CARRARA – MONTALCINO: IL GIRO AGL’IRTI COLLI
maggio 15, 2010
Categoria: News
Non è una frazione di montagna, ma chi punta alla maglia rosa è avvertito: oggi si rischia di perdere il Giro. Bisognerà affrontare con le antenne ben dritte gli ultimi 25 Km di questa tappa, che porterà la carovana sulle strade bianche del senese, percorsi dimenticati ma che faranno risvegliari ricordi ormai sopiti, quelli dei giri pionieristici, quando ci volevano i “garun” per primeggiare. Andando verso Montalcino, alle insidie degli sterrati si uniranno quelli delle pendenze, in particolar modo quelle che si raggiungeranno nell’ultimo troncone: sarà quasi impossibile recuperare eventuali défaillance, perché il traguardo sarà ormai a portata di pedale.
Il Giro d’Italia è entrato nel suo secondo secolo di vita e guarda dritto avanti lungimirante (già s’intravvedono, all’orizzonte, probabili scenari transoceanici), ma non si dimentica del suo passato. Trascorsi non fatti solo di celebri salite (quest’anno ci saranno vette che hanno fatto la storia della corsa rosa, come il Terminillo, il Mortirolo, il Gavia e il Tonale, una delle prime ascese chiamate ad accogliere un traguardo GPM, nel lontano 1933), ma anche di strade perennemente sterrate in un’epoca, quella del ciclismo pionieristico, nella quale l’asfalto era un miraggio. I partecipanti all’edizione 2010 avranno la possibilità di rivivere in ben due occasioni quelle pagine intrise di sudore e polvere che, in mancanza di grandi asperità lungo il tracciato, costituivano la principale occasione di selezione in corsa, favorita dalle inevitabili forature: la cronoscalata al Plan de Corones, proposta nella terza settimana, e la tappa tracciata sugli sterri ai margini delle “crete senesi”, l’area che si estende a sud-est della città del Palio, fatta di colli pelati, alternati a calanchi e “biancane”. Sono strade note da qualche tempo anche al mondo del professionismo, per il quale RCS Sport ha confezionato nel 2007 la “Montepaschi-Strade Bianche”, gara nata dai fasti dell’Eroica, la Gran Fondo che non si caratterizza solo per la presenza di ampi tratti sterrati (112 Km su 205 totali), ma anche perché l’organizzazione invita i partecipanti a schierarsi al via con biciclette d’epoca, quelle del ciclismo “eroico” appunto. I “girini” avranno a loro disposizione mezzi più moderni e sofisticati ma potrebbero non bastare: oggi come allora “ghe voeuren i garun”, come diceva il Ganna, per superare indenni un finale nel quale le insidie naturalmente insite negli sterrati (sassi aguzzi, quando si scatta la ruota tende ad affondare nel fondo stradale, se piove si fanno i “fanghi” peggio che alla Roubaix, dove almeno c’è un duro letto di liscie pietre) si sposeranno a notevoli pendenze. L’ultimo dei tre tratti previsti, infatti, proporrà inclinazioni da ribaltamento e sarà affrontato a pochissimi chilometri dal traguardo, che può essere considerato alla stregua di un arrivo in salita, con poco meno di 3 Km da percorrere tra la cima dell’ultima ascesa e Montalcino, dove si concluderà la settima frazione della corsa rosa, la prima di un interessante week end che proporrà, l’indomani, l’arrivo in salita al Terminillo. Pochissimi i margini per recuperare e inevitabili i distacchi al traguardo di una tappa che potrebbe anche far piangere qualche grosso calibro, respinto dal vecchio “babau” delle strade impolverate.
Prima di questo finale il percorso non proporrà molto altro: un preludio pianeggiante che si protrarrà per quasi metà tappa e poi le prime difficoltà sui colli pisani e senesi che precederanno l’ingresso nei settori più attesi. Si partirà da Carrara e questa è un’eccezione perché nei giri dell’era moderna – quella della direzione Zomegnan – è raro che si riparta dalla stessa località nella quale si era arrivati il giorno prima (in questa edizione accadrà in altre due occasioni, a Porto Recanati e a Brescia). I primi 25 Km si svolgeranno sulla litoranea versiliana, attraversando notissime località balneari: prima le marine di Massa e Pietrasanta, con Forte dei Marmi in mezzo, poi i lidi di Camaiore e Viareggio, passato la quale il percorso lascerà definitivamente (per oggi) il mare per imboccare la statale Aurelia e seguirla in direzione di Pisa. Si percorrerà uno dei tratti più panoramici della storica strada consolare, che scorre tra il lago di Massaciuccoli a sinistra e la Macchia di Migliarino a destra. Quest’ultima area verde è compresa, dal 1979, in un parco regionale che ingloba anche la vicina tenuta di San Rossore, antica foresta imperiale che inizialmente appartenne al Capitolo dei Canonici di Pisa e poi passò di proprietà otto volte, finendo sempre in mano ai “dominatori” della zona: prima i Medici, poi i Lorena, Elisa Bonaparte, nuovamente i Lorena, i Savoia e quindi la Presidenza della Repubblica, con la Villa del Gombo restaurata nel 1962 su iniziativa di Giovanni Gronchi e trasformata in edificio di rappresentanza, utilizzata come tale principalmente dal presidente stesso, avendogli i successori preferitole la tenuta di Castelporziano, più vicina alla capitale. L’ultimo passaggio di proprietà è arrivato nel 1999 quando Oscar Luigi Scalfaro in scadenza di mandato cedette San Rossore alla Regione Toscana, che già dal 1995 aveva preso in carico, nella figura del parco regionale, la gestione della tenuta.
Si giungerà quindi a Pisa, transitando a breve distanza dal quel diadema che è Piazza dei Miracoli, nella quale rifulgono i diamanti del Campo Santo, del Duomo, del Battistero e della celeberrima torre, il Mortirolo dell’arte italiana. Si solcheranno quindi le piatte strade del Valdarno Inferiore, fiancheggiando a tratti il corso del fiume, oramai prossimo alla foce nel Tirreno. Subito dopo Cascina si abbandonerà anche questo contesto ambientale per risalire la valle percorsa dal fiume Era, che ha le sue sorgenti nei pressi di Volterra, prossima meta dei “girini” e primo ostacolo di giornata. Bisognerà, però, lasciar scorrere sotto le ruote ancora parecchia strada prima di giungere all’attacco della salita, distante una quarantina di chilometri da Cascina, tratto nel quale si rimarrà sempre sul fondovalle, guadagnando nemmeno un centinaio di metri di quota. Si toccherà Ponsacco, importante centro dell’industria mobiliera, nel quale ha avuto i natali a Giosuè Lombardi, corridore che prese parte a quattro edizioni del Giro d’Italia, terminando in ottava posizione, migliore degli isolati, quello del 1919, il primo dei due conquistati da Girardengo. Attraversata Capannoli, si transiterà ai piedi del colle sul quale sorge Peccioli, piccolo centro (meno di 5000 anime) noto nell’ambiente per l’effettuazione della Coppa Sabatini (l’edizione 2010 sarà la 58°) e che nel 2003 è stato insignito della “Bandiera arancione”, riconoscimento col quale il T.C.I. premia i piccoli comuni dell’entroterra che si distinguono per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità.
A 106 Km da Carrara la musica cambierà, ma le note saranno ancora gradevoli. Non sono certo rock i quasi 10 Km al 4,3% che la strada proporrà arrampicandosi verso Volterra, in un panorama che vira dal dolcissimo al rude (le impressionanti balze) e che ispira più che altro virtuosismi lirici bocelliani, che qui sono di casa essendo il celebre tenore nativo della Sterza, la piccola frazione di Lajatico che la corsa avrà attraversato pocanzi.
In vetta, dopo aver comunque affrontanto qualche tratto impegnativo (anche la strada va su a “balze”, alternando tratti pedalabili a quattro strappate attorno all’8-9%), ci si troverà nel cuore d’un centro antichissimo, d’aspetto medioevale, che da sempre ha avuto un certo ascendente sui letterati, dal D’Annunzio di “Forse che sì, forse che no” a Carlo Cassola (la famiglia del suo Bube era d’origine volterrane), da Valerio Massimo Manfredi (Chimaira) a Stephenie Meyer, la scrittrice statunitense che ha ambientato in quest’angolo di Toscana un episodio della fortunata saga di “Twilight”.
Con una discesa da elettrocardiogramma impazzito, per i tanti e frequenti strappi che la interrompono, si planerà nell’alta valle del fiume Elsa, correndo in seguito ai piedi della cosiddetta Montagnola Senese, in realtà un’elevata collina (quota massima 671m) ricca di grotte carsiche e di falde acquifere, che da sempre hanno fornito un enorme contribuito all’approvvigionamento idrico della vicina Siena. Nell’area della Montagnola sono ancora attive diverse cave, dalle quali proviene uno dei più pregiati marmi colorati d’Italia, il “giallo di Siena”, sfruttato sin dal XIII secolo, in particolar modo per la costruzione di chiese, locali e non solo (duomi di Orvieto e di Santa Maria del Fiore a Firenze).
Tornati sul piano, si cambierà “aria” passando dalla Valdelsa alla valle del fiume Merse, autentico ponte naturale tra il bacino senese e la Maremma, area ricca d’itinerari praticabili dagli appassionati della mountain-bike (tutti gli anni nel mese d’aprile è organizzata un’apposita competizione, la “Granfondo della Val di Merse” della quale l’11 aprile 2010 si disputerà la 10a edizione) e che offre al turista la possibilità di ammirare gli spettacolari resti dell’abbazia di San Galgano o di soggiornare in uno dei numerosi agriturismi della zona, come quello aperto all’interno del “Mulino delle Pile”, fattoria costruita nel ‘200 dai monaci e divenuta celebre negli anni ’80, quando una nota azienda dolciaria italiana la scelse quale “testimonial” della propria linea di prodotti.
Siamo alle soglie delle fasi più attese di questa giornata ma, prima di mettere le ruote sullo sterrato, bisognerà scavalcare i 467 metri del Poggio Cerrete: nulla da spartire col colle sanremese, ma rimane comunque un’ascesa abbordabile, lunga poco meno di 6 Km e caratterizzata da una pendenza media del 5,1%, con un picco al 9% dopo 2 Km e due all’8%, l’ultimo raggiunto proprio sotto lo striscione del GPM. Terminata la discesa arriva il bello… Il primo dei tre settori bianchi non è particolarmente impegnativo e dovrebbe rammentare un po’ i primi tratti di pavè della Roubaix, che creano selezione da dietro in attesa che il gruppo approdi già sfoltito sui più celebri tronconi della foresta dell’Arenberg e del Carrefour de l’Arbre. Misura in tutto 5 chilometri e mezzo e si snoda sulla strada che collega le località Vescovado e Bibbiano, sfiorando la medioevale Pieve di Piana. L’unica insidia viene dalla sede stradale non larghissima, mentre altimetricamente questo troncone non presenta difficoltà, lievemente vallonato nella fase centrale dopo un abbrivio in discesa sostenuta ma non ripida.
Il tempo per rendersi conto di quanto successo nelle retrovie non ci sarà neanche: neanche due chilometri d’asfalto più avanti – tratto in parziale e non facile salita, tra l’altro – si ritornerà a pedalare sullo sterrato, andando ad affrontare il momento chiave di questa frazione. Nelle prime tre edizioni della “Montepaschi-Strade Bianche” si è sempre saliti a Montalcino dal lato più dolce, la strada asfaltata; al Giro 2010, invece, si raggiungerà la medesima località ricalcando le rotte che finora erano state riservate solo agli amatori impegnati nel tracciato lungo dell’Eroica e che, subito dopo il troncone di Pieve di Piana, attaccano l’ascesa al Poggio Civitella. Questo è il nome anagrafico dell’ultima difficoltà di giornata, composta di due tratti sterrati – per un totale di 9,2 Km – che, separati da uno sputo d’asfalto, di fatto costituiscono un unico settore, nel corso del quale si raggiungono pendenze fino al 17%. La salita è divisibile in due parti distinte. Si comincia a salire circa un chilometro dopo aver imboccato lo sterrato e, dopo un inizio dolce, a ripidi tornanti ci si porta alla località Castiglione del Bosco, dove nel medioevo si trovava un importante fortizilio, posto a guardia della strada che conduceva da Montalcino a Buoncovento e oggi trasformato in azienda agricola. Fin qui si saranno percorsi 3,4 Km d’ascesa al 6,1%, con il chilometro precedente Castiglione inclinato all’11,5% medio. Dopo la salita, divenuta più lineare, continua cattiva per 1800 metri, tratto nel quale la pendenza media si assesta all’8,1%. Tutt’altro spessore hanno i successivi 7,7 Km, nel corso dei quali si sfiora il Cippo di Nacciarello, eretto nel luogo di un eccidio nazista: la strada si manterrà in quota per quasi tutto il tratto e la salita ricomparirà solamente negli ultimi mille metri, che raggiungono il GPM con una pendenza media dell’8,5% e nel corso dei quali lo sterrato passerà la mano all’asfalto.
A quel punto al traguardo mancheranno 2,7 Km, tracciati in lieve discesa ma conditi da un’ultima, piccola insidia: lo striscione d’arrivo sarà steso al termine d’uno strappo di 300 metri nei quali l’asfalto passerà ancora il testimone, che nel cuore di Montalcino sarà colto dalle lastre di basolato tipiche dei centri storici.
Sterrato e basolato: due ingredienti in grado d’inebriare il Giro forse anche più del locale Brunello.
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico Roncolla (373m). Coincide con l’omonima località, attraversata dalla SS 68 “di Val Cecina” (scendendo dal GPM di Volterra, in direzione di Colle di Val d’Elsa), esattamente all’altezza del bivio con la SS 439 dir “Sarzanese-Valdera”. In un solo precedente il Giro ha effettuato un traguardo GPM a Volterra, nell’edizione 1987: scollinò in testa Claudio Chiappucci mentre tagliò per il primo il traguardo di quella frazione, che pure si concludeva a Montalcino, il campione del mondo in carica Moreno Argentin. Nel disegno originario, questa salita era prevista anche nel 1994, nel tracciato della tappa Castiglione della Pescaia – Pontedera, per la quale si optò poi per un percorso totalmente pianeggiante.
Valico del Rospatoio (502m). Valicato dalla provinciale che mette in comunicazione due frazioni del comune di Murlo (Casanova e Palazzina), è, di fatto, l’ascesa segnalata sulle carte del Giro come Poggio Cerrete (ma con una quota più bassa di una quarantina di metri).
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: nel tratto più duro di giornata, la sterrata e ripida salita finale verso Montalcino (per gentile concessione di Giacomo Meneghello)
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