COPPA DEL MONDO A CALI’: SOLO LA BRONZINI CI SALVA
dicembre 21, 2010
Categoria: Giro di pista, News
Il secondo appuntamento della rassegna mondiale si dimostra per l’ennesima volta una delle tappe di più basso profilo della manifestazione. La posizione nel calendario è sfavorevole, mentre anche la location e il velodromo non sono dei più accattivanti. L’Italia, grazie alla sua campionessa Bronzini, rialza la testa, ma il futuro è ancora molto scuro.
Si è conclusa Domenica la seconda tappa della Coppa del mondo di ciclismo su pista. Ad ospitare la rassegna è stato il velodromo di Calì, in Colombia, che un mese fa aveva annunciato la rinuncia ad ospitare la prova. Poi, di fronte alla minaccia dell’UCI di non considerare la candidatura della Colombia per un futuro campionato del mondo su strada, il comitato organizzatore ha trovato le forze per fa disputare la prova.
Per una volta iniziamo parlando degli azzurri; la cosa ci inorgoglisce, ma non ci permette di dormire sonni tranquilli…
La spedizione italiana era abbastanza consistente, contrariamente a quella di molte altre nazioni, ma fin da subito abbiamo capito che le nostre speranze erano tutte riposte in Giorgia Bronzini, la campionessa del mondo di Melbourne 2010, maestra della corsa a punti in pista.
Giorgia non ha deluso le aspettative e, nonostante la febbre alta sofferta alla vigilia è riuscita ad imporsi nella sua prova, anche se fin dallo scorso marzo mancava da una gara di alto livello in pista. La gara di Giorgia è stata intelligente, non avendo conquistato punti nei primi sprint, dove ha studiato e curato le avversarie più pericolose. In seguito, ha vinto due volate consecutive e ha raccolto due punti nell’ultimo sprint, vincendo con 3 punti sulla belga Kelly Druyts e la bielorussa Askana Papko. La nota negativa di questa bella vittoria è che la corsa a punti è stata tolta dal programma olimpico, per cui Giorgia potrà incantarci in questa disciplina solo ai campionati del mondo e, una volta l’anno, nella prova di coppa del mondo che, a rotazione, ospita questa disciplina. Oltre a questo successo, da segnalare anche il settimo posto di Buttazzoni nello scratch.
Per il resto la spedizione azzurra è stata anonima e sempre più lontana dalla qualificazione a Londra, in qualsiasi disciplina. Le poche speranze residue sono riposte su Annalisa Cucinotta, che in questi giorni ha terminato i due anni di squalifica e sembra molto determinata a cimentarsi nell’omnium per puntare ad una medaglia a Londra. Le capacità non le mancano, la speranza è che i due anni di inattività non abbiano ingolfato il suo motore e che il tempo che le resta per accumulare i punti per qualificarsi sia sufficiente.
Il programma di corsa si è aperto con l’inseguimento a squadre femminile che è stato vinto dalla Nuova Zelanda, nazione che si dimostra sulla buona strada in vista delle prossime olimpiadi; al secondo posto si è piazzato il team statunitense Ouch Pro Cycling, al terzo posto la Gran Bretagna.
Nella velocità a squadre femminile torna al successo la britannica Pendleton che, con la compagna Varnish, approfitta delle molte assenze illustri e supera Germania e Francia.
Nella velocità a squadre maschile il livello è stato altissimo e la finale ha visto la sfida infinita fra Gran Bretagna e Francia (con quest’ultima rappresentata da D’Almeida, Sireau e Baugé) che ha avuto la meglio sugli inglesi (questi ultimi hanno iniziato a mostrare qualche segno di cedimento nel loro vagone più rappresentativo, sir Chris Hoy) e sull’onnipresente Nuova Zelanda.
Altra prova fuori dal programma olimpico è stato lo scratch maschile, vinto dal campione del mondo, il talentuosissimo Morgan Kneisky, che ha fatto sua la volata fra chi era riuscito a guadagnare un giro sul gruppo. Primo nella volata finale, ma settimo perché ad un giro di ritardo, si è imposto il nostro Alex Buttazzoni.
L’omnium maschile è stato conquistato dal britannico campione del mondo Ed Clancy, davanti al colombiano Arrango e Bell. Emozionante lo scontro fra primo e secondo che, dopo una serie di sorpassi e controsorpassi, si è deciso solo negli ultimi metri del chilometro da fermo.
La velocità individuale donne ha visto capitolare in finale la Pendleton, sopravanzata dalla giovane tedesca Vogel, mentre terza è arrivata la Clair. La Penldeton si è poi rifatta nel keirin, dove si dimostra ancora una volta la donna più veloce del mondo, lasciandosi alle spalle la coppia francese Clair-Cueff. Nel keirin maschile, un po’ sottotono a causa della starting list di qualità non elevata, vittoria del bravo malese Awang su Pervis e Spicka.
Nella velocità maschile si è rinnovato lo scontro Francia Gran Bretagna, con il campione britannico Hoy che ha eliminato il connazionale Kenny nei primi turni e il campione del mondo Baugè in semifinale; quindi lo sfidante Sireau ha avuto un cammino più semplice e ha superato in semifinale il giapponese Kitatsuru, poi relegato al quarto posto da Baugè. La finale esaltante fra il padrone delle specialità veloci e l’uomo più veloce del pianeta – in quanto detentore del record sui 200 metro – ha visto la vittoria del francese, favorito dal cammino più agevole nei turni precedenti, ma ha anche evidenziato come l’impero sterminato di Hoy stiano iniziando a mostrare qualche segno di cedimento.
Nell’inseguimento a squadre maschile vittoria facile per la Nuova Zelanda (Bewley, Sergent, Ryan e Gough) sui padroni di casa colombiani e sulla Spagna.
Nell’omnium femminile dominio dell’americana Sarah Hammer, che si è aggiudicata 3 delle cinque prove in programma ed ha evidenziato una superiorità mostruosa sulle rivali. Da segnalare l’assenza dell’iberica Olaberria, dominatrice della prova di Melbourne.
La pista si prende adesso una pausa, e ripartirà con l’anno nuovo: il 6 gennario prenderà il via la seigiorni di Rotterdam, mentre dal 21 al 23 a Pechino si disputerà la terza prova di Coppa del mondo.
Matteo Colosio
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