A ROTTERDAM VINCONO GLI OLANDESI
gennaio 12, 2012 by Redazione
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Anno nuovo e coppia nuova che si impone nella seigiorni di Rotterdam. I beniamini di casa Schep e Stroetinga superano infatti Marvulli e Mouris durante l’ultima serata di gara.
Foto copertina: un momento di gara alla seigiorni di Rotterdam (http://www.zesdaagserotterdam.nl)
Grande spettacolo alla seigiorni di Rotterdam, una delle poche che si possono seguire in streaming e che, quindi, anche alcuni appassionati italiani hanno potuto vedere almeno nelle fasi più importanti. Spettacolo sulla pista proposto da numerose coppie competitive fino all’ultima serata e spettacolo fuori dalla pista dove il pubblico ha dimostrato che è ancora possibile organizzare una seigiorni senza il timore di non avere spettatori.
La delusione della seigiorni sono stati Keisse e Terpstra, il primo ancora imbattuto in questa stagione accoppiato ad un olandese fra i migliori seigiornisti, capace di dire la sua anche su strada. Il duo che, alla vigilia, tutti davano per favorito non è però riuscito a trovare la giusta intesa e ha terminato la seigiorni solo in quarta posizione con un giro e 50 punti di ritardo dai vincitori, gli olandesi Peter Schem e Wim Stroetinga.
La coppia vincitrice invece è riuscita, dopo una lunga rincorsa, a superare un redivivo Marvulli che, in coppia con Mouris, sembrava ormai avere in pugno la tenzone.
Notizia bomba della settimana è stata ancora una volta una news riguardante il doping, in quanto il campione del mondo in carica della velocità individuale e a squadre, il francese Bauge, ha subito una squalifica retroattiva per aver saltato 3 controlli a sorpresa. La conseguenza della sanzione, terminata lo scorso Dicembre (quindi Bauge non ha mai interrotto l’attività), è stata la perdita del titolo mondiale, che l’UCI ha assegnato a tavolino al secondo classificato, l’inglese Kenny, mentre l’iride della velocità a squadre è stato attribuito alla Germania.
Se Bauge fosse italiano la sua carriera sarebbe finita in quanto atleti italiani coinvolti in questioni di doping non possono più essere convocati in nazionale e l’attività su pista è quasi esclusivamente svolta con la nazionale; fortunatamente il velocista è francese e quindi avremo ancora modo di apprezzarne le qualità. Peccato che le regole non siano uguali per tutti.
Prossimo appuntamento la coppa del mondo che si correrà nel fine settimana.
Matteo Colosio
COPPA DEL MONDO: LA SECONDA TAPPA ESALTA LA GERMANIA
dicembre 5, 2011 by Redazione
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A Cali, capitale del ciclismo su pista della Colombia e del Sud America, la Germania impone la propria legge sfruttando le numerose assenze, ormai tipiche ,nella tappa di Dicembre della Coppa del Mondo.
Foto copertina: la pista di Cali (foto Luis Barbosa)
Prima di vedere come è andata la prova di Cali di Coppa del Mondo dedichiamo qualche riga alla storica seigiorni di Zurigo, divenuta quest’anno, a causa ancora una volta delle difficoltà economiche, la Quattro Sere di Zurigo. Atleti importanti al via della gara che si poteva anche seguire in streaming su internet. Ad avere la meglio è stata la coppia dei super favoriti della vigilia Marvulli-Keisse: il primo, il beniamino di casa, è tornato alla vittoria a Zurigo dopo la battuta d’arresto del 2010 e porta a 5 le vittorie finali in questa seigiorni mentre il secondo, belga, si conferma imbattuto in questa stagione. La piazza d’onore va alla strana coppia elvetico-australiana O’Shee-Dillier, staccata di un giro e 20 punti. Al terzo posto si piazza la solida coppia tedesca Hondo-Bartko che, nonostante sia partita con la vittoria nella prima serata, forse non ha creduto fino in fondo di poter vincere la Quattro Sere. A questo proposito vi segnaliamo un aneddoto. La scorsa settimana in un autogrill sulla A4 abbiamo incontrato per caso Hondo e gli abbiamo chiesto come stava e se era pronto per la Quattro Sere, ma lui mi ha subito risposto: “Vincono Marvulli- Keisse”. Alla faccia della determinazione!
Dall’altra parte del globo in contemporanea iniziava la seconda tappa della Coppa del Mondo e durante la prima giornata di gare subito arriva una sorpresa: la Germania nella velocità a squadre batte il record del mondo fatto segnare dal terzetto delle meraviglie britannico Hoy-Kenny-Staff alle Olimpiadi di Pechino. Il nuovo record è 32”914 e i nuovi primatisti sono Enders, Levy e Nimke. Al secondo posto SI piazza un altro team tedesco, il Team Erdgas, al terzo posto un sorprendente Venezuela che supera la Francia, al via con i velocisti di rincalzo in attesa del ritorno alle competizioni del campione del mondo della velocità Bauge.
Nel chilometro da fermo la vittoria è andata al transalpino Pervis, ottimo il quinto posto di Francesco Ceci che gli permette di qualificarsi ai campionati del mondo di specialità.
Anche nel keirin maschile altra vittoria tedesca con Levy che vince tutti i turni a cui partecipa e in finale ha la meglio sul transalpino Pervis e sul venezuelano Canelon, nome nuovo della specialità; solo quattordicesimo Francesco Ceci.
Nella velocità individuale maschile continua lo show tedesco, con i primi quattro posti della classifica che sono affar loro dopo aver fatto segnare i quattro migliori tempi in qualificazione ed essersi sbarazzati dei rivali negli ottavi e nei quarti. A vincere è il giovanissimo Bòtticher che supera i connazionali Levy e Frostermann, in partenza più quotati di lui.
Anche nella velocità femminile si è sfiorato il record del mondo e anche qua a è stata la Germania a dettare legge con Vogel e Welte che hanno superato nell’ordine l’Ucraina e la Russia.
Nella velocità individuale si ripete la Vogel davanti alla giovane francese Cueff, capace di battere nel testa a testa atlete con una velocità di punta superiore sui 200 m. Le atlete azzurre nonostante le numerose assenze si classificano al ventisettesimo (Frisoni) e al trentasettesimo (Tagliaferro) posto, rischiando di non qualificare l’Italia neppure ai mondiali. A nostro parere spendere soldi per una trasferta oltreoceano di atleti che ottengono questi risultati (senza essere giovani o alle prime esperienze) è uno di quegli sprechi che in tempi di crisi è da tagliare senza se e senza ma e senza neppure che spiaccia troppo.
Bel ritorno alla vittoria per la Bielorussa Krupeckaite nel keirin femminile, vittoria che non consente alla Germania l’en plein nelle prove veloci; la Vogel deve accontentarsi del secondo posto, al terzo posto ancora la giovane francese Cueff.
L’omnium maschile, la disciplina ormai al centro degli interessi della nostra nazionale in quanto è l’unica gara che può vedere al via un nostro atleta alle olimpiadi di Londra, parte subito con una caduta che esclude diversi protagonisti annunciati dalla lotta per la vittoria: i più quotati tra questi sono Teruel e Archbold che, assieme al nostro Ciccone (Viviani non ha preso parte alla prova in quanto sta facendo un periodo di riposo dopo la lunga stagione), vengono esclusi dalla classifica e quindi non guadagnano punti in chiave olimpica. A vincere la prova grazie alle ottime prove cronometrate della seconda giornata di omnium è il colombiano Arango che supera il neozelandese Bell e il francese Coquard, in testa dopo la prima giornata ma crollato durante la seconda.
Nella corsa a punti vittoria per lo spagnolo Elorriaga che riesce a sorprendere tutti e a guadagnare un giro assieme ad altri 8 atleti, vince poi 4 volate e riesce ad avere la meglio sul belga De Poortere. Buona la prova di Cazzaro, solo undicesimo, ma alla prima esperienza in Coppa del Mondo dopo il bronzo europeo nel derny (questo è un giovane su cui dobbiamo assolutamente puntare!) .
Nella Madison vittoria per i padroni di casa Colombiani che riescono a prendere un giro di vantaggio e superano la Francia e la Svizzera; ottimo il quarto posto per Ciccone e Cazzaro che lancia l’Italia nei posti alti della classifica di Coppa del Mondo di specialità.
L’inseguimento a squadre femminile è stato molto sottotono, soprattutto nelle finali dove i tempi fatti segnare sono al livello di gare nazionali: a vincere è la solita Gran Bretagna che schiera ai blocchi di partenza anche una atleta disabile (a memoria è la prima volta che in pista succede una cosa simile). Il secondo posto va alla Nuova Zelanda e al secondo si piazza la Danimarca, che supera la Colombia nella finalina.
Nello scratch femminile ad imporsi è la belga Druyts, mentre le atlete azzurre Cecchini e Tagliaferro si classificano settima e diciassettesima.
Adesso è ufficiale che non ci saranno atlete a rappresentare l’Italia nell’omnium femminile a Londra 2012, e rischiamo anche che nessuno ci rappresenti ai prossimi mondiali di specialità.
La Scandolara, complice una giornata storta, viene eliminata nelle qualificazioni della prova e ad avere la meglio è la solita Hammer, giunta davanti alla Whitten dopo un lungo duello che si è risolto a causa di una brutta prestazione nello scratch della canadese; al terzo posto la Trott.
Il prossimo appuntamento di Coppa del Mondo, la terza prova, si celebre a Pechino a gennaio. a
Matteo Colosio
BARKTO E DE KETELE VINCONO A GAND
novembre 28, 2011 by Redazione
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Nella prestigiosissima seigiorni di Gand, priva del beniamino di casa Keisse, ancora squalificato in Belgio, vittoria conquistata con fatica dall’inedita coppia belgo-tedesca.
Foto copertina: il podio della 6 Giorni di Gand (sport.be.msn.com)
Le coppie al via della seigiorni priva di Keisse (dominatore delle prime due seigiorni della stagione e del campionato europeo Madison) sono per la maggior parte inedite, soprattutto perchè gli organizzatori, rompendo gli abbinamenti classici, hanno voluto aggiungere pepe alla manifestazione.
La prima serata è vinta dalla coppia più affiatata, Stroetinga-Schep, che sfrutta la già rodata armonia per superare gli altri pretendenti alla vittoria finale che stanno ancora prendendo le misure al nuovo compagno di coppia. Anche la seconda serata vede lo stesso copione della prima e chi guarda i risultati inizia a pensare che forse la seigiorni non sarà decisa dalla forza delle coppie in gara ma dal loro affiatamento, spesso sottovalutato nelle altre seigiorni, nella quali lo si dà per scontato.
La terza serata di gare vede una rivoluzione in testa alla classifica con Marvulli e Grassman che dal sesto posto passano in testa recuperando un giro e facendo incetta di punti in modo da superare la soglia dei 200 e guadagnare un ulteriore giro di bonus. Superando nel corso della quarta serata la soglia dei 200 punti e guadagnando un giro sugli altri Barko e De Ketele dimostrano di aver trovato l’affiatamento e balzano in testa alla classifica; alle loro spalle, durante la quinta serata, si portano Lampater e il nome nuovo delle seigiorni Van Der Sande, che insidiano la coppia leader. L’emozione gioca però un brutto scherzo a Van der Sande e a Lampater, tanto che nell’ultima sera di gare perdono due posizioni e scendono addirittura dal podio, sopravanzati dalle coppie Stroetinga-Schep e Kneisky-Hester, che comunque non riescono a recuperare il giro di ritardo nei confronti della coppia De Ketele-Bartko, meritatamente vincitrice della seigiorni.
La prossima settimana tornerà la Coppa del mondo con la tappa colombiana di Calì. Per l’Italia gli atleti al via saranno pochi e con l’obiettivo di fare punti per qualificarsi ai mondiali di Marzo. Infatti, le olimpiadi di Londra sono ormai irraggiungibili per tutti, tranne che per Viviani il quale, però, non parteciperà alla prova poichè farà una pausa per poi ripresentarsi nel 2012 pronto per conquistare i pochi punti necessari per la qualificazione matematica e, soprattutto, per i giochi di Luglio.
Matteo Colosio
ASTANA IN GRANDE STILE
novembre 7, 2011 by Redazione
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Si apre la coppa del mondo 2011-2012 e il palcoscenico è fantastico, il nuovissimo impianto della capitale kazaka. Peccato che gli azzurri, a parte il solito Viviani e la soprendente Cecchini, non riescano a dare spettacolo neppure in questo splendido contesto.
Foto copertina: la vittoria al fotofinish di Hoy su Dmitriev (www.cyclingnews.com)
La Coppa del mondo parte dal nuovissimo impianto di Astana, un velodromo modernissimo, con circa 20000 posti a sedere e un centro commerciale al suo interno. Anche la pista si dimostra velocissima, tanto che se in futuro si disputeranno su di essa dei campionati del mondo siamo sicuri che verranno infranti molti record del mondo.
I kazaki dimostrano ancora una volta di voler fare davvero sul serio col ciclismo e così, dopo aver dato vita a due squadre professionistiche di cui una pro tour, adesso hanno costruito un velodromo fra i migliori al mondo e hanno destinato molti fondi all’attività su pista, creando una squadra destinata esclusivamente a questo settore.
Come evento promozionale, durante le giornate di gara sarebbe dovuto andare in scena anche il tentativo di superare il record dell’ora (detenuto dal ceco Sosenka con 49,700 Km) da parte del beniamino di casa Kashechkin, tentativo poi rinviato a causa di non meglio specificati problemi del kazako.
Venendo alle gare, che hanno visto diverse defezioni fra i più forti atleti della pista a causa della data ad inizio stagione della prova, dobbiamo subito iniziare con una notizia buona che viene dalla nostra portacolori Elena Cecchini. La giovanissima atleta friulana è, infatti, riuscita a vincere nella corsa a punti una bella medaglia di bronzo, arrivando vicinissima all’oro, vinto dalla Coreana Ah Reum Na. Per la Cecchini, al primo anno fra le Elite, questo è un grandissimo risultato, che ci fa anche sperare di riuscire a superare la “Bronzini dipendenza” della pista femminile.
Nella velocità a squadre donne vittoria con tempo vicinissimo al record del mondo per la coppia australiana, che si conferma imbattibile in questa disciplina.
Nella prova scratch maschile vittoria del belga Van Hoecke che riesce a guadagnare un giro sui più forti; delusione per l’azzurro Ciccone, solo ventesimo.
L’inseguimento a squadre donne è stato vinto dall’Olanda sulla sorprendente Cina che, dopo aver già dimostrato il suo valore nelle prove veloci, inizia a perfezionare anche le discipline di resistenza, anche se forse in vista di Londra è troppo tardi.
Una formazione Russa (RUSVELO) vince l’inseguimento a squadre maschile con un tempo eccezionale (3′56”127), superando un quartetto sperimentale australiano formato da atleti giovanissimi, che vedremo con assiduità dopo i giochi olimpici.
Anche nella velocità a squadre maschile la vittoria è andata ad un team e non ad una nazione: ad avere la meglio è stata la tedesca Erdgas che ha superato l’australiano Team Jayco. Anche in questa prova molti dei migliori non erano ai nastri di partenza.
Durante la terza giornata di gare è arrivata la seconda buona notizia per i colori azzurri, la medaglia di bronzo conquistata da quella che ormai è la nostra unica certezza in pista, Elia Viviani, che nel suo omnium sta diventando puntuale come un orologio svizzero. Con questo risultato Elia mette in cassaforte la qualificazione alle olimpiadi e questo gli permetterà, forse, di staccare la spina dopo una stagione iniziata lo scorso Gennaio con le prove di coppa del mondo in pista e continuata con la strada nel corso dell’anno. Il bronzo è sicuramente un risultato importante, anche se c’è un po’ di rammarico per come è venuto in quanto Elia ha buttato via la medaglia d’argento nello scratch (prova a lui molto congeniale), dove si è classificato solo dodicesimo. e nella corsa a punti dove è arrivato ottavo.
Nell’inseguimento individuale maschile, vittoria per l’australiano O’Shee sul belga Cornu, con tempi molto alti causati dal fatto che, ormai, l’interesse per questa disciplina esclusa dal programma olimpico cala col passare del tempo.
Spettacolare la velocità femminile, dove la Panarina eguaglia il record del mondo sui 200 m nelle qualificazioni, ma si deve poi accontentare solo del bronzo a causa delle sue carenze tecniche nella sfida a due. A vincere la prova è stata l’ucraina Lyubov Shulika, recente campionessa d’Europa, che supera la fenomenale Anna Meares, probabilmente non ancora al top della condizione.
Bella vittoria nel keirin maschile per il greco Volikakis, velocista adattissimo alla prova in quanto tecnicamente molto dotato. Grazie alla sua abilità nel guidare il mezzo e alla sua capacità di sfruttare le scie, il greco è riuscito, infatti, a superare atleti che gli sono superiori: lo sconfitto di turno è niente di meno che il grande Hoy. L’ Italia resta ancora non pervenuta nelle prove di velocità, che saranno quelle più numerose ai prossimi giochi olimpici.
La prova della velocità maschile si dimostra subito di prim’ordine: il tempo per qualificarsi risulta bassissimo e fior di velocisti (uno su tutti l’olandese Mulder) sono esclusi subito dal torneo. La sorpresa del torneo è l’ex campione europeo il russo Dmitriev che supera il primatista del mondo Sireau e il campione del mondo Perkins prima di trovarsi di fronte Hoy in finale, vinta dal baronetto inglese che dopo molto tempo torna ad essere sul trono della velocità che in passato è stato suo a lungo: la vittoria gli è costata molta fatica ed è stata sancita solo dal fotofinish.
A vincere la spettacolare Madison è la coppia australiana Glenn O’Shea – Alexander Edmondson (quest’ultimo, classe 1993, è un atleta juniores) che supera i giovani svizzeri Dillier e Perizzolo. Quinti e a poca distanza dal podio gli azzurri Vivviani e Ciccone: spiace dirlo perchè la Madison è una delle discipline più prestigiose della pista, ma dato che Viviani a questo punto deve cercare di dare il massimo nell’omnium (prova massacrante) forse sarebbe meglio per ora accantonare le altre discipline e cercare di dare tutto nella prova che fa parte del programma olimpico.
A vincere l’omnium femminile è la solita Romanyuta che supera l’inglese King e la cinese Huang.
L’ultima prova in programma è stato il keirin femminile dove l’esperta francese Sanchez ha superato la tedesca Vogel e ha regalato alla sua nazione la prima medaglia della coppa del mondo, risultato sotto le aspettative per i cugini transalpini che restano comunque fiduciosi soprattutto nel settore della velocità maschile dove di sicuro torneranno ad essere protagonisti, fin dalla prossimo prova di Calì.
Matteo Colosio
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(la vittoria al fotofinish di Hoy su Dmitriev)
GLI AZZURRI VOGLIONO IMPARARE A SALTARE COME CANGURI
ottobre 3, 2011 by Redazione
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Qualcosa cambia davvero! Dopo tanti annunci e tante speranze, spesso cadute nel nulla, i campionati italiani disputatisi la scorsa settimana a Montichiari hanno mostrato che forse questa è la volta buona per dire che qualcosa sta cambiando e in positivo per la pista italiana.
Foto copertina: la formazione Androni Giocattoli in azione nel vittorioso inseguimento a squadre (foto Bettini)
Dopo troppo tempo, finalmente i campionati italiani di ciclismo su pista tornano a disputarsi in un impianto al coperto e con le misure internazionali. Senza nulla togliere ai velodromi scoperti che in questi anni hanno dato e continuano a dare tantissimo al ciclismo, era però una carenza notevole far disputare le prove nazionali su velodromi che non hanno le caratteristiche che si trovano in giro per il mondo.
Questa però è stata solo la prima e più evidente delle novità che sono emerse agli italiani. Un’altra bella notizia è stata la risposta sia del pubblico, accorso sempre numerosissimo a vedere le gare, che degli atleti, i quali nonostante questo italiano sia stato disputato solo una settimana dopo i campionati del mondo su strada, non hanno voluto rinunciare all’occasione di poter vincere la maglia tricolore. E allora ecco che tanti protagonisti azzurri della settimana iridata sono stati protagonisti anche a Montichiari, su tutti la campionessa del mondo su strada Giorgia Bronzini e la speranza, sempre più certezza, Elia Viviani, senza dimenticare una bella schiera di atleti juniores già azzurri a Copenaghen.
L’ultima novità di cui si è parlato molto nel parterre di Montichiari, dove tutte le maggiori cariche della FCI sono passate almeno per una mezza giornata, è la decisione presa dalla federazione che prevede. a partire dalla stagione 2012, di vietare una Domenica al mese alle categorie giovanili di correre su strada, consentendo però l’attività su pista, ciclocross, MTB, BMX o cronometro.
La scuola australiana che da anni dimostra come la polivalenza degli atleti dia una marcia in più al movimento tutto, ha finalmente fatto svegliare le coscienze dei nostri dirigenti che giustamente hanno deciso di copiare quanto di buono altre federazioni stanno facendo. Il risultato di questa decisione, ancora da definire nei particolari e che certamente sarà accettata con molte difficoltà dai più tradizionalisti, avrà almeno due effetti positivi: evitare un’attività troppo intensa per i più giovani e permettere a ciascuno di cimentarsi nelle diverse discipline, imparando ciò che ciascuna ha di specifico e potenziando alcune attitudini che solo facendo attività diverse dalla strada sono incrementabili.
Entrando nelle specifico della rassegna tricolore, non analizziamo prova per prova i risultati, lavoro che risulterebbe lungo e di poco interesse. Cerchiamo invece di far emergere anche attraverso essi, ciò che sta cambiando.
Il movimento juniores già da un po’ di tempo mostra di avere grandi potenzialità, sia in ambito maschile che in ambito femminile. Abbiamo atleti molto validi sia per le prove endurance che per le prove veloci e l’aver visto la Confalonieri vincere il titolo italiano con la maglia iridata addosso dopo una prova combattutissima dimostra che atlete di alto livello ne abbiamo molte. Merito di questo risultato è sicuramente da attribuirsi oltre che agli atleti anche alle società: tra queste segnaliamo la cicli Fiorin Despar, società che ha fatto incetta di tricolori e che da sempre fa della polivalenza una sua caratteristica.
In ambito professionistico, il movimento femminile si basa ancora troppo sulle atlete stradiste prestate alla pista. Ben vengano tutte queste campionesse, che ci permettono anche a livello interazionale di ottenere ottimi risultati, ma non bastano, il settore velocità che non può basarsi sulle stradiste è apparso ancora in affanno e la solita Frisoni ha incrementato ancora la sua collezione di titoli non avendo avversarie in grado di metterla in difficoltà.
Gli uomini, invece, dopo anni di letargo hanno dimostrato qualche progresso, non solo con il solito Elia Viviani, mattatore della manifestazione e beniamino del pubblico, ma anche con altri professionisti che hanno deciso di cimentarsi nelle prove su pista a loro più congeniali. I portacolori della Androni, ad esempio, erano presenti in molti e hanno partecipato a tante prove, ottenendo anche belle vittorie, la più prestigiosa delle quali è stata forse quella ottenuta nella prova olimpica dell’inseguimento a squadre.
Anche nelle prove veloci, si è visto qualche segnale di ripresa. Dopo il doloroso e forzato addio alle competizioni di Roberto Chiappa, che si è infortunato durante le qualificazioni della velocità, il Team Ceci ha dimostrato tutto il proprio valore. Luca Ceci, dopo un periodo di inattività si è ripresentato in pista con una forma mai vista in precedenza e questo gli ha permesso di vincere la velocità a squadre, la velocità individuale e di stabilire il record italiano sul km da fermo (risultato, però, subito migliorato dal cugino Francesco Ceci, che ha fatto segnare un tempo che avrebbe permesso ad entrambi di entrare fra i primi 10 in una manifestazione internazionale). Anche fra gli juniores il team Ceci ha dimostrato di essere il miglior team italiano nel settore veloce.
La speranza che stavolta qualcosa stia cambiando davvero è fondata, ma è sbagliato cantare vittoria troppo presto. C’è ancora molta strada da fare da parte di tutti: atleti, sponsor, organizzatori, federazione e società. Siamo certi che investire sulla pista sia una cosa giusta e fruttuosa, speriamo che anche altri la pensino come noi e che finalmente la pista italiana possa tornare ai livelli che le competono.
Tutti i risultati dei campionati italiani si trovano all’indirizzo uffiacile del velodromo di Montichiari http://www.velodromofassabortolo.com/
Matteo Colosio
VUELTA 2011
VUELTA A ESPAÑA 2011
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RADUNO DI PARTENZA: BENIDORM
1a TAPPA: BENIDORM (cronometro a squadre)
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2a TAPPA: LA NUCIA – PLAYAS DE ORIHUELA
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3a TAPPA: PETRER – TOTANA
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4a TAPPA: BAZA – SIERRA NEVADA
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5a TAPPA: SIERRA NEVADA – VALDEPEÑAS DE JAÉN
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6a TAPPA: ÚBEDA – CÓRDOBA
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7a TAPPA: ALMADÉN – TALAVERA DE LA REINA
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8a TAPPA: TALAVERA DE LA REINA – SAN LORENZO DE EL ESCORIAL
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9a TAPPA: VILLACASTÍN – SIERRA DE BÉJAR (LA COVATILLA)
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10a TAPPA: SALAMANCA – SALAMANCA (cronometro indivuduale)
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11a TAPPA: VERÍN – ESTACIÓN DE MONTAÑA MANZANEDA)
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12a TAPPA: PONTEAREAS – PONTEVEDRA
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13a TAPPA: SARRIA – PONFERRADA
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14a TAPPA: ASTORGA – LA FARRAPONA / LAGOS DE SOMIEDO
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15a TAPPA: AVILÉS – ALTO DE L’ANGLIRU
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16a TAPPA: VILLA ROMANA LA OLMEDA (PALENCIA) – HARO
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17a TAPPA: FAUSTINO V – PEÑA CABARGA
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18a TAPPA: SOLARES – NOJA
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19a TAPPA: NOJA – BILBAO
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20a TAPPA: BILBAO – VITORIA
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21a TAPPA: CIRCUITO DEL JARAME-RACE – MADRID
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TOUR DE FRANCE 2011
luglio 2, 2011 by Redazione
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TOUR DE FRANCE 2011
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RADUNO DI PARTENZA: PASSAGE DU GOIS
1a TAPPA: PASSAGE DU GOIS – MONT DES ALLOUETTES
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2a TAPPA: LES ESSARTS (cronosquadre)
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3a TAPPA: OLONNE SUR MER – REDON
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4a TAPPA: LORIENT – MUR DE BRETAGNE
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5a TAPPA: CARHAIX – CAP FREHEL
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6a TAPPA: DINAN – LISIEUX
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7a TAPPA: LE MANS – CHATEAUROUX
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8a TAPPA: AIGURANDE – SUPER BESSE SANCY
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9a TAPPA: ISSOIRE – SAINT FLOUR
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10a TAPPA: AURILLAC – CARMAUX
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11a TAPPA: BLAYE LES MINES – LAVAUR
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12a TAPPA: CUGNAUX – LUZ ARDIDEN
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13a TAPPA:PAU – LOURDES
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14a TAPPA: SAINT GAUDENS – PLATEAU DE BEILLE
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Almanacco del dopo tappa
15a TAPPA: LIMOUX – MONTPELLIER
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Almanacco del dopo tappa
16a TAPPA: SAINT-PAUL-TROIS-CHATEAUX – GAP
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Almanacco del dopo tappa
17a TAPPA: GAP – PINEROLO
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Almanacco del dopo tappa
18a TAPPA: PINEROLO – GALIBIER / SERRE CHEVALIER
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Almanacco del dopo tappa
19a TAPPA: MODANE VALFREJUS – ALPE D’HUEZ
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Almanacco del dopo tappa
20a TAPPA: GRENOBLE (cronometro individuale)
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Almanacco del dopo tappa
21a TAPPA: CRETEIL – PARIGI
Cronaca
Almanacco del dopo tappa
VIVIANI E GUARNIERI CONFERMANO DI AVERE UNA MARCIA IN PIÙ
giugno 29, 2011 by Redazione
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Anche nella seconda giornata di corsa il duo in maglia Pulinet conferma la supremazia sul resto del gruppo, il vantaggio sulle coppie inseguitrici è molto ampio, ma questo rischia di creare alleanze fra le coppie che si sentono tagliate fuori.
Foto copertina: la coppia Donadio-Perez, in testa dopo l’anticipo della terza serata (www.6giornidellerose.com)
Un Elia Viviani in forma Tour de France e uno Jacopo Guarnieri che appare quello dei giorni migliori continuano a dare spettacolo e a racimolare punti pesanti in classifica generale.
La coppia italiana, in maglia di leader SiderPighi, inizia la serata vincendo la prima prova in programma, la corsa a punti. Nonostante un inizio in sordina e i punti raccolti dalla coppia Rossetti formata da Marvulli e Lampater, nella seconda metà di gara Guarnieri si è imposto in due sprint e ha raccolto i punti necessari per la vittoria.
Le due prove successive sono state lo scratch, dove il polacco già vicecampione del mondo di specialità Rafal Ratajczyc (Pavinord) ha vinto con una volata impressionante per potenza, e la gara ad eliminazione che ha visto primeggiare Angelo Ciccone (Pinarello), che ha superato nella volata finale Sebastian Donadio (Salumificio La Rocca), il musicista argentino, idolo del pubblico. La volata finale, a dire il vero, è stata molto strana e dopo una fase di studio è sembrato addirittura che Donadio non sia riuscito a lanciarsi lasciando a Ciccone una facile vittoria a braccia alzate.
L’ultima prova della seconda tappa, il giro lanciato, è stato rivinta da Viviani e Guarnieri che col tempo di 21.57 hanno superato la coppia Dostal Hacecky (21.73).
La classifica generale al termine della seconda tappa è quindi la seguente:
1.Guarnieri-Viviani (Pulinet) 96 punti
2. Lampater-Marvulli (Rossetti) 56
3. Hochmann-Blaha (Acef) 41
4. Madsen-Hester (Indacoo) 41
5. Lea-Simes (Gas Sales) 33
6. Edwards-Hoffman (Rosti) 27
7. Donadio-Perez (La Rocca) 26
8. De Poorteere- Schets (Ferri)22
9. Dostal-Hacecky (Il Container) 16
10. Elorriaga-Muntaner (Alu Tecno) 15.
A questo punto il programma ha però proposto anche la prima prova della terza tappa, l’americana. Corsa a ritmi elevatissimi, è vissuta sulla rivalità fra le due coppie al comando della classifica generale e su una caccia a 3 che ha permesso alle coppie Donadio-Perez (La Rocca), De Poorteere-Schets (Ferri) e Kankosky- Kadlec (Macro) di guadagnare un giro e giocarsi la vittoria nella prova. L’americana è poi stata meritatamente conquistata dalla coppia Donadio-Perez, ma la supremazia della coppia Pulinet e lo stretto marcamento che c’è stato fra loro e la coppia Rossetti hanno provocato una corsa bloccata, durante la quale una sola caccia, nella quale nessuna delle due coppie era presente, è riuscita ad andare a buon fine. A questo punto è la coppia argentina del Salumificio La Rocca ad essere virtualmente al comando della generale e sarà molto difficile per tutti gli altri recuperare lo svantaggio, anche se giovedì notte si correrà la cento chilometri all’americana, gara in cui un calo di rendimento costa giri di svantaggio.
Matteo Colosio
VIVIANI E GUARNIERI SUBITO LEADER ALLA QUATTORDICESIMA SEIGIORNI DELLE ROSE.
giugno 28, 2011 by Redazione
Filed under Giro di pista, News
E’ iniziata la scorsa notte la tradizionale seigiorni estiva di Fiorenzuola, dedicata in questa edizione alla celebrazione dei 150 anni dell’ unità d’Italia. Fra le tante novità, la costante è lo spettacolo che fin da subito la manifestazione ha offerto.
Foto copertina: Viviani e Guarnieri in azione nella prima americana della 14a sei giorni delle rose (www.6giornidellerose.com)
L’edizione 2011 della seigiorni delle rose propone un nuovo format, ma parte come sempre col piglio giusto. Claudio Santi e il suo staff hanno avvicinato gli show che accompagnano la manifestazione ciclistica agli standard internazionali e hanno come sempre proposto una starting list di primissimo livello in cui oltre a 20 coppie di professionisti, figurano 20 pistard donne e i migliori juniores che verranno associati alle coppie e daranno vita ad una classifica speciale nel corso della seigiorni.
Fra i tanti cambiamenti, ci sono però delle costanti. La prima si chiama Jacopo Guarnieri, enfant du pays che, come succede nelle corse a tappe quando il gruppo passa per il proprio paese, si avvantaggia subito e assieme al suo compagno di coppia e di squadra Elia Viviani, guida la classifica generale grazie alle vittorie nella corsa a punti e nel giro lanciato. Entrambe le vittorie della coppia al comando della classifica sono state ottenute sui rivali più accreditati per la vittoria finale, Marvulli e Lampater, coppia nuova composta da due protagonisti delle seigiorni invernali. A ben figurare durante la prima serata di gare anche la coppia campione d’Europa e vice campione del mondo dell’americana Hochmann-Blaha, capace di vincere l’americana grazie ai numerosi punti raccolti durante gli sprint. La classifica generale è ancora molto corta e nessuna coppia ha guadagnato quei giri che a Fiorenzuola sono pesantissimi in quanto conquistarli è una vera e propria impresa essendo la pista lunga non i tradizionali 160 m delle seigiorni, ma ben 400 m.
Matteo Colosio
Classifica generale al termine della prima serata:
1. Guarnieri-Viviani (Pulinet) 46 punti
2. Lampater-Marvulli (Rossetti) 32
3. Lea-Simes (Gas Sales) 17
4. Donadio-Perez (La Rocca) 16
5. Edwards-Hoffman (Rosti) 16
6. Hochmann-Blaha (Acef) 15
7. Madsen-Hester (Indacoo) 14
8. Lagkuti-Radionov (Peugeot) 10
9. De Poorteere-Schets (Ferri) 6
10. Dostal-Hacecki (Il Container) 4
UN VALLONE PER DOMARLI: GILBERT, IL SIGNORE DELLE CLASSICHE
aprile 24, 2011 by Redazione
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Tripletta, anzi poker. Gilbert affianca il solo Rebellin nell’impresa straordinaria di conquistare in uno stesso anno l’intero trittico delle Ardenne, ma suggella la propria unicità quadrando il cerchio con l’ulteriore vittoria al Brabante, non a caso l’ibrido di transizione tra le pietre e le côtes. Ancora una volta schiacciati senza appello i vari e più eminenti specialisti di ciascuna delle corse in questione.
Foto copertina: Gilbert, il signore delle Ardenne, si gode il trionfo sul trono di Ans (foto Bettini)
Una progressione lineare verso la gloria. Una linea retta fissa sul numero uno. Un cerchio che si chiude. Un rettangolo aureo, quadrilatero di eccelsa armonia. Solo la geometria ci può regalare le metafore per raccontare la perfezione del cammino di Gilbert attraverso il suo regno, dal Brabante al cuore del Vallonia, al cuore del proprio cuore: alla Liegi.
Al Brabante era stato sottomesso Freire, plurititolato campione di una gara che si concede a chi sa adattarsi, a chi non si limita ad eccellere nei rigidi confini di una specialità pura. Lì Gilbert aveva rimarcato il passaggio da un Fiandre già di per sé brillante alle classiche a lui più congeniali. Poi l’Amstel, gara sfuggente come poche altre, insidiosa, nervosa, dominata proprio con la gestione strategica e con il sangue freddo. Quindi la Freccia Vallone, con il muro di Huy divelto di sotto i pedali al favoritissimo e quanto mai specialista di strappi in doppia cifra Joaquin Rodriguez, stracciato sul proprio terreno. E ora la Liegi, la classica più amica dei corridori da GT, corsa tattica, anzi strategica come poche altre: ghermita pur essendone il favoritissimo, di contro alle lamentele e alle scuse che aveva invece avanzato in tal senso l’altro Cannibale delle corse in linea, Cancellara; artigliata proprio sottraendola alla morsa del duo Schleck, i fratellissimi, compagni dello svizzero in una Leopard se vogliamo superiore all’Omega come squadra, e ciò nondimeno incapace di andare oltre a un altro podio pure “da collezione” (e in effetti la Leopard sta facendo proprio collezione di podi).
Una gara ridotta alla linearità più assoluta dalla legge del più forte, applicata ancora una volta in modo matematico da un corridore che, nato generoso e dissipatore, è diventato magnanimo e ponderato: magnanimo però nella condotta di gara (mai un cambio negato, mai un sotterfugio, mai un bluff), non nel dispensare regali, perché Gilbert è un asso che quest’anno ha pigliato tutto.
Come in un sistema di equazioni le sterminate variabili della corsa sono state ridotte implacabilmente, fino al risultato voluto; fino a individuare la singola variabile del talento puro, tradottasi immediatamente in una costante: Philippe Gilbert.
Sembrava complessa la corsa, se non complicata: sull’innocua fuga del mattino si era innestato un contrattacco più minaccioso, a una cinquantina dall’arrivo davanti si contavano più di una dozzina di atleti; c’erano figure di spessore come Van Avermaet, e uomini che allo spessore aggiungevano una possibile funzione tattica, come Gasparotto per l’Astana di Vinokourov. C’erano pure delle belle coppie di medesimo team, un fattore assai favorevole per la riuscita delle evasioni: il belga della BMC era spalleggiato da Frank, Cataldo faceva da gregario a un buon Pineau, Garate e Ten Dam si proponevano come supporto di qualità e quantità per la Rabobank di un Gesink ancora una volta carente. Segnaliamo per la cronaca la coraggiosa presenza del giovane Damiano Caruso della Liquigas.
Il vantaggio oscilla tra il minuto e i due minuti, gli uomini dell’Omega vanno esaurendosi. Dietro comincia a subentrare la Leopard, perché Gilbert è già pressoché isolato dopo aver spremuto Van den Broeck ed aver conservato solo un già stanco Vanendert. La Katusha che pure aveva in precedenza dato qualche bella frustata con Di Luca per alzare il ritmo e fare corsa dura ha pur sempre davanti Vorganov, la Liquigas appunto Caruso. Solo le due formazioni dei principali favoriti hanno tenuto tutto il proprio potenziale attorno ai leader, e ora lo devono spremere.
Sulla Redoute Fuglsang scandisce dietro, ma davanti uno scatenato Gasparotto si fa tutta la salita in testa, e frammenta i fuggitivi: così facendo però il vantaggio cala molto relativamente, una ventina di secondi appena, rimanendo poco sotto al minuto. Chi si giova di più di questo contesto è molto giustamente Vinokourov, l’unico ad aver orchestrato un piano collettivo di qualche rilievo, ancora circondato da pretoriani solidissimi, potenziali corridori da primi posti si direbbe quasi, come Kreuziger, Iglinsky, Di Gregorio. Monfort partorisce il massimo sforzo nell’avvicinamento alla Rocca dei Falchi, riducendo il gap sulla testa della corsa, che le prime pendenze dell’impervio strappo han ridotto ai soli Gasparotto e Van Avermaet. La variabile fuga è quasi azzerata.
Sulla Rocca, i due eventi fatali: Andy allunga, si slancia in micidiale progressione. Gli resistono unicamente il fratellone e Gilbert.
Dietro, Vinokourov rompe la bici, la cambia con Iglinsky ma è tardi! Vino non potrà più recuperare, e così decade anche la possibilità di avere un’armata Astana al gran completo per mantenere a tiro ed eventualmente riassorbire i falchi fuggiti dalla gabbia. Nell’Astana regna il caos, Gasparotto – faticando assai a tenere il passo dei primi cui pure si era agganciato con Van Avermaet – molla la presa nel terribile falsopiano che corona la Rocca, e preferisce tenersi per aiutare chi dei compagni è in rimonta (cosa che farà, a sigillo di una gara comunque encomiabile). La confusione sotto il cielo è grande, c’è Anton, sì, c’è Kolobnev, ci sono Kreuziger e Nibali, si intravedono Cunego e Samuel Sanchez, c’è anche qualcuno che tira come appunto Gasparotto o Dani Moreno.
La grande confusione però rende la situazione eccellente per i guastatori sublimi, per i sovrumani, quei tre che volano via di comunissimo accordo al di sopra del cielo tempestoso dei “corridori normali”; con l’aggiunta di Van Avermaet a ruota fisso, e in ciò bravissimo, ma, lo possiamo già anticipare, fatalmente staccato alle prime asperità del Sant Nicolas. Il destino ci ha messo del suo, perché con Vinokourov a rullare il tempo alla sua armata interamente dispiegata, la musica avrebbe potuto cambiare (visto anche che dopotutto il distacco ha rasentato il minuto, ma più spesso i venti-trenta secondi): ma al destino si è aggiunto il gesto discriminante, lo scatto, la selezione.
La gara è finita.
I chilometri passano nell’attesa che i due fratelli comincino una sequenza di fucilate alternate, ma l’attesa resta inesaudita. Il giovane Schleck, con l’arroganza che pare caratterizzare tutta la sua formazione, diceva che avrebbe firmato per trovarsi in trio con Gilbert e il fratello alla “salita degli italiani”. Che lì sì, che lì allora, che così certo.
Invece niente. Un timido allungo di Andy che non fa male a nessuno, poi invece una progressione violenta ma controllata, diremmo quasi contenuta, da parte di Philippe, conclusa in scatto appena pennellato: abbastanza per ammansire i due avversari, tra i quali il più in palla pare comunque Frank. Tra il talento non scortato dalla dedizione e dal carattere, e la combinazione inversa, sembra prevalere quest’ultima. Andy è insipido, moscio, si stacca poco prima dello scollinamento. Frank lo attende, Gilbert lascia fare, Andy rientra. Proverà a tirare la volata del comunque più veloce, o meno lento, Frank.
La gara è finita.
La gara è finita da un pezzo, principalmente nell’incapacità della coppia Leopard di infrangere il corso di pensiero dominante imposto da Gilbert. Il più forte ha vinto perché aveva le gambe più forti, sicuramente, ma ai nostri occhi soprattutto perché più forte era il suo animo, il suo carattere, la sua deliberazione, il suo carisma.
Gilbert ha sempre collaborato, sempre. Attentissimo, puntuale, presente. Un vero padrone. Ma non ha mai tentennato di fronte alla possibilità di prolungare senza risparmio l’impari sfida (impari a suo svantaggio in termini strategico-matematici, ma che si scoprirà impari in ben altro direzione nella verità della strada!).
Invece per gli altri due le infinite possibilità tattiche che si sciorinavano lungo gli ultimi venti (venti!) chilometri di Liegi si sono assottigliate, esaurite, impoverite. Fino all’epilogo, quasi patetico: Gilbert che decide come e quando e dove lanciare la propria inarrestabile volata, Andy che malamente cerca di lanciare Frank, e il Vallone che vince per distacco, che si rialza ai meno 100 per esultare, che si volta, che sorride, mentre i fratellini si allargano uno di qua e uno di là, in parata, come damigelle d’onore, per scortare la scia già evaporata del trionfatore.
Resta da dire degli uomini, lì dietro, dei bei promettenti nomi di Kreuziger, Uran e Nibali (4.o, 5.o, 8.o), dell’orgoglio magnifico di Van Avermaet (7.o), del mestiere di Kolobnev e Samuel Sanchez, a cavallo dei dieci. Ma è già “parlare d’altro”, perché la Liegi… “ha già detto tutto”.
Un Vallone per domarli tutti, e ultimi i “re degli elfi” lussemburghesi; un Vallone per ghermirle tutte, le Grandi Classiche che dopo lunga secessione paiono pronte a riunificarsi in un solo impero (che la soluzione alla crisi di governo belga possa essere fare primo ministro
Philippe?).
Gabriele Bugada