LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO VIII: VUELTA A ESPAÑA 2011

novembre 15, 2023 by Redazione  
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Arriva per Sagan il momento di misurarsi con le fatiche imposte da un grande giro di tre settimane. Non potrà certamente competere per la vittoria finale – il suo miglior piazzamento sarà il 42° posto al Tour del 2012 – ma avrà modo di dare sfoggio delle sue doti e ce la farà: alla sua prima partecipazione alla Vuelta riesce a mettere in cascina tre successi di tappa, tra i quali quello ottenuto sul prestigioso traguardo finale di Madrid.

Nota ai lettori: nell’ultimo articolo si fa riferimento alla vittoria finale dello spagnolo Juan José Cobo, che sarà successivamente squalificato per doping (anche se solo nel 2019 la vittoria sarà ufficialmente assegnata a Chris Froome)

6a TAPPA: ÚBEDA – CÓRDOBA

LA VUELTA SI TINGE DI VERDE LIQUIGAS

Splendida azione degli uomini di Amadio che nella discesa dell’Alto del Catorce del Ciento fanno selezione rimanendo davanti in 4 insieme al solo Lastras con Sagan che taglia per primo il traguardo davanti all’iberico e Nibali che guadagna 17” sugli avversari diretti, balzando al 3° posto nella generale alle spalle di Chavanel che resiste in maglia rossa e di Moreno.

La settima tappa della Vuelta, 193,4 km da Úbeda a Córdoba, si è disputata lungo un percorso sostanzialmente pianeggiante se si eccettua l’Alto del Catorce por Ciento, salita di 7 km con gli ultimi 2 piuttosto impegnativi e la vetta a 21 km dal traguardo. Dopo una caduta di Breschel (Rabobank) nella fase di trasferimento, che ha costretto il vicecampione del mondo ad abbandonare la corsa, i primi 60 km sono stati percorsi a velocità folle con innumerevoli tentativi di fuga nei quali sono entrati tra gli altri addirittura Rodriguez (Katusha) e la maglia rossa Chavanel (Quickstep) mentre hanno vissuto un brutto quarto d’ora Nibali (Liquigas), Menchov (Geox) e Wiggins (Sky) rimasti indietro per un breve tratto a seguito di una frattura del gruppo, finchè finalmente non sono riusciti a evadere Saramotins (Cofidis), Kohler (Bmc), Doi (Skil-Shimano), primo atleta giapponese nella storia a correre la Vuelta, e Palomares (Andalucia), già all’attacco verso Valdepeñas de Jaén: all’inseguimento dei fuggitivi, che hanno acquisito un vantaggio massimo poco superiore agli 8 minuti, si sono alternate varie squadre ma a fare la parte del leone è stata la Leopard di Bennati, con uno straordinario Cancellara che è rimasto in testa al gruppo per decine di km e quasi da solo ha annullato il gap con i battistrada, ripresi quando ne mancavano circa 30 al traguardo di Córdoba.
Lungo l’ascesa dell’Alto del Catorce por Ciento sono stati sempre i lussemburghesi a mantenersi al comando con un’andatura sostenuta ma non troppo per evitare di creare difficoltà a Bennati, e di questo ne ha approfittato Moncoutiè (Cofidis) che con un’azione fotocopia a quella della tappa di ieri è andato a prendersi i punti per la classifica degli scalatori; in prossimità dello scollinamento sono scattati anche Tony Martin (Htc), Seeldrayers (Quickstep) e De La Fuente (Geox) che si sono riportati sul francese e nel tratto vallonato immediatamente successivo al gran premio della montagna hanno guadagnato una ventina di secondi sul resto del plotone, ridotto a una sessantina di unità con tutti gli uomini di classifica anche se Anton (Euskaltel) ancora una volta si è mantenuto sempre nelle ultime posizioni stentando moltissimo a rimanere con i migliori.
Con il solo Monfort rimasto nel primo gruppo oltre a Bennati e all’uomo di classifica Fuglsang la Leopard non era in grado di chiudere da sola sui fuggitivi e all’inizio della tecnica discesa che terminava a 5 km dal traguardo si è portata al comando la Liquigas con Agnoli, Capecchi e un Nibali visto spesso a tirare in prima persona; sembrava semplicemente una mossa finalizzata a portare Sagan, che si manteneva nella scia dei compagni di squadra, nelle condizioni di vincere in volata ma gli uomini di Amadio si sono riportati sul gruppetto di testa e hanno proseguito nell’azione riuscendo a spezzare il plotone in diversi tronconi e rimanendo davanti in 4 con il solo Lastras (Movistar), grandissimo discesista, in grado di rimanere a ruota: all’inseguimento si è ricompattato un gruppo di una decina di unità comprendente Chavanel, Fuglsang, Rodriguez, Scarponi (Lampre) e Bruseghin (Movistar) mentre il grosso del gruppo inseguiva ancora più indietro.
Il gruppetto dei Liquigas ha proseguito a testa bassa fino al traguardo, con anche Lastras a collaborare con i biancoverdi, e Sagan non ha avuto difficoltà a battere allo sprint lo spagnolo, mentre un’incomprensione tra Agnoli e Nibali ha fatto sì che il laziale arrivasse 3° togliendo così 8” di abbuono al messinese. Poco male perchè il vincitore della Vuelta 2010 ha comunque guadagnato 17” sul plotoncino di Rodriguez e 23” su quello comprendente Menchov, Wiggins, Anton, Moreno (Katusha) e Van den Broeck (Omega Pharma): ora la classifica vede Chavanel in rosso con un vantaggio di 15” su Moreno, 16” su Nibali, 23” su Rodriguez e 25” su Fuglsang mentre Bruseghin, le cui quotazioni salgono di giorno in giorno, è 10° a 52” e Scarponi ha guadagnato due posti portandosi al 13° a 57”. La settima tappa, 187,6 km da Almadén a Talavera de la Reina, non prevede particolari difficoltà altimetrica e finalmente potranno entrare in azione i velocisti in una Vuelta particolarmente avara di frazioni adatte alle loro caratteristiche.

Marco Salonna

12a TAPPA: PONTEAREAS – PONTEVEDRA

SAGAN DI PREPOTENZA, KESSIAKOFF E NIBALI AVANZANO

A differenza che nella tappa di Cordoba quando il suo successo fu propiziato da un’azione di squadra l’astro nascente slovacco fa tutto da solo e sul traguardo di Pontevedra brucia Degenkolb, Bennati e Petacchi, mentre lo svedese e il siciliano approfittano di un buco nel gruppo creatosi nel convulso finale per guadagnare rispettivamente 5” e 4” sul duo Sky Wiggins e Froome; meglio ancora fa Mollema che grazie a un abbuono a uno sprint intermedio ne guadagna 11.

Giornata di relativa calma alla Vuelta in attesa delle tappe che nei prossimi giorni dovrebbero sconvolgere la classifica generale; la 12a tappa, 167,3 km da Ponteaeras a Pontevedra, era infatti sulla carta una delle poche in questa edizione della corsa iberica dedicate alle ruote veloci, malgrado un finale nervoso e uno strappetto tra i 1300 e i 700 metri dalla conclusione, che per certi versi ricorda quello che i corridori troveranno a Copenhagen in occasione degli imminenti Mondiali. Dopo soli 7 km dalla partenza era in programma uno sprint intermedio e Mollema (Rabobank), alla vigilia 6° in classifica generale a 47” dalla maglia rossa Wiggins (Sky), ne ha approfittato per passare per primo e guadagnare 6” di abbuono: subito dopo ha preso il via la fuga di giornata con Hansen (Htc), Pidgornyy (Vacansoleil), Mate (Cofidis) e Roldan (Andalucia), che hanno acquisito fino a 9 minuti di vantaggio; non è stato comunque difficile tenere sotto controllo la fuga per la Leopard di Bennati, la Lampre di Petacchi, la Skil-Shimano di Kittel e la Garmin di Haussler, cui è stato sufficiente mettere a tirare un uomo a testa per andare a riprendere i battistrada, con Mate e Pidgornyy ultimi ad arrendersi a 5 km dalla conclusione.
I saliscendi presenti nell’avvicinamento a Pontevedra hanno provocato scaramucce nel gruppo con Gavazzi (Lampre), Marangoni (Liquigas) e Martin Velits (Htc) e successivamente Fouchard (Cofidis) e Anzà (Vacansoleil), sul cui conto ci sarebbero voci di coinvolgimento nell’inchiesta doping che ha incastrato l’ex professionista Illiano, a tentare la sortita e Kittel e Sutton (Sky), vale a dire i due vincitori negli uniche tappe per velocisti fin qui disputate, ad arrancare in coda a un gruppo nel quale Wiggins si è sempre mantenuto vigile nelle primissime posizioni attorniato dai compagni di squadra. Nell’ultimo km Htc e Leopard, con Tony Martin e Cancellara protagonisti di un bel duello antipasto di quello della crono mondiale di Copenhagen, hanno preso la testa del gruppo e sono stati i lussemburghesi ad avere la meglio, facendo sì che Bennati potesse lanciare lo sprint in testa: a differenza di quanto accaduto a Talavera de la Reina quando era partito troppo lungo l’aretino si è trovato in posizione ideale ma nulla ha potuto di fronte alla straripante potenza di Sagan (Liquigas) che è andato a conquistare il suo secondo successo in questa Vuelta e il 13° in stagione, con il solo Degenkolb (Htc) che ha provato a contrastarlo negli ultimi metri. Bennati ha chiuso sul gradino più basso del podio davanti a un Petacchi (Lampre) in crescita, ad Haedo (Saxo Bank), a Boonen (Quickstep) e a Van Avermaet (Omega Pharma).
Nell’ultimo km ci sono state diverse fratture nel gruppo che hanno fatto sì che Kessiakoff (Astana) e Mollema guadagnassero 4” su Nibali (Liquigas), 5” sulla maggioranza degli altri uomini di classifica tra cui Wiggins e Froome (Sky), 11” su Daniel Martin (Garmin) e 19” su Scarponi (Lampre) e Menchov (Geox), apparsi nuovamente spenti dopo le difficoltà palesate negli ultimi giorni: la classifica generale dunque si accorcia ulteriormente e vede Wiggins in maglia rossa con 7” su Froome, 9” su Kessiakoff, 10” su Nibali, 19” su Fuglsang e 36” su Mollema. La 13a tappa, 158,2 km da Sarria e Ponferrada, si presenta impegnativa con cinque gran premi della montagna di cui due di prima categoria, l’Alto de Folgueiras de Aigas e il Puerto de Ancares, nella parte centrale del percorso; dalla vetta dell’ultima ascesa al traguardo ci sono però 25 km di discesa e pianura e questo, unito al desiderio di risparmiare le forze per le due tappe successive che vedranno gli arrivi in salita a La Farrapona e all’Angliru, potrebbe fare in modo che i big si controllino e che a giocarsi il successo siano uomini fuori classifica ma comunque a proprio agio quando la strada inizia a salire.

Marco Salonna

21a TAPPA: CIRCUITO PERMANENTE DEL JARAMA – MADRID

SAGAN INFILZA I NOSTRI NEL GIORNO DI COBO

Sembrava che la tappa di Madrid fosse un affare tra Petacchi e Bennati ma negli ultimi metri lo slovacco spunta le retrovie e conquista il suo terzo successo alla Vuelta, mentre in classifica generale non c’è nessuna sorpresa con il cantabro della Geox che mantiene i 13” di vantaggio su Froome e succede a Nibali nell’albo d’oro della corsa a tappe iberica.

Tradizionalmente l’ultima tappa di un grande Giro è una festa vissuta dai corridori come un ultimo giorno di scuola ma non è stato così in questa occasione: prima dei 95,6 km che dal circuito di Jarama portavano al Paseo del Prado di Madrid atto finale di una Vuelta combattutissima infatti erano in bilico non solo la maglia rossa, con Froome (Sky) che grazie agli abbuoni aveva la possibilità teorica di scavalcare Cobo (Geox) che lo precedeva di 13”, ma anche quella bianca della combinata guidata anch’essa dallo spagnolo davanti al britannico e quella verde della classifica a punti, con Rodriguez (Katusha) e Mollema (Rabobank) appaiati al vertice a quota 115 punti: definitiva era solo la classifica della maglia a pois vinta per il quarto anno consecutivo da Moncoutiè (Cofidis) al termine di un appassionante duello con il nostro Montaguti (Ag2r). In ogni caso le cose si sono messe immediatamente bene per Cobo perchè pochi km dopo l’ingresso del circuito di Madrid sono scattati Horrach (Katusha), Benitez (Andalucia) e Caruso (Liquigas), che si sono così spartiti i secondi di abbuono nei due sprint intermedi togliendoli a Froome: la presenza in fuga al siciliano dava inoltre la possibilità alla Liquigas che aveva in Sagan l’uomo di punta di non tirare e a incaricarsi dell’inseguimento sono state dunque la Lampre di Petacchi, la Leopard di Bennati e la Saxo Bank di Haedo, che hanno chiuso il gap a 10 km dal traguardo.
Come già accaduto nelle poche tappe precedenti decise allo sprint la squadra lussemburghese è stata quella che ha preso il comando delle operazioni ma O’Grady, che aveva alla sua ruota Petacchi e Bennati nell’ordine, già agli 800 metri ha esaurito il suo lavoro lasciando allo scoperto i due azzurri, che pertanto si sono lasciati sfilare facendo sì che a prendere il comando fosse la Skil-Shimano con Veelers a tirare la volata a De Kort. Petacchi e Bennati sono rimasti comunque nelle primissime posizioni ed è stato l’atleta della Lampre a lanciarsi per primo seguito da quello della Leopard; l’aretino ha gradualmente rimontato lo spezzino e sembrava lanciato verso il suo successo consecutivo dopo quello di Vitoria ma dalle retrovie è improvvisamente spuntato Sagan che negli ultimi metri è andato a beffare i due azzurri aggiudicandosi la sua terza frazione in questa Vuelta: successi peraltro molto diversi l’uno dall’altro con quello di Cordoba arrivato al termine di un’azione di squadra della Liquigas, quello di Pontevedra avvenuto in un arrivo in leggera salita e quello di Madrid arrivato al termine di un classico volatone di gruppo. 4° ha chiuso Degenkolb (Htc) davanti a Maes (Quickstep), Ligthart (Vacansoleil), Sutton (Sky), De Kort e Mollema, che ha così strappato la maglia verde a un Rodriguez che non ha neppure tentato di disputare lo sprint.
A esultare sul traguardo sono stati dunque lo slovacco, l’olandese e soprattutto Cobo, atleta di talento in grado di vincere un Giro dei Paesi Baschi e una tappa di montagna alla Vuelta 2009 chiusa al 10° posto ma che nelle ultime due stagioni sembrava essersi perso, che si è aggiudica una Vuelta in cui probabilmente alla vigilia non era tra i 20 atleti più quotati oltre a conquistare la maglia bianca della combinata, e lo stesso discorso vale per Froome battuto di 13”: piuttosto sorprendente anche il 3° posto con un distacco di 1′39” dell’altro britannico Wiggins alla luce di una condizione che non sembrava poter essere al top dopo la caduta del Tour e di un percorso apparentemente sbilanciato a favore degli scalatori. 4° a 2′03” ha chiuso Mollema che oltre alla classifica a punti si è tolto sia pure per un solo giorno la soddisfazione di vestire la maglia rossa, 5° a 3′48” un Menchov (Geox) che nel finale è stato prezioso alleato per Cobo, 6° a 4′13” un Monfort (Leopard) finalmente competitivo lungo tutto l’arco delle tre settimane e 7° a 4′31” un Nibali (Liquigas) che sembrava ben avviato a ripetere il successo di un anno fa ma che è stato respinto dalle grandi montagne: chiudono la top ten Van den Broeck (Omega Pharma) 8° a 4′45”, Moreno (Katusha) 9° a 5′20” e Nieve (Euskaltel) 10° a 5′33”. Di Moncoutiè che si aggiudica per il quarto anno di fila la classifica degli scalatori, oltre alla tappa di Estacion de Montaña Manzaneda, si è già detto mentre la Geox ha completato il proprio trionfo aggiudicandosi la graduatoria a squadre. E ora tutti gli occhi sono puntati su Copenhagen dove dopo una settimana di pausa inizieranno i campionati del mondo, con la prova su strada per professionisti prevista per domenica 25 settembre.

Marco Salonna

La prima vittoria di Sagan in un grande giro, nella tappa di Córdoba della Vuelta 2011 (foto Bettini)

La prima vittoria di Sagan in un grande giro, nella tappa di Córdoba della Vuelta 2011 (foto Bettini)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO VII: TOUR DE POLOGNE 2011

novembre 14, 2023 by Redazione  
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Due settimane prima del via della Vuelta, sua prima partecipazione ad un grande giro, Peter Sagan si schiera al via del Giro di Polonia. Il favorito per la vittoria finale è l’irlandese Daniel Martin, che alla vigilia della frazione conclusione, una classifica tappa passerella destinata ai velocisti, veste la maglia di leader con soli tre secondi di vantaggio sullo slovacco, il quale ha già nel bottino due successi di tappa. Non ce la farà a imporsi anche a Cracovia, ma grazie al secondo posto allo sprint alle spalle di Kittel e al conseguente abbuono, riesce a far sua la classifica generale disarcionando Martin per sei secondi.

SAGAN INTERROMPE IL DOMINIO KITTEL

Nella quarta tappa si interrompe il dominio di Kittel. Dopo tre vittorie il tedesco deve dire addio anche alla maglia di leader che finisce sulle spalle di Sagan, primo sul traguardo di Cieszyn con qualche secondo di vantaggio su Martin e Marcato.

Tappa mossa e resa insidiosa dall’andatura del gruppo quella che porta i corridori da Oswiecim a Cieszyn: 177km che si chiudono con un circuito finale e l’arrivo in leggera pendenza. Quello in cui lo scorso anno Marcato sbagliò il conteggio dei giri esultando con un giro di anticipo.
Quest’oggi la gara è iniziata con la solita fuga. Rocchetti, Matysiak, Gradek e Beyer sono però stati ripresi quando al traguardo mancavano una trentina di chilometri e l’ultimo a mollare è stato Beyer che, prima di essere riassorbito dal plotone, si è visto superare da Pliuschin.
Ripreso anche il moldavo è toccato a Clarke ad andare in avanscoperta e l’australiano è riuscito a mantenere la testa fino all’inizio dell’ultimo giro quando la Liquigas ha preso in mano le redini della corsa. Nibali s’è messo in testa a forzare il ritmo facendo staccare i velocisti più pericolosi, poi, sull’arrivo in leggera salita, è toccato a Sagan coronare il lavoro con la vittoria. Il giovane della Liquigas è riuscito a anche staccare gli avversari: Martin e Marcato sono giunti a 3”, mentre tra i nostri ha fatto bene anche Gasparotto che si è classificato 8°.
Grazie a questa vittoria lo slovacco della Liquigas è balzato in testa alla generale dove vanta 5” su Marcato e 7” su Feillu. Facile prevedere, però, che nei prossimi due giorni la classifica verrà interamente stravolta dalle due tappe con arrivo in salita. Per l’Italia si attende di vedere le prestazioni di Nibali e Scarponi che lavorano in ottica Vuelta.

Andrea Mastrangelo

ANCHE SAGAN SI RIPETE

La quinta tappa è nuovamente vinta da Peter Sagan, che si ripete dopo aver conquistato, ieri, tappa e maglia. Frazione disegnata per dare spettacolo e favorire chi predilige il terreno collinare, termina invece con una volata: alle spalle del portacolori Liquigas Matthews e Haussler.

Doveva essere la prima frazione di una due giorni dedicata agli scalatori, alla fine è risultata essere per l’ennesima volta terreno per finisseur e velocisti. A spuntarla è nuovamente stato Sagan, portacolori della Liquigas, che oggi si è ripetuto senza però staccare tutti gli avversari.
Dopo numerosi tentativi – il più importante quello di Pidgornyy al quale si sono aggiunti in un secondo momento Caruso, Spilak e Ulissi – il gruppo ha avuto, come nelle tappe precedenti, la meglio sui fuggitivi. Le dieci salite, equamente suddivise tra prima e seconda categoria, non hanno quindi sortito l’effetto sperato e il gruppo si è presentato compatto nella città di Zakopane, che quest’oggi ha ospitato partenza e arrivo.
Nel finale ci hanno provato ripetutamente i finisseur fino a quando negli ultimi metri Feillu è stato il primo a lanciare la volata. Niente da fare nemmeno per lui, lo slovacco ha recuperato in modo imperioso e ha tagliato il traguardo davanti a tutti.
Sul podio sono giunti Matthews e Haussler, quarto posto per Marcato davanti a Kannaugh e Feillu. Paolini e Nocentini chiudono poi la top ten di una tappa che ha visto Sagan rafforzare la sua leadership.

Andrea Mastrangelo

GLI ABBUONI DICONO SAGAN

Lo slovacco si piazza secondo nella frazione conclusiva del Giro di Polonia, sul circuito di Cracovia, e scavalca Daniel Martin in classifica grazie agli abbuoni. L’ultima tappa va a Marcel Kittel, che coglie il quarto successo parziale nella corsa polacca, dopo le tre affermazioni in apertura. Completano il podio finale Martin e l’ottimo Marcato.

Come molti avevano pronosticato al termine della tappa di ieri, sono stati gli abbuoni in palio nell’ultima frazione a decidere il Giro di Polonia 2011. A sorridere, grazie ad un secondo posto finale che ha reso inutili anche i 2’’ di abbuono raccolti ad una trentina di chilometri dal termine, ad un traguardo volante, è stato Peter Sagan, capace di reagire alla débacle negli ultimi metri della giornata di ieri da campione quale forse già è, e quale soprattutto diventerà se non tradirà le clamorose promesse costruite nelle ultime due stagioni a suon di successi.
Lo slovacco avrebbe potuto riportarsi virtualmente al comando della generale già allo sprint intermedio posto ai -30, quando Daniel Martin ha però sguinzagliato Heinrich Haussler per contrastare il rivale, riuscendo a negargli i 3’’ di abbuono spettanti al primo classificato. Per farlo, l’australiano non ha esitato a chiudere lungo le transenne l’alfiere Liquigas, che è però stato capace di non perdere la testa nei battibecchi successivi, e di proiettarsi subito verso lo sprint finale, nel quale avrebbe avuto bisogno di un 3° posto per balzare in vetta.
Dopo aver rintuzzato senza particolari patemi qualche tentativo negli ultimi due giri, con il padrone di casa Marczynski ultimo ad arrendersi, a 4 km circa dalla conclusione, Sagan è riuscito ad accaparrarsi la ruota più ambita, quella di Marcel Kittel, vincitore delle prime tre frazioni, come normalmente fatica a fare un ragazzo di appena 21 anni nella mischia di una volata di gruppo. Haussler ha provato a mettere nuovamente i bastoni fra le ruote allo slovacco, ma, dopo aver rischiato di arrotarsi con un altro uomo Liquigas, non è riuscito a trovare la stessa progressione di qualche chilometro prima. Progressione che peraltro non sarebbe comunque bastata a difendere la leadership di Daniel Martin, poiché Sagan non si è accontentato del gradino più basso del podio, ma è andato a prendersi la piazza d’onore, battuto soltanto da un impressionante Kittel, completamente fuori portata per chiunque in questo Giro di Polonia.
Haussler si è dovuto accontentare del quarto posto, alle spalle anche di Leigh Howard, 21enne australiano della HTC che ha quest’oggi rimpiazzato Degenkolb quale sprinter della corazzata prossima a chiudere i battenti. Appena alle sue spalle, invece, Marco Marcato, eccellente 3° in graduatoria, che sarebbe stato 2° senza i 2’’ di abbuono sottrattigli ieri al traguardo dal compagno di squadra Poels. Il 27enne della Vacansoleil, anch’egli staccato stamani di 3’’ da Martin, come Sagan, ha sprintato sia al traguardo volante sia all’arrivo, nel tentativo di issarsi addirittura in vetta alla generale. Le sue volate gli sono valse un solo secondo di abbuono, quello conquistato con il 3° posto dello sprint intermedio, ma sono sicuramente abbastanza per guadagnarsi l’ennesimo applauso di una gara corsa sempre da protagonista, con il piglio aggressivo e spettacolare che già aveva colpito al Tour de France.
Archiviato dunque anche il Polonia, l’UCI World Tour andrà ora in vacanza per soltanto due giorni, prima dell’avvio dell’Eneco Tour, ultimo appuntamento in calendario prima del via della Vuelta, il 20 agosto prossimo.

Matteo Novarini

Peter Sagan veste la maglia di leader del Giro di Polonia (foto Riccardo Scanferla)

Peter Sagan veste la maglia di leader del Giro di Polonia (foto Riccardo Scanferla)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO VI: TOUR DE SUISSE 2011

novembre 13, 2023 by Redazione  
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In attesa del suo debutto in un grande giro, che avverrà alla Vuelta del 2011, Sagan torna sulle strade elvetiche. Stavolta non sono quelle del Romandie ma del più blasonato Giro di Svizzera, dove porta a casa due prestigiose vittorie di tappa, una delle quale in una frazione d’alta montagna

SHOW DI CUNEGO IN SALITA, MA SAGAN LO BEFFA

Il veronese fa il vuoto sul Grosse Scheidegg, raggiunge il gruppo dei fuggitivi che era avanti di 2′ e rimane solo al comando ma lo slovacco rientra nel finale e lo batte in volata. Il Piccolo Principe è comunque la nuova maglia gialla davanti a Soler e Mollema

La terza tappa del Tour de Suisse, 107,6 km da Brig-Glis a Grindelwald, malgrado la brevità era una delle più dure della corsa con la salita del Grimselpass e del tremendo Grosse Scheidegg, la cui verra era posta a soli 11 km dal traguardo. A rendere ancora più dura la corsa è stata la pioggia che ha iniziato a cadere fin dalle prime fasi e dopo pochi km il gruppo si è spezzato in due tronconi e davanti sono rimasti 31 corridori tra cui Andy Schleck, Fuglsang e Voigt (Leopard), Sagan, Nerz e Salerno (Liquigas), Giampaolo Caruso (Katusha), Gasparotto (Astana), Righi (Lampre), Van Avermaet, Bakelandts e De Greef (Omega Pharma), Albasini (HTC) e Ten Dam (Rabobank), che in classifica era distaccato di soli 1′08” dalla maglia gialla Soler (Movistar). Sembrava che questa fuga che per molti versi ha ricordato quella dell’Aquila al Giro 2010 potesse decidere il Giro di Svizzera un po’ ma il grosso del gruppo guidato da Movistar e Lampre, con Righi che si è rialzato per tirare dietro per Cunego, è riuscito a superare senza danni il Grimselpass e a contenere in circa 3′ il distacco dai battistrada all’attacco del Grosse Scheidegg, salita di 16,4 km con una pendenza media del 9% se si eccettuano alcuni tratti di falsopiano a metà strada.
Sulle prime rampe Bakelandts, già all’attacco ieri verso Animona nonchè in innumerevoli occasioni al Giro d’Italia, ha tentato l’avventura solitaria mentre al comando del gruppo inseguitore si è portato un Andy Schleck al servizio di Fuglsang, che a sua volta in classifica generale era distaccato di solo 1′26” da Soler; a ruota dei due della Leopard sono rimasti solo Samoilau (Movistar), De Greef, Sagan, Salerno, Ten Dam e Caruso mentre anche il gruppo si è ridotto a una ventina di unità e anche oggi Kloeden (Radioshack), Peter Velits (HTC) e Vandevelde (Garmin) non sono riusciti a reggere il passo dei migliori, che nel frattempo avevano ridotto a poco più di 2′ il distacco dai battistrada.
A 7 km dalla vetta, mentre Bakelandts veniva ripreso dal gruppetto di Andy Schleck, Di Luca (Katusha) è scattato dal gruppo e ha provocato ulteriore selezione con i soli Soler, Cunego, Frank Schleck e Monfort(Leopard), Kruijswijk e Mollema (Rabobank), Froome (Sky) e Van Garderen (HTC) in grado di tenere il ritmo; molto più deciso l’attacco del veronese che ha immediatamente fatto il vuoto con Soler che ha tentato di prendergli la scia ma ha dovuto mollare mentre gli altri sono rimasti sui pedali. Impressionante il passo del Piccolo Principe che ha iniziato a riprendere ad uno ad uno finchè in cima ha scollinato da solo con 5” su Ten Dam, 10” su Salerno e Fuglsang, 15” su Sagan, 35” su Caruso e 45” sul gruppo di Soler, Frank Schleck, Van Garderen e Leipheimer mentre dopo il grande lavoro Andy Schleck si era rialzato.
Cunego ha proseguito nella sua azione in discesa staccando definitivamente Ten Dam mentre uno sfortunatissimo Salerno autore fin lì di una splendida corsa dopo essere quasi riuscito grazie alle sue doti da biker a riportarsi sotto è caduto ed è stato costretto al ritiro; per il veronese sembrava fatta ma a 3 km dall’arrivo Sagan è arrivato come un missile e in volata ha fatto valere il suo spunto veloce anche perchè il capitano della Lampre ha pensato soprattutto a guadagnare secondi per la classifica generale: ulteriore dimostrazione di talento cristallino comunque quella dello slovacco che era impensabile potesse reggere in una salita così impegnativa come il Grosse Scheidegg. 3° e 4° a 21” sono arrivati Fuglsang e Ten Dam, 5° a 48” Caruso e 6° a 1′04” Van Garderen in un gruppetto che comprendeva anche Frank Schleck, Mollema, De Greef e Kruijswijk; meno brillante di ieri Di Luca che ha chiuso 12° a 1′24” poco avanti a un Leipheimer come spesso gli accade ha avuto difficoltà in discesa ed è arrivato 16° a 1′42” mentre Andy Schleck è giunto 21° a 3′41” uscendo definitivamente dalla lotta per la classifica generale.
Cunego comanda ora il Giro di Svizzera con 54” su Soler, 1′16” su Mollema, 1′19” su Ten Dam, 1′21” su Van Garderen, 1′25” su Frank Schleck, 1′32” su Fuglsang e 1′53” su Di Luca; alla luce della superiorità mostrata in salita Damiano sembra il grande favorito ma la sua squadra è apparsa molto debole e rischia di non essere in grado di controllare la corsa di fronte alle corazzate Leopard e Rabobank. La quarta tappa, 198,4 km da Grindelwald a Huttwil, potrebbe finalmente vedere in scena i velocisti anche se le due salitelle presenti nel circuito finale da ripetere 2 volte potrebbero invogliare a una fuga da lontano.

Marco Salonna

PROVE DI MONDIALE PER SAGAN

Secondo successo di tappa per il 21enne ceco che a Sciaffusa si impone in un gruppetto ristretto davanti a Goss, Swift e altri avversari che troverà a Copenhagen. Mollema perde 47” per una foratura e viene scavalcato in classifica da Kruijswijk, Frank Schleck e Leipheimer che tenteranno l’assalto alla maglia gialla di Cunego nella crono conclusiva.

Si pensava che l’ottava e penultima tappa del Giro di Svizzera, 167,3 km da Tuebach a Sciaffusa, avrebbe finalmente visto una volata generale malgrado la presenza di un gpm di 3a categoria e uno di 4a negli ultimi 25 km ma anche questa volta non è andata così. Tutto è andato secondo i piani fino all’inizio della prima salita con Barta (Netapp), Marycz (Saxo Bank), Paolini (Katusha) e, piuttosto sorprendentemente dal momento che allo sprint avrebbe potuto dire la sua, Ventoso (Movistar) in fuga e il gruppo che dopo aver lasciato inizialmente 7′ di distacco ai fuggitivi si è riportato sotto. Sulle prime rampe la Movistar ha iniziato un forcing che aveva la funzione di staccare gli sprinter puri per favorire Rojas e la Leopard con in particolare Andy Schleck molto attivo ha proseguito l’azione malgrado non avesse un uomo adatto al finale; il gruppo, in testa al quale si è mosso addirittura Leipheimer (Radioshack) stoppato immediatamente dalla maglia gialla Cunego (Lampre) si è ridotto rapidamente a una trentina di unità e Boonen (Quickstep), Cavendish (HTC) e Greipel (Omega Pharma) non hanno retto il ritmo e non riusciranno più a rientrare malgrado il lavoro delle rispettive squadre.
Malgrado tutti gli uomini di classifica fossero rimasti nel primo gruppo gli uomini della Leopard, coadiuvati anche da quelli della Garmin del campione del mondo Hushovd, hanno continuato a tirare finchè a 13 km dal traguardo Mollema (Rabobank), 2° della generale a 1′23” da Cunego, ha forato ed è rimasto staccato: dapprima con l’aiuto di Breschel e successivamente da solo l’olandese ha provato a rientrare ma ha dovuto desistere ed è stato raggiunto dal gruppo di Cavendish, mentre davanti i Leopard hanno proseguito nell’azione per far guadagnare un posto in classifica a Frank Schleck che alla vigilia era 4° a 1′41” da Cunego, che a sua volta pur ancora privo di compagni di squadra si è mantenuto sempre nelle primissime posizioni. Dopo un tentativo di Poels (Vacansoleil) a 2 km dal traguardo è stata la Liquigas con Damiano Caruso e Oss ma è stato Swift (Sky) a lanciare la volata per primo; inizialmente Sagan è rimasto chiuso ma non appena ha trovato lo spazio per uscire ha rimontato il britannico con grande facilità e ha colto il suo secondo successo in questo Tour de Suisse dopo quello di Grindelwald. Swift ha perso anche il 2° posto a vantaggio di Goss (HTC) mentre 4° ha chiuso Koldo Fernandez (Euskaltel) davanti a Hushovd e a Rojas.
Mollema ha accusato al traguardo un distacco di 47” e in classifica generale è scivolato al 5° posto a 2′11” da Cunego; 2° diventa il suo compagno Kruijswijk a 1′36”, 3° Frank Schleck a 1′41” e 4° Leipheimer a 1′59”. Proprio lo statunitense dovrebbe essere il principale avversario di Damiano nella crono conclusiva, 32,1 km da Sciaffusa a Sciaffusa con una salita di circa 4 km a due terzi del percorso, ma non sono da sottovalutare neppure l’olandese già 7° in stagione nella prova contro il tempo del Giro di Romandia nè il lussemburghese che non è una specialista ma che un anno fa costruì il suo successo al Tour de Suisse proprio nella crono finale; il vantaggio che Cunego ha in classifica e la condizione che ha mostrato in questa settimana a partire dal prologo di Lugano lasciano comunque ben sperare nel successo finale del veronese, che sarebbe il primo di un italiano dopo quello di Francesco Casagrande nel 1999.

Marco Salonna

Sagan batte Cunego a Grindelwald (foto Bettini)

Sagan batte Cunego a Grindelwald (foto Bettini)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO V: TOUR OF CALIFORNIA 2011

novembre 12, 2023 by Redazione  
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Dopo la doppietta all’edizione precedente Peter Sagan torna a volare oltreoceano per schierarsi al via del Tour of California, dove ora dovrà accontentarsi di una sola vittoria parziale.

SAGAN UN ANNO DOPO

La quinta tappa del Giro di California porta bene all’astro nascente della Liquigas che, dopo essersi imposto nel 2010 a Bakersfield e aver fatto il bis il giorno successivo a Big Bear Lake, trionfa a Paso Robles davanti ad Howard e Swift e balza all’11° posto in una classifica generale sempre guidata da Horner in attesa della crono di Solvang.

La frazione che da Seaside portava a Paso Robles dopo 217,4 km infarciti di saliscendi anche se non particolarmente impegnativi si è rivelata estremamente combattuta fin dalle sue prime fasi. Lungo la prima ascesa di giornata a Laureles Grade dopo soli 14 km si è infatti avvantaggiato un uomo importante come Daniel Martin (Garmin) che in classifica era 11° a soli 2′03” dalla maglia gialla Horner, e con lui altri corridori come Oscar Freire (Rabobank); l’irlandese e l’ex campione del mondo sono stati sempre attivissimi nel tentare di inserirsi nei vari tentativi di fuga finchè non sono riusciti a prendere il largo in compagnia di Martin Velits (HTC), Louder (BMC), Denifl (Leopard), Tjallingii (Rabobank), White (UnitedHealthCare), McCarty (Spidertech), Baldwin (Bissell Cycling), Anthony (Kelly Benefit) e Froome (Sky), a sua volta ben messo in classifica generale con un ritardo di 2′50” da Horner.
Il gruppo guidato dalla Radioshack non ha dunque concesso più di 4′ agli attaccanti e l’andatura sostenuta costringeva al ritiro diversi corridori tra cui il campione del mondo Hushovd (Garmin), mentre più avanti una caduta costringeva all’abbandono lo svedese Larsson (Saxo Bank) e lo statunitense Jacques-Meynes (Bissell Cycling), molto attivo nelle tappe precedenti. Lungo l’ultima salita di giornata a Interlake a 33 km dall’arrivo Freire e Denifl sono rimasti da soli al comando mentre dietro la Radioshack, dopo aver ridotto lo svantaggio a 2′, si è fatta da parte lasciando spazio alla Liquigas di Sagan che ha imposto un ritmo fortissimo riducendo il gruppo a una cinquantina di unità facendo perdere contatto tra gli altri a Goss (HTC), a Henderson (Sky) e ai fratelli Haedo (Saxo Bank); ciò nonostante i due fuggitivi sarebbero probabilmente arrivati al traguardo se Denifl non avesse forato a 15 km dal traguardo costringendo Freire a proseguire da solo.
Lo spagnolo ha tirato dritto e a 7 km dal traguardo aveva ancora 1′ di margine ma quando ne mancavano 2 ha dovuto arrendersi al ritorno del gruppo che aveva nel frattempo ripreso tutti gli altri attaccanti. Anche un tentativo di Vennell (Bissell Cycling) non ha avuto esito e tutto si è deciso allo sprint con Howard (HTC) che è partito ai 300 metri ma è stato rapidamente rimontato da Sagan che si è imposto davanti all’australiano e al vincitore della prima tappa Swift (Sky). 4° è giunto Martens (Rabobank) davanti a Candelario (Kelly Benefit), Joergensen (Saxo Bank), Vermeltfoort (Rabobank) e Phinney (BMC)
La classifica generale resta invariata se si eccettuano i 47” persi da Talansky e Daniel Martin (Garmin), che scendono al 12° e 14° posto con 2′37” e 2′50” di distacco da Horner, mentre Sagan grazie agli abbuoni risale all’11° a 2′34”. La maglia gialla conduce con 1′15” su Leipheimer, 1′22” su Danielson, 1′29” su Vandevelde e 1′30” su Sutherland e Andy Schleck e dovrà difendere il primato nella cronometro di Solvang, 24 km in leggera ascesa nella prima metà percorso e in leggera discesa verso il traguardo lungo i quali Leipheimer si è imposto dal 2007 al 2009 costruendo così i suoi tre successi nella classifica finale del Giro di California.

Marco Salonna

La vittoria di Sagan al California 2011 (foto Reuters)

La vittoria di Sagan al California 2011 (foto Reuters)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO IV: GIRO DI SARDEGNA 2011

novembre 11, 2023 by Redazione  
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Non era un uomo da corse a tappe Sagan, ma grazie alla sua costanza è riuscito a vincerne qualcuna, anche se non avrebbe mai avuto le doti per primeggiare nelle classifiche finale dei grandi giri. Quattro piccole soddisfazione in tal senso è riuscito a prendersele e la prima proprio sulle strade italiane: nella primavera del 2011, infatti, riuscì a portare a casa il Giro di Sardegna in quella che sarà l’ultima edizione disputata della corsa sarda. Su cinque tappe previste ne porterà a casa 3, salvandosi per pochissimi secondi nella conclusiva frazione terminata presso alle soglie della spettacolare Giara di Gesturi, dove si impose l’indimenticato Michele Scarponi.

1a TAPPA: OLBIA – PORTO CERVO

SAGAN “STINGE” IL SARDEGNA D’AZZURRO

In una Sardegna atipica, con i classici colori azzurri smorzati dal tempo uggioso, ci ha pensato il giovane corridore della Liquigas a completare l’opera. Nulla da togliere al bellissimo sprint del ragazzo d’oro Sagan, ma avremmo sicuramente gioito di più se davanti gli fossero finiti gli “azzurri”, invece relagati ai gradini più bassi del podio. Il secondo e il terzo posto dell’ex campione del mondo Ballan e di un altro promettente giovane del calibro di Oss, unitamente ad un Di Luca ancora pimpante dopo le prime avvisaglie maiorchine, fanno però ben sperare per il proseguimento della stagione.

Dopo la Calabria, la Toscana e la Liguria, ecco l’approdo in Sardegna dove il movimento ciclistico italiano continua il suo personale Giro d’Italia in luoghi turistici e climaticamente appetibili per riprendere confidenza con la competizione.
E proprio sul lungomare di Laigueglia, dove è arrivato “solo” 11°, era atteso e pronosticato lo slovacco Peter Sagan che è arrivato puntuale invece sul traguardo odierno a Porto Cervo, aggiudicandosi la prima tappa del Giro di Sardegna, la corsa a tappe che grazie al GS Emilia cerca di rivivere i fasti del passato, quando si è disputata quasi ininterrottamente dal 1958 al 1983, per poi ritornare a disputarsi nel ’96,’97, ’09 e ‘10. La corsa a tappe sarda ha rischiato di saltare anche quest’anno, ma il lavoro dietro le quinte degli organizzatori ha permesso che si riuscisse comunque a organizzare le 5 tappe previste.
La prima tappa da Olbia a Porto Cervo, svoltasi in condizioni climatiche non proprio tipicamente “sarde”, si concludeva in leggera salita e su quello strappo finale slovacco della Liquigas ha trovato terreno fertile per le sue ambizioni, riuscendo ad avere la meglio su un ritrovato Alessandro Ballan (BMC) e il compagno Daniel Oss.
La giornata odierna è stata caratterizzata dalla lunga fuga del campione nazionale canadese Will Routley (Team Spidertech Powered by C10) e del russo Arkimedes Arguelyes (Katusha Team), con quest’ultimo rimasto solo al comando dopo lo scollinamento del GPM di San Pantaleo. I due battistrada erano evasi dal gruppo dopo soli 7 chilometri di corsa, raggiungendo un vantaggio massimo di 7′40” al chilometro 57.
Il lavoro in testa al gruppo di Lampre – Isd, Bmc Racing Team, Farnese – Neri e Acqua & Sapone hanno concretizzato il ricongiungimento con Arguelyes, ripreso a soli 9 chilometri dal termine.
Terminato l’inseguimento la vicinanza del traguardo ha scatenato le ambizioni dei molti che hanno provato l’attacco solitario, compreso Stefano Pirazzi, imitato poco dopo da un Danilo Di Luca desideroso di ritrovare il cosiddetto ritmo gara.
Tutta questa frenesia faceva sì che questi attacchi non avessero frutto, selezionando però la testa della corsa e portando un gruppo forte di 25 unità a giocarsi la tappa. Tappa conclusasi con la vittoria di Sagan che prenderà il via oggi, nella seconda frazione, con la maglia di leader della classifica sulle spalle e anche quella della classifica a punti in cascina.

«Dovevamo lavorare per favorire un arrivo in volata e dunque per Guarnieri» afferma Sagan «ma sull’ultima salita il gruppo si è frazionato, complici i continui attacchi, e i velocisti sono rimasti fuori dai giochi. Come Liquigas-Cannondale abbiamo tenuto la testa della corsa prima con Nibali e Capecchi, poi con Oss e il sottoscritto. Avevo studiato l’arrivo al primo passaggio: l’ultima curva, a 150 metri dal traguardo, sarebbe stata decisiva. Volevo prenderla davanti per poi aprire il gas: così è stato ed è arrivata questa bella vittoria».
Per Sagan il successo di oggi è il primo stagionale (oltre che il primo assoluto conseguito in Italia), mentre il bottino in carriera sale a quota sei. «In sella alla bicicletta riesco ad esprimermi al meglio, mi muovo come se fosse parte di me. La vittoria di oggi è il primo passo verso gli appuntamenti più importanti, come la Paris-Nice e le Classiche. Dalla prima gara a Donoratico la condizione sta crescendo e oggi ne ho avuto conferma. Le prossime tappe le vivrò alla giornata, senza stress: l’importante, oltre che la soddisfazione personale, è il bene della squadra».
Ma che tipo di corridore Peter? «Non lo so ancora. Mi trovo a mio agio nelle corse miste, come quella di oggi, e sulle salite brevi. Non ho ancora abbastanza tenuta sulle lunghe salite: sarà un punto sul quale lavorare in futuro, ho tempo per crescere ancora. Non ho ancora disputato un grande giro, dunque non conosco ancora i miei limiti. Rendo bene nelle brevi corse a tappe, ma anche nelle corse in linea: perché non provare a vincere entrambe?».

Oggi, il Giro di Sardegna affronterà la seconda tappa, la più lunga dell’edizione 2011. Saranno 197,5 i chilometri che i corridori dovranno percorrere tra Olbia e l’arrivo in salita al Monte Ortobene (923 metri di altitudine), sopra Nuoro. Si tratterò, dunque, di un appuntamento appetitoso per gli scalatori, anche se l’ascesa finale – che l’anno scorso vide svettare per primo un altro corridore d’origine slava, il ceco Kreuziger – non presente grandissime pendenze. Dopo il via ufficiale il gruppo toccherà Monti, Berchidda e Ozieri dove inizierà una serie di saliscendi che porterà al GPM di Pattada e quindi, dopo pochi chilometri, a quello di Nule. Nel finale si toccherà l’abitato di Bitti e da Orune si entrerà a Nuoro dove inizierà l’ultima ascesa.

Mario Prato

2a TAPPA: PORTO ROTONDO – NUORO

SPUNTA CUNEGO DAL MONTE

I suo tifosi lo attendevano da 17 mesi…. il ritorno del successo di Damiano Cunego è arrivato alla sua prima occasione di riscatto, dopo un 2010 nel quale è rimasto totalmente a secco. La sua non è stata una vittoria netta, troppo facile l’ascesa finale per permetterlo, i suoi avversari erano lì a pochi secondi, ma se è vero che l’appetito vien mangiando…. Il successo sull’Ortobene, infatti, potrebbe rimotivare il campione veronese e lanciarlo verso una nuova serie di vittorie. Magari già oggi stesso a Lanusei.

Gioia, stupore, euforia… chissà cosa è passato nella testa di Damiano Cunego quando si è reso conto che Serpa Perez non poteva più rimontarlo.
E chissà cosa è passato nella testa dei presenti quando hanno rivisto, dopo un digiuno troppo, lungo il veronese davanti a tutti.
La cosa importante per tutti, però, è stato che l’ex enfant prodige del ciclismo italiano è ritornato alla vittoria dopo 17 mesi, passando per primo sul traguardo della seconda tappa del Giro di Sardegna, primo di un gruppetto di 11 fuggitivi. La vittoria che lo ha anche in testa alla classifica generale con 2” su Peter Sagan e 4” su Josè Serpa Perez.
La seconda tappa, quasi 200 Km tracciati tra Porto Rotondo e il Monte Ortobene, sopra Nuoro, ha messo in luce quelli che hanno confidenza con la salita.
Nele fasi iniziali la corsa è vissuto sulla classica fuga in avvio di tappa, protagonisti Mikhail Ignatiev (Team Katusha), David Boily (Team Spidertech), Alessandro De Marchi (Androni Giocattoli), Elia Favilli (Farnese Vini – Neri Sottoli) e Alessandro Malaguti (Ora Hotels – Carrera). Partito al km 8, questo drappello ha raggiunto un vantaggio massimo di 7’ dopo 83km di gara ma, con il passare dei chilometri, i fuggitivi hanno cominciato ad accusare la fatica. Per primo si è staccato Boily, al chilometro 160, mentre gli altri hanno proseguito fino alle porte di Nuoro (chilometro 184) quando è rimasto in testa solo Alessandro De Marchi.
Ma il primo arrivo in salita era ambito da molti e a 4 km dal traguardo si è scatenata la bagarre con una Liquigas bellicosa ma destinata a raccogliere meno di quanto abbia seminato.
L’azione degli uomini in verde è comunque riuscita a sgranare il gruppo a 11 unità.
L’epilogo di giornata ha visto Damiano Cunego tornare alla vittoria davanti al duo Androni Serpa – Sella e al vincitore della prima tappa Sagan. Nel gruppo degli 11 va segnalata anche la presenza di Michele Scarponi, classificatosi 7°.
Con la vittoria odierna il veronese raggiunge quota 44 in carriera, dopo un’astinenza che durava dal settembre 2009, quando si era involata verso il successo sulla Sierra della Pandera, alla Vuelta di Spagna.
“Con un urlo ho espresso al traguardo tutta la mia soddisfazione per questa vittoria. E’ fantastico imporsi in una corsa quando sai di essere in condizione, logicamente è ancora più bello vincere se si è in astinenza da un po’ di tempo. Oggi ho avuto la sensazione di riuscire a controllare bene la corsa, accesasi negli ultimi chilometri dell’ascesa finale. Nella parte iniziale della salita i migliori scalatori si sono studiati, non c’è stata grande battaglia, poi però negli ultimi due chilometri sono iniziati gli scatti: in quel frangente Scarponi è stato bravo a inserirsi nel gruppetto di testa, così io ho potuto rientrare sugli attaccanti senza dover lavorare in prima persona. Sono riuscito poi a rimanere lucido per disputare un grande sprint.
E’ doveroso sottolineare il grande lavoro di tutta la squadra, con tutti i miei compagni perfetti nel loro operato sin dai primi chilometri di gara“.
Oggi si correrà la terza tappa con partenza da Orani e conclusione a Lanusei dopo 173 chilometri, caratterizzati da un percoso di media montagna. Si dovrà salire fino ai 1017 metri della Genna Silana, ascesa interminabile ma molto pedalabile. In dolce salita si svolgerà anche il tratto terminale di questa frazione, meno adatta agli scalatori rispetto a quella vinta da Cunego
Ma non è detto che il “Piccolo Principe” non ci regali ancora una perla delle sue.

Mario Prato

3a TAPPA: ORANI – LANUSEI

LA VENDETTA DI SAGAN NEL GIORNO DEI “SOLITI NOTI”

Lo slovacco Sagan si è “vendicato” della perdita della maglia di leader sull’Ortobene, conquistando con gli interessi il suo secondo successo sulle strade del Sardegna 2011. Gli abbuoni gli hanno consentito di ritornare in testa, ma la situazione rimane comunque traballante perchè tra i primi della classifica le distanze sono ridotte, al termine di una frazione interpretata nei ruoli principali dai medesimi attori visti sulla scena ventiquattore prima. Cunego e Sagan, in particolare: dovrebbe essere loro i principali partecipanti al “duello” per la vittoria, che oggi si prenderà un turno di sosta lasciando il palcoscenico ai velocisti.

La terza tappa del giro di Sardegna si è risolta con la seconda vittoria dello slovacco Peter Sagan e con la conseguente riconquista della leadership.
La cosa che più salta agli occhi è che anche oggi i primi di giornata sono “i soliti noti”, poichè alle spalle dello slovacco della Liquigas si sono, infatti, piazzati Josè Serpa Perez e Damiano Cunego, seguiti da Emanuele Sella quarto, Ben Hermans quinto e Michele Scarponi sesto: con l’esclusione di Capelli, si tratta dei medesimi nomi che occupavano le piazze alte dell’ordine d’arrivo dell’Ortobene.
Anche in classifica generale le cose si sono rimescolate ma mantenendo gli stessi ingredienti con i primi sei di giornata ad occupare le prime sei posizioni e con l’uomo della Liquigas, come era già accaduto martedì scorso, ad indossare le insegne del primato.
La tappa di Lanusei ha messo in luce non solo la caparbietà di Sagan, ma anche la buona condizione di Alessandro Ballan (Bmc Racing Team), già dimostrata sul traguardo di Porto Cervo.
Il veneto campione del mondo a Varese nel 2008 , è uscito dal gruppo dopo soli 13 chilometri. Ben presto su Ballan si sono portati Maxim Iglinski (Astana), Marco Frapporti (Colnago Csf Inox), Alexander Porsev (Katusha Team), Lucas Euser (Team Spidertech Powered by C10) e Antonio Santoro (Androni Giocattoli).
I fuggitivi di comune accordo dopo una ottantina di km di fuga hanno raggiunto il loro vantaggio massimo, quantificato in 5’. La parte più interessante però doveva ancora venire e si è verificata ad una quindicina di chilometri dal termine, quando Ballan e Santoro hanno forzato il ritmo rimanendo da soli in testa alla corsa. Poco più avanti, il veneto si è sbarazzato anche dell’ultimo compagno, ma è stato raggiunto dal gruppo ai – 6.
Tentativo fallito, dunque, ma per il portacolori della BMC si è trattato di un’altra giornata di prove, in vista dei palcoscenici degli appuntamenti a lui più congeniali.
Nel frattempo in testa alla gara, dopo due tentativi di Paolo Tiralongo e Stefano Piazzi, il gruppo dei favoriti si è presentato compatto sul rettilineo d’arrivo e là Peter Sagan ha dato la zampata decisiva.
«Già nella riunione del mattino avevamo pianificato una strategia che potesse portare al traguardo un gruppo ristretto di corridori. In questo i compagni sono stati splendidi. Hanno lavorato duro per me e il minimo che potessi fare era vincere. La strada per l’arrivo saliva e il loro ritmo ha impedito gli attacchi. A 200 metri dal traguardo Eros si è spostato e mi sono alzato sui pedali. Tutto ha funzionato alla perfezione. Ci aspettiamo battaglia ma abbiamo tutto per difendere questa maglia. La fiducia che mi trasmettono i diesse e i compagni è importante: sono determinato a chiudere questa corsa sul primo gradino del podio».
Questo, invece, è il commento di Mario Scirea, direttore sportivo della Liquigas «C’è molta armonia tra i ragazzi e questo sarà il nostro punto di forze, oltre ovviamente al valore tecnico. Dovremo sudare ma, soprattutto, raddoppiare le attenzioni perché gli abbuoni saranno decisivi». In quanto a Sagan, il suo ds lo definisce «un talento che sta confermando il suo enorme potenziale. L’anno scorso era una sorpresa, ora non più. In lui rivedo Argentin: una classe immensa e una cattiveria agonistica fuori dal comune».
Oggi il programma prevede la quarta tappa, l’unica destinata ai velocisti. Si pedalerà per 174,2 Km tra Lanusei e Oristano, affrontando strada facendo alcuni dislivelli e due GPM, uno dei quali di 1a categoria (Valico di Monte Arcueri, 981 metri). La totale mancanza di difficoltà negli ultimi 40 Km consegnerà, però, questo traguardo alle ruote veloci del gruppo e le sfide per la classifica saranno rimandate alla conclusiva frazione di Gesturi.

Mario Prato

4a TAPPA: LANUSEI – ORISTANO

E ADESSO CHI LO FERMA PIU’?

Un Sagan così “cannibale” non ce lo aspettavamo. E di certo non se lo aspettavano nemmeno i diretti avversari di classifica che ora, se vorranno spodestarlo dal vertice, dovranno inventarsi qualcosa. E’ rimasta una sola occasione, l’arrivo in salita odierno alla Giara di Gesturi, ma lo strappo al 20% nel finale basterà a mettere fuori combattimento un corridore che ieri è stato in grado di mettere in riga anche i più quotati velocisti?

Ieri, nel nostro spazio quotidiano dedicato al Giro di Sardegna, si era messo in evidenza che la corsa a tappe isolana era una questione tra una manciata di ciclisti.
Oggi, però, quanto affermato ieri è già scaduto. Il cerchio di chi ha ancora qualche ambizione in chiave classifica si è ulteriormente ristretto, anche grazie alla prova di forza odierna dello slovacco della Liquigas Peter Sagan.
Il titolare della maglia con i colori della Sardegna e l’effige dei Mamuthones si è preso il lusso, dopo aver vinto due tappe con l’arrivo in leggera ascesa, di sgomitare in una volata a ranghi compatti avendo la meglio su velocisti blasonati e giovani rampanti, su ciclisti molto più avvezzi di lui in quella roulette russa che è lo sprint.
In una giornata di calma apparente le squadre dei velocisti hanno avuto gioco facile a controllare la fuga del russo Arkimedes Arguelyes (Team Katusha) e dello statunitense Jonathan Mc Carty (Team Spidertech), evasi a soli 8 chilometri dal via da un gruppo che ha concesso loro un vantaggio massimo di 7 minuti. Il ricongiumento è avvenuto a 10 Km da Oristano, dopo che si erano avvicendante a condurre l’inseguimento l’Acqua & Sapone, la Farnese Vini Neri Sottoli e la stessa Liquigas-Cannondale.
Tutti si aspettavano il successo di uno sprinter puro, sull’unico traguardo che gli organizzatori avevano riservato alla categoria. Invece, la volata conclusiva ha visto le ruote veloci inchinarsi allo sloveno baciato da un momento di forma invidiabile, con Manuel Belletti (Colnago – Csf Inox ) e Roberto Ferrari (Androni Giocattoli) a fare da corona allo sloveno, mettendosi a loro volte alle spalle velocisti del calibro di Alessandro Petacchi (Lampre-ISD) giunto quinto e Danilo Napolitano (Acqua & Sapone) nono.

«L’aspetto più positivo di questa vittoria è proprio l’aver guadagnato sui diretti avversari» dichiara il vincitore, «La tappa di domani è insidiosa, con l’arrivo di Gesturi che sembra adatto agli attacchi degli scalatori. Quando si parla di pochi secondi di distacco non si può mai stare tranquilli. A mio favore c’è il fatto di avere una squadra fortissima che mi scorta e mi supporta sempre: senza di loro non avrei sicuramente ottenuto questi risultati».
Riguardo ai compagni di squadra, oggi preziosissimi alleati nelle operazioni di ricucitura e volata, Sagan li ha così elogiati: «Se non mi avessero guidato nel finale sarebbe stata dura trovare spazio. La confusione era tanta e tutti cercavano la ruota migliore, ovvero quella di Guarnieri che a sua volta seguiva Oss. Petacchi si è inserito, poi lui è andato a sinistra e io a destra. Ho dato tutto per non farmi rimontare e così è arrivata anche questa vittoria».

Ora in classifica generale lo sloveno ha incrementato il vantaggio sui diretti inseguitori grazie ai 10” di abbuono conquistati. Oggi partirà per la tappa decisiva con 14” di vantaggio su Damiano Cunego (Lampre – Isd), 16” su Josè Serpa Perez, 28” su Emanuele Sella (entrambi Androni Giocattoli), 32” su Ben Hermans (Radiosghack), e 38” su Michele Scarponi (Lampre-ISD) e Eros Capecchi (Liquigas – Cannondale).

L’ultima frazione si disputerà ta Oristano e Gesturi, concludendosi con l’arrivo in salita alle porte dell’altopiano della Giara,. dopo un tracciato di 174 chilometri.
Il percorso proporrà un GPM di seconda categoria a 56 Km dalla partenza e poi un tratto a saliscendi, ma a decidere tappa e maglia dovrebbe unicamente essere l’ascesa finale di 6,2 Km. Caratterizzata da una pendenza media del 5,5%, presenterà uno strappo al 20% a 700 metri dall’arrivo e fondo sterrato sul breve rettilineo d’arrivo.

Mario Prato

5a TAPPA: ORISTANO – GIARA DI GESTURI

SAGAN BRINDA NELLA GIARA

Alla fine ce l’ha fatta, nonostante i più diretti avversari siano riusciti a staccarlo nello spettacolare finale della Giara di Gesturi. Mentre davanti Scarponi trionfava sullo sterrato, lo slovacco Sagan perdeva leggermente terreno, ma ciò non è bastato ad impedire il trionfo del corridore in maglia Liquigas nella seconda edizione della nuovo corso del Giro di Sardegna. Ora lo aspetta la Parigi – Nizza, la gara che l’anno scorso lo fece conoscere al pubblico degli appassionati.

Anche se con un giorno di ritardo, eccoci a commentare l’ultima tappa del Giro di Sardegna, disputatosi anche per il 2011 grazie alle varie amministrazioni pubbliche isolane, alla Leisure & Sport, titolare dei diritti sportivi, e al “know how” del GS Emilia.
Nell’ultimo atto del “Sardegna” il programma comprendeva nel finale di tappa una salita, di poco più di cinque chilometri, che portava al traguardo della Giara di Gesturi, una salita dal finale sterrato che sapeva di Giro d’Italia e di ciclismo epico. Chi meglio di un certo Michele Scarponi, con quella faccia e quella guasconeria che ricorda gli albori del ciclismo poteva essere protagonista di giornata?

“Il ringraziamento va a tutta la squadra, fondamentale per ottenere questa vittoria. Grandissimo anche Petacchi, che mi ha scortato per tutta la tappa e mi ha aiutato a prendere la posizione migliore per puntare l’ascesa finale. L’intento era quello di rendere duro il ritmo in salita, così da provare a mettere in difficoltà Sagan e favorire Damiano per la classifica finale. E’ venuta la mia vittoria, peccato che Sagan sia riuscito a difendersi, perché anche Damiano avrebbe meritato di vincere la classifica per come sta pedalando in questi giorni. Non mi aspettavo di giungere al successo così presto, ma ovviamente sono molto felice“.
Così ha commentato la gara l”Aquila di Filottrano”, il cui giorno di gloria si è concretizzato, come fatto notare anche dallo stesso vincitore, grazie al lavoro dei compagni di squadra e anche a quello dei Liquigas che hanno tenuto sotto controllo la fuga giornaliera di Evgeny Petrov (Astana), Yaroslav Popovych (Team Radioshack), Mikhail Ignatiev (Katusha Team), Pasquale Muto (Miche Guerciotti), Ben Swift (Great Britain) e Pier Paolo De Negri (Farnese Vini Neri Sottoli). I sei attaccanti hanno allungato a 22 Km dalla partenza e, dopo aver accumulato un vantaggio massimo di 5′20” al chilometro 85, sono stati ripresi a 16 chilometri dall’arrivo.
Nel finale, con uno Scarponi oramai lanciato alla conquista della tappa, si è anche compiuto il più classico dei duelli ciclistici, quello per la conquista della testa della classifica generale, senza più possibilità d’appello essendo questa la frazione conclusiva.
Il solito manipolo di ambiziosi che ha monopolizzato le cronache del Sardegna 2011 – in doveroso ordine alfabetico Cunego, Sagan, Sella e Serpa – si sono dannati l’anima uno contro l’altro per rosicchiare più secondi possibile.
Il duello ha avuto conseguenze e ha fatto si che i contendenti passassero nel seguente ordine sotto lo striscione: Serpa a 3” dal marchigiano, Cunego a 8”, Sagan a 11” e Sella a 14″, in coppia con Kiserlovski.
Dopo l’arrivo dei primi di giornata – che, come già detto, erano anche gli stessi che occupavano alla partenza i primi posti in classifica – è stato fatto il computo dei vari distacchi subiti e dei vari abbuoni conquistati, decretando la vittoria di Peter Sagan. La maglia di leader è rimasta sulle spalle del corridore slovacco per soli 3”, il gap che lo separa dal secondo classificato, il colombiano Serpa Perez, riuscito comunque a guadagnare una posizione scavalcando Damiano Cunego, finito terzo a 7″.

«Quando nel finale hanno allungato» ha raccontato Sagan «ho mantenuto sangue freddo, convinto di riuscire a controllare il distacco. Avevo nelle gambe le fatiche delle tappe precedenti e aumentare il ritmo sarebbe stato rischioso. Ancora una volta la squadra è stata fantastica: Nibali e Capecchi mi hanno scortato fino al traguardo, impedendo a Serpa di guadagnare quei secondi necessari per passarmi……La vittoria di ieri si è rivelata fondamentale. Portare a casa questa corsa è stata una fatica, anche perché non c’è stato mai un giorno tranquillo. Il Giro di Sardegna, oltre che regalarmi una bellissima gioia, si è rivelato un ottimo allenamento in vista del mio primo, grande obiettivo stagionale: realizzare una prestazione maiuscola alla Paris-Nice. Sento di avere una buona condizione e spero che questi successi siano solo l’inizio».

Mario Prato

Il podio del Giro di Sardegna 2011 (foto Bettini)

Il podio del Giro di Sardegna 2011 (foto Bettini)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO III: TOUR OF CALIFORNIA 2010

novembre 10, 2023 by Redazione  
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Dopo essersi fatto notare in Europa Peter Sagan va a farsi notare anche oltreoceano, dove partecipa alla quinta edizione del Giro della California. E anche qui impressione favorevolmente tutti vincendo due frazioni, tra le quali della “regina” di Big Bear Lake.

LA LIQUIGAS IMPERATRICE DI CALIFORNIA

Continua il dominio della Liquigas sulle strade della California, almeno per quanto riguarda i successi di tappa, che raddoppia la gioia per la vittoria di Chicchi ed ora festeggia l’affermazione del “bambino d’oro” Sagan, a segno a Bakersfield. Un traguardo che non ha raggiunto l’atteso Lance Armstrong, ritiratosi a seguito di una brutta caduta. La classifica generale, infine, vede in testa l’australiano Rogers, pari tempo con lo statunitense Zabriskie: tra domani e dopo decideranno le sorti dell’Amgen Tour of California il tappone di Big Bear Lake e la crono di San Francisco

Nell’arrivo della quinta tappa del Tour of California, Visalia – Bakersfield di 195 chilometri, è stata ancora una maglia della Liquigas-Doimo a transitare per prima sulla linea del traguardo. Dopo la vittoria di Chicchi, stanotte è toccato a Peter Sagan tagliare il traguardo davanti a tutti. Il giovane slovacco, al quarto centro stagionale nell’anno del debutto tra i professionisti, ha impressionato tutti sulla salita finale con un allungo di pura potenza che non ha lasciato scampo alle velleità di Rogers e Zabriskie e al resto dei 27 componenti il plotone che conduceva la tappa.
«Per un corridore la vittoria è la massima gioia – afferma Sagan – e riuscire a farlo in una tappa così impegnativa, davanti a corridori forti, è ancora più bello. Ora ci aspettano tappe difficili, con salite dure. Il mio obiettivo è quello di resistere il più possibile ma sono conscio che mi manca ancora qualcosa per competere con i migliori quando la strada sale. Cercherò ovviamente di difendere la mia maglia bianca: chiudere la corsa con questo riconoscimento sarebbe una grande soddisfazione».
Insieme alla maglia di miglior giovane Sagan è titolare anche della maglia a punti con un bottino di 34 punti, due in più del britannico Cavendish.
La volata che ha visto primeggiare il giovano slovacco ha avuto ben altro valore per quanto riguarda la classifica generale: il secondo e terzo di giornata, infatti, si trovano ora al comando col medesimo tempo.
Alle spalle della coppia australiano-statunitense il gruppo dei pretendenti si è ulteriormente ristretto ed ora sono solo 15 i ciclisti compresi in 31”. Seguono 4 uomini entro i 2’, mentre il resto viaggia a oltre i 3’10”. Il migliore dei nostri, Francesco Bellotti, pure in forze alla Liquigas, è ora 22° a 3’15”, 3″ in più dello statunitense Hincapie, che lo precede in classifica.
Una caduta in avvio di tappa ha coinvolto anche Lance Armstrong, che è stato costretto al ritiro.
La corsa californiana perde così uno dei protagonisti, punto di riferimento del plotone. Cosa succederà adesso? Chi avrà la forza e il carattere di sostituirlo in gara? Nel frattempo Rogers e Zabriskie fanno a sportellate per portare a casa il risultato.

Mario Prato

SUPERSAGAN

Pare proprio un supereroe il ventenne slovacco della Liquigas-Doimo. Dopo aver furoreggiato nelle frazioni più semplici, infatti, Peter Sagan è andato a segno nella frazione più impervia del Tour di California, aprendo una giornata particolarmente fortunata per la formazione italiana, che nel pomeriggio ha esultato anche per il successo di Nibali ad Asolo. E proprio ad una recente frazione della corsa rosa, quella dell’Aquila, è paragonabile la tappa terminata al Big Bear Lake, dove un gruppetto di venticinque corridori è arrivata al traguardo con distacchi pesantissimi su tutti gli altri. Nel plotoncino di testa, però, c’erano tutti i primi, con l’australiano Rogers che ha conservato la leadership davanti a Zabriskie e lo stesso Sagan.

Secondo successo consecutivo per Sagan sulle strade del Giro di California.
Dopo la vittoria dell’altro ieri nella quinta tappa, sabato il giovane slovacco regala altro spettacolo e si impone anche sul traguardo di Big Bear Lake, località d’arrivo della frazione altimetricamente più impegnativa. Dopo 213 chilometri di corsa, caratterizzati da sette gran premi della montagna, Sagan ha regolato un gruppo di 25 corridori, tra i quali Rogers (Htc-Columbia), Zabriskie (Garmin-Transitions), Voigt (Saxo Bank) e Leipheimer (RadioShack).
Sono molto soddisfatto – ammette Sagan – perché la tappa di oggi era dura e non sapevo come le mie gambe avrebbero reagito. Nel gruppo c’erano corridori con maggiore attitudine di me in salita e temevo potessero staccarmi. Sono riuscito a resistere e poi, sul rettilineo finale, ho impostato una volata di potenza. La posizione in classifica generale mi permette di sognare ma, realisticamente, bisognerà vedere il rendimento nella prova a cronometro. E’ lunga e impegnativa, forse troppo per le mie caratteristiche attuali“.
La corsa a tappe si avvia verso la conclusione di domenica 23 e il numero di pretendenti si restringe sempre di più. Ora sono solo in 14 collocati entro un ritardo di 35”, il 15° viaggia oramai a 1’52”, mentre buona parte del gruppo ha un passivo superiore ai 30 minuti, frutto di una frazione che ha proposti distacchi similari a quelli della tappa dell’Aquila vista al Giro d’Italia.
Grazie al successo di oggi Sagan è balzato al terzo posto nella classifica generale con un ritardo di 9’’ dal leader Rogers e di 5’’ dal secondo, Zabriskie. Nella classifica a punti ha rafforzato la propria leadership portando a 49 il punteggio totale, così come nella classifica di miglior giovane, guidata con 26’’ di vantaggio su Stetina.
Dopo la tappa odierna Bellotti è sceso dalle zone nobili della classifica ed ora, pur essendo sempre il primo degli italiani, si trova in 27a posizione a 31’20”.
A decidere le sorti della 5a edizione della corsa a tappe americana saranno i 33,6 Km della cronometro di Los Angeles.

Mario Prato

Sagan vince la tappa regina del Giro di California 2010 (Photosport International)

Sagan vince la tappa regina del Giro di California 2010 (Photosport International)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO II: TOUR DE ROMANDIE 2010

novembre 9, 2023 by Redazione  
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Dopo aver ottenuto le prime vittorie da professionista alla Parigi-Nizza Peter Sagan si mette in luce anche al Tour de Romandie. Nella corsa elvetica si impone nella prima tappa in linea, togliendo la maglia di leader della spalle del nostro Marco Pinotti e vincendo una frazione nella quale erano stati protagonisti alcuni tra i più promettenti giovani del momento. Tra di loro c’era anche il francese Thibaut Pinot, del quale ne abbiamo recentemente rivissuto le gesta

SAGAN VINCE LA TAPPA DEI GIOVANI

La tappa odierna ha messo in luce diversi giovani, prima lungo un percorso dove il più combattivo è stato Pinot, in fuga per più di cento chilometri, poi sulla linea d’arrivo, dove il giovane fenomeno Sagan ha vinto e strappato la maglia di leader a Pinotti, anticipando un altro esponente della “linea verde”, l’italiano Francesco Gavazzi.

Era difficile prevedere quello che sarebbe successo oggi, in una tappa mossa, non così ardua da pronosticare l’arrivo solitario dei big, ma nemmeno semplice e dall’esito scontato in volata. Complice, forse, anche la forma non ancora ottimale dei velocisti, in primis del migliore al mondo Mark Cavendish che, nonostanta abbia stretto i denti e lottato fino alla fine, sull’ultimo dei tre gpm segnalati ha dovuto alzare bandiera bianca. La gara si è quindi resa ancora più incerta, col giovanissimo Pinot – in fuga dal mattino, rimasto solo dopo aver lasciato la compagnia di Zeits e Beyer – solitario al comando inseguito dal bretone Wegelius a circa 1’ e da tutto il plotone 30” più indietro al momento dell’ultimo scollinamento.

Lungo la discesa, a circa 30km dal traguardo, è stata poi Bakelandts, compagno di Wegelius, a cercare di riprendere Pinot ed involarsi tutto solo verso il traguardo ma, riuscito nel primo obiettivo, il belga ha invece fallito nell’impresa e si è visto passare dal gruppo dopo pochi chilometri. A questo punto tutte le squadre si preparavano ad un arrivo in volata con la maglia gialla Pinotti, senza più molte carte da giocare dopo il “forfait” di Cavendish che poteva rubare gli abbuoni agli avversari diretti del compagno di squadra.

Alla fine così non è andata e, anche se davanti a tutti si fosse imposto il velocista bretone, non sarebbe bastato all’ingegner Pinotti poiché ad anticipare il resto del gruppo e ad aggiudicarsi la tappa odierna è stato il baby-fenomeno Sagan, secondo nel prologo a meno di un secondo e che quindi uno qualsiasi degli abbuoni in palio lo avrebbe proiettato verso la maglia gialla. Dietro al campioncino di casa Liquigas si è piazzato l’italiano Gavazzi della Lampre. Un duo giovanissimo si è quindi imposto nella seconda tappa che era stata caratterizzata per gran parte della sua durata dalla fuga, in parte solitaria, del più giovane del gruppo, il francese Pinot. Il terzo gradino del podio lo ha occupato Roche (figlio d’arte, suo padre è il grande Stephen, vincitore di Giro, Tour e mondiale nella stagione 1987) davanti a Iglinskiy e Felline.

La maglia di leader è quindi passata sulle spalle dello slovacco che ora difficilmente la lascerà senza combattere e, vista la sua condizione in questo periodo, per gli avversari sarà parecchio dura. Non è certo il favorito in quanto le sue doti sono più evidenti su percorsi pianeggianti o vallonati rispetto a quelli di montagna, ma ora il suo vantaggio sui big è superiore ai 10” e dalla sua parte ha una cronometro non particolarmente lunga (20 Km), senza considerare che di montagne impossibili non se ne vedono all’orizzonte e che la condizione degli avversari non è al top come invece sembra la sua. Sperando di non aver parlato troppo presto, potremmo aver trovato la coppia d’oro dei prossimi anni per la Liquigas che, proseguendo nella linea verde dopo Kreuziger (anche lui in corsa oggi e molto vicino ai primi, quindi eventualmente pronto a raccogliere il testimone del compagno), ora sta proiettando nell’olimpo dei grandi questo Sagan, un ragazzo che promette davvero bene.

Andrea Mastangelo

Sagan vince la prima tappa del Giro di Romandia 2010 (foto Graham Watson)

Sagan vince la prima tappa del Giro di Romandia 2010 (foto Graham Watson)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO I: PARIGI-NIZZA 2010

novembre 8, 2023 by Redazione  
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“Segnatevi questo nome” avevamo titolato annunciando la prima vittoria da professionista di un corridore che nel 2008, da juniores, aveva vinto nella medesima stagione tutti i principati campionati della mountain-bike a disposizione, quello nazionale, quelle europeo e, soprattutto, quello mondiale. Passato nella massima categoria e scelta la strada subito mise in evidenza tutto il suo talento anche in questo campo e lo dimostrò alla terza tappa della Parigi-Nizza, che poi bisserà conquistando anche la quinta frazione: stiamo parlando del futuro tre volte campione del mondo (e non solo) Peter Sagan

SAGAN: SEGNATEVI QUESTO NOME

Alla Parigi – Nizza è stato il giorno della vittoria di Peter Sagan, promettentissimo ventenne slovacco che sul traguardo di Aurillac ha messo in fila il gruppo, battendo anche dei “mammasantissima” del calibro di Contador e Voigt, che festeggia con la conquista della maglia gialla. La tappa è stata caratterizzata dalla lunga fuga di Huguet, Maes e Roelandts e dalla decisione della giuria di posticipare la partenza di 50 Km, a causa della presenza di neve e ghiaccio nei chilometri iniziali.

Che oggi fosse il primo giorno ”importante” alla corsa a tappe francese era risaputo, ma che anche il maltempo ci mettesse lo zampino non lo si poteva prevedere.
Così, a causa della presenza di neve e ghiaccio sulla sede stradale, la partenza è stata portata da Saint-Junien a San Yrieix-la-Perche, accorciando il percorso di 53 km e cancellando il traguardo volante di Coussac-Bonneval e i primi due gran premi della montagna.
Comunque, maltempo o non maltempo, la tappa è stata onorata dai 170 partenti con un avvio frizzante e con il gruppo che rintuzzava la frenesia di chi cercava la fortuna di un attacco. Più fortunati sono stati Huguet (Skil-Shimano), Maes (Quick Step Cycling Team) e Roelandts (Omega Pharma – Lotto) che, dopo 33 km di gara e di bagarre, riescono ad avvantaggiarsi fino a raggiungere il massimo vantaggio di 7’ ai piedi della cote de Sainte Fortunade. I tre in fuga fanno incetta di punti, conquistando anche il GPM di Sexcles e il traguardo volante di Montvert. Nel frattempo, la Caisse d’Epargne si accollava l’onere di ricucire il gap, che dava i suoi frutti con l’avvicinarsi al traguardo finale.
Infatti, con il diminuire dei km all’arrivo e con l’avvicinarsi del gruppo, i tre battistrada perdono la compattezza e cominciano a esibirsi in una serie di scatti e controscatti, che favoriscono il lavoro di chi insegue. Sull’ultima salita di giornata avvenivano il ricongiungimento e l’attacco definitivo, animato da Contador che permetteva l’avvantaggiarsi di sei ciclisti che transitavano compatti sotto l’ultimo striscione GPM e andavano a giocarsi l’arrivo di tappa, distante appena 3 Km. Il portacolori Liquigas Peter Sagan si aggiudicava il traguardo di Aurillac davanti a Rodriguez (Katusha) e Roche (AG2R – La Mondiale). Seguivano a 2” gli altri componenti del sestetto, Jens Voigt (Saxo Bank), Tony Martin (HTC Columbia) e Contador (Astana). Il gruppo, regolato dall’italiano Mirco Lorenzetto (Lampre – Farnese Vini), arrivava con 6” di ritardo.
Grazie alla vittoria Sagan è balzato in testa sia alla classifica a punti (maglia verde), sia a quella dei giovani (maglia bianca), mentre in classifica generale occupa la seconda posizione a 6’’ dal leader Voigt (Saxo Bank). La maglia a pois di leader dei GPM è indossata da Mangel Laurent (Saur-Sojasun).
Sagan ha commentato così la sua prima vittoria grande da professionista: «E’ una grande gioia che speravo di conquistare già ieri. Sapevo di stare bene e nel finale della tappa odierna si è presentata l’occasione giusta per cercare il successo. Il rettilineo d’arrivo era adatto ad una progressione di forza e, trovato il momento giusto, sono riuscito a vincere con un buon margine. Ora ci aspettano altre quattro tappe: vedremo se la corsa mi offrirà altre opportunità come questa».

Mario Prato

LA SAGA(N) CONTINUA

Peter Sagan bissa il successo di Aurillac, vincendo anche la 5a tappa della Parigi – Nizza, 157 km da Pernes-les-Fontaines a Aix-en-Provence, grazie ad una bellissima azione solitaria, iniziata a 2 km dal traguardo. Alle sue spalle un gruppo falcidiato dal forcing della AG2R negli ultimi 25 km, regolato da Lorenzetto. 3° Valverde, che grazie all’abbuono si porta a 20’’ da Contador, sempre leader.

Gridare al fenomeno è sempre pericoloso nello sport, e ancora di più lo è nel ciclismo, dove l’immagine di ogni campione è pronta a sgretolarsi dall’oggi al domani sotto i colpi dell’ennesimo scandalo doping. Se per un istante mettiamo però da parte il disincanto prodotto in ogni appassionato dalle peripezie degli ultimi anni, e ci limitiamo a giudicare sulla base di ciò che vediamo sulla strada, è impossibile non esaltarsi di fronte alle gesta di Peter Sagan, 20 anni da neanche 2 mesi, che ha bissato la vittoria di due giorni fa ad Aurillac, questa volta però lasciando sul posto tutti gli avversari, involandosi tutto solo verso l’arrivo di Aix-en-Provence.

Già prima della prodezza dell’alfiere Liquigas, la tappa si stava rilevando molto meno scontata del previsto, senza fughe capaci di caratterizzare realmente la frazione, ma con tanti tentativi, promossi soprattutto da una attivissima Bouygues Telecom, prontamente neutralizzati dal plotone. Ad accendere davvero la tappa è stato però un tanto improvviso quanto inspiegabile attacco di squadra della AG2R La Mondiale, intrapreso apparentemente senza un perché quando mancavano 25 km al traguardo, in corrispondenza della foratura di Thomas Voeckler (vogliamo sperare non sia stato un attacco punitivo nei confronti dell’aggressività della Bouygues nell’arco della tappa, specie con Fédrigo e lo stesso T-Blanc). Il vento non sembrava tale da poter generare una feroce selezione, complici le molte curve, e dunque l’assenza di lunghi tratti esposti all’azione delle correnti. Malgrado ciò, il plotone ha effettivamente iniziato a sgretolarsi quasi immediatamente, anche se l’unico big a farne le spese è stato Levi Leipheimer, rimasto attardato ad una ventina di chilometri dal termine.

Anche alla luce delle conseguenze non trascurabili dell’azione della AG2R, resta difficile comprendere i motivi che hanno spinto ad agire gli uomini di Vincent Lavenu, e, soprattutto, quelli che li hanno portati ad insistere fino alle battute conclusive, quando era ormai più che evidente che nessun pesce grosso, all’infuori del già attardato americano, sarebbe più caduto nella trappola: Dessel è atleta discretamente veloce, ma che mai poteva pensare di sconfiggere Sagan, Lorenzetto, Valverde o Sanchez in uno sprint ristretto. Quanto alla classifica generale, il corridore meglio piazzato era Nicolas Roche, 15° a 1’22’’ da Alberto Contador; troppo poco, a nostro giudizio, per giustificare un attacco così spettacolare ma al contempo dispendioso, che, per di più, già dopo pochi minuti è parso non in grado di ribaltare le sorti della corsa.

Se l’azione non ha giovato più di tanto agli AG2R, di sicuro è stata comunque una manna per gli spettatori, che hanno visto il gruppo ridursi ad una quarantina di unità, con la prospettiva di assistere, nei 2 km conclusivi in lieve ma costante ascesa, ad una battaglia ben più accesa di quella che avrebbe dovuto avere luogo secondo il canovaccio previsto alla vigilia. E infatti, è bastata la sensazione della strada che sale sotto le ruote per accendere la fantasia di Christophe Le Mevel, autore di una violenta accelerazione all’imbocco dell’era conclusiva, che presentava peraltro le pendenze più aspre proprio in avvio. Solo Peter Sagan è stato abbastanza reattivo di testa e di gambe da accodarsi al francese, che ha finito però la benzina dopo poche centinaia di metri. La stessa cosa non è però accaduta allo slovacco, che al primo accenno di rallentamento si è alzato sui pedali e ha sprigionato tutti i cavalli del suo tremendo motore, producendo una velocità che è andata sì scemando, ma non abbastanza da consentire il completamento della rimonta dei resti del gruppo, trainato dai Caisse d’Epargne. Mirco Lorenzetto, capace di regolare allo sprint il plotoncino dei battuti, è stato dunque nuovamente beffato, dopo che già ad Aurillac, in occasione della prima vittoria di Sagan, aveva vanamente preceduto tutti nello sprint di gruppo. 3°, ma ben più soddisfatto del 2°, è stato invece Alejandro Valverde, che ha così rosicchiato qualche secondo al sempre leader Alberto Contador, portando a 20’’ dal connazionale, giunto comunque con lo stesso tempo, in compagnia degli altri favoriti.

Domani, la Parigi – Nizza 2010 si tufferà nel week-end decisivo, cominciando con la Peynie – Tourrettes-sur-Loup, 220 km inaspriti della salita di 1a categoria del Col de Vence, posto a 32 km dall’arrivo. Dopo Mende è molto difficile ipotizzare un vincitore finale diverso da Alberto Contador, ma l’edizione 2009 è lì a dimostrarci che, come direbbe Yogi Berra, non è finita finché non è finita. Valverde e compagni sono in agguato, in attesa di un difficile ma mai impossibile remake della tappa di Fayence della passata edizione.

Matteo Novarini

Peter Sagan ottiene la prima vittoria da professionista ad Aurillac, al termine della terza tappa della Parigi-Nizza 2010 (foto Bettini)

Peter Sagan ottiene la prima vittoria da professionista ad Aurillac, al termine della terza tappa della Parigi-Nizza 2010 (foto Bettini)

GOCCE DI PINOT: UN PRINCIPESCO CANTO DEL CIGNO

novembre 7, 2023 by Redazione  
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Il 18 giugno del 2022 è la data dell’ultima vittoria in carriera di Thibaut Pinot, che ha appeso ufficialmente la bici al chiodo il mese scorso, dopo la partecipazione al Giro di Lombardia. L’ultima esibizione di Pinot ha come teatro le strade del Liechtenstein, il piccolo principato incastonato nella catena alpina dove lo scalatore francese si impone in una delle più impegnative frazioni del Giro di Svizzera, quella che prevede il difficile arrivo in salita a Malbun

PINOT TRIONFA NELL’AFA DI MALBUN. HIGUITA NUOVO LEADER

Era già tornato alla vittoria, dopo quasi tre anni, all’ultimo Tour of the Alps mettendosi alle spalle un lungo e buio periodo fatto di infortuni e cattivi pensieri. Oggi, in cima alla dura salita che ha portato la carovana a Malbun, Thibault Pinot ha confermato di essere tornato competitivo, anche se forse non lo vedremo più lottare per il podio di un Tour de France. Il francese della Groupama-FDJ ha vinto in solitaria al termine delle frazione ‘regina’ resa ancora più dura da un clima ancora una volta caldissimo precedendo lo spagnolo Oscar Rodriguez (Movistar Team), staccato di 25″, e il kazako Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team), arrivato a 38″. La maglia gialla passa sulle spalle di Sergio Higuita (Bora-Hansgrohe), 4° a 1′19″ e capace di staccare tutti gli altri big negli ultimi due chilometri della dura ascesa finale. Alle sue spalle (a 1′30″) un Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) che adesso insegue il colombiano con appena 2 secondi di ritardo alla vigilia della crono di Vaduz che potrebbe consegnargli la vittoria finale.

La 7a tappa, 195 km da Ambri a Malbun, prevedeva il secondo ed ultimo arrivo in salita della corsa elevetica. Dopo un avvio decisamente semplice, il percorso proponeva la lunghissima salita del Lukmanierpass (29.2 km al 5%), la cui cima era posta al km 72. Terminata la successiva discesa, i corridori dovevano affrontare altri due gpm (entrambi di 3a categoria), il secondo dei quali conduceva la carovana in Liechtenstein. Proprio nel piccolo principato iniziava la salita finale che portava a Malbun (12.6 km al 8.7%).

Dopo due giorni funestati dai numerosissimi ritiri dovuti al covid, la penultima tappa del Tour de Suisse 2022 è partita in un clima decisamente più tranquillo visto che stavolta ad abbandonare la corsa sono stati ’soltanto’ in 3: Quentin Pacher (Groupama-FDJ), Sander Armee (Cofidis) e Marco Haller (Bora-Hansgrohe).
La fuga di giornata si è formata soltanto al km 35 ed è stata propiziata dal ’solito’ Clement Champoussin (Ag2r Citroen Team) e da Nelson Oliveira (Movistar Team). Alla coppia di testa si son man mano aggiunti Clément Berthet e Nicolas Prodhomme (Ag2r Citroen Team), Alexey Lutsenko e Gianni Moscon (Astana Qazaqstan Team), Ion Izagirre (Cofidis), Thibaut Pinot e Askey Lewis (Groupama), Baptiste Planckaert (Intermarché-Wanty), Sylvain Moniquet (Lotto Soudal), Óscar Rodríguez (Movistar), Fausto Masnada e Ilan Van Wilder (Quick-Step Alpha Vinyl), Michael Matthews e Jack Bauer ( Team BikeExchange-Jayco), Gavin Mannion (Human Powered Health), Mathieu Burgaudeau e Paul Ourselin (TotalEnergies) e Yannis Voisard (Nazionale Svizzera). I 20 fuggitivi si sono però ridotti a 14 lungo il Lukmanierpass visto che, uno alla volta, si sono staccati Planckaert, Moscon, Ourselin, Bauer, Lewis e Voisard, I superstiti hanno procedudo di buona lena, raggiungendo il massimo vantaggio (7′30″) proprio in cima alla lunghissima ascesa. Dopodichè il gruppo ha iniziato ad accelerare facendo scendere un pò per volta il gap.

La corsa ha proceduto lungo questo canovaccio praticamente fino ai piedi della salita finale, approcciata dai battistrada con 3 minuti e mezzo sul gruppo controllato dalla Ineos. Non appena la strada ha iniziato a salire, dal gruppo di testa han perso contatto Champoussin (già protagonista ieri) e un Michael Matthews ormai ’sazio’ dopo le due vittorie nei traguardi volanti che gli hanno consegnato la classifica a punti. Ai -11 è invece arrivato il primo attacco, grazie all’azione di Lutsenko a cui si sono subito accodati Izagirre e Van Wilder. Il belga ha però resisto per poco venendo raggiunto rapidamente da Thibaut Pinot. Un chilometro dopo Izagirre è riuscito a sbarazzarsi della compagnia di Lutsenko, mentre Pinot continuava a risalire da dietro dopo aver staccato Van Wilder.
Nel gruppo degli uomini di classifica erano i corridori della Bora, segnatamente con Maximilian Schachmann, a fare il ritmo con l’intenzione di propiziare un attacco del loro nuovo capitano, Sergio Higuita. Il primo a partire è stato però Remco Evenepoel (Quick Step Alpha Vinyl), che ha accelerato ai -8 ed è subito ripreso dal leader Jakob Fuglsang (Israel-PremierTech).
Davanti invece Pinot era riuscito riprendere Lutsenko (ai -7), ma non lo scatenato Ion Izagirre che a quel punto poteva vantare mezzo minuto di vantaggio sul francese e sembrava ormai imprendibile. Pinot però non s’è perso d’animo e ha continuato imperterrito la sua scalata staccando (ai -5) Lutsenko e recuperando qualche secondo al basco. Nel gruppo di testa, sempre tirato da un Daniel Martinez (Ineos Grenadiers) tornato brillante dopo un avvio di Tour de Suisse in sordina, continuava la selezione da dietro: ai -4 si staccava il 5° in classifica, Felix Grossschartner (Bora-Hansgrohe).

Le emozioni più forti sono arrivate nel tratto finale, caratterizzato da pendenze costantemente superiori al 9%. Ion Izagirre è scoppiato ai -3, venendo ripreso e immediatamente staccato da un Thibault Pinot ringalluzzito e lanciato verso un meritatissimo trionfo. Izagirre è andato letteralmente in crisi ed è stato rimontato prima da Lutsenko, quindi da Rodriguez terminando poi fuori dai 10 ad oltre 2 minuti e mezzo dal vincitore.
Nel gruppo dei big, una volta esaurito il prezioso lavoro di Martinez, è arrivato lo scatto di Sergio Higuita (ai -2) a cui non hanno risposto ne Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) ne il capoclassifica Jakob Fuglsang (Israel-PremierTech). Il gallese è però riuscito a staccare Fuglsang negli ultimi 500 metri, avvicinandosi anche allo scatenato colombiano della Bora.
Pinot ha tagliato il traguardo con 25″ di vantaggio su Oscar Rodriguez che nel finale ha superato Lutsenko (3° a 38″). Alle spalle dei tre fuggitivi superstiti un ottimo Sergio Higuita, giunto a 1′19″ davanti a Thomas (a 1′30) e Nicolas Prodhomme (a 1′40″). Più staccato Jakob Fuglsang (a 1′48″) e il sempre verde Domenico Pozzovivo (Intermarchè-Wanty-Gobert Materiaux), che ha chiuso ad 1′59″. Chiudono la top ten di giornata Sebastien Reichenbach (Groupama-FDJ) a 2′09″ e Neilson Powless (EF Education-EasyPost) a 2′19″.
La maglia gialla passa sulle spalle di Sergio Higuita che ora guida con 2″ su Geraint Thomas. Fuglsang scivola in 3a posizione (a 19″) davanti a Powless (a 1′16″), Pozzovivo (a 1′37″) e Reichenbach (2′09″). 7a posizione per un sorprendente Stefan Kung (Groupama-FDJ) a 2′19″ da Higuita. Seguono Bob Jungels (Ag2r Citroen Team) a 2′31″, Felix Grossschartner a 2′47″ e Andreas Leknessund (Team DSM) a 2′59.

Domani è in programma la crono finale con arrivo e partenza nella capitale del Liechtenstein, Vaduz. Saranno 25 km leggermente vallonati che sorridono moltissimo a Geraint Thomas, ormai il grande favorito per la vittoria finale.

Pierpaolo Gnisci

GOCCE DI PINOT: RESURREZIONE SULLE ALPI

novembre 6, 2023 by Redazione  
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Dopo la vittoria sul Tourmalet al Tour del 2019 i tifosi di Pinot dovranno attendere quasi tre anni per rivedere il loro beniamino alzare le braccia al cielo, complice anche una seconda caduta alla Grande Boucle del 2020 che gli provocherà fastidiosi dolori alla schiena, malanno che si trascinerà dietro per parecchio tempo. Sarà il 22 aprile del 2022 il giorno della sua resurrezione agonistica, data nella quale tornerà a tagliare per primo la linea di un traguardo, quello della tappa di Lienz del Tour of The Alps

A LIENZ PINOT BRINDA ALLA VITTORIA DOPO UN LUNGO DIGIUNO. BARDET VINCE IL TOTA 2022

Sotto una pioggia battente che ha condizionato gran parte della quinta e ultima tappa di Lienz, Thibaut Pinot (Team Groupama FDJ) va nuovamente in fuga e questa volta riesce a vincere dopo tre anni di digiuno, cancellando la delusione di ieri. Nella volata a due con la strada che si impenna al 6%, il francese stacca David De La Cruz (Team Qazakstan) mentre nella lotta per la maglia verde Romain Bardet (Team DSM) stacca a sua volta Pello Bilbao (Team Bahrain Victorious) e vince il suo primo Tour of the Alps.

L’ultima tappa del Tour of The Alps 2022 parte da Lienz e finisce a Lienz dopo 114.5 km. La classifica generale, ancora abbastanza corta, prenderà la sua fisionomia definitiva al termine di una tappa difficile ma non difficilissima e che avrà il suo momento clou sul GPM di Stronach, a 10 km dall’arrivo: sono 3 km davvero tosti con pendenze costantemente in doppia cifra. Il duello tra Pello Bilbao (Team Bahrain Victorious) e Romain Bardet (Team DSM), separati da 2 soli secondi in classifica, può riservate sorprese dovute anche alla presenza di terzi o più incomodi. Anche il primo GPM di Bannberg, posto al km 40, non scherza, visto che bisognerà scalare oltre 5 km al 10% di pendenza media. Proprio prima dell’inizio del Bannberg, verso il km 30, si formava in testa un gruppo di 15 ciclisti: David De La Cruz (Team Astana Qazaqstan), Andrey Amador (Team INEOS), Lennard Kamna (Team BORA Hansgrohe), Thibaut Pinot (Team Groupama FDJ), James Piccoli (Team Israel Premier Tech), Abner Gonzalez (Team Movistar), Marco Brenner (Team DSM), Johnatan Canaveral e Luca Covili (Team Bardiani CSF), Jefferson Cepeda (Team Caja Rural), Edoardo Zardini (Team Drone Hopper Androni Giocattoli), Davide Bais ed Igor Arrieta (Team Eolo Kometa), Mikel Iturria (Team Euskaltel Eyskadi) e Torstei Traeen (Uno X Pro Cycling Team). Il primo a scollinare sul Bannberg era Traeen. A 65 km dalla conclusione restavano in testa alla corsa De La Cruz, Amador, Kamna, Pinot, Arrieta e Traeen. Pinot e De La Cruz acceleravano sfruttando i numerosi saliscendi che precedevano il traguardo volante di Anras. Il francese e lo spagnolo si avvantaggiavano sugli ex compagni di fuga e così a 60 km dall’arrivo avevano 55 secondi di vantaggio sul primo gruppo inseguitore. Il gruppo maglia verde aveva rallentato e per il momento era segnalato a oltre 7 minuti di ritardo dalla coppia di testa. De La Cruz si aggiudicava il traguardo volante di Anras posto al km 59.8. La coppia di testa aumentava il vantaggio sul primo gruppo inseguitore e soprattutto sul gruppo maglia verde. De La Cruz e Pinot affrontavano il durissimo GPM di Stronach con oltre 11 minuti di vantaggio sul gruppo maglia verde. Il francese attaccava con decisione staccando De La Cruz a circa 1 km dallo scollinamento e transitava per primo sul GPM. Nel tratto in discesa De La Cruz riusciva a rientrare sul francese a 4 km dall’arrivo. Nel frattempo la lotta era serrata alle loro spalle in ottica classifica generale. Thymen Arensman e Romain Bardet (Team DSM) acceleravano a circa 2 km dalla vetta del GPM di Stronach trainando con loro un ottimo Michael Storer (Team Groupama FDJ), mentre la maglia verde Bilbao si staccava. Il terzetto scollinava con circa 25 secondi di vantaggio su Bilbao e Bardet era virtualmente la nuova maglia verde. Intanto nello sprint ristretto per la vittoria di tappa, su una strada che si impennava al 5-6% negli ultimi 600 metri, Pinot aveva la forza di staccare De La Cruz ed andare a vincere a braccia alzate sul traguardo di Lienz, per una vittoria violuta fortemente dopo la grande delusione di ieri. Secondo era De La Cruz a 7 secondi di ritardo mentre terzo si classificava Kamna a 1 minuto e 46 secondi di ritardo da Pinot. A chiudere la top five, Arrieta era quarto a 2 minuti e 43 secondi di ritardo mentre Traeen era quinto a 3 minuti e 26 secondi di ritardo. Grazie al grande lavoro di Arensman che tirava il gruppetto con Storer e Bardet, quest’ultimo giungeva ottavo con oltre 30 secondi di vantaggio su Bilbao. Era il trionfo per Bardet che vinceva il suo primo Tour of The Alps senza aver vinto neanche una tappa. Il francese era la maglia verde definitiva mentre Bilbao scendeva addirittura al quarto posto a 37 secondi di Bardet. Nel mezzo, in seconda posizione si classificava Storer a 14 secondi di ritardo da Bardet mentre Arensman era terzo a 16 secondi di ritardo dal suo compagno di squadra. Per quanto riguarda le altre classifiche, Traeen vinceva quella dei GPM ed Arensman quella del miglior giovane. Anche se il TOTA non ha avuto ciclisti italiani protagonisti, è stata un’ottima corsa da seguire in preparazione del Giro d’Italia, ormai alle porte. E Bardet, considerando l’ottima forma, sarà un ciclista da tenere in grandissima considerazione dopodomani nella Liegi-Bastogne-Liegi, ultima classica delle Ardenne e della stagione al Nord.

Giuseppe Scarfone

Thibaut pinot vince a Lienz (foto: Tim de Waele/Getty Images)

Thibaut pinot vince a Lienz (foto: Tim de Waele/Getty Images)

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