TOUR DE FRANCE 2025: PARZIALE RITORNO AGLI ANNI ‘90 (E NON E’ DETTO CHE SIA UN MALE)
novembre 4, 2024 by Redazione
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Svelato a Parigi un tracciato del Tour atipico rispetto a quelle delle edizioni viste negli ultimi anni e che, invece, va parzialmente a braccetto con quelle vissute negli anni ‘90, quando per vedere le prime montagne bisognava far trascorrere una settimana abbondante.
È stato presentato un Tour de France, quello dell’edizione 2025, che prevede la prima tappa di montagna alla decima giornata di gare e una cronometro alla quinta, come accadeva negli anni ‘90, quando il percorso della Grande Boucle presentava, però, una prima settimana tutta piatta, cosa che invece, per fortuna, l’anno prossimo è stata scongiurata, cercando di seminare insidie e trabocchetti nelle tappe collinose.
Naturalmente, questo rappresenta solo un elemento di un percorso che invece, per molti aspetti, rispecchia la tendenza degli ultimi anni, senza però esaspererla come accaduto nel recente passato.
Un chiaro esempio sono i chilometri a cronometro che sono sempre in numero piuttosto scars, anche se con una frazione prima dei monti , piazzata per invitare gli uomini forti contro il tempo e che devono difendersi in salita a cercare di guadagnare un tesoretto per provare a gestire gli attacchi degli scalatori sulle salite.
Ci sono solo due tappe oltre i 200 km e questo è ovviamente un elemento fortemente negativo e ricorrente nelle ultime edizioni; tuttavia va anche notato che c’è una sola tappa sotto i 150 Km ed è l’ultima di montagna, collocata quindi in un momento in cui la scarsità di energie sarà sufficiente a rendere la frazione, che prevede tante salite, comunque dura.
Il disegno complessivo ricalca un po’ quello classico del grande ricciolo, partendo da nord ovest e percorrendo quasi interamente il perimetro del paese.
Il rovescio della medaglia di questo aspetto sta nei quasi 3000 Km di trasferimenti, che non potranno essere sottovalutati perché sono elementp di stress che, nell’economia di una corsa di tre settimane, possono farsi sentire. Il problema è che la riduzione generale del chilometraggio complessivo ha come conseguenza l’impossibilità di ricoprire interamente il tracciato, obbligando quindi a numerosi spostamenti tra le località d’arrivo e quelle di partenza.
La prima settimana, pur orfana di tappe di montagna, offre diverse occasioni per finali aperti nei quali i finisseur dovranno prevedibilmente vedersela con gli uomini di classifica che, negli ultimi anni, hanno dimostrato un atteggiamento combattivo su strappi brevi e duri.
La prima tappa, disegnata in circuito attorno a Lilla, finirà quasi certamente in volata perché le tre “côtes” disseminate lungo il percorso – sia per collocazione, sia per caratteristiche – non saranno in grado di impedire ai velocisti di giocarsi la prima occasione e, di conseguenza, la conquista della prima maglia gialla.
Diverso è il discorso per la seconda tappa, la più lunga del Tour, con arrivo a Boulogne-sur-Mer dopo 212 chilometri. Nel finale sono stati, infatti, inseriti due muretti di 900 ed 800 metri con pendenze medie rispettivamente dell’11% e dell’8,8%. Dalla cima dell’ultimo strappo al traguardo ci saranno solo sei chilometri e soprattutto è possibile che l’attacco possa partire sul primo di questi muri, piazzato a 10 Km dall’arrivo: si tratta di un finale ideale per corridori esplosivi e, visto il comportamento dei tre dominatori dell’ultima edizione, è lecito aspettarsi il primo confronto tra i “big”
La terza tappa è pianeggiante e terminerà certamente allo sprint a Dunkerque, mentre la quarta, con arrivo a Rouen dopo 173 Km, presenta un finale con numerosi mangia e bevi. L’ultimo strappo di 900 metri ha una pendenza media in doppia cifra e termina a 5 chilometri dall’arrivo, ma attenzione perché le “côtes” precedenti non sono banali, specialmente quella di Belbeuf, posta a 28 chilometri dalla conclusione e lunga poco più di un chilometro ma caratterizzata da una pendenza media vicina al 10%,
Un corridore come Pogacar potrebbe tranquillamente provare un attacco e tutti sanno come è difficile chiudere su un uomo come il campione del mondo, anche quando prende pochi metri.
La quinta tappa rappresenta il primo importante spartiacque poichè si tratterà di una cronometro individuale di 33 Km per specialisti, disegna su di un percorso pianeggiante attorno a Caen. Remco Evenepoel, se sarà al meglio, dovrà cercare di guadagnare il più possibile per sperare di poter provare a resistere al ritorno dei due uomini che lo hanno preceduto quest’anno. La prova contro il tempo al quinto giorno, inoltre favorisce gli specialisti ed è una cartina di tornasole attendibile dello stato di forma dei corridori più attesa, perché a crono non si può bluffare. Forse, questa tappa poteva essere un po’ più lunga per rendere la corsa maggiormente equilibrata, visto che la seconda prova sarà una cronoscalata di 11 Km, favorevole agli scalatori più che agli specialisti del tic-tac.
Attenzione poi alla sesta tappa, di 200 Km con arrivo a Vire Normandie. Anche in questo caso il finale presenta uno strappo che porterà alla scoperto sia i finisseur esplosivi, sia gli uomini di classifica. Potrebbe essere anche un’occasione immediata per rifarsi del tempo eventualmente perduto a cronometro. La Côte de Vaudry è uno strappo di 1 Km al 7,5% posto a 5 chilometri dall’arrivo, a sua volta collocato in cima ad uno strappo di 700 metri al 9,3%. L’epilogo più probabile è la sparata finale, ma non è da escludere un tentativo sull’ultimo GPM
Anche la settima tappa prevede un finale scoppiettante, con un doppio passaggio sull’iconica salita di Mûr-de-Bretagne, che in realtà non è durissima (2,2 Km al 6,3%) ma sulla
quale nel recente passato si sono visti qualche secondo di differenza anche tra uomini di classifica.
L’ottava a la nona tappa saranno frazioni di trasferimento dedicate alla sfida tra ruote veloci, la prima con arrivo a Laval e la seconda con traguardo fissato a Châteauroux.
Nel giorno della presa della Bastiglia ci sarà la prima frazione di montagna e lo scenario sarà quello del Massiccio Centrale. Sono previsti ben 7 GPM non particolarmente duri, ma bisognerà fare attenzione perché non c’è un metro di pianura. Il finale presenta l’ascesa al Col de la Croix Saint-Robert, a quota 1450, dopo una salita di 5 Km al 6,3%. Si scollina a 10 Km dall’arrivo ma gli ultimi 3,3 saranno nuovamente in salita, stavolta all’8%, fino ai 1324 metri di Le Monte-Dore. Di norma le tappe sul Massiccio Centrale non sono durissime in senso assoluto, ma sono sempre insidiose e tecnicamente complesse. A tale proposito basti pensare al fatto che Pogacar proprio in queste zone, ha vissuto l’unica giornata di difficoltà nell’ultimo Tour de France, che pure ha dominato in lungo e in largo
Dopo il giorno di riposo, si riprenderà mercoledì 16 luglio con una tappa ad anello con partenza ed arrivo a Tolosa. Si tratta di una frazione breve, con una impressionante girandola di strappi stile mangia e bevi, saranno 7 solo negli ultimi 40 chilometri. In questa fase di pianura praticamente non ce n’è sino a 9 Km dall’arrivo e le “côtes”, pur non impossibili, renderanno difficile controllare la corsa in vista dell’ultimo strappo, che presenta 900 metri al 9,1% e termina a 9 Km dalla conclusione. Ecco un’ennesima frazione con insidie nel finale che potranno sia vedere il confronto tra gli uomini di classifica, sia comunque aumentare il logorio per le squadre che vorranno cercare di controllare, con conseguenze non trascurabili in termini di stress.
Con la dodicesima tappa inizieranno i Pirenei, che debutteranni conl l’arrivo in salita ad Hautacam dopo 181 km e aver scalato in precedenza il Soulor ed il breve Col des Bordères. Tra la cima di questa ultima salita e l’inizio della ascesa finale (13.6 Km al 7.8%) ci sono poco meno di 20 Km ed è quindi immaginabile che gli attacchi andranno in scena sull’ultima salita, anche perché questa tappa è solo l’antipasto del vero tappone. previsto quarantottore più tardi.
Tra la prima e la seconda tappa in linea sui Pirenei è stata, infatti, inserita una cronoscalata di 11 chilometri da Loudenvielle a Peyragudes. Si tratta di una salita secca, anche se i primi 4 chilometri saranno di avvicinamento. Sarà importantissima la preparazione per arrivare alla rampa di lancio già pronti a dare tutto in uno sforzo intenso. Le pendenze sono regolari (8 Km al 7.5%), ma gli ultimi mille metri sono al 13% con punte al 16% e arrivano nel finale di una frazione che richiederà ai corridori di dare tutto in un limitato lasso di tempo. Se si sbagliano i calcoli e si arriva all’ultimo chilometro in debito, le conseguenze potrebbero essere molto gravi. Si tratta di una tappa diversa da quella di 35 km che vide Pogacar strappare la vittoria del Tour al connazionale Roglic, perché la cronometro del 2020 aveva un chilometraggio triplo rispetto a quella del 2025 e un tratto di pianura abbastanza lungo prima di iniziare l’ascesa verso la Planche des Belles Filles.
Sabato 19 luglio è in programma il tappone pirenaico che si contende lo scettro di tappa regina con il tappone alpino di Courchevel. Il dislivello è tutto negli ultimi 110 Km, che prevedono i mitici colli del Tourmalet, dell’Aspin, e del Peyresourde, prima dell’ascesa finale verso Superbagnères, in una sorta di giro della morte con le salite in successione senza tratti intermedi. La fine della discesa da un colle coincide con l’inizio della salita del successivo. Questa tappa riserva numerose possibilità tattiche. L’attacco da lontano è tutt’altro che impossibile, ma anche la sfida sulla salita finale è uno scenario da prendere in considerazione. Quello che è certo è che si tratta di una tappa durissima nella quale gli uomini di classifica si daranno certamente battaglia su un terreno che potrebbe causare anche grandi distacchi. Davvero una bella tappa anche grazie al ritorno della salita di Superbagnères, che mancava al Tour da 36 anni.
Domenica 20 luglio andrà in scena la 15esima tappa da Muret a Carcassonne, adatta alle fughe da lontano. La frazione presenta una salita di 11 Km al 4,3% (Col de la Croix de Montalric) nella parte centrale, seguita poi dal Pas du Sant (3,2 Km all’8,7%). Si tratta di un terreno non impossibile ma che taglierà certamente fuori i velocisti e potrebbe anche favorire il via libera per una di quelle classiche fughe da metà Tour de France che arrivano con un quarto d’ora di vantaggio, altro punto fermo dei percorsi anni 90 che, nelle ultime edizioni, era stato messo in discussione.
Dopo il secondo giorno di riposo inizierà l’ultima settimana con un classico: tappa pianeggiante con arrivo sul gigante della Provenza, il leggendario Mont Ventoux, con l’ultimo tratto da Chalet Reynard alla vetta completamente privo di vegetazione e spesso esposto a forti raffiche di vento, come ricorda anche il nome. La sfida sarà tutta sulla salita finale, le pendenze sono molto severe (19.5 Km al 7.8%) e l’ultimo tratto scoperto aggiunge ulteriori difficoltà, specialmente in caso di vento. Ci sarà sfida a viso aperto tra gli uomini di classifica. E’ appena il caso di ricordare che nel 2021 Pogacar, che vinse quel Tour, passò un brutto quarto d’ora proprio sul Ventoux a causa di un attacco di Jonas Vingegaard, che riuscì a staccarlo, dovendo poi cedere agli ordini di scuderia, visto che in quel Tour il suo ruolo era quello di gregario di Roglic.
La tappa numero 17, con arrivo a Valence, potrebbe sia favorire una fuga, sia andare ad un velocistam ma bisognerà vedere quanti e quali sprintert saranno rimasti in gara alla vigilia delle alpi.
Il tappone alpino andrà in scena il 24 luglio, con l’aspetto di una cavalcata massacrante tra Vif e il Col de la Loze, 171 Km con tre salite lunghissime e senza soluzione di continuità. L’unico tratto tranquillo sarà quello che dalla partenza condurrà al chilometro 35, da lì in rapida successione si scaleranno il Col de Glandon (quasi 2000 metri, 21 Km al 5,1%), il Col de la Madeleine (2000 metri, 19,2 Km all’8%) e quindi il Col de la Loze (2304 metri 26 Km al 6,5%), che affrontato due volte nel recente passato, ma stavolta si salirà dal versante inedito di Courchevel, La salita più dura è la Madeleine, sulla quale umeno giovani ricorderanno la sfida epica tra Pantani e Ullrich al Tour del 1998, con il “Pirata” che ebbe anche qualche momento di difficoltà per rispondere al tedesco, che aveva il dente avvelenato dopo la crisi del giorno precedente a Les Deux Alpes che gli costò la vittoria di quel Tour de France. Oggi un attacco sulla Madeleine apparirebbe azzardato perché la cima è posta a 65 Km dalla conclusione, ma non può essere escluso, specialmente se ci sarà un uomo con un distacco consideravole da recuperare. In realtà appare più possibile una grossa scrematura per arrivare alla salita finale in pochi uomini dopo una corsa tirata. La lunghezza della salite, l’altitudine, la mancanza di tratti di recupero sono tutti fattori che rendono questa tappa durissima e allo stesso livello, se non superiore, del tappone pirenaico.
La diciannovesima tappa sarà una minifrazione di 130 Km, per fortuna l’unica di questo Tour, collocata alla fine in modo da bilanciare il ridotto chilometraggio. E’ comunque una tappa ben disegnata che arriva dopo il tappone alpino e potrà quindi esprimere le ultime sentenze. Cinque le salite previste: si parte con la Côte de Hery-sur-Ugine a quota 1004 metri (11 Km al 5%), seguita dal Col de Saisies ( 1650 mt, 13,7 Km al 6,4%) dal Col du Pré (1748 mt, 16,6 al 7,7%) e dal Cormet de Roselend a 1968 metri (5 Km al 6,3).
A questo punto ci sarà una discesa di circa 30 Km che porterà ai piedi della salita finale verso i 2052 metri di La Plagne, molto lunga (19 Km) e dotata di pendenze nient’affatto trascurabili (7,2%).
Una tappa del genere posta a fine Tour potrebbe fare comunque danni non indifferenti.
La ventesima tappa verso Pontarlier sarà interlocutoria prima della passerella parigina. Potrebbe sembrare una scelta non ottimale, tuttavia va considerato che le sedi di tappa sono spesso dettate da logiche che con lo sport non hanno nulla a che fare.
Ritornano quindi i Campi Elisi il 27 luglio per il gran finale a Parigi.
La considerazioni conclusive sono quelle di un percorso molto positivo per le tappe insidiose disseminate lungo tutta la prima parte del Tour per rendere anche la parte priva di montagne interessante, imprevedibile. accattivante ed allo stesso tempo aperta. Le frazione montane sono disegnate molto bene e sono in numero ideale. senza le esagerazioni degli anni passati.
L’unico appunto che si può fare è che tutte le tappe di montagna hanno l’arrivo in salita, mentre sarebbe stato opportuno inserirne un paio con l’arrivo in discesa, anche per offrire una varietà maggiore di possibili soluzioni.
Quanto agli aspetti negativi, va segnalata la mancanza di tappe lunghe ben oltre i 200 Km, che in un grande giro non dovrebbero mancare, e i pochi chilometri a cronometro che comunque sono ancora insufficienti, specie considerando che la seconda prova è una cronoscalata in senso classico. In questo senso forse si poteva tentare di ripristinare la cronometro del penultimo giorno, oppure allungare la prima crono portandola a una cinquantina di chilometri.
Questo semplice accorgimento avrebbe forse reso più incerta una corsa che presenta comunque un percorso con tutti i presupposti per essere spettacolare.
Benedetto Ciccarone
CORT NIELSEN VINCE LA VENETO CLASSIC 2024
Magnus Cort Nielsen (Team Uno X Mobility) conferma la sua fama di cagnaccio e resiste all’inseguimento degli avversari più temibili dopo aver attaccato insieme a Foldager e Bayer. Nel finale il danese dà tutto sulla salita della Diesel Farm e sul successivo strappo di Contrà Soarda andando a vincere meritatamente il Veneto Classic
La Veneto Classic, corsa che chiude il calendario ciclistico su strada 2024, parte da Soave e termina a Bassano del Grappa dopo 191.7 km. Percorso impegnativo con due circuiti ben distinti da affrontare. Il primo vede protagonista la doppia scalata della Rosina, lunga 2.6 km al 6,1%, dopodichè si entra nel secondo circuito della Tisa, con i suoi 300 metri in pavè con pendenze vicine al 16%. Saranno cinque i passaggi su questo muro vero e proprio prima del gran finale con la salita in sterrato della Diesel Farm (1.4 km al 9% con tratti superiori all’11%) e di Strada Soarda (400 metri al 13%). Davide Formolo (Team Movister) difende la vittoria del 2023 ma attenzione anche a Marc Hirschi, capitano del solito squadrone UAE Team Emirates e vincitore nel 2022. La fuga di giornata partiva dopo una decina di km grazie all’azione di Anders Foldager (Team Jayco AlUla), Magnus Cort (Team Uno-X Mobility), Alexis Gougeard (Team Cofidis), Tobias Bayer (Team Alpecin – Deceuninck), Kyrylo Tsarenko (Team Corratec – Vini Fantini) e Riccardo Biondani (Team General Store – Essegibi – F.Lli Curia). Dopo 60 km di corsa il vantaggio della fuga sul gruppo era di 2 minuti e 40 secondi. Sul primo passaggio sulla Rosina il vantaggio della fuga sul gruppo inseguitore era di 6 minuti. Sul secondo passaggio sulla Rosina il gruppo era segnalato a 3 minuti e 5 secondi di ritardo dai sei fuggitivi con UAE Team Emirates e Team Polti Kometa a fare l’andatura. Tsarenko e Biondani erano i primi due ciclisti a staccarsi dalla testa della corsa. I primi passaggi sul muro della Tisa si facevano sentire nelle gambe dei ciclisti. Anche Gougeard si staccava a circa 50 km dalla conclusione. Restavano in testa Cort Nielsen, Foldager e Bayer. A 26 km dalla conclusione si formava il primo gruppo inseguitore composto da George Bennett (Team Israel Premier Tech), Filippo Baroncini (UAE Team Emirates), Davide De Pretto (Team Jayco AlUla), Giulio Pellizzari (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), Lorenzo Rota e Simone Gualdi (Team Intermarchè Wanty). Al primo gruppo inseguitore si aggregavano tra gli altri Xandro Meurisse ed Axel Laurance (Team Alpecin Deceuninck), Corbin Strong (Team Israel Premier Tech), Davide Formolo (Team Movistar), Francesco Busatto e Georg Zimmermann (Team Intermarchè Wanty), Diego Ulissi (UAE Team Emirates) e Gianluca Brambilla (Q36.5 Pro Cycling). Sullo strappo della Diesel Farm Cort Nielsen provava ad allungare in testa alla corsa con le ultime forze rimaste. Il danese manteneva ancora una quarantina di secondi di vantaggio all’inizio della Contrà Suarda, ultima asperità della corsa. Dando fondo a tutte le energie residue, Cort Nielsen riusciva a mantenere un vantaggio risicato ma sufficiente a consentirgli di vincere con 16 secondi di vantaggio su Gregoire. In terza posizione a 18 secondi di ritardo Meurisse sprintava per il gradino più basso del podio davanti a Hirschi e Zana. Per Cort Nielsen è la quarta vittoria stagionale. Si chiude così con la Veneto Classic una stagione ciclistica molto intensa.
Antonio Scarfone
NEILSON POWLESS VINCE LA JAPAN CUP
Seconda vittoria in tre anni della classica giapponese per Powless che attacca al momento giusto e vince in una volata ristretta davanti a Van Wilder e Mohoric
La Japan Cup 2024 presenta il consueto percorso compreso nel circuito di Utsunomiya da affrontare 14 volte per un totale di 144.2 km e con la salita del Monte Kogashiyama principale insidia altimetrica della corsa. Una prima fuga ha visto protagonisti Simon Yates (Team Jayco AlUla), Andrea Pasqualon (Team Bahrain Victorious), Georg Steinhauser (Team EF Education EasyPost), Hamish Beadle (Team Novo Nordisk), Masaki Yamamoto (JLC Team UKYO) e Shotaro Iribe (Team Shimano Racing). Dopo una sessantina di km attacchi e contrattacchi nel gruppo rimescolavano la situazione con Anthony Perez (Team Cofidis) al contrattacco. Il francese veniva ripreso a 81 km dalla conclusione. L’attacco decisivo, a circa 50 km dalla conclusione, veniva portato da un quintetto formato da Michael Woods (Team Israel Premier Tech), Neilson Powless (Team EF Education EasyPost), Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious), Mauri Vansevenant ed Ilan van Wilder (Team Soudal Quick Step). Sull’ultima ascesa del Monte Kogashiyama i cinque ciclisti attaccavano a ripetizione, con Vansevenant tra i più attivi a proteggere il suo capitano Van Wilder. Nel tratto vallonato a circa 2 km dalla conclusione, una volta staccatosi Vansevenant, era Powless ad allungare ed a mantenere la testa della corsa fino all’arrivo. Lo statunitense vinceva davanti a Van Wilder mentre terzo era Mohoric. Chiudevano la top five Woods in quarta posizione e Vansevenant in quinta posizione, quest’ultimo a 4 secondi di ritardo da Powless. Il gruppo giungeva al traguardo ad oltre 4 minuti di ritardo, regolato da Julien Bernard (Team Lidl Trek). Per Powless è la seconda vittoria staginale dopo aver vinto il Gran Piemonte dieci giorni fa.
Antonio Scarfone
TOUR OF GUANGXI: RIVOLUZIONE VAN EETVELT, PER LUI TAPPA E MAGLIA
La quinta tappa della corsa cinese ha rispettato le attese. Il successo e la leadership in classifica sono andate a Lennert Van Eetvelt davanti a Oscar Onley e Alex Baudin. Primo italiano Giovanni Aleotti, sesto davanti a Lorenzo Fortunato.
La quinta tappa che si è conclusa con l’ascesa di Nongla ha rispettato le attese. Quella che veniva considerata la tappa regina ha visto il successo del portacolori della Lotto-Dstny Lennert Van Eetvelt, che si è imposto davanti a Oscar Onley (Team dsm-firmenich PostNL), arrivato dopo 2″, Alex Baudin e Victor Lafay (Decathlon AG2R La Mondiale), che hanno terminato staccati di 9″. A seguire si incontrano Pavel Sivakov (UAE Team Emirates) a 11″, Giovanni Aleotti (Red Bull – BORA – hansgrohe) a 15″, Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan Team) a 23″, Ewen Costiou (Arkéa – B&B Hotels) a 25″, Welay Hagos Berhe (Team Jayco AlUla) e Felix Großschartner (UAE Team Emirates) a 26″ e via via tutti gli altri.
Il successo di tappa ha fatto salire in vetta alla generale il belga, che a una tappa dal termine precede Onley di 5” e Baudin di 15”. I due italiani, ovvero Aleotti e Fortunato, meglio piazzati nella tappa sono rispettivamente 6° e 7° con un ritardo di 25”e di 33”.
La tappa era iniziata con la fuga di Koen Bouwman (Visma Lease a Bike), Warre Vangheluwe (Soudal-Quick Step), Stefan Bissegger e Jonas Rutsch (questi ultimi in forza alla EF Education-EasyPost). I quattro sono riusciti a raggiungere l’inizio della salita finale, prima che gli attesi big cominciassero il duello decisivo per la conquista della tappa. Il primo a muoversi è stato Tim Wellens (UAE Team Emirates), che ha di fatto lanciato Lafay, pronto a rispondere al belga. Le cose sembravano sorridere al francese, ma nelle ultime centinaia di metri sono sopraggiunti Onley e Van Eetvelt, che si sono giocati la tappa.
Ora rimane la sola frazione conclusiva di Nanning, che prevede 4 giri di un circuito lungo 27 Km e caratterizzato da un muro di 1400 metri al 11.6% che non dovrebbe impedire l’arrivo allo sprint, considerati i quasi 20 Km che si dovranno percorrere dopo l’ultimo scollinamento per andare al traguardo.
Mario Prato
TOUR OF GUANGXI: BIS DI VERNON, MA LA LEADERSHIP RITORNA A KANTER
Seconda vittoria consecutiva per Ethan Vernon che, però, a causa di una penalizzazione di 20” perde la leadership in classifica. Secondo di giornata il tedesco Max Kanter, che riconquista la maglia di leader, terza piazza per Alberto Bruttomesso. Piazzamento nella TopTen anche per Davide Cimolai, sesto.
Il non partecipare ai Mondiali su Pista in corso in questi giorni non sembra essere un peso per il britannico Ethan Vernon (Israel – Premier Tech), che tra ieri e oggi si è preso il lusso di centrare due vittorie consecutive sulle strade cinesi. Peccato solo che, a causa di una penalizzazione di 20” per “bidon collè”, ha già visto sfumare la leadership conquistata dopo la vittoria di ieri.
Alle spalle del ventiquattrenne nato a Bedford si è piazzato il tedesco Max Kanter (Astana Qazaqstan Team), che ha riconquistato la vetta della classifica, mentre terzo si è piazzato l’italiano Alberto Bruttomesso (Bahrain – Victorious). Proseguendo l’ordine d’arrivo troviamo Lionel Taminiaux (Lotto Dstny), Mick van Dijke (Team Visma | Lease a Bike), Davide Cimolai (Movistar Team), Riley Pickrell (Israel – Premier Tech), Niklas Märkl (Team Dsm-Firmenich PostNL) e Matevž Govekar (Bahrain – Victorious), con Gijs Van Hoecke (Intermarché – Wanty) a chiudere la TopTen.
In classifica generale come già detto è ritornato in vetta il tedesco Kanter, che vanta un distacco di 1” su Stan Dewulf (Decathlon AG2R La Mondiale Team) e di 2″ su Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates). Primo italiano è Bruttomesso, nono a 8″.
La quinta tappa, che prenderà il via attorno alle cinque di stanotte ora italiana (le undici in Cina), dovrebbe essere quella decisiva per la definizione della classifica, che in queste prime 4 tappe è stata monopolizzata dalle ruote veloci e dai risultati conseguiti dalle stesse nelle volate fin qui disputate. La Yizhou – Nongla di 165.8 Km terminerà, infatti, con l’arrivo in salita presso il Nongla Scenic Spot: l’ascesa finale, valido come GPM di prima categoria, poco più di 3 Km al 6.6% con un rampa finale al 15% di pendenza massima.
Mario Prato
TOUR OF GUANGXI: NELLA TERZA GIORNATA CADUTE E RITIRI; PER VERNON TAPPA E MAGLIA
La tappa più lunga del Tour of Guangxi è stata caratterizzata da una maxi caduta nelle primissime fasi di gara che ha costretto il collegio di giuria a sospenderla per permettere ai ciclisti coinvolti ancora intenzionati a farlo, di rimettersi in condizione di ripartire. Vittoria di tappa per Ethan Vernon, che è il nuovo leader della classifica.
Oggi in Cina era il giorno della tappa più lunga del Tour of Guangxi, 214 Km per andare da Jingxi a Bama, frazione che è passata alla storia per la maxi caduta che, nella prima parte della corsa, ha costretto il collegio di giura a interromperla per lungo tempo, per dare modo ai numerosi corridori coinvolti di ricevere le cure del caso e rimettersi in sella. Così la gara riparte senza Mikkel Honoré (EF Education-EasyPost), Jhonatan Narváez (INEOS Grenadiers), Luke Plapp (Team Jayco AlUla), Milan Vader (Team Visma Lease a Bike), Binyan Ma (nazionale cinese) e Vegard Stake Laengen (UAE Team Emirates), che hanno abbandonato la gara.
Dopo la sospensione la corsa riprende con la fuga a due di Pepijn Reinderink (Soudal Quick-Step) e Dries De Bondt (Decathlon-AG2R La Mondiale), che riescono a mettere un divario sueriore ai 4 minuti tra loro e il gruppo, anche se il destino di questo tentativo è comunque segnato. Il finale di gara, infatti, favorisce nettamente gli inseguitori, che prima raggiungono De Bondt ai meno 12, poi anche Reinderink vede sfumare il sogno di vittoria quando era già entrato abbondantemente dentro ai -10.
La volata finale ha visto primeggiare, nonostante qualche difficoltà nel trovare il passaggio migliore, il britannico Ethan Vernon (Israel – Premier Tech) ai “danni” di un meglio lanciato Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates). Terzo si è piazzato Riley Pickrell (Israel – Premier Tech), che ha preceduto Milan Fretin (Cofidis); Marijn van den Berg (EF Education – EasyPost); Luke Lamperti (Soudal Quick-Step); Gijs Van Hoecke (Intermarché – Wanty); Max Kanter (Astana Qazaqstan Team); Davide Cimolai (Movistar Team); Iván García Cortina (Movistar Team) e gli altri.
La nuova classifica generale vede il vincitore Vernon precedere ancora Molano, accreditato dello stesso tempo del britannico, e De Bondt, staccato di 2”. Primo degli italiani è Davide Cimolai, 15° a 10”.
Stanotte si correrà la Bama – Jinchengjiang di 177 Km, tappa che prevede ben 4 GPM, sulll’ultimo dei quali (3.8 Km al 6%) si scollinerà a 35 Km dal traguardo.
Mario Prato
GIRO DEL VENETO, SUL MONTE BERICO VINCE CORBIN STRONG
La corsa veneta, una delle ultime corse di una stagione oramai agli sgoccioli, termina sulla rampa del Monte Berico, alle porte di Vicenza, dove piazza l’assolo vincente il neozelandese Corbin Strong
Da sempre c’è aria di smobilitazione una volta corso il Lombardia. Le poche corse che ancora rimangono in calendario vedono ai nastri di partenza una lunga fila di seconde leve, alla disperata ricerca di un successo che consenta loro di chiudere la stagione con un risultato apprezzabile. Il Giro del Veneto, corsa antica quanto il Giro d’Italia e con tutti i più forti corridori italiani tra i suoi vincitori (tranne Bartali e Gimondi), è decaduto dopo lo spostamento a ottobre (prima si correva tra fine agosto e inizio settembre), peraltro arrivato dopo molti anni in cui neanche si era più disputato e sembrava ormai tristemente avviato al “Cimitero delle Classiche”, ogni anno sempre più colmo di gare un tempo famose e molto ambite.
Quest’anno i chilometri da percorrere sono 165, di cui la seconda metà in un circuito di 15 chilometri da percorrere 5 volte e che presenta due piccole salite nei pressi di Vicenza, dove si trova il traguardo conclusivo. All’inizio del circuito, subito dopo la linea di arrivo, si deve raggiungere il Santuario di Monte Berico (1 km al 7%), e dopo qualche saliscendi arriva l’ascesa di Torri di Arcugnano, 1000 metri al 4%. La prima metà della gara è praticamente pianeggiante, tranne che per una leggera ascesa al 60esimo chilometro, il Monte del Roccolo (5 km al 4%). Ci aspetta un arrivo in volata? Se così fosse, il naturale favorito sarebbe il forte velocista australiano Kaden Groves (Alpecin – Deceuninck), quest’anno (e l’anno scorso) vincitore della classifica a punti della Vuelta. Se invece Groves non arrivasse coi primi il favorito d’obbligo sarebbe lo svizzero Marc Hirschi (UAE Team Emirates), che nella seconda parte di stagione ha vinto quasi tutte le corse alle quali non era presente Tadej Pogacar, ultima la Coppa Agostoni 10 giorni fa. Da non sottovalutare il nostro Diego Ulissi (UAE Team Emirates), il neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech), secondo pochi giorni fa nel Gran Piemonte, e il danese Magnus Cort (Uno-X Mobility), in agosto vincitore della Arctic Race of Norway.
Si parte alle 12.40; non fa freddo, ma piove e la solita fuga da lontano tarda a partire. Dopo 10 chilometri, ad ogni modo, si ritrovano in testa sette gregari di buona volontà e tra questi c’è il nostro Lorenzo Milesi (Movistar Team), l’anno scorso campione del mondo a cronometro U23, che purtroppo dovrà presto ritirarsi in seguito a una caduta. La corsa prosegue tranquilla, senza particolari sussulti e senza che i fuggitivi prendano un grande vantaggio, sino al circuito conclusivo: è nel corso del terzo giro che il gruppo rientra sui superstiti della fuga, ormai rimasti in quattro. Si scatena a questo punto la più classica delle bagarre, con molti corridori tra i favoriti che si lanciano in continui attacchi che sfilacciano il gruppo senza mai risultare decisivi. Tra i più attivi ci sono molti corridori della UAE, fra i quali il forte australiano Jay Vine (quest’anno primo degli scalatori alla Vuelta), Ulissi e lo stesso Hirschi. Finalmente, sotto la spinta dello svizzero, un gruppetto di una ventina di corridori, con al suo interno molti dei favoriti, riesce a staccarsi una volta per tutte dal resto del gruppo sulla penultima ascesa al Monte Berico. Poco dopo tenta la fuga solitaria, con buona convinzione, il nostro Gianluca Brambilla (Q36.5 Pro Cycling Team), che però viene ripreso sull’ultima ascesa del Monte Berico; nell’ultimo giro ci provano anche, con sempre minore convinzione, dapprima Hirschi e il francese Romain Grégoire (Groupama – FDJ), battuto proprio dallo svizzero nella Coppa Agostoni e, a pochi chilometri dall’arrivo, il nostro Giulio Pellizzari (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Il giovane italiano, che al secondo anno tra i professionisti si è messo in luce al Giro e in diverse corse a tappe minori, resiste sin quasi all’ultimo chilometro nonostante un vantaggio che rimane sempre di pochi metri. A questo punto il gruppetto lancia la volata, un po’ anomala perché la strada è in salita, leggera ma lunga circa 500 metri: le energie dei corridori sono al lumicino e, più che ad una volata, si assiste ad un forcing in cui a vincere è l’ultimo a cedere. Si tratta di Strong, che conferma uno stato di forma davvero eccellente e precede senza troppi sforzi il belga Xandro Meurisse (Alpecin – Deceuninck), che aveva vinto questa corsa 3 anni fa, alla ripartenza dopo i lunghi anni passati nell’anticamera del cimitero, e poi Grégoire, che pure conferma il suo ottimo stato di forma. Sembra in calo quella di Hirschi che, nonostante abbia cercato in tutti i modi di reggere il forcing conclusivo, arriva solo quinto, preceduto anche dal giovane Davide De Pretto (Team Jayco AlUla), primo degli italiani. Ventesimo Cort, 28esimo Ulissi. Groves, che non ha retto gli strappi del circuito finale, è fra i ritirati.
Andrea Carta
TOUR OF GUANGXI: A VANGHELUWE LA SECONDA TAPPA. KANTER NUOVO LEADER
La seconda tappa del Tour of Guagxi è andata al belga Vangheluwe che si è imposto su Kanter, nuovo leader della classifica, e Stewart. Quarto Bruttomesso e sesto Cimolai
La seconda tappa sembrava destinata a premiare la fuga di giornata. Ad animarla fin dalle prime battute sono stati Filip Maciejuk (Red Bull-BORA-hansgrohe), Julien Vermote (Visma-Lease a Bike), Chris Froome (Israel – Premier Tech), Taco van der Hoorn (Intermarché-Wanty), Martin Svrček (Soudal Quick-Step), Dries De Bondt (Decathlon AG2R La Mondiale), Daan Hoole (Lidl-Trek) e Thomas Champion (Cofidis). Strada facendo il gruppo si è ridotto ai soli Van der Hoorn e Svrček, con il traguardo ormai veramente vicino e la sorte apparentemente a favore dei due coraggiosi. Invece, il gruppo – seppur ridotto nelle unità – è riuscito a portare a termine l’inseguimento a 300 metri dal traguardo, nel momento stesso in cui è salito alla ribalta Warre Vangheluwe della Soudal Quick-StepMax che ha regolato Max Kanter (Astana Qazaqstan) e Jake Stewart (Israel-Premier Tech), saliti così sul podio di giornata. Ai piedi dello stesso podio è rimasto Alberto Bruttomesso (Bahrain Victorious), che ha chiuso quarto davanti al compagno di squadra Matevž Govekar, con Davide Cimolai (Movistar) sesto.
Grazie agli abbuoni conquistati piazzandosi al secondo posto il tedesco Kanter è salito in testa alla classifica, seppur con lo stesso tempo di Gijs Van Hoecke (Intermarché-Wanty), mentre terzo, staccato di 1″, è Stan Dewulf (Decathlon Ag2r La Mondiale).
Si disputerà ora la terza tappa, la più lunga di questa edizione dall’alto dei suoi 214 Km. Si disputerà da Jingxi a Bama con un tracciato collinare che potrebbe premiare i fuggitivi, sebbene non vada scartata nemmeno in questa occasione l’arrivo allo sprint, con i velocisti più resistenti del gruppo pronti a contendersi il successo di tappa.
Mario Prato
GIRO DI LOMBARDIA 2024 – LE PAGELLE
ottobre 15, 2024 by Redazione
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Le pagelle del Giro di Lombardia disputato sabato scorso
TADEJ POGACAR. Il fenomeno del ciclismo mondiale non delude le aspettative e con un’altra dimostrazione di forza, che inizia precisamente sulla Colma di Sormano a circa 50 km dalla conclusione, vince il suo quarto Giro di Lombardia consecutivo collezionando record su record. Le 25 vittorie in un anno che comprendono anche i trionfi del Giro e del Tour, oltre all’alloro Mondiale di Zurigo, dicono tutto sulla superiorità dello sloveno. Il 2025, visto l’andazzo, sarà un’altra annata di conferme e di nuovi record da abbattere. VOTO: 9.5
REMCO EVENEPOEL. Questa volta è Evenepoel il primo dei battuti, anche se il suo ritardo all’arrivo di quasi 4 minuti nei confronti di Pogacar è il più alto delle classiche monumento 2024 tra il primo ed il secondo. La pretattica della vigilia paga fino ad un certo punto ma il belga chiude una stagione comunque ottimo. VOTO: 8
GIULIO CICCONE. Un podio in una classica monumento è comunque un podio e, nonostante un anno deludente, Ciccone ottiene proprio all’ultima apparizione stagionale uno dei risultati migliori del suo 2024, che ricorderemo principalmente per la caduta alla Vuelta, causata da un capriolo, e per i guai fisici patiti in primavera, causa della mancata partecipazione al Giro d’Italia. VOTO: 7
PAVEL SIVAKOV. Il ciclista francese è sempre nel vivo dell’azione, anche con compiti di gregariato, e prima dell’attacco di Pogacar è uno dei più attivi in testa al gruppo principale. Nonostante gli sforzi chiude con un onorevole sesto posto. VOTO: 7
LENNERT VAN EETVELT. Il forfait di Maxim Van Gils fa ricadere sul giovane belga l’onere di fare la corsa per la Lotto Soudal. Nonostante sia fermo dal 29 agosto, quando si ritirò dopo l’undicesima tappa della Vuelta, Van Eetvelt conduce una corsa intelligente e nei chilometri conclusivi resta a lungo a bagnomaria – insieme a Mas e Sivakov – tra Pogacar ed il secondo gruppo inseguitore. Alla fine chiuderà in settima posizione. VOTO: 7
NEILSON POWLESS. Buona prova del ciclista statunitense che dopo la vittoria al Gran Piemonte si candidava concretamente a capitano del Team EF Education EasyPost. Chiude in ottava posizione dimostrando di avere una buona gamba. VOTO: 7
XANDRO MEURISSE. E’ uno dei ciclisti che prova ad animare la corsa già dai primi chilometri, andando in fuga insieme ad una ventina di altri attaccanti. Chiude in decima posizione raccogliendo personalmente uno dei risultati più prestigiosi in una corsa monumento. VOTO: 7
ION IZAGIRRE. Pur essendo lontano dai fasti di un tempo, lo spagnolo della Cofidis chiude in quarta posizione ricalcando per sommi capi la stagione di Ciccone. VOTO: 6.5
ENRIC MAS. Chiude al quinto posto in una stagione da “vorrei ma non posso”: per lo spagnolo non si contano top five e top ten, ma la vittoria gli manca dal Giro dell’Emilia 2022. VOTO: 6.5
DAVID GAUDU. Il ciclista francese offre una prestazione al di sotto delle sue possibilità e termina in nona posizione con più rimpianti che soddisfazioni, alla luce di una stazione non proprio esaltante. VOTO: 6.5
TOMS SKUJINS. Giro di Lombardia sostanzialmente anonimo da parte del ciclista lettone, che si era fatto vedere ai Mondiali di Zurigo quando chiuse in quarta posizione. Dopo aver resistito con le unghie e con i denti sulla prima parte della Colma di Solmano, cede di schianto sotto i colpi di Pogacar. VOTO: 5.5
ANTONIO TIBERI. La tattica della Bahrain Victorious di mandare subito in avanscoperta uno dei capitani non produce gli effetti sperati, visto che il laziale è uno dei primi a rialzarsi nel gruppo dei fuggitivi. VOTO: 5
SIMON YATES. Corroborato da un buon Giro dell’Emilia, quando chiuse in quinta posizione, è il capitano della Jayco AlUla ma al termine del Giro di Lombardia sono numerose le chiamate alla redazione di “Chi l’ha visto?” VOTO: 4.5
MICHAEL WOODS. Stesso discorso di Simon Yates. La buona prova al Giro dell’Emilia, dove ha chiuso al quarto posto, non viene confermata al Giro di Lombardia, dove addirittura si ritira durante la corsa. VOTO: 4
Antonio Scarfone
TAMINIAUX VINCE AL FOTOFINISH LA PRIMA TAPPA DEL TOUR OF GUANGXI
Il belga Lionel Taminiaux esce vincitore dall’analisi del fotofinish della prima frazione della corsa a tappe cinese. Posti d’onore per Gijs Van Hoecke e Juan Sebastian Molano, superati di un’incollatura. Primo italiano Davide Cimolai, quindicesimo.
Nella notte italiana ha preso il via il quinto Gree-Tour of Guangxi, prova UWT articolata su sei tappe.
La prima frazione di poco meno di 150 Km ha avuto come teatro la città di Fangchenggang. Si è svolta, infatti, su un circuito cittadino per lo più pianeggiante che ha favorito le ruote veloci. Le caratteristiche del tracciato hanno così portato ad una volata molto numerosa e veloce ed è servito il fotofinish per stilare l’ordine d’arrivo.
Il vincitore è così risultato Lionel Taminiaux, alla sua prima vittoria nel WorldTour. Il belga della Lotto-Dstny ha preceduto Gijs Van Hoecke (Intermarchè-Wanty), Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates), Juan Sebastián Molano (UAE Emirates), Ethan Vernon (Israel-Premier Tech), Max Kanter (Astana-Qazaqstan), Blake Quick (Jayco-AlUla), Dusan Rajovic (Bahrain-Victorious), Milan Fretin (Cofidis), Riley Pickrell (Israel-Premier Tech), Luke Lamperti (Soudal-Quick Step) e il resto del plotone.
La giornata di gara si è sviluppata sulla fuga di Rune Herregodts (Intermarché-Wanty), Stan Dewulf (Decathlon-AG2R La Mondiale Team) e Luis-Joe Lührs (Red Bull – BORA – hansgrohe). Il tedesco Lührs ha presto desistito lasciando l’onere e l’onore della fuga di giornata alla coppia belga. I due procedono di comune accordo, spartendosi anche i traguardi volanti che hanno incontrato strada facendo. Ovviamente il plotone non aveva intenzione di lasciare loro troppa liberta e il vantaggio dei due era costantemente intorno ai 2 minuti.
Dopo il terzo sprint intermedio, con l’avvicinarsi del traguardo Dewulf ha provato l’azione solitaria. Il tentativo, tutt’altro che velleitario, è comunque terminato ai meno 5, giusto in tempo per dare inizio alle grandi manovre che precedono ogni grande volata di gruppo. Il traguardo è stato così attraversato da molti ciclisti quasi sulla stessa linea, costringendo il collegio di giuria a ricorrere al fotofinish per sbrogliare la matassa-
Nella nottata si disputerà la seconda tappa, 181.5 Km per andare da Chongzuo a Jingxi. La frazione si compone due parti ben distinte, con la prima prevalentemente pianeggiante, e gli ultimi 40 chilometri caratterizatti da una salita di 9 Km al 3,6% (ma con un picco al 13,5%) che terminerà a una trentina di chilometri dall’arrivo. ai -29 dalla conclusione. Il tratto conclusivo, infine, si snoderà in lieve falsopiano, palcoscenico per un altro arrivo allo sprint, stavolta a gruppo più ristretto.
Mario Prato