. “Le gambe ci sono sempre, peccato che nel ciclismo non contino solo quelle ma anche la fortuna. Le corse sono così, purtroppo o per fortuna: è il bello del ciclismo”. In verità, il bello del ciclismo è lui, l’Adone di Sandrigo, i cui boccoli, fossero biondi, gli varrebbero l’appellativo Goldilocks (Boccolidoro, appunto). Peccato sia castano: boccoli-di-bronzo non sta bene. Meglio Goldilocks. Tanto bello, si diceva, da attirare su di sé le facili ironie del ragazzo fascinoso “non insensibile” alla bella vita, alle belle macchine, alle belle donne.
Inciso alla filosofia democritea di Goldilocks: conterebbe anche la testa ma da chi ha come stratega Andrei Tchmil per il quale, pur audace cacciatore di classiche, “ci si ricorda più di chi vince il Laigueglia che di chi vince la quattordicesima tappa del Tour” (parole di Pozzato), non ci si può attendere troppo acume tattico.
Continuare nel tiro al piccione, oltre a non essere cortese, è sport troppo inflazionato. Qualche lancia da spezzare a favore di Goldilocks ci sarà pure. Dice il savio Mazzanti: “Tra gli juniores era fulmine. Batteva persino Cancellara, del quale a mio modo di vedere è e resta più forte. Anche se l’elvetico ha appena vinto il Giro di Svizzera, Pozzato ha per me più tenuta in salita e più esplosività in volata. Anche a crono, badate bene, prometteva bene”. Già, la crono. Purtroppo Goldilocks ha pure il difetto d’esser nato in Italia, paese in cui se inforchi una bici da cronometro ti prendono minimo per matto. Finché organizzeremo campionati italiani contro il tempo di trenta miseri chilometri, finché non obbligheremo tutte le corse a tappe ad inserirne nel menu, finché non nascerà una scuola apposita, nessuno avrà per la testa il grillo di applicarsi nella disciplina.
Ma queste sono considerazioni a margine. Torniamo alle lance da spezzare. Mazzanti aveva colto il punto. Goldilocks è forte in tutto, peccato incontri percorsi sempre o troppo duri o troppo teneri per le sue caratteristiche. E non è una critica venata di ironia, è una constatazione. Tuttavia, il circuito di Imola, fetente ma non impossibile, come ha dimostrato una volata a 24 corridori, congiungeva magicamente tutti gli astri perché nel cielo di Goldilocks splendesse finalmente il sole. E perché la sua tattica “nicchia e lascia sfogare” pagasse ampi dividendi: sbolliti gli altrui affondi (Nibali, Pellizotti e Bertagnolli) e giocato sempre di riserva, il vicentino è potuto arrivare più fresco di un generoso Cunego al dunque. Curiosità: nel 1997, sempre in Romagna a Savignano, Pozzato batté proprio Cunego nel campionato italiano allievi.
Ingrediente fondamentale per poter cantare l’Inno di Mameli è stato Mazzanti, il classico cacio sui maccheroni. Goldilocks s’è potuto avvalere d’un gregario onesto, leale e, perché no, dotato: il bolognese è entrato in tutte le fughe, chiuso tutti i buchi, menato il plotone all’occorrenza e ha fatto per diciotto, tanti erano in casa Lampre. Minimo un cero alla Madonna di San Luca (che si spera protegga gli omonimi) se lo merita. Di questo avviso è pure Orlando Maini, diesse della Katusha, all’arrivo zompato addosso a Mazzanti urlandogli in dialetto: “Benessum, al zinquant par zant dla vitoria l’è al to!” Il senso è chiaro.
Sarebbe peccato non rimarcare come a Goldilocks sembri calzare a pennello la prova tricolore. Ad Imola, infatti, se proprio una maledizione s’è sfatata, è quella dei piazzamenti nei campionati italiani. Secondo a Saltara 2003, saltato da Bettini. Secondo a Pescara 2005, irretito da Gasparotto. Quarto a Genova 2007, anticipato da Visconti. Terzo a Bergamo 2008, beffato da Simeoni. Si prendesse a punti, la maglia tricolore sarebbe sua a vita. Ma non siamo alla Coop. In ogni caso, come riconosce Mazzanti senza peli sullo stomaco “finalmente un corridore degno indossa il tricolore”. Già, il tricolore, che per la prima volta garrì proprio nel vento emiliano, a Reggio, nel 1797, vessillo della Repubblica Cispadana: meriterebbe sempre le spalle d’un campione ma quando sono i campioni a disertare (vedi Bennati, Di Luca e Petacchi) e quando nel ciclismo vigono certe assurde logiche, impossibile non assistere a gare dimezzate nel valore.
Tornando a Goldilocks, l’equazione lo vorrebbe grande interprete dei mondiali e per questo, riflesso nel biancorossoverde della nuova casacca, c’è il sogno di convincere il cittì Ballerini a fare di lui una cariatide della nazionale. Ma vatti a fidare… Ecco qual è, forse, la vera maledizione che aleggia intorno a Pozzato e di cui Goldilocks è in prima persona fabbro. Non finirà a cantare, come Gerard nell’Andrea Chenier, “son sessant’anni o vecchio che tu servi” ma, crediamo, mai si affrancherà dall’etichetta del corridore che, per vincerne una, cento ne perde. Il suo ciclismo è così, estemporaneo come uno scroscio sulle messi. Basta accettarlo.
Federico Petroni