A TUTTO TOURBO
luglio 10, 2010
Categoria: Approfondimenti
Da oggi, e in tutte le frazioni di montagna del Tour, Giuseppe Guerini commenta sulle pagine di ilciclismo.it la Grande Boucle 2010. Il re dell’Alpe d’Huez 1999 si dice non sorpreso dalla tattica coperta e attendista dei big, prevedibile in una frazione non proibitiva e collocata prima delle grandi montagne. Qualche parola anche sulla tappa che ci attende domani, con le prime salite alpine e – si spera – il primo faccia a faccia tra i favoriti.
Foto copertina: Giuseppe Guerini festeggia, sul traguardo di Le Puy-en-Velay, il secondo successo in carriera al Tour de France (foto Robert Laberge/Getty Images Sport)
A cura di Matteo Novarini
Nessuna sorpresa in questa prima tappa di media montagna del Tour de France. Come era facilmente prevedibile, i favoriti per il successo finale si sono controllati, cercando verosimilmente di carpire qualche eventuale avvisaglia di difficoltà sui volti e nelle pedalate dei rivali e delle rispettive squadre. Un copione classico di frazioni di questo genere, non troppo impegnative e poste alla vigilia di una giornata chiave per la classifica generale.
Il vero colpo di scena di questa giornata è stato a mio avviso la perdita della maglia gialla da parte di Fabian Cancellara, che pareva intenzionato a difenderla fino alle Alpi, e l’ha invece ceduta già su montagne sulla carta alla sua portata. Probabile che lo svizzero, una volta resosi conto di non essere in grado di tenere le ruote dei migliori, abbia scelto di risparmiarsi per i giorni a venire, quando sarà un uomo prezioso per la causa di Andy Schleck, preferendo salvare la gamba e lasciare per strada un quarto d’ora, anziché spremersi per perdere comunque il primato. Peccato per Cunego, che aveva illuso i tifosi italiani muovendosi sul penultimo colle, normalmente sintomo – per un atleta della sua classe – di buona condizione. Mi ha francamente stupito vederlo staccato nel finale, e dubito che nel suo caso si possa pensare ad un risparmio di energia per i giorni a venire, visto che ha intrapreso l’ultima ascesa in compagnia del futuro vincitore di tappa, Chavanel; corridore senz’altro ottimo, ma dal talento non comparabile a quello del veronese.
Se la tappa di oggi non ha detto molto in ottica classifica finale, molto di più mi aspetto da quella di domani, con le prime salite alpine e l’arrivo in quota ad Avoriaz. Da non sottovalutare l’impatto che potrà avere il Col de la Ramaz, ascesa molto impegnativa, sulla quale alcuni big potrebbero rimanere senza squadra. Penso sia nell’interesse di coloro che dispongono di formazioni solide in montagna indurire quanto più possibile la corsa, complice il giorno di riposo previsto per lunedì, che potrebbe consentire di spremere qualche gregario in più, e, in tal caso, sulla Ramaz potrebbero già restare davanti 15-20 corridori. Già allora si capirà l’effettivo valore delle squadre degli uomini di classifica, e qualcuno potrebbe già dare segnali di cedimento. Non mi attendo comunque, alla luce delle molte tappe e delle molte montagne che ancora mancheranno prima di Parigi, condotte di gara particolarmente aggressive da parte dei favoriti, inclusi coloro che hanno perso minuti sul pavé. Solamente se un grande nome dovesse andare in difficoltà qualcuno potrebbe decidere di muoversi anticipatamente.
Difficile fare pronostici, visto che tutti i big vorranno essere lì davanti. I nomi più scontati sono certamente quelli di Contador e Schleck, sulla carta gli uomini più forti in salita, che dovrebbero cercare di fare la differenza nel finale. Attenzione però anche a Carlos Sastre, la cui condizione rappresenta un po’ un’incognita, ma che potrebbe aver corso il Giro d’Italia come banco di prova per un Tour de France in cui cercherà probabilmente l’ultimo grande acuto della carriera. Non escludo però che lo stesso Cadel Evans, benché sia al momento il primo degli uomini di classifica, possa decidere di muoversi in prima persona, specie se dovesse rendersi conto delle difficoltà di qualche avversario.
Giuseppe Guerini
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