UN TAPPONE CON VISTA OLIMPICA

Dopo aver a lungo peregrinato sulla catena appenninica il Giro fa ritorno sulle Alpi, già visitate in partenza con la capatina al santuario di Oropa. Ora è arrivato il momento del primo dei due tapponi alpini, quello con il quale la Corsa Rosa tirerà una volata lunghissima alle Olimpiadi Invernali del 2026. Due anni prima dell’evento Livigno, che ospiterà le gare dello snowboard e del freestyle, sarà la sede d’arrivo della tappa dotata del maggior numero di metri di dislivello, più di 5400: il clou sarà concentrato negli ultimi 56 Km, nei quali si dovranno affrontare l’interminabile ascesa alla Forcola di Livigno e poi quella finale verso le piste del Mottolino.

NOTA:: il finale è stato modificato rispetto a quanto riportato sotto a causa del diniego delle autorità elvetiche sul transito dalla Forcola di Livigno. Arrivati a Edolo, anzichè l’Aprica si scalerà il Passo del Mortirolo dal versante di Edolo (12.6 Km al 7.7%) per poi scendere verso Grosio. Seguirà la risalita della Valtellina in direzione di Bormio, che sarà evitata affrontando la salita delle Motte (3.1 Km al 7.5%). Raggiunta la vicina Isolaccia Valdidentro si salirà ai 2291 metri del Passo di Foscagno (14.6 Km al 6.3%), immediatamente seguito dall’ascesa finale verso il Passo d’Eira e il Mottolino (4.6 Km al 7.7% con rampe fino al 19%)

Nel 2026 Milano e Cortina ospiteranno le Olimpiadi Invernali e il Giro d’Italia non si farà trova impreparato all’evento. Era già successo nel 2005, quando la Corsa Rosa fece da volano alla rassegna a cinque cerchi che l’anno successivo si sarebbe tenuta in Piemonte proponendo due arrivi di tappa nelle località assegnatarie, Torino e Sestriere. Molto probabilmente qualcosa di simile accadrà l’anno prossimo, quando il Giro potrebbe – ancora nulla è stato annunciato al proposito – inserire nel percorso alcune delle località che ospiteranno le gare olimpiche, poiché oltre al capoluogo lombardo e alla “Perla delle Dolomiti” saranno coinvolti anche altri centri. Le medaglie saranno, infatti, assegnate anche a Tesero, Predazzo, Rasun-Anterselva, Rho, Assago, Bormio e Livigno: quest’ultima ospiterà un “anticipo” in rosa del grande evento accogliendo l’arrivo del primo tappone alpino del Giro d’Italia 2024, nel complesso non il più duro ma certamente quello maggiormente dotato di metri di dislivello, perché pedalando dalle sponde del Garda verso l’Alta Valtellina se dovranno superare più di 5400, distribuiti tra cinque salite, sulle quali spicca quella che condurrà ai 2313 metri della Forcola di Livigno. I dati riportati sull’altimetria ufficiale parlano di 18 Km di salita, che ne fanno la quarta ascesa per lunghezza del tracciato del Giro 2024, preceduta da Monte Grappa (anche se solo per 200 metri), Stelvio, Rolle e Pinei. In realtà le cose non stanno proprio così perché nel computo della distanza non è stata considerata la parte iniziale della salita elvetica, che la porta a misurare nella realtà quasi 25 Km e mezzo, superando di oltre un chilometro il “record” del Pinei.
Si partirà da Manerba del Garda, la località del Benaco divenuta celebre in tempi recenti a causa della siccità che ha reso possibile l’accesso a piedi all’Isola di San Biagio, nota anche con il toponimo di “Isola dei Conigli”.
Raggiunta la vicina Salò ci si allontanerà dalle rive del lago per risalire la Val Sabbia e raggiungere Sabbio Chiese dove, all’ombra della rupe sulla quale nel 1527 l’originario castello fu trasformato nel Santuario della Madonna della Rocca, lo scorso anno prese il via il tappone diretto al Monte Bondone, vinto dal portoghese João Almeida. Raggiunta la vicina Casto, paese d’origine di Sonny Colbrelli, si andrà all’attacco della prima ascesa di giornata, quella di Lodrino (6.9 Km al 4.6%), scavalcata la quale si scenderà nella retrostante Val Trompia. Sul fondovalle di quest’ultima si pedalerà per poco più di 5 Km, toccando il centro di Tavernole sul Mella, dove il percorso andrà a sfiorare la medioevale Chiesa di San Filastrio e un antico forno fusorio recentemente restaurato e aperto al pubblico, testimonianza tra le più antiche della lavorazione del ferro, da secoli vero e proprio motore economico di questa valle. Questo breve tratto di falsopiano terminerà ai piedi del Colle di San Zeno, valico che viene inserito per la prima volta nel tracciato di una corsa ciclistica, con i corridori che vi saliranno dal versante meno impegnativo (13.8 Km al 6.6%), disegnato attraverso le frazioni del comune di Pezzaze, dove – parte a piedi e parte con un vecchio trenino decauville – è possibile visitare la miniera Marzoli, attiva nell’estrazione del ferro dal 1886 al 1978. Una vera e propria “picchiata” attenderà i corridori una volta giunti ai 1418 metri del Colle di San Zeno poiché nei successivi 16 Km si pedalerà costantemente lungo una discesa che presenta una pendenza media del 7.4%: è il più difficile tra i due versanti del colle, solo in parte inedito perché nella piccola località di sport invernali di Val Palot – dalla quale si transiterà 5 Km dopo lo scollinamento – sono terminate due tappe del Brixia Tour, corsa disputata per 11 stagioni tra il 2001 e il 2011: la prima la vinse nel 2004 lo scalatore messicano Julio Alberto Pérez Cuapio, mentre l’anno successivo ospitò l’arrivo di una cronoscalata vinta dal vicentino Emanuele Sella.
Terminata la discesa nella località di villeggiatura di Pisogne, affacciata sul Lago d’Iseo, inizierà un lungo tratto intermedio quasi del tutto privo di difficoltà altimetriche con il quale si risalirà la Val Camonica e che traghetterà la corsa verso le fasi decisive di questa tappa. All’inizio di questo tratto si toccherà la nota stazione termale di Boario, la cui storia è piuttosto recente se paragonata a quella di altre località simili perché si cominciarono a sfruttarne le acque alla fine del Settecento, mentre risale all’inizio del secolo scorso la costruzione del liberty Padiglione dell’Antica Fonte.
Poco più avanti s’incontrerà l’unica difficoltà altimetrica inserita in questa fase di risalita della valle, che tra le sponde del Sebino ed Edolo si protrae per quasi 60 Km: è lo strappo di 800 metri all’8% che si concluderà alle porte del centro di Breno, “cerniera” tra la bassa e la media valle, luogo da sempre strategico come ci ricordano i resti del soprastante castello, del quale sono giunte ai giorni nostri due torri, le mura di cinta e parte di una chiesetta intitolata a San Michele.
Risalendo la valle se ne toccherà una delle località più visitate, quella Capo di Ponte che attira turisti da tutto il mondo per il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, “griffato” UNESCO, ma che merita la sosta per ammirarvi anche l’antica la Pieve di San Siro e il Monastero di San Salvatore.
Dopo Edolo il Giro si volgerà verso una delle sue salite più celebri, quel Passo dell’Aprica che deve la sua fama ciclista alla vicinanza con il Mortirolo, abbinato al quale le tenere pendenze del versante camuno hanno spesso portato a una lievitazione dei distacchi. Quest’anno non si sarà il temuto confronto con la mostruosa salita valtellinese, mentre si percorrerà una variante alla tradizionale strada, che prevede di affrontare proprio all’inizio il muro di Santicolo (600 metri al 17%), superato il quale la salita ritrova i suoi tradizionali “binari” (12.9 Km al 3.7%).
Planati in Valtellina i “girini” transiteranno a fianco dell’imponente mole del Santuario della Madonna di Tirano, innalzato tra il 1505 e il 1528 nel luogo dove – quattro anni prima l’inizio dei lavori – la Santa Vergine era apparsa nell’orto di Mario Omodei, un contadino che il pomeriggio del 29 settembre del 1501 era impegnato nel lavoro nei campi. Per i partecipanti al Giro il passaggio accanto al santuario darà l’avviso della ripresa delle “ostilità” perché da lì a breve inizierà l’interminabile salita verso la Forcola di Livigno, ufficialmente lunga 18 Km e caratterizzata da una pendenza media del 7.1%. La strada, in realtà, inizia a salire quando mancano 33 Km al valico, 25 Km e mezzo dei quali in salita; questa, infatti, è suddivisa da un lungo tratto centrale pianeggiante e nemmeno scherzano i primi 7.5 Km al 7%, nel corso del quale si tocca il centro di Brusio, caratterizzato dalla presenza di uno dei tratti più spettacolari della “Ferrovia del Bernina” (l’intera linea è patrimonio UNESCO dal 2008), il viadotto elicoidale che fu realizzato in pietra tra il 1908 e il 1910 e che nel 2010, in occasione del centenario del “trenino rosso” fu effigiato nel logo dell’evento e illuminato come se fosse una torta di compleanno. La prima parte dell’ascesa terminerà in prossimità delle rive del Lago di Poschiavo, di origine naturale ma sfruttato per la produzione di energia elettrica sin dal 1904, costeggiando il quale s’imboccherà il lungo tratto pianeggiante (quasi 8 Km) che spezza in due tronconi la salita verso la Forcola. Fino a 4 km dallo scollinamento questa coincide con quella diretta al più celebre Passo del Bernina, salita che nonostante la fama non ha un grande feeling con il Giro d’Italia: l’unica volta che la Corsa Rosa vi transitò era il 12 giugno del 1954, giorno passato alla storia per lo “Sciopero del Bernina”, allorquando i corridori affrontarono la salita in gruppo, annichiliti dalla fuga bidone che due settimane prima aveva portato in maglia rosa l’elvetico Carlo Clerici con un vantaggio che nessuno riuscì a colmare (a Milano il distacco del secondo, il connazionale Hugo Koblet, sfiorò la mezzora). Raggiunti i 2315 metri della Forcola – sarà la prima delle sei volte nelle quali si supererà quota 2000 in questa edizione del Giro – davanti ai corridori si spalancherà la discesa, non particolarmente difficile (sono 5.4 Km al 6.4%) verso il “Piccolo Tibet”. Così è stata ribattezzata la conca di Livigno, conosciuta per la sua zona franca – le cui origini risalgono concesse nel 1538 dalla Contea di Bormio – e per la particolare forma allungata dell’abitato, un “serpentone” di ben 5 Km che giunge fino alle rive del Lago di Livigno, bacino artificiale realizzato alla fine degli anni ’60 e nel quale confluiscono le acque dello Spol, uno dei tre fiumi italiani i cui corsi non si gettano nel bacino del Mediterraneo, ma “scaricano” in quello del Mar Nero. Non ci sarà tempo per i corridori per specchiarsi nelle sue acque perché stavolta l’arrivo non sarà in centro, come invece era successo nei due precedenti datati 1972 e 2005, quando nel “Piccolo Tibet” si erano imposti Eddy Merckx e il colombiano Iván Parra, autore di un’eccezionale doppietta poiché il giorno prima aveva conquistato anche il tappone dolomitico di Ortisei. C’è ancora una difficoltà altimetrica da superare, una salita di 8.8 Km al 6.1% in parte inedita perché in passato già tre volte si è giunti ai 2120 metri del Passo d’Eira, dove si abbandonerà la strada per Bormio e s’imboccherà il ripido tratto conclusivo, che presenta una pendenza media del 10% negli ultimi 1500 metri, con un picco massimo del 19%. Asfaltata apposta per l’arrivo del Giro, è la vecchia mulattiera che porterà i corridori fino alle piste del Mottolino, dove in ai giochi olimpici saranno assegnate le medaglie nelle specialità dello snowboard e del freestyle. E nell’attesa del grande evento a cinque cerchi arriverà il Giro a inauguare alla sua maniera questo piccolo tempio dello sport….

Mauro Facoltosi

Il lago di Livigno e l’altimetria della quindicesima tappa (www.outdooractive.com)

Il lago di Livigno e l’altimetria della quindicesima tappa (www.outdooractive.com)

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Lodrino (735 metri). Quotata 737 metri sulle cartine del Giro e chiamata anche “Valico della Cocca di Lodrino”, vi transita la Strada Provinciale 3 “Lodrino-Nozza” tra Nozza e Lodrino. Il Giro l’ha scalata finora tre volte, la prima durante la tappa Rovato – Monte Bondone del Giro del 2006, vinta dal varesino Ivan Basso, e che vide svettare per primo a Lodrino il colombiano Miguel Ángel Rubiano. L’anno successivo l’ascesa fu inserita nei chilometri iniziali dell’ultima tappa del Giro, Vestone – Milano, vinta dall’argentino Maximiliano Ariel Richeze, ma il passaggio in vetta non fu “registrato” non essendo previsto il GPM in quest’occasione. L’ultimo passaggio del Giro risale alla tappa Riva del Garda – Iseo del 2018, vinta allo sprint dal veronese Elia Viviani, mentre il GPM a Lodrino era stato conquistato dal francese Alexandre Geniez.

Colle di San Zeno (1434 metri). Chiamato anche Colma di San Zeno e Col de San Zé, è quotato 1418 sulle cartine del Giro 2024. Situato sullo spartiacque tra la Val Trompia e la Val Camonica, è valicato dalla strada che mette in comunicazione Pezzaze con Fraine e Pisogne.

Sella di Breno (342 metri). Vi sorge l’omonimo centro.

Passo di Aprica (1113 metri). È l’ampia sella pianeggiante, lunga quasi 3 Km, che mette in comunicazione la Valcamonica con la Valtellina tramite la Valle di Corteno. È valicato dalla Strada Statale 39 “dell’Aprica” e vi sorge l’omonima stazione di sport invernali, costituita dai tre nuclei di Madonna, Mavigna e San Pietro. Quotata 1173 sulle cartine del Giro 2022, è stata affrontata alla corsa rosa 13 volte come GPM, una come traguardo volante Intergiro (nel 1992, tappa Palazzolo sull’Oglio – Sondrio, vinta da Marco Saligari che transitò in testa anche sul valico) e due come traguardo di tappa senza gran premio (nel 2006, quando Ivan Basso s’impose in rosa nella Trento – Aprica, e al termine della Brescia – Aprica del 2010, vinta da Scarponi). Il primo a transitare in testa sotto lo striscione GPM è stato Fausto Coppi nel corso della Locarno – Brescia del Giro del 1950, vinta da Luciano Maggini. In seguito hanno conquistato questo traguardo Vittorio Adorni nel 1962 (tappa Moena – Aprica), Bruno Vicino nel 1979 (Trento – Barzio, vinta da Amilcare Sgalbazzi), lo svizzero Stefan Joho nel 1988 (la mitica tappa Chiesa Valmalenco – Bormio con il Gavia affrontato con la neve, vinta dall’olandese Erik Breukink), il venezuelano Sierra nel 1990 (Moena – Aprica), Gotti nel 1996 (Cavalese – Aprica), Mariano Piccoli nel 2000 (Bormio – Brescia, vinta da Biagio Conte), Emanuele Sella nel 2008 (Rovetta – Tirano, vinta dallo stesso corridore), l’ucraino Yuriy Krivtsov nel 2010 (passaggio intermedio nella citata tappa Brescia – Aprica), lo spagnolo Pablo Lastras Garcia nel 2011 (Feltre – Tirano, vinta da Diego Ulissi), Matteo Rabottini nel 2012 (Caldes – Passo dello Stelvio, vinta da De Gendt), il canadese Ryder Hesjedal e lo spagnolo Mikel Landa nella Pinzolo – Aprica del 2015 che prevedeva due passaggi sul passo. Nel 2017, l’Aprica fu relegata a un ruolo marginale, inserita subito dopo la partenza della poco impegnativa frazione di trasferimento Tirano – Canazei, vinta in fuga dal francese Pierre Rolland, che era transitato in testa anche sul GPM inserito a inizio tappa. Infine, nel 2022 all’Aprica terminò praticamente in discesa la 16a tappa della Corsa Rosa, che prevedeva pochi chilometri prima lo scollinamento sul Valico di Santa Cristina: sia quest’ultimo, sia la vittoria di tappa furono conquistate dal ceco Jan Hirt.

Forcola di Livigno (2315 metri). Valicata dalla strada che mette in comunicazione Livigno con il centro elvetico di Poschiavo, viene toccata per la seconda volta al Giro d’Italia dopo il passaggio avvenuto nel 2010 durante la tappa Bormio – Ponte di Legno (Passo del Tonale), conquistato dall’australiano Matthew Lloyd, mentre al traguardo s’impose proprio un corridore elvetico, Johann Tschopp. Ci sono, però, due precedenti nei quali la Corsa Rosa fu respinta dal maltempo e la prima volta accadde nel 1995, quando l’allora direttore del Giro Carmine Castellano fu costretto qualche settimana prima del passaggio della corsa a rimettere mano al tracciato della tappa che dalla Val Senales conduceva a Lenzerheide Valbella, frazione che prevedeva anche le ascese al Giogo di Santa Maria (all’epoca ancora sterrata) e al Bernina. Nel 2005 ancora la neve in vetta, unita alla pioggia battente alla partenza di Livigno, consigliò alla direzione di corsa di spostare il via della tappa diretta a Lissone, traslocando il “chilometro zero” alla Madonna di Tirano.

Passo Eira (2208 metri). Quotato 2210 metri sulle cartine del Giro 2024, è valicato dalla Strada Statale 301 “del Foscagno” tra Livigno e Trepalle. Il Giro d’Italia finora vi è transitato tre volte, la prima nel finale della tappa vinta nel 1972 da Eddy Merckx a Livigno, partita da Parabiago e che vide il grande rivale del belga in quell’edizione, lo spagnolo José Manuel Fuente, transitare in testa sull’Eira. Non ci fu GPM in vetta al passo, invece, nel finale della Egna – Livigno del 2005, vinta da colombiano Iván Parra. L’ultimo uomo al comando sul valico è stato, invece, l’australiano Matthew Lloyd in occasione della citata tappa di Ponte di Legno del Giro del 2010.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Se i rigidi climi del “Piccolo Tibet” nostrano vi avranno fatto venire la voglia di un corroborante minestrone… eccovelo scodellato! Nell’inverno del 1980 il regista romano Sergio Citti salì proprio a Livigno per le riprese del finale del “Il minestrone”, pellicola concepita per il cinema e poi sbarcata in televisione sotto la forma di piccolo sceneggiato a puntate essendone state girate due versioni, una per il grande schermo della durata di quasi due ore e una lunga il doppio e destinata alla trasmissione sulla RAI, che aveva coprodotto il film con la casa di produzione Medusa e che aspetterà il 1985 per la prima visione televisiva. Unico film in gara al prestigioso Festival internazionale del cinema di Berlino tenutosi nella capitale tedesca dal 13 al 24 febbraio 1981, la pellicola racconta del lungo viaggio di due vagabondi della periferia di Roma, interpretati da Franco Citti (fratello del regista) e da Ninetto Davoli. All’inizio delle loro peregrinazioni, perennemente alla ricerca da qualcosa da mettere sotto i denti, i due s’imbattono nel futuro premio Oscar Roberto Benigni, che qui è il “Maestro”, un accattone la cui specialità è fuggire dai ristoranti senza pagare il conto. Le loro continue fughe da un’osteria all’altra li portano a compiere un viaggio che dalla capitale li porta prima in Toscana e poi in Emilia, dove incappano in un un santone che li convince a seguirlo nel suo pellegrinaggio, un viaggio durante il quale il bizzarro personaggio – impersonato dal grande Giorgio Gaber – snocciola liste di leccornie che potranno gustare una volta giunti a destinazione. E quella destinazione è la Svizzera: la scena nella quale Gaber indica ai suoi seguaci il valico oltre il quale si trova il “bengodi” mostra l’ultimo tratto del versante italiano della Forcola di Livigno.

In collaborazione con www.davinotti.com

Giorgio Gaber indica la Forcola di Livigno nel finale de “Il minestrone” (www.davinotti.com)

Giorgio Gaber indica la Forcola di Livigno nel finale de “Il minestrone” (www.davinotti.com)

Le altre location del film citato

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-minestrone/50001933

FOTOGALLERY

Manerba del Garda, Isola di San Biagio

Sabbio Chiese, Santuario della Madonna della Rocca

Tavernole sul Mella, Chiesa di San Filastrio

Pezzaze, Miniera Marzoli

Pisogne, Lago d’Iseo

Boario Terme, Padiglione dell’Antica Fonte

Castello di Breno

Capo di Ponte, Pieve di San Siro

Santuario della Madonna di Tirano

Brusio, il viadotto elicoidale della “Ferrovia del Bernina”

Lago di Poschiavo

La Forcola di Livigno (vista dal lato italiano)

Il tratto iniziale del “serpentone” di Livigno

QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI DESENZANO DEL GARDA

Ecco il tradizionale contenitore made ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta dall’elvetico Carlo Clerici nel 1954)

SALA STAMPA

Italia

Desenzano si gode TopGanna: vola a cronometro e vince battendo Pogacar

Gazzetta dello Sport

Slovenia

Pogačar ni premagal Ganne, v skupnem seštevku pa je še povečal prednost (Pogačar non ha battuto Ganna, ma ha aumentato il suo vantaggio nel totale)

Delo

Regno Unito

Ganna wins stage 14 to delight home fans (Ganna vince la tappa 14 per deliziare i tifosi di casa)

The Guardian

Francia

Pogacar battu par Ganna mais plus que jamais leader (Pogacar battuto da Ganna ma più leader che mai)

L’Équipe

Spagna

Sólo Ganna puede con Pogacar (Solo Ganna può competere con Pogacar)

AS

Belgio

Filippo Ganna moet monsterlijke tijdrit rijden om Tadej Pogacar te kloppen, Italiaan heeft eerste zege van het seizoen beet (Filippo Ganna deve percorrere una mostruosa cronometro per battere Tadej Pogacar, l’italiano ottiene la prima vittoria della stagione)

Het Nieuwsblad

Paesi Bassi

Filippo Ganna wint, Thymen Arensman en Tadej Pogacar doen goede zaken (Vince Filippo Ganna, Thymen Arensman e Tadej Pogacar fanno buoni affari)

De Telegraaf

Germania

Zeitfahren: Pogacar baut seinen Vorsprung aus – Ganna gewinnt (Cronometro: Pogacar allunga, vince Ganna)

Kicker

USA

Pogacar extends Giro lead to nearly 4 minutes after stage 14 as Ganna wins time trial (Pogacar estende il vantaggio del Giro a quasi 4 minuti dopo la tappa 14 mentre Ganna vince la cronometro)

The Washington Post

Colombia

Daniel Martínez cedió terreno, Pogacar no pudo destronar a Ganna en la etapa 14 del Giro de Italia (Daniel Martínez ha ceduto, Pogacar non è riuscito a detronizzare Ganna nella tappa 14 del Giro d’Italia)

El Tiempo

Ecuador

Jhonatan Narváez salva la segunda contrarreloj del Giro de Italia, que se queda en manos de Filippo Ganna (Jhonatan Narváez salva la seconda cronometro del Giro d’Italia, che resta nelle mani di Filippo Ganna)

El Universo

Australia

O’Connor targets Giro podium as Pogacar extends lead (O’Connor punta al podio del Giro mentre Pogacar estende il vantaggio)

The West Australian

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Orologi (Sfera Ebbasta)

METEOGIRO

Manerba del Garda : nubi sparse, 20°C, vento moderato da S (3-12 Km/h), umidità al 65%
Lodrino (GPM – Km 37.7): pioggia debole (0.1 mm), 17°C, vento moderato da SO (6-23 Km/h), umidità al 61%
Valpalot (Km 69.3 – discesa dal Colle San Zeno) : pioggia debole (0.1 mm), 16°C, vento moderato da SO (7-26 Km/h), umidità al 60%
Malonno – traguardo volante (Km 130.3): nubi sparse, 17°C, vento moderato da SO (6-33 Km/h), umidità al 50%
Grosio (Km 169.2) : nubi sparse, 21°C, vento moderato da SO (6-32 Km/h), umidità al 48%
Isolaccia-Valdidentro – traguardo Intergiro e inizio salita Foscagno (Km 197.6) : pioggia debole (0.5 mm), 16°C, vento moderato da S (10-35 Km/h), umidità al 56%
Livigno* : nubi sparse, 11°C, vento moderato da S (10-32 Km/h), umidità al 55%

* previsioni relative al centro di Livigno (1815 metri), traguardo al Mottolino (2385 metri)

GLI ORARI DEL GIRO

10.15: inizio diretta su Eurosport
10.35: inizio diretta su RaiSport
10.40: partenza da Manerba del Garda
11.35-11.50: GPM di Lodrino
12.30-12.55: GPM di Colle San Zeno
14.00: inizio diretta su Rai2
14.00-14.30: traguardo volante Sprint di Malonno
14.10-14.40: inizio salita Mortirolo
14.55-15.35: GPM di Passo del Mortirolo
15.50-16.35: traguardo volante Sprint di Le Motte (con abbuoni)
15.55-16.40: traguardo volante Intergiro di Isolaccia Valdidentro e inizio salita Foscagno
16.30-17.25: GPM di Passo di Foscagno
16.45-17.40: arrivo a Livigno (Mottolino)

I MISTERI DELLA CASSAPANCA

Con la ricomposizione della coppia al commento Pancani – Cassani la rubrica degli strafalcioni dei telecronisti riprende il suo titolo originario

Genovesi: “C’è tantissimo vino coltivato a vite”
Pancani: “Walscheid è il nuovo miglior tempo”
Borgato: “Si muove sempre sulle spalle rispetto ad Affini”
Cassani: “E’ particolarmente provato per la salita” (portato)
Rizzato: “Il discorso che facevamo prima circo l’aerodinamica”
Ganna: “Ho preso una manata sul manubrio con la testa”
Teletext TV Svizzera: “Schachmann” (Schachman)

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della quattordicesima tappa, cronometro individuale Castiglione delle Stiviere – Desenzano del Garda

1° Tobias Lund Andresen
2° Alexander Cepeda a 43″
3° Olivier Le Gac a 47″
4° Alessandro Verre s.t.
5° Timo Kielich a 55″

Classifica generale

1° Alan Riou
2° David Dekker a 38″
3° Fabian Lienhard a 3′53″
4° Tim Merlier a 5′26″
5° Tobias Lund Andresen a 5′30″

Miglior italiano Davide Cimolai, 11° a 11′14″

IL GIRO DI 70 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1954 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”. Quell’anno si impose grazie a una storica fuga bidone l’elvetico Carlo Clerici

4 GIUGNO 1954 – 14a TAPPA: TORINO – BRESCIA (240 Km)

LA FIACCA DEGLI ASSI SPRONA I GREGARI E BRASOLA STRAPPA LA VITTORIA IN VOLATA

Da Torino a Brescia corsa senza impegno, senza emozioni

Van Steenbergen continua a fare raccolta di “traguardi volanti” – Il saluto delle mondine ai campioni attraverso le risaie del Vercellese – La sfortuna di Benedetti appiedato sul rettilineo di arrivo – Staccati, come al solito, gli assi – Nulla di nuovo nella classifica generale – Un clinico illustre al capezzale di “Pipazza” – Minardi si è ritirato dal Giro

Palazzo Todeschini a Desenzano del Garda illuminato di rosa (www.giornaledibrescia.it)

Palazzo Todeschini a Desenzano del Garda illuminato di rosa (www.giornaledibrescia.it)

ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo

Raduno di partenza a Venaria Reale
1a tappa: Venaria Reale – Torino
2a tappa: San Francesco al Campo – Santuario di Oropa
3a tappa: Novara – Fossano
4a tappa: Acqui Terme – Andora
5a tappa: Genova – Lucca
6a tappa: Torre del Lago Puccini (Viareggio) – Rapolano Terme
7a tappa: Foligno – Perugia (cronometro individuale)
8a tappa: Spoleto – Prati di Tivo
9a tappa: Avezzano – Napoli
10a tappa: Pompei – Cusano Mutri (Bocca della Selva)
11a tappa: Foiano di Val Fortore – Francavilla al Mare
12a tappa: Martinsicuro – Fano
13a tappa: Riccione – Cento

PRIMA VITTORIA STAGIONALE DI GANNA. POGACAR SEMPRE PIU’ ROSA

Ganna si vendica della maglia rosa che gli aveva tolto la vittoria nella prima cronometro di questo giro e, sfoderando una prestazione ottima, ferma i cronometri sul tempo di 35′02″, 29 secondi meglio del leader della classifica generale, che si aggiudica comunque il secondo posto guadagnando ancora sui diretti avversari alla vigilia delle grandi montagne.

Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) punta a vincere il Giro, ha un ottimo vantaggio in classifica generale e, dopo il secondo intertempo, era in netto vantaggio su tutti i suoi possibili avversari in classifica generale. Domani iniziano le montagne, con la tappa forse più dura del Giro, certamente la più lunga e quella dotata del maggior dislivello-
Tutti questi fattori potrebbero aver portato Pogacar a non spingere al massimo e l’impressione è dovuta al fatto che, dal secondo intermedio sino al traguardo, in 8 chilometri, Pogacar ha perso 19 secondi da Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), ovvero più di 2 secondi al chilometro. Al primo intertempo, invece, la maglia rosa guadagnava 4 secondi nei confronti del campione italiano di specialità e questo forse per via del tracciato più tecnico che da pedalare; ma al secondo intertempo, quando già il percorso si presentava più filante, accusava un ritardo di 10 secondi, il che significa che aveva perso 14 secondi in 15 chilometri, meno della metà di quanto ha perso negli ultimi 8 Km.
E’, quindi, evidente un calo della prestazione nel finale da parte di Pogacar, cosa che può essere dovuta a una piccola défaillance, oppure a una scelta precisa dettata dal fatto che domani c’è una tappa molto dura e è importante non sprecare oggi troppe energie.
Del resto, anche le prestazioni degli altri corridori confermano questo aspetto. Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), che dopo 7,8 Km accusava 21 secondi da Pogacar, ha poi chiuso la prova con un passivo di 50 secondi dallo sloveno, il che significa ch in 23.3 Km ha accusato solo 8 secondi in più rispetto a quanto aveva perso in 8 chilometri, mentre l’evoluzione del passivo è stata più regolare nei confronti del vincitore.
Ganna ha concluso la prova ad una media superiore ai 53 Km/h, anche se il direttore sportivo, intervistato nel dopo corsa, ha affermato che l’obiettivo era quello di arrivare a una media di 54 Km/h.
Ad ogni modo, su un percorso più congeniale alle sue caratteristiche rispetto alla prova di Perugia, il campione italiano è riuscito ad esprimersi al meglio e a cogliere la prima vittoria stagionale.
La maglia rosa, al netto di quanto già osservato, ha comunque guadagnato abbastanza nei confronti degli avversari: 38″ su Tymen Arensman (INEOS Grenadiers), 45″ su Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), 50″ su Tiberi, 56″ su Ben O’Connor (Decathlon AG2R La Mondiale) e 1′16″ su Daniel Felipe Martinez (BORA – Hansgrohe), autore di una prova opaca. In seguito alla brutta prestazione il colombiano ha perduto la seconda posizione in classifica in favore di Thomas, ma va detto che Martinez, pur essendo campione nazionale di specialità, è comunque più uno scalatore che un cronoman, avendo conquistato in titolo in Colombia, che come tutti sanno non ha una grande tradizione per le corse contro il tempo.
Buona la difesa di Tiberi che è stato, come nella prima tappa a cronometro, estremamente regolare e ora si trova in top five a 5′17 da Pogacar, a soli 1′21″ dal podio e a 42 secondi dal quarto posto.
Ora il corridore laziale dovrà fare attenzione ad Arensman, che può insidiarlo anche nella lotta per la maglia bianca. L’olandese è stato autore di un’ottima prova, ha chiuso terzo a 1′07″ da Ganna, guadagnando 12 secondi su Tiberi al netto delle difficoltà che entrambi hanno avuto nelle prime tappe, che per Arensman sono state tuttavia molto più gravi.
Thomas si è ritrovato e sembra aver superato le difficoltà emerse nella prova contro il tempo di Perugia ed è andato a riprendersi il secondo posto. Il gallese, si sa, è un cagnaccio, un regolarista, un fondista, un corridore esperto ed estremamente solido che nella terza settimana, pur senza particolari acuti, è in grado di mantenere l’asticella alta, proprio quando gli altri cominciano ad essere a corto di energie.
In lotta per il podio c’è pure O’Connor, anche lui autore di una prova tutto sommato molto buona, considerando le sue caratteristiche: è stato solo 6 secondi più lento di Tiberi e ne ha incassati da uno specialista delle prove contro il tempo come Thomas. Se l’australiano non commetterà più l’errore di fare il fuori giri per tentare di seguire un eventuale attacco della maglia rosa, potrà essere un brutto cliente in salita.
Infine, una menzione per gli ultimi due italiani in top ten: Filippo Zana (Team Jayco AlUla) ha concluso ventiquattresimo con un ritardo di 2′32″ da Ganna e ha messo in campo una difesa tutto sommato discreta, considerando le sue caratteristiche, perdendo 5 secondi al chilometro dal vincitore; meno bene è andata a Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan Team), quarantaquattresimo con un ritardo di 3′50″, che significa oltre 8 secondi al chilometro. Va comunque detto che Fortunato è riuscito a mantenere la top ten e ora potrà far valere le sue doti di scalatore per provare a centrare una vittoria di tappa.
Come era prevedibile, la cronometro di oggi non è stata un terremoto ma ha dato dei piccoli assestamenti alla classifica generale, ma da domani si inizia a fare sul serio.
La quindicesima tappa prevede 5400 metri di dislivello e, anche se l’eliminazione della Forcola di Livigno ha reso il finale meno duro, la prova resta comunque molto severa. I tratti più duri si incontranno negli ultimi 6 chilometri verso il Mottolino e questo potrebbe forse spegnere le velleità di un attacco da lontano. Sarà interessante capire se qualcuno vorrà giocare le carte dell’azzardo, provando un attacco sul Foscagno, sul quale, peròm è difficile fare la differenza a causa delle pendenze piuttosto regolari e nient’affatto elevate. Attenzione, però, alla discesa dal Mortirolo che potrebbe essere il terreno per imboscate, a maggior ragione se dovesse essere bagnata (cosa che, stando alla previsione meteo, non può essere esclusa).

Benedetto Ciccarone

Ganna sfreccia più veloce di tutti sulle strade della crono di Desenzano (Getty Images)

Ganna sfreccia più veloce di tutti sulle strade della crono di Desenzano (Getty Images)

TIC-TAC IN RIVA AL GARDA

Tornano a ticchettare i cronometri al Giro d’Italia. Una settimana dopo la sfida contro il tempo sulle strade umbre va in scena un’altra tappa a cronometro, stavolta disegnata su di un tracciato più tarato sulle misure degli specialisti. Nonostante l’ambientazione collinare, le difficoltà altimetriche oggi avranno la forma d’isolati colli, brevi e poco pendenti, e nulla arriverà a turbare le loro possibilità di vittoria. Ma anche in questo caso occorrerà utilizzare con parsimonia le energie, perché il giorno dopo sarà in programma il primo, duro tappone alpino.

Per la seconda e ultima volta in questa edizione del Giro tornano a scattare i cronometri per un’altra appassionante sfida contro l’orologio destinata a cambiare ancora una volta i connotati alla classifica. Stavolta si è scelta un’ambientazione più collinare rispetto a quella dell’altra prova contro il tempo che, tolta la salita finale verso Perugia, si era disputata sul perfetto piattone della Valle Umbra. Il palcoscenico prescelto per questa seconda cronometro sarà quello delle colline moreniche del Garda, il “filtro” che separa il lago dalla Pianura Padana e che 165 anni fu teatro della storica battaglia di Solferino e San Martino, episodio della Seconda Guerra d’Indipendenza Italiana che rappresentò la fine del dominio austriaco sui territori della Lombardia e del Veneto, tirando idealmente la volata alla proclamazione dell’unità nazionale, sancita due anni più tardi. Nonostante questa premessa geografica, il percorso che condurrà i “girini” da Castiglione delle Stiviere a Desenzano del Garda può tranquillamente essere definito pianeggiante, per la gioia di quei cronoman puri le cui velleità una settimana prima si erano scontrate con la salita che conduceva verso Perugia. Oggi le difficoltà altimetriche avranno, infatti, l’aspetto di tre brevi strappi – il più lungo e difficile di 600 metri, gli altri due entrambi lunghi 400 metri – che spuntano come funghi dalla pianura e che difficilmente turberanno la gara ai favoriti per la vittoria finale. Non dovranno però, incappare nell’errore di lanciare i loro cavalli al galoppo sfrenato, come accadeva sui campi di battaglia risorgimentali, perché anche questa tappa sarà immediatamente seguita da una dura frazione di montagna e occorrerà dosare le energie senza “strafare”, considerato anche che la tappa di Livigno sarà molto più dura rispetto a quella che conduceva ai Prati di Tivo, che come ben ricordiamo è stata affrontata dopo la crono di Perugia
Si scenderà dalla rampa di lancio in Piazza San Luigi, cuore di Castiglione delle Stiviere sul quale affaccia la basilica intitolata al santo gesuita che fu anche marchese della celebre famiglia Gonzaga. Usciti dalla città che vanta anche il Museo Internazionale della Croce Rossa – fondata nel 1863 dal filantropo elvetico Jean Henri Dunant, sconvolto dalla vista dei soldati feriti durante la battaglia di Solferino – si prenderà subito la strada delle colline e dopo poco meno di 5 Km si giungerà ai piedi del primo dei tre dentelli che movimentano il tracciato della crono, lungo 400 metri e caratterizzato da una pendenza media del 4.5%. 3 Km più avanti saranno comunicati i primi tempi di gara al momento del passaggio da Solferino, dove si transiterà ai piedi della collina della Rocca, torre costruita nel 1022 nel luogo che oggi costituisce il punto più elevato della provincia di Mantova (206 metri sul livello del mare) e che nel 1870 fu trasformata in museo dedicato alla battaglia, nell’occasione ribattezzandola “Spia d’Italia”. A una dozzina di chilometri dal via si arriverà all’appuntamento con il momento più difficile di questa crono, la salita di 600 metri al 6% che conduce a Cavriana, borgo dominato dalla torre campanaria che svetta su resti del castello, le cui pietre saranno utilizzate nel 1770 per ristrutturare la sottostante Villa Mirra, nella quale soggiornarono l’imperatore francese Napoleone III nei giorni della battaglia di Solferino, mentre al presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi e il francese Charles de Gaulle vi sarà offerta una colazione ufficiale il 24 giugno del 1959, nel primo centenario del fatto d’armi.
Seguirà un tratto di circa 4 Km caratterizzato da lievissime ondulazioni, falsipiani quasi impercettibili che la strada disegna percorrendo la plaga collinare a occidente di Castellaro Lagusello, delizioso borgo medioevale affacciato su di un piccolo laghetto dall’insolita forma a cuore, sulle cui rive negli anni settanta è stato scoperto un insediamento palafitticolo che nel 2011 è stato inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Per un paio di chilometri la strada torna perfettamente pianeggiante, pedalando in direzione dell’ultimo ostacolo di giornata, un’ascesa di 400 metri al 4.4% che si concluderà alle soglie di Pozzolengo, dove i corridori sfioreranno il locale castello, in realtà un microscopico borgo fortificato costruito tra il IX e il X secolo sulla sommità del Monte Fluno per dare ospitalità alla popolazione locale durante le scorribande dei barbari.
Allo scoccare del ventesimo chilometro terminerà la fase più intricata di questa crono e da qui al traguardo, 11 Km più tardi, non s’incontreranno più tratti da percorrere in salita. Poco meno di 3 km più avanti si raggiungerà il secondo e ultimo dei punti di rilevamento degli intermedi, che saranno presi in prossimità della Torre di San Martino della Battaglia, monumento memoriale della storica tenzone che – a differenza di quello di Solferino – fu appositamente costruito tra il 1880 e il 1983, innalzato a poca distanza dall’ossario nel quale furono deposti i resti di oltre 2600 soldati caduti sul campo, appartenenti sia all’Armata Sarda, sia allo sconfitto esercito dell’Impero Austro-Ungarico.
Quando mancheranno 4 Km all’arrivo si giungerà, infine, sulla sponda meridionale del lago di Garda, che s’incontrerà all’altezza di Rivoltella, la frazione di Desenzano presso la quale in antichità si trovava la Mansio ad Flexum, stazione di posta per il cambio dei cavalli collocata in un punto strategico al punto che l’originario toponimo di questo luogo è perfino riportato sulle mappe che il matematico Ignazio Denti fece affrescare sulla volta della Galleria delle Carte Geografiche, presso i Musei Vaticani.
Ancora pochi minuti di gara e poi, presso il porto di Desenzano, conosceremo gli esiti di quest’altra sfida contro il tempo.

Mauro Facoltosi

La torre di San Martino della Battaglia e l’altimetria della quattordicesima tappa (www.lagodigardaeventi.it)

La torre di San Martino della Battaglia e l’altimetria della quattordicesima tappa (www.lagodigardaeventi.it)

CIAK SI GIRO

A due passi dal percorso di gara c’è il delizioso borgo di Castellaro Lagusello, frazione del comune di Monzambano che in un paio di occasioni ha prestato i propri vicoli all’occhio della macchina da presa. Qui ci limitiamo a ricordare il primo dei due film girati in questo luogo, “La partita”, pellicola del 1988 diretta da Carlo Vanzina. Il popolare regista figlio d’arte (il padre fu il mitico Steno) è principalmente conosciuto per le commedie e per esser considerato il “papà dei cinepanettoni” (pensate che la Treccani ha pure coniato il neologismo “vanzinata”), ma nella sua carriera ha saltuariamente esplorato altri generi come il thriller (“Sotto il vestito niente” è ancora oggi uno dei suoi film più celebri), il biografico (“I miei primi 40 anni”, trasposizione cinematografica della biografica di Marina Ripa di Meana), il giallo (“Tre colonne in cronaca”), il sentimentale (“Piccolo grande amore”) e il film d’avventura. È il caso, quest’ultimo, de “La partita”, film ambientato nel XVIII secolo per il quale Vanzina reclutò due star di Hollywood, il premio oscar Faye Dunaway e Matthew Modine, ai quale fu affidato il ruolo dei protagonisti: Modine è il nobile Francesco Sacredo che, rientrato in patria dopo l’esilio, scopre che il padre ha perduto al gioco l’intero patrimonio di famiglia, finito nelle mani della scaltra contessa Matilde Von Wallenstein (la Dunaway), la quale proporrà all’uomo un’ennesima “partita”, il cui esito sarà la riconquista o la definitiva perdita dei beni di famiglia. Per girare il film occorrevano location “d’epoca” e così si scelse Venezia per le scene principali (lì abitano il Sancredo e la contessa), poi la produzione “emigrò” prima in Lombardia (ed è qui che entrano in scena Castellaro Lagusello e la vicina Sirmione) e in seguito in Francia, dove lo scontro finale tra i due protagonisti ha come palcoscenico una chiesetta affacciata sul canale della Manica. Altre scene furono girate in Lazio, tra Bracciano, Cerveteri e la capitale, dove per le riprese si utilizzò un fasullo villaggio medioevale che qualche anno prima era stato costruito presso gli studi di Cinecittà e che sarà successivamente smantellato per far posto ad altri set: si tratta di una location posticcia ma ben nota, perché nel 1984 era stata il villaggio di Frittole, il piccolo borgo nel quale Benigni e Troisi capitano dopo esser sbalzati indietro nel tempo nel film campione d’incassi “Non ci resta che piangere”. Negli anni successivi in due occasioni sarà sullo stesso set anche Paolo Villaggio, che nel 1985 vi girerà “Fracchia contro Dracula” e dodici mesi più tardi “Superfantozzi”.

In collaborazione con www.davinotti.com

Castellaro Lagusello nel film di Carlo Vanzina “La partita” (www.davinotti.com)

Castellaro Lagusello nel film di Carlo Vanzina “La partita” (www.davinotti.com)

Qui potete vedere le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/la-partita/50018801

https://www.davinotti.com/forum/location-segnalazioni/la-partita/80018801

FOTOGALLERY

Castiglione delle Stiviere, Basilica di San Luigi Gonzaga

Castiglione delle Stiviere, Museo Internazionale della Croce Rossa

L’imbocco del primo strappo, alle porte di Solferino

La rocca di Solferino

Cavriana vista dal castello

Scorcio di Castellaro Lagusello

L’ingresso al borgo fortificato di Pozzolengo

L’ossario di San Martino della Battaglia

Il porto di Desenzano del Garda, presso il quale terminerà la cronometro

QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI CENTO

Ecco il tradizionale contenitore made ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta dall’elvetico Carlo Clerici nel 1954)

SALA STAMPA

Italia

A Cento è volatona: tripletta di super Milan! Pogacar sempre in maglia rosa

Gazzetta dello Sport

Slovenia

Kronometer in kraljevska etapa za kronanje rožnatega panterja – Milan tretjič do zmage, Mezgečevi tudi danes praznih rok (Il cronometro e il palco reale per l’incoronazione della pantera rosa – Milan alla vittoria per la terza volta, anche oggi Mezgeč è a mani vuote)

Delo

Regno Unito

In-form Milan pounces for third stage victory of race (Milan in forma si avventa per la terza vittoria di tappa)

The Guardian

Francia

Milan s’offre une 3e victoire d’étape (Milan si offre una terza vittoria di tappa)

L’Équipe

Spagna

Hat-trick de Milan (Tripletta di Milan)

AS

Belgio

Alweer raak voor Jonathan Milan: Italiaan sprint onhoudbaar naar derde ritzege in de Giro na sterk werk van Jasper Stuyven (Un altro successo per Jonathan Milan: per l’italiano sprint inarrestabile verso la terza vittoria di tappa al Giro dopo il grande lavoro di Jasper Stuyven)

Het Nieuwsblad

Paesi Bassi

Onaantastbare Milan pakt met sprint uit het boekje derde ritzege in Giro (L’intoccabile Milan conquista la terza vittoria di tappa al Giro con uno sprint da manuale)

De Telegraaf

Germania

Bauhaus starker Dritter bei Milan-Hattrick (Forte Bauhaus, terzo nella tripletta di Milan)

Kicker

Australia

More Giro woe for out-of-sorts Aussie sprint ace Ewan (Altri guai al Giro per l’asso australiano dello sprint Ewan, fuori forma)

The West Australian

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

La vida es un carnaval (Celia Cruz)

METEOGIRO

Castiglione delle Stiviere – partenza primo corridore (13.20) : nubi sparse, 21°C, vento moderato da E (6-20 Km/h), umidità al 58%
Castiglione delle Stiviere – ore 14.30: nubi sparse, 22°C, vento moderato da E (5-21 Km/h), umidità al 55%
Castiglione delle Stiviere – ore 15.30: nubi sparse, 22°C (percepiti 25°C), vento moderato da E (6-18 Km/h), umidità al 54%
Castiglione delle Stiviere – partenza maglia rosa (ore 16.35): nubi sparse, 22°C (percepiti 25°C), vento moderato da E (8-19 Km/h), umidità al 54%
Desenzano del Garda – arrivo primo corridore (13.56) : nubi sparse, 21°C, vento moderato da E (4-18 Km/h), umidità al 57%
Desenzano del Garda – ore 15 : nubi sparse, 22°C, vento moderato da E (5-14 Km/h), umidità al 56%
Desenzano del Garda – ore 16 : nubi sparse, 22°C, vento moderato da E (6-16 Km/h), umidità al 56%
Desenzano del Garda – arrivo maglia rosa : nubi sparse, 22°C, vento moderato da E (7-17 Km/h), umidità al 56%

GLI ORARI DEL GIRO

13.00: inizio diretta su Eurosport
13.20: inizio diretta su RaiSport
13.40: partenza del primo corridore da Castiglione delle Stiviere
14.00: inizio diretta su Rai2
14.15: arrivo del primo corridore a Desenzano del Garda
16.43: partenza della maglia rosa da Castiglione delle Stiviere
17.20: arrivo della maglia rosa a Desenzano del Garda

I MISTERI DELLA CASSAPANCA

Con la ricomposizione della coppia al commento Pancani – Cassani la rubrica degli strafalcioni dei telecronisti riprende il suo titolo originario

De Luca: “Tiberi sta masticando qualche gommino” (caramelle gommose)
De Luca: “Ecco l’Arco Augusto” (Arco di Augusto)
Petacchi: “L’Alpecin-Deceuninck vogliono una vittoria di tappa”
Borgato: “Cercare di generale stress alla maglia rosa di Tadej Pogacar” (chissà come sarà stropicciata stasera)
Fabretti: “Umberto Ganna” (Filippo)
Televideo RAI: “Aniolkowsky”, “Aniolkowsi” (Aniolkowski)
Televideo RAI: “Timn Van Dijke” (Tim)
Televideo: “Giovani Lonardi”

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della tredicesima tappa, Riccione – Cento

1° Ewen Costiou
2° Mattia Bais a 2′45″
3° Benjamin Thomas a 3′06″
4° Simon Clarke s.t.
5° Tobias Foss a 3′48″

Classifica generale

1° Alan Riou
2° David Dekker a 52″
3° Josef Cerný a 1′29″
4° Fabian Lienhard a 2′50″
5° Tim Merlier a 5′30″

Miglior italiano Davide Cimolai, 13° a 11′00″

IL GIRO DI 70 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1954 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”. Quell’anno si impose grazie a una storica fuga bidone l’elvetico Carlo Clerici

3 GIUGNO 1954 – 13a TAPPA: GENOVA – TORINO (211 Km)

COPPI GUIDA L’OFFENSIVA CONTRO CLERICI SCATENATA FRA ALESSANDRIA E MONCALVO

La Genova-Torino è stato disputata allo media di 38 Km. all’ora – Koblet e Schaer gregari di lusso al servizio della “maglia rosa”

Lo svizzero è riuscito a respingere l’attacco – Astrua primo al traguardo di Cocconato – La fase decisiva della lotta si è svolta sulla salita della Rezza – Nove corridori disputano a Torino la volata finale vinta dall’olandese Wagtmans – Classifica generale immutata – Dice il campionissimo: “Abbiamo sbagliato ad attaccar” – Come e perchè Fausto ha perduto terreno sulla salita di Cocconato – Clerici comincia a credere che vincerà il Giro

La rocca di Cento illuminata di rosa (www.comune.cento.fe.it)

La rocca di Cento illuminata di rosa (www.comune.cento.fe.it)

ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

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Raduno di partenza a Venaria Reale
1a tappa: Venaria Reale – Torino
2a tappa: San Francesco al Campo – Santuario di Oropa
3a tappa: Novara – Fossano
4a tappa: Acqui Terme – Andora
5a tappa: Genova – Lucca
6a tappa: Torre del Lago Puccini (Viareggio) – Rapolano Terme
7a tappa: Foligno – Perugia (cronometro individuale)
8a tappa: Spoleto – Prati di Tivo
9a tappa: Avezzano – Napoli
10a tappa: Pompei – Cusano Mutri (Bocca della Selva)
11a tappa: Foiano di Val Fortore – Francavilla al Mare
12a tappa: Martinsicuro – Fano

JONATHAN DIMENSIONE VOLATA, TRIS DI MILAN A CENTO

A Cento altra volata senza rivali per Jonathan Milan (Team Lidl Trek) che ottiene la terza vittoria al Giro 2024 e sale un altro gradino nella considerazione dei velocisti più forti in circolazione nonostante abbia dovuto rincorrere il gruppo per quasi 10 km nelle fasi finali della tappa a causa di un ventaglio innescato dall’INEOS Grenadiers. La maglia ciclamino è ormai ipotecata

La tredicesima tappa del Giro 2024 è una delle più facili dal punto di vista altimetrico. Si parte da Riccione e si arriva a Cento dopo 179 km in una tappa piatta come un fuso e senza la benchè minima ombra di gpm. Velocisti perciò strafavoriti con Jonathan Milan (Team Lidl Trek) pronto a buttarsi nuovamente in volata mentre gli uomini di classifica si riposeranno in vista dell’attesa cronometro di domani da Castiglione delle Stiviere a Desenzano del Garda. La fuga di giornata, che vedeva protagonisti Andrea Pietrobon (Team Polti Kometa), Manuele Tarozzi ed Alessandro Tonelli (Team VF Group Bardiani CSF Faizanè), partiva dopo appena 1 km dal via ed il vantaggio sul gruppo maglia rosa arrivava a sfiorare i quattro minuto già dopo 10 km. Pietrobon si aggiudicava il primo traguardo volante di Villanova posto al km 65.8. Tarozzi vinceva il traguardo Intergiro di Lugo posto al km 95.1. Pietrobon vinceva infine il secondo traguardo volante di Conselice posto al km 113.3. In testa al gruppo maglia rosa si alternavano le squadre dei velocisti e precisamente il Team Lidl Trek ed il Team Alpecin Deceuninck. La fuga terminava a 52 km dall’arrivo dopo un deciso forcing dell’INEOS Grenadiers che grazie a qualche ventaglio innescava alcuni spezzettamenti nel gruppo principale. Nella seconda parte restava invischiata la maglia ciclamino di Jonathan Milan (Team Lidl Trek) che dopo un inseguimento di qualche km riusciva a rientrare nel gruppo di testa. Una nuova attacco si sviluppava a circa 30 km dalla conclusione grazie all’azione di Dries De Pooter (Team Intermarchè Wanty) e Martin Marcellusi (Team VF Group Bardiani CSF Faizanè). Una caduta a 20 km dalla conclusione coinvolgeva una decina di ciclisti, tutti capaci di rialzarsi e di rientrare in gruppo. Marcellusi si rialzava a 15 km dalla conclusione mentre De Pooter veniva ripreso poco oltre dal gruppo maglia rosa. Gli ultimi km erano controllati dalle squadre dei velocisti che preparavano il terreno per la volata. Era ancora una volta Jonathan Milan a dominarla con una progressione irresistibile che metteva tutti in fila. Secondo era Stanislaw Aniolkowski (Team Cofidis) mentre terzo si piazzava Phil Bauhaus (Team Bahrain Victorious). Nella top ten si segnalavano anche il nono posto di Giovanni Lonardi (Team Polti Kometa) ed il decimo posto di Alberto Dainese (Team Tudor Pro Cycling). Per Milan è la terza vittoria al Giro 2024 e la maglia ciclamino può dirsi ormai ipotecata. In classifica generale resta tutto invariato nelle prime posizioni con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che conduce davanti a Daniel Martinez (Team BORA Hansgrohe) e Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers). Come detto all’inizio domani tappa interessante e attesa quella numero 14, la cronometro individuale da Castiglione delle Stiviere a Desenzano del Garda: poco più di 31 km abbastanza tecnici che presentano anche alcuni tratti in salita. Assisteremo di nuovo al duello Ganna-Pogacar ma c’è attesa anche per Antonio Tiberi (Team Bahrain Victorious), che può consolidare la sua maglia bianca ai danni di Thymen Arensman (Team INEOS Grenadiers).

Antonio Scarfone

Jonathan Milan vince a Cento (foto: Tim De Waele/Getty Images)

Jonathan Milan vince a Cento (foto: Tim De Waele/Getty Images)

LA VOLATA ES UN CARNAVAL

E’ la tappa più facile del Giro 2024, tutta pianura dal raduno di partenza di Riccione al traguardo di Cento. L’arrivo è di quelli che fanno gola ai velocisti e oggi le loro formazioni saranno agevolate dal percorso nelle operazioni di contenimento della fuga di giornata. Poi spazio a quello che Bruno Raschi definì “il lungo prologo di una coltellata”.

La volata è per davvero una sorta di carnevale. Nelle ultime centinaia di metri di una tappa destinata agli sprinter se ne vedono davvero di tutti i colori e di coriandoli ne fioccano da destra e da sinistra, tra chi parte da lontanissimo e chi si piazza alle calcagna del corridore lanciato a tutta per sfruttarne la scia, tra chi adotta i mille sotterfugi che i velocisti escogitano per assicurarsi un posto al sole e chi, invece, esce dalle righe in tutti i sensi, finendo poi per incappare nelle sanzioni imposte dalla giuria, perché in questo caso giustamente non si applica la tradizionale legge non scritta secondo la quale “a carnevale ogni scherzo vale”. Oggi, poi, la sensazione di esser tornati a febbraio sarà resa ancora più palpabile dal fatto di arrivare a Cento, cittadina emiliana che deve parte della fama proprio al carnevale, che qui dura addirittura un mese e che ha radici antichissime, testimoniate per la prima volta da alcuni affreschi di Giovanni Francesco Barbieri, il pittore più noto con il nome d’arte di Guercino, vissuto tra il 1591 e il 1666 e originario proprio di questo centro. Oggi la volata sarà argomento quasi unico di discussione, al termine di quella che è la più facile tra le 21 tappe del Giro d’Italia 2024, ancor più facile della passerella conclusiva di Roma, più corta ma movimentata qua e là da qualche piccolo dislivello. Oggi, invece, si pedalerà costantemente in pianura, anche se non mancheranno insidie che costringeranno i corridori a disputare la tappa con le antenne ben dritte, tra rotatorie, curve, restringimenti di carreggiata e quant’altro offre la rete stradale. E anche la natura stessa della pianura, totalmente sgombra com’è da colline, potrebbe rappresentare un problema in caso di vento, perché la mancanza di elevazioni permette alle folate di spazzare indisturbate, portando scompiglio in gruppo e rendendo la tappa molto più selettiva del previsto. E ci sono corridori che si sono visti compromessi dal vento le possibilità di vittoria finali proprio in tappe simili a questa, disegnate lontano dalle coste del mare, come ben ricorda lo spagnolo Alejandro Valverde, che al Tour del 2009 – che lo vedeva al via tra i favoriti – a causa del vento si vode letteralmente volare via quasi 10 minuti in una frazione totalmente disegnata nel piatto cuore geografico della Francia.
Il mare sarà, comunque, protagonista anche oggi accompagnando i “girini” nel tratto iniziale poiché i primi 9 Km si snoderanno lungo il celebre litorale romagnolo, puntando da Riccione verso Rimini, capitale del divertimento balneare che offre ai turisti anche interessanti vestigia del suo passato come l’Arco d’Augusto, Castel Sismondo e il duomo cittadino, noto con il nome di Tempio Malatestiano.
Lasciata Rimini si abbandonerà anche il mare, che si rivedrà per un attimo solo nel corso della tappa conclusiva, e si andrà a imboccare l’asse della Via Emilia, l’antica strada consolare che porta il nome di chi ne promosse la costruzione, il generale romano Marco Emilio Lepido. Su di essa si pedalerà per quasi 70 Km, toccando all’inizio di questo tratto Santarcangelo di Romagna, presso il cui centro storico si trova la Rocca Malatestiana, il castello nel quale secondo la leggenda si consumò il dramma di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, i peccaminosi cognati che ispirarono a Dante Alighieri il quinto canto dell’Inferno. Proseguendo si toccherà quindi Savignano sul Rubicone, il comune che è considerato la patria del ballo liscio (è possibile visitarvi la casa-museo di Secondo Casadei, l’autore di “Romagna mia”), per poi tirare dritto in direzione di Cesena, dove ha avuto inizio la parabola di vita e di successi di Marco Pantani: qui il “Pirata” di Cesenatico è nato il 13 gennaio del 1970 e sempre qui, per la precisione nella frazione di Case Castagnoli, all’età di 14 anni conseguì la sua prima vittoria in assoluto, eccezionalmente ottenuta in una gara completamente pianeggiante. Transitati a breve distanza dal colle sul quale si adagia il borgo di Bertinoro (in frazione Polenta si può ammirarvi la Pieve di San Donato, alla quale Giosuè Carducci dedicò un’ode) i “girini” saranno sulle strade di Forlimpopoli, nel cui cuore si affaccia la Rocca Albornoziana, maniero che nel nome rammenta il cardinale che lo fece erigere tra il 1360 e il 1365, lo spagnolo Egidio Albornoz. Il passaggio dalla vicina Forlì offrirà l’occasione di ricordare Ercole Baldini a un anno e mezzo dalla scomparsa del corridore romagnolo, vincitore del Giro nel 1958 ma principalmente menzionato per due affermazioni ottenute quando ancora era dilettante, alle Olimpiadi di Melbourne del 1956 e, qualche mese prima, al Velodromo Vigorelli di Milano dove riuscì a battere il record dell’ora, migliorando di 234 metri il precedente primato di Jacques Anquetil.
Con il passaggio da Faenza – cittadina celebre per la produzione di ceramiche di pregio, un campionario del quale è visibile nel MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche), istituzione importante al punto da esser stata riconosciuta dall’UNESCO “Monumento testimone di una cultura di pace” – il gruppo cambierà bruscamente direzione di marcia abbandonando la Via Emilia per inoltrarsi nella Pianura Padana in direzione di Bagnacavallo. Sfiorato questo centro, il cui nome ci ricorda come in questo luogo un tempo ci fosse un guado percorribile senza problemi con i quadrupedi, si punterà su Lugo, dove all’ombra della Rocca Estense sono scattate storiche edizioni del Giro di Romagna, corsa che nel 2024 dovrebbe tornare in calendario dopo 13 anni d’assenza e che ha la sua punta di diamante nelle tre vittorie che Fausto Coppi ottenne tra il 1946 e il 1949.
Varcato il corso del Santerno si toccherà Massa Lombarda, centro che trae il nome dalle 150 famiglie fuggite nel XIII secolo dal contado di Mantova, invaso dall’avido signore della Marca Trevigiana Ezzelino da Romano, intenzione a estendere l’estensione dei suoi domini. Con un altro cambio di rotta si giungerà a Conselice, centro dove campagne archeologiche negli anni ‘90 hanno permesso di riportare alla luce tracce della Valle Padusa, laguna che si estendeva su queste terre 7000 anni fa. Zigzagando così in luoghi dove un tempo l’acqua si distendeva a perdita d’occhio si lascerà la provincia di Ravenna per sbarcare sulle strade del bolognese e portarsi a Molinella, centro in epoca remota ebbe importanza strategica per il suo trovarsi nei pressi del traghetto che permetteva di spostarsi verso la sponda ferrarese del fiume Reno. La successiva meta dei “girini” sarà Baricella, poi ci si porterà ad Altedo, frazione del comune di Malalbergo conosciuta per la coltivazione di una varietà di asparago verde IGP alla quale viene dedicata una sagra che annualmente si tiene tra la terza e la quarta domenica di maggio e che, dunque, nel 2024 inizierà pochi giorni dopo il passaggio della tappa. I corridori non avranno tempo per divagazioni gastronomiche, anche perché mancheranno a questo punto circa 25 Km al traguardo e a breve inizieranno le grandi manovre in vista dello sprint, atti preparatori che l’indimenticato Bruno Raschi, il “Divino” giornalista emiliano che fu vicedirettore della Gazzetta dello Sport dal 1976 al 1983, soleva definire “il lungo prologo di una coltellata”. Lo scenario di queste concitate fasi vedrà il gruppo sfrecciare sempre più veloce tra San Pietro in Casale e Pieve di Cento, dove si transiterà a due passi dalle mura della rocca cittadina, innalzata nel XIII secolo e inserita in un complesso difensivo che contemplava una cinta muraria nella quale si aprivano quattro porte. Una di queste è Porta Cento, lambita la quale i corridori dovranno superare una risibile difficoltà altimetrica, la gobba del ponte che permette di scavalcare il corso del Reno e che tirerà un bello scherzetto, questo è permesso, ai velocisti arrivati a questo punto provati dalle alte velocità e che potrebbero trovarsi a perdere le ruote dei compagni che li devono pilotare, un piccolo contrattempo che potrebbe rimanere sul groppone a soli 2 Km dall’arrivo.
Per il resto niente altri scherzi, ci raccomandiamo….

Mauro Facoltosi

Uno dei colorati carri del carnevale di Cento e l’altimetria della tredicesima tappa (www.i2orficicona.it)

Uno dei colorati carri del carnevale di Cento e l’altimetria della tredicesima tappa (www.i2orficicona.it)

CIAK SI GIRO

Un cult tira l’altro e così dopo l’”Allenatore nel pallone” siamo qui a parlarvi di un altro film molto “venerato”, in questo caso tra gli appassionati del genere horror: è “La casa dalle finestre che ridono”, quinta pellicola firmata da Pupi Avati, per la quale vinse il premio alla critica al Festival du Film Fantastique di Parigi del 1979. Uscita nelle sale 3 anni prima, la pellicola del cineasta bolognese narra le vicende di Stefano, un giovane restauratore (interpretato da Lino Capolicchio) invitato a recuperare un macabro affresco realizzato da Buono Legnani, folle pittore morto suicida vent’anni prima. Sospettando che dietro a quell’opera si nasconda un mistero, Stefano comincia a indagare sulla vita del Legnani, scoprendo che era noto come “pittore delle agonie” perché ritraeva sempre soggetti deceduti, “modelli” che gli venivano procurati dalle sorelle con le quali viveva e che provvedano a torturare e uccidere i malcapitati prima di consegnarli al fratello. L’indagine condurrà Stefano fino al fatiscente casale dove viveva il Legnani e che era stato ribattezzato dalle genti del posto “casa dalle finestre che ridono” per via delle gigantesche labbra che ne adornavano le finestre: qui scoprirà che le sorelle sono ancora in vita e che continuano a compiere sacrifici umani in onore del fratello, i cui resti sono conservati proprio nel casale, immersi in formalina. Se, terminata la visione del film, vi sarà venuta voglia di tornare sui luoghi delle riprese, rimarrete in parte delusi poiché la principale location del film, che in parte fu girato anche a Cento, non esiste più: la “casa delle finestre che ridono” era, infatti, un casale destinato alla demolizione sulle cui facciate Pupi Avati chiese alla scenografa di dipingere delle grandi labbra in corrispondenza delle finestre. Terminate le riprese, l’edificio fu raso al suolo e oggi ha preso il suo posto un frutteto, situato alle porte di Malalbergo, non distante dal centro di Altedo, luogo dal quale i “girini” transiteranno nel finale di tappa.

In collaborazione con www.davinotti.com

L’edificio, appositamente “truccato”, che rappresenta la principale location de “La casa dalle finestre che ridono” (www.davinotti.com)

L’edificio, appositamente “truccato”, che rappresenta la principale location de “La casa dalle finestre che ridono” (www.davinotti.com)

Qui potete vedere le altre location del film

https://www.davinotti.com/articoli/location-esatte-da-la-casa-dalle-finestre-che-ridono/43

FOTOGALLERY

La spiaggia di Riccione

Rimini, Tempio Malatestiano

Santarcangelo di Romagna, Rocca Malatestiana

Polenta di Bertinoro, Pieve di San Donato

Forlimpopoli, Rocca Albornoziana

Faenza, MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche)

Lugo, Rocca Estense

La rocca di Pieve di Cento

QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI FANO

Ecco il tradizionale contenitore made ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta dall’elvetico Carlo Clerici nel 1954)

SALA STAMPA

Italia

Un Giro formato… classiche. Alaphilippe vince a Fano, per Pogacar relax in rosa

Gazzetta dello Sport

Slovenia

Alaphilippe je zmagal na eni od najhitrejših etap v zgodovini Gira (Alaphilippe ha vinto una delle tappe più veloci nella storia del Giro)

Delo

Regno Unito

Alaphilippe goes it alone on stage 12 after ‘difficult times’ (Alaphilippe va da solo nella tappa 12 dopo “tempi difficili”)

The Guardian

Francia

La délivrance (La liberazione)

L’Équipe

Spagna

La redención de Alaphilippe (La redenzione di Alafilippe)

AS

Belgio

Vintage Julian Alaphilippe in de Giro: ex-wereldkampioen pakt deugddoende ritzege na straffe aanval van 138 kilometer (Vintage Julian Alaphilippe al Giro: l’ex campione del mondo conquista una soddisfacente vittoria di tappa dopo un punitivo attacco di 138 chilometri)

Het Nieuwsblad

Paesi Bassi

Sterke Alaphilippe heeft na bijna jaar zonder zege beet en grijpt Giro-ritwinst (Dopo quasi un anno senza vittorie, il forte Alaphilippe ha conquistato la vittoria di tappa del Giro)

De Telegraaf

Germania

Als Ausreißer über fast 140 Kilometer: Triumph für Alaphilippe (Come fuggire per quasi 140 chilometri: trionfo per Alaphilippe)

Kicker

Colombia

Nairo Quintana revivió en el Giro de Italia: tremenda etapa se fajó el ciclista colombiano (Nairo Quintana si rianima al Giro d’Italia: tappa strepitosa per il ciclista colombiano)

El Tiempo

Ecuador

Jhonatan Narváez, segundo en meta en la 12.ª etapa del Giro de Italia (Jhonatan Narváez secondo al traguardo della 12ª tappa del Giro d’Italia)

El Universo

Australia

Alaphilippe recatures old glories with epic Giro win (Alaphilippe riconquista le vecchie glorie con l’epica vittoria del Giro)

The West Australian

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Drops of Jupiter (Tell Me) (Train)

METEOGIRO

Riccione: nubi sparse, 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da SO (15-31 Km/h), umidità al 44%
Villanova – traguardo volante Sprint (Km 65.8): nubi sparse, 23°C (percepiti 25°C), vento moderato da SO (15-37 Km/h), umidità al 46%
Conselice – traguardo volante Sprint (Km 113.3): nubi sparse, 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da SO (17-38 Km/h), umidità al 44%
Cento: nubi sparse, 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da O (10-22 Km/h), umidità al 41%

GLI ORARI DEL GIRO

12.45: inizio diretta su Eurosport
13.10: inizio diretta su RaiSport
13.10: partenza da Riccione
14.00: inizio diretta su Rai2
14.35-14.50: traguardo volante Sprint di Villanova (Forlì)
15.15-15.30: traguardo volante Intergiro di Lugo
15.35-15.55: traguardo volante Sprint di Conselice (con abbuoni)
17.00-17.30: arrivo a Cento

I MISTERI DELLA CASSAPANCA

Con la ricomposizione della coppia al commento Pancani – Cassani la rubrica degli strafalcioni dei telecronisti riprende il suo titolo originario

Garzelli: “Tutta la calma per Jonathan Milan”
De Luca: “Abbiamo vinto un’immagine”
De Luca: “Scorrono il rullo dei titoli di coda”
Pancani: “Transita per primo Mirco Maestri a Julian Alaphilippe”
Pancani: “Sentenze che arrivano al 15%
Pancani: “Ieri Merlier è stato squalificato e retrocesso” (squalificato significa eliminato dalla corsa e Merlier è ancora in gara)
Rizzato: “Sono stati spenti da un vento leggermente favorevole”
Pancani: “Oscar Scaroni” (Christian Scaroni)
Conti: “Ma se scappa di mano ad un bambino la mamma”
Televideo RAI: “Mirko Maestri” (Mirco)
Televideo RAI: “Compagho di fuga” (quanto gli avrà dato?)
Televideo RAI: “Julien Alaphilippe” (Julian)
Televideo RAI: “Jonathan Narvaez” (Jhonatan)
Teletext TV Svizzera: “Il francese trionfa in soltiaria”

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della dodicesima tappa, Martinsicuro – Fano

1° Clément Davy
2° Caleb Ewan s.t.
3° David Dekker s.t.
4° Martin Marcellusi s.t.
5° Max Walscheid s.t.

Classifica generale

1° David Dekker
2° Alan Riou a 1′18″
3° Josef Cerný a 1′50″
4° Fabian Lienhard a 1′58″
5° Tim Merlier a 4′38″

Miglior italiano Davide Cimolai, 13° a 10′08″

IL GIRO DI 70 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1954 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”. Quell’anno si impose grazie a una storica fuga bidone l’elvetico Carlo Clerici

2 GIUGNO 1954 – 12a TAPPA: ABETONE – GENOVA (251 Km)

COPPI PERDE DUE MINUTI SU KOBLET NEL FINALE DELLA TAPPA VINTA DAL BELGA COUVREUR

Dall’Abetone a Genova corsa movimentata con finale a sorpresa – Oggi si corre la Genova-Torino attraverso Alessandria e Asti – Fischiano i tifosi delusi ma non sempre hanno ragione

A 30 chilometri dall’arrivo fugge Monti trascinando con sè l’asso svizzero – Il campionissimo reagisce ma non riesce a riprendere il rivale – La bella impresa del vincitore e la sfortuna di Ponzini – Clerici sempre al comando della classifica – Fausto si confessa: “Quando Koblet è scattato stavo male e non sono riuscito a rispondere subito”

LArco dAugusto a Fano illuminato di rosa (Facebook)

L'Arco d'Augusto a Fano illuminato di rosa (Facebook)

ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo

Raduno di partenza a Venaria Reale
1a tappa: Venaria Reale – Torino
2a tappa: San Francesco al Campo – Santuario di Oropa
3a tappa: Novara – Fossano
4a tappa: Acqui Terme – Andora
5a tappa: Genova – Lucca
6a tappa: Torre del Lago Puccini (Viareggio) – Rapolano Terme
7a tappa: Foligno – Perugia (cronometro individuale)
8a tappa: Spoleto – Prati di Tivo
9a tappa: Avezzano – Napoli
10a tappa: Pompei – Cusano Mutri (Bocca della Selva)
11a tappa: Foiano di Val Fortore – Francavilla al Mare

LOU LOU SPAZIALE SUL MONTE GIOVE. ALAPHILIPPE VINCE LA TAPPACCIA DEI MURI MARCHIGIANI

Una maxifuga, che perderà progressivamente pezzi su pezzi, caratterizza la dodicesima tappa da Martinsicuro a Fano. Uno scatenato Julian Alaphilippe (Team Soudal Quick Step) rilancia a più riprese l’azione fino a restare da solo in testa sul Monte Giove ed a involarsi verso una meritatissima vittoria

La dodicesima tappa del Giro 2024 parte da Martinsicuro e arriva a Fano. I muri marchigiani saranno i grandi protagonisti. Ne contiamo una decina lungo il percorso ed alcuni, seppur corti, sono molto ripidi e presentano spesso e volentieri pendenze in doppia cifra. Sono i quattro ‘muretti’ classificati come gpm, tutti di quarta categoria e precisamente Osimo, Monsano, Ostra e La Croce. E’ una tappa aperta a varie soluzioni, dalla fuga sostanziosa che si gioca la vittoria all’attacco nel finale di qualche finisseur o degli stessi uomini di classifica. Qualche speranza possono averla però anche i velocisti più resistenti, con Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck) in prima fila. A proposito di velocisti Fabio Jakobsen (Team DSM Firmenich PostNL) era costretto al ritiro dopo la caduta nella volata della tappa di ieri. Il primo tentativo di fuga dopo la partenza da Martinsicuro veniva portato da tre ciclisti ovvero Roel van Sintmaartensdijk (Team Intermarchè Wanty), Matteo Trentin (Team Tudor Pro Cycling) ed Enzo Paleni (Team Groupama FDJ). I tre attaccanti venivano ripresi dopo 36 km. Dopo l’attraversamento del centro abitato di Porso Sant’Elpidio si formava un quartetto in testa alla corsa con Edordo Affini (Team Visma Lease a Bike), Simon Clarke (Team Israel Premier Tech), Michael Hepburn (Team Jayco AlUla) e Mirco Maestri (Team Polti Kometa). I quattro battistrada iniziavano i primi strappi nell’entroterra di Civitanova Marche con oltre 1 minuto di vantaggio sul gruppo maglia rosa. Uno serie di scatti e controscatti nel gruppo maglia rosa contribuiva all’affievolimento del vantaggio dei ciclisti di testa. Tra i più attivi all’inseguimento si segnalavano Julian Alaphilippe (Team Soudal Quick Step) e Jhonatan Narvaez (Team INEOS Grenadiers). All’inizio della salita verso il primo traguardo volante Alaphilippe e Maestri erano i due battistrada e avevano una trentina di secondi di vantaggio su un primo gruppo inseguitore formato da 17 ciclisti in cui oltre a Narvaez, Clarke, Hepburn e Affini erano presenti anche Quinten Hermans (Team Alpecin Deceuninck), Ewen Costiou (Team Arkea B&B Hotels), Michael Valgren (Team EF Education EasyPost), Lilian Calmejane e Dion Smith (Team Intermarchè Wanty), Simone Velasco e Christian Scaroni (Team Astana Qazaqstan), Ruben Fernandez e Benjamin Thomas (Team Cofidis), Juan Pedro Lopez (Team Lidl Trek), Kevin Vermaerke (Team DSM Firmenich PostNL), Pelayo Sanchez (Team Movistar) e Matteo Trentin. Sul primo gruppo inseguitore rientrava un altro gruppo formato da un’altra quindicina di ciclisti che comprendeva Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers), Tobias Bayer (Team Alpecin Deceuninck), Alessandro Verre (Team Arkea B&B Hotels), Aurelien Paret-Peintre (Team Decathlon AG2R La Mondiale), Mikkel Honorè (Team EF Education EasyPost), Laurence Pithie e Cyril Barthe (Team Groupama FDJ), Nairo Quintana (Team Movistar), Jan Hirt e Mauri Vansevenant (Team Soudal Quick Step), Gijs Leemreize (Team DSM Firmenich PostNL), Luka Mezgec (Team Jayco ALUla), Davide Piganzoli (Team Polti Kometa), Attila Valter (Team Jumbo Visma), Alexander Kamp (Team Tudor Pro Cycling), Rui Oliveira (UAE Team Emirates), Jasha Sutterlin (Team Bahrain Victorious), Domenico Pozzovivo e Manuele Tarozzi (Team VF Group Bardiani CSF Faizanè). Maestri vinceva il primo traguardo volante di Recanati posto al km 77.5. Maestri transitava in prima posizione sul gpm di Osimo posto al km 93.2. La coppia di testa aveva un vantaggio di minuti secondi all’inizio della salita di Monsano, in cima alla quale era posizionato il secondo gpm della tappa. Maestri e Alaphilippe continuavano imperterriti nella loro azione e si dividevano equamente gli scollinamenti dei successivi gpm. Si aggiudicava il traguardo volante di Mondolfo posto al km 161.4. Il primo gruppo al loro inseguimento era formato da nove ciclisti che inseguivano a circa 1 minuto e 50 secondi di ritardo. Il tratto in pianura che portava al Monte Giove sarebbe stato molto probabilmente decisivo per le speranze di Alaphilippe e Maestri di giocarsi la vittoria di tappa. La coppia di testa iniziava il muro di Monte Giove con una quarantina di secondi di vantaggio sugli immediati inseguitori. Alaphilippe aumentava l’andatura e staccava Maestri che veniva ripreso da Narvaez e da Hermans nel punto più duro della breve salita, a circa 10 km dalla conclusione. Nel frattempo Alaphilippe manteneva un vantaggio tra i 30 e i 40 secondi sulla coppia al suo inseguimento e le numerose curve presenti nel tratto finale della tappa favorivano la sua azione. L’ex campione del mondo andava a vincere in solitaria sul traguardo di Fano con 31 secondi di vantaggio su Narvaez e 32 secondi di vantaggio su Hermans. Chiudevano la top five Valgren in quarta posizione e Scaroni in quinta posizione a 43 secondi di ritardo da Alaphilippe mentre il gruppo maglia gialla giungeva ad oltre 5 minuti di ritardo. Per Alaphilippe è la prima vittoria in assoluto al Giro d’Italia mentre Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) resta saldamente in maglia rosa. Domani tredicesima tappa da Riccione a Cento di 179 km. Torneranno di scena i velocisti in una delle tappe più pianeggianti del Giro 2024.

Antonio Scarfone

Julian Alaphilippe vince a Fano (foto: Tim De Waele/Getty Images)

Julian Alaphilippe vince a Fano (foto: Tim De Waele/Getty Images)

ALLA SCOPERTA DEI MURI BASSI

Non sono solo le otto tappe di montagne e le due frazioni a cronometro a essere segnalate in rosso nell’elenco delle tappe dl Giro 2024. Ci sono anche giornate apparentemente interlocutorie nelle quali si farà molta fatica e che potrebbero avere un peso non indifferente in classifica, se i “girini” dovessero interpretarle al massimo o se qualche big dovesse soffrire una giornata storta. Una di queste è la frazione che condurrà il gruppo a Fano, forte di 2100 metri di dislivello sbriciolati sui colli marchigiani, dove si farà una vera e propria scorpacciata di “muri bassi”….

NOTA:: il percorso è stato modificato in due punti rispetto a quanto sotto indicato. Dopo la salita di Osimo non si affronteranno le ascese di Monti e Mazzangrugno, sostituite da quella di San Paterniano (1.2 Km al 7.5% con un picco del 14%). Infine, dopo quella di Mondolfo non si andrà a scalare quella di San Costanzo, al posto della quale si percorrerà il ripido muro di Monte Giove, sul quale si raggiunge una pendenza massima del 20%, il tutto reso ancor più selettivo dalla strada molto stretta.

È un termine che ha coniato Mauro Vegni, il direttore del Giro d’Italia. Con “muri bassi” il più esperto organizzatore italiano, la cui carriera è iniziata spalleggiando Franco Mealli nell’allestimento del palcoscenico della Tirreno-Adriatico, si riferisce all’autentico mare di colline che punteggiano l’entroterra marchigiano, salite brevi e mai estreme che per anni hanno costituto la principale ossatura del tracciato della “Corsa dei due Mari”. Nelle stagioni più recenti la corsa è stata radicalmente trasformata in una sorta di Giro d’Italia in miniatura, inserendo cronometro e tappe di montagna e andando alla ricerca di muri sempre più “alti” sotto l’aspetto delle pendenze, verticali come quelle di Ortezzano e di Montelupone per fare un paio di nomi. Così sono stati relegati in un angolo i “muri bassi”, salite che prese singolarmente non fanno male ma se affrontate in serie e in gran numero possono rendere una tappa molto più dura e selettiva di quel che suggerisce il grafico altimetrico. Lo dimostra già l’esame numerico della frazione odierna, che ci dice che negli ultimi 130 Km sarà concentrata la totalità del dislivello giornaliero, 2100 metri “sbocconcellati” tra 14 brevi ascese, in qualche caso dotate comunque d’inclinazioni importanti. I tratti di respiro tra una collina e l’altra saranno brevi e non consentiranno molti margini di manovra al gruppo impegnato nel tentativo di riavvicinarsi al plotoncino in fuga. Oggi, infatti, sarà la fuga ad avere le maggiori possibilità di andare in porto e se in quel drappello dovesse ritrovarsi qualche uomo ben messo in classifica dietro potrebbe scatenarsi una bagarre tale da mettere in crisi qualche corridore di peso. E, per quanto detto sopra, chi si trovasse a perdere terreno su di un tracciato del genere dovrà spendere parecchio per riagganciarsi alla coda del gruppo, sempre che ce la si faccia.
Prima di arrivare sulle colline bisognerà, però, macinare parecchi chilometri in totale pianura e anche i primi 54 Km totalmente sgombri di difficoltà potrebbero avere un peso e rivelarsi l’ago della bilancia verso il quale penderanno gli esiti della tappa, perché questo tratto potrebbe invogliare una partenza molto veloce e, di conseguenza, dispendiosa, un qualcosa di molto probabile perché spesso in questi ultimi anni si sono viste partenze “razzo”, viaggiando a quasi 50 Km/h e talvolta oltre questa soglia, anche in tappe di alta montagna.
Si partirà da Martinsicuro, la località balneare più settentrionale d’Abruzzo, e subito dopo il via si entrerà in territorio marchigiano alle porte di San Benedetto del Tronto, località che deve la sua fama ciclistica al fatto d’esser la sede d’arrivo dell’ultima tappa della Tirreno-Adriatico fin dalla seconda edizione di questa corsa, creata nel 1966 per proporre un’alternativa alla Parigi-Nizza nella marcia d’avvicinamento alla Tirreno-Adriatico. Sfiorata la Torre dei Gualtieri, principale monumento di San Benedetto, si procederà in linea retta lungo il litorale noto come “Riviera delle Palme” portandosi a Grottammare, nel cui centro storico, inserito nel novero dei “Borghi più belli d’Italia”, si può ammirare la Chiesa di Santa Lucia, fatta realizzare da Papa Sisto V nel luogo dove si trovava la casa natale del pontefice, che sedette sul soglio di San Pietro per cinque anni tra il 1585 e il 1590.
Il tratto successivo si svolgerà ai piedi delle colline sulle quali stanno appollaiati i borghi che costituiscono il cosiddetto “distretto calzaturiero fermano”, piccoli centri che a turno hanno quasi tutti ospitato arrivi di tormentate tappe della citata Tirreno-Adriatico, spesso conquistate da corridori di prestigio a conferma della validità di quei percorsi e dell’impegno che richiedono: qui ci limitiamo a ricordare le affermazioni di corridori del calibro di Giuseppe Saronni, di Greg LeMond – che nel 1982 s’impose a Monte San Pietrangeli a soli vent’anni d’età – di Moreno Argentin e di Maurizio Fondriest, di Óscar Freire e di Paolo Bettini e di Peter Sagan, nomi che altrove sono andati ad arricchire l’albo d’oro di Giri, Tour, Vuelte, classiche e mondiali.
Arrivati a Civitanova Marche il gruppo saluterà il mare, che rivedrà solo a pochi chilometri dal traguardo, per iniziare la scorpacciata di colline, introdotta dalla salita verso il borgo di Civitanova Alta, 2.4 Km al 5.2% all’interno dei quali – come la perla di un’ostrica – è concentrato un troncone di 400 metri al 9.5%: saranno questi piccoli muretti, sparsi qua e là nel tracciato e che non era possibile evitare, i principali scogli di un tracciato nel quale potrebbero incagliarsi le speranze di qualche pretendente alla maglia rosa.
Seguirà un tratto in quota che condurrà verso la collina successiva, 1.8 Km al 6.1% che si estingueranno alle porte del citato centro di Montelupone, in vetta al cui tremendo muro sono terminate due frazioni della Tirreno, entrambe conquistate da uno specialista di questi finali, lo spagnolo Joaquim Rodríguez.
Scesi ad attraversare la valle del fiume Potenza, se ne risalirà l’altro versante in direzione di Recanati, alla quale si salirà percorrendone una strada d’accesso secondaria, che propone 2.7 Km d’ascesa al 7.7%. Non si tratta di numeri particolarmente “allarmanti” ma proprio all’inizio c’è uno scalino di quasi mezzo chilometro al 13.3% al quale fa eco un secondo balzo di 400 metri al 12.8% proprio all’ingresso della città di Leopardi, nato il 29 giugno del 1798 nel palazzo di famiglia, ancora oggi abitato dai discendenti del poeta e nel quale è si può ammirare la sterminata biblioteca (più di ventimila volumi) qui raccolta dal conte Monaldo e alla quale ebbe la possibilità di “attingere” sapienza il figlio Giacomo.
Avevamo anticipato che non ci saranno solo salite e discese nel toboga degli ultimi 130 Km e proprio ora i corridori avranno la possibilità di pedalare sulla perfezione della pianura per circa 7 Km, una volta planati da Recanati verso la piana sottostante il borgo di Castelfidardo, noto per la produzione di fisarmoniche – attività che ha le sue origini nel 1863 – e per la battaglia combattuta il 18 settembre 1860 tra l’esercito sabaudo e quello dello Stato Pontificio, uscito sconfitto dal combattimento che come conseguenza ebbe l’annessione dell’Umbria e delle Marche all’allora Regno di Sardegna, un anno prima della definitiva unità italiana.
Dopo questo intervallo nel quale rifiatare tornerà l’ora di andare a lezioni di salita, anche se non si annunciano particolarmente difficili le due ascese consecutive di San Sabino (1.1 Km al 5.8%) e Osimo (1.3 Km al 6%), anche perché quest’ultima sarà affrontata da un versante più pedalabile rispetto a quello che prevede il breve e irto muro in acciottolato della Costa del Borgo, che si percorse nel 2018 quando nella centralissima Piazza del Comune s’impose Simon Yates: era l’edizione del Giro partita da Gerusalemme e terminata a Roma con la consegna dell’ultima maglia rosa a Chris Froome, autore di una straordinaria impresa a Bardonecchia nel tappone del Colle delle Finestre.
Un altro tratto scorrevole – il più lungo di questo finale dall’alto dei suoi 8.5 Km – deporrà i “girini” ai piedi della salita di Monti (1700 metri al 6.8%), seguita da un tratto vallonato in quota che s’imboccherà in direzione del luogo dove si trovava la medioevale Torre di Jesi, demolita dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Nei successi 26 Km si ricalcheranno le rotte della tappa di Jesi del Giro del 2022, frazione che si può quasi considerare una versione “soft” di quella di Fano, con molti meno colli e dislivello da superare e, in effetti, in quell’occasione la selezione fu molto contenuta poiché a giocarsi la vittoria in volata nella “patria del Verdicchio” arrivò un gruppo folto di 28 corridori, regolati dall’eritreo Biniam Girmay, entrato quel pomeriggio nella storia del ciclismo per essere stato il primo (e finora unico) corridore di colore a essersi imposti in una tappa di un grande giro. Come quel pomeriggio di due anni fa si andrà così ad affrontare lo strappo di Mazzangrugno (1 Km al 6.6%) e poi l’ascesa verso Monsano, 1400 metri al 7.1% che iniziano nei pressi del santuario di Santa Maria fuori Monsano, eretto a partire dal 1471 nel luogo dove la Madonna era apparsa sopra un olmo, dal quale sarebbe scesa a tracciare sulla neve la pianta di una cappella da erigere in suo nome.
Lasciate le rotte della tappa di Jesi il gruppo s’infilerà in un tratto di circa 10 Km che solo apparentemente è pianeggiante, ma che in realtà è “inquinato” che da piccoli dislivelli che certamente rimarranno nelle gambe se qualcuno, da quelle parti, “pesterà” duro sui pedali. Anche perché all’uscita di questo tratto ci si troverà a fare i conti con una delle salite più ripide inserita nel tracciato, lunga solo mezzo chilometro ma caratterizzata da una pendenza media del 12.2% e da una scoscesa “parete” finale che termina alla soglia di Ostra, borgo che secondo la leggenda fu fondato dopo il 410 a.C. da un gruppo di abitanti dell’omonima cittadina romana che era stata saccheggiata e distrutta dai visigoti. Scesi ad attraversare il corso del fiume Misa riprenderà l’ottovolante di giornata per affrontare la salita che sulle cartine del Giro è stata definita con il semplice nome di “La Croce” e che è composta di due rampe separate da una breve contropendenza: pedalabili sono i primi 1.6 Km al 4.3% che conducono al borgo di Ripe, un pelo più “croccante” è il tratto conclusivo, pure lungo 1600 metri e caratterizzato da un’inclinazione media del 6.7% e da un altro piccolo muretto negli ultimi 400 metri, nel corso dei quali la media torna a schizzare sopra il 12%. Movimentata da un paio di tornanti sarà la successiva discesa, “tourniquets” che s’incontreranno all’uscita da Monterado, nel cui centro si erge l’imponente castello innalzato dopo il 1267, quando il priore del monastero di Fonte Avellana concesse la fondazione del borgo, e trasformato in residenza principesca dopo che nel 1810 era stato concesso in appannaggio al viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais, la cui madre era Giuseppina, andata in sposa in seconde nozze nel 1796 con Napoleone Bonaparte.
A questo punto si può dire che il “grosso” della tappa sia messo alle spalle, anche se mancheranno ancora due piccole fette del dislivello odierno da superare, anche se in nessun caso ci si troverà a fare i conti con tratti veramente difficili. Settecento metri al 6.5%, tanto misura la successiva salita che si dovrà affrontare per raggiungere il borgo di Mondolfo, ai piedi delle cui mura fino all’inizio del secolo scorso non era raro trovare i cittadini impegnati nel caratteristico gioco del pallone con il bracciale, mentre oggi lungo le vie del centro storico si possono ammirare i murales che tra il 2019 e il 2020 hanno dato vita alla cosiddetta “Galleria Senza Soffitto”. Dopo più di cento chilometri trascorsi sulle serpeggianti strade dell’entroterra il gruppo tornerà a respirare l’aria del mare all’altezza di Marotta, stazione balneare il cui nome (in antichità “Mala Rupta”, ovvero mala rotta) ricorda la tremenda disfatta subita da queste parti dall’esercito cartaginese in occasione della Battaglia del Metauro, episodio della seconda guerra punica che ebbe tra le sue vittime il generale Asdrubale Barca, fratello minore del più celebre Annibale. Ritrovate le rive dell’Adriatico, quasi subito si tornerà ad allontanarsi dal litorale per andare incontro all’ultimo ostacolo altimetrico di giornata, più consistente rispetto a quello di Mondolfo perché si devono “subire” – è proprio il caso di dirlo dopo tutti i saliscendi di giornata – i 2.2 Km al 6.1% che portano verso San Costanzo, borgo al quale gli appassionati di turismo gastronomico salgono due volte l’anno in occasione della centenaria Sagra Polentara, che si tiene in marzo e in luglio e che testimonia come questo rustico alimento non abbia le radici piantate solo nella Pianura Padana. Dopo l’ultimo tributo alla salita, la pianura i corridori si accingeranno a ritrovarla negli ultimi 6 Km, ma – se si vuole essere pignoli fino al midollo – ci sarà ancora un ultimo, microscopico dislivello da superare; giunti al cospetto del Bastione Sangallo, uno dei pochi tratti oggi visibili delle antiche mura malatestiane di Fano, quando mancheranno solo 800 metri la statale adriatica compierà una brusca svolta a sinistra per aggirare il centro storico e proprio in quel momento sotto le ruote dei “girini” farà la comparsa una pendenza lievissima, un per cento appena, 1.7% al massimo. Sono piccoli numeri ma, al termine di una tappa che di metri di dislivello ne ha proposti più di duemila, possono farsi sentire: non si può certo perderci un Giro, ma per chi oggi si troverà davanti con i primi a sgomitare per la vittoria di tappa potrebbero rivelarsi un ostacolo insormontabile dopo le tante energie spremute sui colli marchigiani.

Mauro Facoltosi

L’Arco d’Augusto a Fano e l’altimetria della dodicesima tappa (www.comune.fano.pu.it)

L’Arco d’Augusto a Fano e l’altimetria della dodicesima tappa (www.comune.fano.pu.it)

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo di Monsano (183 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 18 “Jesi – Monterado” tra Jesi e San Marcello. Coincide con il bivio con Monsano e con la Strada Provinciale “della Barchetta”, dalla quale proverranno i corridori. Il Giro vi è transitato l’ultima volta nel finale della tappa Pescara – Jesi, vinta dall’eritreo Biniam Girmay: il primo corridore a transitare al GPM di Monsano, 1.6 Km prima di arrivare al valico, era stato il lucano Domenico Pozzovivo.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Ci sono film che nel corso degli anni sono diventati veri e propri “cult”, nonostante talvolta siano stati accolti con tiepidezza dalla critica e dagli esiti dei botteghini. Uno di questi è, indubbiamente, “L’allenatore nel pallone”. Alzi la mano chi ha visto almeno una volta questa pellicola, uscita nel 1984 e divenuta un autentico tormentone dei palinsesti cinematografici non solo grazie all’interpretazione di Lino Banfi ma anche alla trama “cucita” letteralmente addosso all’attore pugliese da un team di sceneggiatori che comprende lo stesso Banfi e ben tre registi, Sergio Martino – che “firmerà” l’opera – Romolo Guerrieri e Pier Francesco Pingitore, quest’ultimo principalmente conosciuto per essere l’autore dei programmi televisivi di satira messi in scena dalla compagnia del “Bagaglino”. La fama del film è stata tale che molti degli appassionati snocciolano oramai a memoria le battute di Oronzo Canà, l’improbabile allenatore che si ritrova proiettato nella serie A dopo esser stato nominato mister della neopromossa Longobarda. E molti altri “tifosi” di Canà non hanno esitato negli anni a recarsi in visita, quasi un pellegrinaggio, nei luoghi dove è stata girata la pellicola, tra il Lazio (la casa di Canà si trova a Marino, sui Colli Albani) e il Brasile, dove Banfi fu in azione tra lo storico stadio Maracanà e il sottostante campetto (oggi non più esistente) dove Canà incontrerà per la prima volta il giovane talento Aristoteles. Ma che c’entra tutto questo con le Marche e con i luoghi attraversati dai corridori? C’entra eccome perché è da lì che tutto ha inizio: prima ancora che entri in scena Oronzo Canà è a San Benedetto del Tronto che si gioca la partita che, al termine del campionato di serie B, spalanca alla Longobarda le porte della massima categoria. Il set prescelto da Sergio Martino fu lo stadio Fratelli Ballarin, intitolato alla memoria di due calciatori deceduti nella Strage di Superga. L’impianto era in corso di dismissione e già dal 1985 sarà sostituito dal nuovissimo Stadio Riviera delle Palme, dove lo stesso Martino tornerà a distanza di un anno per girare “Mezzo destro mezzo sinistro – 2 calciatori senza pallone”, film che nelle intenzioni originali avrebbe dovuto costituire il sequel del “L’allenatore nel pallone”. Per motivi mai rivelati, però, la partecipazione di Banfi saltò all’ultimo momento e così la produzione si vide costretta a modificare la trama sostituendo Canà con il severissimo allenatore argentino Juan Carlos Fulgencio, la cui interpretazione fu affidata all’attore siciliano Leo Gullotta. Forse proprio a causa dell’assenza di Banfi il film non ottenne il successo del precedente e per rivedere Canà in azione bisognerà attendere quasi 25 anni, quando lo strampalato allenatore pugliese sarà invitato a tornare a dirigere la Longobarda ne “L’allenatore del pallone 2” (2008), ma anche in questo caso non si riuscì a raggiungere la fama del primo capitolo.

In collaborazione con www.davinotti.com

Le scene della partita che spalanca alla Longobarda le porte delle Serie A: solo le scene iniziali de “L’allenatore nel pallone” (www.davinotti.com)

Le scene della partita che spalanca alla Longobarda le porte delle Serie A: solo le scene iniziali de “L’allenatore nel pallone” (www.davinotti.com)

Qui potete vedere le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/l-allenatore-nel-pallone/50002209

FOTOGALLERY

La spiaggia di Martinsicuro

San Benedetto del Tronto, Torre dei Gualtieri

Grottammare, Chiesa di Santa Lucia

Vista panoramica da Sant’Elpidio a Mare verso i colli del distretto calzaturiero fermano

Recanati, Palazzo Leopardi

Il borgo di Castelfidardo visto da lontano

Osimo, Piazza del Comune

Jesi, Teatro Pergolesi

Monsano, Santuario di Santa Maria fuori Monsano

Il muro di Ostra

Castello di Monterado

Le antiche mura di Mondolfo

Fano, Bastione Sangallo

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