GIRO DELLE FIANDRE 2023: LE PAGELLE

Le pagelle della 107a edizione del Giro delle Fiandre

Tadej Pogacar: Lo sloveno è un fenomeno e lo sapevamo, ma i risultati che sta portando a casa sono davvero eccezionali. Alla sua tenera età e dopo i due successi al Lombardia e quello alla Liegi, con la vittoria del Giro delle Fiandre è già alla quarta Monumento in carriera. Un 2023 dove ha trionfato in dieci corse e si appresta a correre da protagonista le prossime, gare compreso il Tour de France. Corre il Fiandre con assoluta padronanza, sempre nel vivo nella corsa non sbaglia un colpo lasciando di sasso Van der Poel. Erede naturale di Eddy Merckx, fenomeno assoluto. VOTO 10

Mads Pedersen: Gradino più basso del podio per il corridore della Trek-Segafredo. Corre con coraggio e aggressività, attacca da lontano e si fa chilometri su chilometri da solo in testa facendo vedere i sorci verdi agli inseguitori. Il danese si dimostra ancora una volta un ciclista temibile e imprevedibile, pronto a sfruttare ogni occasione per vincere. VOTO 8,5

Mathieu van der Poel: Secondo posto al Giro delle Fiandre per l’olandese e quarto podio consecutivo. Il corridore dell’Alpecin-Deceuninck era uno dei favoriti di giornata dopo le due vittorie precedenti e forse per questo nella prima parte della corsa è stato un po’ distratto, facendosi trovare sempre dietro rispetto agli altri big della corsa. Nel momento clou del Fiandre prova a fare il vuoto ma trova in Pogacar un rivale insuperabile. VOTO 8

Matteo Trentin: Grande lavoro da gregario per il ciclista italiano e un decimo posto al traguardo che vale come un podio. Pedina importante per la UAE Team-Emirates, prova a stanare i rivali di Pogacar e tira il gruppo all’inseguimento quando la corsa entra nel vivo. Lavoro da stopper quando il suo capitano prende il largo. Gregario d’oro. VOTO 7,5

Neilson Powless: Il ventiseienne ciclista statunitense della Ef Education-Easy Post coglie un quinto posto nel suo primo Giro delle Fiandre corso in carriera. Un 2023 dove lo abbiamo visto più volte cogliere un piazzamento importante. Per la legge dei grandi numeri prima o poi arriverà il risultato importante. VOTO 7

Stefan Küng: Lo svizzero rinasce come ogni anno sulle pietre, un sesto posto che gli sta stretto per come ha corso. Il corridore della Groupama – FDJ corre con attenzione ed è l’ultimo ad arrendersi al duo Pogacar – Van der Poel. VOTO 6,5

Kasper Asgreen: Il danese si prende sulle spalle una Soudal – QuickStep in ombra, nonostante un 2023 non in gran forma dà il massimo cogliendo un settimo posto. VOTO 6

Wout Van Aert: Uno dei grandi sconfitti di giornata è lui. Il corridore della Jumbo-Visma si trova nella pancia del gruppo quando viene coinvolto nella caduta causata da Filip Macieijuk, un colpo al ginocchio che si farà sentire nel prosieguo della corsa. Getta la spugna sul Kruisberg quando non riesce a stare al passo di Pogacar e Van der Poel. Un quarto posto che non può essere certamente soddisfacente per lui. VOTO 6

Jhonatan Narváez: Si prende sulle spalle la Ineos Grenadiers dopo l’abdicazione di Pidcock, ma non ottiene grossi risultati. VOTO 5,5

Thomas Pidcock: La caduta alla Tirreno-adriatico si fa ancora sentire e quando il Fiandre entra nel vivo sui muri più duri sparisce dai radar. VOTO 5

Luigi Giglio

APRILE, C’È GIÀ ARIA DI GIRO

marzo 31, 2023 by Redazione  
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Aprile è il mese delle classiche del nord ma c’è chi già pensa al Giro. E fa bene perché la Corsa Rosa scatterà il 6 maggio e bisogna mettere a punto le cilindrate in vista della “festa di maggio”, come il giornalista milanese Orio Vergani definì quella che oggi gli organizzatori hanno ribattezzato “La corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo”. Per arrivarci con i motori rodati a puntino bisognerà inevitabilmente andare a fare il “tagliando” in una delle corse a tappe che punteggiano il mese di aprile e in questo i corridori avranno l’imbarazzo della scelta: Giro dei Paesi Baschi o Giro di Sicilia?  Tour of the Alps o Giro di Romandia?

Lo spettacolo offerto qualche giorno fa da Primoz Roglic e Remco Evenepoel al Giro di Catalogna fa già venir la voglia d’esser teletrasportati al 6 maggio, quando la Corsa Rosa scatterà dall’Abruzzo e i due corridori saranno le principali “stelle” al via. In attesa del Giro d’Italia gli appassionati non rimarranno a bocca asciutta perché il mese d’aprile non è soltanto quello delle grandi classiche del nord – Fiandre e Roubaix, Freccia, Amstel e Liegi – ma prevede anche lo svolgimento di una serie di brevi corse a tappe nelle quali l’aroma del Giro si respira dietro ogni curva. Per gli sfidanti dei due assi è, infatti, arrivato il momento di mettere a punto i motori, come avviene ogni anno prima di una grande corsa a tappe. Così, se chi punta al Tour prima va a fare il “tagliando” al Delfinato o al Giro di Svizzera, chi intende far bella figura al Giro ha l’imbarazzo della scelta grazie alle quattro corse a tappe che si succedono nel corso del mese, una in meno rispetto alle ultime stagioni a causa dello slittamento dalla primavera all’autunno del Giro di Turchia a causa del tremendo terremoto che recentemente ha colpito lo stato asiatico.

Tra il 3 e l’8 aprile saranno ancora le strade spagnole a far da palcoscenico alle grandi manovre in vista della Corsa Rosa con la 62a edizione del Giro dei Paesi Baschi, che quest’anno presenterà un paio di novità nel percorso per l’assenza della tappa a cronometro e dell’arrivo in salita al Santuario di Arrate, presenza fisse nella corsa iberica rispettivamente dal 1970 e dal 2009. Si comincerà con la meno impegnativa tra le cinque tappe in programma, 165 Km per andare da Vitoria-Gasteiz a Labastida con tanti saliscendi negli ultimi 65 Km che non dovrebbero impedire l’arrivo in volata, anche se strada facendo il gruppo dovrebbe sfilacciarsi e parecchi sprinter rimanere esclusi dai giochi per la vittoria. Anche la successiva Viana – Leitza potrebbe proporre un arrivo di gruppo, stavolta con un plotone ancora più ridotto nei ranghi per la presenza negli ultimi 15 Km della salita di Arkiskil, lunga ma dolcissima nelle pendenze, mentre nei tratti precedenti s’incontreranno altre quattro ascese, la più difficile delle quali è quella di Saldias (2.3 Km all’8.9% con un muro iniziale di 1000 metri al 12.7%), da affrontare a 46 Km dall’arrivo. I corridori che ambiranno a “usurpare” al colombiano Daniel Felipe Martínez il titolo di vincitore uscente della corsa cominceranno a sgomitare il giorno dopo nel finale della tappa che da Errenteria condurrà ad Amasa-Villabona, i cui ultimi 16 Km saranno movimentati da quattro brevi muri da affrontare in serie: il primo è quello di Azibar (1500 metri al 9.7%), immediatamente seguito da quelli del cimitero di Zizurkil (un chilometro al 10%) e di Aduna (700 metri all’8.8%, valido come traguardo volante), mentre il più impegnativo sarà quello che condurrà al traguardo, 1.1 Km al 9.4% con i quattrocento metri conclusivi caratterizzati da una vertiginosa pendenza massima del 26%. Interamente in circuito si svolgeranno le rimanenti frazioni, con la terzultima che si disputerà a Santurtzi e avrà il suo momento clou a 22 Km dall’arrivo, quando i corridori si troveranno ai piedi della cosiddetta Asturiana, salita di 7.5 Km al 6.3% che presenta le pendenze più croccanti nei primi 4 Km (media dell’8.8%). L’indomani la carovana si sposterà ad Amorebieta, cittadina che a luglio ospiterà la partenza della terza tappa del Tour de France e attorno alla quale è stato disegnato un tracciato clone di quello della frazione di Amasa-Villabona, con un’altra piccola serie di muri inseriti a ridosso del traguardo, resi ancora più selettivi dalla ristrettezze delle carreggiate. L’ultima sarà la tappa regina della corsa e, pur non proponendo l’arrivo in vetta, ruoterà ancora attorno alla tradizionale salita diretta al santuario della Virgen de Arrate, che sarà affrontata dall’impegnativo versante detto Krabelin, 5 Km al 9.5% che costituiranno una delle sei ascese della frazione di Eibar, 138 Km privi di tratti nei quali tirare il fiato e che presenteranno anche la non meno dura ascesa di Izua (4 Km al 9.1%).

La settimana successiva si correrà la prima delle due corse a tappe italiane del mese, il Giro di Sicilia (11-14 aprile), che anche quest’anno presenterà l’Etna come giudice di una corsa che scatterà da Marsala con una prima tappa diretta ad Agrigento. Il traguardo nella città della Valle dei Templi sarà posto al termine di una salita di 3.7 Km al 5.3%, la stessa che fu affrontata nel finale della seconda tappa del Giro del 2020, vinta da Diego Ulissi, che regolò in volata il tre volte campione del mondo Peter Sagan e il danese Mikkel Frølich Honoré mentre quel che rimaneva del gruppo selezionato dalla salita, poco più di 50 corridori, piombò sulla linea d’arrivo con 5 secondi di ritardo. Volata certa il giorno dopo al termine della Canicattì – Vittoria, la più semplice tra le quattro frazioni in programma, mentre più complicato sarà per gli sprinter resistere nel finale della Enna – Termini Imerese che, dopo l’attraversamento della catena delle Madonie – che si concluderà a un’ottantina di chilometri dall’arrivo – e un lungo tratto pianeggiante in riva al Tirreno, terminerà in vetta a una salita di 1200 metri al 6.3% nel corso della quale una serie di cinque tornanti causerà altrettanti e inevitabili rallentamenti. Come al Giro dei Paesi Baschi, anche al Giro di Sicilia si disputerà per ultima la tappa regina, quella dell’ascesa all’Etna, che sarà affrontata dal versante di Linguaglossa (la cosiddetta “Mareneve”, quasi 18 Km al 6.1%) nel corso della Barcellona Pozzo di Gotto – Giarre, frazione che proporrà nel tracciato anche le salite di Floresta e di Scorciavacca (10.1 Km al 6.4%), quest’ultima palcoscenico il primo ottobre del 2021 dell’ultima impresa vincente della carriera di Vincenzo Nibali-

Dall’Appennino Siculo le attenzioni degli appassionati si sposteranno quindi alla catena alpina per l’edizione 2023 del Tour of the Alps (17-21 aprile), la corsa che fino a qualche stagione fa si chiamava Giro del Trentino e che ha cambiato nome da quando è stata coinvolta nell’organizzazione anche l’Austria. Sarà quest’ultima a ospitare la tappa d’apertura, subito impegnativa (come nelle più recenti edizioni non ci saranno tappe destinate ai velocisti) perché dopo la partenza da Rattenberg prevede l’arrivo in salita ad Alpbach, percorsa un’ascesa finale di 6.2 Km al 4.8% (ultimi 1000 metri al 9%) che sarà preceduta di una decina di chilometri da quella più ripida della Kerschbaumer Sattel (5 Km al 10%). La seconda e la terza frazione saranno quelle più difficili e la prima di questa scatterà da Reith im Alpbachtal per entrare in Italia dal Brennero e affrontare nel finale la lunga salita verso l’Altopiano del Renon, suddivisa da due brevi discese in tre distinti tratti, con i primi 4.5 Km al 7.8%, i 6 Km centrali al 7.1% e gli ultimi 1400 metri al 3.4% per andare al traguardo, previsto sulla pista di pattinaggio su ghiaccio della Ritten Arena. Un altro arrivo in quota, ben più difficile, è previsto il giorno successivo quando si ripartirà dalla zona del Renon alla volta di Brentonico, dove l’arrivo sarà giudicato ai 1315 metri del Passo di San Valentino, affrontato dallo stesso versante (15.2 Km al 7.2%) che due anni fa fu inserito al Giro d’Italia nel finale del tappone della Sega di Ala, quello dell’inattesa crisi in salita della maglia rosa Egan Bernal. Le Dolomiti faranno da scenario alle fasi conclusive della successiva Rovereto – Predazzo, tappa che prevede subito dopo la partenza la salita più difficile di giornata (Passo del Sommo, 16 Km al 7.3%) mentre decisamente meno impegnative saranno le successive ascese al Lago di Santa Colomba (7.2 Km al 6.8%), a una sessantina di chilometri dal via, e al Passo di Pramadiccio (9.6 Km al 6.3%), da scalare a 16 Km dal traguardo. Si tornerà, infine, in Alto Adige per la conclusiva tappa che da Cavalese condurrà a Brunico, niente affatto una classica passerella di fine corse perché a 22 Km dall’arrivo si dovrà salire fino a Riomolino affronta una salita di 6 Km che presenta una pendenza media del 11%.

L’ultimo pit-stop prima della Corsa Rosa sarà il Giro di Romandia (25-30 aprile), corsa che i futuri “girini” spesso preferisco evitare perché si conclude troppo a ridosso della partenza del Giro e si corre il rischio di presentarsi al via troppo affaticati. Quest’anno, però, al Giro è stato aumentato il numero dei chilometri da percorrere contro il tempo e la corsa elvetica sarà l’unica tra quelle del mese di aprile a proporne nel tracciato (sono previste ben due cronometro in una corsa di soli sei giorni) e questo potrebbe invogliare la presenza di corridori che poi ritroveremo sulle strade italiane (e, se non cambierà programma, tra i big al via del Romandia dovrebbe esserci Damiano Caruso). Si comincerà con la prima delle due cronometro, un prologo lungo poco più di 7 Km da percorrersi sulle pianeggianti strade di Port-Valais. Da Crissier scatterà la successiva tappa diretta a Le Sentier, la prima delle due favorevoli ai velocisti per la totale assenza di difficoltà negli ultimi 60 Km. Il mattino successivo la carovana del Romandia traslocherà in Francia per il via della terza tappa da Morteau, lasciata la quale si rientrerà in Svizzera per arrivare a La-Chaux-de-Fonds dopo un percorso di media montagna tracciato sulle strade del massiccio del Giura che prevede due colli di terza categoria e altrettanti di seconda. È a questo punto che si disputerà la seconda cronometro, nella quale si affronterà un percorso non proprio da specialisti, un circuito di 19 Km disegnato attorno a Châtel-Saint-Denis che prevede una salita di 6 Km al 5% a cavallo del tratto centrale. Chi punta al successo finale dovrà, però, stare attento a non sprecarci troppe energie perché 24 ore più tardi si correrà il tappone dell’edizione 2023, 161 Km per andare da Sion alla stazione di sport invernali di Thyon 2000, alla quale si giungerà dopo aver percorso un’ascesa finale di 20.7 Km al 7.7% che non costituirà l’unica difficoltà di giornata perché in precedenza si affronteranno anche le salite di Anzère (15 Km al 7%) e Suen (15 Km al 6.2%). La conclusione sarà affidata alla Vufflens-la-Ville – Ginevra, tappa che dovrebbe terminare allo sprint ma che non sarà una passeggiata per i velocisti, i quali al traguardo avranno nelle gambe due precedenti salite e una ripida rampa inserita nel tracciato a una quindicina di chilometri dall’arrivo.

E poi sarà ancora Giro d’Italia, per la 106a volta…..

Mauro Facoltosi

Laltopiano del Renon, sede darrivo della seconda tappa del Tour of the Alps (www.montagnadiviaggi.it)

L'altopiano del Renon, sede d'arrivo della seconda tappa del Tour of the Alps (www.montagnadiviaggi.it)

I SITI UFFICIALI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO

Giro dei Paesi Baschi

https://itzulia.eus

Giro di Sicilia

https://ilgirodisicilia.it

Tour of the Alps

www.tourofthealps.eu/it

Giro di Romandia

www.tourderomandie.ch

Giro d’Italia

www.giroditalia.it

IL PAGELLONE DELLA GAND-WEVELGEM, TANTE SUFFICIENZE MA ANCHE COCENTI DELUSIONI

marzo 26, 2023 by Redazione  
Filed under 2) GAND - WEVELGEM, Approfondimenti

Le pagelle de Ilciclismo ai protagonisti e non della Gand-Wevelgem. Su tutti brilla la coppia della Jumbo Visma formata da Christophe Laporte e Wout van Aert. Una garanzia di spettacolo e solidità di squadra. L’altra faccia della medaglia registra invece diverse insufficienze

Christophe Laporte. Attivo già nell’azione che porta ad una prima scrematura del gruppo con una quindicina di ciclisti all’inseguimento della fuga di giornata, salvo poi rientrare nei ranghi, riparte insieme a Van Aert tra Molenberg e secondo Kemmelberg, facendo il vuoto insieme al compagno che al termine della corsa ricambia il favore dopo l’E3 Saxo Bank Classic del 2022. E’ il quarto ciclista francese a vincere la Gand-Wevelgem e non è poco considerando che i primi due furono due leggende di questo sport come Jacques Anquetil e Bernard Hinault. Voto 8.

Sep Vanmarcke. Il primo vero battuto, ordine d’arrivo alla mano, rispetto allo strapotere della Jumbo Visma. Un podio che comunque fa morale per un ciclista che è nella fase calante della carriera ma che in condizioni particolari riesce ancora a dire la sua. Voto 7

Wout van Aert. La progressione irresistibile del campione belga alla quale resiste soltanto Laporte è probabilmente la cosa più bella rimasta negli occhi di tifosi ed appassionati della piovosissima Gand-Wevelgem 2023. Concede al compagno la vittoria ma per la forma dimostrata in questa settimana sembra già l’uomo da battere domenica prossima al Giro delle Fiandre. Voto 7.5.

Frederik Frison. Due quarti posti in quattro giorni per il corazziere della Lotto Dstny, tra Classic Brugge DePanne e Gand-Wevelgen, che alla soglia dei 30 anni possono aprirgli le porte del protagonismo nelle classiche del Nord. Voto 6.5.

Mads Pedersen. Tra i più attesi oggi, all’ex campione del mondo manca ancora qualcosa per brillare nelle classiche del Nord, nonostante abbia già in carniere la Gand-Wevelgem del 2020. Sono comunque oggettivamente troppi i piazzamenti dell’ex campione del mondo danese. Vediamo cosa combinerà nei prossimi appuntamenti, tra Dwars door Vlaanderen e Giro delle Fiandre. Voto 6.

Filippo Ganna. Il capitano dell’INEOS merita la sufficienza a dispetto della caduta che lo ha estromesso a circa metà del percorso insieme al compagno Michal Kwiatkowski. La squadra inglese fino all’incidente di Filippo era sempre nelle prime posizioni del gruppo e spesso imponeva anche il ritmo alla corsa. Davvero un peccato perché l’Italia puntava forte su di lui dopo un’ottima Sanremo ed una buona E3 Saxo Bank Classic. Ci auguriamo di rivederlo in forma già al Giro delle Fiandre. Voto 6.

Greg van Avermaet. Anche lui termina nel gruppo di Sagan, ma almeno ci ha provato nella prima parte infilandosi nella fuga di giornata. Van Avermaet ha voluto provarci. In lui magari con il passare del tempo sono mancate le gambe, ma la testa no. Voto 6.

Matteo Trentin. Il primo italiano all’arrivo. Un ventunesimo posto abbastanza deludente per il veneto, che oggi poteva essere il capitano dell’UAE team Emirates, ma Mikkel Bjerg e addirittura Pascal Ackermann hanno fatto meglio di lui, quindi il voto non può essere che negativo. Voto 5.

Jasper Philipsen. Non termina la Gand, lui che tra i velocisti era quello che nelle previsioni della vigilia sembrava essere il più resistente ad acqua, freddo e ‘berg’. Lo stesso Tom Boonen ne aveva lodato la forma e le qualità, ma il belga ha deluso le aspettative. Voto 4.

Peter Sagan. Dispiace vedere il tre volte campione del mondo arrancare nelle retrovie del gruppo e staccarsi ancora prima delle fasi salienti della corsa. Arrivare nell’ultimo gruppo dei battuti ad oltre 11 minuti di ritardo da Laporte fa pensare e sospirare. Quando non ci sono più né la testa né le gambe. Voto 4.

Luigi Giglio

MILANO – SANREMO. LE PAGELLE DE ILCICLISMO.IT

marzo 18, 2023 by Redazione  
Filed under 1) MILANO - SANREMO, Approfondimenti

Le pagelle della Milano-Sanremo 2023 come sempre evidenziano pregi e difetti dei ciclisti che hanno dato spettacolo o deluso nella 114° edizione della Classicissima.

Mathieu van der Poel. Dopo un quinto ed un terzo posto nel 2021 e nel 2022 parte tra i grandi favoriti anche se non come il primo dei favoriti. Conduce una corsa attenta protetto alla perfezione dall’Alpecin Deceuninck. Sul Poggio si attacca alla ruota di Pogacar e dopo l’attacco dello sloveno contrattacca prima dello scollinamento guadagnando terreno sui diretti avversari. In discesa mantiene le distanze e va a vincere in Via Roma consegnando all’Olanda una vittoria che mancava dal 1985 con Hennie Kuiper. Voto: 9.

Filippo Ganna.. L’Italia riponeva le sue speranze sul capitano dell’INEOS, ancora più capitano dopo il forfait di Thomas Pidcock. Pippo ci mette cuore e gambe, denotando un’ottima condizione fisica che gli permette di restare sempre con i primi, anche sul Poggio quando Pogacar accelera. Patisce anche lui il successivo attacco di Van der Poel ed alla fine è comunque bravo ad anticipare almeno Van Aert sulla linea del traguardo, cogliendo un secondo posto che riporta un italiano sul podio dopo cinque anni di assenza. Voto: 8

Tadej Pogacar. L’UAE gli apre la strada fin sul Poggio, scremando il gruppo con un gran ritmo sia sui Capi che sulla Cipressa, grazie alle accelerazioni di Grossschartner, Ulissi e infine Wellens. Si attende soltanto lo scatto dei suoi sul Poggio e quando arriva non riesce a fare la differenza visto che Ganna, Van Aert e Van der Poel gli stanno alle costole. Patisce il contrattacco dell’olandese non riuscendo a rispondere in prima persona e dovrà così accontentarsi della quarta posizione.Voto: 7.5

Soren Krag Andersen. Una top five conquistata dopo aver lavorato per Mathieu van der Poel merita il giusto risalto per un ciclista poco appariscente ma comunque di buonissimo livello che nella volata per il quinto posto è capace di battere anche il connazionale Mads Pedersen, di gran lunga più veloce di lui. Voto: 7

Wout van Aert. Nelle interviste mattutine dichiara alla tv belga di sentirsi al 98.5%. Evidentemente il campione belga ci ha nascosto qualcosa e nonostante la sua Jumbo Visma abbia corso per lui, sul Poggio resta abbastanza solo a causa della caduta di Jan Tratnik, designato come gregario principale sull’ultima salita. Ricuce l’attacco di Pogacar insieme a Van der Poel e Ganna, ma alla fine non riesce neanche a centrare la seconda posizione, sulla carta alla sua portata contro Ganna e Pogacar. Voto: 6.5

Neilson Powless. Ciclisti USA e Milano-Sanremo non vanno molto d’accordo visto che in 114 edizioni ricordiamo un secondo posto di Greg LeMond nel 1986 ed un altro secondo posto di Fred Rodriguez nel 2002. Il ciclista statunitense partiva come gregario di Alberto Bettiol ma alla fine il capitano dell’EF Education EasyPost è stato lui. Voto: 6.5.

Matej Mohoric. Il vincitore dell’edizione 2022 fa lavorare la Bahrain Victorious ma non è mai sembrato capace di incidere più di tanto. E’ soltanto ottavo, terminando nel secondo gruppetto dei battuti a 26 secondi di ritardo da Van der Poel. Voto: 6.

Julian Alaphilippe. Che la condizione fisica dell’ex campione del mondo non fosse al massimo lo si era già notato tra Strade Bianche e Tirreno-Adriatico. La stagione è lunga ed il francese avrà altre occasioni per mettersi in luce, ma oggi non era proprio giornata, visto che conclude in un anonimo undicesimo posto. Voto: 5

Caleb Ewan.. Doveva essere uno dei velocisti di riferimento in caso di arrivo in volata. L’australiano resta con i primi fino ad un km circa dallo scollinamento sul Poggio, quando prima Pogacar e poi Van der Poel salutano tutti e se ne vanno. Terminerà addirittura sedicesimo, nel terzo gruppo di battuti a 32 secondi di ritardo da Van der Poel. Voto: 5

Luigi Giglio

MARZO, SPIRA LA BREZZA SANREMINA

marzo 1, 2023 by Redazione  
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Arriva la Milano-Sanremo, che quest’anno proporrà la novità della partenza da Abbiategrasso. In attesa dell’appuntamento con la Classicissima si scalderanno i motori tra Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico, mentre a inizio mese il calendario italiano sarà come al solito inaugurato dal Trofeo Laigueglia. Alla fine del mese, infine, si riprenderà il discorso con le grandi classiche del nord.

La Milano-Sanremo è già nell’aria. Il 18 marzo si celebrerà l’immancabile rito primaverile della “classicissima”, quest’anno con una piccola novità che ha già fatto sprecare fiumi di parole a giornalisti e appassionati anche se non sarà per nulla impattante sull’evoluzione di una corsa che, per la prima volta nella storia, non prenderà il via dal capoluogo lombardo ma da Abbiategrasso. E come tutti i riti che si rispettino ci sarà una sorta di “novena” di preparazione perché una settimana prima si concluderanno le due corse a tappe che fino a qualche decennio fa erano viste come mere gare preparatorie alla Sanremo e  che negli ultimi tempi sono diventate appuntamenti ambiti anche dagli uomini che puntato a far bene nei Grandi Giri. Il merito è stato degli organizzatori della Tirreno-Adriatico che, complici anche climi meno rigidi di quelli tipici della Parigi-Nizza, sono riusciti a proporre starting list migliori rispetto alla corsa francese facendo della “Corsa dei Due Mari” una sorta di Giro d’Italia in miniatura, concentrando in sette giorni tappe per velocisti, di collina, di montagna e a cronometro. Per lungo tempo la “Course au soleil” si è vista costretta a inseguire e pare che il raggiungimento della lepre italiana si concretizzerà nel 2023, perché i transalpini sono riusciti a proporre un campo partenti decisamente migliore, che in particolare vedrà al via i due principali protagonisti dell’ultimo Tour de France, il danese Jonas Vingegaard e lo sloveno Tadej Pogačar, mentre alla “Tirreno” ci si dovrà accontentare dello spagnolo Enric Mas, del russo Alexandr Vlasov del vincitore del Giro d’Italia 2022 Jay Hindley e di due corridori da “urlo” – anche se difficilmente potranno ambire alla vittoria finale – come il belga Wout van Aert e l’olandese Mathieu van der Poel. Per ottenere questo risultato e accaparrarsi al via i migliori nomi – avrebbe dovuto esserci anche il vincitore del Tour 2019, il colombiano Egan Bernal, costretto a rimanere a casa per problemi al ginocchio che si trascinano da qualche tempo – i francesi hanno imitato il modello italiano raddoppiando l’offerta in montagna con un secondo arrivo in salita oltre a quello tradizionale del penultimo giorno, introducendo una tappa sui muri che strizzerà l’occhio a quelle disegnate sulle colline marchigiane e tornando a proporre nel tracciato una cronometro a squadre, che alla Tirreno era stata “depennata” lo scorso anno mentre alla “Corsa al sole” non veniva disputata dal 1993. L’81a edizione della Parigi-Nizza scatterà domenica 5 marzo da La Verrière, piccolo comune dell’Île-de-France situato a una trentina di chilometri da Parigi, attorno al quale si disputerà la frazione d’apertura, una tappa in circuito di 169 Km che dovrebbe terminare con una volata a ranghi non compattissimi per la presenza di due brevi salite negli ultimi 20 Km, il muro di Milon-la-Chapelle (mezzo chilometro al 12%) e la cosiddetta “salita dei 17 tornanti”, 1.5 Km al 4.7% in realtà privi di “tourniquets” in vetta ai quali si scollinerà quando mancheranno 6 km al traguardo. La seconda tappa sarà quella altimetricamente più semplice perché per andare da Bazainville al celebre castello di Fontainebleau si dovranno percorrere 164 Km quasi del tutto pianeggianti, anche se questa sarà una delle frazioni che potrebbe risultare più insidiosa a causa del vento, che a inizio marzo spesso spazza con ardore le terre che saranno attraversate, campi di battaglia dove in passato diversi corridori sono stati costretti a rinunciare ai progetti di vittoria dopo aver perso parecchi minuti nei famigerati “ventagli”, oppure buscandosi quei tipici malanni stagionali che hanno fatto meritare alla Parigi-Nizza il poco lusinghiero soprannome di “corsa delle bronchiti”. Sarà al terzo giorno che la corsa si accenderà con la cronometro a squadre, che vedrà le 22 formazioni in gara sfidarsi sul filante circuito di Dampierre-en-Burly, 33 Km pure privi di ostacoli naturali al termine dei quali i tempi di gara non saranno presi sul quinto corridore di ogni squadra, come avveniva normalmente in questa competizione, ma sul primo a tagliare il traguardo. La prova contro il tempo collettivA sarà immediatamente controbilancia dal primo arrivo in salita perché l’indomani si correrà la tappa che da Saint-Amand-Montrond, nel centro geografico della Francia, condurrà in 165 Km a La Loge des Gardes, piccola stazione di sport invernali del Massiccio Centrale dove la linea del traguardo sarà tracciata a 1077 metri di quota, percorsa una salita di 6.7 Km al 7.1% che metterà in fila i pretendenti al successo finale non solo per le sue pendenze ma anche per la carreggiata non larghissima. Pur non essendo disegnata sul velluto – lungo i 212 Km della Saint-Symphorien-sur-Coise – Saint-Paul-Trois-Châteaux saranno previsti due colli di 2a categoria e altrettanti di terza, l’ultimo a 31 Km dall’arrivo – saranno i velocisti i protagonisti della quinta tappa, alla quale seguirà la frazione dei muri. La Tourves – La Colle-sur-Loup (197.5 Km) sarà, però, un clone non particolarmente riuscito delle infernali tappacce di collina che ogni anno vengono inserite nel tracciato della “Tirreno”, con cinque piccoli muri “sbriciolati” negli ultimi 140 Km e l’unico veramente impegnativo – 1800 metri al 10% con un picco al 19% – da scavalcare quando mancheranno quasi 30 Km al traguardo. Il penultimo giorno di gara è tradizionalmente riservato alla tappa d’alta montagna e sarà così anche stavolta, quando si partirà da Nizza alla volta del Col de la Couillole, i cui 1678 metri ne fanno l’arrivo in salita più alto della storia della corsa transalpina, già proposto in questa gara nel 2017 quando, percorsi i 16 Km conclusivi al 7%, lassù s’impose l’australiano Riche Porte. In teoria dovrebbe essere la tappa decisiva, ma negli ultimi anni la frazione conclusiva di Nizza è spesso riuscita a far “scricchiolare” il leader di turno e, in un caso, a far cambiare faccia alla maglia gialla proprio all’ultimo giorno (è successo nel 2018 con l’avvicendamento tra il britannico Simon Yates e lo spagnolo Marc Soler) e anche per questo motivo gli organizzatori hanno stabilito di proporre il medesimo tracciato dell’anno scorso, quando rischiò grosso lo sloveno Primož Roglič: si dovranno così percorrere 117 Km infarciti di salite a quote collinari sulle quali spiccano i 6.6 Km al 6.9% della Côte de Peille e i 6 Km al 7.6% del Col d’Èze, l’ascesa simbolo della Parigi-Nizza che proporrà nella prima parte un ultimo muro di 1000 metri al 12.2%.

In perfetto parallelo, come avvenuto per la prima volta lo scorso anno, si svolgerà l’antagonista Tirreno-Adriatico, la cui 58a edizione prenderà le mosse il 6 marzo da Lido di Camaiore, che ospita la partenza assoluta ininterrottamente dal 2015. L’atto d’apertura sarà una velocissima tappa a cronometro disegnata sul litorale della Versilia, 11 Km e mezzo quasi del tutto privi di curve, con l’unica esclusione di un’inversione a U a 5 Km dalla partenza. Dalla vicina Camaiore partirà la prima tappa in linea, la cui meta sarà fissata dopo 210 Km a Follonica, dove il traguardo sarà preceduto di 10 Km dallo scollinamento dello strappo dell’Impostino, 1300 metri al 6% che si prenderanno di petto due volte e che non dovrebbero costituire un grosso impiccio per i velocisti, che su questo stesso finale sono arrivati a giocarsi la vittoria alla Tirreno del 2020, quando a Follonica s’impose il tedesco Pascal Ackermann. Una seconda occasione per i velocisti sarà offerta il giorno successivo dalla Follonica – Foligno (216 Km) che, tranne qualche modesto saliscendi, non proporrà alcuna difficoltà altimetrica negli ultimi 85 Km, mentre non avrà segreti per molti corridori il finale di gara perché la cittadina umbra nell’ultimo decennio ha accolto due arrivi della Tirreno e ben tre del Giro d’Italia. Si attraverserà da parte a parte la catena appenninica con la Greccio – Tortoreto, tappa di 218 Km (sarà la giornata più lunga) disegnata sulla falsariga di quella di Bellante dell’edizione 2022, vinta da Pogačar: come in quella frazione dovrà essere ripetuta per tre volte la salita di 3 Km al 7% che si concluderà sotto lo striscione del traguardo, percorsi altrettanti giri di un circuito finale di 17 Km il cui ingresso sarà preceduto da un breve ma ripidissimo muro di circa 1 Km (pendenza massima del 19%). Rispetto allo scorso anno è stata anticipata di 24 ore lo svolgimento dell’immancabile tappa di montagna, che dopo il via da Morro d’Oro proporrà 168 Km di continui saliscendi prima di arrivare ai piedi della salita diretta alla stazione di sport invernali di Sassotetto, in passato già sede d’arrivo della tappa “regina” della Tirreno in due occasioni. Stavolta l’ascesa finale sarà più impegnativa perché s’è deciso di spostare più in quota la linea del traguardo, “traslocandola” dai 1335 metri della località Fonte Lardina – dove nel 2018 e nel 2020 si era rispettivamente imposti lo spagnolo Mikel Landa e il britannico Simon Yates – ai 1465 metri del Valico di Santa Maria Maddalena, allungando la salita di quasi 2.5 Km e portandola a complessivi 13.1 Km, caratterizzati da una pendenza media del 7.4%. Bisognerà attendere il penultimo giorno di gara per assistere al tradizionale appuntamento con i muri, quest’anno “confezionato” in quel di Osimo, nel cui centro storico si concluderà una frazione di 193 Km che avrà il suo momento clou nel muro di Costa del Borgo, 1400 metri in pavé al 13% e un picco al 22% che saranno immediatamente seguiti dall’ascesa che condurrà al traguardo, apparentemente più agevole (1.7 Km al 5.7%) ma che cela al suo interno una “parete” di alcune centinaia di metri al 16%. Dopo la cancellazione dai “palinsesti” della cronometro conclusiva, che era stata ripristinata nel 2011, dallo scorso anno l’ultima tappa è tornata a essere una classica passerella a uso e consumo dei velocisti, 154 Km disegnati nella prima parte sulle colline dell’entroterra di San Benedetto del Tronto per poi approdare sul pianeggiante circuito finale di 14.5 Km, che dovrà essere inanellato cinque volte.

Il 18 sarà quindi la data della Milano-Sanremo che, come anticipato, scatterà da Abbiategrasso ma non presenterà stravolgimenti al tracciato storico, sul quale si confluirà sul percorso tradizionale a 30 Km dalla partenza, all’altezza di Pavia. I rimanenti chilometri dei 294 complessivi (uno in più rispetto al percorso classico) saranno fedeli alla tradizione, con il Passo del Turchino da scavalcare prima di scendere in riva al Mar Ligure e il solito finale che prevede i tre storici capi prima di Imperia, seguiti dalle immancabili ascese di Cipressa e Poggio. Confermato, infine, l’arrivo in Via Roma.

La classicissima non sarà, però, la prima corsa in linea del calendario italiano, inaugurato il primo marzo dal Trofeo Laigueglia, che si correrà sul tracciato divenuto abituale negli ultimi anni, con le storiche salite del Testico e della Cima Paravenna relegate in angolo e il focus della corsa concentrato sulla breve ma ripida ascesa di Colla Micheri, i cui 2 Km all’8.2% dovranno essere ripetuti quattro volte negli ultimi 42 Km.

Tre giorni più tardi, a 48 ore dalla partenza dalla Tirreno-Adriatico da Lido di Camaiore, molti dei corridori impegnati nella “Corsa dei due mari” saranno già in Toscana per disputare la Strade Bianche, la spettacolare corsa disegnata sugli sterrati del senese giunta alla sua 17a edizione e il cui itinerario sarà il medesimo del 2022, 184 Km dei quali 63 da pedalare lontano dall’asfalto.

Terza classica italiana del mese, l’ultima prima della Sanremo, sarà la decana delle nostre corse (la prima edizione risale al 1876), quella Milano-Torino che dallo scorso anno è ritornata nella sua collocazione primaverile di un tempo per coprire parzialmente il buco lasciato in calendario dallo slittamento indietro di tre giorni della Tirreno. Anche in previsione della Classicissima, corsa che molti sprinter hanno inserito tra i loro obiettivi, s’è deciso d’escludere dal percorso ogni salita e di far svolgere la gara su di un terreno pianeggiante, che vedrà i corridori percorrere 192 Km tra il raduno di partenza di Rho e il traguardo di Orbassano, alle porte del capoluogo piemontese.

Ancora non si conosco i dettagli del tracciato della terza edizione della Per Sempre Alfredo, la corsa dedicata all’indimenticato commissario tecnico della nazionale azzurra Alfredo Martini che si correrà il giorno successivo alla Sanremo.  E sempre in terra di Toscana il 26 marzo si correrà un altro appuntamento tradizionale del nostro calendario, il GP Industria & Artigianato, un altro rito che sarà stravolto per la scelta di rinunciare alla storica salita di San Baronto, “decapitata” percorrendone solo il primo tratto fino al muro di Fornello, 900 metri al 12.4% che si dovrannno ripetere quattro volte, l’ultima a 14 Km dal traguardo di Larciano.

Tornato alle corse del calendario “World Tour”, l’ultima corsa a tappe del mese dopo Tirreno e Nizza sarà il Giro della Catalogna, la cui 102a edizione rappresenterà un succulento bocconcino per gli scalatori in virtù dei tre arrivi in salita, uno in più rispetto all’anno scorso, che non saranno controbilanciati dalla presenza di chilometri da percorrere a cronometro. Il via della corsa spagnola sarà dato il 20 marzo da Sant Feliu de Guíxols, la stessa località che nel 2022 ospitò partenza e arrivo della prima tappa, terminata con la vittoria di Michael Matthews e il grande spavento che ci fece prendere Sonny Colbrelli, collassato subito dopo aver terminato la volata al secondo posto: identici saranno gli ultimi 35 Km, con il traguardo collocato in vetta a uno strappo di 400 metri al 6.5% e la salita dell’Alt de Romanya (4.6 Km al 5.5%) da superare a 25 Km dal traguardo. Il secondo giorno si partirà da Mataró in direzione dei Pirenei, dove la stazione di sport invernali di Vallter ospiterà il primo arrivo in salita, con la linea d’arrivo tracciata a 2135 metri di quota, affrontata un’ascesa di 15 Km al 6.7% (sempre che la neve non ci metta lo zampino costringendo l’organizzazione ad anticipare l’arrivo ai piedi della salita, come avvenuto nel 2018). Si replicherà l’indomani con l’arrivo in un’altra località sciistica, La Molina, presenza fissa della corsa catalana fin dal 2014 (con la sola eccezione dell’edizione 2021), che i corridori raggiungeranno partendo da Olost dopo aver percorso un’ascesa finale meno impegnativa rispetto a quella del giorno precedente (12.2 Km al 4.4%, con i primi 8.4 Km al 6.5%) e che sarà anticipata dallo scollinamento ai quasi 2000 metri del Coll de la Creueta (19 Km al 4.9%). La salita della Molina sarà, pur se da un altro e ancora più pedalabile versante, sul percorso anche il giorno successivo, inserita subito dopo la partenza della tappa che prenderà le mosse dall’exclave in terra francese di Llívia per far di nuovo rotta in direzione delle coste del Mediterraneo, fermandosi a Sabadell per quello che sarà il secondo traguardo alla portata dei velocisti. Per i corridori che puntano alla classifica costituirà un’occasione per tirare il fiato alla vigilia della tappa di Tortosa, la terza e ultima a proporre l’arrivo in salita, fissato presso il Mirador del Portell, affrontata una pendenza media del 9% circa negli ultimi 8.4 Km. Se le difficoltà finora affrontate non avranno causato grandissimi distacchi e i giochi per la classifica fossero ancora aperti, anche le ultime due tappe – pur non essendo classificabili di montagna – potrebbero esser sfruttate per buttare all’aria le carte e sotto quest’aspetto la più interessante sembra la penultima frazione, che partirà da Martorell e ha in serbo a 14 Km dal traguardo di Molins de Rei la breve ma “dotata” salita dell’Alt de Fontpineda, 2.2 Km all’8.3% che celano al loro interno un muro di mezzo chilometro al 14.3% di pendenza media. Eventuali estremi tentativi potrebbero, infine, essere messi in scena nella conclusiva tappa di Barcellona, che avrà il suo pezzo forte nella tradizionale salita al castello del Montjuic, che pure presenta un piccolo muro (circa mezzo chilometro al 10.7%) e che dovrà essere ripetuta sei volte nel circuito finale, sulle cui strade di svolsero anche due edizioni dei campionati del mondo, vinte da Felice Gimondi nel 1973 e dal belga Claude Criquielion nel 1984.

Nelle stesse date (21-25 marzo) si correrà sulle strade dell’Emilia-Romagna la 23a edizione della Settimana Internazionale Coppi e Bartali, della quale ancora non si conoscono i tracciati, anche se sono già state annunciate le sedi di tappa e come nel 2022 sarà Riccione a ospitare partenza e arrivo della prima frazione e anche il via della seconda, che si concluderà a Longiano, probabilmente affrontando a poche centinaia di metri dal traguardo il muro del Belvedere (900 metri al 10%), come nella tappa vinta lo scorso anno dal britannico Ethan Hayter, mentre l’irlandese Eddie Dunbar andava a conquistare quella maglia di leader che porterà fino all’ultimo giorno di gara. Le rimanenti tre frazioni si svolgeranno in circuito e per prima si disputerà quella di Forlì, ma su un percorso collinare rinnovato rispetto a quello proposto negli anni scorsi nei dintorni della cittadina romagnola. Probabilmente un percorso molto simile proporrà il giorno successivo la tappa di Fiorano Modenese, mentre quella conclusiva di Carpi sarà una cronometro individuale totalmente pianeggiante.

Calato il sipario sulla Sanremo e sulle principali corse a tappe marzoline i riflettori torneranno ad accendersi sulle classiche del nord, la cui stagione – dopo le prime gare disputate alla fine di febbraio – ripartirà il 15 marzo con la Danilith Nokere Koerse, che dovrebbe presentare un percorso favorevole ai velocisti (l’anno scorso vinse Tim Merlier), mentre due giorni più tardi si correrà la Bredene Koksijde Classic, la corsa che fino al 2018 si chiamava Handzame Classic e che pure rappresenta un attraente richiamo per gli sprinter. Si sale di livello – dalla categoria ProSeries al World Tour – con la Classic Brugge-De Panne del 22 marzo, la corsa in linea che dal 2018 ha preso il posto della breve gara a tappe nota in Italia con il nome di Tre giorni di La Panne. Il 24 sarà, quindi, il giorno della E3 Saxo Classic (l’ex E3 Harelbeke), mentre quarantottore più tardi si correrà la prima delle “classiche monumento”, la Gand – Wevelgem, corsa che ha il suo momento clou nel muro del Kemmelberg, da affrontare da due differenti versanti. La Dwars door Vlaanderen del 29 marzo, infine, tirerà idealmente la volata al Giro delle Fiandre, in calendario il 2 aprile.

Mauro Facoltosi

I SITI UFFICIALI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO

Parigi-Nizza

www.paris-nice.fr/en

Tirreno-Adriatico

www.tirrenoadriatico.it

Milano-Sanremo

www.milanosanremo.it

Trofeo Laigueglia

https://trofeolaigueglia.it

Strade Bianche

www.strade-bianche.it

Milano-Torino

www.milanotorino.it

Per Sempre Alfredo

Sito non ancora disponibile

GP Industria & Artigianato

https://ciclismolarcianese.it

Giro della Catalogna

www.voltacatalunya.cat/en

Settimana Internazionale Coppi e Bartali

Sito non ancora disponibile

Danilith Nokere Koerse

www.nokerekoerse.be

Bredene Koksijde Classic

https://bredenekoksijdeclassic.be

Classic Brugge-De Panne

https://classicbruggedepanne.be/fr

E3 Saxo Classic

www.e3saxoclassic.be

Gand – Wevelgem

www.gent-wevelgem.be/en

Dwars door Vlaanderen

www.ddvl.eu/en

Giro delle Fiandre

www.rondevanvlaanderen.be/en

Unistantanea della Milano-Sanremo (www.sportface.it)

Un'istantanea della Milano-Sanremo (www.sportface.it)

ARRIVA FEBBRAIO, MESE CORTO MA INTENSO

gennaio 31, 2023 by Redazione  
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Il corto mese di febbraio è uno dei più ricchi per l’appassionato di ciclismo. In 28 giorni c’è una concentrazione di corse da mandare in solluchero e saranno in particolare una serie di brevi ma intense corse a tappe a calamitare l’attenzione. Alla fine del mese, infine, prenderà il via l’attesa Campagna del Nord.

Dura soli 28 giorni ma febbraio, per il ciclismo, è un mese intenso che prevede molte più gare che giorni a disposizione, offrendo l’imbarazzo della scelta ai corridori tra corse a tappe e le prime corse in linea, con la “Campagna del Nord” che sarà lanciata il 25 dall’Omloop Het Nieuwsblad. Per vedere i professionisti in azione sulle strade italiane bisognerà aspettare ancora, perché le ultime edizioni del Trofeo Laigueglia sono slittate in avanti in calendario, da metà mese ai primi di marzo.

I giorni iniziali del mese si annunciano particolarmente intensi perché si svolgeranno in contemporanea tre brevi corse a tappe, il Saudi Tour (30 gennaio – 3 febbraio, del quale abbiamo parlato nell’articolo sulle gare di gennaio), l’Étoile de Bessèges e la Volta a la Comunitat Valenciana (1-5 febbraio), seconda corsa del calendario ProSeries dopo la Vuelta a San Juan disputata alcuni giorni fa in Argentina. La corsa iberica, giunta alla sua 73a edizione, presenterà quest’anno un percorso decisamente infarcito si salite, poichè se ne dovranno affrontare ogni giorno anche se mancherà un arrivo in salita difficile come quello alle Antenas del Maigmó che l’anno scorso proiettò al vertice della classifica il russo Aleksandr Vlasov. Le prime due salite – il Col de Rates (7.5 Km al 5.3%) e l’Alto de Bernia (8.5 Km al 4.5%) – si affronteranno nel corso della tappa d’apertura che condurrà in 190 Km da Orihuela ad Altea, con la cima dell’ultima collocata a 35 Km dall’arrivo. Pur mancando arrivi in salita difficili se ne dovranno affrontare due, il primo dei quali al termine della seconda tappa, che scatterà da Novelda in direzione di Benissa, dove il traguardo sarà posto in vetta all’Alto de Pinos, 2600 metri d’ascesa all’8.6% di pendenza media. La salita più impegnativa di questa edizione sarà affrontata l’indomani nel corso della Bétera – Sagunto, quando a 28 Km dall’arrivo si scalerà il Port del Garbí che, a dispetto del nome, non è proprio così “garbato” perché i suoi 6.3 Km al 6.4% celano un muro di 1500 metri al 13%. La penultima tappa prenderà le mosse da Burriana per raggiungere Altura, un nome che è tutto un programma e, infatti, questo sarà il secondo dei due arrivi in quota, previsto presso il Santuario de la Cueva Santa, percorsa un’ascesa finale di 3.5 Km al 6.9%. Come nelle ultime edizioni la tappa conclusiva si snoderà tra Paterna e il classico approdo finale di Valencia, solitamente appetibile ai velocisti che quest’anno dovranno stringere i denti perché anche nel percorso della passerella sono state inserite un paio di salite, tra le quali quella della Frontera, 5 Km al 9.2% di pendenza media sui quali si svetterà a 44 Km dall’arrivo e che, di fatto, sono un versante alternativo al già affrontato Port del Garbí.

Nelle stesse date della gara spagnola si disputerà la prima corsa a tappe del calendario francese, l’Étoile de Bessèges, la cui 53a edizione ricalcherà quello dello scorso anno con la riproposizione di ben quattro arrivi di tappa su cinque. È il caso della frazione d’apertura, disegnata in quasi totale pianura attorno a Bellegarde, con la sola intrusione dello strappo della Côte de la Tour, 700 metri all’8.2% che dovranno essere ripetuti 3 volte e in cima ai quali sarà posto anche il traguardo della prima tappa. La brevità dell’ascesa dovrebbe consentire ai velocisti più resistenti di dire la loro e se falliranno l’obiettivo avranno la possibilità di riscattarsi l’indomani sul traguardo della Bagard – Aubais, che pure proporrà il rettilineo d’arrivo in lieve ascesa (ultimi 400 metri al 5.4%). La terza tappa avrà come protagonista la cittadina titolare della corsa, Bessèges, nei cui dintorni è stato disegnato un circuito collinare che prevede nel finale le salite del Col de Trélis (2.8 Km al 6.2%) e del Col des Brousses (2.4 Km al 5.1%). Saranno le ultime due le tappe decisive e una prima fetta della vittoria finale sarà servita al termine della frazione che, partiti da Saint-Christol-lès-Alès, terminerà sul Mont Bouquet, ascesa di 4.6 Km al 9% che gli organizzatori della corsa avevano scoperto nel 2020 in occasione della 50a edizione della corsa. Infine, la cronometro conclusiva si disputerà sul medesimo tracciato proposto lo scorso anno, con la partenza dal centro di Alès e il traguardo 10 chilometri e mezzo più avanti, affrontati i 2.8 Km al 5.6% della Montée dell’Ermitage.

Saltato il Tour de la Provence (previsto tra il 9 e il 12 febbraio) per beghe tra l’organizzatore e il proprietario della gara, a metà febbraio si correrà il Tour of Oman (11-15 febbraio), la cui 12a edizione presenterà alcune novità, a partire dalla riduzione da 6 a 5 del numero delle tappe, anche se di fatto i giorni di gara rimarranno invariati. Il giorno precedente il via ufficiale si disputerà, infatti, la prima edizione della Muscat Classic, gara in linea alla quale si schiereranno ai nastri di partenza molti dei partecipanti al successivo Tour e che si snoderà tra la capitale Mascate e Al Bustan, dove si affronterà un circuito finale caratterizzato dalle salite di Wadi Al Kabir, di Al Hamryah e di Al Jissah, che costituiranno un irresistibile richiamo per i finisseur. In quanto al Tour of Oman presenterà una seconda novità poiché ai tradizionali arrivi in salita a Qurayyat e sulla Jabal Al Akhdhar se ne affiancherà un terzo inedito. La prima delle cinque frazioni, disegnata tra il forte di Al Rustaq e la sede dell’Oman Convention & Exhibition Center, sarà l’unica destinata ai velocisti. Dallo Sultan Qaboos Sports Complex, stadio intitolato al sultano dell’Oman scomparso nel 2020, scatterà la tappa diretta a Qurayyat, dove dovrà essere ripetuta due volte la salita di 2.6 Km al 7% che condurrà al traguardo. Il debutto dell’inedita salita della Jabal Haat arriverà al termine della terza tappa, che scatterà da Al Khobar e i cui ultimi 4.6 Km presenteranno una pendenza media dell’8.5%. Un tracciato collinare caratterizzerà la penultima frazione, che dopo la partenza da Izki avrà in programma di ricalcare alcuni tratti della Muscat Classic prima di approdare sulle Yitti Hills, dove il traguardo sarà anticipato di circa un chilometro dallo scollinamento di un’ascesa di 1.6 Km al 6.6%. L’ultima tappa sarà quella decisiva perché, partiti da Samail, si andrà ad affrontare la breve ma ripida salita della Jabal Al Akhdhar (quasi 6 Km al 10.5%), la “Montagna Verde” sulla quale in due occasioni si è imposto Vincenzo Nibali.

L’appassionato di ciclismo non avrà di che annoiarsi perché lo stesso giorno nel quale si concluderà il Tour of Oman prenderanno il via due brevi corse a tappe, entrambe disegnate sulle strade della penisola iberica, la Volta ao Algarve e la Vuelta a Andalucía, in calendario tra il 15 e il 19 del mese. Giunta alla soglia delle cinquanta edizioni, che sarà raggiunta nel 2024, la corsa portoghese proporrà un tracciato fotocopia di quelli sui quali si è gareggiato ultimi anni e che poggia sui pilastri dei tradizionali arrivi in salita di Fóia e Malhão, ai quali si affiancherà una cronometro di quasi 25 Km mentre ai velocisti saranno riservate due frazioni. Di queste ultime la prima sarà quella che aprirà la corsa, anche se i continui saliscendi della Portimão – Lagos metteranno a dura prova le loro formazioni. L’Alto da Fóia, 7.7 km al 6.1%, ospiterà l’arrivo della seconda tappa, 186 Km con partenza da Sagres e l’inizio dell’ascesa finale preceduto di circa 8 Km dallo scollinamento della precedente salita di Picota (6.4 Km al 6.4%). Scesi in pianura per la poco impegnativa Faro – Tavira, il penultimo giorno di gara il gruppo partirà da Albufeira alla volta della salita simbolo della corsa, quell’Alto do Malhão (2.5 Km al 9.8%) che in tre occasioni ha visto imporsi Alberto Contador e che dovrà essere presa di petto due volte negli ultimi 24 Km. A far calare il siparo sul Giro dell’Algarve sarà la tappa contro il tempo, da affrontare sul circuito di Lagoa, 25 nervosi chilometri caratterizzati da una successione di brevi strappi che non dovrebbero, però, interferire troppo con le cilindrate dei grandi cronoman, se si pensa che nel 2021 su di un percorso molto simile il danese Kasper Asgreen riuscì a viaggiare a una velocità media di 51 Km/h.

Non si dovranno affrontare tappe a cronometro nella parellala Vuelta a Andalucía e nemmeno frazioni destinate ai velocisti. Si partirà subito con il botto perché la prima della cinque frazioni in programma, 179 Km per andare da Puente de Génave a Santiago de la Espada, presenterà un profilo d’alta montagna con tre colli di prima categoria da scavalcare, non dotatissimi in pendenze a dire il vero, l’ultimo dei quali da scavalcare a poco meno di 8 Km dal traguardo.               Altimetricamente meno complessa sarà la successiva Diezma – Alcalá la Real, che però presenterà inclinazioni molto più esigenti e in concreto due muri niente male, i 2.2 Km al 13.2% del Puerto de la Hoya de Charilla e la rampa finale al 20% verso la Fortaleza de la Mota, lo stesso traguardo dove l’anno scorso anno s’impose l’italiano Alessandro Covi, vittoria grazie alla quale vestì per un paio di giorni la maglia di leader. La successiva frazione da Alcalá de Guadaíra ad Alcalá de los Gazules sarà la più semplice tra le cinque in programma, ma anche in questo caso non ci sarà spazio per i velocisti per via delle due brevi rampe consecutive che si dovranno affrontare nel finale e soprattutto per quella che condurrà alla meta, sulla quale si toccheranno punte del 25%. Seguirà una tappa di media montagna comunque non trascurabile in ottica classifica perché il finale della Olvera – Iznájar non presenterà momenti di relax negli ultimi 60 Km, che in particolare prevedono d’affrontare la salita del Jaramillo (3.5 Km all’8.3%) e poi lo strappo di 1200 metri al 7.5% per andare al traguardo. E non è ancora finita perché anche nel corso dell’ultima tappa saranno presenti delle salite impegnative, anche se dopo l’ultima si dovranno percorrere 31 Km per raggiungere il traguardo della conclusiva Otura – Alhaurín de la Torre e questo potrebbe spegnere un po’ l’entusiasmo di quei corridori che vorranno approfittare di quelle asperità (e in particolare dell’ultima, il muro di Almogia, 2 Km all’11.3%) per ribaltare in extremis la classifica.

Con l’uscita di scena del Tour de la Provence la seconda corsa a tappe francese della stagione sarà il breve Tour des Alpes Maritimes et du Var (17-19 febbraio), gara nata nel 2009 quale evoluzione di una preesistente corsa di un giorno, il Tour du Haut-Var, che si disputava dal 1969. Solo tre saranno le frazioni di questa corsa che nel 2021 è stata vinta dall’italiano Gianluca Brambilla e che non presenterà un percorso particolarmente accidentato. Almeno due dei tre traguardi saranno alla portata dei velocisti, a cominciare da quello della tappa d’apertura, che si disputerà tra la nota località balnerare di Saint Raphaël e Ramatuelle, dove la massima difficoltà per gli sprinter sarà rappresentata dalla breve rampa che porterà al traguardo. Allo sprint si dovrebbe arrivare anche l’indomani al termine della Mandelieu-la-Napoule – Antibes, nonostante la presenza di un colle di seconda categoria non troppo difficile da scavalcare a 45 Km dall’arrivo, mentre più complicato sarà il tracciato della frazione conclusiva, che da Villefranche-sur-Mer condurrà all’approdo finale di Vence ricalcando nella prima parte le strade dell’ultima tappa della Parigi-Nizza (Col d’Èze, Col de Châteauneuf) mentre l’ultima salita, la poco pendente Montée de la Sine, terminerà a pochi chilometri dal traguardo finale.

I riflettori torneranno quindi ad accendersi sulla Spagna per la seconda edizione della O Gran Camiño (23-26 febbraio), tenuta a battesimo lo scorso anno dalla vittoria – l’ultima in carriera – di Alejandro Valverde e che altro non è che il tentativo di ridare vita allo scomparso Giro della Galizia, disputato l’ultima volta nel 2020. Come dodici mesi fa la corsa si svolgerà in quattro giorni, molto più impegnativi per la scelta di raddoppiare gli arrivi in salita. Si comincerà con la più semplice tra le quattro tappe previste, poco più di 190 Km da pedalare tra Lugo e Sarria dove, dopo aver affrontato nel finale un paio di salite dalle pendenze molto lasche, si dovrebbe assistere a un arrivo allo sprint. Il secondo giorno sarà previsto l’arrivo in salita al Monte Trega, 4 Km al 7.2% al termine di una tappa che scatterà dalla località di Tui e subito prima di quella conclusiva proporrà l’ascesa dell’Alto de Cruz da Portela (3.3 Km al 6.1%). Più impegnativa sarà la successiva Esgos – Rubià, tappa regina del “Grande Cammino” (il nome è un chiaro riferimento alla celebre via di pellegrinaggio), che oltre all’arrivo in salita all’Alto do Castello (7 Km al 6.1% contenenti un muro di 1000 metri all’11.7%), ha in serbo la duplice e molto più ostica scalata all’Alto de Santa Mariña, 6 Km al 10% e un paio di picchi al 17%. Il nome del successore di Valverde con tutta probabilità lo conoscere tra questa frazione e quella conclusiva, una poco scorrevole cronometro di 18 Km che scatterà dal centro commerciale Novo Milladoiro in direzione di Santiago di Compostela.

In ordine di tempo l’ultima corsa a tappe del mese sarà l’UAE Tour, in calendario dal 20 al 26 febbraio. Sette le tappe in programma al Giro degli Emirati Arabi Uniti, una vera pacchia per i corridori amanti dei percorsi pianeggianti perché, tolti i due immancabili arrivi in salita alle “jebel” Jais e Hafeet, non s’incontreranno altre ascese. La seconda corsa a tappe del calendario WorldTour prenderà il via con una frazione interamente tracciata nel deserto e che dopo la partenza dal castello di Al Dhafra e il passaggio dal centro di Madinat Zayed, dov’era terminata la prima tappa l’anno scorso, si concluderà ad Al Mirfa con un circuito di quasi 19 Km. Oltre alle due tappe di montagna avrà molto peso in classifica anche la cronometro a squadre del secondo giorno, disegnata per poco più di 17 Km sulle strade del porto di Khalifa, un percorso sul quale le formazioni più dotate nell’esercizio potranno viaggiare a velocità che potrebbero raggiungere e superare i 55 Km/h grazie alle appena 9 curve e agli infiniti tratti in rettilineo (ce ne saranno un paio lunghi quasi 4 Km). Subito il giorno successivo ci si giocherà un’altra importante fetta della vittoria finale con la prima delle due tappe di montagna, che scatterà dalla località balneare di Umbrella Beach, presso Al Fujairah, in direzione del Jebel Jais, la maggiore elevazione degli Emirati Arabi Uniti. La cima, presso la quale è in progetto la realizzazione una stazione di sport invernali, si trova a 1934 metri di quota, la strada asfaltata sale al momento fino a 1600 metri sul livello del mare mentre i corridori si fermeranno a quota 1490, percorsa un’ascesa finale non particolarmente difficile nelle inclinazioni (la pendenza media è del 5.6%), ma lunga ben 19 Km: negli scorsi anni non ha mai provocato grandissimi distacchi tra i primi ma si è comunque fatta notare per la caratura dei corridori che si sono imposti su questo traguardo e che hanno in comune la vittoria in un grande giro (Roglič nel 2019, Vingegaard nel 2021 e Pogačar nel 2022). I velocisti torneranno protagonisti nelle tre successive frazioni, la prima delle quali sarà interamente disegnata sulle strade di Dubai, con partenza dall’antico quartiere Al Shindagha e arrivo al porto della metropoli emiratina dopo aver attraversato per intero la spettacolare penisola artificiale di Palm Jumeirah. Dall’isola di Al Marjan si ripartirà l’indomani per una tappa che per ampi tratti si svolgerà in autostrada e che terminerà sulle strade di Umm al Quwain, capoluogo del meno popolato tra i sette emirati che costituiscono lo stato arabo. Ci si sposterà quindi nella capitale Abu Dhabi per la penultima frazione, che vedrà il gruppo partire dal parco Warner Bros. World e raggiungere il tradizionale traguardo sull’isola di Al Marina, il cosiddetto “Breakwater“. Gli sconfinati spazi del deserto torneranno a far da scenario alla corsa nella conclusiva e decisiva frazione che da Al Ain porterà i corridori sino ai 1029 metri della Jebel Hafeet, la “montagna vuota” solo di nome e non di fatto perché i suoi 10.7 Km al 6.8% hanno riempito l’albo d’oro della corsa araba di prestigiosi nomi, come quelli del colombiano Esteban Chaves (il primo a imporsi lassù nel 2015, quando la corsa si chiamava ancora Abu Dhabi Tour), dell’Embatido Valverde (che questo traguardo l’ha fatto suo due volte, nel 2018 e nel 2019) e del già citato Pogačar, che mette la firma lassù ininterrottamente dal 2020.

Ma, come anticipato all’inizio dell’articolo, febbraio è anche il mese nel quale viene lanciata la “Campagna del Nord”, la stagione delle grandi classiche che ha il suo clou ad aprile, quando si disputeranno corse storiche come la Parigi-Roubaix e il Giro delle Fiandre, l’Amstel Gold Race e la Liegi-Bastogne-Liegi. A fare da capolista a queste gare sarà il 25 febbraio la 78a edizione dell’Omloop Het Nieuwsblad, corsa che è una sorta di versione in miniatura del tracciato storico del Giro delle Fiandre, quando il traguardo era fissato a Ninove, dove si giungerà dopo aver percorso quasi 210 Km dal raduno di partenza di Gand e aver affrontato 13 tratti in porfido e 12 muri, sui quali spiccano gli ultimi due, quelli storici di Grammont (1200 metri al 7% con tratti fino a 20%) e di Bosberg (800 metri al 6.5%). Il giorno successivo si disputerà la meno impegnativa Kuurne – Bruxelles – Kuurne, più adatta ai velocisti per la totale assenza di difficoltà negli ultimi 50 Km, mentre in precedenza si dovrà superare la solita dose massiccia di piccoli muretti, tredici per la precisione. L’ultimo giorno del mese andrà, invece, in scena Le Samyn, corsa priva di particolari ostacoli altimetrici ma che si porta dentro l’aroma della Roubaix grazie ai suoi numerosi tratti da percorrere sulle pietre.

Mauro Facoltosi

I SITI UFFICIALI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO

Saudi Tour

www.thesauditour.com/en

Volta a la Comunitat Valenciana

https://vueltacv.com

Étoile de Bessèges

www.etoiledebesseges.com

Tour of Oman

www.tour-of-oman.com/en

Volta ao Algarve

https://voltaaoalgarve.com/en

Vuelta a Andalucía

https://vueltaandalucia.es

Tour des Alpes Maritimes et du Var

https://www.tour06-83.com

O Gran Camiño

https://ograncamino.gal/?lang=en

UAE Tour

www.theuaetour.com

Omloop Het Nieuwsblad

www.omloophetnieuwsblad.be/nl/ohn/elite-mannen

Kuurne – Bruxelles – Kuurne

www.kuurne-brussel-kuurne.be

Le Samyn

https://lesamyn.be

La Jebel Hafeet, la montagna degli Emirati Arabi sede darrivo della tappa regina dellUAE Tour (tripadvisor.com)

La Jebel Hafeet, la montagna degli Emirati Arabi sede d'arrivo della tappa regina dell'UAE Tour (tripadvisor.com)

TUTTI IN SELLA, PARTE LA STAGIONE 2023

gennaio 16, 2023 by Redazione  
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Dopo tre anni d’assenza causa pandemia ritornano in calendario il Santos Tour Down Under e la Vuelta a San Juan. Lontano dagli ancora rigidi climi dell’Europa, sulle strade australiane prima e argentine poi assisteremo ai primi palpiti di una stagione che successivamente vedrà le attenzioni degli appassionati spostarsi verso la Spagna e l’Arabia Saudita.

È ora di ripartire e lo si farà alla vecchia maniera, quando la pandemia non aveva ancora steso il suo manto sulla terra e costretto molti organizzatori a rinunciare ad allestire il palcoscenico delle loro gare. È quel che era successo con le due gare d’apertura dei calendari WorldTour e ProSeries, il Santos Tour Down Under e la Vuelta a San Juan, che si fece in tempo a disputare a gennaio 2020 per poi sparire dalla “programmazione” nelle due stagioni successive.

Il ritorno del Santos Tour Down Under, programmato dal 17 al 22 gennaio, recherà con sé un paio di novità perché è stata introdotta una breve tappa a cronometro mentre è stato tolto dal tracciato il tradizionale arrivo in salita a Willunga Hill, sostituito con quello meno impegnativo di Mount Lofty. Sarà quindi aperta sino all’ultimo colpo la 23a edizione della corsa australiana, che scatterà da Adelaide con la prova contro il tempo, un prologo di 5 Km e mezzo caratterizzato da un percorso tortuoso ma totalmente pianeggiante, che per decisione dell’organizzazione si disputerà con bici da strada e non da crono. Ci si sposterà quindi a Tanunda per una prima tappa interamente tracciata in circuito e caratterizzata da una facilissima salita – Menglers Hill, 4.5 Km al 3.7% – che si dovrà superare per l’ultima volta a 13.5 Km dall’arrivo e che non dovrebbe impedire l’arrivo allo sprint, seppur se non a ranghi compattissimi. Un percorso collinare caratterizzerà la seconda tappa, Brighton - Victor Harbor, sulla cui altimetria spiccano le ascese di Parawa Hill (3 Km al 6.8%) e di Nettle Hill (2 Km al 7.7%), quest’ultima da scavalcare a 22 Km da un traguardo dove bisognerà metterà in conto anche la probabile insidia del vento che spira dall’oceano Indiano. L’indomani sarà in programma la salita più impegnativa della corsa, quella di Corkscrew, inserita a soli 6 Km dal traguardo della tappa che da Norwood condurrà a Campbelltown: misura appena 2.5 Km ma presenta una pendenza media del 9% e un muretto centrale di mezzo chilometro al 15% sul quale nel 2014 andò all’attacco il vincitore del Tour de France 2011 Cadel Evans, piombato sulla linea d’arrivo con 10 secondi sui più immediati inseguitori, l’italiano Diego Ulissi e il connazionale Simon Gerrans. Nonostante la mancanza della sua “collina” la cittadina di Willunga farà parte del tracciato ospitando l’arrivo della penultima tappa, contraddistinta da una successione d’infiniti rettilinei pianeggianti come quello di quasi 6 Km che terminerà a soli 500 metri dal traguardo, i più ostici per i velocisti per la presenza di una lieve pendenza (gli ultimi mille metri salgono al 3.2%). Domenica 22 gennaio la corsa terminerà il suo cammino con una frazione che non sarà la solita passerella di fine corsa perché, dopo la partenza da Unley, si dovrà ripetere per cinque volte la salita di Mount Lofty, 8 Km al 3.1% che culminano con il tratto di 1500 metri al 6.8% che si conclude in prossimità dello striscione dell’ultimo chilometro, dove s’incontrerà uno strappo di 500 metri al 10% di pendenza media.

Saranno i velocisti, invece, i grandi protagonisti della 39a edizione della Vuelta a San Juan Internacional (22-29 gennaio) perché ben sei delle sette tappe che compongono la corsa argentina paiono destinate alla conclusione allo sprint, mentre solo nella frazione con l’arrivo sull’Alto del Colorado ci si giocherà la vittoria finale, anche perché – contrariamente a quanto fatto in Australia – s’è deciso di escludere dal tracciato la  cronometro che era stata una presenza fissa nelle ultime edizioni. A dare il via alla corsa sarà una tappa in circuito che scatterà dallo Stadio Aldo Cantoni di San Juan per farvi ritorno dopo 144 Km prevalentemente pianeggianti. Seguirà la Villa San Agustín – San José de Jáchal, tappa che porterà il gruppo sino a quasi 1500 metri di quota senza però affrontare tratti che si possano definire di salita e che pure dovrebbe terminare in volata, se si pensa che nelle scorse edizioni, al termine del medesimo tracciato affrontato nel più impegnativo senso inverso, si è sempre arrivato allo sprint. Il giorno successivo l’autodromo El Villicum, inaugurato nel 2018, ospiterà partenza e arrivo della tappa numero 3, che prevede nel finale due giri quasi completi della pista; dal medesimo luogo prenderà le mosse la frazione diretta a Barreal, decisamente più impegnativa perché bisognerà salire oltre i 2000 metri di quota, anche se dopo lo scollinamento bisognerà percorrere più di 100 Km per andare al traguardo, che ancora strizza l’occhio agli sprinter. Osservato un giorno di riposo, si disputerà la tappa regina, che da Plaza de Chimbas condurrà sino agli oltre 2600 metri dell’Alto del Colorado, più selettivo per l’alta quota che per l’effettiva portata delle pendenze (18.8 Km al 4.4%) di un’ascesa che negli ultimi anni ha visto imporsi il portoghese Rui Costa nel 2017, lo spagnolo Óscar Sevilla nel 2018, i colombiani Winner Anacona nel 2019 e Miguel Eduardo Flórez nel 2020. Calato il sipario sui giochi di classifica i velocisti torneranno a calcare il palcoscenico della Vuelta a San Juan nelle ultime 48 ore, nelle quali sono in cartellone gli arrivi presso il Velodromo Vicente Chancay e sulla circonvallazione di San Juan, teatro della passerella conclusiva.

Come da tradizione saranno i tifosi spagnoli i primi ad applaudire i corridori sul suolo europeo: il 22 gennaio si correrà la Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premio Valencia, corsa rientrata in calendario nel 2021 dopo sedici anni d’assenza e che si disputerà su di un tracciato inverso rispetto a quello proposto lo scorso anno, gareggiando tra Valencia a La Nucía, dove si giungerà dopo aver percorso 190 Km e aver affrontato la lunga salita dell’Alto de Bixauca (18 Km al 2.7% con un tratto di 2200 metri al 7.4%) a circa 25 Km dall’arrivo.

Due giorni più tardi sempre in Spagna prenderà il via la 32a edizione della Challenge Ciclista Mallorca (25-29 gennaio), corsa a tappe atipica in quanto i corridori possono scegliere a quante e quali prove prendere parte e per questo motivo non è prevista una classifica generale, mentre le cinque frazioni sono chiamate “trofei” e non tappe. Per primo si affronterà il Trofeo Calvià, 150 Km con partenza e arrivo a Palmanova, disegnati all’estremità occidentale dell’isola di Maiorca con un percorso collinare che prevede una dozzina di brevi ascese, la più difficile delle quali sarà il Coll de Sóller (6 Km al 5%). Più semplice sarà il tracciato del Trofeo Ses Salines – Alcúdia, così chiamato dal nome delle due località tra le quali si svolgerà e che prevede una sola ascesa – il Coll de Sa Batalla, 8.7 Km al 5% – da scavalcare a 34 Km da un traguardo che potrebbe anche finire nel curriculum di un velocista (lo scorso anno su di percorso simile vinse allo sprint l’eritreo Biniam Girmay davanti al sudafricano Ryan Gibbons e il nostro Giacomo Nizzolo). L’ascesa simbolo della challenge, quella del Coll de Puig Major (14 Km al 6%), quest’anno sarà affrontata per due volte e la prima scalata avverrà nel corso del Trofeo Andratx – Mirador d’es Colomer, che prevede l’arrivo al termine di una salita lunga poco più di 3 Km e caratterizzata da una pendenza media del 5.8%. Più impegnativo sarà il tracciato del successivo Trofeo Serra de Tramuntana, che prevede partenza e arrivo a Lloseta e il Puig Major più vicino al traguardo, distante 33 Km dallo scollinamento. L’atto di chiusura della corsa maiorchina sarà una classica passerella di fine corsa, il facile Trofeo Palma che quest’anno è stato ancora più addolcito togliendo dal percorso la salita del Coll de Sa Creu, che tradizionalmente si affrontava subito prima di entrare nel circuito finale disegnato sul lungomare di Palma di Maiorca.

L’ultima corsa a tappe del mese di gennaio sarà il Saudi Tour (30 gennaio – 3 febbraio), la cui terza edizione si svolgerà nello stesso governato dell’Arabia Saudita dove si era corso l’anno scorso, quando si era imposto il belga Maxim Van Gils grazie alla vittoria nella tappa più impegnativa, che sarà proposta anche nel 2023. La prima maglia di leader della classifica sarà vestita da un velocista al termine della poco impegnativa tappa d’apertura che dall’aeroporto di Al-’Ula farà “decollare” il gruppo in direzione dell’oasi di Khaybar. La seconda frazione scatterà dallo Winter Park di Al-’Ula e avrà come terminal le Shalal Sijlyat Rocks, suggestive formazioni rocciose circondate dal deserto alla cui ombra andrà in scena un altro arrivo allo sprint. Si cambierà leggermente musica con la tappa che dall’Al Manshiyah Train Station vedrà sferragliare il gruppo verso la località di Abu Rakah, che fu sede d’arrivo anche lo scorso anno quando questo traguardo fu conquistato dal colombiano Santiago Buitrago davanti all’italiano Andrea Bagioli: a differenza di questo precedente, però, s’è scelta una zona d’arrivo diversa e un finale meno impegnativo, che prevede il traguardo posto al termine di un rettilineo di un chilometro esatto pianeggiante preceduto da uno strappo di 700 metri al 6.9%. Si correrà a questo punto la tappa più difficile, che muoverà dalla Maraya Concert Hall, parallelepipedo dalle superfici esterne a specchio costruito nel mezzo del deserto, per raggiungere il belvedere dell’Harrat Uwayrid, il traguardo che decise le sorti dell’edizione 2022, preceduto di una decina di chilometri dalla salita che non ti aspetti, un vero e proprio muro trapiantato nel cuore della penisola araba, 3 Km al 12% e picchi di pendenza che arrivano al 22%. L’ultimo giorno dovrebbero tornare protagonisti i velocisti, anche se le strade della conclusiva frazione, che scatterà alla città vecchia di Al-’Ula per far ritorno alla Maraya Concert Hall, non saranno del tutto prive d’insidie: non solo i 500 metri conclusivi presenteranno una bella pendenza (6%) ma una trentina di chilometri prima bisognerà percorrere un tratto sterrato lungo quasi 7 Km, inserito anche lo scorso anno nel tracciato del Saudi Tour e che fu teatro di una caduta che coinvolse il citato Bagioli, giunto quel giorno al traguardo con 20 minuti di ritardo.

Mauro Facoltosi

I SITI UFFICIALI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO

Santos Tour Down Under

https://tourdownunder.com.au

Vuelta a San Juan Internacional

https://www.vueltaasanjuan.org

Clàssica Comunitat Valenciana 1969 – Gran Premio Valencia

https://voltalamarina.com/classica-comunitat-valenciana-1969-gran-premio-valencia

Challenge Ciclista Mallorca

https://vueltamallorca.com/challenge-mallorca

Saudi Tour

www.thesauditour.com/en

LAdelaide Festival Center, sede darrivo del cronoprologo del Tour Down Under (hshotelsiracusa.it)

L'Adelaide Festival Center, sede d'arrivo del cronoprologo del Tour Down Under (hshotelsiracusa.it)

LOMBARDIA 2022 – LE PAGELLE

ottobre 10, 2022 by Redazione  
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Ecco le ultime pagelle stagionali, quelle dell’edizione della Classica delle Foglie Morte vinta per il secondo anno consecutivo da Tadej Pogacar

TADEJ POGACAR. Dopo l’amaro in bocca che gli ha lasciato in bocca il Tour de France, lo sloveno colleziona vittorie su vittorie: GP di Montreal, Tre Valli Varesine e infine il Giro di Lombardia. Supportato da un’ottima UAE – Team Emirates inizia a mettere le cose in chiaro dalle prime fasi della corsa e quando il Lombardia entra nel vivo lui è là a giocare come il gatto col topo con gli avversari. Gestisce con sicurezza il finale a due con Mas trionfando con facilità e conquistando il suo secondo Giro di Lombardia consecutivo. Un altro successo importante per Pogacar, che lo lancia ancor di più nell’Olimpo dei più grandi ciclisti di sempre. VOTO: 10

ENRIC MAS. Un finale di stagione molto positivo per lo spagnolo culminato con la vittoria del Giro dell’Emilia, una condizione psico-fisica ottimale che lo ha aiutato anche al Giro di Lombardia. Il corridore della Movistar è l’unico a tenere le ruote di Pogacar fino alla fine, ha provato a beffarlo ma lo sloveno era imbattibile. VOTO: 8

MIKEL LANDA. Il basco accende la corsa nei momenti topici, cerca di dare brio e affondi ai rivali. Cede nel finale al duo Pogacar-Mas, i più forti di giornata. Si deve accontentare di un terzo posto che si rivela essere uno dei risultati più importanti della sua stagione. VOTO: 7

SERGIO HIGUITA. Il colombiano raccoglie un buon quarto posto anticipando il drappello degli inseguitori. La corsa si preannunciava troppo dura e ardua per lui, eppure ha dimostrato di saperla interpretare con giusta convinzione e grinta. VOTO: 6,5

CARLOS RODRIGUEZ. Il giovanissimo spagnolo della INEOS Grenadiers termina al quinto posto il suo primo Giro di Lombardia, corsa condotta con intelligenza e buona gamba fino a quando i fenomeni scappano via. Un ottimo segnale in vista di un futuro che si appresta radioso. VOTO: 6,5

ANDREA PICCOLO. Il ventunenne della EF Education-EasyPost chiude all’undicesimo posto a 1′58” dal vincitore di giornata Pogacar, un piazzamento che gli consente di essere il primo degli italiani al traguardo. Una piccola speranza per il futuro del movimento ciclistico azzurro. VOTO: 6

JONAS VINGEGAARD. Si preannunciava un duello all’ultima pedalata tra lui e Pogacar, ma il danese ultimo vincitore del Tour de France non è al top della condizione fisica. Jonas ci prova ugualmente sul Civiglio, ma l’azione fa più male a lui che ai suoi rivali. Termina sedicesimo a oltre 2 minuti. VOTO: 5

JULIAN ALAPHILIPPE. Si scioglie come neve al sole, non pervenuto. VOTO: 5

NIBALI VINCENZO – ALEJANDRO VALVERDE. Onorano al meglio l’ultima corsa della loro carriera sportiva, lo spagnolo arriverà addirittura sesto regolando in volata il gruppo inseguitore. Il ciclismo non sarà più lo stesso senza questi due campioni, inutile fare la conta dei trofei del loro palmares, infinito, due leggende che hanno fatto la Storia, assoluti protagonisti negli ultimi vent’anni di questo magnifico sport. VOTO: 10

Luigi Giglio

QUEL CHE RESTA DEL MONDIALE. LE PAGELLE IRIDATE NEL SEGNO DI EVENEPOEL

settembre 26, 2022 by Redazione  
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Promossi e bocciati del mondiale che ha inciso nell’oro il nome di Remco Evenepoel, dominatore della prova su strada in quel di Wollongong. I dubbi dell’Italia, il tracollo dell’Olanda tradita da Van der Poel, una Francia coriacea e una Spagna assente. Il Belgio conferma di essere attualmente la nazione faro del ciclismo in attesa del mondiale estivo del prossimo anno a Glasgow, il cui tracciato ha dei punti di contatto con quello di Wollongong.

Remco Evenepoel. Vince da predestinato un mondiale complessivamente impegnativo sfruttando le sue doti di fondo e una forma invidiabile, a coronamento di una stagione conclusa in crescendo, con le vittorie prima a San Sebastian e poi alla Vuelta. Con il benestare del gruppo, che probabilmente lo sottovaluta, entra in una fuga senza nomi di spicco e conduce magistralmente le operazioni sapendo di essere il più forte. Sferra l’attacco decisivo a due giri dal termine e, nonostante il tentativo di Lutsenko di stargli dietro, se ne va tutto solo tagliando il traguardo con quasi 2 minuti e mezz di vantaggio sul gruppo. Chapeau. Voto 9.

Christophe Laporte. Vince la volata di gruppo per l’argento in modo non banale, emergendo nella nazionale francese a scapito di Cosnefroy ed Alaphilippe, sulla carta più adatti al percorso. Pur con qualche sofferenza, resiste sul Mount Pleasant agli scatti della compagnia e ottiene alla fine il risultato più importante della sua carriera in un mondiale. Voto 7

Michael Matthews. Era la grande speranza australiana per salire sul podio e ci riesce ottenendo il bronzo al termine di una prova accorta. Come Laporte resiste con le unghie e con i denti sull’ultimo passaggio sul Mouny Pleasant e dà una soddisfazione all’Australia, organizzatrice dei mondiali. Voto 7

Mattias Skjelmose Jensen. Mads Pedersen, che sarebbe stato tra i protagonisti, rinuncia al mondiale per stare, così pare, con la famiglia. La Danimarca si affida a Skjelmose Jensen, per risultati tra i migliori giovani ciclisti danesi della stagione. Il decimo posto finale può essere la base per una carriera da seguire molto attentamente. Voto 7

Julian Alaphilippe. Viene al mondiale in condizioni non perfette dopo la caduta e il ritiro alla Vuelta, ma si fa vedere spesso nelle prime posizioni del gruppo principale. Nel finale lavora per Laporte, staccandosi dal gruppo principale. Mezzo voto in più per essere stato uno dei primi a congratularsi con Evenepoel una volta tagliato il traguardo. Voto 6.5

Lorenzo Rota. Tra gli italiani più brillanti in questo mondiale, s’inserisce nella fuga giusta ma si arrende come gli altri alla progressione di Evenepoel, nonostante il tentativo di inseguimento insieme a Skjelmose Jensen, Schmid, Lutsenko ed Eenkhoorn. Viene ripreso dal gruppo principale all’interno dell’ultimo chilometri, senza avere la possibilità di sprintare per una medaglia. Voto 6.5

Wout van Aert. Da come si è svolto il mondiale, Wout alla fine si è rivelata la seconda scelta del Belgio. Dopo che si era capito che Evenepoel era irraggiungibile, ha scremato un po’ il gruppo dei migliori con qualche accelerazione sui passaggi finali sul Mount Pleasant, controllando Pogacar e Alaphilippe. Chiude al quarto posto un Mondiale che alla fine possiamo definire ‘ordinario’. Voto 6

Tadej Pogacar. Il mondiale di Pogacar è stato lo specchio della sua stagione. Vittorie di prestigio come Strade Bianche e Tirreno Adriatico all’inizio e poi una seconda parte in calando con il secondo posto al Tour, lui che partiva come grande favorito, e un ritorno di fiamma con la vittoria al GP di Montreal. Possiamo dire, alla fine, che al campione sloveno quest’anno è mancato qualcosa e il diciannovesimo posto al mondiale ne è la testimonianza. Voto 6

Alberto Bettiol. Alla partenza era l’italiano con la gamba migliore e lo dimostra anche lungo le ripetute scalate verso il Mount Pleasant, restando sempre con i primi. L’ottavo posto finale non rende merito fino in fondo alla sua prova, che sarebbe potuta essere migliore se la gara si fosse svolta in modo diverso. Voto 6

Matteo Trentin. Sprinta per una medaglia ma si arrende a gente più veloce di lui, ottenendo un quinto posto agrodolce. Da Harrogate 2019 a Wollongong 2022, è l’italiano migliore ai mondiali. Voto 6

Alexander Kristoff. A suo agio su tracciati come quello di Wollongong, il norvegese conferma la sua tempra e sprinta con tenacia per una medaglia, piazzandosi in sesta posizione. A 35 anni può ancora dire la sua nel ciclismo che conta. Voto 6

Peter Sagan. Il Sagan dei tempi migliori sarebbe andato a nozze su un tracciato come quello di Wollongong, ma alla fine raccoglie una top ten – è settimo all’arrivo – senza infamia e senza lode. Voto 5

Nazionale britannica. Alla partenza era una delle nazioni megli assortite, tra uomini veloci e finisseur, ma il nono ed il quattordicesimo posto di Hayter e Tulett testimoniano di una formazione ancora troppo acerba e inesperta, che deve ancora assestarsi dopo i post Cavendish, Froome e Thomas. Voto 5

Binian Girmay. Nella seconda fascia dei favoriti alla partenza, ma pur sempre uno dei favoriti, non si vede mai e anzi concluderà con un più che anonimo 54° posto ad oltre 3 minuti di ritardo da Evenepoel. Soffre decisamente il Mount Pleasant staccandosi a ripetizione e non riesce a partecipare alla volata per la medaglia d’argento. Voto 4

Mathieu van der Poel. Uno dei principali favoriti, passa la notte prima del Mondiale in commissariato e questo dice già tutto. Due ragazzine insolenti disturbano il suo sonno ma la sua reazione con conseguente denuncia e processo sono una macchia che si porterà dietro e che potrebbero anche influire in futuro sulla sua carriera. Si ritira dopo pochi chilometri dalla partenza, distrutto psicologicamente. In tutta questa storia forse le responsabilità maggiori le tiene la nazionale olandese, ma resta il fatto che il mondiale di Van der Poel non è mai iniziato. Voto 4

Nazionale olandese. Puntare su un solo ciclista ha i suoi pro e i suoi contro. Il ritiro di Van der Poel è stato una mazzata enorme per una nazione faro del ciclismo come quella olandese, che ormai da anni sembra vivere di rendita sui successi delle donne. Il venticinquesimo posto di Bauke Mollema, primo olandese al traguardo, stride con la tradizione. Voto 4

Nazionale spagnola. Il nulla nel nulla circondato dal nulla. La Spagna è la più grande delusione dei Mondiali 2022 non essendo mai stata protagonista. Leggendo i nomi alla partenza, è chiara la linea verde del ciclismo spagnolo, alla ricerca di nuovi talenti, ma non vedere neanche un ciclista protagonista nei momenti clou della corsa, con uno scatto o con un allungo, fa riflettere molto. I nostalgici di un Oscar Freire, di un Purito Rodriguez o di un Alejandro Valverde, per non spingerci più in là col passato, ingoiano mestamente il rospo. Voto 3

Giuseppe Scarfone

VUELTA, ATTO FINALE, ATTORI SPECIALI. I GIUDIZI CONCLUSIVI DEL TERZO ED ULTIMO GRANDE GIRO DELL’ANNO

settembre 13, 2022 by Redazione  
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Ultimi giudizi, quelli conclusivi, al termine della Vuelta 2022. Le sufficienze superano abbondantemente le insufficienze. E alcuni dei protagonisti della Vuelta li ritroveremo al Mondiale di Wollongong tra due settimane. Primo fra tutti la maglia rossa Remco Evenepoel

Vincenzo Nibali e Alejandro Valverde. La passerella finale di Madrid, tra due ali di colleghi ciclisti e della folla acclamante, consegnano al ciclismo una momento indelebile di quello che hanno rappresentato per questo sport questi due campioni. Onorano il loro ultimo GT lavorando rispettivamente per Miguel Angel Lopez e per Enric Mas, e provando anche ad infilarsi in qualche fuga a lunga gittata. Due campioni e due signori del ciclismo la cui assenza a partire dal prossimo anno si farà sentire nel gruppo. Voto 9.

Remco Evenepoel. La maturità di un quarantenne nel corpo di un ventenne. Il belga viene in Spagna per stupire e lo fa senza porsi limiti. Dopo le prime tappe in cui prende le misure ai suoi avversari, indossa la maglia rossa nella sesta tappa e non la molla più, conducendo la seconda e la terza settimana di corsa con il piglio dei campioni più scafati. Domina la crono di Alicante e mette la ciliegina sulla torta sull’Alto del Piornal. Vince la Vuelta riportando la vittoria di un GT nel Paese simbolo del ciclismo dopo 44 anni. Giro d’Italia e Tour de France sono avvisati. Voto 9.

Mads Pedersen. Tre tappe vinte in volata, più o meno ristretta, e tre secondi posti. Il danese stravince la classifica a punti e visto l’ottimo stato di forma facciamo fatica a comprendere la sua decisione di restare a casa e non disputare il Mondiale. Cosa dire, sarà contenta sua moglie. Voto 8.

Juan Ayuso. Un ventenne che va a podio in un GT è cosa più unica che rara ed il giovane spagnolo, che deve ancora finirli i venti anni, il prossimo 16 Settembre, merita un voto sicuramente alto e forse soffre più del dovuto il dualismo con Joao Almeida. Nella terza settimana piazza anche qualche scatto interessante tra Alto del Piornal ed Alto de Navacerrada. Tra i volti nuovi del ciclismo spagnolo per i GT, è sicuramente il ciclista che ha maggiori margini di miglioramento. Voto 7.5.

Jay Vine. Dopo due tappe vinte tra Cantabria e Asturie e avendo dimostrato di essere un validissimo scalatore, indossa la maglia a pois e pone tappa per tappa le basi per portarla fino a Madrid, ma una caduta all’inizio della 18° tappa spezza il suo sogno. Sarà per la prossima. Voto. 7.5

Richard Carapaz. Come Pedersen, ottiene tre vittorie, tutte a coronamento di una fuga vincente e tutte in tappe con arrivi in salita. Il campione olimpico, dopo essere uscito praticamente subito dalla classifica generale, si reinventa uomo da fuga e sull’Alto del Piornal funge anche da gregario per l’acciaccato Carlos Rodriguez. Meritata la maglia a pois, nonostante la sfortuna che ha colpito Vine. Voto 7.5

Rigoberto Uran. Va in fuga nella 17° tappa e vince al Monastero di Tentudia resistendo al ritorno del big. Con questa vittoria entra nella ristretta cerchia dei ciclisti che hanno vinto almeno una tappa in tutti e tre i GT. Chapeau. Voto 7.5.

Primoz Roglic. Lo sloveno, negli ultimi tempi abbonato alle cadute, inizia bene la Vuelta vincendo sia la cronosquadre d’apertura che la quarta tappa di Laguardia. Cede qualcosa ad Evenepoel al termine della prima settimana ed è l’unico a limitare i danni sul belga nella cronometro di Alicante. Promette una terza settimana spettacolare dopo che riesce a rosicchiare qualcosa al belga tra Asturie e Sierra Nevada ma la clamorosa caduta nel finale della 16° tappa lo costringe al ritiro. Voto 7.

Enric Mas. La personale tripletta del ciclista spagnolo (secondo nel 2018, nel 2019 e nel 2021), si concretizza sfruttando le sue qualità di buon scalatore e di discreto succhiaruote. Pochi bassi, alti ancora meno. Nell’ultima settimana, venuto meno Roglic, prova a staccare le ruote della sua bici da quelle di Evenepoel ma non ci riesce mai. Si accontenta del secondo posto della generale sapendo che di più non poteva fare. Voto 7.

Miguel Angel Lopez. Inserito all’ultimo momento dall’Astana per la Vuelta 2022, diventa col passare dei giorni il capitano unico ed alla fine ottiene un quarto posto di tutto rispetto. La continuità non è mai stata il suo marchio di fabbrica ma magari chissà che giunto alla soglia dei 30 anni riesca a trovarla ed a rimettersi di nuovo in discussione. Voto 7.

Joao Almeida. Stereotipo del cagnaccio, il portoghese rimane attaccato con le unghie e con i denti ai drappelli della maglia rossa che si formano nelle tappe di montagna incontrate durante il percorso. Dà l’impressione di non cedere mai ed anche quando deve lavorare per Ayuso, mantiene sempre una distanza di sicurezza dai primi. E’ quinto della generale e può essere anche un outsider da non sottovalutare per il Mondiale di Wollongong. Voto 7.

Sam Bennett. Vince le prime due tappe in linea in Olanda e sembra avere tutte le carte in regola per puntare alla maglia verde ma il covid lo estromette dalla Vuelta. Voto 7.

Juan Sebastian Molano. Vincere la tappa finale di un GT è sempre una bella soddisfazione per un ciclista. A Madrid ci riesce in volata il giovane velocista colombiano che nell’UAE Team Emirates può dimostrare in futuro di essere il nuovo ciclista di punta rispetto a Fernando gaviria e Pascal Ackermann. Voto 7.

Thymen Arensman, Marc Soler, Jesus Herrada. In una Vuelta dominata dalle fughe vincenti, anche loro ottengono una vittoria ciascuna e si possono ritenere soddisfatti della prova offerta. Una nota di merito in più per il giovane olandese che riesce anche a terminare nella top ten finale. Voto 7.

Edoardo Affini. Unico guizzo italiano in tutte e ventuno le tappe, veste la maglia rossa per un giorno al termine della terza tappa di Breda. Una bella soddisfazione per un ciclista che ha lavorato diligentemente per Roglic fino alla suo ritiro dopo la nona tappa. Voto 6.5.

Simon Yates. Raggiunge il risultato massimo della sua Vuelta dopo la cronometro di Alicante, al termine della quale è quinto della generale. Il covid lo costringe al ritiro subito dopo. Avrebbe certamente potuto dire la sua in ottica top five. Voto 6.

Jai Hindley. Degli uomini di classifica o presunti tali, è probabilmente quello che delude di più, pur avendo vinto a Maggio il Giro d’Italia. Non è mai protagonista e pur terminando nella top ten finale per il rotto della cuffia lascia una sensazione di incompletezza. Voto 5.5

Tao Geoghegan Hart. Ha l’opportunità di spiccare il volo ed emergere tra i capitani dell’INEOS ma il britannico non dà mai l’impressione di poter puntare alle posizioni che contano per la classifica generale. Viene superato sia da Rodriguez che da Sivakov e termina in un anonimo 19° posto. Voto 4.5

Thibaut Pinot. Il francese ha raggiunto ormai una condizione di aurea mediocritas e pur partendo sempre come capitano della Groupama FDJ nelle corse via via disputate, delude sempre. Non incide neanche nelle fughe in cui è presente e coglie soltanto un quarto e due sesti posti che non gli cambiano la vita. Voto 4.

Mikel Landa. Dopo il podio conquistato al Giro, parte con i gradi di capitano tra le fila della Bahrain Victorious, ma conferma che la corsa di casa non gli si addice, vuoi per salite troppo brevi e troppo ripide o vuoi per mancanza di condizione nella seconda parte della stagione. Fatto sta che lo spagnolo, pur terminando la corsa in quindicesima posizione, non si è mai visto. Voto 4

Tim Merlier. Dato da molti il più serio pretendente alla maglia verde all’inizio della Vuelta, non rispetta assolutamente i pronostici e si vede poco nelle volate, supportato anche da un’Alpecin Deceunick non propriamente all’altezza. Ottiene due terzi posti a Utrecht ed a Cabo de Gata ma si eclissa praticamente dal resto della corsa. Voto 4.

Chris Froome. Un fantasma si aggira per la Vuelta 2022. E’ quello del fu Chris Froome, ciclista che non si è più ripreso dall’incidente del 2019 al Delfinato. Chissà, forse era meglio fargli fare la passerella insieme a Nibali e Valverde… Voto 4.

Giuseppe Scarfone

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