GILBERT, TRIS ALL’AMSTEL

aprile 20, 2014 by Redazione  
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, News

Il fuoriclasse belga stacca la concorrenza con una fucilata sul Cauberg, del tutto analoga a quella che gli è valsa il titolo mondiale due anni fa, e conquista in solitaria il terzo successo in carriera nella classica olandese. Il connazionale Vanendert chiude secondo, precedendo Gerrans, Valverde e Kwiatkowski. Gasparotto, assistito da un Nibali in veste di gregario, è ottavo, migliore degli italiani.

23 settembre 2012: Luca Paolini approccia in testa il Cauberg, Vincenzo Nibali prova ad accelerare, Philippe Gilbert rilancia e saluta definitivamente la compagnia, resistendo al disperato tentativo di rimonta di Boasson Hagen per regalarsi l’agognato alloro iridato. Flashforward a diciotto mesi più tardi, e la storia si ripete, quasi identica a se stessa: la Omega Pharma – Quickstep tenta di lanciare l’attacco di Poels, Samuel Sanchez scatta per lanciare l’attacco del compagno (unica variazione sul tema rispetto a due stagioni fa, anche se l’effetto dell’allungo di Nibali fu del tutto analogo), che al momento ideale piazza l’allungo. Gerrans, come Kolobnev al Campionato del Mondo, dà per qualche istante l’illusione di poter resistere, ma bastano poche pedalate per dissolverla. Jelle Vanendert, forse un po’ troppo timido sul Cauberg, rimonta nel tratto di discesa e pianura, ma non basta a negare al 31enne di Verviers il terzo successo in carriera all’Amstel Gold Race, nonché secondo della campagna del Nord in corso, dopo quello alla Freccia del Brabante.
A tre giorni dalla Freccia Vallone e a sette dalla Liegi-Bastogne-Liegi, per le quali Gilbert diviene ora il naturale favorito, le più serie minacce alla supremazia dell’ex iridato non sono arrivate dagli avversari più quotati, tutti disposti ad attendere il confronto diretto sull’ultima ascesa e facilmente domati, bensì dai ben meno accreditati attaccanti emersi nell’arco della corsa, inclusi i fuggitivi della prima ora: Preben Van Hecke, evaso dopo una decina di chilometri, in compagnia di Alexey Lutsenko, Matej Mohoric, Pim Ligthart, Manuel Belletti, Pirmin Lang, James Vanlandschoot e Nicola Boem, e Christophe Riblon, unitosi agli otto in un secondo tempo, assieme a Rory Sutherland, si sono infatti presentati al penultimo passaggio sotto lo striscione d’arrivo, a 18 km dal termine, con quasi due dei sedici minuti accumulati nelle battute iniziali, dopo aver perso quasi nulla sulle due salite precedenti. La sensazione che i big potessero essere beffati cominciava a farsi strada, specie alla luce dell’incapacità di ricucire di un più blasonato drappello di contrattaccanti, lanciato da Thomas Voeckler ad una quarantina di chilometri dal traguardo. Tra i compagni di viaggio del francese, però, c’era chi giocava a nascondersi, come dimostrato dalla stoica resistenza opposta al ricongiungimento da Van Avermaet e Fuglsang, autori di un estremo contrattacco con il quale hanno dimostrato riserve di energia forse insospettabili, ma sicuramente utilizzabili con maggior raziocinio.
I due hanno raggiunto i due battistrada in vista del Bemelerberg, penultimo strappo di giornata, sul quale un terzetto guidato da Giampaolo Caruso si è a sua volta riportato sulla testa della corsa, ma solo per essere a sua volta inghiottito dal plotone una manciata di metri più avanti.
Come da recente tradizione, l’Amstel si è così risolta in un corpo a corpo sul Cauberg tra i favoriti, dai quali erano stati tuttavia depennati nomi del calibro di Purito Rodriguez e Daniel Martin, entrambi costretti al ritiro da due brutte cadute. Nibali, rimasto al coperto ben più di quanto ci abbia abituati a vedere, si è incaricato di pilotare al comando Enrico Gasparotto, ultimo italiano ad imporsi su queste strade (due anni fa), ma l’ex campione d’Italia non ha avuto la forza di tenere il passo dei migliori, dovendosi alla fine accontentare di un’ottava piazza. Un risultato comunque sufficiente ad affermarsi come migliore di una pattuglia italiana che non cessa più di deludere, a partire da un Cunego tanto pieno di ambizioni e parole alla vigilia quanto vuoto di energie nel momento clou.
Detto della doppietta belga, sono piaciuti Simon Gerrans, terzo al traguardo e ultimo ad arrendersi sul Cauberg, e un Michal Kwiatkowski, quinto, i cui limiti rimangono ancora tutti da esplorare anche su queste strade; meno bene – considerate le diverse aspettative – Valverde, quarto, battuto nettamente nel testa a testa più atteso, malgrado la classica corsa d’attesa in vista del duello decisivo. In top 10, oltre al già menzionato Gasparotto, Geschke, Mollema, Moreno e un sorprendente Arashiro, in un corsa nella quale l’attendismo generale, attestato dal foltissimo gruppo presentatosi compatto agli ultimi 3 km, ha comunque favorito risultati inattesi.
Il secondo capitolo del trittico ardennese andrà in scena mercoledì, con una Freccia Vallone la cui fisionomia, orientata ad una sfida di massa sul Mur de Huy, sembra l’ideale per un bis di Philippe Gilbert.

Matteo Novarini

ORDINE D’ARRIVO

1 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team 6:25:57
2 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Belisol 0:00:05
3 Simon Gerrans (Aus) Orica Greenedge 0:00:06
4 Alejandro Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team
5 Michal Kwiatkowski (Pol) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
6 Simon Geschke (Ger) Team Giant-Shimano 0:00:10
7 Bauke Mollema (Ned) Belkin Pro Cycling Team
8 Enrico Gasparotto (Ita) Astana Pro Team
9 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Team Katusha
10 Yukiya Arashiro (Jpn) Team Europcar 0:00:12
11 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
12 Michael Matthews (Aus) Orica Greenedge
13 Davide Rebellin (Ita) CCC Polsat Polkowice
14 Fabian Wegmann (Ger) Garmin Sharp
15 Anthony Roux (Fra) FDJ.fr
16 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
17 Rui Alberto Faria Da Costa (Por) Lampre-Merida
18 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo
19 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha 0:00:21
20 Tom Dumoulin (Ned) Team Giant-Shimano
21 Tom Jelte Slagter (Ned) Garmin Sharp
22 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin Pro Cycling Team
23 Arnold Jeannesson (Fra) FDJ.fr
24 Frank Schleck (Lux) Trek Factory Racing 0:00:23
25 Thomas Voeckler (Fra) Team Europcar 0:00:36
26 Paul Martens (Ger) Belkin Pro Cycling Team
27 Cyril Gautier (Fra) Team Europcar
28 Eduard Vorganov (Rus) Team Katusha
29 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
30 Fabio Felline (Ita) Trek Factory Racing
31 Marco Marcato (Ita) Cannondale
32 Enrico Barbin (Ita) Bardiani-CSF
33 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale
34 Diego Ulissi (Ita) Lampre-Merida
35 Alex Howes (USA) Garmin Sharp
36 Stefan Denifl (Aut) IAM Cycling
37 Chris Anker Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo
38 Bob Jungels (Lux) Trek Factory Racing
39 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
40 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
41 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale 0:01:01
42 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
43 Ben Hermans (Bel) BMC Racing Team
44 Dominik Nerz (Ger) BMC Racing Team
45 Davide Malacarne (Ita) Team Europcar
46 Jan Bakelants (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
47 Dennis Vanendert (Bel) Lotto Belisol
48 Kristijan Durasek (Cro) Lampre-Merida
49 Alessandro De Marchi (Ita) Cannondale
50 Damiano Cunego (Ita) Lampre-Merida

Il decisivo attacco di Gilbert sul Cauberg (foto Bettini)

Il decisivo attacco di Gilbert sul Cauberg (foto Bettini)

A ROUBAIX TRIONFA L’OMEGA SBAGLIATO: ASSOLO DI TERPSTRA

aprile 13, 2014 by Redazione  
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, News

L’olandese si impone in solitaria dopo aver staccato il gruppetto dei favoriti a 7 km dal traguardo. Grande equilibrio tra i big, incapaci di fare la differenza, e beffati alla fine da un outsider di lusso. Piazza d’onore a John Degenkolb, davanti ad un Cancellara meno brillante di una settimana fa. Sesto posto per Sagan. Solo decimo Boonen, grande animatore della corsa negli ultimi 80 km. Prova da applausi di Wiggins, nono.

Non si può forse parlare di grande sorpresa nel commentare la prima Parigi – Roubaix in carriera di Niki Terpstra, già 5° e 3° nelle ultime due edizioni e due volte 6° al Giro delle Fiandre. È però indubbio che, nelle gerarchie Omega Pharma, il nome dell’olandese venisse fra il secondo e il quarto posto, dietro senz’altro a quello di Tom Boonen, e più o meno alla pari di quelli di Stybar e Vandenbergh, il migliore sette giorni fa; valori peraltro non troppo dissimili da quelli emersi sulle pietre, ed in particolare sul Carrefour de l’Arbre, dove il quasi 30enne di Beverwijk sembrava aver perso definitivamente il treno giusto, restando invischiato in un gruppetto inseguitore ripescato in extremis dalla poca collaborazione fra i battistrada.
Al termine di una corsa senza padrone come mai negli ultimi anni, un gruppetto di undici uomini si è così presentato compatto alle porte di Roubaix, preannunciando la volata più folta della storia recente. Lo sprint avrebbe trovato il suo naturale favorito in John Degenkolb, forte peraltro del supporto di Bert De Baecker. A 7 km dalla conclusione, la Omega, forte di tre uomini (Boonen, Terpstra e Stybar), ha però provato a far valere la propria superiorità numerica, trovando sorprendentemente lo spunto giusto al primo tentativo: nessuno ha avuto la prontezza e la forza di agganciarsi immediatamente alla ruota dell’olandese, e il tempo necessario a rendersi conto che mai De Baecker sarebbe riuscito a rintuzzare l’attacco aveva già regalato al leader il margine per resistere fino al Velodromo.
Benché il successo non sia arrivato con l’uomo più accreditato, sarebbe stato impossibile trovare una squadra più meritevole di quella belga, i cui tentativi di far saltare la gara sono cominciati già a quasi 80 km dall’arrivo.
Fin lì, ad animare la corsa avevano provveduto David Boucher, Kenny de Haes, Andreas Schillinger, Michael Kolar, Clément Koretzky, Benoit Jarrier, Tim De Troyer e John Murphy, promotori della fuga della prima ora, oltre alle usuali forature e guai meccanici che avevano rallentato, ormai in vista della Foresta di Arenberg, Van Avermaet prima e Sagan poi. Il passaggio più suggestivo dell’Inferno del Nord ha dimezzato gli attaccanti, frenando con forature Koretzky e de Haes e lanciando in testa i soli Schillinger, Murphy, De Troyer e Jarrier, mentre un analogo contrattempo comprometteva la gara di Kristoff; soltanto una quindicina di chilometri più tardi, però, dopo l’ormai tradizionale incidente del passaggio a livello abbassato (vittima Boucher) e una caduta senza conseguenze di Cancellara, i grossi calibri sono entrati in scena. Ad accendere la miccia sono stati Boonen e Terpstra, trovando la cooperazione di Greg Van Avermaet, prima di due ulteriori allunghi di Hushovd.
Una dozzina di uomini hanno approfittato del caos per guadagnare una manciata di secondi, prima che un secondo e più deciso tentativo di Boonen, nel tratto di Beauvry-la-Forêt à Orchies, desse il là alla prima azione davvero significativa del giorno: il quattro volte vincitore della Roubaix ha raggiunto in poche pedalate gli uomini di testa, per poi insistere ed andarsene in compagnia dei soli Ladagnous, Gaudin, De Baecker, Martinez e Thomas. Quest’ultimo è stato il solo ad offrire collaborazione al belga, che ha così optato per un’ulteriore accelerazione nella sezione di pavé di Auchy-les-Orchies à Bersée, con la quale si è sbarazzato dei passivi Ladagnous e Gaudin, mentre da dietro rinvenivano un iperattivo Hushovd e Bram Tankink.
Il sestetto, malgrado un accordo incerto, ha sfiorato i 50’’ di margine, prima di cominciare a soccombere all’inseguimento di Trek e Belkin. Vanmarcke, Van Avermaet, Cancellara e Boom hanno tentato di reagire in prima persona nel tratto di Pont-Thibaut à Ennevelin, ad una quarantina di chilometri dal termine, ma senza riuscire a selezionare significativamente il gruppo. Sagan ha così provato ad avvantaggiarsi nel tratto in asfalto successivo, portandosi dietro un Maarten Wynants non di grande aiuto, ma riuscendo ugualmente a ricucire sui battistrada dopo una dozzina di chilometri di caccia.
Con il gruppo ormai ad un pugno di metri dalla testa della corsa, lo slovacco ha allungato nuovamente in vista del settore di Camphin-en-Pévèle, mettendo da parte quella quindicina di secondi che gli ha consentito di uscire dal successivo Carrefour de l’Arbre in compagnia di Vanmarcke, Cancellara, Degenkolb e Stybar, i più veloci nel passaggio chiave della corsa.
Il quintetto, assortito di passisti formidabili, è stato però rallentato dalla presenza di un corridore molto stanco (Sagan) e di un velocista del calibro di Degenkolb, che obbligava i compagni d’avventura a ragionare sul modo migliore per scongiurare la volata. I tentennamenti hanno così consentito il recupero di un sestetto pilotato da un superlativo Bradley Wiggins, comprendente, oltre al futuro vincitore, Sebastian Langeveld e gli stremati Boonen, Thomas e De Baecker. Il ricongiungimento si è materializzato ai -9, due chilometri prima dello scatto che ha deciso la 112a edizione della regina delle classiche.
20’’ dopo l’arrivo di Terpstra, Degenkolb ha prevedibilmente vinto la volata per il secondo posto, ignorato dall’inqualificabile regia francese, che ha battezzato invece un drappello in lotta per la dodicesima piazza. Un risultato amaro per il tedesco, il cui braccio alzato dopo l’arrivo obbliga per di più a sospettare che non sapesse della presenza dell’olandese poco più avanti.
Fabian Cancellara, apparso molto meno brillante rispetto al Fiandre di domenica scorsa, si è comunque garantito una terza piazza sufficiente a renderlo il primo uomo nella storia capace di cogliere tre podi nelle prime tre classiche monumento in tre diverse stagioni. Vanmarcke, forse il più forte di tutti sul pavé, si deve quest’anno accontentare del quarto posto, davanti a Stybar e ad un Sagan che ha comunque dimostrato di poter puntare anche alla Roubaix negli anni a venire. Thomas e Langeveld hanno chiuso in settima e ottava piazza rispettivamente, davanti a Wiggins e Boonen, entrambi da applaudire – per motivi diversi – ben al di là del mero risultato.
Non pervenuti, ancora una volta, i corridori italiani, con Paolini e Pozzato – migliore dei nostri, con un 50° posto a quasi 7’ da Terpstra – penalizzati da forature e cadute assortite. Il primo successo tricolore del terzo millennio sulle pietre francesi sembra ancora molto lontano.

Matteo Novarini

ORDINE D’ARRIVO

1 Niki Terpstra (Ned) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 6:09:01
2 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Shimano 0:00:20
3 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing
4 Sep Vanmarcke (Bel) Belkin-Pro Cycling Team
5 Zdenek Stybar (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
6 Peter Sagan (Svk) Cannondale
7 Geraint Thomas (GBr) Team Sky
8 Sebastian Langeveld (Ned) Garmin Sharp
9 Bradley Wiggins (GBr) Team Sky
10 Tom Boonen (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
11 Bert De Backer (Bel) Team Giant-Shimano 0:00:26
12 Arnaud Demare (Fra) FDJ.fr 0:00:47
13 Bernhard Eisel (Aut) Team Sky
14 Sébastien Turgot (Fra) AG2R La Mondiale
15 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
16 Stijn Vandenbergh (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
17 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
18 Jos van Emden (Ned) Belkin-Pro Cycling Team
19 Thor Hushovd (Nor) BMC Racing Team 0:01:05
20 Jean-Pierre Drucker (Lux) Wanty – Groupe Gobert
21 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
22 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
23 Sébastien Minard (Fra) AG2R La Mondiale
24 Yannick Martinez (Fra) Team Europcar
25 Jens Keukeleire (Bel) Orica GreenEdge
26 Bram Tankink (Ned) Belkin-Pro Cycling Team
27 Steve Chainel (Fra) AG2R La Mondiale
28 Adrien Petit (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:02:55
29 Mitchell Docker (Aus) Orica GreenEdge
30 Taylor Phinney (USA) BMC Racing Team
31 Luke Rowe (GBr) Team Sky
32 Matthieu Ladagnous (Fra) FDJ.fr
33 Laurens De Vreese (Bel) Wanty – Groupe Gobert
34 Michael Schär (Swi) BMC Racing Team
35 Nikolay Trusov (Rus) Tinkoff-Saxo
36 Kristijan Koren (Slo) Cannondale
37 Lars Boom (Ned) Belkin-Pro Cycling Team 0:02:59
38 Johan Vansummeren (Bel) Garmin Sharp
39 Maarten Wynants (Bel) Belkin-Pro Cycling Team
40 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
41 Mathew Hayman (Aus) Orica GreenEdge 0:04:14
42 Maciej Bodnar (Pol) Cannondale 0:05:48
43 Alexandre Pichot (Fra) Team Europcar 0:06:42
44 Roger Kluge (Ger) IAM Cycling
45 Benoit Jarrier (Fra) Bretagne – Seche Environnement
46 Yauheni Hutarovich (Blr) AG2R La Mondiale
47 Gediminas Bagdonas (Ltu) AG2R La Mondiale
48 Brice Feillu (Fra) Bretagne – Seche Environnement 0:06:44
49 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
50 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida

Niki Terpstra alza le braccia nel Velodromo di Roubaix (foto AFP)

Niki Terpstra alza le braccia nel Velodromo di Roubaix (foto AFP)

CANCELLARA RECORD: TERZO FIANDRE

aprile 6, 2014 by Redazione  
Filed under 3) GIRO DELLE FIANDRE, News

Lo svizzero piega in volata Van Avermaet, Vanmarcke e Vandenbergh e raggiunge Magni, Buysse, Leman, Museeuw e Boonen in vetta alla classifica dei plurivincitori della Ronde, a quota tre. Decisivo l’attacco sull’Oude Kwaremont. Quinta piazza per Kristoff, davanti a Terpstra e ad un Boonen in crescita rispetto alle ultime uscite. Grande deluso del giorno Peter Sagan. Nessun italiano nei dieci.

Non è stato probabilmente il miglior Cancellara quello visto al 98° Giro delle Fiandre, e forse, a 33 anni suonati, non sarebbe neppure legittimo attendersi di rivedere il mostro che toglieva di ruota gli avversari in pianura, nei tratti in asfalto, e vinceva Fiandre e Roubaix dopo azioni solitarie di 50 km. Uno Spartacus un po’ invecchiato e tatticamente meno spavaldo è tuttavia ancora sufficiente a mettere in fila i più giovani rivali, come hanno appreso a proprie spese Greg Van Avermaet, Stijn Vandenbergh e Sep Vanmarcke, giunti sul traguardo di Oudenaarde in compagnia dell’elvetico. Per la prima volta in carriera, Cancellara ha saputo strappare il Fiandre con la cattiveria e la tenacia, regolando allo sprint tre corridori dimostratisi al suo livello sui diciassette muri in programma, anziché con quella superiorità schiacciante che aveva permesso gli assoli del 2010 e dello scorso anno.
Prima della volata, le strade fiamminghe erano state teatro del solito spettacolo di prim’ordine, sia pur guastato da una sequenza di cadute dalle conseguenze anche serie, e non soltanto per i corridori coinvolti. Ancora nel primo terzo di gara, infatti, quando Stig Broeckx, Davide Appollonio, Daryl Impey, Raymond Kreder, Wesley Kreder, Alexander Kuschynski, Andrea Palini, Taylor Phinney, James Vanlandschoot, Jelle Wallays e Romain Zingle alimentavano una fuga troppo numerosa perché il gruppo le concedesse più di cinque minuti e spiccioli di margine, Johan Vansummeren è finito a terra dopo un rovinoso impatto con una spettatrice, dando il là ad una caduta che ha marginalmente coinvolto anche Sep Vanmarcke. Il vincitore della Parigi-Roubaix 2011 è stato costretto al ritiro, ma ancor peggio è andata alla donna, attualmente ricoverata in ospedale, in gravi condizioni.
Poco prima, erano stati Luke Durbridge, secondo all’ultima Tre Giorni di La Panne, e Jurgen Roelandts, terzo nel 2013, a dover abbandonare, mentre, appena superata la soglia di metà gara, la Trek ha visto Yarolsav Popovych alzare bandiera bianca e Stijn Devolder inaugurare una serie di capitomboli che avrebbe funestato la sua partecipazione.
Con l’avvicinarsi delle salite chiave della corsa, Impey, Broeckx, Zingle, Vanlandschoot, Phinney e Kuschynski salutavano il resto del drappello di testa, dal quale già aveva perso contatto uno sfortunato Davide Appollonio, rallentato da una foratura. In contemporanea, il gruppo cominciava a scuotersi, con gli allunghi di Damien Gaudin sul Kaperij e del trio Quinziato-Eisel-Trentin sul Kanarieberg, ad una settantina di chilometri dal termine.
Il secondo passaggio sul Kwaremont, dopo 205 km di gara, vedeva Impey selezionare ulteriormente il gruppetto al comando, portandosi dietro i soli Broeckx e Phinney, mentre Van Bilsen riusciva a rientrare sui contrattaccanti. Ad animare la corsa, però, erano ancora una volta Devolder e i suoi incontri ravvicinati con l’asfalto fiammingo, l’ultimo dei quali avvenuto dopo uno spettacolare tamponamento ad un malcapitato uomo BMC, intento ad offrire la propria ruota a Van Avermaet a bordo strada.
Per vedere i grossi calibri all’opera, come previsto, si doveva attendere il Koppenberg, teatro dell’azione di squadra della Omega Pharma: Boonen e Terpstra hanno cambiato passo, andando a raggiungere quel che restava della fuga della prima ora, e testando le capacità di risposta degli avversari, fra i quali si lasciavano preferire Cancellara, Vanmarcke, Sagan e Degenkolb, oltre all’altro Omega Stybar.
La prima selezione è stata vanificata dalla successiva discesa, ma l’offensiva Omega non si è arrestata, con Vandenbergh pronto a dar vita ad un ulteriore tentativo, insieme a Devenyns e Boasson Hagen. Van Avermaet, già costretto ad uno sforzo extra per rientrare dopo l’incidente di cui si diceva poco sopra, era il più pronto a lanciarsi all’inseguimento, raggiungendo il terzetto sulle rampe del Taaienberg. Cancellara si trovava così costretto alla replica, riportandosi sui quattro e dando vita ad un drappello di tredici, comprendente anche Sagan, Boonen, Terpstra, Stybar, Minard, Leukemans, Degenkolb e Vanmarcke.
Come spesso avviene in corse ricche di passaggi da circoletto rosso, la fuga buona (o meglio, una metà) è partita in un tratto interlocutorio, allorché Van Avermaet e Vandenbergh, a 31 km dall’arrivo, hanno allungato in una delle rare sezioni di respiro offerte dal tracciato. I favoriti hanno titubato, al punto da consentire a Sorensen di chiudere in solitaria un buco di oltre quaranta secondi, per poi assistere – dopo una breve sfuriata di Sagan sul Kruisberg – al rientro di un’altra quindicina di uomini in vista dell’ultima ascesa al Kwaremont. Solo una trenata di Bodnar, appena riportatosi sotto, ha evitato che il vantaggio dei due al comando e di Leukemans, avvantaggiatosi in terza posizione, si dilatasse irrimediabilmente. Il forcing Cannondale ha però di fatto spianato la strada agli attacchi di Kristoff prima e Cancellara poi, con il solo Vanmarcke capace di accodarsi all’elvetico, mentre Sagan veniva ancora una volta respinto nel momento chiave, rimandando per l’ennesima volta l’appuntamento con la prima classica monumento in carriera.
La manciata di secondi tra la coppia appena formatasi e quella di testa sono stati colmati fra salita e discesa del Paterberg, malgrado un breve tentativo di assolo da parte di Van Avermaet, e il neo-quartetto ha trovato in extremis la collaborazione necessaria a scongiurare il rientro di Kristoff, che si sarebbe automaticamente trasformato nell’uomo da battere allo sprint.
Soltanto alle porte di Oudenaarde con gli avversari ormai definitivamente tagliati fuori, i battistrada hanno cominciato a studiarsi e scattarsi reciprocamente in faccia, senza riuscire tuttavia a scongiurare un epilogo in volata. Cancellara, a differenza di tante altre volte, è stato il più saggio nella gestione del finale, riuscendo a presentarsi sul rettilineo d’arrivo in coda al quartetto, nella posizione ideale per lanciare lo sprint. Van Avermaet, l’avversario più pericoloso, non ha invece saputo evitare di approcciare gli ultimi 200 metri in testa, vedendo sfilare alla propria sinistra la sagoma dello svizzero, lanciato verso un terzo successo che lo issa in vetta alla lista dei plurivincitori del Fiandre, in coabitazione con Fiorenzo Magni, Achiel Buysse, Eric Leman, Johan Museeuw e Tom Boonen.
Il generosissimo capitano BMC si è dovuto accontentare della piazza d’onore, con Vanmarcke a completare il podio e Vandenbergh relegato al legno. Kristoff e Terpstra, 5° e 6°, hanno preceduto un Boonen in crescita, ma ancora lontano dalla condizione dei giorni migliori, e probabilmente troppo in ritardo per pensare ad un riscatto alla Parigi-Roubaix. Addirittura fuori dai dieci Sagan, così come la modesta pattuglia italiana.
Fra sette giorni, Cancellara potrà andare in caccia di un altro primato: vincendo la quarta Roubaix, salirebbe in testa anche alla classifica dei plurivincitori dell’Inferno del Nord, al fianco di De Vlaeminck e Boonen.

Matteo Novarini

ORDINE D’ARRIVO

1 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing 6:15:18
2 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
3 Sep Vanmarcke (Bel) Belkin Pro Cycling Team
4 Stijn Vandenbergh (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
5 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 0:00:08
6 Niki Terpstra (Ned) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:00:18
7 Tom Boonen (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:00:35
8 Geraint Thomas (GBr) Team Sky 0:00:37
9 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:00:41
10 Sebastian Langeveld (Ned) Garmin Sharp 0:00:43
11 Vincent Jerome (Fra) Team Europcar 0:01:12
12 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
13 Nicki Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo 0:01:15
14 Dries Devenyns (Bel) Team Giant-Shimano 0:01:19
15 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Shimano 0:01:25
16 Peter Sagan (Svk) Cannondale
17 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida
18 Zdenek Stybar (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
19 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
20 Sébastien Minard (Fra) AG2R La Mondiale
21 Yoann Offredo (Fra) FDJ.fr
22 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
23 Tony Gallopin (Fra) Lotto Belisol
24 Laurens De Vreese (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:01:35
25 Oscar Gatto (Ita) Cannondale 0:01:41
26 Iljo Keisse (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:01:43
27 Lloyd Mondory (Fra) AG2R La Mondiale
28 Steve Chainel (Fra) AG2R La Mondiale
29 Ignatas Konovalovas (Ltu) MTN – Qhubeka
30 Bram Tankink (Ned) Belkin Pro Cycling Team
31 Jan Barta (Cze) Team NetApp – Endura
32 Bradley Wiggins (GBr) Team Sky
33 Andrey Amador Bakkazakova (CRc) Movistar Team
34 Maarten Wynants (Bel) Belkin Pro Cycling Team
35 Zico Waeytens (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
36 Luca Paolini (Ita) Team Katusha 0:03:52
37 Jens Keukeleire (Bel) Orica Greenedge
38 Maciej Bodnar (Pol) Cannondale
39 Alexandre Pichot (Fra) Team Europcar
40 Taylor Phinney (USA) BMC Racing Team 0:04:12
41 Fabio Sabatini (Ita) Cannondale
42 Stig Broeckx (Bel) Lotto Belisol
43 Jos Van Emden (Ned) Belkin Pro Cycling Team
44 Guillaume Van Keirsbulck (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
45 Mirko Selvaggi (Ita) Wanty – Groupe Gobert
46 Silvan Dillier (Swi) BMC Racing Team
47 Tyler Farrar (USA) Garmin Sharp
48 Cyril Lemoine (Fra) Cofidis, Solutions Credits
49 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
50 Sébastien Turgot (Fra) AG2R La Mondiale

Fabian Cancellara taglia davanti a tutti il traguardo del Giro delle Fiandre (foto AFP)

Fabian Cancellara taglia davanti a tutti il traguardo del Giro delle Fiandre (foto AFP)

POCO SPETTACOLO, TANTE CADUTE: GAND A DEGENKOLB

marzo 30, 2014 by Redazione  
Filed under 2) GAND - WEVELGEM, News

Al termine di una corsa poco entusiasmante, animata soprattutto dalle tante cadute nel finale, una volata di gruppo incorona John Degenkolb, capace di battere Arnaud Démare e il favorito Peter Sagan, partito troppo lungo. Buoni segnali da parte di Cancellara, Van Avermaet e Vanmarcke; ancora opaco Tom Boonen. Neutralizzato in vista dell’ultimo chilometro un tentativo di Devolder, Amador e Dillier.

È stata una Gand-Wevelgem quanto mai secondo copione quella che ha definitivamente inserito John Degenkolb tra gli uomini da battere al Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix, dopo la buona prova di Harelbeke, sporcata dalla défaillance al momento dell’attacco di Sagan. Su un tracciato meno selettivo rispetto a due giorni fa, interpretato guardingamente dai favoriti, con la testa forse già rivolta ai muri di domenica prossima, il 25enne di Gera ha colto il quinto successo del suo brillante avvio di stagione, il primo non in terra francese (tre tappe al Giro del Mediterraneo e una alla Parigi – Nizza le prime quattro affermazioni), diventando il terzo tedesco ad iscriversi all’albo d’oro della Gand, dopo Andreas Klier e Marcus Burghardt.
A conti fatti, la sfida più ardua per Degenkolb è stata superare indenne la seconda ed ultima scalata del Kemmelberg, ad una quarantina di chilometri dal traguardo, unico frangente di vera battaglia in una corsa per il resto alquanto sonnolenta. Mentre Manuele Boaro distanziava Sebastian Lander, Marcel Aregger, Jaco Venter e Frederik Veuchelen, con i quali aveva condiviso circa 180 km di fuga e un vantaggio massimo di oltre dieci minuti, Sep Vanmarcke tentava infatti l’unico attacco illustre di giornata, mettendo a dura prova la resistenza di un gruppo nel quale il teutonico sembrava fra i più reattivi, insieme ad un Van Avermaet sempre più temibile per le prossime settimane, e ai soliti Sagan e Cancellara.
Il drappello così formatosi al comando ha avuto però vita breve, venendo ben presto fagocitato dal recupero di un gruppo ben più folto, comprendente – fra gli altri – anche un Tom Boonen che continua a sembrare lontanissimo da una gamba compatibile con propositi di vittoria a Fiandre e Roubaix. Boaro è stato a sua volta raggiunto poco più tardi, e quando anche il Monteberg è stato scavalcato senza scosse per l’ultima volta, è apparso scontato l’epilogo allo sprint.
Gli scatti tentati da qualche coraggioso ad una ventina di chilometri dal traguardo sembravano buoni al più per tener desto qualche spettatore in poltrona, ma forse proprio per via di questa impressione – condivisa probabilmente da una grossa fetta del gruppo – una di queste azioni suicide è andata vicinissima a guastare la festa ai velocisti. Merito di Silvan Dillier, svizzero classe 1990, che già ad una sessantina di chilometri dall’arrivo aveva allungato in compagnia di Mondory, Grivko e Parrinello, senza sopravvivere più di qualche minuto in avanscoperta. Il sostegno, questa volta, è venuto da Andrey Amador e Stijn Devolder, e il terzetto così compostosi è riuscito a raggranellare un margine di quasi 40’’, rimasto quindi oltre il mezzo minuto fino a 8 km dal termine.
La tendenza favorevole agli attaccanti si è paradossalmente invertita proprio in corrispondenza dell’evento che avrebbe dovuto vanificare definitivamente gli sforzi degli inseguitori: Greipel – divenuto ormai l’uomo da battere -, Farrar e Thomas sono finiti sull’asfalto, proseguendo una sequenza di cadute che aveva già costretto al ritiro Stannard, caduto in un fosso a 60 km dal traguardo, e tagliato fuori Pozzato e Paolini, poco prima degli ultimi due muri, oltre a colpire un Van Avermaet capace comunque di rientrare senza conseguenze.
Le esclusioni eccellenti hanno forse ringalluzzito le squadre dei velocisti superstiti, che hanno cominciato a rincorrere con ritrovato vigore, fino a neutralizzare definitivamente l’attacco del trio a 1300 metri dal traguardo.
Un’ennesima caduta a centro gruppo negli ultimi 500 metri non ha alterato più di tanto l’andamento di uno sprint lanciato da Peter Sagan, con potenza eguagliata solo dalla scelleratezza del tempismo. Lo slovacco ha resistito al comando più di quanto il 99% dei colleghi possa anche solo sperare di fare, ma le gambe hanno presentato il conto agli 80 metri finali, quando John Degenkolb lo ha saltato a centro strada, resistendo al contempo alla rimonta di Arnaud Démare, fermatosi ad una ruota scarsa dal sorpasso.
Un Vanmarcke ancora molto generoso, come venerdì ad Harelbeke, ha chiuso ai piedi del podio, raccogliendo comunque indicazioni incoraggianti in vista del Fiandre e di quella Roubaix che dodici mesi fa contese fin nel Velodromo ad un grande Cancellara. Subito alle sue spalle si è piazzato Tom Boonen, il cui 5° posto non basta a fugare i dubbi che aleggiano su di lui dopo l’opaca prestazione di due giorni fa e le difficoltà incontrate quest’oggi sul Kemmelberg. Van Asbroeck, Tsaevich, Hutarovich, Hushovd e Roelandts hanno completato una top 10 ancora tabù per i colori italiani.

Matteo Novarini

ORDINE D’ARRIVO

1 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Shimano 5:34:37
2 Arnaud Demare (Fra) FDJ.fr
3 Peter Sagan (Svk) Cannondale
4 Sep Vanmarcke (Bel) Belkin-Pro Cycling Team
5 Tom Boonen (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
6 Tom Van Asbroeck (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
7 Alexey Tsatevich (Rus) Team Katusha
8 Yauheni Hutarovich (Blr) AG2R La Mondiale
9 Thor Hushovd (Nor) BMC Racing Team
10 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Belisol
11 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha
12 Sam Bennett (Irl) Team NetApp – Endura
13 Bryan Coquard (Fra) Team Europcar
14 Lloyd Mondory (Fra) AG2R La Mondiale
15 Matteo Trentin (Ita) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
16 Cyril Lemoine (Fra) Cofidis, Solutions Credits
17 Gerald Ciolek (Ger) MTN – Qhubeka
18 Daniele Bennati (Ita) Tinkoff-Saxo
19 Boy van Poppel (Ned) Trek Factory Racing
20 Zdenek Stybar (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
21 Juan Jose Lobato Del Valle (Spa) Movistar Team
22 Taylor Phinney (USA) BMC Racing Team
23 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
24 Bernhard Eisel (Aut) Team Sky
25 Sacha Modolo (Ita) Lampre-Merida
26 Yoann Offredo (Fra) FDJ.fr
27 Jean-Pierre Drucker (Lux) Wanty – Groupe Gobert
28 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
29 Kristian Sbaragli (Ita) MTN – Qhubeka 0:00:04
30 Davide Cimolai (Ita) Lampre-Merida 0:00:06
31 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Shimano
32 Michael Schär (Swi) BMC Racing Team 0:00:09
33 Oscar Gatto (Ita) Cannondale 0:00:10
34 Sébastien Turgot (Fra) AG2R La Mondiale
35 Mirko Selvaggi (Ita) Wanty – Groupe Gobert 0:00:16
36 Romain Zingle (Bel) Cofidis, Solutions Credits
37 Jens Keukeleire (Bel) Orica GreenEdge 0:00:19
38 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing
39 Tony Gallopin (Fra) Lotto Belisol
40 Grégory Rast (Swi) Trek Factory Racing
41 Imanol Erviti Ollo (Spa) Movistar Team
42 Vladimir Gusev (Rus) Team Katusha
43 Francesco Gavazzi (Ita) Astana Pro Team
44 Michael Morkov (Den) Tinkoff-Saxo
45 Dylan van Baarle (Ned) Garmin Sharp
46 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
47 Christian Knees (Ger) Team Sky
48 Steve Chainel (Fra) AG2R La Mondiale
49 Damien Gaudin (Fra) AG2R La Mondiale
50 Bram Tankink (Ned) Belkin-Pro Cycling Team

John Degenkolb conquista la prima Gand-Wevelgem in carriera (foto AFP)

John Degenkolb conquista la prima Gand-Wevelgem in carriera (foto AFP)

FRANANO ANCHE I FAVORITI: SANREMO A KRISTOFF

marzo 23, 2014 by Redazione  
Filed under 1) MILANO - SANREMO, News

Il norvegese si impone allo sprint sul traguardo della Classicissima, conquistando il successo più prestigioso in carriera davanti a Fabian Cancellara e Ben Swift. Soltanto 5° e 10° gli uomini da battere, Mark Cavendish e Peter Sagan. Coraggioso ma vano tentativo di Nibali sulla Cipressa, neutralizzato ai piedi del Poggio.

È ancora un nome a sorpresa, per il quarto anno consecutivo, a conquistare la prima classica monumento della stagione: a Goss, Gerrans e Ciolek succede nell’albo d’oro Alexander Kristoff, 26enne norvegese che vantava quali vittoria di maggior rilievo, fino ad oggi, la quinta tappa del Tour de Suisse 2013. Un successo inatteso ma non per questo immeritato o casuale; al contrario, a stupire – quasi più del risultato in sé – è stata la superiorità schiacciante palesata dal vichingo nella volata conclusiva, al cospetto di un Cancellara costretto alla terza piazza d’onore nelle ultime quattro edizioni, di un Cavendish venuto meno proprio sul suo terreno di caccia, e di un Sagan ancora incapace di far sua una corsa sulla carta tagliata su misura per lui.
Lo slovacco, in particolare, si guadagna la palma di grande sconfitto di giornata, specie alla luce di un canovaccio di gara che pareva indicare chiaramente in lui il predestinato al trionfo. Sin dalle prime ore di corsa, la Cannondale si è assunta con autorevolezza la responsabilità dell’inseguimento alla fuga di Bono, de Maar, Tjallingii, Haas, Parrinello, Boem e Barta, nata 4 km dopo il via e in grado di raggiungere i 10’ di margine, e sempre un uomo in verde – l’impagabile De Marchi – è stato il principale artefice della neutralizzazione dell’unico attacco deciso del giorno, quello portato da Vincenzo Nibali sulla Cipressa.
Il siciliano, pur distante dalla miglior condizione – come naturale per chi ha cerchiato sul calendario le date del Tour de France -, ha come sempre dato un senso alla sua partecipazione, promuovendo un’azione che, riscontrando un po’ più di collaborazione in gruppo, avrebbe anche potuto scongiurare il preventivato arrivo a ranghi compatti. I non pochi corridori che avrebbero avuto interesse a giocare di fantasia hanno però preferito attendere non si sa quale altra occasione, e, dopo aver toccato un vantaggio massimo di una cinquantina di secondi e aver sperimentato l’ebbrezza della leadership solitaria, scavalcando de Maar e Tjallingii, ultimi superstiti della fuga del mattino, Nibali è stato costretto alla resa dai 9 km piatti precedenti l’imbocco del Poggio.
Anche grazie alla pioggia e al freddo che hanno accompagnato per il secondo anno consecutivo la Classicissima di Primavera, il plotone si è presentato piuttosto scremato e visibilmente provato ai piedi dell’ultima ascesa, già orfano di atleti quali Ulissi (ritirato), Demare, Gasparotto e Hushovd, oltre che di un Degenkolb che, dopo una foratura, ha dovuto dissipare tutte le energie residue per ritrovare le ruote degli avversari. Appariva lecito, pertanto, immaginare una bagarre accesa sull’ultima possibile rampa di lancio; al contrario, nessuno ha avuto la forza di fare la differenza, o almeno di provarci a fondo: Rast, Battaglin, Gilbert e Van Avermaet, tra gli altri, si sono alternati in allunghi poco convinti, che mai hanno seriamente minacciato le chances degli sprinter.
Dopo un ultimo affondo di Colbrelli, spento a un chilometro e mezzo dal termine, a riprendere definitivamente in mano le operazioni sono state le squadre dei velocisti, ormai troppo stanche e numericamente ridotte, però, per poter garantire una volata lineare. Cavendish, in particolare, è rimasto privo dell’usuale treno, con un Petacchi fuori dai giochi sin dal Capo Berta, mentre Sagan aveva ormai spremuto ogni barlume di energia dai compagni, e forse anche da se stesso.
Gilbert ha lanciato una progressione suicida che ha di fatto spianato la strada a quella di Kristoff, Cannonball (5° alla fine) si è spento non appena ha dovuto fare i conti con il vento, Sagan (10°) non ha neppure abbozzato lo sprint, e Cancellara – a dispetto del comprensibile gesto di stizza cui si è abbandonato sul traguardo – non ha mai neppure potuto pensare di mettere in discussione la supremazia del norvegese. Il podio di Swift (3°), la medaglia di legno di Lobato e il 6° posto di Colbrelli, davanti a Stybar, Modolo e Ciolek, completano il quadro di una top 10 impronosticabile.
In attesa di scoprire se il vincitore odierno darà seguito alla tradizione degli ultimi tre predecessori anche nel percorso post-Sanremo, o se la sua Classicissima sarà l’avvio di una stagione di successi, l’ennesima sorpresa darà con ogni probabilità ulteriore slancio all’iniziativa di Mauro Vegni, deciso a rendere più selettiva una corsa che – nella veste 2014 – sembra in effetti richiedere acrobazie per scongiurare volate di gruppo. Il dibattito sulla Pompeiana rimarrà aperto (potrebbero bastare le Manie per rendere meno scontato il finale, e occorrerebbe ricordare che, di per sé, un vincitore inaspettato non squalifica la corsa), ma, dopo una Sanremo che solo gli opinionisti delle TV che ne detengono i diritti hanno potuto (o dovuto) trovare entusiasmante, l’esperimento avrebbe un suo perché.

Matteo Novarini

ORDINE D’ARRIVO

1 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 6:55:56
2 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing
3 Ben Swift (GBr) Team Sky
4 Juan Jose Lobato Del Valle (Spa) Movistar Team
5 Mark Cavendish (GBr) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
6 Sonny Colbrelli (Ita) Bardiani CSF
7 Zdenek Stybar (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
8 Sacha Modolo (Ita) Lampre-Merida
9 Gerald Ciolek (Ger) MTN – Qhubeka
10 Peter Sagan (Svk) Cannondale
11 Ramunas Navardauskas (Ltu) Garmin Sharp
12 Salvatore Puccio (Ita) Team Sky
13 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team
14 Sebastian Langeveld (Ned) Garmin Sharp
15 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin-Pro Cycling Team
16 Yoann Offredo (Fra) Fdj.fr
17 Francisco José Ventoso Alberdi (Spa) Movistar Team
18 Daniele Bennati (Ita) Tinkoff-Saxo
19 Grégory Rast (Swi) Trek Factory Racing
20 Fabio Felline (Ita) Trek Factory Racing
21 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
22 Davide Cimolai (Ita) Lampre-Merida
23 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Belisol
24 André Greipel (Ger) Lotto Belisol
25 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
26 Alexandre Pichot (Fra) Team Europcar 0:00:06
27 Fabian Wegmann (Ger) Garmin Sharp 0:00:07
28 Davide Appollonio (Ita) AG2R La Mondiale 0:00:34
29 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
30 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida 0:00:40
31 Thomas Leezer (Ned) Belkin-Pro Cycling Team 0:00:54
32 Nicki Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo
33 Luca Paolini (Ita) Team Katusha 0:01:12
34 Arnaud Demare (Fra) Fdj.fr 0:01:22
35 Tony Gallopin (Fra) Lotto Belisol
36 Mauro Finetto (Ita) Yellow Fluo
37 Bauke Mollema (Ned) Belkin-Pro Cycling Team 0:01:33
38 Martijn Maaskant (Ned) Unitedhealthcare Professional Cycling Team 0:01:35
39 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Shimano 0:01:54
40 Lloyd Mondory (Fra) AG2R La Mondiale 0:02:09
41 Maarten Tjallingii (Ned) Belkin-Pro Cycling Team 0:02:38
42 Adam Hansen (Aus) Lotto Belisol
43 Enrico Battaglin (Ita) Bardiani CSF 0:03:14
44 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 0:03:15
45 Jan Bakelants (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
46 Oscar Gatto (Ita) Cannondale
47 Rinaldo Nocentini (Ita) AG2R La Mondiale 0:03:22
48 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team 0:03:36
49 Daryl Impey (RSA) Orica GreenEdge 0:03:50
50 Kristian Sbaragli (Ita) MTN – Qhubeka 0:04:10

Kristoff si impone nella 105a edizione della Milano - Sanremo (foto Bettini)

Kristoff si impone nella 105a edizione della Milano - Sanremo (foto Bettini)

TOUR DE FRANCE 2013

giugno 28, 2013 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE 2013

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RADUNO DI PARTENZA

Almanacco del dopo tappa

1a TAPPA: PORTO-VECCHIO – BASTIA

Cronaca
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2a TAPPA: BASTIA – AJACCIO

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3a TAPPA: AJACCIO – CALVI

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4a TAPPA: NIZZA (cronometro a squadre)

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5a TAPPA: CAGNES-SUR-MER – MARSIGLIA

Cronaca
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6a TAPPA: AIX-EN-PROVENCE – MONTPELLIER

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

7a TAPPA: MONTPELLIER – ALBI

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

8a TAPPA: CASTRES – AX 3 DOMAINES

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

9a TAPPA: SAINT-GIRONS – BAGNÈRES-DE-BIGORRE

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

10a TAPPA: SAINT-GILDAS-DES-BOIS – SAINT-MALO

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

11a TAPPA: AVRANCHES – MONT-SAINT-MICHEL (cronometro individuale)

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

12a TAPPA: FOUGÈRES – TOURS

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

13a TAPPA: TOURS – SAINT-AMAND-MONTROND

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

14a TAPPA: SAINT-POURÇAIN-SUR-SIOULE – LIONE

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

15a TAPPA: GIVORS – MONT VENTOUX

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

16a TAPPA: VAISON-LA-ROMAINE – GAP

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

17a TAPPA: EMBRUN – CHORGES (cronometro individuale)

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

18a TAPPA: GAP – ALPE D’HUEZ

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

19a TAPPA: BOURG-D’OISANS – LE GRAND-BORNAND

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

20a TAPPA: ANNECY – ANNECY/SEMNOZ

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

21a TAPPA: VERSAILLES – PARIGI

Cronaca
Almanacco del dopo tappa

UNA DOYENNE COL QUADRIFOGLIO

Continua l’omaggio degli ex giornalisti di iciclismo.it nel decennale della fondazione della rivista online. Oggi tocca a Saverio Melegari.

Foto copertina: Martin e Hesjedal, i due grandi protagonisti della Liegi 2013 (foto Cor Vos)

Giratela come volete, ma questa Liegi-Bastogne-Liegi edizione numero 99 passerà alla storia per gli accordi, e soprattutto le gambe, di casa Garmin. Perché quando ti ritrovi, in una classica del genere, a lottare per il successo a 10 chilometri dall’arrivo sei già bravo. Ma se, dalla tua, hai anche la gamba giusta e un gregario che soltanto un anno fa ha vinto il Giro d’Italia ed è pronto a tirare fuori anche i polmoni pur di portarti in rampa di lancio allora sei fenomenale.
E quella rampa, per Daniel Martin, è arrivata sullo strappo di Ans, l’ultima storica cotè che conduce poi al breve rettilineo della periferia di Liegi che mette in palio un pezzo importante di stagione ciclistica.
Uno squillo di tromba in ottica grandi classiche molto importante quello dell’irlandese, una bordata pesante quella del canadese contro i vari Nibali, Contador, Wiggins e soci in vista del Giro d’Italia oramai sempre più vicino.
Rjder ha detto che c’è, che non vorrà venire ancora in Italia a fare una passeggiata e, soprattutto, sulle grandi salite cercherà l’acuto, unitamente alla costanza, che gli ha permesso di riportare in Quebec una storica maglia rosa.
Ci sono poi tutti i “trombati” (in questi tempi di terremoti politici ci sta sempre bene questo termine) della Doyenne e non solo. La Liegi consegna un Alejandro Valverde che ancora una volta si ferma sul più bello, un Joaquin Rodriguez che si fa ingolosire fin troppo quando vede che alle sue spalle c’è solo Daniel Martin e pensa di averla già fatta franca, un Philippe Gilbert che tutti volevano pronto a sgambettare in testa già sulla Redoute per poi tentare un arrivo trionfale ad Ans.
C’è poi, purtroppo, il capitolo peggiore per noi che è quello dei “trombati” con costanza, vale a dire ancora una volta l’Italbici. Anche la Campagna del Nord 2013 è di una stitichezza unica con nessun risultato di prestigio tanto che bisogna prendere come grande segnale il 5° posto di Scarponi ed il 6° di Gasparotto alla Liegi: nessuno ha fatto meglio di loro nelle grandi classiche.
Un rendimento dei corridori italiani al Nord che, oramai, sta diventando una cattiva costante nelle ultime stagioni, sintomo di mancanza di ricambio generazionale ed anche quelli che non sono vecchissimi (Gasparotto, Cunego ecc.) non la combinano giusta. Chi non si è mai tirato indietro in queste settimane, invece, è stato Caruso unitamente allo scatenato Betancour che torna a casa con un pugno di mosche in mano ma la consapevolezza, un giorno, di potersela giocare alla pari con tutti.
Ora ci si tuffa verso la “rosea” per capire se i segnali lanciati al Nord verranno verificati anche nel vecchio stivale oppure salterà fuori qualcuno che nessuno si aspetta.

Saverio Melegari

PAGELLE 2013: PROMOSSI E BOCCIATI DELLA LIEGI-BASTOGNE-LIEGI

Nel giorno della consacrazione di Daniel Martin, brillano anche Scarponi e Betancur mentre deludono Gilbert e Nibali.

Foto copertina: Rodriguez e Martin affiancati sulla salita verso Ans (foto EPA)

Daniel Martin: nelle pagelle dello scorso anno avevamo pronosticato per lui un successo alla Doyenne. Anche nella passata edizione, infatti, era risultato il più competitivo sull’arcigno strappo del St. Nicolàs dove aveva salutato la compagnia di Gilbert per cogliere un importante quinto posto. Oggi, grazie a un tandem perfetto con un pimpante Hesjedal, che si è testato a fondo in vista del Giro d’Italia, ha avuto nel finale la lucidità e le gambe per staccare di ruota con una forte progressione prima un Valverde inaspettatamente alla frutta e, successivamente, un Purito in riserva di energie dopo una delle sue solite sparate. Più che di una sorpresa, dunque, si tratta di una vera e propria consacrazione. Bisognerà marcarlo molto stretto al Campionato del Mondo di Firenze. Voto: 10

Joaquim Rodriguez: la caduta all’Amstel di domenica scorsa ha segnato pesantemente la sua settimana sulle Ardenne. Dopo essersi risparmiato nella gara a lui più congeniale, la Freccia Vallone, era evidente che puntasse tutto sulla Liegi contando una volta di più sull’appoggio di un Daniel Moreno al top della forma. Quest’ultimo, tuttavia, è stato messo fuori gioco da un incidente meccanico e così Purito ha dovuto rivedere tutta la sua strategia di corsa. La fucilata all’ultimo chilometro ha avuto il merito di scardinare certe pratiche attendiste tanto care ad alcuni corridori ma, evidentemente ancora non in perfette condizioni di forma, al capitano della Katusha è mancato il fondo per resistere alla rimonta di Martin. Voto: 8

Alejandro Valverde: uno dei più abili succhiaruote del plotone, oggi ha commesso l’errore di provare in prima persona una azione sul St. Nicolas. Dopo aver passato a doppia velocità Gilbert su quest’ultimo strappo (una piccola rivincita del Mondiale 2012), niente sembrava potesse ostacolare la corsa dell’ Embatido verso uno storico tris. Solo il suo ex gregario di fiducia Rodriguez, conoscendo a fondo le caratteristiche del murciano, giocando d’anticipo, ha evidenziato un momento di difficoltà che difficilmente sarebbe emerso nella volata finale. Conclude sempre piazzato una settimana sulle Ardenne che certamente non soddisfa le sue aspettative. Voto: 7

Carlo Alberto Betancur: anche alla Doyenne, così come accaduto alla Freccia Vallone, ha peccato di inesperienza. Sorretto da un ottimo stato di forma ha tuttavia sbagliato ancora i tempi dello scatto, provando a far saltare il banco con troppo anticipo. Bisogna, però,evidenziare l’intelligenza e la freschezza del giovane colombiano che, accortosi della presenza di Valverde, ha tentato di involarsi da solo verso il traguardo. Con il cambio di ritmo imposto agli inseguitori, ha contribuito a fiaccare definitivamente le resistenze di un Valverde fino a quel momento apparso in stato di grazia. Ancora una volta una vittoria sul San Luca (Giro dell’Emilia 2011), rappresenta un indicatore attendibile delle qualità di un ciclista. Voto: 9

Michele Scarponi: forse troppo in forma per poter lottare con i migliori nell’ultima settimana del Giro d’Italia, ha comunque interpretato splendidamente una corsa che anche in passato ha esaltato le sue caratteristiche di ciclista di fondo. Coadiuvato da un Cunego evidentemente non al massimo della forma, che ha svolto la funzione di stopper nei confronti degli avversari, Scarponi è stato addirittura il primo ad accendere la miccia in salita, mettendo in seria difficoltà Gilbert. Nel finale ha patito un po’ i cambi di ritmo, forse anche a causa dei soliti ‘rapportacci’ che si ostina a tirare, ma ha comunque colto, primo degli italiani, un ottimo quinto posto finale a coronamento di una corsa che lo ha visto tra i più combattivi. Voto: 8,5

Vincenzo Nibali: capitano di una formazione che vedeva schierati gregari come Iglinskiy e Gasparotto, vincitori rispettivamente della Liegi e dell’Amstel della scorsa stagione, non ha recuperato le fatiche imposte da un trionfante ma esigente Giro del Trentino. Ha provato nel finale a far valere la superiorità numerica della sua squadra ma le gambe non hanno risposto come la testa avrebbe desiderato. Apprezzabile, anche se forse tardivo, il tentativo del siciliano di spendere le energie residue per tentare di ricucire sul gruppetto di testa e favorire quindi una volata del compagno Gasparotto (voto: 6). Lo attendiamo alla Corsa Rosa sperando nel mantenimento di uno stato di forma che comunque appare già oggi più che soddisfacente. Voto: 5

Philippe Gilbert: quello che sembrava dovesse divenire il dominatore assoluto delle Ardenne, dopo l’inaspettata tripletta firmata nel 2011, non ha più saputo da allora esprimersi a così alto livello sulle strade di casa. Vedere Philippe, superato a doppia velocità da Valverde, supplicare il gruppetto di cui faceva parte sul St. Nicolàs di collaborare per riprendere quest’ultimo, rappresenta una delle immagini più umilianti per un ciclista come il belga, abituato a deridere gli avversari con prestazioni fuori dal comune. Voto: 4,5

Jelle Vanendert: l’anno scorso ha stupito tutti cogliendo ottimi risultati sulle salitelle delle Ardenne, quest’anno non lo si è mai notato nelle prime posizioni. Voto: 4

Simon Gerrans: l’australiano nutriva forti ambizioni prima di incominciare questa settimana in Belgio ma agli intenti bellicosi della vigilia non sono seguiti i risultati sperati. Voto: 4

Samuel Sanchez: ha sfruttato le Ardenne per rifinire la condizione in vista del Giro d’Italia ma un ciclista con le sue caratteristiche doveva provare ad ottenere almeno qualche piazzamento significativo. Voto: 4

Andy Schleck: vedere un passato vincitore della Liegi non tentare nemmeno di seguire gli altri sulle ultime asperità che presentava la corsa è una delle immagini più deprimenti della giornata odierna. Voto: 4

Francesco Gandolfi
gandolfi.francesco@libero.it

ALLA LIEGI BRINDA MARTIN

aprile 21, 2013 by Redazione  
Filed under 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News

Con un’azione di forza nell’ultimo chilometro, l’irlandese stacca i compagni di fuga e si impone in solitaria sul traguardo di Ans, diventando il secondo vincitore irlandese nella storia della Doyenne, dopo Sean Kelly. Piazza d’onore per Joaquin Rodriguez, primo ad attaccare sullo strappo finale. Completa il podio un Alejandro Valverde forse troppo attendista, che ha preceduto allo sprint Betancur e un ottimo Scarponi. Delusi Nibali, sacrificatosi per Gasparotto, e Gilbert, solo settimo.

Foto copertina: Daniel Martin festeggia a braccia alzate il trionfo alla Liegi-Bastogne-Liegi (foto AFP)

Contro i pronostici che vedevano in Gilbert l’uomo da battere e nella Astana la squadra faro, la Liegi-Bastogne-Liegi 2013 è stata il trionfo della Garmin e di Daniel Martin, capace di riuscire laddove l’illustre zio aveva fallito: nel 1987, alla vigilia della leggendaria tripletta Giro–Tour–Mondiale, Stephen Roche si fermò infatti sul secondo gradino del podio, beffato dal rientro in extremis di Moreno Argentin, dopo un’interminabile e fatale melina con il compagno di fuga Criquielion. Ventisei anni più tardi, il nipote d’arte, magistralmente pilotato da un impagabile Hesjedal, ha invece messo in strada la decisione che all’epoca difettò al consanguineo, neutralizzando l’attacco portato da Joaquin Rodriguez in vista del triangolo rosso, e salutando lo spagnolo poco prima dell’ultima curva, concedendosi tempo e spazio per festeggiare a dovere il terzo successo irlandese nella storia della Doyenne, dopo quelli del 1984 e del 1989, targati Sean Kelly.
La vittoria di Martin, sorprendente ma tutt’altro che casuale, si inserisce e si spiega nel contesto di una gara resa difficilmente leggibile dall’attendismo estremo che ha regnato tra i favoriti, forse rei di aver sottovalutato la sostituzione della Roche-aux-Faucons – snodo chiave delle più recenti edizioni – con la più tenera Côte de Colonster. Il risultato è stato che, se negli anni passati le pendenze estreme della Roche avevano compensato la spiacevole ma ormai consolidata tradizione del marcamento sulla Redoute, la bagarre che pure si è accesa sulla salita supplente non è stata sufficiente a scremare significativamente il plotone, forte ancora di una cinquantina di unità ai piedi del Saint-Nicolas.
Probabile che in tal senso abbia inciso anche il ritmo inusitatamente blando mantenuto dal gruppo nelle battute iniziali, nelle quali il vantaggio della fuga a sei della prima ora, prodotta da De Clercq, Jérôme, Fumeaux, Lang, Veuchelen e Armée, era giunto ad un emblematico tetto di un quarto d’ora. La Saxo aveva provato a smuovere le acque con un forcing deciso ma effimero tra Haute-Levée e Rosier, ma per veder ridotte sensibilmente le dimensioni del plotone si è dovuta attendere la Redoute, dove il Team Sky ha spedito in avanscoperta David Lopez, stimolando la replica di Rui Costa prima, e quindi di Fuglsang, Cunego, Frank, Losada, Bardet e Fédrigo.
Gli otto sono stati una prima volta riassorbiti già sullo Sprimont, dove, insieme a Ten Dam, sono nuovamente evasi dal gruppo, andando incontro ad analoga sorte pochi chilometri più tardi.
Sul già menzionato Colonster, Rui Costa ha stoicamente tentato un terzo allungo, soppiantato quindi in testa al gruppo da Caruso prima e Uran poi. La progressione dei tre ha spianato la strada ad un allungo di Alberto Contador, che proprio nel momento dell’attacco ha tuttavia palesato la distanza che ancora lo separa dalla condizione ottimale: in luogo della celeberrima frustata, il madrileno ha messo in scena una scialba accelerazione di poche pedalate, facilmente annullata da Enrico Gasparotto. La terzultima ascesa si è conclusa su un’offensiva di Hesjedal, capace di guadagnare una manciata di metri insieme ad Anton e ai soliti Caruso, Rui Costa e Contador.
Nel successivo tratto di falsopiano, il canadese si è messo in proprio, sbarazzandosi dei poco pimpanti compagni d’avventura, e difendendo in completa solitudine i 20’’ circa di vantaggio fino ai piedi del Saint-Nicolas. Laddove tutti aspettavano Nibali o Gilbert, è stato invece Carlos Betancur il primo a piazzare un affondo deciso, rintuzzato in un secondo momento da Scarponi, Martin e Rodriguez, e, poco prima dello scollinamento, da un Valverde che, passando di slancio un piantato Gilbert, poneva la sua candidatura al ruolo di favorito numero uno.
I cinque hanno raggiunto ma non staccato Hesjedal, che, vedendo sopraggiungere la maglia Garmin di Martin, ha tirato fuori insospettabili energie per pilotare il drappello nei chilometri antecedenti lo strappo di Ans, dando prova di una condizione che rende meno scontata l’abdicazione alla quale dovrebbe sulla carta costringerlo, al prossimo Giro d’Italia, uno fra Nibali e Wiggins. Il sestetto ha così conservato, ai piedi dell’erta finale, 8’’ di margine sul drappello inseguitore, trainato proprio dal siciliano della Astana, messosi al servizio del più veloce Gasparotto.
Rodriguez, temibilissimo su qualsiasi arrivo all’insù, ma più a suo agio su pendenze meno abbordabili, ha provato a giocare d’anticipo; Scarponi è stato il primo a replicare, piantandosi però prima di chiudere. Martin ha prima verificato le idee di Betancur, affaticato, e di Valverde, che per principio non prende però l’iniziativa due volte nella stessa gara, e che comunque aveva forse sparato le cartucce migliori per rientrare sul Saint-Nicolas. L’irlandese si è così messo in prima persona in caccia dello spagnolo, sfilando a velocità doppia Scarponi, e ricucendo poco dopo il gap dal leader.
Per un attimo, i due hanno dato l’impressione di studiarsi, riaprendo uno spiraglio al rientro degli ex compagni di viaggio; forse memore della sciagurata avventura dello zio di ventisei anni fa, cui si è accennato in apertura, l’irlandese ha però rotto gli indugi a 300 metri dalla conclusione, lasciando sul posto un Rodriguez ormai svuotato, costretto alla piazza d’onore per la seconda volta in carriera alla Liegi. Valverde si è dovuto accontentare del gradino più basso del podio, anticipando Betancur e uno Scarponi già in formato Giro. L’uomo più atteso, Philippe Gilbert – dato per favorito, per la verità, più per il sontuoso palmares che per quanto mostrato in questa stagione -, ha chiuso 7°, bruciato anche in volata da Gasparotto, secondo italiano in top 10. Dato, quest’ultimo, che forse non dirà molto, ma che, al termine di una campagna del Nord fallimentare, costituisce di gran lunga il miglior risultato complessivo della primavera azzurra.

Matteo Novarini

BANG BANG YOU SHOT ME DOWN INFANTILE E VIOLENTA, CHE DIVERTENTE È LA FRECCIA

aprile 18, 2013 by Redazione  
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La gara più corta, il chilometro più lungo. Quasi ogni edizione si conclude con la “volata verticale” di un gruppo ancora affollato ai piedi del Muro di Huy: spesso basta seguire gli ultimi due o tre minuti della competizione per goderne il succo. Però in quel chilometro scarso succede di tutto: attacchi da lontano, azzardi, fughe, sfide, crolli.

Foto copertina: il gruppo sul muro di Huy (foto Bettini)

Per fortuna la Freccia, come sempre, è finita in volata. Gli organizzatori avevano ritoccato il percorso per movimentarla un po’ da lontano, ma dopotutto… perché? Ben venga l’evoluzione dell’Amstel, che stava diventando una brutta copia della Freccia. Ben venga l’eterna mutevolezza e imprevedibilità della Liegi. Ma perché mai non possiamo regalarci in una, una sola classica, il divertimento minimalista e in fondo un po’ sciocco dell’epilogo in volata?
Una volata verticale, sia ben chiaro. Una volata in cui si possano godere come al rallentatore le logiche tattiche e i rivolgimenti drammatici che in uno sprint tradizionale, sul piano, scorrono via troppo rapidi per l’occhio umano.
Il “ralenti” al cinema spesso e volentieri è un effettaccio, da film d’azione spaccone che pompa emozioni facili. Quando finisce in mano a un grande regista, però, non gli si può negare quel pizzico di epica.
Ci sono classiche grandi e piccole per specialisti di ogni genere, perché non una per gli scattisti da parete estrema? Il vincitore di quest’anno, Dani Moreno, ha subito detto che da sempre questa è stata la sua gara favorita, anche se fino ad oggi il suo ruolo era stato naturalmente quello dello scudiero di Joaquim Rodriguez, probabilmente il vero fenomeno di questa disciplina.
E dopo tutto perfino chi in bici ci va da ciclista della domenica, con gli amici sulle strade di casa, sa che il divertimento puro è quello del breve strappo in cui scatenarsi in una sfida a tutto gas, senza paura di crampi, crisi di fame, mal di sella, ma abbandonandosi in pieno al gusto di un bel fuorigiri senza remore. Il bello del fiatone!
Quel fiatone che dopo 260km tirati anche se sei un professionista non puoi più cacciartelo dai polmoni, perché le gambe in croce girano a stento e il cuore si preoccupa solo dell’ordinaria amministrazione. Il ciclismo “vero” sta nel trovare la brillantezza quando si è al lumicino, questo sia chiaro; il ciclismo “vero” è quello della Liegi, ci mancherebbe.
Una volta tanto, senza esagerare, ci sta divertirsi con un ciclismo meno “vero”, meno duro e puro, più giocoso e scanzonato, non per questo meno ricco di sussulti drammatici.
E allora viva la Freccia, con Joaquim che gioca a star bene anche se le botte prese in Olanda gli fanno un gran male, e pensa alla Liegi. Però fa la mossa, si mette davanti, e nal girotondo dei marcamenti fa scappare via l’amico Dani. D’altro canto avevano condiviso la stanza fortunata nell’albergo, la leggendaria numero 11 che fu di Argentin!
Viva la Freccia, con i colombiani Henao e Betancur che fanno secondo e terzo, ma sembrano vivere una sfida tra compaesani, tutta giocata tra loro, con Henao che nemmeno si cura di Moreno (avrebbe forse vinto, se l’avesse marcato invece che guardare altrove) e Betancur che tira fuori dal cappello la bravata di un attacco “da lontano”. Tutto finisce con abbracci e pacche sulle spalle. Con tanto di divertente siparietto in merito a quale sia il gradino giusto del podio su cui salire!
È invece andata male, malissimo (sportivamente s’intende), a chi la gara l’ha presa, anche con i propri buoni motivi, troppo sul serio.
Gilbert voleva maledettamente vincere, per raddrizzare finalmente un’altra primavera zoppa. Ha macinato la squadra, poi nel finale si è trovato a dover gestire l’intera situazione in prima persona, a maggior ragione dopo le fiammate esibite sul Cauberg. Perché anche se parliamo di un gioco di meno di un km, i duecento che ci sono prima non sono uno scherzo. Resta ciclismo, e grande ciclismo, anche se lo spettatore può accontentarsi di seguire appena l’ultimo chilometro. Il ritmo di gara, le forze residue, le alleanze, vanno costruendo la situazione che si risolverà in quel rapido crepitio di fucili.
Sagan voleva maledettamente vincere, i crampi del Cauberg hanno scottato il suo orgoglio di campioncino. Ha marcato Gilbert, e come lui ha finito per scoppiare troppo presto. Perché anche se parliamo di un gioco che dura due minuti, in quei due minuti hai un solo colpo da sparare, e come nei duelli del kubrickiano Barry Lindon, sbagliare la giusta distanza all’atto di tirare può voler dire finire steso al suolo. Un gioco, ma un gioco azzardato ed equilibristico, come balzare da un tetto all’altro in una fuga a perdifiato.
La gara della sparata tutto o niente, scoppiettante, sfacciata, che come il gioco d’azzardo lascia musi lunghi e amarezza tra i perdenti, o meglio tra chi… l’ha presa male.
La gara perfetta, se vogliamo, per una ciclista perfetta (anche se per lei sono perfette tutte le gare): Marianne Vos firma la cinquina, davanti a una tenacissima Longo Borghini che gioca duro e fa sul serio fino al colpo di reni, pigliandosi una seconda piazza prestigiosissima con perizia e grinta da professionista consumata; se non la conoscessimo, non diremmo mai che nemmeno ha compiuto 22 anni.
L’immagine che ci resta in testa è però il sorriso smagliante di Marianne, a illuminare la sua maglia multicolore. E le sue parole sono il commento migliore alla Freccia Vallone, a ogni Freccia Vallone, da parte di chi questa gara l’ha capita davvero, meglio di tutti: “può sembrare strampalato, ma nonostante tutto, è ancora così eccitante! Ogni volta che vinco è come se fosse una novità… quell’esplosione di potenza, che su questa salita puoi fare una volta sola”.

Gabriele Bugada

Continuano gli interventi delle “glorie” della nostra testata in occasione del decimo anniversario dell’inizio di questa bella avventura. Stavolta è toccato a uno degli attuali membri della redazione, Gabriele Bugada.

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