BRAJKOVIC, MANI SUL DELFINATO

giugno 12, 2010
Categoria: News

Alberto Contador vince la 6a tappa del Giro del Delfinato, con partenza da Crolles e arrivo sull’Alpe d’Huez, dopo aver scalato il Col du Glandon, ma non riesce a distanziare Janez Brajkovic, che chiude 2° e mantiene il minuto e 41’’ di margine in classifica generale sullo spagnolo. 3° Sylvester Szmyd, rallentato, all’ultimo chilometro, da un problema in curva con una moto, quando ancora poteva rientrare sui battistrada. 4° posto per un ottimo Coppel, 5° Van den Broeck. In classifica, Contador scavalca Van Garderen.

Foto copertina: Brajkovic veste la maglia gialla di leader del Delfinato (foto www.ispaphoto.com)

Doveva attaccare, e ha attaccato; era atteso alla vittoria, e la vittoria è arrivata. Alberto Contador ha fatto tutto ciò che era in suo potere per ribaltare il Criterium del Delfinato 2010, ma lo Janez Brajkovic di questi giorni appare ormai al limite dell’imbattibilità. Non sono bastati il grande lavoro della Astana, le ripetute sparate del madrileno, i quattro colli in programma, gli scatti di altri atleti ai quali Contador ha sempre replicato, costringendo a sua volta la maglia gialla ad una pronta risposta. Lo sloveno non ha mai concesso più di un pugno di metri al suo ormai unico rivale, e, se nei primi chilometri di ascesa è parso almeno in un paio di occasioni sul punto di alzare bandiera bianca, sulle ultime rampe dell’Alpe d’Huez ha tenuto il piglio del padrone della corsa, scandendo il ritmo in prima persona, e andando anche a cercare il successo parziale allo sprint. Sarebbe stato forse troppo, ma la quasi certezza di avere in pugno questo Delfinato ci pare una ragione più che sufficiente per far sorridere il 26enne della Radioshack.
La corsa era stata caratterizzata da una fuga più numerosa di quelle dei giorni scorsi, animata da una ventina di atleti (Le Lay, Plaza, Martinez, El Fares, Fofonov, Roelandts, Denifl, Van Summeren, Gautier, Levarlet, Di Gregorio, Cataldo, Calzati, Rohregger, Pujol, Pate, Bouet, Moinard, Lefevre, Silin e Champion), cui il gruppo non aveva tuttavia mai concesso spazio, mantenendo sempre il margine al di sotto dei 3’. Eventuali speranze di gloria per i battistrada erano dunque legate alla possibilità che il gruppo affrontasse il Col du Glandon ad un’andatura comparabile a quella con cui aveva ieri scalato l’ascesa di Chamrousse; scenario che non era peraltro lontano dal realizzarsi, finché gli uomini Radioshack sono rimasti a dettare il passo, ma sventato definitivamente dall’avvento al comando degli Astana, che hanno imposto un drastico aumento di ritmo negli ultimi 5 km di salita, con annessa scrematura del plotone ad una trentina di unità.
Dopo una discesa trascorsa senza significativi rivolgimenti, gli Astana hanno di nuovo preso decisamente il controllo delle operazioni, inscenando un forcing che, al termine del lavoro dell’ultimo uomo di Contador, Jesus Hernandez, oltre ad aver sancito la definitiva neutralizzazione della fuga della prima ora, con il riassorbimento di Pujol, ultimo superstite, aveva ridotto i compagni d’avventura del madrileno ai soli Brajkovic, Szmyd, Coppel, Van den Broeck e Van Garderen, con Millar e Menchov già naufragati. Il due volte vincitore del Tour è quindi entrato personalmente in scena, piazzando un primo allungo, cui solo la maglia gialla è riuscita a replicare, non senza qualche patema. Nei chilometri successivi, la scena – Contador all’attacco e Brajkovic a fatica aggrappato alla sua scia, con una decina di metri di ritardo – si è ripetuta altre due volte, l’ultima delle quali pareva essere il preludio ad un assolo dello spagnolo. Lo sloveno è invece riuscito a ritrovare sempre la ruota del più quotato avversario, scoraggiando forse in parte quest’ultimo; tanto che gli scatti di Contador, anziché farsi più frequenti con il passare dei chilometri, si sono per un po’ diradati, e quello che sembrava dover essere un lungo testa a testa di 9 km è divenuto prima una lotta a tre, con il rientro di Szmyd, quindi a quattro e a cinque, allorché prima Coppel e poi Van den Broeck hanno ritrovato le ruote dei migliori.
Szmyd è stato allora, fino ai 3 km dal traguardo, l’atleta più combattivo al comando, producendosi in svariati allunghi, rispondendo ai quali Contador ha talora timidamente provato a distanziare il giovane rivale, sempre senza successo. Il madrileno ha quindi deciso di rompere definitivamente gli indugi, forse scegliendo anche di accontentarsi di un comunque prestigioso successo parziale sulla montagna simbolo del Tour, piazzando lo scatto decisivo a 2100 metri dal termine. Ancora una volta, Brajkovic è stato il solo in grado di mantenere il passo dell’iberico; non solo, ma lo sloveno, nel finale, si è spinto oltre, prendendo con decisione la testa, accelerando in un paio di occasioni, e arrivando a contendere la tappa a Contador allo sprint, salvo poi inchinarsi al superiore spunto veloce dell’avversario.
Alle spalle dei due principali protagonisti di questa frazione e dell’intero Delfinato, Szmyd doveva accontentarsi del gradino più basso del podio di giornata, con 14’’ di distacco, non senza grandi rimpianti. All’ultimo chilometro, infatti, il polacco era in procinto di riportarsi nuovamente sulla coppia di testa, quando un quasi-incidente in curva con una moto, dovuto forse ad un malinteso con il guidatore, lo ha costretto ad uno stop di alcuni secondi, che gli ha definitivamente precluso la via del successo. Vittoria che, fosse arrivata, sarebbe stata la seconda della carriera di Szmyd, dopo quella dell’anno passato, ancora al Delfinato, ancora su una montagna che ha scritto la storia del Tour de France (dodici mesi fa fu il Mont Ventoux).
Il sorprendente Jérôme Coppel ha chiuso 4°, a 22’’ dal vincitore, 16’’ davanti a Jurgen Van den Broeck. Van Garderen, stamane secondo in classifica a 1’15’’ da Brajkovic, dopo aver decisamente esagerato nella prima parte dell’ascesa finale, ha lasciato per strada 1’ e mezzo circa, ritardo non lievitato ulteriormente solo grazie ad un inspiegabile lavoro di gregariato a suo favore da parte di Chris Horner (il semplice patriottismo ci pare poco come giustificazione). Dispersi lungo i tornanti dell’Alpe nomi di richiamo quali Millar, Menchov e Taaramae, mentre Samuel Sanchez, in difficoltà sul Glandon, si è finalmente espresso a livelli accettabili sull’ultima salita di giornata.
In classifica, Brajkovic si trova ora a gestire, nei confronti di Contador, gli stessi 101’’ su cui poteva contare alla partenza. È ancora presto, però, per dare per certa l’affermazione dello sloveno in questo Delfinato. I 148 km da Allevard-les-Bains a Sallanches, in programma domani, prevedono infatti 6 GPM, fra i quali un quintuplo passaggio sulla Côte de Domancy, ascesa tanto breve (2,4 km) quanto tremenda (9,2% di pendenza media), teatro, trent’anni fa, di uno dei Mondiali più impegnativi della storia, andato a Bernard Hinault davanti a Gianbattista Baronchelli. Difficile che i cinque passaggi di domani possano produrre una selezione letale come quella del 1980, ma è probabile che l’idea di provare a scalzare Brajkovic dalla vetta non abbia ancora del tutto abbandonato la testa di Alberto Contador, sulla carta più uomo da percorsi vallonati rispetto alla maglia gialla. Forse per la prima volta, però, il pronostico è ora dalla parte dello sloveno.

Matteo Novarini

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