LA PISTA PARLA INGLESE

novembre 3, 2009 by Redazione  
Filed under Giro di pista, News

Lo sapevamo già da alcuni anni, ma la prima tappa della Coppa del mondo, disputata a Manchester, ci ha confermato che nulla è cambiato: la pista è affare fra anglofoni, su 17 prove solo 3 sono state vinte da nazioni in cui non si parla quella lingua.

Si sa che giocare in casa dà un di più di motivazioni e che il sostegno del pubblico è importantissimo nello sport, ma un dominio così netto come quello inglese è segno che il movimento britannico ha fatto un lavoro serio ed efficace, che gli ha permesso di ottenere grandi risultati alle Olimpiadi di Pechino e che gli sta permettendo anche nel nuovo quadriennio olimpico di trovare ottimi ricambi per quei pezzi di nazionale che per vari motivi (età, passaggio all’attività su strada o calo delle performance) iniziavano a scricchiolare.

La prima giornata di gare ha proposto cinque finali.
L’inseguimento individuale uomini è stato vinto dal britannico della Barloworld Thomas, che ha battuto un altro stradista, il belga Cornu: una vittoria semplice, avvenuta prima del termine dei 4000 metri previsti, perché Thomas è riuscito a raggiungere Cornu prima di terminare la prova. Da notare il tempo fatto segnare durante le qualificazioni da Thomas: 4:15.015 costituiscono la terza migliore prestazione di sempre nella specialità. A completare il podio, l’ucraino Schedov. L’Italia schierava al via il giovane Coledan (classe 1988) che ha ottenuto una dignitosa settima piazza.

Lo scratch femminile è stato vinto dall’australiana Goss su Romanyuta, Olds e le altre tre atlete che erano riuscite a prendere un giro di vantaggio. Le azzurre al via non sono riuscite a guadagnare il giro e sono rimaste nelle posizioni di rincalzo: 8° la campionessa d’Italia Baccaille (che correva con la maglia delle Fiamme Azzurre), 11° la Guarischi.
Il keirin maschile è stato vinto dal grande favorito della vigilia, lo scozzese Hoy, che ha fatto valere la sua potenza battendo il greco Volikakis e il tedesco Levy. Sorprendente l’azzzurro Francesco Ceci che, dopo essere riuscito a superare i primi due turni eliminatori, in finale ha dovuto accontentarsi del 6° posto, piazzamento comunque molto buono per il giovane velocista che ha potuto confrontarsi in una finale con i mostri sacri del keirin, esperienza che gli verrà utile in futuro.

La corsa a punti maschile è stata vinta dallo specialista Newton, un altro britannico, su Kwok e Kluge. L’azzurro Angelo Ciccone, che pure correva per le Fiamme Azzurre (il gruppo sportivo legato al Corpo della Polizia Penitenziaria), nonostante sia riuscito a guadagnare un giro sul gruppo (come altri dodici atleti) ha finito la gara in 13° posizione. Newton è uno specialista della corsa a punti, è capace di leggere la corsa in modo impeccabile ed è dotato di un ottimo spunto veloce che gli permette di guadagnare punti in quasi tutti gli sprint; vincitore della Coppa del Mondo della scorsa stagione, è il grande favorito anche per quella in corso.

L’equivalente fra le donne di Hoy è Victoria Pendleton, compagna di nazionale e di team (Sky Hd) del baronetto scozzese; la Pendleton è la più forte fra le donne nelle prove veloci, la sua forza è superiore a quella di tutte le colleghe, ma ultimamente non è sempre efficace come due stagioni orsono. La battuta di turno è la cinese Guo, che riesce a costringere alla bella la Pendleton; piazza d’onore per la lituana Krupeckaite, che ha la meglio in due manches sulla Panarina.

La prima giornata si conclude con il chilometro da fermo maschile, prova che negli ultimi anni ha perso prestigio a causa della sua esclusione dal programma olimpico. A far segnare il miglior tempo è il tedesco Nimke (1:01.293, alla media di 58,734 km/h) che supera il britannico Daniell e il cinese Wang. Ottavo posto per Francesco Ceci con un tempo in linea con le sue prestazioni abituali: (1:03.193).

La seconda giornata inizia con la finale dei 500 metri da fermo donne e ad avere la meglio è l’australiana Anna Meares con il tempo di 33.632; medaglia d’argento e staccata di due decimi la Pendleton, terzo posto per l’olandese Kanis, davanti alla campionessa del mondo e detentrice del record del mondo Krupeckaite. Decima piazza a due secondi dalla prima per Elisa Frisoni, piazzamento al di sotto delle attese per l’atleta delle Fiamme Azzurre.

L’inseguimento individuale femminile, che si disputa sulla distanza di 3000 metri, è stato vinto dall’inglese Houvenagel sull’australiana Tomic, medaglia di bronzo per l’olandese Koedooder.

Privata di alcuni grandi interpreti della specialità, la Madison (gara nota nell’ambiente anche col nome di “americana”) è stata vinta da una coppia forte ma che non godeva dei favori del pronostico: il Belgio, che con De Ketele – Martens ha avuto la meglio sui tedeschi Kluge e Bartko, campioni d’Europa, e sui russi Kolesnikov-Schmidt. I belgi hanno condotto una prova regolare, vincendo due sprint, piazzandosi secondi in altrettante volate e, grazie al punto guadagnato col quarto posto nell’ultima volata, hanno sopravanzato la forte coppia tedesca. Ciccone – Buttazzoni, coppia portacolori delle Fiamme Azzurre, si sono classificati in decima posizione con due punti, mentre gli azzurri Viviani – Braggion con un punto sono giunti dodicesimi.

La prova regina del settore velocità è stata affare inglese. Hoy dopo aver fatto in qualifica un tempo da brividi (9.869, alla media di 72,955 Km/h) in finale ha liquidato Crampton in due manches. Nella finale per il bronzo Kenny ha battuto l’australiano Perkins, al quinto posto l’ultimo inglese in gara, Edgar. L’azzurro Francesco Ceci si è classificato trentatreesimo.
Nella velocità femminile l’Australia ha sconfitto in finale l’Olanda e la Germania e ha battuto nella finalina una Gran Bretagna che non schierava la miglior formazione a disposizione.

Il podio della velocità individuale maschile (www.tissottiming.com)

Il podio della velocità individuale maschile (www.tissottiming.com)

La corsa a punti femminile doveva essere la corsa in cui le atlete azzurre avrebbero potuto regalarci più soddisfazioni; invece, le quattro atlete al via non sono andate oltre il decimo posto della campionessa del mondo su strada Tatiana Guderzo (Guarischi 12°, Baccaille 17° e Scandolara 19°). La mancanza della campionessa del mondo di specialità Giorgia Bronzini si è fatta sentire. Ad avere la meglio ancora una britannica, Elisabeth Armistead, sulla cubana Gonzalez e sulla russa Romanyuta.La Armistead ha vinto nettamente (5 punti di vantaggio) totalizzando 10 punti negli ultimi due sprint.

L’ultima giornata di corse si apre con la finale dello scratch maschile, gara che si disputa sulla distanza di 15 km. La prova è segnata dal giro guadagnato da cinque atleti non di primissimo piano e ad avere la meglio è il russo Kovalev sul polacco Bujko e l’ucraino Lagkuti. Primo degli atleti con un giro di ritardo è il campione europeo U23 di specialità, l’italiano Elia Viviani, che supera Newton e Kluge, cioè l’elite del settore. Il piazzamento di Viviani è forse il più bel segnale dato dagli azzurri in questa prima prova di Coppa del Mondo assieme al sesto posto di Ceci nel keirin. Fabio Masotti, che difendeva i colori delle Fiamme Azzurre, si è invece classificato 13°.
Visti i risultati delle precedenti prove veloci, la velocità a squadre maschile poteva anche non essere disputata per manifesta superiorità britannica; tra l’altro, in questa gara la Gran Bretagna schierava al via della prova ben due team: il Team Sky HD (Edgar, Hoy, Staff), è riuscito ad avere la meglio, battendo proprio la squadra nazionale (Crampton, Daniell, Kenny). Medaglia di bronzo per la Germania.

L’inseguimento a squadre maschile è dominato, com’è scontato che sia, dalla Gran Bretagna (Thomas, Burke, Clancy, Tennant) che, nonostante sia priva di Wiggins, suo atleta più rappresentativo, mostra ancora una superiorità imbarazzante: in finale ha battuto la Spagna facendo segnare un tempo stratosferico (3:54.395), inferiore di due secondi al record del mondo. Nella finale per il bronzo l’Ucraina ha superato la Germania.

Il keirin femminile è vinto dalla lituana Krupeckaite sulla cinese Guo (giunta seconda anche nella velocità) e sull’australiana Meares; solo quinta la Pendleton che sbaglia completamente la volata. Settima, cioè vincitrice della finale 7°-11° posto, Elisa Frisoni.

L’ultima prova disputata è l’inseguimento a squadre femminile che è vinto dalla Gran Bretagna (Armistead, Houvenaghel, Rowsell), conquistando contemporanemente anche il nuovo record del mondo con il tempo di 3:21.875; al secondo posto si piazza la Germania, terza l’Australia, decimo il G.S. Fiamme Azzurre.

La classifica generale di Coppa del mondo al termine della prima prova è emblematica di quali siano i valori in campo. La Gran Bretagna è al primo posto davanti a Germania e Australia, i punti di vantaggio sulla seconda sono 34 e a questi andrebbero aggiunti anche quelli del Team SKY HD (70), composto solo di atleti britannici. L’Italia è in 18° posizione con 17 punti e il Team Fiamme Azzurre è 21° con 11 punti.
La spedizione azzurra è rimasta al di sotto delle attese della vigilia, anche se qualche segnale positivo c’è stato. Il fatto che la maggior parte delle attese fosse riposto su prove endurance (dove i risultati dipendono molto di più che nelle prove veloci dallo svolgimento della corsa) ci fa sperare che questi risultati possano arrivare nei prossimi appuntamenti. L’avere al via due formazioni ci ha permesso di schierare più corridori alla partenza delle varie prove, con la speranza che questo aiuti ad alzare il livello della pista italiana.
Il prossimo appuntamento con la Coppa del mondo è previsto dal 19 al 21 Novembre a Melbourne, in Australia.

Matteo Colosio

GIRO DI PISTA: UNA NUOVA RUBRICA PER ILCICLISMO.IT

ottobre 21, 2009 by Redazione  
Filed under Giro di pista, News

Decolla oggi la nuova rubrica de ilciclismo.it dedicata al ciclismo su pista, curata da un cultore dello specifico esercizio. In questo primo articolo Matteo Colosio fa il punto sull’attuale situazione di una specialità che, dopo un passato glorioso, da anni sta vivendo una forte crisi, soprattutto in Italia. Dietro le grigie nuvole del presente, però, fanno capolino pistard del calibro di Elia Viviani, Angelo Ciccone e Alex Buttazzoni, atleti che fanno sperare in un ritorno al sereno per la pista italiana.

Non ci siamo ancora ripresi dalla sbornia di una stagione intensa di ciclismo su strada e il calendario già propone, senza soluzione di continuità, la stagione del ciclocross e della pista.
Quella che una volta era per molti stradisti l’attività invernale è diventata oggi, invece, una specialità a sé stante e gli stradisti, tranne rare e felici eccezioni, non si vedono più nei velodromi ad animare le seigiorni.

Primo appuntamento della stagione 2009/2010 sono stati i campionati europei di Gand disputati lo scorso week end e che assegnavano i titoli delle specialità Madison (Americana), Derny e Omnium.
I risultati degli azzurri sono stati deludenti, il miglior risultato è stato ottenuto da Alessandro De Marchi, giunto quarto nel derny. Per il resto solo piazzamenti lontani dal podio.
Gli altri titoli erano stati assegnati nel mese di Luglio, quando la delegazione italiana aveva raccolto tre medaglie d’oro con corridori giovani (Viviani nello scratch U23, Paoli nel Km juniores e Ongaretto nella corsa a punti juniores) che fanno sperare in un rilancio del settore negli anni a venire.

Dopo la kermesse europea, a caratterizzare l’inverno in pista saranno le storiche “seigiorni”, competizioni sparse in giro per l’Europa capaci di unire il ciclismo e lo spettacolo in un mix affascinante. Il calendario dell’U.I.V. (Unione internazionale dei velodromi) prevede per la stagione corrente dodici seigiorni (Amsterdam, Monaco, Gand, Zurigo, Apeldoom, Rotterdam, Brema, Berlino, Copenhagen, Hasselt, Milano e Cremona), alle quali va aggiunta quella in programma a Grenoble. Il calendario U.I.V. aveva debuttato nello scorso Luglio con la “Seigiorni delle Rose” a Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), giunta ormai alla sua dodicesima edizione, che ha proposto uno spettacolo agonistico di primo livello, in gara tutti i migliori protagonisti della pista. La manifestazione era stata vinta dalla coppia svizzera Marvulli – Aeschbach davanti a Risi – Guarnieri e Kankovsky – Lazar.
Le due seigiorni invernali che si disputeranno in Italia saranno quelle di Milano e Cremona. La prima, che quest’anno si stacca dalla cornice della fiera del ciclo (EICMA) che negli ultimi due anni l’aveva ospitata, è ancora in fase di definizione per quanto riguarda data e programma La seigiorni di Cremona, giunta alla seconda edizione dopo una fase di stallo in cui era stata in dubbio, avrà luogo dal 10 al 15 Febbraio 2010.

Oltre al circo delle seigiorni il calendario della pista prevede anche la Coppa del Mondo, strutturate nelle quattro prove di Manchester, Melbourne, Calì e Pechino. Lo scorso anno, dopo le Olimpiadi molti dei protagonisti di Pechino l’avevano tralasciata, ma quest’anno certamente tutti i migliori la disputeranno e sicuramente scopriremo che dopo Pechino è in atto, com’è normale che sia, un cambio generazionale, che sarà evidente soprattutto nella velocità con giovani arrembanti che stanno inanellando tempi eccezionali sui 200 metri e attendono l’occasione giusta per detronizzare il dominatore delle ultime stagioni, Sir Chris Hoy. I campionati del mondo che concluderanno la stagione si svolgeranno a Copenhagen dal 24 al 28 Marzo 2010.

Per quanto riguarda l’Italia, dopo anni in cui nulla si è mosso e si è vissuto di rendita (in particolare con Roberto Chiappa e Marco Villa), qualcosa sembra stia cambiando. Il primo segnale è stato l’apertura del velodromo coperto di Montichiari, inaugurato lo scorso Maggio. La struttura dovrà fungere da centro di riferimento per tutto il movimento, ma ciò sarà possibile solo se chi gestirà il velodromo lo farà con competenza: attualmente non esiste una società che se ne occupi e gran parte del lavoro è lasciato sulle spalle della federazione provinciale di Brescia nella persona del presidente Pietro Bregoli che, con passione, cerca di fare quanto in suo potere; la situazione deve trovare al più presto una soluzione definitiva o si correrà il rischio di avere una struttura di difficile utilizzo e dalla gestione lasciata al caso.
Altro segno che il movimento è vivo sono le due seigiorni che si aggiungono alla ormai stabile seigiorni di Fiorenzuola: quella di Milano, rinata dopo un decennio per opera di Silvio Martinello e Fabio Perego, e la seigiorni di Cremona organizzata da Claudio Santi che nella prima edizione ha riscosso un successo destinato a crescere col tempo.

Il velodromo di Montichiari (www.bresciaoggi.it)

Il velodromo di Montichiari (www.bresciaoggi.it)

I frutti dei piccoli passi compiuti si possono intuire nelle medaglie ottenute dagli atleti juniores e under 23 nelle competizioni continentali e mondiali, mentre per quanto riguarda gli elite dobbiamo purtroppo annotare il vuoto ancora pressoché totale nella velocità, dove l’intramontabile Roberto Chiappa a livello nazionale fa ancora il bello e cattivo tempo, segno della sua classe cristallina e intatta nonostante le 36 primavere ma anche del nulla alle sue spalle.
Per quanto riguarda l’endurance, degno di nota è Elia Viviani che, nonostante sia ancora under 23, parteciperà ad alcune seigiorni (attualmente è in pista ad Amsterdam con l’argentino Sebastian Donadio), la prossima stagione passerà professionista con la Liquigas. Speriamo che assieme al suo compagno di squadra Jacopo Guarnieri continui ad abbinare all’attività su strada anche la pista, perché i due ragazzi potranno darci molte soddisfazioni. Il presente sono invece Angelo Ciccone e Alex Buttazzoni, campioni italiani del Madison, coppia di recente composizione ma abbastanza affiatata: non costituiscono di certo una coppia di riferimento a livello internazionale ma sicuramente sapranno mettersi in evidenza nelle corse italiane. Fra le donne Giorgia Bronzini merita una citazione particolare: la campionessa del mondo della corsa a punti ha nella sua specialità una supremazia imbarazzante, è una certezza e un pilastro del movimento mentre alle sue spalle ci sono diverse atlete promettenti. Nonostante anche Elisa Frisoni nell’ultima stagione abbia dimostrato di essere ancora capace di buone prestazioni in campo internazionale, pure fra le donne il settore velocità è in difficoltà.

In conclusione accenniamo a un pericolo che la pista sta correndo: si vocifera che il CIO stia pensando di ridurre le medaglie a disposizione del ciclismo e l’UCI stia valutando l’abolizione dal programma olimpico di tre prove che nel programma ci stanno di diritto, la Madison, la corsa a punti e l’inseguimento individuale. La storia dello sport ha un valore che molti dirigenti probabilmente non riescono a cogliere, interessati solo al guadagno e alla commercializzazione del prodotto sportivo. Anche le Olimpiadi sono, purtroppo, soggette a questo.

Buona stagione a tutti.

Matteo Colosio

« Pagina precedente