30-07-2009
luglio 31, 2009 by Redazione
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GIRO DI DANIMARCA
Il danese Nicki Sørensen (Team Saxo Bank) ha vinto la seconda tappa, Aars – Århus, percorrendo 190 km in 4h50′27″, alla media di 39,249 Km/h. Ha preceduto di 20″ la volata del gruppo, regolata dal connazionale Breschel sul tedesco Reimer. Miglior italiano, Enrico Rossi (Ceramica Flaminia – Bossini Docce), 12°. Sørensen passa in testa alla classifica, con 11″ su Breschel e 22″ sull’australiano Gerrans. Miglior italiano Maurizio Biondo (Ceramica Flaminia – Bossini Docce), 11° a 30″.
MAZOVIA TOUR (Polonia)
Lo slovacco Peter Sagan (Dukla Trencin Merida) ha vinto la seconda tappa, Zwoleń – Kozienice, percorrendo 156,6 Km in 3h33′14″, alla media di 44,064 Km/h . Preceduti allo sprint i polacchi Jeżowski e Rudnicki.
Sagan è il nuovo leader della classifica, con lo stesso tempo di Jeżowski. Terzo a 6″ il polacco Radosz.
TOUR ALSACE
Il belga Niels Albert (Bkcp – Powerplus) ha vinto la seconda tappa, Bioscope – Cernay, percorrendo 171,5 Km in 4h25′30″, alla media di 38,757 Km/h. Preceduti allo sprint i tedeschi Schneider e Retschke. Unico italiano in gara, Fabio Gilioli (Amore & Vita – McDonald’s) si è piazzata 6°.
Passa in testa alla classifica lo svizzero Simon Zahner (Bürgis Cycling Team), con 6″ sul ceco Petrus e 54″ sul francese Barle. Gilioli è 13° a 2′03″.
CRITERIUM DI DIGIONE
Il francese Christophe Moreau (Agritubel) ha vinto il criterium francese. Preceduti i connazionali Dumoulin e Ricci Poggi. Rinaldo Nocentini (AG2R la Mondiale) ha conquistato il premio per la combattività.
GALA TOUR DE FRANCE
Il lussemburghese Fränk Schleck (Saxo Bank) ha vinto il criterium lussemburghese. Preceduti di 3″ l’italiano Alessandro Ballan (Lampre – NGC) e il lussemburghese Kirchen. In gara anche Simoni (5° a 6″) e Bertolini (11° a 15″)
SANDEFJORD GRAND PRIX
Il norvegese Edvald Boasson Hagen (Team Columbia HTC) ha vinto il criterium norvegese. Preceduti di 10″ i connazionali Kristoff e Rasch.
29-07-2009
luglio 30, 2009 by Redazione
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TOUR DE WALLONIE (Belgio)
L’australiano Matthew Goss (Team Saxo Bank) ha vinto la quinta ed ultima tappa, Ottignies – Tournai, percorrendo 172,9 km in 3h53′56″, alla media di 44,345 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’argentino Haedo e l’olandese Van Dijk. In gara gli italiani Marco Marcato (7°, stesso tempo) e Matteo Carrara (77°, 17″), entrambi del Vacansoleil Pro Cycling Team. Il francese Julien El Fares (Cofidis, Le Credit en Ligne) si impone con 31″ e 49″ sui russi Brutt e Kolobnev. Marcato 34° a 36′04″, Carrara 63° a 38′32″.
GIRO DI DANIMARCA
Il danese Matti Breschel (Team Saxo Bank) ha vinto la prima tappa, Hirtshals – Rebild, percorrendo 175 km in 4h13′10″, alla media di 41,474 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Gerrans e il danese Pedersen. Miglior italiano, Maurizio Biondo (Ceramica Flaminia – Bossini Docce), 10°. La prima classifica vede in testa Breschel con 4″ su Gerrans e sul britannico Hunt. Maurizio Biondo 13° a 10″.
MAZOVIA TOUR (Polonia)
Il bielorusso Siarhei Novikau (Belarus) ha vinto la prima tappa, Siedlce – Warszawa Rembertów, percorrendo 161 Km in 3h31′53″, alla media di 45,591 Km/h . Preceduti gli slovacchi Kovac (allo sprint) e Sagan (di 35″).
Novikau passa in testa alla classifica, con 4″ su Kovac e 39″ sul polacco Radosz.
TOUR ALSACE
Il norvegese Frederik Wilmann (Joker – Bianchi) ha vinto la prima tappa, Strasburgo – Bischoffsheim, percorrendo 152,6 Km in 3h47′58″, alla media di 40,163 Km/h. Preceduti di 1″ l’olandese Sneeboer e il tedesco Dressler. Unico italiano in gara, Fabio Gilioli (Amore & Vita – McDonald’s) si è piazzata 127° a 2′38″.
In classifica, Wilmann ha 5″ su Sneeboer e 7″ su Dressler. Gilioli è 127° a 2′48″
CRITERIUM INNESTADT
L’austriaco Bernhard Eisel (Team Columbia – HTC) ha vinto il criterium austriaco. Preceduti il connazionale Pichler e l’italiano Franco Pellizotti (Liquigas)
BROKER NATOUR CRITERIUM (disputato il 28)
Il norvegese Thor Hushovd (Cervelo Test Team) ha vinto il criterium belga. Preceduti allo sprint i belgi Boonen e Van Den Broeck. Unico italiano in gara, Ivan Basso (Liquigas) si è piazzato 9°.
ACHT VAN CHAAM
L’olandese Laurens Ten Dam (Rabobank) ha vinto il criterium olandese. Preceduti il lussemburghese Andy Schleck e l’olandese De Jongh. Unico italiano in gara, Ivan Basso (Liquigas) si è piazzato 7°.
UN DIABLO AL GIORNO
“Salviamo il ciclismo”: questo il motto che il Diablo vorrebbe apporre alle proprie valutazioni complessive su un Tour de France 2009 molto ma molto strano, segnato fortemente dalla presenza di Armstrong e dal predominio imposto anche tramite Bruyneel: segnato, cambiato, “mutato”…e non certo in meglio.
A cura di Gabriele Bugada
Esordisco con una metafora: il Tour era l’università del ciclismo, ma a quanto abbiamo visto possiamo tranquillamente dire che questa università è stata retrocessa a liceo; ovverosia: “bisogna ancora decidere che cosa faremo dopo… che cosa faremo da grandi!”.
Non è un bello scenario, quello che ci ha prospettato questo Tour: la responsabilità sarà anche del tracciato, che molti hanno definito “piatto”, ma io dico che qualcosa di “piatto” (o per meglio dire qualcosa che appiattisce, schiaccia e cancella i valori individuali o il talento vero) sta dilagando nel ciclismo in quanto tale per come si presenta al Tour. Saranno certe modalità di preparazione, sarà il modo di correre… è difficile dirlo da fuori, ma di una cosa sono certo: è cambiata la fisionomia del ciclismo nella più grande corsa a tappe (se mai la si potrà considerare ancora tale).
Questa evoluzione, che io considero tutta negativa, è stata legata in primo luogo ad Armstrong, al suo modo di intendere ciclismo e Tour – che per lui erano più o meno la stessa cosa –. Col suo ritorno, ritroviamo tutti i sintomi: corridori ormai ridotti come automi, e dico ciò ben al di là della discussione sulle radioline, che mi sembra secondaria; controllo assoluto da parte di un gruppetto di squadre che sembrano dominare per motivi economici e politici, non tecnici e sportivi; ossessione su una sola gara, colonizzata fin anche nei piazzamenti o nelle singole tappe, che sembrano assegnate a tavolino.
Il terzo posto di Armstrong non è un bel segnale per il ciclismo, e nemmeno è un bel segnale il fatto che lui tornerà ancora più convinto: il peggiore risultato, però, sarebbe che Lance volesse istallarsi in qualche imprecisata maniera, ma comunque definitivamente, alla testa del ciclismo mondiale.
Io sintetizzo questo status quo in una formula: “meno fantasia, più paura”.
Di questo passo lo sport che amiamo diventerà né più né meno… un’americanata.
Naturalmente la responsabilità è anche degli altri, del vuoto soprattutto di idee ma forse anche di campioni “veri” che c’è lì intorno: purtroppo sono mancati degli importanti uomini di classifica, Sastre, Evans e Menchov, tutti prigionieri di blocchi imprecisati, vittime di una preparazione “moderna” ma del tutto fallimentare nei loro casi. Mai stati in gara, come se si fossero ritirati ancor prima di partire: con l’aggiunta della brutta figura, però.
Ci siamo così ritrovati con una gara davvero carente sul versante tecnico, tanto che non esito a dire che quest’anno (ma forse non solo quest’anno) il Giro è stato superiore da parecchi punti di vista; e se ve lo dico io che so bene quanta differenza di spessore ci fosse una volta tra le due competizioni, potete ben credermi!
Non mi è piaciuto il fatto che sebbene abbiamo due specie di “scalatori” davanti la gara sia stata fondata sulle cronometro: Contador ha fatto pochissima differenza in salita, e di tappe di montagna ne abbiamo vista una sola, con l’arrivo in discesa poi… In compenso lo spagnolo contro il tempo va come un treno! Anche i due Schleck, che a mio parere tecnico sono del tutto negati per questa specialità, se la sono cavata poco peggio, o addirittura poco meglio, di un Nibali che vi sarebbe decisamente più tagliato. Di questo Andy che in poco tempo passa da palo della luce a tenere lì a un minuto un Wiggins non so che cosa pensare.
E Wiggins, uno che nelle corse a tappe non è mai esistito, arriva quarto?! È anche vero che il Tour è stato facilotto, per favorire il rientrante Lance, ma la terza settimana non si improvvisa. È vero che lo sforzo sulla singola salita è magari di venti minuti (su queste “salitelle”), però un conto è fare venti minuti a tutta isolati in pista, un conto è sentire nei muscoli tutta la fatica di una grande corsa a tappe. Non parliamo di Frank Schleck o Vande Velde.
A questo proposito, ricordo che in genere, in passato, non era facile che varie squadre mettessero più uomini nella top ten. Era più comune avere tanti capitani di squadre diverse nelle varie posizioni. Quest’anno invece tre Astana, due Saxo, due Garmin… e i due Liquigas, che secondo me tra i giovani sono forse i più credibili per un GT, anche se pensando al ciclismo vero siamo proprio malmessi.
Aggiungiamo pure alla lista il Team Columbia, che ha fatto vedere “cose turche”.
Il mio parere è che quattro di queste squadre avessero un qualcosa in più, fisicamente e non solo, e fossero sotto sotto sulla stessa linea ad esempio per non far saltare Armstrong. Peccato che così sia stato ammazzato lo spettacolo. Anche perché non parlo di una dimensione veramente “sportiva”, c’è qualcosa d’altro, giochi di potere, amicizie importanti, insomma non sono i soliti accordi e alleanze che abbiamo sempre visto in gara.
Quello che mi posso augurare è che il resto del mondo del ciclismo, se ne ha ancora la forza, non gli lasci fare il bello e il cattivo tempo: altrimenti ci aspettano anni davvero deprimenti.
Claudio Chiappucci
28-07-2009
luglio 29, 2009 by Redazione
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TOUR DE WALLONIE (Belgio)
Il belga Thomas De Gendt (Topsport Vlaanderen – Mercator) ha vinto la quarta tappa, Charleroi – Perwez, percorrendo 195,1 km in 4h24′21″, alla media di 44,282 Km/h. Ha preceduto il russo Brutt (allo sprint) e il francese El Fares (di 1″). In gara gli italiani Matteo Carrara (86°, 36′09″) e Marco Marcato (92°, stesso tempo), entrambi del Vacansoleil Pro Cycling Team. Julien El Fares (Cofidis, Le Credit en Ligne) passa in testa alla classifica, con 31″ e 49″ sui russi Brutt e Kolobnev. Marcato 32° a 36′04″, Carrara 67° a 38′15″.
MAZOVIA TOUR (Polonia)
Il polacco Dariusz Rudnicki (Dhl – Author) ha vinto il prologo, circuito a cronometro di Biała Podlaska. Preceduti il connazionale Komar e il tedesco Rechenbach.
La gara riservata agli U23 è stata vinta dallo slovacco Sagan, davanti ai polacchi Janiszewski e Podlaski.
PROFRONDE VAN STIPHOUT
Lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Astana) ha vinto il criterium olandese. Battuti allo sprint i fratelli Andy e Frank Schleck
TOUR ALSACE
La formazione francese Besson Chaussures – Sojasun ha vinto il prologo a squadre, circuito di Sausheim, percorrendo 4,2 Km in 5′40″, alla media di 44,470 Km/h. Precedute di 74 centesimi la belga BKCP – Powerplus 2009 e di 2″ l’elvetica Nazionale Elettronica New Slot – Hadimec.
Unica squadra italiana in gara (anche se affiliata negli USA), l’Amore & Vita – McDonald’s si è piazzata 7a a 9″.
27-06-2009
luglio 28, 2009 by Redazione
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TOUR DE WALLONIE (Belgio)
L’australiano Matthew Goss (Team Saxo Bank) ha vinto la terza tappa, Ciney – Thuin, percorrendo 205,9 km in 5h05′44″, alla media di 40,407 Km/h. Ha preceduto il russo Brutt (allo sprint) e il belga Gilbert (di 5″). In gara gli italiani Marco Marcato (4°, 5″) e Matteo Carrara (74°, 1′16″), entrambi del Vacansoleil Pro Cycling Team. Il francese Freddy Bichot (Agritubel) torna in testa alla classifica, con 6″ su Gilbert e 8″ sull’olandese Van Dijk. Marcato 6° a 10″, Carrara 59° a 2′18″.
KREIZ BREIZH ELITES (Francia)
Il francese Fabien Patanchon (Caisse d’Epargne) ha vinto la quarta ed ultima tappa, Chateauneu-du-Faou – Rostrenen, percorrendo 176,8 km in 4h15′47″, alla media di 41,472 Km/h. Ha preceduto i connazionali Dalibard (allo sprint) e Pichon (di 13″)
Si impone il francese Antoine Dalibard (Bretagne – Schuller), con 1″ su Patanchon e 13″ sull’estone Tombak
DESIGNA GRAN PRIX
Il lettone Aleksejs Saramotins (Team Designa Køkken) ha vinto la corsa danese, percorrendo 57 km in 1h19′08″, alla media di 43,218 Km/h. Ha preceduto di 1′01″ e 1′14″ i danesi Michael Rasmussen e Vinther.
DAAGS NA DE TOUR
Il lussemburghese Andy Schleck (Saxo Bank) ha vinto il criterium olandese. Ha preceduto l’olandese Moerenhout ed il fratello Franck. Miglior italiano Ivan Basso (Liquigas), 4°.
CRITERIUM AALST
Il britannico Mark Cavendish (Team Columbia – HTC) ha vinto il criterium belga. Ha preceduto l’australiano McEwen e il belga Van Avermaet.
A GIAMPAOLO CARUSO IL BRIXIA TOUR 2009
La corsa organizzata dal Team Brixia di patron Beppe Bresciani si decide sulle rampe del passo Maniva e rilancia le quotazioni di Giampaolo Caruso, il ventinovenne siciliano della Flaminia che torna al successo dopo molto tempo.
La nona edizione del Brixia Tour si è conclusa esattamente come era iniziata, con una volata a ranghi compatti che ha visto primeggiare il bresciano Mattia Gavazzi, ma negli 878 km di corsa sono successe molte cose da raccontare grazie al percorso molto esigente.
La prima semitappa sul percorso cittadino di Orzinuovi è stata caratterizzata dalla lunga fuga di Ermanno Capelli, l’altissimo corridore della Fuji Servetto (1 metro e 94 centimetri) che è scattato dopo 13 km di corsa ed è stato ripreso a 10 km dall’arrivo, dopo una fuga solitaria di 94 chilometri che gli ha consentito di conquistare diversi sprint intermedi e di indossare la maglia gialla di leader della classifica dei traguardi volanti, che riuscirà a tenere sino alla fine della corsa. Il gruppo compatto si è giocato la prima tappa con uno sprint molto incerto fra Alessandro Petacchi e Mattia Gavazzi che ha visto prevalere quest’ultimo proprio sulla linea del traguardo: per Mattia undicesima vittoria stagionale avvalorata dall’essere arrivata sulle strade di casa, per Petacchi la delusione di non aver vinto uno sprint lanciato bene dalla sua squadra, ma forse, affrontato con troppa sicurezza, con una volata di 300 metri che lo ha visto cedere il passo al corridore bresciano proprio alle ultime pedalate. Al terzo posto si piazza Andrea Grendene, giovane velocista della Lampre.
Il pomeriggio la corsa riprende ma al via non si presenta Danilo Di Luca che dopo l’arrivo della semitappa mattutina ha lasciato la corsa a causa della positività riscontrata ai controlli antidoping del Giro d’Italia. La notizia è di quelle che fanno male e il ciclismo non ne ha proprio bisogno; per fortuna la tappa offre uno spettacolo che ci permette di non pensare a quanto distruttive certe notizie possano essere per uno sport che cerca di uscire da questa piovra senza, per ora, esserci ancora riuscito. La corsa si decide prima dell’ultima ascesa, quando una caduta spezza il gruppo e molti big rimangono nel secondo troncone (Cunego e Garzelli escono di classifica dopo questa semitappa); ad approfittarne è uno scaltro Giampaolo Caruso che mette subito a frutto la sua splendida condizione, staccando tutti i rivali sulle impegnative rampe che portano a Mezzane e giungendo da solo sul traguardo. I distacchi non sono importanti ma ci permettono di vedere chi in questi giorni proverà ad animare la corsa; alle spalle di Caruso giungono Failli e Solari.
La seconda tappa parte da Brescia e arriva a Gargnano, con la corsa che si decide sulla salita verso Navazzo. I vari tentativi di allungo lanciati da Pujol Munoz, Visconti, Niemec e Cardenas vengono sempre prontamente rintuzzati dagli uomini di Caruso. Quindi un’azione di forza a 2 chilometri dal traguardo consente a Bertagnolli, Caruso e Pozzovivo di avvantaggiarsi e giocarsi la vittoria. In volata Bertagnolli fa valere il suo spunto veloce e supera nell’ordine Caruso, sempre leader della corsa e Pozzovivo.
Il terzo giorno di corsa porta i corridori a Borno, secondo arrivo in salita. La tappa si decide a pochi chilometri dall’arrivo, quando dal gruppo dei migliori escono all’attacco Anzà, Masciarelli e Bertagnolli. Sarà il siciliano della ISD, vincitore del Brixia Tour 2008, ad alzare le braccia sul traguardo, davanti a Bertagnolli e Masciarelli, mentre il gruppo dei migliori giunge al traguardo con distacchi minimi e il leader della corsa alla vigilia della tappa decisiva resta Caruso.
La tappa con arrivo al Maniva è quella che definisce le gerarchie della corsa. Il più forte, se c’era ancora bisogno di dimostrarlo, è Giampaolo Caruso che bissa il successo di Mezzane e ipoteca la vittoria finale; alle sue spalle un ottimo Niemec, in netto recupero su Caruso ma fermato da una caduta all’ultima curva che non gli ha consentito di avvicinarsi ulteriormente al vincitore di tappa; Francesco Masciarelli, dopo la flessione patita nella tappa di Borno mostra tutto il suo potenziale stando con i primi e aggiudicandosi la maglia di miglior giovane della corsa. Da segnalare la prestazione di Damiano Cunego che prova a fare la tappa giungendo sul traguardo decimo, a poco più di un minuto da Caruso: un buon piazzamento per un ciclista ancora alla ricerca della migliore condizione, avvalorato dalla grinta che Damiano ha messo nell’affrontare la salita.
L’ultima tappa è ancora affare fra velocisti. Tutti si aspettano un nuovo scontro fra Gavazzi e Petacchi, invece Alessandro non riesce a fare la volata come vorrebbe e Gavazzi ha vita facile, vince alla grande lo sprint su Riccio e Ventoso bissando il successo del primo giorno.
Caruso si aggiudica così la nona edizione del Brixia Tour, mostrando una gamba davvero buona che gli permette di tornare al successo in ben due frazioni e di conquistare insieme alla classifica generale anche la classifica dei GPM e quella a punti. Alle sue spalle nell’ordine Pozzovivo, Bertagnolli e Anzà che hanno dovuto fare i conti con una giornata storta a testa.
La classifica a squadre è andata alla Miche capitanata da Muto, giunto sesto in classifica generale; la squadra più vincente è stata la Diquigiovanni con la doppietta di Gavazzi e il successo di Bertagnolli e la più solida la Flaminia che ha saputo controllare la corsa per favorire il proprio capitano Caruso.
Matteo Colosio
26-07-2009
luglio 27, 2009 by Redazione
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TOUR DE FRANCE
Il britannico Mark Cavendish (Team Columbia – HTC) ha vinto la ventesima ed ultima tappa, Montereau-Fault-Yonne – Parigi, percorrendo 164 km in 4h02′18″, alla media di 40,610 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Renshaw e lo statunitense Farrar. Miglior italiano Marco Bandiera (Lampre – NGC), 8°.
Lo spagnolo Alberto Contador Velasco (Astana) vince il Tour de France, con 4′11″ sul lussemburghese Andy Schleck e 5′24″ sullo statunitense Armstrong. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Liquigas), 7° a 7′35″.
TOUR DE QINGHAI LAKE (Cina)
L’olandese Tom Veelers (Skil-Shimano) ha vinto la nona ed ultima tappa, Xining Circuit Race, percorrendo 99 km in 1h59′40″, alla media di 49,637 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Kocjan e il tedesco Hondo. Miglior italiano Emiliano Donadello (Team Corratec), 5°. Il kazako Andrey Mizurov (Petrochemical Tabriz Cycling Team) si impone con 1′36″ sull’iraniano Mizbani Iranagh e 1′40″ sullo sloveno Mahoric. Miglior italiano Carlo Corra, 41° a 52′38″.
BRIXIA TOUR
L’italiano Mattia Gavazzi (Serramenti Pvc Diquigiovanni-Androni Giocattoli) ha vinto la quinta ed ultima tappa, Pisogne – Boario Terme, percorrendo 183 km in 4h15′03″, alla media di 43,050 Km/h. Preceduti allo sprint Riccio e lo spagnolo Jo Ventoso Alberdi. Cunego 65°.
Giampaolo Caruso (Ceramica Flaminia – Bossini Docce) si impone con 1′21″ su Pozzovivo e 1′25″ su Bertagnolli. Cunego 40° a 24′19″.
SACHSEN-TOUR INTERNATIONAL UM DEN SPARKASSEN-CUP
Lo svedese Thomas Lövkvist (Team Columbia – HTC) ha vinto la quinta ed ultima tappa, circuito di Dresda, percorrendo 146 km in 3h38′58″, alla media di 40,006 Km/h. Ha preceduto di 19″ lo svizzero Ackermann e di 25″ la volata del gruppo, regolata dall’olandese Tjallingii. Marco Pinotti (Team Columbia – HTC) è 14. Il tedesco Patrik Sinkewitz (PSK Whirlpool – Author) si impone con 2′45″ sull’olandese Langeveld e 2′52″ sul tedesco Müller. Pinotti è 6° a 2′58″.
TOUR DE WALLONIE (Belgio)
L’argentino Juan Haedo (Team Saxo Bank) ha vinto la seconda tappa, Limbourg – Arlon, percorrendo 210,5 km in 5h16′38″, alla media di 39,888 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Weylandt e l’olandese Stefan Van Dijk (Verandas Willems). In gara gli italiani Marco Marcato (31°, stesso tempo) e Matteo Carrara (58°, stesso tempo), entrambi del Vacansoleil Pro Cycling Team. Van Dijk è il nuovo leader delal classifica, con lo stesso tempo del francese Bichot. Terzo il francese Jerome a 4″. Marcato 13° a 10″, Carrara 57° a 1′07″.
KREIZ BREIZH ELITES (Francia)
Due tappe disputate.
Al mattino, il francese Fabien Patanchon (Caisse d’Epargne) ha vinto la seconda tappa, Cleden-Poher – Carhaix, percorrendo 96,1 km in 2h15′12″, alla media di 42,647 Km/h. Ha preceduto i connazionali Mombaerts (allo sprint) e Malacarne (di 5″).
Al pomeriggio, il francese Jean Marc Bideau (Bretagne – Schuller) ha vinto la terza tappa, Plouguernevel – Ploërdut, percorrendo 97,4 km in 2h27′54″, alla media di 39,513 Km/h. Ha preceduto di 6″ e 1′47″ i connazionali Chedhomme e Laborie.
Nuovo leader della corsa è l’estone Janek Tombak (Cycling Club Bourgas), con lo stesso tempo del francese Dalibard e del belga Wallays.
GRAN PREMIO INDA
Il russo Pavel Kochetkov (Nazionale Russa) ha vinto la 47a edizione, percorrendo 176,2 km in 4h04′, alla media di 43,082 Km/h. Ha preceduto di 20″ il connazionale Gorodnichev e di 27″ l’italiano Moschen.
MARK E ALBERTO, I NUOVI CANNIBALI
Dopo un Tour dominato in lungo e in largo, ma sotto diversi aspetti, la coppia di “Cannibali” non si sfalda nemmeno nel giorno dei saluti: Contador aveva già incassato il proprio Tour nei giorni scorsi, mentre Mark Cavendish vince addirittura per distacco sugli Champs Elysees, mettendo a segno anche la doppietta con il suo fido alfiere, Mark Renshaw, che chiude alle sue spalle.
Nei giorni scorsi, durante la cronaca di una tappa di questo Tour, Alessandra De Stefano ci ha ricordato come nacque il soprannome di Eddy Merckx. Tutto merito di un bambino. Chissà se, oggi, qualche piccolo appassionato di ciclismo presente a Parigi per l’appendice di questa Grande Boucle avrà pensato la stessa cosa di Mark Cavendish e Alberto Contador.
Il velocista dell’Isola di Man fa 6 su 6 (100% di successi) in questa campagna francese e esce ancora più rafforzata, se ce ne fosse ancora bisogno, la sua forza imprendibile per chiunque in volata. Soltanto Hushovd, a Barcellona, è riuscito a mettere la testa davanti all’inglese in un arrivo di gruppo, ma Mark aveva patito lo strappetto del Montjuic. Contador, invece, il cannibale l’aveva già fatto nei giorni scorsi: attacco secco ad Andorra, successo di tappa in salita a Verbier, controllo degli Schleck a Le Grand Bornand e incredibile vittoria, a cronometro, ad Annecy. Sono loro i “Cannibali” degli anni ’10 del ventunesimo secolo e, se non arriverà qualcuno a contrastarli, potrebbero rimanerlo ancora a lungo.
L’arrivo di Parigi poteva essere l’occasione giusta per cercare di interrompere l’egemonia dell’uomo dell’Isola di Man ma il Team Columbia non l’ha pensata allo stesso modo. 164km da Montereau Fault Yonne: la prima parte, classica, dedicata alle foto di rito, agli scherzi in gruppo e ai brindisi di Contador e di tutte le altre maglie (fortunatamente per noi, fra quelli c’era anche Franco Pellizotti).
Fatto sta, quindi, che la corsa si anima soltanto quando il plotone entra a Parigi. Partono in 7: Veikkanen (FdJ), Coyot (Caisse d’Epairgne), Dumoulin (Cofidis) uno dei più attivi in tutto il Tour, Pichot (Bbox Bouygues), Barredo (Quick Step), Wegmann (Milram) e Beppu (Skil-Shimano). I fuggitivi trovano fin da subito un ottimo accordo e cercano di guadagnare quanto più terreno possibile, ma nei boulevard di Parigi non si può certo prendere un’ora. E così il vantaggio massimo, durante il terzo giro, è di 35”. E’ a quel punto che il Team Columbia inizia a mettersi in testa seriamente e menare per cercare di limare il divario. Ai meno 25km ancora i sette tengono alla grande e il vantaggio è pressoché invariato (36”), ma gli ultimi chilometri sono quelli più difficili e la stanchezza inizia ad affiorare: 20” ai meno quindici e soltanto nove quando suona la campana dell’ultimo giro e in testa sono rimasti solo in tre, vale a dire Veikkanen, Beppu e Wegmann. I fuggitivi si spremono fino all’ultimo briciolo di forze ma il ricongiungimento avviene a cinque chilometri e mezzo dalla fine. I ragazzi Columbia menano di brutto con Hincapie, Grabsch e Kirchen, la Garmin cerca ogni tanto di mettere fuori la testa ma quasi sempre sono ricacciati indietro. Si arriva sul rettilineo finale degli Champs Elysees e Cavendish non ha nessun problema, anzi, il suo compagno gli fa anche il buco e vince in pratica per distacco. Il trionfo è completato dal secondo posto di Mark Renshaw che, per come riesce a tenere in testa il più forte velocista al mondo, ogni tanto meriterebbe anche di giocarsela direttamente in prima persona. Per gli altri, soltanto piazzamenti di rincalzo con Farrar 3°, Ciolek 4° e poi Hutarovich e Hushovd. Primo italiano, bravo, è Marco Bandiera (Lampre-NGC) che chiude ottavo davanti a Daniele Bennati.
Per la classifica finale, nessun problema per Alberto Contador che sale per la seconda volta in tre anni (ma su due partecipazioni) sul gradino più alto del podio di Parigi e sotto di lui si piazzano Andy Schleck (se cresce ancora a cronometro il loro duello potrebbe infiammare il prossimo decennio delle grandi corse a tappe) e Lance Armstrong che, nel 2010, proverà a riaccaparrarsi di quel piccolo palco che ha già occupato in passato per sette volte. Primo degli italiani Vincenzo Nibali (7° a 7’35”): il siciliano ha dimostrato che il futuro delle corse a tappe è dalla sua parte e non potrà altro che crescere. Buon 14° anche Rinaldo Nocentini che chiude a 20” frutto della settimana che ha passato in maglia gialla: è lui uno dei protagonisti di questo Tour de France.
L’altro protagonista è senz’altro Franco Pellizotti: due tappe fallite con piazzamenti che bruciano (2° e 3°), ma una maglia a pois conquistata meritatamente e strappata dalle spalle del basco Egoi Martinez. Dopo il podio al Giro (che con la squalifica di Di Luca le ha fatto guadagnare un gradino) un prestigioso traguardo per la sua carriera. Le altre maglie sono andate a Thor Hushovd (la verde) per soli 10 punti su Cavendish e a Andy Schleck, la bianca, con il nostro Nibali al secondo posto.
Saverio Melegari
25-07-2009
luglio 26, 2009 by Redazione
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TOUR DE FRANCE
Lo spagnolo Juan Manuel Garate Cepa (Rabobank) ha vinto la ventesima tappa, Montélimar – Mont Ventoux, percorrendo 167 km in 4h39′21″, alla media di 35,868 Km/h. Ha preceduto allo sprint di 3″ il tedesco Martin e di 38″ il lussemburghese Andy Schleck. Miglior italiano Franco Pellizotti (Liquigas), 8° a 56″.
Contador conserva la maglia gialla, con 4′11″ su Andy Schleck e 5′24″ sullo statunitense Armstrong. Miglior italiano Vincenzo Nibali (Liquigas), 7° a 7′35″.
TOUR DE QINGHAI LAKE (Cina)
L’iraniano Ghader Mizbani Iranagh (Petrochemical Tabriz Cycling Team) ha vinto l’ottava tappa, Menyuan – Huzhu, percorrendo 165,2 km in 3h40′52″, alla media di 44,877 Km/h. Ha preceduto allo sprint il kazako Andrey Mizurov (Petrochemical Tabriz Cycling Team) e di 38″ lo sloveno Mahoric. Miglior italiano Carlo Corra (Team Corratec), 33° a 6′49″. Mizurov conserva la testa della corsa, con 1′36″ su Mizbani Iranagh e 1′40″ su Mahoric. Miglior italiano Carlo Corra, 41° a 52′38″.
BRIXIA TOUR
L’italiano Giampaolo Caruso (Ceramica Flaminia – Bossini Docce) ha vinto la quarta tappa, San Vigilio di Concesio – Passa Maniva, percorrendo 158 km in 4h05′22″, alla media di 38,636 Km/h. Ha preceduto di 6″ il polacco Niemiec e di 11″ Masciarelli. Cunego 10° a 1′08″.
Caruso conserva la testa della corsa, con 1′21″ su Pozzovivo e 1′25″ su Bertagnolli. Cunego 41° a 24′19″.
SACHSEN-TOUR INTERNATIONAL UM DEN SPARKASSEN-CUP
L’olandese Sebastian Langeveld (Rabobank) ha vinto la quarta tappa, Chemnitz – Sebnitz, percorrendo 182 km in 4h21′29″, alla media di 41,761 Km/h. Ha preceduto allo sprint Marco Pinotti (Team Columbia – High Road); dopo 2″ l’olandese Van Emden ha regolato il gruppo. Il tedesco Patrik Sinkewitz (PSK Whirlpool – Author) conserva la testa della corsa, con 2′45″ su Langeveld e 2′52″ sul tedesco Müller. Pinotti è 6° a 2′59″.
TOUR DE WALLONIE (Belgio)
Il francese Freddy Bichot (Agritubel) ha vinto la prima tappa, Warreme – Beaufays, percorrendo 177,3 km in 4h23′24″, alla media di 40,387 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Van Dijk e il belga Hermans. In gara gli italiani Marco Marcato (7°, stesso tempo) e Matteo Carrara (61°, a 57″), entrambi del Vacansoleil Pro Cycling Team. La prima classifica vede Bichot precedere di 4″ e Van Dijk e di 6″ Hermans. Marcato 7° a 10″, Carrara 61° a 1′07″.
KREIZ BREIZH ELITES (Francia)
Il francese Dimitri Champion (Bretagne – Schuller) ha vinto la prima tappa, Callac – Plouray, percorrendo 166,9 km in 3h52′12″, alla media di 43,126 Km/h. Ha preceduto di 1″ e 21″ i connazionali Malle e Foisnet.
PRUEBA VILLAFRANCA DE ORDIZIA (Spagna)
Lo spagnolo Jaume Rovira Pons (Andorra – Grandvalira) ha vinto la corsa spagnola, percorrendo 166 km in 3h52′20″, alla media di 42,79 Km/h. Ha preceduto i connazionali Rodríguez Oliver (allo sprint) e Urtasun Perez (di 16″). In gara, tra gli altri, anche gli italiani Scarponi e Simoni (Serramenti PVC Diquigiovanni-Androni Giocattoli), rispettivamente 9° (16″) e 33° (1′20″)
L’ÉTAPE DU JOUR: MONTEREAU-FAULT-YONNE – PARIGI
Il Tour volge al desio. È l’ultima tappa, giorno di festa per tutti. I chilometri iniziali verranno vissuti come un’allegra scampagnata e si comincerà a fare sul serio una volta giunti nel circuito finale. Una tappa monotona, dunque: nessun gran premio della montagna a ravvivare questa corsa, che si disputerà solo per arrivare sugli Champs-Élysées e consacrare ufficialmente il vincitore del 96° Tour de France.
nella foto copertina: è Mark Cavendish ha firmare i Campi Elisi nel 2009 (AFP)
“È finitaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!”
In questi termini s’espresse Marco Pantani a Parigi nel 1995 quando, appena conclusa l’ultima tappa, Adriano De Zan chiese al “Pirata” un commento sul Tour.
Quell’uscita riassume il clima che alberga nella carovana quando una grande corsa a tappe giunge al suo epilogo, ma che è ancor più evidente al Tour de France. All’ultimo raduno di partenza si stempera tutto, fatiche, delusioni, eventuali magoni…. Si sono superati il Massiccio Centrale, le Alpi, i Pirenei, si sono vissuti momenti lieti ed altri meno (proprio quell’anno era venuto tragicamente a mancare Casartelli) ed ora si è tra gli eletti che avranno l’onore di sfilare sul prestigiosissimo palcoscenico degli Champs-Élysées, un sogno per tutti, dalla maglia gialla all’ultimo classificato.
L’euforia della festa contagia anche la corsa e così va a finire che anche i primi chilometri della tappa conclusiva vengano vissuti come una scampagnata. Complimenti, pacche sulle spalle, foto ricordo dei primi tre della classifica affiancati e brindisi con tanto di flûte ricolma di Champagne, riservata alla maglia gialla. Tutto si conclude con l’approssimarsi di Parigi, quando le medie si alzeranno vertiginosamente.
Sarà così anche stavolta, con una marcia d’avvicinamento alla “Ville Lumière” che si annuncerà più soporifera del solito. Quest’anno, infatti, gli organizzatori hanno deciso di chiudere sul Ventoux anche i giochi per la maglia a pois e, dunque, non ci sarà il tradizionale attraversamento della vallata della Chevreuse, dove s’andavano ad affrontare gli ultimi GPM del Tour, rigorosamente di 4a categoria. Percorso piatto e filante, di conseguenza, nemmeno ravvivato dai traguardi volanti, relegati nel classico circuito degli Champs-Élysées, anello di 6,5 Km che dovrà essere ripetuto 8 volte. Ciascuna tornata s’aprirà con il tratto che conduce verso l’Haut des Champs, il punto più elevato del celebre viale, dove – a pochi passi dall’Arco di Trionfo – si disputeranno gli ultimi due sprint. C’è anche una lievissima pendenza in quel frangente, che in due occasioni ispirò a Jacques Goddet – storico “patron” del Tour dal 1936 al 1986 – due fantasiosi traguardi della montagna. Si era nel bienno 1976 – 1977, caratterizzato da una doppia conclusione parigina, composta di una cronometro mattutina e del circuito al pomeriggio. Il primo GPM fu affrontato nella prova contro il tempo e fu conquistato dal belga Maertens, che quell’anno si sarebbe laureato campione del mondo ad Ostuni; l’anno successivo fu inserito nell’anello pomeridiano e transitò in testa il francese Huysmans.
Poi si abbandonarono queste “folies parisiennes” e si preferì “mettere in ghiaccio” i punti, destinandoli a più consistenzi traguardi e consegnando totalmente il circuito nelle mani dei velocisti.
SOUVENIRS DU TOUR 1
Montereau-Fault-Yonne è abituata alle partenze, pur avendone accolte solo due. Come in quest’occasione il Tour era agli sgoccioli: nel 1977 partì da questo centro la penultima frazione, terminata presso la celebre reggia di Versailles e vinta dall’olandese Knetemann; cinque anni fa, infine, da qui è scattata la tappa conclusiva della Grande Boucle, conquistata allo sprint da Tom Boonen.
È dal 1975 che l’Avenue des Champs-Élysées è stata prescelta quale sede d’arrivo della tappa conclusiva, battezzata dal belga Godefroot, che vinse allo sprint sul francese Mintkiewicz e sul danese Karstens. Nelle due edizioni successive fu proposto un doppio traguardo (crono al mattino, circuito nel pomeriggio), poi si tornò definitivamente alla tappa singola, che sarà sempre in linea, con l’eccezione della storica conclusione del 1989. I vincitori italiani sui Campi Elisi sono stati Bontempi nel 1986, Baldato nel 1996, Minali nel 1997, Zanini nel 2000 e Bennati nel 2007. Ricordiamo anche i comunque prestigiosi piazzamenti di Gavazzi (3° nel 1976), Bontempi (2° nel 1988), Baffi (figlio, 2° nel 1990), Colagè (3° nel 1993), Fagnini e Lombardi (2° e 3° nel 1995), Zanini (2° nel 1998) e Martinello (3° nel 1999). Altri vincitori italiani a Parigi sono stati Azzini nel 1910, Bottecchia nel 1924 e nel 1925, Guerra nel 1933, Corrieri nel 1948, Magni nel 1953, Nencini nel 1956, Baffi (padre) nel 1958, Benedetti nel 1962 e Gimondi nel 1965 (a cronometro).
SOUVENIRS DU TOUR 2
Montereau-Fault-Yonne è un comune del dipartimento Seine-et-Marne, situato circa un centinaio di chilometri a sud-est della capitale francese, nei pressi della confluenza (“fault” in francese arcaico) del fiume Yonne nella Senna.
L’Avenue des Champs-Élysées è il più celebre dei viali parigini la cui genesi, pochi lo sanno, è italiana: l’idea di tracciare un viale alberato che tagliasse quella che, fino al 1616, era tutta campagna venne alla seconda moglie di Enrico IV di Francia, la “nostrana” Maria de’ Medici, figlia del granduca di Toscana Francesco I. Inizialmente il viale collegava i palazzi del Louvre e della Tuileries (rispettivamente il Palazzo Reale “ufficiale” e la residenza ordinaria dei reali) e solo nel 1724 fu prolungato fino alla Place de l’Étoile, dove oggi si trova l’Arco di Trionfo (eretto tra il 1806 ed il 1836). La fama internazionale arrivò alla fine del XVIII secolo, quando divenne una via alla moda, lungo la quale si poteva vedere passeggiare la regina Maria Antonietta. Dopo il passaggio di proprietà al comune (1828), il viale è stato ammodernato, dotandolo di percorsi pedonali, illuminazione e fontane. L’ultimo “restyling” risale al 1993, quando sono stati allargati i marciapiedi. A breve distanza dal viale si trova il Palazzo dell’Eliseo: edificato nel 1718 per il conte d’Evreux, fu confiscato dopo la Rivoluzione e, divenuta di proprieta pubblica, fu destinato prima ad abitazione napoleonica (vi soggiornarono Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, e dall’imperatrice Giuseppina; l’imperatore vi firmò l’atto di abdicazione il 22 giugno del 1815) e poi a residenza ufficiale del Presidente della Repubblica.
LA MÉTÉO
Gran caldo per la solenne conclusione parigina del Tour. Al via da Montereau si registrerà una temperatura di 23°C, resa più sopportabile da una lieve ventilazione (max 11 Km/h) e da livelli d’umidità medi. Canicola più sensibile verso le 17.30, orario previsto per lo sprint finale sugli Champs-Élysées: previsti 25°C, umidità del 43%, venti fino ai 15 Km/h.
BOULE DE CRISTAL
Passerella finale per i corridori. Naturalmente sarà un arrivo dedicato ai velocisti, quelli rimasti in gara naturalmente, per cercare di ottenere la vittoria di tappa e magari di strappare la maglia verde. Non escludo qualche scatto sul finale per cercare di anticipare la volata (vedi Vinokourov nel 2005). Per quanto riguarda la maglia gialla sarà una spettacolare passerella finale sui Campi Elisi.
LA TERNA SECCA DI LUCA ZANASCA
1° Ciolek
2° Hushovd
3° Cavendish
Mauro Facoltosi & Luca Zanasca