SAN VIGILIO – PLAN DE CORONES: SUL COCUZZOLO DELLA MONTAGNA
maggio 25, 2010
Categoria: News
Speriamo che non accada come nella celebre canzonetta di Rita Pavone e che sul cocuzzolo del Plan de Corones non ci si ritrovi tra “la neve alta così”. Invece, sarebbe l’ideale cornice a una delle giornate cruciali del Giro 2010, il traguardo posto “sotto a un cielo tinto col blu”, al termine di una delle frazioni più temute di questa edizione. Si affronteranno contro il tempo i 12,8 Km della strada diretta alla vetta del monte altoatesino, che riserveranno ai “girini” passaggi molto aspri su fondi difficili nel finale, quando l’asfalto passerà per la seconda volta il testimone allo sterrato.
Volevamo stupirvi con effetti speciali, ce l’abbiamo fatta e ci riproviamo.
Domenica 23 maggio il Giro tornerà a proporre l’ebbrezza dello sterrato del Plan de Corones, in una tappa simile in tutto e per tutto a quella consumata due anni fa, perché sarà ancora una cronometro individuale a raggiungere i 2270 metri e passa del “panettone” della Val Pusteria. Sarà un’altra giornata di gara che dividerà gli appassionati, come già successo per la frazione dello Zoncolan. Se per questa si criticava la ricerca di salite estreme, nello specifico caso è la cronoscalata stessa l’oggetto del contendere, considerata una pessima maniera per sprecare ascese e sfide contro il tempo. Queste ultime, si dice, sono un controsenso proposte in salita, perché devono essere un esercizio di velocità e necessitano per questo di percorsi filanti, tarati sulle misure dei cronoman, una “razza” che avrà ben poco pane per i loro denti nel tracciato di questo Giro. Spezzando una lancia a favore di questo tipo di competizioni, va anche detto che le cronoscalate fanno parte della storia del ciclismo, presenti nel percorso del Giro fin dal 1936 (le gare contro il tempo avevano debuttato solo tre anni prima) e introdotte nel programma del Tour nel 1958. Lo stesso gruppo non le ha mai disapprovate, a differenza di quanto si è visto con le cronometro a squadre, osteggiate poiché incongrue nell’ottica di una gara a tappe che si decide individualmente. La tesi della “salita sprecata” non è, comunque, campata per aria perché una grande ascesa è indubbiamente più spettacolare se affrontata al termine di una gara in linea, mentre le cronometro individuali tendono ad appiattire lo spettacolo, finendo anche per risultare abbastanza soporifere e difficili da seguire. Non si riescono, visivamente, a paragonare le velocità di marcia dei vari partecipanti – scaglionati lungo l’ascesa e mai appaiati – e a ravvivare la telecronaca intervengono solo gli scarni ragguagli cronometrici. Meglio applicare questa tipologia di frazione alle ascese facili, quelle normalmente non in grado di selezionare il gruppo, com’è il caso, per esempio, della salita diretta al Santuario di Montevergine, che la corsa rosa ha affrontato in tre occasioni negli ultimi nove anni senza mai offrire grossi scossoni. Quella campana, poi, è una salita non ripida ma che sarebbe molto tosta se affrontata contro il tempo, per dislivello, lunghezza e tortuosità, con la presenza di numerosi tornanti che costringono a rilanciare l’azione, ovvero quel che meno si gradirebbe in una prova a cronometro.
Tornando al tracciato della 16a tappa del Giro 2010, come segnalato questo sarà perfettamente identico a quello sul quale si gareggiò nel 2008, fin nei decimali: 12,85 Km di strada si dovranno superare per portarsi dai 1187 metri di San Vigilio di Marebbe ai 2273 metri del traguardo – prima delle cinque cime “over 2000” previste quest’anno – superando nel frattempo ben 1086 metri di dislivello e 5,3 Km di strada non asfaltata. Un “gap” che il corridore più veloce dovrebbe colmare in circa tre quarti d’ora, se non si scenderà sotto il tempo di 40’26” fatto registrare da Franco Pelizzotti, che viaggiò a una media di 19,142 Km/h.
La rampa di lancio, dunque, sarà posizionata nel cuore della principale frazione di Marebbe, uno dei 18 comuni della cosiddetta “Ladinia”, regione culturale corrispondente all’area dolomitica e nella quale si parla l’omonimo dialetto di origine retoromanza. Importante stazione di villeggiatura, San Vigilio si trova allo sbocco della valle di Tamersc, in gran parte compresa nel territorio del parco naturale Fanes-Senes-Braies.
Tecnicamente i 12850 metri di gara possono essere suddivisi in tre distinti settori, il primo dei quali è il più semplice, usufruibile più che altro come riscaldamento in vista dei tronconi più impegnativi. È impensabile che i corridori “aggrediscano” a tutta la salita fin dai suoi primi istanti, per non correre il rischio di rimanere a corto d’energie nei chilometri conclusivi, quelli più esigenti poiché alle insidie del fondo stradale si sommeranno quelli delle pendenze che, in quello specifico tratto, toccheranno il loro picco più estremo, nella misura del 24%.
Nei primi 2,55 Km, invece, sarà un dolce ascendere, in virtù di una pendenza media del 3,7% appena. Il dato lievita di poco anche al netto di due tronconi intermedi facilissimi, mezzo chilometro pianeggiante il primo, 100 metri in lieve planata il secondo, col quale ci si porterà al bivio per la frazione Pieve. Questa era, un tempo, il principale nucleo abitato di Marebbe, stretto attorno alla chiesa della Madonna del Buon Consiglio, rivestita di notevole importanza essendo stata per lungo tempo la sede decanale della vicina Val Badia.
Al bivio i corridori prenderanno a sinistra, iniziando il secondo settore di questa difficile frazione, nel corso del quale si percorrerà la strada diretta al Furcia, valico che mette in comunicazione la valle di Marebbe con la Val Pusteria e la località turistica di Valdaora. Si salirà per 5,05 Km, affrontando 456 metri di dislivello e pendenze del 9%, la media, e del 16%, la massima, che sarà superata all’incirca a metà tappa. Si tratta d’inclinazioni che furono decisive per la classifica finale del Giro d’Italia in due occasioni, nel 1997 e nel 2004. Il 5 giugno del 1997 salendo sul Furcia Ivan Gotti, già maglia rosa dalla tappa di Cervinia, attaccò cogliendo in affanno il diretto rivale Pavel Tonkov, appena rientrato in gruppo dopo una caduta in discesa: il bergamasco non vincerà la tappa, che andrà ad arricchiere il palmares dello spagnolo Rubiera (attualmente uno dei gregari di fiducia di Lance Armstrong al Team RadioShack), ma riuscirà ad acuire il divario in classifica dello sfidante, staccandolo di quasi un minuto sul traguardo di Falzes, sede di tappa anche nel 2004. Anche in quella giornata si saliva al Furcia da San Vigilio; uguale lo scenario, differente il protagonista all’attacco: il ruolo che sette anni prima fu di Gotti stavolta sarà rivestito da Damiano Cunego, che si rimpossesserà definitivamente della maglia rosa, sfilatagli da capitan Simoni tre giorni prima nella cronometro di Trieste.
Un’altra incisiva pagina di Giro scritta lassù, ma salendo dal versante opposto, fu quella della tappa terminata proprio a San Vigilio nel 1981 e vinta da Giovanni Battaglin, maglia rosa il giorno successivo alle Tre Cime di Lavaredo e poi, 48 ore più tardi, “laureatosi” vincitore del 64° Giro d’Italia a Verona, la stessa località nella quale si chiuderà questa edizione . A questi rilevanti precedenti si affiancano il secondario passaggio sul Furcia nell’edizione 1994 (tappa Lienz – Merano, primo in vetta l’elvetico Richard, primo al traguardo Pantani) e l’arrivo d’emergenza disputato sul passo il 24 maggio del 2006, quando la pioggia e la neve costrinsero Zomegnan a tagliare l’ascesa ai passi di Eores e delle Erbe prima e poi tutto il tratto sterrato del Plan de Corones nel finale d’una tappa “menomata”, vinta da Leonardo Piepoli.
I “girini” non arriveranno fino al valico: 400 metri prima del tradizionale GPM svolteranno a sinistra per iniziare il terzo settore di questa cronometro, estremo non solo perché l’ultimo ma anche perché il più duro. Gli ultimi 5,25 Km saranno a dir poco massacranti, un non proprio casto connubio tra pendenze da ribaltamento (la media dal bivio alla cima si attesta sul 10,2%) e fondo non asfaltato. Sterrato è un termine improprio nello specifico caso del Plan de Corones, perché non tutta la strada sarà “bianca”, alternandosi questi tratti a quelli sui quali, quattro anni fa, è stato collocato uno speciale manto realizzato miscelando materiale franato dalla montagna con del cosiddetto “liquido nanotecnologico”, sostanza che ha lo scopo di aumentare le caratteristiche leganti del cemento, rendendolo più elastico e, di conseguenza, più resistente agli sbalzi di temperatura e al transito dei mezzi autorizzati. La strada forestale del Plan de Corones, infatti, è sempre preclusa al traffico motorizzato, esclusi i mezzi di servizio alla soprastante stazione di sport invernali, presso la quale sono stati organizzati anche grandi eventi, come il concerto tenuto da Zucchero nel “lontano” dicembre 1996, al quale avevano assistito quasi ventimila fan della rockstar emiliana.
Lasciato l’asfalto debutterà subito lo speciale fondo in “eco-sterrato” e le pendenze, già fin qui impegnative, vireranno bruscamente verso l’alto, affrontando subito una violenta stilettata al 20%. La media nel primo chilometro sarà del 13,5% poi, entrati nel bosco, si affronteranno nove tornanti, a cavallo dei quali entrerà in scena lo sterrato: nei tratti più lineari, meno soggetti all’erosione delle acque percolanti, si è, infatti, preferito lasciare il fondo naturale, opportunamente spianato ed epurato dei sassi più sporgenti. Con il tratto più tortuoso della strada del Plan si abbatterà la soglia dei 2000 metri, affrontando una pendenza media del 10,2% in 1,3 Km. A quota 2004 si lascerà sulla sinistra la cosiddetta “panoramica” (itinerario interamente sterrato che permette di raggiungere il Plan direttamente dal fondovalle della Pusteria, partendo dalla frazione Riscone di Brunico) e si affronterà ancora un tratto impegnativo, che terminerà 600 metri più avanti (media del 10,1%), all’altezza del dodicesimo e penultimo tornante. Segnaliamo subito che questi non saranno segnalati, com’era avvenuto in occasione della cronoscalata del 2007, dai pannelli effigianti i grandi eroi della montagna, essendo questi stati messi in vendita su eBay negli stessi giorni del Giro vinto da Alberto Contador.
A questo punto mancheranno 2300 metri al traguardo, introdotti da un troncone quasi insperato di 1,2 Km, nel corso del quale si dovranno superare appena 48 metri di dislivello. La facilità della salita (media del 4% netto) sarà però controbattuta dal fondo sterrato (ma le dolci inclinazioni non renderanno necessario alzarsi sui pedali, operazione molto complicata sulle strade bianche perché la ruota tende ad “affondare” nel pietrisco) e dalla sua linearità, senza quei tornanti che generalmente consentono di rifiatare. Quando, proprio al termine di questo tratto, si raggiungerà l’ultimo di questi tornanti – quello “sorvegliato” dall’effigie di Pantani quattro anni fa – le pendenze si rifaranno cattive, da questo punto tornando a procedere a braccetto col fondo “nanotecnologico”, che accompagnerà i corridori negli ultimi 1,1 Km. Svoltata la curva i “girini” riceveranno quasi una sonora sberla, perché in quel punto la strada si drizzerà fino al 24%, il “non plus ultra” dell’ascesa altoatesina. La media, invece, si stabilizzerà sul 13,9% approssimandosi ai 2273 metri del traguardo, posto sul cocuzzolo della montagna…. che si spera “sotto a un cielo tinto col blu” e senza “la neve alta così”.
Mauro Facoltosi
WEB CAM (aggiornamento in tempo reale)
FOTOGALLERY
Foto copertina: il Plan de Corones visto dall’aereo (panoramio)
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