VALVERDE, SONO TRE!
aprile 26, 2015 by Redazione
Filed under 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News
Lo spagnolo, già vincitore nel 2006 e nel 2008, coglie il terzo successo alla Liegi-Bastogne-Liegi, bruciando Alaphilippe e Rodriguez in una folta volata. Inutili gli attacchi profusi da Astana e Katusha, quest’ultima capace di portare Dani Moreno a 300 metri dalla vittoria. Al di sotto delle attese la prestazione di Nibali, rimbalzato dopo un breve affondo all’imbocco del Saint-Nicolas. Migliore degli italiani Pozzovivo, ottavo.
Se vincere la Liegi-Bastogne-Liegi è in assoluto un’impresa notevole, vincerla da favorito unico, pedalando per 253 km con un bersaglio sulla schiena, è qualcosa di eccezionale; e proprio di questo è stato capace Alejandro Valverde, al termine di una gara in cui ogni avversario era partito con il preciso intento di non portare il murciano allo sprint. Troppo forte l’ex Embatido, e forse troppo poco creativi i rivali, disabituati ormai a correre all’attacco, perlomeno quando il termine “attacco” indica qualcosa di diverso da una girandola di allunghi senza pretese negli ultimi 20 km. Unica eccezione la Astana di scuola Vinokourov, la cui enorme intraprendenza non è stata tuttavia supportata da altrettanta brillantezza degli interpreti.
Sono stati proprio i kazaki, freschi di conferma della licenza, ad infiammare la corsa, peraltro con largo anticipo sulle più ottimistiche tabelle di marcia: già sullo Stockeu, a quasi 80 km dal traguardo, dopo aver contribuito a ridurre ad un pugno di secondi il vantaggio della fuga della prima ora di Ulissi, Montaguti, Vergaerde, Chevrier, Minnaard, Turgis, Benedetti e Quaade, gli uomini di Nibali hanno mandato in avanscoperta Tanel Kangert, scatenando un florilegio di reazioni forse neppure immaginato. Guidati da Izagirre, infatti, non meno di una ventina di corridori si sono riportati sull’estone, con un’altra decina di elementi a poca distanza, dando per un attimo l’impressione che la corsa potesse impazzire.
Il solito, fatale istante di incertezza – sulla falsa riga di quello che a Ponferrada frenò la possibile maxi-fuga promossa dall’Italia a due terzi di corsa – ha però consentito ad un plotone ad un tratto spaesato di riparare il danno, concedendo via libera soltanto al ben più gestibile quintetto lanciato di lì a poco ancora da Kangert, al quale si sono accodati Chaves, Arredondo, Boaro e Scarponi.
I due Astana, chiamati dalla superiorità numerica a svolgere la maggior parte del lavoro, hanno seminato Boaro e Arredondo già sul Rosier, fino a dilatare il margine sul gruppo ad un massimo di 1’05’’. Con l’avvicinarsi della Redoute, Movistar e Katusha hanno provveduto a riportare il distacco intorno ai 20’’, senza rallentare nemmeno quando una maxi-caduta ai 40 dall’arrivo ha spezzato il plotone ed escluso dalla contesa nomi del calibro di Rolland, Roche, Gerrans (già acciaccato) e – soprattutto – Daniel Martin. Nibali ha evitato miracolosamente di restare coinvolto, frenando all’ultimo centimetro utile; un contrattempo costato qualche secondo – recuperato comunque in pochi chilometri – e forse anche un rinvio del successivo assalto Astana.
Com’è ormai consuetudine, il passaggio sulla Redoute è stato svilito da un gruppo transitato a ritmo di transumanza, che soltanto in cima è stato scosso dal tentativo di Siutsou, durato giusto il tempo necessario ad un primo piano in diretta tv. Scarponi e Chaves, sbarazzatisi di un esausto Kangert ai piedi dell’ascesa simbolo della Doyenne, non hanno potuto comunque resistere più di qualche chilometro ancora, permettendo al gruppo di presentarsi compatto ai piedi della Roche-aux-Faucons.
La salita cara ad Andy Schleck, solito infiammare qui la corsa nei suoi giorni di gloria, si è questa volta dovuta accontentare di assistere all’attacco di due outsider – sia pur di lusso – quali Kreuziger e Caruso, osservati da un gruppo ancora pressoché inerte. Soltanto nel successivo tratto di falsopiano la Astana, dopo aver inutilmente tentato di riportare tutti sotto con uno stracotto Taaramae, ha ridato fiato al suo piano tattico, spedendo Fuglsang in caccia del duo di testa. Con una notevole progressione, il danese è riuscito a trasformare la coppia in un trio, e chissà quale fisionomia avrebbe potuto assumere la corsa se un quintetto di contrattaccanti composto da Rui Costa, Bardet, Visconti, Moreno e Alaphilippe, non avesse mancato l’aggancio per un pugno di metri, prima che il marcamento reciproco portasse al naufragio l’azione.
Grazie ad un superlativo Stybar, i favoriti hanno potuto approcciare il Saint-Nicolas con un distacco di appena una decina di secondi dal terzetto di testa, prontamente azzerati da una progressione dimostrativa di Valverde e da un’ugualmente inefficace azione di Nibali, che in quel frangente produceva tuttavia il massimo sforzo. Henao e Caruso hanno a loro volta provato a scremare i resti del gruppo, riuscendo a far fuori un paio di grossi calibri (Gilbert e Kwiatkowski, oltre a Nibali, successivamente rientrato in vista dell’ultimo chilometro), ma non a promuovere un attacco degno di tale nome.
Caruso (nessuna omonimia: sempre Giampaolo, oggi inossidabile) si è incaricato di portare tutti assieme sotto lo strappo finale di Ans, dove Dani Moreno ha provato a giocare d’anticipo, con Joaquim Rodriguez ad incollarsi alla ruota di Valverde per chiudere il murciano in una tenaglia. Qui, però, Valverde – tante volte deriso con pieno merito per la sua insipienza tattica – ha messo in piedi un capolavoro strategico: anziché chiudere subito su Moreno, esponendosi a probabilissimi scatti in contropiede, ha atteso qualche centinaio di metri, inducendo addirittura a credere che le gambe lo avessero abbandonato sul più bello; soltanto in un secondo momento è arrivata la reazione, e quando Moreno è stato finalmente riassorbito, in vista della curva a sinistra che l’anno scorso costò la gara ad un altro Daniel (Martin), lo spazio per anticipare la volata era ormai esaurito.
Nello scenario per lui ideale, Valverde non ha tradito, mangiandosi facilmente i rivali di Firenze, Rodriguez e Rui Costa – 3° e 4° rispettivamente -, e trovando ancora in Alaphilippe, già secondo mercoledì alla Freccia e settimo all’Amstel, l’avversario più credibile, capace di una piazza d’onore alla Liegi prima dei 23 anni. Kreuziger ha trovato ancora la forza di guadagnarsi un ottimo 5° posto, mentre Pozzovivo provvedeva a piazzare il tricolore italiano in top 10, sia pur con un’ottava piazza che non può soddisfare fino in fondo.
Con il senno di poi, è fin troppo facile immaginare quali accorgimenti tattici da parte degli avversari avrebbero potuto complicare la vita a Valverde, messo davvero sotto pressione soltanto negli ultimi 20 km, e secondo piani strategici di facile lettura. La sensazione di generale mancanza di forze che ha destato la scalata al Saint-Nicolas e la disarmante progressione finale dello spagnolo, tuttavia, autorizzano a credere che i rivali, quest’oggi, potessero soltanto scegliere come farsi battere.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team 6:14:20
2 Julian Alaphilippe (Fra) Etixx – Quick-Step
3 Joaquim Rodriguez (Spa) Team Katusha
4 Rui Costa (Por) Lampre-Merida
5 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo
6 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale
7 Sergio Luis Henao (Col) Team Sky
8 Domenico Pozzovivo (Ita) AG2R La Mondiale
9 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
10 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Team Katusha
VALVERDE DI NUOVO IMPRENDIBILE SUL MURO DI HUY.
aprile 23, 2015 by Redazione
Filed under 6) FRECCIA VALLONE, News
Tris alla Freccia per il murciano Alejandro Valverde che non delude su uno degli arrivi a lui più congeniali della stagione, quello della Freccia Vallone che, anche quest’anno, si concludeva sul muro di Huy. Sulle sue severe pendenze il capitano della Movistar risulta imprendibile da tutti gli avversari che non possono far altro che vedergli la schiena negli ultimi 200 metri e accontentarsi dei piazzamenti. Il campione del mondo Kwiatkowski che, visti gli ultimi risultati, era legittimamente considerato uno dei superfavoriti è invece stato al di sotto delle aspettative cogliendo un anonimo 33esimo posto.
L’edizione 2015 della Freccia Vallone, una delle classiche più affascinanti e più amate dagli appassionati, ha offerto vari tentativi di attacchi a sorpresa, ma nessuno di questi aveva la struttura necessaria per costituire un pericolo di anticipazione della battaglia sul muro in cima al quale era posto il traguardo.
Numerose le modifiche di percorso rispetto al passato, a partire dalla partenza da Waremme e dagli undici “côtes” da scavalcare, con tre passaggi sul classico muro di Huy che, quest’anno, era preceduto dall’inedita Côte de Cherave. Questa salita rappresenta una novità, inserita con ogni probabilità per due motivi; essa, infatti, verrà affrontata anche nel prossimo Tour de France, proprio nella tappa che si concluderà sul muro di Huy, ma verosimilmente il motivo principale di questa modifica è da ricercare nella volontà di aumentare le emozioni di una corsa che riservava la vera battaglia solo sul muro finale, ove pendenze fino al 20% rendevano la sentenza irrevocabile.
Questa mattina mancava all’appello Lieuwe Westra (Astana), la cui assenza riduceva il campo partenti alle 199 unità che prendevano il via intorno alla 11:30.
La fuga si forma nelle fasi iniziali della corsa, con il perenne attaccante Thomas De Gendt (Lotto Soudal) in compagnia di Pieter Van Speybrouck (Topsport Vlaanderen-Baloise), Jerome Baugnies (Wanty-Groupe Gobert), Reinier Honig (Roompot), Daniele Ratto (UnitedHealthcare), che vengono raggiunti quasi subito da Mike Teunissen (LottoNL-Jumbo) e Brice Feillu (Bretagne Séché). Si forma così un drappello di 7 uomini, con discreti elementi. Il vantaggio massimo degli attaccanti arriva sino agli 8 minuti ma, a quel punto, le squadre dei pretendenti alla vittoria finale iniziano a muoversi per ridurre lo svantaggio. Particolarmente attive in testa sono la Movistar di Valverde e la Katusha di Purito Rodriguez. Sulla Côte de Ballaire si portano in testa gli Sky, imponendo un ritmo molto elevato con diversi corridori, come Cummings, che si trovano a mal partito e con i fuggitivi che vedono il loro vantaggio ridursi drasticamente e cominciano a capire che le speranze di vittoria sono ormai ridotte al lumicino. Del resto, è ben noto che la Sky che tira in testa al gruppo è la più temibile nemica degli attaccanti. Poco dopo lo striscione dei meno 50 si verifica una brutta caduta che costringe al ritiro Philippe Gilbert, che aveva portato casa l’edizione 2011 di questa corsa. In realtà, l’ottimo corridore della BMC ha provato a risalire in bicicletta, ma si è ben presto reso conto di non essere in condizione di portare a termine la prova.
Nei chilometri successivi si verificano altre cadute che tolgono dai giochi altri uomini. Al secondo passaggio sul muro di Huy Baugnies tenta di lasciare la compagnia di Ratto e De Gendt, avvantaggiandosi su di essi di pochi secondi, non sufficienti a permettergli di impostare una azione solitaria ma che hanno come effetto quello di sfilacciare alquanto il terzetto. Anche nel gruppo si registrano segnali di irrequietezza, tanto che Visconti e Luis Leon Sanchez salutato il plotone e si riportano sulla testa della corsa, andando a formare un quintetto composto da elementi estremamente interessanti che ha, però, un vantaggio di soli 25 secondi a venti chilometri dalla conclusione. Sulla Côte d’Ereffe i fuggitivi della prima ora devono cedere, ma dal gruppo escono Tejay van Garderen (BMC) e Louis Vervaeke (Lotto Soudal) che scollinano con pochi secondi dalla testa della corsa. Pochi chilometri dopo, però, l’azione di Van Garderen e Vervaeke viene neutralizzata dal gruppo. Neanche il tempo di riordinare le idee e si verifica l’ennesima caduta in gruppo, che vede anche vittime illustri come Froome. il quale perde contatto definitivamente. Sulla Côte de Chareve, inserita proprio per ravvivare il finale, Vincenzo Nibali, che nelle ultime occasioni aveva cominciato a mostrare segnali di una condizione in crescita, si fa promotore di una azione di avanscoperta alla quale aderisce Roman Kreuziger. I due, però, non riescono ad essere incisivi e il loro tentativo viene neutralizzato prontamente dagli uomini della Etixx, che già da parecchi chilometri avevano preso in mano la situazione. Ai meno 6 anche Visconti e Sanchez sono costretti ad alzare bandiera bianca, ma proprio quando il gruppo si riporta sui due fuggitivi parte in contropiede Tim Wellens (Lotto Soudal). Giampaolo Caruso (Katusha) è l’unico che prova a riportarsi sulla ruota del belga, ma il suo tentativo è infruttuoso e l’italiano si rialza in vista dell’erta finale che Wellens accosta con un vantaggio di 14 secondi, che sembrano non pochi da recuperare in poco più di un chilometro. Le pendenze del muro, però, non perdonano e sulle sue arcigne rampe ci si può piantare da un momento all’altro, tanto che la lepre viene ripresa ai – 600 metri. I grandi, a questo punto, si guardano e si studiano finchè Valverde rompe gli indugi a 200 metri dalla conclusione. Provano a resistere Joaquim Rodriguez (Katusha), Daniel Moreno (Katusha), Julian Alaphilippe (Etixx – QuickStep) e Michael Albasini (Orica GreenEDGE) che in effetti giungono al traguardo con lo stesso tempo del vincitore, ma alle sue spalle.
Valverde bissa il successo dello scorso anno ma, riportando la mente al 2006, conquista per la terza volta questa bellissima classica delle Ardenne che fa da preludio alla Liegi.
Tecnicamente la modifica di percorso e l’inserimento della Côte de Chareve ha invogliato tentativi da parte di uomini di primo piano come Nibali e Kreuziger, ma l’azione non è stata supportata con la dovuta decisione anche perchè promossa da uomini ancora indietro con la preparazione, funzionale ad obbiettivi posto ben più in là nel calendario.
Valverde ha complessivamente meritato la vittoria che, anche se conquistata negli ultimi 200 metri, è stata legittimata da una superiorità sui brevi e ripidi tratti che il murciano non deve certo dimostrare ancora.
Benedetto Ciccarone
ORDINE D’ARRIVO
1 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team 5:08:22
2 Julian Alaphilippe (Fra) Etixx – Quick-Step
3 Michael Albasini (Swi) Orica GreenEdge
4 Joaquim Rodriguez (Spa) Team Katusha
5 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Team Katusha
6 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale 0:00:04
7 Sergio Luis Henao (Col) Team Sky
8 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
9 Tom Jelte Slagter (Ned) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team
10 Wilco Kelderman (Ned) Team LottoNL-Jumbo
11 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo 0:00:08
12 Rinaldo Nocentini (Ita) AG2R La Mondiale 0:00:10
13 Dylan Teuns (Bel) BMC Racing Team
14 Pierre Rolland (Fra) Team Europcar 0:00:13
15 Enrico Gasparotto (Ita) Wanty – Groupe Gobert
16 Jonathan Hivert (Fra) Bretagne-Séché Environnement 0:00:16
17 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling
18 Michele Scarponi (Ita) Astana Pro Team
19 Bauke Mollema (Ned) Trek Factory Racing 0:00:19
20 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team
21 Julien Simon (Fra) Cofidis, Solutions Credits
22 Steve Morabito (Swi) FDJ.fr
23 Ben Hermans (Bel) BMC Racing Team 0:00:22
24 Sébastien Reichenbach (Swi) IAM Cycling 0:00:23
25 Robert Gesink (Ned) Team LottoNL-Jumbo
26 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Alpecin
27 Nicolas Roche (Irl) Team Sky
28 Rui Costa (Por) Lampre-Merida 0:00:28
29 Rudy Molard (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:00:30
30 Fabio Felline (Ita) Trek Factory Racing 0:00:36
31 Tim Wellens (Bel) Lotto Soudal
32 Robert Kiserlovski (Cro) Tinkoff-Saxo
33 Michal Kwiatkowski (Pol) Etixx – Quick-Step 0:00:38
34 Gianluca Brambilla (Ita) Etixx – Quick-Step 0:00:42
35 Davide Formolo (Ita) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:00:43
36 Michel Kreder (Ned) Team Roompot 0:00:51
37 Georg Preidler (Aut) Team Giant-Alpecin 0:00:53
38 Jose Joaquin Rojas (Spa) Movistar Team
39 Serge Pauwels (Bel) MTN – Qhubeka 0:00:57
40 Jan Bakelants (Bel) AG2R La Mondiale 0:01:09
41 Giovanni Visconti (Ita) Movistar Team 0:01:16
42 Rafael Valls Ferri (Spa) Lampre-Merida 0:01:19
43 Floris De Tier (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:01:32
44 Gorka Izagirre (Spa) Movistar Team 0:01:37
45 Esteban Chaves (Col) Orica GreenEdge 0:01:39
46 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha 0:01:47
47 Marco Minnaard (Ned) Wanty – Groupe Gobert 0:01:54
48 Luis Angel Mate (Spa) Cofidis, Solutions Credits
49 Francis De Greef (Bel) Wanty – Groupe Gobert
50 Diego Ulissi (Ita) Lampre-Merida
51 Huub Duijn (Ned) Team Roompot
52 Victor Campenaerts (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:02:00
53 Brent Bookwalter (USA) BMC Racing Team 0:02:01
54 Luis Leon Sanchez (Spa) Astana Pro Team 0:02:02
55 Pierrick Fedrigo (Fra) Bretagne-Séché Environnement 0:02:05
56 Carlos Betancur (Col) AG2R La Mondiale
57 Stéphane Rossetto (Fra) Cofidis, Solutions Credits
58 Frank Schleck (Lux) Trek Factory Racing
59 Larry Warbasse (USA) IAM Cycling
60 Jan Polanc (Slo) Lampre-Merida
61 Marco Canola (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
62 Simon Yates (GBr) Orica GreenEdge
63 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale
64 Kristian Sbaragli (Ita) MTN – Qhubeka 0:02:12
65 Marc De Maar (Ned) Team Roompot
66 Bart De Clercq (Bel) Lotto Soudal 0:02:16
67 Yukiya Arashiro (Jpn) Team Europcar
68 Sander Armee (Bel) Lotto Soudal
69 Jacques Janse Van Rensburg (RSA) MTN – Qhubeka 0:02:19
70 Maurits Lammertink (Ned) Team Roompot
71 Eduardo Sepulveda (Arg) Bretagne-Séché Environnement 0:02:22
72 Stephen Cummings (GBr) MTN – Qhubeka 0:02:27
73 Thomas Sprengers (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
74 Florian Vachon (Fra) Bretagne-Séché Environnement
75 José Herrada (Spa) Movistar Team 0:02:43
76 Nairo Quintana (Col) Movistar Team
77 Alberto Losada Alguacil (Spa) Team Katusha
78 Mirko Selvaggi (Ita) Wanty – Groupe Gobert 0:02:50
79 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team 0:02:56
80 Tiago Machado (Por) Team Katusha 0:03:29
81 Manuele Boaro (Ita) Tinkoff-Saxo 0:03:33
82 Rafal Majka (Pol) Tinkoff-Saxo
83 Yannick Eijssen (Bel) Wanty – Groupe Gobert
84 Chris Anker Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo 0:03:45
85 Johnny Hoogerland (Ned) Team Roompot 0:03:58
86 Pieter Jacobs (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:04:03
87 Louis Vervaeke (Bel) Lotto Soudal 0:04:46
88 Arthur Vichot (Fra) FDJ.fr 0:04:49
89 Ben Gastauer (Lux) AG2R La Mondiale 0:05:44
90 Manuele Mori (Ita) Lampre-Merida 0:05:47
91 Valerio Conti (Ita) Lampre-Merida
92 Tony Martin (Ger) Etixx – Quick-Step
93 Vasil Kiryienka (Blr) Team Sky
94 Pieter Weening (Ned) Orica GreenEdge 0:05:50
95 Caleb Fairly (USA) Team Giant-Alpecin
96 Benoît Vaugrenard (Fra) FDJ.fr 0:05:53
97 Nathan Haas (Aus) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:06:24
98 Jose Rodolfo Serpa (Col) Lampre-Merida
99 Thomas De Gendt (Bel) Lotto Soudal 0:07:11
100 Michal Golas (Pol) Etixx – Quick-Step
KWIATKOWSKI A TUTTA BIRRA
aprile 19, 2015 by Redazione
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, News
Il campione del mondo brucia Valverde e Matthews in una volata ristretta e conquista per la prima volta l’Amstel Gold Race. Fallisce questa volta la tattica di Philippe Gilbert, autore di un’azione analoga a quelle valse il titolo mondiale 2012 e la scorsa edizione dell’Amstel. Ottimi segnali da parte di Vincenzo Nibali, rimasto in avanscoperta per quasi 30 km nell’ultima parte di gara.
Caso mai qualcuno temesse che Michal Kwiatkowski potesse cadere vittima della maledizione della maglia iridata, che vorrebbe anche i più grandi incapaci di cogliere successi di prestigio nella stagione successiva alla conquista del Mondiale, il polacco ha provveduto a fugare ogni paura sulle strade dell’Amstel Gold Race, suo primo grande successo in carriera, Ponferrada a parte. Una vittoria più da veterano che da 25enne alla seconda stagione da protagonista a certi livelli, quella di Kwiatek, che a pochi metri dalla vetta del Cauberg, all’ultimo giro, sembrava aver detto addio ad ogni ambizione di gloria, piantandosi in mezzo alla strada mentre Gilbert e Matthews volavano via, vedendosi saltato anche da Valverde.
Il nobilissimo terzetto venutosi a comporre con il rientro dello spagnolo non ha però trovato la collaborazione necessaria a tirar dritto per il chilometro e mezzo restante, consentendo il recupero prima di Kwiatkowski, Caruso e Gasparotto e poi di un’altra decina di uomini, tra cui clienti scomodissimi del calibro di Rui Costa, Van Avermaet e Gallopin.
La BMC, in netta superiorità numerica, ha imbastito un treno di tutto rispetto per il belga di scorta, che ha però risposto una volta di più a chi si domanda come possa un corridore dei suoi mezzi e delle sue caratteristiche trovarsi alle soglie dei trent’anni con un palmares relativamente povero, almeno qualitativamente: la sua progressione si è infatti arenata a 100 metri dal traguardo, lasciando spazio alla prodigiosa rimonta a centro strada di Kwiatek, lanciatosi quasi dalla pancia del gruppetto. Valverde – ormai lanciatissimo verso il milione di podi in classiche di primo piano – non è quasi riuscito ad uscire dalla scia del polacco, dovendosi accontentare dell’abituale piazza d’onore, mentre sulle gambe di Matthews, sulla carta decisamente il più veloce, è probabilmente pesata in modo decisivo la sparata necessaria a seguire Gilbert, costringendolo al gradino più basso del podio. Rui Costa e Gallopin hanno completato la top 5, mentre Gasparotto ha provveduto a piantare l’unica bandierina italiana nei dieci, in 8a piazza.
Non ce ne voglia però il friulano se, parlando di colori azzurri, anteponiamo al suo pur ottimo risultato la prestazione finalmente convincente di un Vincenzo Nibali a lungo protagonista, e senza offrire quell’impressione di “vorrei ma non posso” che aveva caratterizzato tutto il suo 2014 pre-Tour de France.
Il siciliano si è fatto trovare pronto quando, ad una quarantina di chilometri dal termine, David Tanner ha acceso la corsa sull’Eyerbosweg, portandosi dietro Simon Clarke, e andando a raggiungere in sua compagnia Gerdemann, Polanc e De Vreese, ultimi superstiti di una fuga della prima ora comprendente anche Roosen, Van Zyl e Terpstra (Mike, il fratello minore). Dopo un inseguimento di una decina di chilometri, su di loro si è riportato un secondo drappello composto proprio da Nibali e dal compagno di squadra Rosa, oltre a Caruso, Tony Martin, Kelderman e Howes.
Il gruppetto è stato rallentato dal legittimo ostruzionismo di Howes (compagno di Dan Martin), Tony Martin (in funzione di Kwiatkowski) e Caruso (scudiero di Gilbert), ma soprattutto da due incidenti in rapida successione: il primo, nella discesa del Fromberg, ha visto protagonista Kelderman, autore di un’escursione nei campi; il secondo ha mandato a terra Rosa e Caruso. L’olandese, compagno di fuga potenzialmente validissimo, non è più rientrato, ma ancor più gravi sono state le conseguenze del capitombolo tutto tricolore, che ha estromesso l’uomo più attivo (Rosa) e ha obbligato la BMC, fino a quel momento passiva, a dare manforte all’affannoso inseguimento orchestrato da Movistar e Lotto Soudal, incapaci di abbattere un distacco assestatosi intorno ai 40’’.
Malgrado i ripetuti tentativi di Nibali di infondere nuova linfa alla fuga, specialmente nei tratti in salita, il vantaggio dei battistrada ha preso allora a diminuire inesorabilmente, finché il gruppo si è riportato sulle code del siciliano e degli unici due compagni di viaggio in grado di seguirlo fino in fondo, Martin e Clarke, subito dopo la scalata al Geulhemmerberg. L’australiano ha tentato un disperato contrattacco solitario, rimandando tuttavia solo di qualche chilometro l’inevitabile rientro nei ranghi.
Il Bemelerberg, ultima occasione di anticipare il Cauberg, ha visto uscire dal plotone un’altra maglia Astana, quella di Jakob Fuglsang, in compagnia di Van Avermaet, che ha condannato in partenza l’attacco ad un esito infelice rifiutando di fornire qualsiasi collaborazione.
Inevitabile, a quel punto, l’usuale resa dei conti sul Cauberg, che ha visto la BMC mettere in atto la stessa identica strategia che dodici mesi fa aveva lanciato Gilbert verso il successo: Hermans ha vestito i panni che furono di Samuel Sanchez, allungando ai piedi dello strappo; mentre Caruso chiudeva il buco, poi, Gilbert è scattato in contropiede, con un violentissimo cambio di passo che, nei piani, doveva risultare decisivo.
Kwiatkowski, Valverde e tutti gli altri big attesi sul Cauberg non hanno in effetti saputo replicare, ma a mandare all’aria i piani del fuoriclasse di Verviers ha provveduto Matthews, certamente temibile, ma non atteso ad una simile prova di forza in salita. Una presenza imprevista che ha indirettamente favorito Kwiatkowski, secondo il canovaccio ricostruito in apertura.
Per la prima rivincita basterà attendere tre giorni, quando gli specialisti delle Ardenne si daranno battaglia sul Muro di Huy (e – temiamo – soltanto lì, secondo il copione ormai fin troppo consolidato della Freccia). Il naturale favorito sarebbe Purito Rodriguez, oggi sembrato tuttavia piuttosto distante dal dominatore della campagna basca.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Michal Kwiatkowski (Pol) Etixx – Quick-Step 6:31:49
2 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team
3 Michael Matthews (Aus) Orica GreenEdge
4 Rui Costa (Por) Lampre-Merida
5 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal
6 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
7 Julian Alaphilippe (Fra) Etixx – Quick-Step
8 Enrico Gasparotto (Ita) Wanty – Groupe Gobert
9 Maciej Paterski (Pol) CCC Sprandi Polkowice
10 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team
ROUBAIX 2015: DEGEN-COP MIRA E FA CENTRO IN UNA CORSA FACILE E INTRICATA
aprile 13, 2015 by Redazione
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, News
Il bel tempo, un ventaccio che spariglia poco e frena assai gli attachi, e infine il livello equilibrato dei contendenti, ci consegnano la Roubaix meno selettiva degli ultimi 18 anni. Allora fu l’ultima vittoria francese, oggi è la prima tedesca… dopo che Fischer vinse 119 anni fa l’edizione inaugurale. Ma Degenkolb ha fatto ben altro che regolare il gruppo in volata.
I commentatori televisivi di mezzo mondo sembrano deliziati dal ripercorrere l’aneddotica appartenenenza di John Degenkolb e Tony Martin alle forze di polizia (in realtà pare che si trattasse di un programma simile a quello italiano di reclutamento degli sportivi nei corpi statali, realizzato dopo una specie di “servizio militare”): oggi però Degenkolb sembrava davvero uno spietato poliziotto con vena da killer, uscito da qualche “polar”, la letteratura noir francese che troverebbe un’ambientazione ideale nella regione postindustriale un po’ cupa di Roubaix e dintorni.
Certo, la giornata non era da noir, sole: tepore e vento primaverile. Ma il nostro bravo poliziotto ha passato nove decimi del film, quando la trama si faceva via via più intricata, a pedinare gli avversari più pericolosi, attaccato alla loro ruota come un vero segugio, e senza mai prendere nemmeno una folata di vento mentre gli altri, a turno, si scornavano in una girandola di assalti che regolarmente finivano in nulla. Come quei gangster eterni perdenti della letteratura e del cinema di genere, che siano capirione o banditelli di piccolo capotaggio, perseguitati dal destino tragico di vedere i propri colpi sfumare in un pugno di mosche, per quanto sangue (o sudore, in questo caso) siano disposti a spargere lungo la propria strada.
Il buon tenente Degenkolb, no, lui faceva la parte di quello che ligio e implacabile li arrestava.
Questo fino all’ultimo pirotecnico quarto d’ora del film, dai meno dieci km all’arrivo diciamo, quando il buon John si è anzitutto esibito in una scena classica del cinema “di sbirri”, il lavoro in coppia col compagno: nemmeno fossero i Chips, quei poliziotti in moto della serie televisiva dei primi anni ’80, i due uomini del Team Giant hanno aperto il gas, prima il fido Bert De Backer, in avanscoperta, lasciato andare perché poco pericoloso; poi il furbo Degenkolb, scattato subito dopo, e “lasciato andare” per il semplice motivo che la sua accelerazione da sprinter non è per nulla facile da pareggiare, almeno lungo i primi duecento metri. Ma esaurita la fiammata, c’era la ruota di Bert su cui accucciarsi, scavando una prima voragine sugli inseguitori.
Come da copione, il compagno di pattuglia che fa coppia col protagonista non dura molto: adempie al suo ruolo e poi esala l’ultimo respiro. E qui scatta la sparatoria. Degenkolb diventa il cattivo tenente, e comincia a impallinare gli avversari con mano e testa freddissime, gamba e cuore bollenti.
In quel momento in testa alla corsa c’era una coppia di figure non da poco. Il personaggio di spicco è Greg Van Avermaet, della BMC, chi più di lui emblema del bandito arrembante e sfortunato, sempre all’attacco nelle Grandi Classiche e sempre relegato ai gradini inferiori del podio: una vera gattabuia per lui, da dove rimira amareggiato il compagno di turno che si è intascato il bottino. Il compagno di scorribanda era Lampaert della banda Etixx-Quickstep, quest’anno una vera Banda Bassotti: numerosi, grandi e grossi, ma alla fine della fiera non hanno vinto mai, senza il boss Boonen. Il giovane Yves Lampaert, baby-face, ha 24 anni, è un ragazzino, ma si è già fatto notare nei giri che contano grazie alla sia audacia.
I due corrono e sognano e corrono, ma in un bang (supersonico) Degenkolb piomba alla loro ruota e li inchioda, proprio alla fine dell’ultimo settore serio di pavé, il penultimo prima di quello simbolico in città. Siamo ai -5 km dal traguardo. Come se fosse un gioco di bambini, i corridori “beccati” dal tedesco “fanno il morto”. Si piazzano passivi alla ruota di Degenkolb, come trofei alla cintura di un cacciatore. Fuor di metafora, nel ciclismo con uno così veloce al fianco, semplicemente non si tira più. Se vuole arrivare, che pigli vento lui.
E Degenkolb non si tira indietro. Ma da dietro arrivano rinforzi, e come in ogni film che si rispetti il poliziotto sfrutta le beghe tra i criminali per salvarsi da una situazione complicata. Ai meno 4 km, è il ceco Stybar, il pistolero venuto dall’Est, campione nel fango del ciclocross e compagno di Lampaert nella banda Etixx, colui che su una leggera salitella lascia secco il gruppo dei favoriti. Ecco che davanti Van Avermaet si mette a collaborare con Degenkolb per evitare che la banda rivale si trovi in superiorità numerica…
Ma non serve: ai -3,3km Stybar raggiunge il trio di testa, e di nuovo si rimescolano le strategie: ora la Etixx vuole lavorare, per non vanificare il lavoro di Stybar, impedendo quindi che da dietro rientrino altri rivali. L’agnello sacrificale non può che essere il giovane Lampaert, che si immola qui: e Degenkolb ringrazia.
Ma la sceneggiatura riserva altri colpi di scena: nonostante i vari rivolgimenti, là davanti tira aria di “Mexican standoff”, quella scena amata dal cinema di Tarantino in cui quattro o più personaggi si ritrovano bloccati dalle pistole che si puntano vicendevolmente. In termini ciclistici, vuol dire che così vicino all’arrivo tutti tirano al risparmio, e da dietro rinvengono tre cani sciolti, cacciatori di taglie che amano cogliere al volo l’occasione. L’olandese Boom, oggi dell’Astana, che su queste strade intascò la mitica tappa del Tour; lo svizzero Elmiger, il tipico cagnaccio dalle mille vite agonistiche, più largo che altro; e infine Jens Keukeleire, lo “strano” (con quel nome!), un giovane belga che corre per gli australiani dell’Orica.
Questi i magnifici sette che entrano nel velodromo tutti assieme, una folla che davvero non si vedeva da anni e anni. Ma il film ha un protagonista chiaro, un tedesco dal nome americano, e ra-ta-ta-tà il buon John li stende tutti. Last man standing.
Stybar fa secondo al fotofinish e Van Avermaet ancora una volta sul podio va a finire di piangere nel prato.
Tutto questo negli ultimi, davvero appassionanti, dieci km. Quindici minuti. Prima la gara è stata una sarabanda senza costrutto: il vento spesso contrario bloccava gli attacchi, che pure sono stati riproposti in una girandola infinita. Cambiava il colore delle palette, cioè della maglia di chi era in testa, ma gira e rigira e ritirigira il gruppo dei favoriti, non un vero peloton, certo, ma abbastanza corposo, di una quarantina di atleti, tornava sempre unito. Non a caso la scarsa selettività della gara non si desume solo dalla numerosità del gruppo che si è disputato la vittoria nel velodromo, ma anche dal fatto che un totale di 23 corridori hanno chiuso la gara entro un mezzo minutino di distacco. Roba da Milano-Sanremo… certo, quella più dura degli ultimi anni, quella del 2011 dove fece podio Nibali, ma la più dura delle Sanremo è la meno selettiva delle Roubaix! Perché qui a Roubaix un ammassamento tale non si vedeva da 18 anni in qua.
La Foresta di Arenberg non faceva selezione alcuna, anzi, caso più unico che raro, chi appariva attardato riuscirà ad avere la propria seconda chance (salvo poi bucare nel momento peggiore, come il francese Demare). C’è un siparietto comico, ma solo perché non è finito in tragedia, con mezzo gruppo che si infila sotto le sbarre di un passaggio a livello con TGV imminente. Sagan dà il suo contributo alla commedia grottesca, con un’impellenza scatologica espletata in un fosso prima, e poi, nel finale, rompendo il cambio nel momento clou della gara.
Per il resto, l’intricatissima trama si riduce a una lista di attacchi abortiti dal vento contro o da tattiche machiavelliche che si neutralizzavano a vicenda. Come si diceva, sviluppo intricato per una gara, molto tra virgolette, “facile”. L’unica botta di creatività sono i ventagli inscenati dalla Etixx-Quickstep tra i settori 15 e 17. Un bell’esempio di imprevedibilità della corsa, che sembra tagliare fuori nomi grossi come Wiggins, Demare e Kristoff, ma le rispettive squadre “fanno pulizia” e risolvono il problema.
Nel settore 11, quello tosto a quattro stelle di Auchy-lez-Orchies, attaccano Bozic e Sagan. Vanmarcke e Vandenbergh chiudono. Cascano Vansummeren e Breschel, il presunto guardaspalle di Sagan (mai così solo come quest’anno nemmeno quando era nella pur teoricamente più “scarsa” Liquigas!). Kristoff e Degenkolb ben presenti. Poco accade nel durissimo Mons-en-Pevele, un’altra occasione persa nei tatticismi, verso l’uscita però attacca il TIR della Etixx Vandebergh, e se ne va. Galoppa solitario una quindicina di chilometri, mentre Katusha, Giant e Sky tengono il gregge unito, fatta salva un’escursione di comprimari tra cui il nostro Quinziato. Casca al suolo Bak, fora Demare.
Nel facile e cortissimo settore 7, quello di Templeuve, il vero colpo di scena di questa noiosa prima parte del film: Wiggins, il vecchio leone britannico, allunga sul pavé e decolla sull’asfalto, imprendibile per Offredo che cerca di tenerne la ruota. Il baronetto era sembrato in difficoltà, ma, gangster navigato come pochi, sull’orlo della pensione, prova l’ultimo colpo da maestro.
Si ricongiunge con Vandenbergh davanti, due uomini duri, con loro dopo poco arriva Debusschere e, potenzialmente decisivo, Stybar. Il ceco si produce in uno sforzo solitario impressionante, simile a quello che più tardi farà per rientrare su Degenkolb, Lampaert e Van Avermaet, l’inseguimento dura un km, ma alla fine Stybar ce la fa. Siamo ai -30 km dall’arrivo, e in una Roubaix “come si deve”, la gara avrebbe svoltato qui. Perché in questo quartetto non c’è un Degenkolb, nessuno è velocissimo, sono tutti rudi pugili da vicolo, in nome del “codice della mala” avrebbero potuto collaborare fino al traguardo, pur tallonati dai russi della Katusha e da altre combriccole. Ma con i motori di Wiggo e VDB da sfruttare…
Il colpo non riesce, l’accordo non si trova.
Da qui è un’altra gara, o meglio, la stessa di prima. Prova Van Avermaet. Chiudono Boom, Degenkolb, Wiggins, Sagan, Vanmarcke. Prova Sagan. Chiudono Van Avermaet, Vanmarcke, Stybar, Boom, Terpstra. Prova Terpstra, lo marca Degenkolb. Prova Vanmarcke, lo marcano Boom e Stybar.
Il tentativo di Vanmarcke stronca la Sky e la Katusha, due “mafie” potenti per controllare il sottobosco della gara… Ma Vanmarcke fora. Prova Marcato, l’italiano della piccola squadra Wanty, che a dispetto del nome non è marcato da nessuno. Ma arriva il Carrefour de l’Arbre, il settore più duro e decisivo. Troppo per l’avventuriero italiano.
Terpstra ci prova, ma continua il ritornello: chiudono Boom e Van Avermaet. Poi prova Boom e lo marca Degenkolb. Continua così, la cosa, in infiniti anagrammi e combinatorie dei nomi di chi attacca e di chi chiude. Finché ai meno 12 km Van Avermaet, l’epico perdente, e Lampaert, il “bambino” della banda Etixx-Quickstep se ne vanno… e torniamo all’inizio del nostro racconto.
La fine è nota: Degenkolb unisce alla Sanremo 2015 anche la Roubaix. Due Monumenti in un anno fa già impressione, ma l’accoppiata è specialmente sofisticata: l’ultimo prima di lui fu Sean Kelly, quasi trent’anni fa. Ed è solo la terza volta che accade nella storia del ciclismo. Che sia stata una Roubaix in tono minore è un dettaglio, anche perché nel finale Degenkolb ha spianato la calibro 38 e ha fatto capire di essere davvero il più forte. Come Kristoff al Fiandre, non si è limitato ad attendere la volata, pur essendo il più veloce. E le lacrime sul podio, come già alla Sanremo, fanno capire che il poliziotto con l’istinto del killer ha anche un cuore tenero, anche se questo particolare ha più un retrogusto da sbirri di Hollywood che da “polar” della provincia mineraria francese.
Gabriele Bugada
ORDINE D’ARRIVO
1 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Alpecin 5:49:51
2 Zdenek Stybar (Cze) Etixx – Quick-Step
3 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
4 Lars Boom (Ned) Astana Pro Team
5 Martin Elmiger (Swi) IAM Cycling
6 Jens Keukeleire (Bel) Orica GreenEdge
7 Yves Lampaert (Bel) Etixx – Quick-Step 0:00:07
8 Luke Rowe (GBr) Team Sky 0:00:28
9 Jens Debusschere (Bel) Lotto Soudal 0:00:29
10 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 0:00:31
11 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNL-Jumbo
12 Bert De Backer (Bel) Team Giant-Alpecin
13 Aleksejs Saramotins (Lat) IAM Cycling
14 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
15 Niki Terpstra (Ned) Etixx – Quick-Step
16 Andreas Schillinger (Ger) Bora-Argon 18
17 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
18 Bradley Wiggins (GBr) Team Sky
19 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
20 Grégory Rast (Swi) Trek Factory Racing
21 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal
22 Marco Marcato (Ita) Wanty – Groupe Gobert
23 Peter Sagan (Svk) Tinkoff-Saxo
24 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team 0:01:38
25 Frederik Backaert (Bel) Wanty – Groupe Gobert
26 Alexis Gougeard (Fra) AG2R La Mondiale
27 Ramon Sinkeldam (Ned) Team Giant-Alpecin 0:02:21
28 André Greipel (Ger) Lotto Soudal 0:02:55
29 Michael Morkov (Den) Tinkoff-Saxo
30 Tim De Troyer (Bel) Wanty – Groupe Gobert
31 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Alpecin
32 Yoann Offredo (Fra) FDJ.fr
33 Stijn Vandenbergh (Bel) Etixx – Quick-Step
34 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
35 Lars Ytting Bak (Den) Lotto Soudal
36 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal 0:02:58
37 Arnaud Demare (Fra) FDJ.fr 0:03:21
38 Benoit Jarrier (Fra) Bretagne-Séché Environnement
39 Tom Van Asbroeck (Bel) Team LottoNL-Jumbo
40 Yannick Martinez (Fra) Team Europcar 0:03:24
41 Tim Declercq (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
42 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
43 Dmitriy Gruzdev (Kaz) Astana Pro Team
44 Luca Paolini (Ita) Team Katusha
45 Danny Van Poppel (Ned) Trek Factory Racing
46 Sébastien Minard (Fra) AG2R La Mondiale
47 Ian Stannard (GBr) Team Sky 0:03:29
48 Marco Haller (Aut) Team Katusha 0:06:05
49 Jasper Stuyven (Bel) Trek Factory Racing
50 Viacheslav Kuznetsov (Rus) Team Katusha
51 Matteo Trentin (Ita) Etixx – Quick-Step 0:07:35
52 Maarten Wynants (Bel) Team LottoNL-Jumbo 0:07:48
53 Edward Theuns (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:07:50
54 Tyler Farrar (USA) MTN – Qhubeka
55 Alessandro Bazzana (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
56 Jimmy Engoulvent (Fra) Team Europcar
57 Oliver Naesen (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
58 Jarl Salomein (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
59 Frederico Zurlo (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
60 Davide Frattini (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
61 Nelson Oliveira (Por) Lampre-Merida
62 Guillaume Van Keirsbulck (Bel) Etixx – Quick-Step
63 Stefan Küng (Swi) BMC Racing Team
64 Imanol Erviti (Spa) Movistar Team
65 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida
66 Francisco Ventoso (Spa) Movistar Team
67 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team
68 Roy Curvers (Ned) Team Giant-Alpecin
69 Scott Thwaites (GBr) Bora-Argon 18
70 Alexander Porsev (Rus) Team Katusha
71 Bernhard Eisel (Aut) Team Sky
72 Kristijan Koren (Slo) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team
73 Jean-Pierre Drucker (Lux) BMC Racing Team
74 Markel Irizar (Spa) Trek Factory Racing
75 Johan Van Summeren (Bel) AG2R La Mondiale
76 Mathew Hayman (Aus) Orica GreenEdge
77 Jack Bauer (NZl) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:07:56
78 Maciej Bodnar (Pol) Tinkoff-Saxo
79 John Gadret (Fra) Movistar Team
80 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
81 Christian Knees (Ger) Team Sky
82 William Bonnet (Fra) FDJ.fr
83 Maarten Tjallingii (Ned) Team LottoNL-Jumbo
84 Damien Gaudin (Fra) AG2R La Mondiale 0:08:13
85 Adam Blythe (GBr) Orica GreenEdge 0:08:24
86 Stig Broeckx (Bel) Lotto Soudal 0:10:53
87 Thomas Leezer (Ned) Team LottoNL-Jumbo
88 Gijs Van Hoecke (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:11:59
89 Pavel Brutt (Rus) Tinkoff-Saxo 0:12:25
90 Roger Kluge (Ger) IAM Cycling 0:13:06
91 Mitchell Docker (Aus) Orica GreenEdge
92 Zakkari Dempster (Aus) Bora-Argon 18
93 Matteo Tosatto (Ita) Tinkoff-Saxo 0:15:21
94 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
95 Christopher Jones (USA) UnitedHealthcare Pro Cycling
96 Ralf Matzka (Ger) Bora-Argon 18
97 Matti Breschel (Den) Tinkoff-Saxo
98 Bjorn Thurau (Ger) Bora-Argon 18 0:16:32
99 Nikolas Maes (Bel) Etixx – Quick-Step
100 Tiesj Benoot (Bel) Lotto Soudal
FIANDRE 2015: KRISTOFF IN GLORIA, IL RESTO È NOIA
aprile 6, 2015 by Redazione
Filed under 3) GIRO DELLE FIANDRE, News
Da quando Tom Boonen e Fabian Cancellara sono passati professionisti, almeno uno dei due era sempre stato presente a ravvivare i Monumenti del pavé. Per la prima volta, quest’anno, non è più così: la torcia passa a una nuova generazione di corridori, ma la personalità dei due campioni è merce rara. Un Kristoff in gran forma fa piazza pulita su un tavolo di giocatori che navigano a vista, tra timore e rassegnazione.
Potrebbe essere la cronaca del Fiandre più breve della storia: al culmine del Kruisberg, dove la strada allenta la presa in una semicurva, a 26km dal traguardo, mentre tutti tirano il fiato, invece Terpstra allunga; Kristoff lo marca. I due collaborano fino alla flamme rouge. Il resto della storia si scrive da sé. L’equazione ha poche incognite, e di variabili impazzite nemmeno l’ombra.
La gara si svolge tutta nella testa dei due, prima ancora che sulla strada: Kristoff, senza dubbio alcuno l’uomo più veloce in gara, colui che nella tre giorni di La Panne, in settimana, ha fatto piazza pulita di tappe in linea e classifica generale, avrebbe potuto rimanersene tranquillo in attesa degli eventi, pensando a una volata più o meno ristretta. Dopo tutto, così aveva già raccolto un paio di top five negli ultimi due anni. Perché esporsi allo sforzo di un’azione da lontano? Dove pure è indispensabile collaborare, col rischio non da poco di farsi poi lasciar secco su qualche muro, facendo la figura del fesso?
Terpstra, passista eccezionale, già vincitore in solitaria della scorsa Roubaix, il classico figuro che se s’invola lo vedi all’arrivo (anche perché, se non si invola, le uniche volate che sa vincere sono quelle per il secondo posto): chi mai glielo fa fare di portarsi dietro un compagno di fuga che, sebbene volenteroso nei cambi, è micidiale in volata, e tanto facile da sganciare non sarà?
Si è trattato senz’altro di equilibri sottili, impalpabili spostamenti della bilancia psicologica, calcoli ed emozioni, perfino ricordi: Kristoff richiamerà alla memoria, dopo la gara, la buona collaborazione proprio con Terpstra l’anno passato, al disperato inseguimento di Cancellara e dei tre belgi che costui avrebbe infine uccellato. Terpstra, dal canto suo, probabilmente ha pensato che in questo modo, mal che andasse avrebbe fatto secondo. E ben che andasse, Kristoff poteva trovarsi in impaccio in qualche settore impegnativo. Pia speranza, naturalmente, vista la forma del norvegese.
Ma dov’erano, nel frattempo tutti gli altri? Bella domanda. Probabilmente tutti quanti sono rimasti intorpiditi, ipnotizzati, dalla letargica condotta di gara imposta dal Team Sky per i quattro quinti della gara, in modo peraltro completamente fallimentare. I britannici, infatti, gasati dallo strapotere esibito da Geraint Thomas all’E3, e pure alla Gand, sebbene questa l’abbia vinta Paolini, hanno pensato bene di ricorrere all’armamentario tecnico che ormai loro stessi considerano obsoleto nelle gare a tappe, ma che qui, a quanto pare, ritenevano la propria arma migliore: mettersi in testa a tirare a mo’ di trenino, non piano, ma nemmeno troppo forte, tenendo ben cucito il gruppo in modo da ridurre la corsa vera e propria a qualche tratto in salita dove, secondo i calcoli fatti a tavolino, il loro capitano sarà in grado di esprimere abbastanza Watt da andarsene indisturbato.
Eccoci dunque ad assistere a una prima fase di competizione assolutamente soporifera, appena ravvivata dall’assurdo episodio, ripetuto per due volte, di corridori travolti dalle auto di corsa per colpa del mezzo di servizio neutrale della Shimano, che prima ha messo sotto direttamente il povero Jesse Sergent, della fuga del mattino, poi ha tamponato l’ammiraglia FDJ mentre questa si apprestava a soccorrere un proprio corridore, scagliandola contro lo stesso per l’impulso dell’urto.
La fuga mattutina, contenente pure bei passisti come lo sfortunato Sergent, il francese Gaudin o Bak, della Lotto, la squadra più vivace del giorno, viene mantenuta quasi sempre a meno di quattro minuti. Di altri attacchi se ne vedono proprio pochi, anche perché non appena qualcuno cerca di prendere il largo, la Sky apre la manetta del gas e tiene al guinzaglio ogni azzardo offensivo. Va sottolineata la caparbietà di Greipel: il tedescone della Lotto, qui in veste di gregario, prova innumerevoli volte l’evasione, pur senza raggiungere mai una massa critica di minuti – o di compagni di fuga – tale da costituire una minaccia reale: ciò nonostante arriverà col gruppo subito dietro alla selezione dei migliori (quattordici atleti), e ne vincerà lo sprint, per un piazzamento di poco peso ma di grande merito.
La Lotto le prova tutte, con un’accelerazione di Debusschere, il campione nazionale belga, nel penultimo “circuito de muri”, ma non c’è verso. Anche la Etixx-Quickstep, orfana di Boonen, prova a smuovere le acque con alcune delle sue mezzepunte, Lampaert e Van Keirsbulck, ma rompere la compattezza del gruppo, in questa bella giornata primaverile, è davvero dura. Sono dunque soprattutto le terze linee a mettere fuori il naso, come il coraggioso giovane Lutsenko per l’Astana o Nelson Oliveira per la Lampre. Però non si va da nessuna parte. Nemmeno la “selezione da dietro” è specialmente implacabile: ci sono vittime illustri, ma soprattutto a cause di cadute o incidenti meccanici, come è per Wiggins, l’italiano Trentin o uno dei favoritissimi, Vanmarcke.
Si arriva all’ultimo circuito dei muri con un gruppo ancora abbastanza folto, intorno ai 30-40 atleti, nel quale però si osserva una sensibile sproporzione tra squadre: la Katusha include solo un esausto Paolini che probabilmente sente di non poter coprire il suo capitano attraverso gli ultimi tre muri, della Sky sopravvive Thomas con uno stremato Rowe ormai al gancio, la Quickstep ha fatto lavorare Lampaert, ormai cotto, e quindi resta coi capitani, Stybar e Terpstra, giacché, come accennato, Trentin è stato travolto e buttato giù da Ladagnous al giro precedente. Sagan è isolato ormai da moltissimi km, da quando Breschel si è esaurito in una breve azione individuale. Anche Degenkolb, il vincitore della Sanremo, è praticamente solo, come un ritrovato Devolder per la Trek. Entrambi rimandati alla Roubaix.
La forza dei numeri sta tutta dalla parte della Lotto, miglior team oggi in termini prestazionali, anche se ha raccolto poco, della BMC, apparsa disorganizzata e penalizzata dalla scelta, imposta dallo stesso Van Avermaet, di avere il belga come unica vera punta con tutti gli altri sacrificati alla sua causa, e dell’Astana, che oltre a Boom riesce a tenere davanti un altro paio di uomini.
Giusta quindi l’intuizione di Terpstra: i capitani esiteranno a tirare in prima persona, e ancor di più esiteranno le squadre rimaste in forze, visto che sono proprio quelle, paradossalmente o meno, che non hanno un uomo veloce da difendere. Ancor più azzeccata la mossa di Kristoff, ovviamente: se Terpstra avesse voluto mollare vedendosi in compagnia del norvegese, l’avrebbe fatto subito, quindi con uno spreco di energie modesto da parte dell’alfiere Katusha. Una volta alzata la posta, difficile tirarsi indietro, senza poi che Stybar sia una ruota veloce.
Kristoff ha puntato tutto su generosità e responsabilità: la generosità del norvegese nel collaborare al lavoro della fuga senza esitazioni, pur potendo stare al calduccio fidando nel proprio spunto veloce, ha stimolato il coraggio di Terpstra, che magari ha contato di sfiancare il compagno. E comunque, tirata chiama tirata. Generosità, ma, come detto, anche atto di responsabilità individuale, prendendo in mano la corsa senza contare che qualcun’altro l’avrebbe fatto per lui.
Certo, ci vogliono gambe impressionanti, per una giocata così, ma evidentemente al norvegese questa settimana non mancano.
Impressionante anche il lavoro degli Sky, che da soli han fatto quel che due anni fa fecero congiuntamente Cannondale e Trek: la differenza, però, è che la gestione tattica è stata fallimentare, e Thomas è giunto mestamente ultimo nell’elite dei più forti, già con la testa a Roubaix. Così come speriamo che stesse pensando a domenica prossima (e non fosse solo affossato da uno spirito rinunciatario) il buon Pippo Pozzato: alla fine dodicesimo, con Oss undicesimo migliore degli italiani, ma Pozzato ha avuto il supporto del team, una Lampre insolitamente solida, mentre Oss ERA il supporto AL proprio team, la BMC.
Al contrario di questi, bene, benissimo la Lotto dal punto di vista della gestione tattica (magari avrebbero potuto mettere qualcuno con Terpstra e Kristoff, ma questo vale un po’… per tutti gli altri team). Mancava la forza bruta, e di lì l’aver raccolto meno delle acque smosse. Manca “per ora”, ma in futuro, chissà: il loro uomo migliore è stato il neopro (!) Tiesj Benoot, quinto e maiuscolo al suo primo Fiandre “coi grandi”, continuo, autorevole, mai intimorito, ben più incisivo del suo capitano Roelandts, sempre al coperto.
Sagan e Van Avermaet hanno dimostrato sull’ultimo Paterberg, con un attacco della disperazione in grado di lasciare indietro tutti gli altri, di essere i più in forma del mazzo dei battuti. Van Avermaet ha gestito male il supporto del team (l’ottimo Oss già citato); Sagan, troppo isolato, non ha colto l’attimo. Si sono lanciati in una cronocoppie in stile Trofeo Baracchi nel segmento finale tra l’ultimo muro e l’arrivo, però l’unica fase in cui abbiano rosicchiato qualcosa alla coppia di testa è stato l’ultimo km, quando davanti si giocava al gatto e al topo.
Il Fiandre ci consegna quindi un Kristoff sempre più a tutto tondo, una Etixx-Quickstep ancora in cerca d’autore, o meglio di finalizzatore… insomma, di un Tom Boonen, un Van Avermaet eterno piazzato e un Sagan irrimediabilmente “spiazzato”: fuori posizione per mancanza di appoggi e di orientamento tattico, fuori tempo nelle scelte chiave, fuori dal podio. Un peccato per un indiscutibile fuori-classe, che deve al più presto tornare in carreggiata. Aspettando Benoot.
Gabriele Bugada
ORDINE D’ARRIVO
1 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 6:26:32
2 Niki Terpstra (Ned) Etixx – Quick-Step
3 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team 0:00:07
4 Peter Sagan (Svk) Tinkoff-Saxo 0:00:16
5 Tiesj Benoot (Bel) Lotto Soudal 0:00:36
6 Lars Boom (Ned) Astana Pro Team
7 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Alpecin 0:00:49
8 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal
9 Zdenek Stybar (Cze) Etixx – Quick-Step
10 Martin Elmiger (Swi) IAM Cycling
11 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team
12 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida
13 Stijn Devolder (Bel) Trek Factory Racing
14 Geraint Thomas (GBr) Team Sky
15 André Greipel (Ger) Lotto Soudal 0:02:28
16 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
17 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team
18 Marco Marcato (Ita) Wanty – Groupe Gobert
19 Jens Keukeleire (Bel) Orica GreenEdge
20 Nelson Santos Simoes Oliveira (Por) Lampre-Merida 0:02:34
21 Dries Devenyns (Bel) IAM Cycling 0:03:02
22 Alexey Lutsenko (Kaz) Astana Pro Team 0:03:11
23 Arnaud Demare (Fra) FDJ.fr 0:03:23
24 Yves Lampaert (Bel) Etixx – Quick-Step
25 Jens Debusschere (Bel) Lotto Soudal
26 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
27 Bjorn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
28 Jean-Pierre Drucker (Lux) BMC Racing Team
29 Grégory Rast (Swi) Trek Factory Racing
30 Yoann Offredo (Fra) FDJ.fr
31 Zico Waeytens (Bel) Team Giant-Alpecin
32 Jasper Stuyven (Bel) Trek Factory Racing
33 Viacheslav Kuznetsov (Rus) Team Katusha
34 Jose Joaquin Rojas Gil (Spa) Movistar Team
35 Oliver Naesen (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
36 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
37 Dylan Van Baarle (Ned) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team
38 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team
39 Mathew Hayman (Aus) Orica GreenEdge
40 Paul Voss (Ger) Bora-Argon 18
41 Andreas Schillinger (Ger) Bora-Argon 18
42 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Alpecin
43 Luke Durbridge (Aus) Orica GreenEdge
44 Davide Cimolai (Ita) Lampre-Merida
45 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
46 Guillaume Van Keirsbulck (Bel) Etixx – Quick-Step
47 Oscar Gatto (Ita) Androni Giocattoli
48 Marco Haller (Aut) Team Katusha
49 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
50 Luke Rowe (GBr) Team Sky
GAND ITALIANA DOPO 13 ANNI: PAOLINI BEFFA I GIGANTI DEL NORD
marzo 29, 2015 by Redazione
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Il veterano della Katusha si inserisce nella fuga decisiva a quasi 60 km dal traguardo, e con un’azione d’anticipo a 6 km dal traguardo precede i favoriti Terpstra e Thomas. Gara pesantemente condizionata dalla pioggia battente e dal forte vento, che ha più volte spezzato il gruppo, sin dai chilometri iniziali. Fuori dai giochi Kristoff e Sagan, relegati al nono e decimo posto, a quasi sette minuti dal vincitore.
A 38 anni suonati, Luca Paolini si regala la giornata più bella della carriera nella Gand-Wevelgem più spettacolare della storia recente: una gara infiammatasi già a 150 km dal traguardo, che ha visto l’azione decisiva nascere ai -60. Numeri da corsa d’altri tempi, nella quale l’esperienza dell’azzurro è valsa più della gamba leggermente migliore di Terpstra e Thomas, tanto impressionanti nelle loro trenate controvento quanto sciocchi nel concedere una dote di 20’’ a Paolini nelle battute finali, procrastinando ben più del lecito la reazione.
Senza nulla togliere ai corridori, che hanno interpretato la corsa con uno spirito battagliero raramente ammirato nel ciclismo del XXI secolo, molto del merito dello spettacolo va attribuito al meteo, che ha sin dall’inizio condizionato la gara tramite pioggia a tratti battente, temperature quasi invernali e – soprattutto – folate di vento fino a 50 km/h che hanno a più riprese spezzato il gruppo, senza nemmeno che qualche formazione coraggiosa dovesse prendersi il disturbo di organizzare un ventaglio.
La prima frattura si è verificata dopo nemmeno 100 dei 239 km previsti, quando in testa alla corsa resisteva – sia pur con margine insufficiente ad alimentare qualsiasi sogno di gloria – il sestetto composto da Albert Timmer, Alexis Gougeard, Alex Dowsett, Jesse Sergent, Mirko Tedeschi e Pavel Brutt, avvantaggiatosi in avvio. Lo sparpagliamento ha avuto vita breve, ma è bastato a capire che ben difficilmente si sarebbe ripetuto il fiacco canovaccio favorevole ai velocisti che negli ultimi anni era stato spesso rispettato.
Poco dopo, infatti, una seconda raffica ha nuovamente sgretolato il plotone dei favoriti, favorendo la formazione di un drappello di testa – divenuto tale dopo essere andato a raggiungere i fuggitivi della prima ora – comprendente, tra gli altri, Sagan, Kristoff, Degenkolb, Van Avermaet e Thomas. Già qui è parso ad un tratto che la corsa potesse decidersi, ma la riluttanza della BMC a dar seguito da sola all’azione e qualche esitazione di troppo da parte delle altre squadre hanno fatto sì che da dietro potessero rifarsi sotto quasi tutti i grossi calibri.
Dopo una fase tanto battagliata, con ancora 100 km da percorrere in condizioni che non accennavano ad addolcirsi, soltanto due scenari opposti restavano ipotizzabili per il prosieguo della gara: un generale attendismo dovuto a timore e stanchezza, con annesso epilogo in volata, oppure una completa e definitiva rottura della corsa ben prima di giungere a Wevelgem. Con somma gioia del pubblico a casa, a prevalere è stata l’ipotesi B: appena intrapresa per la prima volta la sequenza Baneberg-Kemmelberg-Monteberg, la Etixx – Quick-Step – preso atto dell’impossibilità per Cavendish di lottare per il successo – ha assunto il comando delle operazioni, andando nel frattempo a neutralizzare un breve assolo suicida di Tjallingii, raggiunto nella discesa del Kemmelberg.
Con gli Etixx ormai chiaramente in procinto di sferrare l’attacco, è stato invece Jurgen Roelandts il primo a muoversi, con un’offensiva solitaria che il seguito avrebbe provato meno folle di quanto la logica suggerisse.
Una foratura occorsa a Terpstra, di cui la BMC ha inutilmente provato ad approfittare, ha rimandato di qualche chilometro l’affondo della squadra da battere, materializzatosi in ogni caso di lì a poco con lo scatto di Stijn Vandenbergh. Daniel Oss è stato il primo ad accodarsi, ben presto imitato prima da un pimpantissimo Thomas e da Vanmarcke, quindi da Debusschere, andato a creare una situazione ideale per la Lotto Soudal: una locomotiva come Roelandts al comando in solitaria, seguito da un drappello in cui proprio il campione belga si proponeva come l’uomo più veloce. Poco dopo si è rifatto sotto anche Luca Paolini, rientrato quasi in contemporanea ad una spettacolare capriola di Thomas, fortunatamente esauritasi sull’erba (in caso contrario, la dinamica era quella che sfocia classicamente in una clavicola da ricomporre).
Resasi conto che l’attacco di Vandenbergh aveva portato alla formazione di un gruppetto dal quale ben difficilmente il belga sarebbe emerso vincitore, la Etixx è stata costretta a mandare allo scoperto in prima persona Terpstra, quando all’arrivo mancavano 56 km e il vantaggio di Paolini e soci su quel che rimaneva del gruppo era già di una quarantina di secondi. Nessuno ha avuto la forza e la prontezza necessarie a seguire l’olandese, il cui contrattacco si sarebbe rivelato l’ultimo treno utile per rientrare in gioco. Da lì in poi, infatti, il plotone avrebbe proseguito ad andatura quasi turistica, nell’impossibilità di organizzare un inseguimento, riducendo di fatto la corsa ad una questione fra i primi otto.
Terpstra, rientrato con impressionante facilità nello spazio di 5 km, ha dimostrato una volta di più la propria brillantezza in occasione della seconda scalata al Kemmelberg, allungando con Thomas a ruota, ma il solo Daniel Oss non è riuscito a tornar sotto in discesa.
L’affondo dell’olandese, ancorché infruttuoso, è tuttavia servito a scuotere un drappello la cui andatura era stata sì sufficiente a distanziare Sagan, Kristoff e compagnia, ma non ad avvicinare un superlativo Roelandts, capace addirittura di portare il proprio vantaggio oltre i 2’ all’imbocco dell’ultima infilata di muri. I lunghi rettilinei di avvicinamento a Wevelgem sono risultati fatali al fiammingo, ripreso intorno ai -18, pochi istanti dopo una seconda e quanto mai intempestiva foratura di Terpstra.
Proprio il trionfatore dell’ultima Roubaix, appena riguadagnata la scia dei compagni d’avventura, ha dato il là alla bagarre finale, lanciando un attacco al quale il solo Paolini ha saputo rispondere immediatamente. Thomas ha atteso qualche istante prima di replicare, impressionando tuttavia per la facilità del recupero, operato levandosi di forza dalla ruota un passista del calibro di Vandenbergh, comunque rientrato a sua volta poco dopo. Vanmarcke e Debusschere, approfittando del marcamento tra i quattro di testa, sono andati a ricomporre il sestetto ai -8, denotando comunque un affanno che non lasciava intravedere grandi prospettive per il finale.
Quando tutti aspettavano un nuovo attacco di Terpstra o un’offensiva di Thomas, che può forse rimproverarsi per aver dato il meglio di sé nel ricucire sugli avversari, ma senza mai prendere l’iniziativa, è stato invece Luca Paolini a rompere gli indugi, trovando in risposta una stupefacente inerzia da parte della concorrenza. Malgrado la presenza di due uomini Etixx – Quick-Step, ci sono voluti infatti 3 km perché incominciasse un inseguimento degno di tale nome, inscenato dal solito Terpstra, seguito dal solito Thomas.
Malgrado il maggiore spolvero dimostrato anche nei chilometri finali dalla coppia britannico-olandese, Paolini non ha avuto problemi a difendere circa metà della ventina abbondante di secondi guadagnati in quei 3 km di marcamento tra gli inseguitori, cogliendo finalmente un successo pieno in una classica di alto livello, dopo una lunga serie di piazzamenti, comprendente anche due podi alla Sanremo e uno al Fiandre (oltre ad un bronzo iridato). Terpstra ha regolato agilmente Thomas, a 11’’ dal vincitore, mentre Vandenbergh, trovando la forza di chiudere 4°, a 18’’, ha reso ancora più sconcertante la lunga fase d’attesa che ha dato via libera all’azione di Paolini. Debusschere, Vanmarcke, Roelandts e Oss hanno occupato le piazze dalla quarta all’ottava, mentre Kristoff si è imposto su Sagan nella pleonastica volata per la nona posizione.
Se – come scritto in apertura – la Gand 2015 è parsa una corsa d’altri tempi, è quasi paradossale che ad imporsi sia stato un corridore che dell’eliminazione di ogni residuo di ciclismo eroico in quello contemporaneo ha fatto una ragione di vita, perlomeno da quando non-si-sa-chi gli ha conferito i galloni di sindacalista del gruppo. Speriamo che il risultato odierno possa convincerlo ad abbandonare la frangia dei Pozzato, dei Cancellara e di tutti coloro che vorrebbero di fatto gareggiare sempre alle Canarie. Non nutriamo grandi speranze, a dire il vero, se è vero che anche oggi, in condizioni chiaramente difficili ma altrettanto chiaramente regolari, non sono mancati in gruppo i conciliaboli circa l’opportunità di proseguire o meno la corsa, con Paolini ovviamente protagonista. È un peccato che certi indifendibili piagnistei vengano da un corridore che – quando smette i panni del paladino del gruppo e veste quelli dell’atleta – sa essere il combattente ammirato oggi.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Luca Paolini (Ita) Team Katusha 6:20:55
2 Niki Terpstra (Ned) Etixx – Quick-Step 0:00:11
3 Geraint Thomas (GBr) Team Sky
4 Stijn Vandenbergh (Bel) Etixx – Quick-Step 0:00:18
5 Jens Debusschere (Bel) Lotto Soudal 0:00:26
6 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNL-Jumbo 0:00:40
7 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal 0:01:52
8 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team 0:04:15
9 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 0:06:54
10 Peter Sagan (Svk) Tinkoff-Saxo
SANREMO, ANCORA VOLATA: IN VIA ROMA FESTEGGIA DEGENKOLB
marzo 22, 2015 by Redazione
Filed under 1) MILANO - SANREMO, News
Il tedesco brucia allo sprint il vincitore uscente Kristoff, Michael Matthews e Peter Sagan, ancora una volta sconfitto con molti rimpianti. Quinto il primo degli italiani, il giovanissimo Bonifazio. Copione di corsa ancora una volta piatto e prevedibile, malgrado numerosi tentativi infruttuosi tra Cipressa e Poggio. Molte le cadute eccellenti nella discesa finale, che hanno estromesso dai giochi Gilbert, Kwiatkowski, Ciolek e Stybar.
Non si può dire sia stata una bella Sanremo, come del resto raramente si è potuto dire in tempi recenti; quel che si può dire, se non altro, è che la Classicissima 2015 ha trovato in John Degenkolb un degnissimo vincitore: dopo due prove della fu Coppa del Mondo (Amburgo e Paris-Tours), oltre ad una Gand-Wevelgem, per il tedescosi tratta del primo successo in una classica monumento. Alla luce dell’età (26 anni), dei continui progressi delle ultime stagioni e dei piazzamenti già raccolti sulle pietre (9° al Fiandre nel 2013, addirittura 2° alla Roubaix lo scorso anno), potrebbe essere il primo di una lunga serie.
Che il tedesco fosse un cliente scomodissimo per tutti lo si era intuito già durante le scalate di Cipressa e Poggio, quando era stato fra i pochi sprinter a non meritarsi un’inquadratura televisiva accompagnata dalla didascalia “Coda del gruppo”. Nell’obiettivo delle telecamere, al contrario, erano finiti non soltanto velocisti puri (Cavendish su tutti), ma anche atleti solitamente più affidabili su salite non proibitive quali Colbrelli e – soprattutto – Alexander Kristoff, poi miracolosamente risorto in vista del Poggio. Tra gli sprinter più quotati, i soli Matthews e Sagan sembravano pedalare con agio; l’australiano, però, rende probabilmente qualcosa al teutonico in termini di spunto veloce, mentre lo slovacco – è ormai assodato – è il più abile nel trovare ogni anno modi nuovi ed originali per farsi beffare in quel di Sanremo, e nemmeno questa volta ha deluso chi attendeva impaziente la sua trovata autodistruttiva.
Certo, oltre al problema degli ultimi 200 metri, ogni velocista al via della Classicissima deve porsi quello dei precedenti 290 e più chilometri, ossia di come garantirsi la chance di giocare le proprie carte in Via Roma (tornata proprio oggi sede d’arrivo): un obiettivo di non semplice raggiungimento, come può ad esempio testimoniare, oltre al già citato Cavendish, anche André Greipel, inchiodatosi poco dopo l’imbocco del Poggio, in compagnia di un Vincenzo Nibali mai in gara. Non c’è dubbio, però, che Vegni e soci abbiano provveduto a semplificare notevolmente il compito, rinunciando non soltanto all’inserimento della Pompeiana – pianificato per la scorsa edizione, prima che il maltempo costringesse ad un cambio di programma -, ma anche al ripristino delle Manie, che fra il 2008 e il 2012 erano state un balsamo per una corsa fattasi negli anni sempre più stantia e prevedibile. In tal senso, il copione della Sanremo 2015 è stato esemplare.
Pilotato dalle squadre dei velocisti, il gruppo ha dapprima controllato senza difficoltà la fuga della prima ora, promossa da Molano, Tjallingii, Barta e Peron, raggiunti dopo una manciata di chilometri da Pirazzi, Kurek, Bono, Pauwels, Berard, Dall’Antonia e Frapporti. Dopo 250 km circa di calma piatta, la prima vera scossa – attesa per la Cipressa – è stata anticipata a Capo Berta: non tanto alla salita, dove Pirazzi, Bono, Pauwels e Berard salutavano la compagnia per prolungare di qualche minuto l’ebbrezza del comando, quanto alla discesa, teatro di una rovinosa caduta nella quale a riportare la peggio è stato Christopher Juul-Jensen. In seguito al capitombolo – avvenuto in un tratto di strada sporco di gasolio, come segnalato già ieri sui social network e quest’oggi da Massimiliano Lelli nella ricognizione per la Rai – si è avvantaggiato un temibile trenino in maglia Sky, composto da Geraint Thomas, Ben Swift e Luke Rowe. I tre, involontariamente sganciatisi per via della caduta di Salvatore Puccio, che occupava la quarta posizione, hanno tirato dritto, giungendo ad acquisire un margine di una ventina di secondi nei confronti del resto del gruppo.
Gli auspici dei sadici che speravano in una buona riuscita del tentativo per scatenare la reazione di chi vorrebbe neutralizzare ogni corsa alla prima scivolata si sono rivelati vani: gli scatti di Van Avermaet e Stybar ad inizio Cipressa, pur non sortendo esiti significativi, hanno rapidamente azzerato il divario, riportando alla situazione di gruppo compatto a 25 km circa dal termine.
Gli uomini in nero non si sono persi d’animo, spedendo subito Nordhaug a scandire il passo per il resto della salita. Haussler, Battaglin e Lobato – tra gli altri – hanno perso contatto, mentre Cavendish, Kristoff, Bouhanni e Colbrelli hanno tenuto a malapena l’ultima ruota utile. Fuori gioco anche Arnaud Demare, estromesso da una caduta in salita che ha avuto gravi conseguenze non sul suo fisico, ma sul suo cambio.
Il resto della scalata è filato via liscio, malgrado un timido tentativo di De Marchi, e nemmeno la discesa, nonostante un allungo di Gallopin, ha creato più di tanto scompiglio. Meglio è andata a Daniel Oss, partito in contropiede in corrispondenza dell’approdo sull’Aurelia, anche grazie all’apporto di un motociclista compiacente. Geraint Thomas è stato l’unico ad accodarsi, e chissà dove due locomotive di razza come il trentino e il gallese sarebbero potute arrivare, se quest’ultimo non avesse passato una decina di chilometri a studiare il copertone posteriore dell’alfiere BMC.
Soltanto sulle prime rampe del Poggio, quando i quasi trenta secondi guadagnati dalla coppia erano tornati meno di venti, il britannico ha messo il naso davanti, sbarazzandosi peraltro con irrisoria facilità del compagno di viaggio. I secondi di margine, scesi ad un tratto sotto la doppia cifra, hanno ripreso ad aumentare intorno a metà salita, e l’inerzia del gruppo, pilotato da un Paolini ormai sfinito, ha addirittura lasciato balenare per qualche istante l’ipotesi che l’attacco potesse andare a buon fine.
Ormai nell’ultimo chilometro di ascesa, Philippe Gilbert ha finalmente rotto gli indugi, sia pur con un cambio di ritmo tanto blando da ricordare un giovane Ivan Basso. Van Avermaet ha comunque approfittato dell’allungo del compagno per ripartire in contropiede, riportandosi per primo su Thomas, ma vedendo rinvenire in prossimità dello scollinamento il velocissimo terzetto composto da Sagan, Matthews e Felline.
La picchiata su Sanremo ha inciso soltanto eliminando dalla contesa Gilbert, Kwiatkowski, Stybar e Ciolek, tutti facenti parte del folto gruppo di testa e tutti finiti sull’asfalto quasi all’unisono; i pochi metri che separavano i primi due dal terzetto inseguitore e quest’ultimo dal plotone non sono cresciuti, dando spazio ad un ovvio ricongiungimento non appena si è tornati in pianura.
Sagan ha accennato un’azione da finisseur, rinunciandovi subito: probabilmente la scelta più corretta, se il campione slovacco non si fosse fatto risucchiare nella pancia del gruppo e non vi fosse rimasto fino ad inizio volata, ritrovandosi a dover colmare un divario proibitivo rispetto a Degenkolb. Bonifazio, appostato alla ruota del tedesco, ha dato per un attimo la sensazione di poter riportare il tricolore sul gradino più alto del podio a nove anni dal trionfo di Pozzato, ma un paio di pedalate al vento sono bastate per convincersi del contrario. Kristoff si è dovuto accontentare della piazza d’onore su un podio completato da Michael Matthews, dal quale è rimasto meritatamente escluso Sagan, 4°. Bonifazio ha comunque chiuso con un onorevolissimo 5° posto, più che incoraggiante alla luce dei soli ventuno anni. Allo stato attuale, sembrano essere legate a lui le speranze di un nuovo successo italiano in un prossimo futuro.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 John Degenkolb (Ger) Team Giant – Alpecin 6:46:16
2 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha
3 Michael Matthews (Aus) Orica Greenedge
4 Peter Sagan (Svk) Tinkoff Saxo
5 Niccolo’ Bonifazio (Ita) Lampre – Merida
6 Nacer Bouhanni (Fra) Cofidis, Solutions Credits
7 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing
8 Davide Cimolai (Ita) Lampre – Merida
9 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal
10 Edvald Boasson Hagen (Nor) MTN – Qhubeka
11 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal
12 Matti Breschel (Den) Tinkoff Saxo
13 Ben Swift (GBr) Team Sky
14 Sebastian Langeveld (Ned) Team Cannondale – Garmin
15 Tim Wellens (Bel) Lotto Soudal
16 Grega Bole (Slo) Ccc Sprandi Polkowice
17 Paul Martens (Ger) Team Lotto NL – Jumbo
18 Sonny Colbrelli (Ita) Bardiani CSF
19 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
20 Aleja Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team
21 Michele Scarponi (Ita) Astana Pro Team
22 Maciej Paterski (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
23 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
24 Jon Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team
25 Tom Dumoulin (Ned) Team Giant – Alpecin
26 Fabio Felline (Ita) Trek Factory Racing
27 Rinaldo Nocentini (Ita) Ag2r La Mondiale 0:00:06
28 Nathan Haas (Aus) Team Cannondale – Garmin
29 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff Saxo 0:00:09
30 Luca Paolini (Ita) Team Katusha 0:00:11
31 Geraint Thomas (GBr) Team Sky 0:00:12
32 Mathieu Ladagnous (Fra) FDJ 0:00:23
33 Laurent Pichon (Fra) FDJ
34 Yoann Offredo (Fra) FDJ
35 Daryl Impey (RSA) Orica Greenedge
36 Rein Janse Van Rensburg (RSA) MTN – Qhubeka
37 Simon Yates (GBr) Orica Greenedge
38 Silvan Dillier (Swi) BMC Racing Team
39 Bram Tankink (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
40 Ramunas Navardauskas (Ltu) Team Cannondale – Garmin
41 Filippo Pozzato (Ita) Lampre – Merida
42 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
43 Oscar Gatto (Ita) Androni Giocattoli
44 Jan Bakelandts (Bel) Ag2r La Mondiale
45 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team
46 Mark Cavendish (GBr) Etixx – Quick-Step
47 Andre’ Greipel (Ger) Lotto Soudal
48 Matteo Montaguti (Ita) Ag2r La Mondiale 0:00:51
49 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Soudal 0:00:56
50 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team 0:01:18
51 Lars Boom (Ned) Astana Pro Team
52 Jose Rodolfo Serpa Perez (Col) Lampre – Merida
53 Franco Pellizotti (Ita) Androni Giocattoli 0:02:38
54 Cyril Lemoine (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:02:52
55 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team 0:03:00
56 Zdenek Stybar (Cze) Etixx – Quick-Step
57 Alexey Lutsenko (Kaz) Astana Pro Team
58 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
59 Gerald Ciolek (Ger) MTN – Qhubeka 0:03:38
60 Marco Haller (Aut) Team Katusha 0:04:38
61 Gregory Rast (Swi) Trek Factory Racing
62 Mathew Hayman (Aus) Orica Greenedge
63 Adam Hansen (Aus) Lotto Soudal
64 Julian Arredondo Moreno (Col) Trek Factory Racing
65 Sergey Lagutin (Rus) Team Katusha
66 Alessandro De Marchi (Ita) BMC Racing Team 0:04:41
67 Michal Kwiatkowski (Pol) Etixx – Quick-Step 0:04:56
68 Julien Vermote (Bel) Etixx – Quick-Step
69 Koen De Kort (Ned) Team Giant – Alpecin 0:04:59
70 Zico Waeytens (Bel) Team Giant – Alpecin
71 Kristian Sbaragli (Ita) MTN – Qhubeka
72 Giovanni Visconti (Ita) Movistar Team
73 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha
74 Danilo Wyss (Swi) BMC Racing Team
75 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
76 Jérome Pineau (Fra) IAM Cycling
77 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team
78 Sam Bennett (Irl) Bora – Argon 18
79 Matthew Harley Goss (Aus) MTN – Qhubeka
80 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
81 Jose Joaquin Rojas Gil (Spa) Movistar Team
82 Manuele Mori (Ita) Lampre – Merida
83 Marco Bandiera (Ita) Androni Giocattoli
84 Giacomo Nizzolo (Ita) Trek Factory Racing
85 Juan Jo Lobato Del Valle (Spa) Movistar Team
86 Michal Golas (Pol) Etixx – Quick-Step
87 Branislau Samoilau (Blr) Ccc Sprandi Polkowice
88 Bartlomiej Matysiak (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
89 Cristiano Salerno (Ita) Bora – Argon 18
90 Adriano Malori (Ita) Movistar Team
91 Bert Jan Lindeman (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
92 Jacopo Guarnieri (Ita) Team Katusha
93 Axel Maximiliano Richeze (Arg) Lampre – Merida
94 Dmitry Kozonchuk (Rus) Team Katusha
95 Lasse Norman Hansen (Den) Team Cannondale – Garmin
96 Enrico Battaglin (Ita) Bardiani CSF
97 Simon Clarke (Aus) Orica Greenedge
98 Bartosz Huzarski (Pol) Bora – Argon 18
99 Javier Megias Leal (Spa) Team Novo Nordisk
100 Jacobus Venter (RSA) MTN – Qhubeka
101 Aleksejs Saramotins (Lat) IAM Cycling 0:06:30
102 Juan Pablo Valencia (Col) Colombia 0:07:08
103 Luca Chirico (Ita) Bardiani CSF
104 Roy Curvers (Ned) Team Giant – Alpecin
105 Lars Petter Nordhaug (Nor) Team Sky
106 Zakkari Dempster (Aus) Bora – Argon 18
107 Carlos Julian Quintero (Col) Colombia
108 Jack Bauer (NZl) Team Cannondale – Garmin
109 Bjorn Thurau (Ger) Bora – Argon 18 0:08:27
110 Moreno Hofland (Ned) Team Lotto NL – Jumbo 0:08:57
111 Samuel Dumoulin (Fra) Ag2r La Mondiale
112 Matteo Bono (Ita) Lampre – Merida
113 Thomas Leezer (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
114 Maarten Tjallingii (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
115 Vicente Reynes Mimo (Spa) IAM Cycling
116 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal
117 Simone Stortoni (Ita) Androni Giocattoli
118 Brayan St Ramirez Chacon (Col) Colombia
119 Edoardo Zardini (Ita) Bardiani CSF 0:11:30
120 Mark Renshaw (Aus) Etixx – Quick-Step
121 Jan Barta (Cze) Bora – Argon 18
122 Fabio Sabatini (Ita) Etixx – Quick-Step
123 Manuele Boaro (Ita) Tinkoff Saxo
124 Cesare Benedetti (Ita) Bora – Argon 18
125 Maciej Bodnar (Pol) Tinkoff Saxo
126 Serghei Tvetcov (Rom) Androni Giocattoli 0:11:37
127 Arnaud Demare (Fra) FDJ
128 Benoit Vaugrenard (Fra) FDJ
129 Christophe Laporte (Fra) Cofidis, Solutions Credits
130 Luke Rowe (GBr) Team Sky
131 Hayden Roulston (NZl) Trek Factory Racing
132 Jonas Vangenechten (Bel) IAM Cycling
133 Jasha Sutterlin (Ger) Movistar Team
134 Adrian Kurek (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
135 Julien Berard (Fra) Ag2r La Mondiale
136 William Bonnet (Fra) FDJ
137 Moreno Moser (Ita) Team Cannondale – Garmin
138 Stijn Vandenbergh (Bel) Etixx – Quick-Step 0:14:58
139 Andrea Guardini (Ita) Astana Pro Team
140 Ruslan Tleubayev (Kaz) Astana Pro Team
141 Paolo Simion (Ita) Bardiani CSF
142 Christian Delle Stelle (Ita) Ccc Sprandi Polkowice
143 Charles Planet (Fra) Team Novo Nordisk
144 Robert Wagner (Ger) Team Lotto NL – Jumbo
145 Johan Le Bon (Fra) FDJ
146 Joonas Henttala (Fin) Team Novo Nordisk
147 Rick Flens (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
148 Matteo Tosatto (Ita) Tinkoff Saxo
149 Bert De Backer (Bel) Team Giant – Alpecin
150 Jaroslaw Marycz (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
151 Albert Timmer (Ned) Team Giant – Alpecin
152 Chad Haga (USA) Team Giant – Alpecin
153 Tomasz Kiendys (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
154 Edwin Avila Vanegas (Col) Colombia
155 Miguel Angel Rubiano Chavez (Col) Colombia
156 Johan Vansummeren (Bel) Ag2r La Mondiale
157 Steven Cummings (GBr) MTN – Qhubeka
158 Alex Dowsett (GBr) Movistar Team
159 Kevin De Mesmaeker (Bel) Team Novo Nordisk
160 Sébastien Chavanel (Fra) FDJ 0:20:41
TOUR DE FRANCE 2014
luglio 4, 2014 by Redazione
Filed under Tour de France
TOUR DE FRANCE 2014
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RADUNO DI PARTENZA
1a TAPPA: LEEDS – HARROGATE
2a TAPPA: YORK – SHEFFIELD
3a TAPPA: CAMBRIDGE – LONDRA
4a TAPPA: LE TOUQUET-PARIS-PLAGE / LILLE MÉTROPOLE (VILLENEUVE-D’ASCQ)
5a TAPPA: YPRES – ARENBERG PORTE DU HAINAUT
6a TAPPA: ARRAS – REIMS
7a TAPPA: ÉPERNAY – NANCY
8a TAPPA: TOMBLAINE – GÉRARDMER (LA MAUSELAINE)
9a TAPPA: GÉRARDMER – MULHOUSE
10a TAPPA: MULHOUSE – LA PLANCHE DES BELLES FILLES
11a TAPPA: BESANÇON – OYONNAX
12a TAPPA: BOURG-EN-BRESSE – SAINT-ÉTIENNE
13a TAPPA: SAINT-ÉTIENNE – CHAMROUSSE
14a TAPPA: GRENOBLE – RISOUL
15a TAPPA: TALLARD – NÎMES
16a TAPPA: CARCASSONNE – BAGNÈRES-DE-LUCHON
17a TAPPA: SAINT-GAUDENS – SAINT-LARY-SOULAN (PLA D’ADET)
18a TAPPA: PAU – HAUTACAM
19a TAPPA: MAUBOURGUET (PAYS DU VAL D’ADOUR) – BERGERAC
20a TAPPA: BERGERAC – PÉRIGUEUX (cronometro individuale)
21a TAPPA:ÉVRY – PARIGI
200 METRI DI FOLLIA: LIEGI A GERRANS
aprile 27, 2014 by Redazione
Filed under 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News
L’australiano conquista una corsa bloccata per oltre 260 km e folle negli ultimi 200 metri, battendo allo sprint Valverde e Kwiatkowski. Quarto e quinto Giampaolo Caruso e Domenico Pozzovivo, a lungo parsi in grado di difendere fino all’arrivo i secondi guadagnati sul Saint-Nicolas. Solo 8° Philippe Gilbert. Finalmente protagonisti gli italiani, con una buona prova anche da parte di Vincenzo Nibali.
La 100a Liegi-Bastogne-Liegi non entrerà di certo nel pantheon delle più grandi edizioni della decana delle classiche, ma il suo ultimo chilometro, e più in particolare i 200 metri finali, difficilmente potranno essere scordati da chi, nel volgere di una manciata di secondi, ha idealmente assegnato tre volte la corsa a tre corridori diversi, due dei quali molto in basso nella classifica dei favoriti di stamane.
Ad un chilometro dalla conclusione, ancora una quarantina di atleti erano sulla carta in lizza per vincere l’ultima classica monumento della lunga primavera del Nord, due dei quali forti di una decina di secondi di margine su un plotone mai così numeroso in tempi recenti a quel punto della gara. I due uomini in questione erano Giampaolo Caruso e Domenico Pozzovivo, evasi sulle rampe della Côte de Saint-Nicolas, levando di ruota Bauke Mollema e rintuzzando il tentativo di rientro di Daniel Martin e Philippe Gilbert su tutti. Una coppia impronosticabile alla partenza, ma non dopo l’ascesa alla Roche-aux-Faucons, sulla quale il lucano aveva portato un primo attacco, in compagnia di Julian Arredondo, e il siciliano era stato fra i più attivi inseguitori, insieme a Samuel Sanchez, Roman Kreuziger e Vincenzo Nibali.
Superata la salita degli italiani, i due hanno saputo ovviare alle scarse doti di passisti di entrambi, approfittando anche della poca collaborazione trovata dagli inseguitori, a dispetto dell’abbondanza di formazioni forti ancora di due o più uomini. Ancora Nibali e Sanchez, e come loro Rolland e Nordhaug, hanno a turno provato a ridurre un gap fossilizzatosi invece intorno ai 10-12 secondi, rimasti tali fino al triangolo rosso.
Quando l’impresa pareva ormai a portata di mano, complice un’ormai assodata mancanza di gambe tra gli uomini da battere, a minacciare l’insperata doppietta è stato Daniel Martin, il cui pur appesantito allungo negli 800 metri finali è stato sufficiente a distanziare Valverde, Gilbert e tutti gli altri, e a rientrare – ormai al termine del tratto di salita vera e propria – su Caruso, a sua volta in grado di staccare poco prima il compagno di viaggio. La neonata coppia ha approcciato l’ultima svolta a sinistra con qualche decina di metri su Pozzovivo e sul rientrante terzetto Valverde-Kwiatkowski-Gerrans, lasciando presagire la seconda affermazione consecutiva dell’irlandese.
Con la vittoria distante poche pedalate, Martin è invece incappato nel più incredibile degli incidenti: al momento di chiudere l’ultima curva, ad angolo retto, ma imboccata troppo lentamente per poter costituire un pericolo, specie su asfalto perfettamente asciutto, il nipote di Stephen Roche è finito fantozzianamente a terra, atterrando sul fianco destro, servendo un insperato assist a Caruso.
Il 33enne di Avola, con di fronte un traguardo che avrebbe potuto cambiare il bilancio di una carriera, è stato tradito dalle gambe al momento di rilanciare, inchiodandosi sui pedali come un Bitossi d’altri tempi, fino a subire, ad appena settanta metri dall’arrivo, il sorpasso di Simon Gerrans. La stessa azione dell’australiano, trionfatore due anni fa alla Sanremo, ma mai nei cinque nella decana fino ad oggi, è parsa negli ultimi metri più quella di un modesto scalatore intento a difendere la maglia gialla in un tappone alpino o pirenaico che non quella di un prossimo vincitore della Liegi, ma né Valverde né Kwiatkowski, secondo e terzo rispettivamente, hanno avuto la forza di sopravanzare l’australiano. Per Caruso, che speriamo possa smaltire quanto prima una delusione che immaginiamo essere di difficile assorbimento, e Pozzovivo – forse il più forte di tutti, ma affaticato da quel primo attacco in compagnia di Arredondo – sono arrivati un quarto ed un quinto posto, amari solo in considerazione del risultato sfiorato. A migliorare ulteriormente il primo bilancio positivo della primavera italiana delle classiche hanno provveduto il dodicesimo e tredicesimo posto di Gasparotto e Cunego, pur mai davvero protagonisti in testa, e la buona prova di Vincenzo Nibali, spesso davanti e attivo, malgrado il modesto trentesimo posto al traguardo. Molto peggio è andata invece ai padroni di casa, con il solo Philippe Gilbert in top 10, ottavo, ma ben al di sotto delle attese, sia in termini di piazzamento, sia per una condotta di gara insolitamente anonima.
In vista delle prossime edizioni della doyenne, Aso dovrà valutare le ragioni di uno sviluppo tanto piatto di una corsa in genere ben più animata e selettiva. Possibile vi sia una componente casuale (intesa come livellamento della concorrenza, indipendente dall’organizzazione), probabile quella di un dispendio di energie più elevato del solito nelle fasi centrali di gara, percorse dal gruppo ad andatura sempre sostenuta, per recuperare i quasi sedici minuti concessi – forse con troppa leggerezza – a Lang, Koch, Venter, Bono, Jakobs e Minnaard, fuggitivi della prima ora. Non ha però troppo convinto la modifica del tracciato, con il sacrificio di Rosier, Maquisard e Mont Theux a favore della Côte de la Vecquée, e l’allontanamento della Redoute dall’arrivo, con l’aggiunta della Côte des Forges prima della Roche-aux-Faucons. Ad onor del vero, la salita simbolo della Liegi, peraltro animata quest’anno dagli attacchi infruttuosi di Barguil, Arredondo, Bakelants e Hermans, rappresenta già da qualche anno un passaggio più suggestivo che decisivo, ma la nuova arrivata, teatro del solo scatto di Nathan Haas, in appoggio a Martin (e Slagter, 6° alla fine), non è sembrata in grado di favorire una vera selezione prima della Roche.
Da dopodomani, con il via del Giro di Romandia, la stagione ciclistica si focalizzerà sulle corse a tappe, a meno di due settimane dalla partenza del Giro d’Italia. Una Corsa Rosa che potrebbe aver trovato nel miglior Pozzovivo di sempre un pretendente in più, ma rischia di aver al contempo perso uno dei più attesi: Joaquim Rodriguez, già caduto ad Amstel e Freccia, è risalito in ammiraglia ad un’ottantina di chilometri dal traguardo, forse per problemi respiratori. Se il malanno dovesse rivelarsi serio, uno degli uomini da battere potrebbe essere obbligato al forfait.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Simon Gerrans (Aus) Orica Greenedge 6:37:43
2 Alejandro Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team
3 Michal Kwiatkowski (Pol) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
4 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
5 Domenico Pozzovivo (Ita) AG2R La Mondiale 0:00:03
6 Tom Jelte Slagter (Ned) Garmin Sharp
7 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo
8 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team
9 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Team Katusha 0:00:05
10 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale 0:00:06
11 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Belisol 0:00:08
12 Enrico Gasparotto (Ita) Astana Pro Team 0:00:10
13 Damiano Cunego (Ita) Lampre-Merida
14 Cyril Gautier (Fra) Team Europcar
15 Bauke Mollema (Ned) Belkin Pro Cycling Team 0:00:12
16 Rudy Molard (Fra) Cofidis, Solutions Credits
17 Tiago Machado (Por) Team NetApp – Endura
18 Anthony Roux (Fra) FDJ.fr
19 Frank Schleck (Lux) Trek Factory Racing
20 Stefan Denifl (Aut) IAM Cycling
21 Przemyslaw Niemiec (Pol) Lampre-Merida
22 Sébastien Reichenbach (Swi) IAM Cycling
23 Pierre Rolland (Fra) Team Europcar 0:00:17
24 Simon Geschke (Ger) Team Giant-Shimano 0:00:19
25 Julian David Arredondo Moreno (Col) Trek Factory Racing
26 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team 0:00:23
27 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling
28 Chris Anker Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo 0:00:31
29 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Shimano 0:00:48
30 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 0:00:51
31 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team 0:00:56
32 Ben Hermans (Bel) BMC Racing Team 0:01:09
33 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha
34 Pieter Weening (Ned) Orica Greenedge 0:01:11
35 Tony Gallopin (Fra) Lotto Belisol 0:01:27
36 Thomas Voeckler (Fra) Team Europcar
37 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin Pro Cycling Team 0:01:29
38 Guillaume Levarlet (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:01:31
39 Daniel Martin (Irl) Garmin Sharp 0:01:37
40 Ivan Santaromita (Ita) Orica Greenedge 0:02:26
41 Simon Clarke (Aus) Orica Greenedge
42 Jerome Coppel (Fra) Cofidis, Solutions Credits
43 Tim Wellens (Bel) Lotto Belisol
44 Eduard Vorganov (Rus) Team Katusha
45 Paul Martens (Ger) Belkin Pro Cycling Team
46 Pieter Serry (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:02:51
47 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale
48 Jan Bakelants (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
49 Thomas Degand (Bel) Wanty – Groupe Gobert
50 Angel Vicioso Arcos (Spa) Team Katusha 0:02:53
HUY, C’EST MOI… ALEJANDRO!
aprile 23, 2014 by Redazione
Filed under 6) FRECCIA VALLONE, News
Alejandro Valverde fa sua per la seconda volta la Freccia Vallone dopo 8 anni, con una sparata negli ultimi 300 metri alla quale devono arrendersi un redivivo Daniel Martin ed un ancora troppo inesperto Kwiatkowski. Una fuga a tre caratterizza la corsa che si scalda negli ultimi 30 km. “Dani” Moreno e Philippe Gilbert grandi delusi di giornata, mentre per l’Italia si segnala un dignitoso 14° posto di Vincenzo Nibali ed una sfortunata caduta di Damiano Cunego, che lo esclude dalla bagarre finale. Domenica degna conclusione della Settimana delle Ardenne con la 100° edizione della Liegi-Bastogne-Liegi che, in considerazione delle ultime uscite, schiererà sicuramente una nutrita schiera di favoriti.
Dopo l’affermazione nel 2006, Alejandro Valverde vince la 78° edizione della Freccia Vallone grazie ad un scatto giusto al momento giusto sull’ultima delle tre ascese al Muro d’Huy. Dopo aver vinto già in questa stagione la Vuelta a Andalucía, la Vuelta a Murcia e la Roma Maxima, il murciano della Movistar si aggiudica la corsa intermedia della settimana delle Ardenne, iniziata domenica 20 Aprile con l’Amstel Gold Race e che si concluderà domenica 27 con la Liegi Bastogne Liegi, sfruttando nel migliore dei modi il grande lavoro della sua squadra. Nella cronaca della corsa si sviluppava dopo pochi chilometri dal via da Bastogne la fuga di giornata, comprendente Jonathan Clarke (UnitedHealth), Preben Van Hecke (Topsport Vlaanderen) e Ramunas Navardauskas (Garmin), il cui vantaggio non superava mai i 7 minuti, poichè il gruppo controllava il tentativo alternando in testa le squadre degli uomini più attesi. Così, il primo dei tre passaggi sul Muro di Huy, ai meno 86 km dall’arrivo, vedeva un vantaggio già inferiore ai sei minuti. In testa al gruppo faceva l’andatura la Trek in appoggio del capitano Frank Schleck. Le “côtes” da scalare – in totale 11 – rendevano la corsa interessante anche perché erano posizionate nella seconda parte del percorso. Ai meno 50 era la Lampre di Cunego a dare un’ulteriore sferzata in testa al gruppo, che guadagnava in poco tempo oltre un minuto sui tre di testa. Durante l’ascesa verso la Côte de Bousalle, ai meno 47, Clarke alzava bandiera bianca e la fuga si riduceva a sole due unità. Negli ultimi 30 km si concentravano le fasi calde della corsa: era la Movistar ad aumentare il ritmo sulla Côte d’Ahin e a far scendere ulteriormente il vantaggio della coppia di testa, ora a meno di tre minuti dal gruppo. Prima del penultimo passaggio sul Muro di Huy, di nuovo Trek e Lampre si facevano vedere nelle prime posizioni, dando man forte alla Movistar e alla Katusha. Piuttosto passiva, invece, era la BMC di Philippe Gilbert, quasi mai nel vivo della corsa. Attiva anche l’Europcar, che animava proprio il penultimo passaggio sul Muro d’Huy, ai meno 25: prima Rolland e poi Gautier scattavano e quest’ultimo in particolare riusciva a scollinare per primo all’inseguimento di Navardauskas e Van Hecke, distanti ormai non più di una trentina di secondi. Era, però, pronta la reazione, in particolare, di Katusha e Movistar, che mettevano alcuni uomini alle spalle del coraggioso francese, tra i quali Kolobnev, Caruso e Herrada López. Gautier veniva, infine, raggiunto ai meno 20. La Côte d’Ereffe, ai meno 11, dopo che Navardauskas prima e Van Hecke dopo venivano raggiunti, vedeva gli ultimi attacchi in testa al gruppo. Era prima Chris Anker Sørensen (Tinkoff Saxo) e poi Jérémy Roy (FDJ) a tentare rispettivamente l’attacco, ma in entrambi i casi era prima la Katusha e poi l’Orica GreenEDGE a rinvenire sugli attaccanti. A circa tre chilometri dall’arrivo, annullati tutti i tentativi, il gruppo si presentava ormai compatto, composto di una quarantina di atleti, ai piedi del Muro Di Huy. Una caduta metteva, però, fuori gioco Damiano Cunego, che ‘scodava’ più per disattenzioni proprie che per colpa di altri ciclisti, trascinando con sè “Purito Rodríguez (già piuttosto dolorante dopo la caduta nell’Amstel Gold Race), Fränk Schleck e Pieter Weening. La bagarre intanto era iniziata in testa al gruppo, che aveva iniziato la scalata finale al Muro di Huy. Gastauer (AG2R) provava ad anticipare tutti, ma veniva in breve tempo risucchiato dal gruppo. Era allora Bauke Mollema ad imprimere un bel ritmo, mentre il polacco Michal Kwiatkowski era alle sue spalle in rampa di lancio: il suo scatto avveniva, a tutta birra, a 500 metri dall’arrivo ma, come per l’Amstel, il troppo ardore, unito ancora all’inesperienza per questo tipo di finali, tradivano il giovane polacco che veniva raggiunto e superato da un redivivo Daniel Martin. Ma da dietro, con uno scatto ancora più incisivo, era Alejandro Valverde che ai meno 300 metri sverniciava l’irlandese ed andava a trionfare a braccia alzate sotto il traguardo. Chiudevano la top five Bauke Molelma in quarta posizione e Tom-Jelte Slagter in quinta. “Dani” Moreno e Philippe Gilbert, grandi attesi della vigilia, dovevano invece accontentarsi rispettivamente di un anonimo nono e decimo posto. 14mo e primo degli italiani si classificava Vincenzo Nibali, a dimostrazione che il lavoro svolto in altura potrà sicuramente giovargli nella Liegi-Bastogne.Liegi di domenica prossima, corsa che si adatta meglio alle sue caratteristiche e che resta aperta a molte soluzioni. Lo stesso Valverde può a ben vedere essere considerato un favorito, così come Daniel Martin che sembra essere tornato in buone condizioni ed è anche il detentore della ‘Decana’. Appuntamento quindi a domenica 27 Aprile per l’ultimo atto della settimana delle Ardenne, prima che Giro di Romandia e Giro d’Italia calamitino le attenzioni degli appassionati di ciclismo.
Giuseppe Scarfone
ORDINE D’ARRIVO
1 Alejandro Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team 4:36:45
2 Daniel Martin (Irl) Garmin Sharp 0:00:03
3 Michal Kwiatkowski (Pol) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:00:04
4 Bauke Mollema (Ned) Belkin Pro Cycling Team
5 Tom Jelte Slagter (Ned) Garmin Sharp 0:00:06
6 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Belisol
7 Michael Albasini (Swi) Orica Greenedge 0:00:08
8 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo
9 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Team Katusha 0:00:11
10 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team 0:00:15
11 Julian David Arredondo Moreno (Col) Trek Factory Racing 0:00:17
12 WoutPoels (Ned) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:00:19
13 Paul Martens (Ger) Belkin Pro Cycling Team 0:00:23
14 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 0:00:24
15 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling 0:00:26
16 Simon Clarke (Aus) Orica Greenedge 0:00:28
17 Diego Ulissi (Ita) Lampre-Merida
18 Rudy Molard (Fra) Cofidis, Solutions Credits
19 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
20 Jurgen Van Den Broeck (Bel) Lotto Belisol
21 Tom Dumoulin (Ned) Team Giant-Shimano
22 Gorka Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team 0:00:32
23 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Shimano 0:00:37
24 Sébastien Reichenbach (Swi) IAM Cycling 0:00:40
25 Daan Olivier (Ned) Team Giant-Shimano 0:00:43
26 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin Pro Cycling Team 0:00:45
27 Ivan Santaromita (Ita) Orica Greenedge 0:00:48
28 Thomas Sprengers (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:00:51
29 Thomas Degand (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:00:54
30 Laurens Ten Dam (Ned) Belkin Pro Cycling Team
31 Cyril Gautier (Fra) Team Europcar
32 Jean-Marc Marino (Fra) Cannondale
33 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
34 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team
35 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale 0:00:58
36 Carlos Alberto Betancur Gomez (Col) AG2R La Mondiale 0:01:00
37 Chris Anker Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo 0:01:03
38 Alex Howes (USA) Garmin Sharp 0:01:04
39 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale
40 Jerome Coppel (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:01:12
41 Jesus Herrada Lopez (Spa) Movistar Team 0:01:14
42 Thomas Lövkvist (Swe) IAM Cycling 0:01:17
43 Jan Bakelants (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
44 Benoît Vaugrenard (Fra) FDJ.fr 0:01:23
45 Ben Hermans (Bel) BMC Racing Team 0:01:25
46 Jérémy Roy (Fra) FDJ.fr
47 Cameron Meyer (Aus) Orica Greenedge
48 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha 0:01:30
49 Eduard Vorganov (Rus) Team Katusha
50 Bart De Clercq (Bel) Lotto Belisol 0:01:32