MESTRE – MONTE ZONCOLAN: IL GIORNO DELLA VERTICALE PIU’ VERTICALE
maggio 23, 2010
Categoria: News
È arrivato l’atteso e temuto momento dello scontro con lo Zoncolan. Il “kaiser” stavolta sarà affrontato al termine d’una frazione più aspra rispetto alle due finora giunte sul monte friuliano. Ad Ovaro il gruppo, infatti, si potrebbe presentare già setacciato dall’accoppiata Duron – Valcalda, i due GPM inseriti nelle immediate vicinanze dello Zoncolan. Il primo colle, in particolare, si annuncia particolarmente minaccioso, nonostante gli appena 4,8 Km di ascesa che proporrà: ma questi saranno una fotocopia ridotta dell’arrampicata finale, con il condimento di una sede stradale molto stretta, sia in salita, sia in discesa.
Siamo arrivati a una delle giornate cruciali del Giro 2010, temuta da molti e addirittura aborrita da una buona schiera di appassionati e cultori delle salite, che hanno puntato il dito contro la scelta di ascese “da circo”, alla ricerca della pendenza più elevata possibile, che quest’anno ha portato nel tracciato del Giro non solo lo Zoncolan, ma anche Plan de Corones e Mortirolo. Mai visto tanto ben di Dio in una sola edizione della corsa rosa! I detrattori del “kaiser”, com’è stato soprannominato dai cicloamatori il monte friulano, ritengono che, oltre una certa soglia di pendenza, tutti gareggino allo stesso livello e fisicamente sia quasi impossibile riuscire a staccare gli avversari, al massimo è possibile distanziarli di pochi secondi. Ad avvalorare la loro tesi sembra esserci l’ordine d’arrivo della tappa vinta da Gilberto Simoni nel 2007, sì terminata alla spicciolata, ma senza far registrare i distacchi che ci si aspettavano. Ed era lecito aspettarseli perché, checchè se ne dica, lo Zoncolan è molto duro, ma non molto più del Mortirolo, salita sulla quale nessuno ha mai avuto da obiettare e che, con le sue tremende inclinazioni, ha sempre prodotto gran selezione, risultando decisiva in quattro edizioni della corsa rosa (1991, 1994, 1996 e 1999). Sull’esito della scalata affrontata al Giro 2007 influì molto la collocazione nell’ultima settimana – con la classifica già “costumata” da Agnello, Izoard, cronoscalata a Oropa e arrivo sulle Tre Cime – e il non impeccabile disegno della tappa in questione, poco faticosa perché breve e facile nella marcia d’avvicinamento a Ovaro. Il gruppo, infatti, affrontò il “kaiser” ancora “fresco”, avendo nelle gambe solo le pedalabili ascese dei passi di Monte Croce Comelico e di Cima Sappada, oltre all’impegnativo ma troppo breve strappo di Tualis.
Stavolta, invece, le condizioni per riabilitare lo Zoncolan ci saranno tutte e saranno esattamente opposte rispetto a quelle in cartellone tre anni fa. Innanzitutto, la corsa rosa si presenterà al via da Mestre con una classifica ancora fluida, poiché finora non si saranno affrontate molte difficoltà, e anche per questo motivo l’arrampicata al monte friulano provocherà sicuramente un terremoto e non solo ai piani alti. Meglio tracciata è anche la frazione nel suo complesso, che supererà abbondantemente i 200 Km e proporrà tre ascese a ridosso del gran finale, sulle quali spicca l’inedito Passo Duron, ostacolo tozzo ma assai arcigno. Autentico “bocconcino” di Zoncolan, concentrerà nel volgere di pochissimi chilometri un cocktail di strade strette e di sesti gradi che potrebbero far piangere qualche grosso calibro. Chi perderà le ruote del gruppo in quel tratto non riuscirà più a rientrare, anche perché negli ultimi 40 Km il tracciato di gara offrirà rarissime occasioni per recuperare.
Come nella giornata precedente, prima di pedalare sulle difficoltà del finale anche questa frazione prevederà un esordio pianeggiante, che si potrarrà per oltre metà del suo svolgimento.
Lasciata Mestre, il tracciato della 15a tappa si allontenerà velocemente dalla Laguna Veneta seguendo la statale diretta a Treviso. Dopo pochi chilometri, giunti a Mogliano Veneto si cambierà direzione per prendere a pedalare in direzione del confine col Friuli-Venezia Giulia. Prima di varcarlo si permarrà ancora per una cinquantina di chilometri sul suolo veneto, superando lungo il cammino i corsi del Sile (tipico fiume di risorgiva padana, protetto da un parco naturale regionale) e “della” Piave. Talvolta la gente del posto è abituata ancora a chiamare il fiume sacro alla patria alla femminile, come avvenne per secoli, fino a quando Giosuè Carducci lo mascolinizzò nell’ode “Cadore”, composta in onore del grande pittore Tiziano e del patriota Pietro Fortunato Calvi, eroico protagonista delle lotte risorgimentali. Tra i centri attraversati a cavallo dei due fiumi c’è Roncade, dove è possibile ammirare, tra le altre, la cinquecentesca Villa Giustinian, uno dei primi esempi del fenomeno delle celebri “ville venete”. In un’altra dimora roncadina, Villa Torresini, trascorreva le vacanze estive il giovane Carlo Goldoni, uno dei padri della commedia italiana (“La locandiera” e “Le baruffe chiozzote” sono tra le sue opere più celebrate).
Varcato “in armi” non belliche il fiume che mormorò il 24 maggio, anniversario che cadrà proprio il giorno successivo, l’ultimo grande municipio veneto (prima di Verona, sede della tappa conclusiva) visitato dalla corsa rosa sarà Oderzo. “Città per scherzo”, secondo un popolare detto, è l’erede della romana Opitergium, centro che assunse notevole importanza nel I secolo d.C. per la sua posizione strategica a metà strada tra l’Adriatico e i monti del Cansiglio, sorta in un’area molto fertile perché servita dal corso del fiume Monticano e da un ramo, oggi estinto, del Piave. Proprio la sua posizione fu causa d’innumerevoli distruzioni, come quella attuata dal generale Gneo Pompeo Magno durante la Guerra civile romana del 49 d.C., mossagli da Gaio Giulio Cesare, per il quale parteggiarono gli opitergini: per riconoscenza ed anche per sdebitarsi (oltre 1000 cittadini preferirono uccidersi l’un l’altro pur di non cadere nelle mani del nemico) questi la ricostruì cinque anni più tardi, elevandola al contempo allo stato di “municipium”.
Immediatamente prima di passare in Friuli il tracciato toccherà anche il piccolo comune di Portobuffolè, che merita una sosta non soltanto perché si tratta di un vero e proprio gioiello dal punto di vista storico e artistico, dal 2001 insignito della “Bandiera Arancione” del TCI (marchio che il Touring concende ai centri con meno di 15000 abitanti caratterizzati da un’offerta turistico-ambientale eccellente e da un’accoglienza di qualità), ma anche per la possibilità di visitare, accolto nella casa che fu della poetessa Gaia da Camino, un interessante museo dedicato al ciclismo.
Si punterà ora su Pordenone e poi su Casarza della Delizia, centro piuttosto fortunato perché negli ultimi 4 anni ha avuto l’onore di vedere sfilare in ben tre occasioni la carovana del Giro d’Italia, che ha mancato l’appuntamento solo nel 2008, quando il Giro non transitò per il “Friûl Vignesie Julie”, com’è chiamata questa regione in friuliano, parlata d’origine neolatina che non si può definire un dialetto poiché è una vera e propria lingua, come tale insegnata nelle scuole locali e oggetto di studio nelle università di Udine, Trieste, Praga, Mosca e Lubiana.
I 30 Km successivi al passaggio per Casarza concluderanno il lento avvicinamento alle montagne e si svolgeranno parallelamente al corso del Tagliamento, il principale e più lungo fiume regionale che, dalla sorgente del Passo della Mauria (in territorio veneto) alla foce nell’Adriatico presso Lignano, si estende per complessivi 170 Km, con un’estensione di bacino di quasi 3000 Kmq.
Procedendo in direzione delle Prealpi Carniche si sfiorerà Valvasone, altro piccolo ma prezioso centro, iscritto nel prestigioso club dei “Borghi più belli d’Italia”. L’opera d’arte più interessante di questo borgo, ancora in parte cinto da mura, è costituita dall’unico organo superstite della scuola veneta del ‘500, ammirabile nel locale duomo dedicato al Santissimo Corpo di Cristo, poiché vi sono venerate le reliquie del “miracolo eucaristico di Valvasone” (in realtà avvenuto nel centro di Gruaro).
Poco prima di giungere nella “città del mosaico”, com’è chiamata Spilimbergo per la sua famosa scuola (ma vale la visita anche per il Duomo che, come molti edifici della regione, fu gravemente danneggiato dal terremoto del 6 maggio 1976) il nastro rosa del Giro lambirà il tratto più ampio del letto del Tagliamento, che in quel punto si estende per 3 Km di larghezza, dividendosi in diversi rami le cui acque sono assorbite dall’alveo particolarmente ghiaioso e in seguito riacquisite dal fiume grazie agli affioramenti sotterranei detti “risorgive”.
Giunti a Pinzano al Tagliamento ci si discosterà dal corso del fiume, qui varcato dal celebre ponte fatto saltare nel 1917 dagli italiani in ritirata dopo la disastrosa battaglia di Caporetto, e finirà il tratto più noioso di questa quindicesima fatica. Non sarà ancora giunta l’ora d’affrontare le salite più attese. Per ora ci sarà una piccola e modesta “entrée”, la dolce salitella verso Anduins, 2,7 Km al 6% resi agevoli dalla presenza di sette tornanti nel tratto più pendente. Superato quest’ostacolo ci si porterà ai piedi del primo GPM di giornata percorrendo la “strada Regina Margherita” che, correndo in quota e offrendo stupendi scorci panoramici, s’insinua nella stretta forra del torrente Arzino. Ai 955 metri della Sella Chianzutan, ascesa inedita come il successivo Duron, si giungerà al termine di una medio-facile arrampicata di una decina di chilometri. La pendenza media si attesta attorno al 5,3% e la principale insidia è costituita dalla sede stradale stretta che potrebbe causare una prima sommaria selezione. Leggermente più acclive il versante che si percorrerà in discesa, molto noto agli appassionati delle quattroruote perché da quarant’anni è teatro di una cronoscalata automobilistica che prende il via da Verzegnis, centro situato presso l’omonimo lago artificiale, le cui azzurre acque costituiscono una meta prediletta dai pescatori, ricche come sono di trote di notevoli dimensioni. Nell’affrontare questa discesa, inoltre, si possono ammirare alcuni esemplari di “stavoli”, costruzioni rurali tipiche delle montagne del Friuli settentrionale, realizzate in pietra nella parte inferiore e in legno in quella soprastante.
Terminata la planata dalla Chianzutan, i “girini” attraverseranno il centro di Tolmezzo, il capoluogo della Carnia, territorio attualmente di pertinenza della provincia di Udine ma per il quale si prospetta un ritorno all’autonomia, com’era stato al tempo dei romani, quando questa era la “Carnorum Regio”: da più parti, infatti, è stata auspicata la creazione di una nuova provincia, quella dell’Alto Friuli, ma la proposta è stata bocciata da un referendum svoltosi nel 2004.
Il Giro si infilerà ora nel largo Canale di San Pietro, la valle del torrente Bût, seguendolo fino alle porte dei centri di Arta Terme (sede di tappa in occasione dei Giri d’Italia del 1970 e del 1988) e di Zuglio, presso il quale si trovano gli scavi dell’oppidum (città fortificata) di Iulium Carnicum e la Pieve di San Pietro in Carnia, uno dei più antichi luoghi di culto della regione, teatro del suggestivo rito del “bacio delle croci”, che si svolge la domenica dell’Ascensione.
Si cambierà ora valle, passando nello stretto Canale d’Incarojo e andando a imboccare la strada che, girando attorno al Monte Tersadia, riporterà nella valle del Bût passando per Paularo, località di villeggiatura molto cara a Franco Pellizotti. Il “Delfino di Bibione” ha soggiornato spesso nel paese natale del padre e c’è recentemente tornato per testare con i compagni della Liquigas-Doimo la tremenda ascesa al Passo Duron, che presenta i tratti più aspri proprio sgusciando tra le case del centro . Sono, infatti, i primi 400 metri quelli più ostici, caratterizzati da una sede stradale strettissima (gli edifici a bordo strada aumentano l’impressione d’angustia), da quattro tornanti e da una pendenza media del 13,8%, con un picco del 18%. Nei rimanenti 4 Km la pendenza si abbatte di schianto, perdendo – quella media – quasi 5 punti percentuali, ma anche quello sarà un tratto molto impegnativo, nel corso del quale la strada proporrà un’altra stilettata, stavolta al 15%. Recuperare non sarà facile, perché la strada rimarrà stretta anche nel tratto iniziale della discesa, ripida all’inizio e spezzata poco dopo l’inizio da una contropendenza pedalabile ma lunga quasi un chilometro.
Si finirà di scendere a Paluzza, il paese dei fratelli Di Centa, situato lungo la direttrice per il Passo di Monte Croce Carnico. In frazione Timau è possibile visitare l’ossario dedicato ai caduti della Grande Guerra, realizzato sul luogo di un preesistente santuario incendiato dai soldati italiani in ritirata e nel quale è sepolta anche la paluzzese Maria Plozner Mentil, la più celebre delle “portatrici carniche”, volontarie che, a scapito della propria vita, salivano al fronte per consegnare rifornimenti e munizioni e talvolta si ritrovavano a combattere a fianco dei soldati.
Un breve tratto pianeggiante, mille metri scarsi, porterà i corridori ai piedi della difficoltà successiva, che si attaccherà da Sutrio, la stessa base del versante “buono” dello Zoncolan, dal quale si salì nella tappa del Giro Donne del 1997 e in occasione della prima scalata in rosa, nel 2003. Come sette anni fa l’ascesa finale sarà preceduta dalla Sella Valcalda, scalandola però dal lato che si affrontò in discesa, dotato di una pendenza media più bassa (7 Km al 6% contro 6,5 Km al 6,3%), ma in realtà molto più impegnativo: controbattono un inizio (primi 4,7 Km) e un finale (1 Km) pedalabile, un cuore di quasi 2500 metri al 9% con un picco all’11% che acuirà lo stato di crisi di chi non sarà riuscito a recuperare dopo il Duron.
Dallo scollinamento in poi il tracciato collimerà perfettamente con gli ultimi 20 Km della tappa del 2007. Sotto lo striscione del GPM si lascerà sulla destra la strada per Ravascletto, una delle principali località di sport invernali del Friuli-Venezia Giulia, e ci si lancerà giù per la discesa che condurrà il gruppo a Comeglians, nella valle del Degano. Si smetterà di pedalare in discesa presso lo sbocco della laterale Val Pesarina, nella quale si trova la minuscola frazione di Pesariis (comune di Prato Carnico) che, a dispetto delle dimensioni, è fin dal ‘600 uno dei principali centri d’Italia per la produzione di orologeria.
Ancora 4 Km di strada scorrevole e poi arriverà il momento d’afferrare per le corna la verticale più verticale del Giro 2010.
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella Chianzutan (954m). Valico prativo aperto tra i monti Piombada e Verzegnis, vi transita la SP 1, tra Verzegnis e la località Pozzis. Quotata 955 sulle cartine ufficiali del Giro 2010.
Sella degli Stavoli Fuignis (700m). Vi transita la SP 1 della Sella Chianzutan, salendo da Verzegnis alla sella.
Forcella Durone (1121m). Si tratta di quello che è tradizionalmente chiamato Passo Duron. La quota è differente rispetto a quella indicata sulle cartine del Giro (1069m), ma non si tratta di un errore. Il valico vero e proprio, infatti, non è direttamente toccato dalla provinciale Paularo – Paluzza, dalla quale è raggiungibile deviando su di un sentiero sterrato per circa mezzo chilometro.
Forca di Liûs (1010m). Valico prativo attraversato dalla provinciale Paularo – Paluzza, tra lo scollinamento del Passo Duron e il bivio per la rotabile diretta al Monte Paularo. Chiamata anche Forcella di Liûs.
Sella Valcalda (958m). Valico che separa il Monte Crostis dal gruppo del Monte Arvenis, del quale fa parte anche lo Zoncolan. È valicato dalla SS 465 “della Forcella Laverdet e di Valle San Canciano”, tra le località di Cercivento e Comeglians. Nei pressi del valico si stacca la strada per Ravascletto e si trova la stazione della funivia che sale direttamente sullo Zoncolan. Finora è stata affrontata tre volte come GPM. Primo passaggio nel 1987, nel corso della storica tappa Lido di Jesolo – Sappada, nella quale si consumò il tradimento dell’irlandese Roche ai danni di Roberto Visentini: quel giorno si impose l’olandese Johan van der Velde, futuro “eroe del Gavia”, mentre il primo a scollinare sulla Valcalda sarà Roberto Conti. Tre anni più tardi, nel Giro di Gianni Bugno (1990), la salita fu affrontata nel corso della tappa italo-austriaca Velden – Dobbiaco (vinta dal francese Boyer) e vi svettò in testa nientemeno che il tre volte vincitore del Tour Greg Lemond. Ultimo passaggio nel 2003, in occasione della San Donà di Piave – Monte Zoncolan, primo arrivo sul monte friuliano: il GPM fu di Marzio Bruseghin poi la tappa andrà a Gilberto Simoni.
Sella del Monte Zoncolan (1730). Vi transita la strada che mette in comunicazione Ovaro con Sutrio. È il luogo nel quale sarà collocato il traguardo.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: lo Zoncolan assediato dai tifosi, era il 30 maggio del 2007 (panoramio)
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