CARO RICCARDO….
febbraio 13, 2011
Categoria: Approfondimenti
Riceviamo e pubblichiamo dal professor Claudio Ceconi – apprezzato medico cardiologo e titolare della cattedra di cardiologia presso l’università di Ferrara ma, soprattutto, appassionato di ciclismo e grande pedalatore – una lettera scritta col cuore e diretta a Riccardo Riccò e a tutto il gruppo….
Che serva a far riflettere i corridori sul futuro della loro vita e di uno degli sport più belli e faticosi del mondo
Caro Riccardo
Leggo dai comunicati stampa che stai meglio; e questo è proprio un bel sollievo! La vita è un bene così prezioso che pensare alla possibilità che 27 anni di colpo possano andare in fumo è inaccettabile.
Però, visto che stai meglio, voglio proprio dirti che sono veramente arrabbiato; e dico arrabbiato anche se vorrei usare una parola diversa, che senz’altro immagini.
Si, si… so benissimo che non te ne importerà granché, ma io te lo dico lo stesso.
E non pensare che l’arrabbiatura nasca per le solite ragioni, quelle tante volte abusatem tipo la lealtà sportiva, il rispetto per uno sport nato dalla fatica e reso popolare da ben altri campioni, il fatto che ti avevamo creduto e così via.
Di queste cose a me, ciclista della domenica, non importa niente. O per meglio dire non me ne importa più: mi fanno arrabbiare ben altre cose.
Mi fa arrabbiare e trovo stupido buttare via un talento straordinario: si, perché non c’è dubbio che saresti stato un grande anche solo con quello che la natura aveva messo nelle tue gambe e nei tuoi polmoni. Per cosa poi? Perché non ti bastava fare un solo grande giro all’anno, ma volevi essere sempre davanti? Per fare le scene che abbiamo visto al Tour 2008 e tante altre volte?
Mi fa arrabbiare e trovo stupido che si possa pensare di conservare certe cose nel frigorifero di casa, insieme all’insalata. Siamo nel 2011 e io voglio pensare che il mondo del ciclismo non sia rimasto così, come quando le “cure” le decideva il massaggiatore.
Mi fa arrabbiare e trovo stupido che qualcuno possa pensare di andare forte come te copiando certi “sistemi”. E siccome chi potrebbe imitarti sono i più giovani mi arrabbio ancora di più. Io lavoro tra gente ammalata e sono abituato a vedere la luce che si spegne negli occhi di chi non ha più speranze. Quindi non riesco ad accettare le “morti improvvise”, così frequenti nello sport agonistico e che così spesso non hanno a che fare con la natura, ma hanno il nome ed il cognome di questa o quella sostanza.
Mi fa arrabbiare e trovo stupido che non pensiate che la natura, presto e non tardi, il conto lo presenta: tu adesso ne sai qualcosa. E’ crudele dirlo, ma non sarai più come prima. Ne vale la pena?
Mi fa arrabbiare e trovo stupido che senz’altro i tuoi guai non li hai fatti da solo. Magari ti ha dato una mano – sporca – qualche medico che avrebbe potuto utilizzare meglio quello che ha studiato. Senz’altro ti hanno dato una mano – sporca – un mucchio di cattivi consiglieri che però sui tuoi guai ci hanno guadagnato.
Mi fanno arrabbiare e trovo stupide anche tante altre cose, ma voglio dirti una cosa: mi piacerebbe che tu ci stupissi tutti. Non farai più il ciclista professionista, ma credo che tutti quelli che avevano creduto in te sarebbero felici se, qualsiasi scelta farai per il tuo futuro, riuscirai a fare qualcosa di buono.
Mi piace davvero pensarlo che tu ci riesca. Ogni volta che sulla mia specialissima cerco di portare in salita tutti i miei chili di troppo ho il tempo di pensare a molte cose. Di certo non mi ricorderò di quello che facevi con il numero sulla schiena. Invece ti assicuro che qualche volta, dentro di me, mi augurerò che tu sia stato capace di fare finalmente le scelte giuste.
Prof. Claudio Ceconi.
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