LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXVIII: TOUR OF CALIFORNIA 2014

dicembre 6, 2023 by Redazione  
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È ancora California felix per Peter Sagan, che alla corsa statunitense porta a casa un’ennesima vittoria di tappa

7a TAPPA: SANTA CLARITA – PASADENA

ARRIVA IL SIGILLO DI SAGAN SU UN PERCORSO IDEALE

Sagan non si perde l’occasione più ghiotta del California, mette la squadra a fare il forcing sulle salite della parte centrale di gara e riesce a mettere Cavendish fuori dai giochi. Prima della sua vittoria effettiva c’è stata l’esultanza di Eloy Teruel, che pensava di aver vinto dopo aver tagliato per primo il traguardo quando mancava ancora un giro per terminare il circuito cittadino. Wiggins controlla senza problemi

Se il California prevedeva una tappa adatta a Peter Sagan, quella era la frazione odierna. Da Santa Clarita a Pasadena, con due GPM nella parte centrale della gara e la cima dell’ultima asperità posta a 50 Km dalla conclusione, c’era il terreno ideale per far fuori i velocisti e presentarsi sul traguardo insieme a corridori inferiori a lui allo sprint. Lo slovacco non ha sbagliato i calcoli e si è presentato nelle migliori condizioni all’appuntamento.
Anche oggi alcuni uomini hanno tentato la fuga, ma il primo tentativo, animato da Taylor Phinney della BMC, di nuovo all’attacco, Scott Zwizanski della Optum, Eloy Teruel della Jamis-Hagens Berman, Tao Geoghegan Hart della Bissell Development e Matteo Trentin dell’Omega Pharma – Quick Step, cui si è aggiunto in un secondo momento Matthew Hayman dell’Orica GreenEdge, non ha avuto fortuna ed il gruppo si è riportato abbastanza agevolmente e velocemente sugli attaccanti.
Poco dopo il ricongiugimento parte, però, un secondo tentativo nel quale è di nuovo presente Eloy Teruel, unitamente a Luis Enrique Davila della Jelly Belly, Chad Haga della Giant-Shimano, Lars Boom della Belkin, Greg Van Avermaet della BMC Benjamin King della Garmin Sharp e Isaac Bolívar Hernández della UnitedHealthcare. Questi ultimi attaccano ancora a 60 Km dall’arrivo e riescono a staccare i compagni di avventura. Sui di loro si riportano ben presto Van Avermaet e Haga e, in testa alla corsa, si forma così un quartetto. Bolívar passa primo sul secondo gran premio della montagna, mentre, da dietro, sotto le tirate della Cannondale, il gruppo recupera terreno e scollina ad un minuto e mezzo dalla testa. Molti velocisti, ivi compreso Cavendish, vengono irrimediabilmente staccati.
Nel corso della discesa, il gruppo riacciuffa Teruel e Davila e si avvicina pericolosamente ai battistrada, tra i quali si scatena la bagarre ai 15 dall’arrivo: parte Van Avermat con King a ruota, mentre gli altri non riescono a rispondere e nel gruppo passano in testa gli uomini di Wiggins.
In prossimità dell’ultimo giro, quando il gruppo è ormai a pochi secondi dai battistrada, parte Mendes, ma Teruel, che si era infilato in entrabi in tentativi di fuga, non ci sta e si riporta su di lui e sui battistrada, tagliando per primo il traguardo all’inizio dell’ultimo giro ed esultando, pensando di aver vinto. L’esultanza è piuttosto veemente e il povero Teruel ci mette un po’ per capire come stanno le cose: se ne accorgerà solo quando si vedrà superato da corridori che tirano a più non posso.
Negli ultimi chilometri non vi sono più tentativi e si va verso la volata di un gruppo che, orfano dei velocisti, vede Peter Sagan vincere con grande sicurezza davanti a Hushovd e Van Poppel e conquistare così una tappa disegnata per lui e corsa molto bene dalla sua squadra, che si è fatta carico di staccare i velocisti sulla salita più prossima all’arrivo.
Wiggins, dal canto suo, non ha nessun problema a controllare la corsa, che domani si concluderà con una tappa che, sebbene non provocherà distacchi tra gli uomini di classifica, non potrà essere considerata una normale passerella di finr giro. Il circuito di Thousand Oaks, un anello di circa 30 Km da ripetere quattro volte, prevede, infatti, l’ascesa a Rock Store, che potrebbe essere il trampolino di lancio per chi vorrà tentare di anticipare la volata, dando un’altra delusione ai velocisti.
Per la nona edizione i giochi sono ormai conclusi, ma la frazione di domani riserverà ancora momenti interessanti sui vari passaggi in vetta al GPM.

Benedetto Ciccarone

Sagan, tattica perfetta e stavolta la tappa è sua (foto Jonathan Devich)

Sagan, tattica perfetta e stavolta la tappa è sua (foto Jonathan Devich)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXVII: TIRRENO-ADRIATICO 2014

dicembre 5, 2023 by Redazione  
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Oltre alla Milano-Sanremo c’è un’altra prestigiosa corsa nella quale Peter Sagan teneva a far bella figura, soprattutto dopo il secondo posto nell’edizione 2013, nella quale era stata preceduto di soli 6 secondi da Moreno Moser. Stiamo parlano della Strade Bianche, alla quale torna con intenzioni “bellicose” nel 2014, ma anche stavolta deve accontentarsi della piazza d’onore, 19 secondi dopo l’arrivo vittorioso di Michał Kwiatkowski in Piazza del Campo. Sei giorni più tardi lo slovacco coglie una piccola rivalsa sul polacco precedendolo sul traguardo di Arezzo, alla terza tappa della Tirreno-Adriatico

SAGAN PAREGGIA I CONTI E KWIATKOWSKI VA IN AZZURRO

Peter Sagan con una progressione incredibile scavalca un cavallo di razza come Gilbert, che aveva lanciato la volta, e pareggia il conto aperto con Kwiatkowski alla “Strade Bianche” di sabato scorso. Il polacco, però, non resta a bocca asciutta e balza in testa alla generale grazie ai distacchi inflitti ai velocisti sul difficile chilometro finale.

Un chilometro finale che sembrava fatto apposta per ammirare una progressione di Moreno Argentin. Venticinque anni fa un traguardo del genere non sarebbe certo sfuggito al corridore di San Donà di Piave che, su arrivi di questo tipo, riusciva ad esprimere al meglio le proprie caratteristiche di uomo da classiche.
La tappa di oggi ha mandato in onda una sorta di replica della sfida tra Sagan e Kwiatkowski cui avevamo assistito sabato scorso alla “Strade Bianche”. Che Sagan non avesse gradito affatto la sconfitta, peraltro netta, subita dal polacco, era chiaro a tutti, come era chiaro che l’intenzione dello slovacco era quella di rifarsi con gli interessi, intenzione che è riuscito a porre in essere nel difficile arrivo della tappa di oggi. La sconfitta per Kwiatkowski, però, è dolce, dato che è lui il nuovo leader della generale: sul difficile chilometro finale, infatti, non solo i velocisti sono rimasti irrimediabilmente staccati, ma anche molti big hanno perso secondi, probabilmente per non rischiare cadute nelle bagarre formatasi in testa al gruppo per la vittoria.Così Urán è riuscito ad incrementare il vantaggio sugli altri favoriti per la vittoria finale, Contador è ora distanziato di 26 secondi, mentre il ritardo di Quintana è di 28 secondi.
La tappa ha visto una lunga fuga partita già dai primi chilometri. Evadono in cinque: Marco Canola, in fuga anche ieri, Nicola Boem compagno di squadra di Canola alla Bardiani-CSF, Jay Thomson (MTN-Qhubeka), Bjorn Thurau (Europcar) e Cesare Benedetti (NetAPP-Endura). L’evidente scopo di Canola era quello di aggiudicarsi i GPM di giornata, rafforzando così la propria leadership nella speciale classifica degli scalatori, scopo palesatosi allorquando, finiti i traguardi validi per il GPM, Canola si è rialzato lasciandosi riassorbire dal gruppo.
Nella prima parte di gara, la Omega Pharma controlla la corsa e non lascia molto spazio ai fuggitivi ma, dopo il GPM di Poggio alla Croce, quando Canola si rialza, il gruppo rallenta ed il vantaggio dei fuggitivi si dilata sino ad arrivare a sei minuti al primo passaggio dal traguardo.
Gli uomini Lampre si portano, quindi, al comando avendo in squadra diversi uomini con caratteristiche adatte all’arrivo di giornata, mentre davanti Thurau si lancia da solo verso l’arrivo staccando irrimediabilmente gli altri fuggitivi che, a quel punto, mollano la presa e vengono in breve riassorbiti dal gruppo.
Nonostante il ritmo ottimo di Thurau, il plotone continua irrimediabilmente a recuperare finchè il fuggitivo, a 7 Km dall’arrivo, viene ripreso definitivamente e le squadre iniziano ad organizzarsi sia per lanciare lo sprint, sia per tenere i capitani in posizioni ottimali senza rischi inutili.
Fanno un ottimo lavoro sia la Saxo-Tinkoff di Contador che la Cannondale di Sagan, ma è Tony Martin che screma il gruppo con una progressione impressionante per potenza, da grande passista quale è. Ai cinquecento metri Sagan non è in posizione ottimale, mentre Gilbert è in agguato e lancia una volata ristretta a otto atleti, dato che il resto del gruppo è rimasto staccato, seppur di pochi secondi, grazie all’accelerata di Martin.
Gilbert, però, ha fatto i conti senza l’oste, partendo decisamente troppo presto e, non riuscendo a fare il vuoto, si trova alle spalle un Peter Sagan che lo salta senza problemi e va a vincere con un netto distacco su tutti gli altri.
Kwiatkowski, che faceva parte degli otto di testa, conquista la maglia azzurra con 10 secondi di vantaggio sul compagno di squadra Urán.
La classifica si è in parte modificata dopo la tappa di oggi, ma resta, nei suoi contorni fondamentali, disegnata sulla falsariga del risultato della cronometro a squadre.
La progressione di Sagan è stata davvero impressionante e di tutt’altra potenza e freschezza rispetto al timido allungo visto alla “Strade Bianche” dove Sagan era sembrato un po’ sotto tono e dove lo stesso si era arreso, sostanzialmente senza lottare, ad un super Kwiatkowski.
Da domani, invece, si inizia a fare sul serio: tre gran premi della montagna con l’arrivo in quota a Selvarotonda, sopra Cittareale. La salita finale non è durissima, ha una pendenza media del 5,3% ma gli ultimi chilometri presentano una pendenza media dell’8% ed un passaggio al 10%. Non bisogna poi dimenticare l’importante chilometraggio della frazione di domani, quasi 250 chilometri con la seconda parte della frazione che non presenterà un metro di pianura. Questi fattori ci fanno ben sperare in una tappa emozionante e ricca di colpi di scena, in cui si avrà una prima idea della possibile classifica finale della Tirreno in attesa della tappa più dura di domenica e della cronometro conclusiva.

Benedetto Ciccarone

Lurlo liberatore di Sagan in cima alla rampa di Arezzo (foto Bettini)

L'urlo liberatore di Sagan in cima alla rampa di Arezzo (foto Bettini)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXVI: TOUR OF OMAN 2014

dicembre 4, 2023 by Redazione  
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Per il terzo anno consecutivo la stagione di vittorie di Sagan si apre al Giro dell’Oman, dove lo slovacco va a segno nella quarta tappa.

4a TAPPA: WADI AL ABIYAD – MINISTRY OF HOUSING

SI SBLOCCA SAGAN. PRIMA GIOIA STAGIONALE PER LO SLOVACCO

Nella quarta tappa del Tour dell’Oman si rivede vittorioso Peter Sagan (Cannondale) che, in una volata a tre, precede il colombiano Rigoberto Urán (Omega-Quick Step) e Vincenzo Nibali (Astana). In sofferenza sulle ultime asperità di giornata, André Greipel é costretto a cedere la leadership a Peter Sagan.

Funziona così da un paio di stagioni. Prima affronta almeno una corsa per sciogliere i muscoli, poi, quando Peter Sagan giunge in Oman, scioglie la riserva e vince sempre una tappa. Per come é andata negli anni scorsi dovremmo aggiungere “la prima di una lunga serie”, ma tocca al campioncino di Žilina di dimostrarlo. La lista degli obiettivi dei prossimi due mesi è lunga e contiene corse come la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre e, per la prima volta, la Parigi-Roubaix; sicuramente quello che Sagan non ci farà mancare sarà lo spettacolo, e questo indipendentemente dai risultati.
Già oggi il campione della Cannondale ha fatto intravedere momenti spettacolari, in particolare durante la discesa finale, dove ha esibito, assieme a Nibali e a Urán, la sua fenomenale capacità di guidare la bicicletta e di impostare al meglio le numerose curve, per poi battere successivamente gli avversari in volata, portando a casa la prima vittoria stagionale.
Per quanto riguarda il tracciato, questa quarta tappa, che partiva da Wadi Al Abiyad per giungere dopo 173 chilometri alla sede del Ministry of Housing dell’Oman, prevedeva un percorso parecchio accidentato nella seconda parte di gara e questo per la presenza della salita di Bousher Alamrat, strappo lungo poco meno di quattro chilometri con una pendenza media del 10%, da ripetere per ben quattro volte, con la prospettiva di assistere ad una lotta tra i big della classifica.
Dopo 16 chilometri di corsa si formava la fuga che sarebbe andata a caratterizzare la prima parte di giornata e composta da quattro corridori: Popovich (Trek), Huffman (Astana), Van Avermaet (BMC) e Wallays (ennesima fuga per l’uomo della Topsport Vlaanderen). Questi battistrada raggiungevano al chilometro 50 un vantaggio massimo di oltre otto minuti, facendo allarmare gli squadroni, la Belkin e la Sky su tutte, che in poco tempo diminuivano con grande lena il distacco portandolo a livelli accettabili.
Durante la penultima scalata alla Bousher Alamrat si sfaldava il drappello in testa alla corsa con Greg Van Avermaet che, ancora fresco, se ne andava in solitaria, mentre in gruppo provava ad allungare lo spagnolo Nieve (Team Sky), soprattutto per creare selezione in funzione del proprio capitano Chris Froome. Dopo aver pedalato per alcuni chilometri a metà strada tra il fuggitivo e il gruppo, il portacolori della Sky preferiva, però, farsi riprendere da quel che rimaneva del plotone principale.
Sull’ultima scalata ad Alamrat veniva raggiunto il fuggitivo Van Avermaet, autore di un’azione dispendiosa, oltre che coraggiosa, il che è sinonimo di grande condizione, che metterà sicuramente in mostra nelle prossime gare, a partire dalle prime semi-classiche belghe. Dopo il ricongiungimento partiva di gran carriera il corridore più atteso, ovvero Chris Froome, che in poche pedalate riusciva veramente a fare il vuoto, con il solo Rigoberto Urán a ciondolare alla sua ruota. Al GPM la coppia transitava con una vantaggio di 15″ nei confronti del gruppo, che in discesa rientrava sui due al comando mettendo fine alla loro azione. Ma dopo un’azione terminata ce n’è sempre una che nasce e stavolta i protagonista erano Sagan, Nibali ed ancora Urán che, grazie ad una discesa affrontata al massimo, potevano contare negli ultimi tre chilometri su di un vantaggio che sfiorava i venti secondi. Nonostante gli sforzi del gruppo di recuperare terreno, la tappa veniva decisa da uno sprint a tre che Peter Sagan dominava piuttosto facilmente, mettendo a segno la prima affermazione stagionale.
Alle sue spalle si classificava allo stesso tempo Rigoberto Urán, mentre si piazzava al terzo posto con un ritardo di 2″, lo stesso del gruppo, Vincenzo Nibali.
Dietro il portacolori dell’Astana si posizionavano in ordine Impey (Orica-Greenedge), Gallopin (Lotto-Belisol), Moreno Fernandez (Katusha), Gavazzi (Astana), Stybar (Omega-Quick Step), Lovkvist (IAM Cycling) e Moreno Moser (Cannondale) che, per la prima volta in questa stagione, concludeva una gara nella “Top Ten” dell’ordine d’arrivo.
In classifica generale la situazione cambiava di nuovo e stavolta era Peter Sagan a vestirsi della maglia di leader, con un vantaggio di 10″ su Urán e di 14″ su Nibali.
Domani la tappa, invece, sarà ancor più dura e questo per la scelta di arrivare sulla Green Mountain, salita lunga ed impegnativa che deciderà questa edizione del Tour dell’Oman.

Paolo Terzi

Sul palcoscenico del Ministry of Housing Sagan dirige la sua prima sinfonia del 2014 (foto Tim de Waele)

Sul palcoscenico del Ministry of Housing Sagan dirige la sua prima sinfonia del 2014 (foto Tim de Waele)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXV: MONTRÉAL 2013

dicembre 3, 2023 by Redazione  
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Un’altra corsa d’oltreoceano finisce dritta nel palmares di Peter Sagan. È il Grand Prix Cycliste de Montréal, che il campione slovacco vince presentandosi al traguardo con 4 secondi di vantaggio sull’italiano Simone Ponzi

SAGAN ARREMBANTE, STACCA TUTTI E SI PRESENTA SOLO AL TRAGUARDO

Il fenomeno slovacco Peter Sagan (Cannondale) detta legge anche al Gran Prix de Montreal, timbrando così la vittoria numero 22 della stagione 2013. Nella classica canadese Sagan ha voluto esagerare: sulla Cote du Polytechnique lo slovacco ha salutato tutta la compagnia, viaggiando da solo fino al traguardo e anticipando di pochi metri il bresciano Simone Ponzi (Astana) ed il beniamino di casa Ryder Hesjedal (Garmin-Sharp).

Niente, Peter Sagan non si vuole accontentare. Forse è questo il suo segreto che gli permette di vincere un’enorme quantità di corse ogni anno. Non sussistono nemmeno i paragoni, non è un velocista come i vari Cavendish, Petacchi perché sa’ vincere anche per distacco ma nemmeno un mero uomo da classiche alla Gilbert perché vince anche le volate. É un corridore alla Sagan, quello che vince dappertutto, fuorché i grandi giri. Nell’odierna classica di Montreal ha dato dimostrazione di essere in ottima condizione soprattutto in ottica Firenze (dove sarà, assieme a Cancellara, Gilbert, Nibali e Valverde, uno degli uomini da battere), riuscendo così ad entrare nel terzo picco di condizione, difficile da trovare per chiunque, soprattutto dal punto di vista mentale.
Per quanto riguarda il percorso, questo Gran Premio di Montreal offriva un circuito di 12 chilometri ciascuno da ripetere per 17 volte con la presenza, ad ogni giro, di due salite: la prima ad inizio tornata, la Cote de Camillien-Houde lunga due chilometri per una pendenza media dell’8%, e la seconda a metà circuito, la Cote de Polytechnique, 780 metri al 6%, e infine una rampetta sul traguardo al 4%.
Nella prima parte di gara la fuga non impiega molto tempo prima di partire ed è composta da sette corridori: Zachary Bell (Selezione Canadese), Ruben Perez (Euskaltel Euskadi), Danilo Hondo (Radioshack-Trek), Sergio Paulinho (Saxo Bank-Tinkoff), William Clarke (Argos-Shimano), Valerio Agnoli (Astana) e Adriano Malori (Lampre-Merida). Ma il loro tentativo è destinato a fallire dato che il gruppo concederà loro un vantaggio massimo di cinque minuti, troppo esiguo per poter sperare di arrivare fino alla fine.
Il gruppo inizia a menare piuttosto forte a cominciare dal settimo giro e col passare di sei tornate il vantaggio dei battistrada è completamente scemato cosicché la situazione torna di gruppo compatto, anche se non per molto.
A metà del terzultimo giro alcuni corridori si muovono sulla salita del Polytechnique, e tra di loro un pimpante Damiano Cunego, Daniel Oss, Kolobnev, Izaguirre, Herrada, Wellens e Gautier, che in poco tempo riescono a distanziare il gruppo anche di 25 secondi, ma il non perfetto accordo tra i fuggitivi non permette loro di guadagnare molto vantaggio, ed è nella successiva tornata che si riportano sulla testa della corsa corridori del calibro di Contador, Van Garderen e lo stesso Sagan; tuttavia l’accordo resta precario e il plotone riesce a rientrare su di loro.
Qualche attimo dopo il ricongiungimento parte Micheal Albasini (Orica-Greenedge) e nonostante nessun altro si accodi allo svizzero, il corridore elvetico tenta comunque l’attacco solitario che dura fino all’ultimo attracco della prima salita dove scoppia la bagarre. Il primo ad attaccare è Chris Froome che se non altro allunga il gruppo, ma più profondo è l’attacco di Robert Gesink che non sembra avere rivali in salita e guadagnerà un centinaio di metri; a quel punto il primo (e l’unico) a reagire è Sagan, che con un passo forte ma regolare, si riporta sull’olandese, assieme ad un gruppetto di corridori selezionatisi dal ritmo dello slovacco.
Sono quindi una ventina di corridori che comandano la corsa, ma l’assenza di una squadra organizzata rende la gara molto anarchica, con un sacco di scatti e controscatti. É sulla successiva salita che si decide la corsa, con l’attacco di Sagan in persona che mostra subito la sua superiorità guadagnando terreno su tutti gli altri corridori: il vantaggio impenna immediatamente toccando i 18”, mentre gli inseguitori ancora stentavano a trovare un passo regolare che avrebbe potuto permettere loro di rientrare sullo slovacco.
Negli ultimi metri la situazione di corsa vede ancora Sagan ben saldo in testa alla gara, mentre dietro riuscivano a guadagnare qualche metro la coppia formata da Ponzi e Hesjedal, inseguiti a loro volta da un gruppetto comprendente una decina di corridori tra i quali Pozzato, Gasparotto, Rui Costa.
A festeggiare sul traguardo è comunque Peter Sagan, che anticipa Simone Ponzi e Ryder Hesjedal, mentre si classificano appena fuori dal podio Van Avermaet, Pozzato, Rui Costa, Gasparotto, Nordhaug, Izaguirre Insausti e Bakelants.
Il tutto con l’ottica puntata su Firenze, tra due settimane.

Paolo Terzi

Sagan svetta tra i grattacieli di Montreal (foto Oran Kelly / PhotoSport International)

Sagan svetta tra i grattacieli di Montreal (foto Oran Kelly / PhotoSport International)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXIV: USA PRO CYCLING CHALLENGE 2013

dicembre 2, 2023 by Redazione  
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Portano davvero bene le strade americane a Peter Sagan. Dopo aver fatto “razzia” di tappe al Giro di California il campione slovacco sbarca in Colorado e anche alla USA Pro Cycling Challenge fa incetta di vittorie prendendosene ben quattro (sulle sette a disposizione). E, due anni più tardi, qui otterrà il primo dei suoi tre mondiali

1a TAPPA: CIRCUITO DI ASPEN

SAGAN RIPARTE CON IL BOTTO AD ASPEN

Malgrado non avesse più corso dopo il Tour de France il fuoriclasse slovacco conquista la frazione inaugurale dell’Usa Pro Challenge precedendo in uno sprint ristretto nella nota località sciistica Greg Van Avermaet e la rivelazione di giornata Kiel Reijnen. Buona prova anche per Damiano Caruso che chiude 6° mentre escono subito dai giochi per la classifica generale Chris Froome e Richie Porte, entrambi in forte ritardo al traguardo.

E’ stata una breve frazione di 97,6 km con partenza e arrivo in quel di Aspen, località nota agli appassionati di sport invernali per ospitare ogni anno una tappa della Coppa del Mondo di sci alpino, la 3a edizione dell’Usa Pro Challenge, corsa a tappe di sette giorni sulle strade del Colorado che, come già avvenuto negli anni scorsi, presenta una start list piuttosto ridotta dal punto di vista numerico con soli 132 atleti in gara ma di qualità eccelsa a partire dalle due stelle Chris Froome (Team Sky), accompagnato dal fedelissimo Richie Porte, e Peter Sagan (Cannondale), entrambi al rientro dopo un trionfale Tour de France in cui hanno portato a casa rispettivamente la maglia gialla e quella verde, che iniziano da queste strade la preparazione per il Mondiale di Firenze. Con loro al via anche le corazzate Garmin-Sharp, che schiera il campione uscente Chris Vandevelde, Tom Danielson e Andrew Talansky, e RadioShack che punta su Andy Schleck, Tony Gallopin, Andreas Klöden e Jens Voigt oltre a Tejay Van Garderen e Greg Van Avermaet (Bmc), Michael Rogers (Saxo-Tinkoff), Darwin Atapuma e Fabio Duarte (Colombia), senza dimenticare i rappresentanti delle agguerritissime formazioni Professional statunitensi sempre in grado di regalare sorprese. In casa Italia proveranno a lottare per la classifica generale Damiano Caruso e Alessandro De Marchi (Cannondale) e a centrare un successo parziale nelle frazioni meno impegnative Fabio Sabatini (Cannondale) e Alessandro Bazzana (UnitedHealtcare). La prima tappa, caratterizzata da un circuito da ripetere per tre volte comprendente gli strappi di Snowmass e McLain Flats, è vissuta sulla fuga di Craig Lewis (Champions System), Matt Cooke (Jamis-Hagens Berman) e Ian Burnett (Jelly Belly), partiti al km 8 dopo che in precedenza aveva tentato di andarsene anche lo stagista milanese della Cannondale Davide Villella, che al pari dei compagni di squadra si è poi portato in testa al gruppo per inseguire i tre battistrada che hanno acquisito un vantaggio massimo di 2′35” al termine del primo giro del circuito di Aspen. Il susseguirsi delle salite ha fatto sì che strada facendo davanti rimanesse il solo Cooke, che verrà comunque riassorbito a 15 km dal traguardo, e soprattutto che ci fosse una grande selezione nel gruppo con nomi illustri a farne le spese quali Talansky, Duarte e soprattutto Porte, che pure si è messo in evidenza nelle fasi centrali della corsa, e Froome, per la prima volta staccato in maniera significativa in questo 2013, anche se l’anglo-keniano stesso aveva dichiarato alla vigilia di essere ancora molto lontano dal top della condizione e di non puntare alla classifica generale dell’Usa Pro Challenge. Nel finale Sagan si è mosso in prima persona in compagnia di George Bennett (RadioShack), Carter Jones (Bissell), Javier Mejías Leal (Novo Nordisk), Ben Jacques-Maynes (Jamis-Hagens Berman) e Tom Zirbel (Kelly Benefit) ma successivamente, di fronte all’inseguimento condotto dalla RadioShack, ha preferito rialzarsi mentre Bennett e Jones hanno proseguito nell’azione. La scelta dello slovacco si è rivelata vincente dal momento che i due uomini al comando, pur resistendo fino a 1 km dal traguardo, sono stati ripresi dal gruppo comprendente una cinquantina di corridori mentre il fuoriclasse della Cannondale ha potuto disputare con le energie intatte uno sprint in cui ha accelerato ai -250 metri e ha conquistato agevolmente il suo 15° successo stagionale precedendo Van Avermaet e la rivelazione di giornata Kiel Reijnen (UnitedHealtcare), atleta che comunque in stagione si è aggiudicato il prestigioso Gp di Philadelphia ed è arrivato 3° nel campionato statunitense alle spalle di Fred Rodriguez e Brent Boowalter. Ai piedi del podio ha chiuso Gallopin davanti a un Van Garderen a caccia di riscatto dopo il deludente Tour de France e a un positivo Damiano Caruso. Della prima parte del gruppo facevano parte anche Danielson, Klöden e Schleck mentre, a causa di un buco creatosi negli ultimi metri, hanno chiuso con un distacco di 5” Rogers, Atapuma e Vandevelde con Froome che ha finito la tappa a 4′59” insieme a Talansky e Duarte e Porte addirittura a 6′41”. In assenza di abbuoni la classifica generale ricalca perfettamente quella dell’arrivo di tappa ma subirà significative variazioni al termine della seconda frazione, 202,9 km da Aspen a Breckenridge: l’interminabile Independence Pass che verrà scalato in partenza non potrà incidere più di tanto nell’economia della corsa ma il finale è impegnativo con l’ascesa di Hoosier Pass ai -25 dal traguardo e il breve ma strappo di Moonstone Road che presenta pendenze fino al 15% e che termina a soli 4 km dalla linea bianca.

Marco Salonna

3a TAPPA: BRECKENRIDGE – STEAMBOAT SPRINGS

CONTINUA LA SAGA(N) DI PETER

Ennesimo successo per il corridore slovacco in questo 2013 e seconda vittoria di tappa in questa edizione dell’USA Pro Cycling Challenge. Stavolta Sagan è riuscito a precedere lo sloveno Luka Megzec (Argos-Shimano) ed il canadese Ryan Anderson (Optum-Kelly Benefit). Nessun cambiamento in classifica generale, sempre comandata dal giovane australiano Lachlan David Morton.

Ormai una vittoria di Peter Sagan non fa più notizia, dimostrando, in questo USA Pro Challange, di essere il corridore più forte sugli arrivi misti, quelli posti nelle vicinanze di uno strappo. Ma non solo: oggi, per esempio, si è lanciato con buoni, anzi ottimi, risultati, perché ha vinto, in uno dei rari arrivi allo sprint che offriva la corsa statunitense.
La terza tappa dell’ex Giro del Colorado partiva da Breckenridge per giungere in 170 chilometri a Steambot Springs, dopo aver affrontato un unico GPM, posizionato a circa 40 chilometri dall’arrivo e per giunta caratterizzato da una pendenza tutto sommato morbida, lasciando presagire dunque un finale con sprint a ranghi compatti, a condizione però che la fuga venga ripresa in tempo. Fuga che parte già nella prima parte di tappa, composta da cinque corridori: Edmonson (Team Sky), Villella (Cannondale), Voigt (Radioshack), Tvetcov (Jelly Belly-Kenda) e Wren (Jamis-Hagens Berman). Il vantaggio massimo raggiunto dai battistrada sarà di 5 minuti quando all’arrivo mancano 58 chilometri, ma evidentemente l’amalgama tra i corridori in avanscoperta non sembra funzionare ed è forse per questo motivo che Jens Voigt, esperto corridore tedesco e anche forte passista, decide di rompere gli indugi e partire in solitaria, tutto ciò con la prospettiva di pedalare ancora per 50 chilometri.
Il tedesco non è nuovo ad azioni del genere, ma se si ha un gruppo compatto al proprio inseguimento le possibilità di avere successo sono ridotte al lumicino, tuttavia Voigt non ha niente da perdere e pensa solo a dare il massimo.
Il gruppo, però, in questo caso non lascia scampo al povero Voigt e quando viene ripreso non gli rimane altro che sbuffare e accettare la sconfitta. Il plotone si prepara per la ormai certa volata e, a quel punto, prende la testa del gruppo la BMC per Greg Van Avermaet ma nello sprint finale è Sagan che trionfa, relegando al secondo posto un ottimo Luka Megzec, che ha avuto l’unica colpo di non aver provato ad anticipare il campione slovacco, mentre giunge terzo il ventiseienne canadese Anderson.
Per quanto riguarda gli italiani, da sottolineare il quinto posto di Alessandro Bazzana (Unitedhealthcare) e il decimo di Damiano Caruso (Cannondale).
In classifica generale nessun problema per Lachlan David Morton (Garmin-Sharp), che riesce con successo a conservare la maglia di leader.

Paolo Terzi

6a TAPPA: LOVELAND – FORT COLLINS

SAGAN RIPRENDE LA MARCIA E BRUCIA TUTTI ALLO SPRINT

Nella sesta tappa del Giro del Colorado la vittoria va di nuovo a Peter Sagan, che nel finale batte in volata lo sloveno Luka Megzec (Argos-Shimano) e il belga Greg Van Avermaet (BMC). Buoni piazzamenti anche per gli italiani con il quinto posto di Alessandro Bazzana (Unitedhealthcare) e il sesto di Andrea Peron (Team Novo-Nordisk). Nessun problema, invece, per Tejay Van Garderen che continua a capeggiare la classifica in attesa dell’ultima tappa.

Ha vinto ancora lui, Peter Sagan, tanto per non cambiare. Lo slovacco, dicono i numeri, è alla terza vittoria di tappa in questo USA Pro Challenge e finora nessun corridore è riuscito a dargli del filo da torcere, anche se, a dirla tutta, mancano uomini veloci del calibro di Cavendish, Kittel e compagni. Una cosa bisogna comunque dirla, ovvero che mai si era visto un Peter Sagan così brillante nelle corse post Tour de France, mentre , negli anni scorsi, in questo stesso periodo non mostrava una condizione ottima come quella che ha in questi giorni. Questo significa che lo slovacco intende seriamente puntare ai prossimi Campionati del Mondo di Firenze, in programma tra un mese.
In questa sesta tappa che partiva da Loveland per terminare a Fort Collins, si doveva pedalare per 185 chilometri su un percorso molto più abbordabile rispetto alle frazioni dei giorni scorsi, ma ciò non significa che mancassero salite. Era prevista la scalata a Devils Gulch, tuttavia questo GPM era posizionato ancora nella prima parte di gara e da lì in si sarebbe incontrato un lungo tratto di discesa fino agli ultimi 50 chilometri puntellati da qualche strappetto, ma anche questi lontani dal traguardo.
Nella prima parte di gara non sono perlomeno mancati gli scatti di chi volesse andare in fuga e, dopo tanto battagliare, il gruppo concede libertà vigilata ad un gruppetto, composto da 15 corridori: Talanski, Dekker, Edmonson, Machado, Rogers, Pires e Duggan, Geschke, Megias Leal, Anthony, Duarte, Carlson, McCarty, Louder e Jones. Tuttavia il gruppo non ha mai concesso più di due minuti a questi battistrada grazie al lavoro della BMC, in funzione del leader della corsa Van Garderen, e della Cannondale, in funzione di Peter Sagan alla caccia della vittoria di tappa. Negli ultimi chilometri l’inseguimento si fa veramente serrato con tutta la Cannondale in testa in gruppo, mentre davanti manca quel minimo di accordo che fa saltare ogni tipo di speranza e tutto ciò non può che favorire il ritorno del gruppo, che avviene passato il segnale dei meno 10 chilometri all’arrivo.
Non resta quindi che assistere allo sprint finale, dove ancora una volta Peter Sagan “timbra” il proprio cartellino, a danno di Megzec e Van Avermaet, mentre si classifica appena giù dal podio Edwin Avila (Colombia). In classifica generale rimane al comando un guardingo Tejay Van Garderen, che oggi non ha voluto concedere niente nemmeno alla fuga dei 15, piazzando la squadra a tirare per annullare il tentativo. Resta ora l’ultima tappa, prevista sul circuito di Denver. Altro sprint?

Paolo Terzi

7a TAPPA: CIRCUITO DI DENVER

E SAGAN DIVENTA…. PETERPOKER

Quarta vittoria personale di Peter Sagan nell’edizione 2013 del Giro del Colorado che ha vissuto oggi la sua ultima tappa. Il fenomeno slovacco della Cannondale è riuscito a precedere nello sprint finale il canadese Ryan Anderson (Optum Kelly Benefit) ed un ottimo Alessandro Bazzana (Unitedhealthcare). Definitivamente assestata la classifica generale che vede come vincitore il dominatore della gara, Tejay Van Garderen (BMC).

I due protagonisti di questo USA Pro Challenge non potevano che riaffacciarsi alla ribalta nell’ultima tappa, e ovviamente i personaggi chiamati in causa sono Peter Sagan e Tejay Van Garderen. Il primo è stato il dominatore delle volate, mentre il secondo il più forte in montagna; lo slovacco ha vinto quattro tappe allo sprint (oggi compreso), l’americano è stato il trionfatore della classifica finale.
L’ultima frazione constatava in un circuito di otto giri da 14 chilometri ciascuno, – attorno a Denver, città che è la capitale del Colorado – e che misurava in toto 117 chilometri, con un profilo altimetrico totalmente pianeggiante, in un finale perfetto per uno sprint di gruppo.
Nella prima parte c’è spazio per la fuga di giornata, composta da sette corridori: King, Jensen, Feng, Riba, Euser, Wren e Miller. Come sempre il gruppo lascia fare sulle prime, ma neanche tanto visto che il vantaggio massimo non supera i due minuti, per poi dare tutto negli ultimi tre giri. A 10 chilometri dal traguardo il vantaggio dei 7 al comando sul plotone tirato dai Cannondale è di 30 secondi, gap che non offre nessuna speranza ai fuggitivi, eccetto Lucas Euser (Unitedhealthcare), che attacca convinto. Niente da fare nemmeno per lo statunitense che verrà ripreso da un gruppo che corre a più non posso verso la volata finale. Lo sprint ancora una volta, e fanno quattro, è dominato da Peter Sagan, che oggi castiga Anderson e Bazzana, mentre l’avversario che poteva essere il più temibile, Luka Megzec (Argos-Shimano), non va oltre la quarta posizione.
In classifica generale mancava solo l’ufficialità per celebrare la vittoria di Van Garderen, e oggi, finalmente, possiamo dire che Tejay si è aggiudicato, per la prima volta in carriera, il Giro del Colorado, distanziando di 1′30” il compagno di squadra Mathias Frank e di 1′42” Thomas Danielson.

Paolo Terzi

Il sigillo di Sagan sulledizione 2013 del Giro del Colorado (foto Jonathan Devich/epicimages.us)

Il sigillo di Sagan sull'edizione 2013 del Giro del Colorado (foto Jonathan Devich/epicimages.us)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXIII: TOUR DE FRANCE 2013

dicembre 1, 2023 by Redazione  
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La spedizione in terra di Francia al Tour del 2013 è decisamente più magra per Peter Sagan. Riesce a fare il bis nella classifica a punti ma se ne torna nella sua Repubblica Slovacca con un bottino più misero rispetto a quello dell’anno precedente, quando alla sua prima Grande Boucle aveva ottenuto tre vittorie di tappe. Stavolta, invece, dovrà accontenarsi della sola affermazione in quel di Albi.

7a TAPPA: MONTPELLIER – ALBI

CANNONDALE-SHOW, CILIEGINA SAGAN

Il 23enne di Zilina finalizza lo strepitoso lavoro della formazione di Amadio, che tira per praticamente tutta la tappa provocando i cedimenti degli avversari diretti dello slovacco a partire da Mark Cavendish, André Greipel e Marcel Kittel e impedendone il rientro, cogliendo il suo primo successo in questo Tour davanti a John Degenkolb e Daniele Bennati e mettendo un’ipoteca ormai definitiva sulla conquista della maglia verde, mentre Daryl Impey conserva la leadership nella generale e i big si preparano ad affrontare i Pirenei.

La settima tappa del Tour de France, 205,5 km da Montpellier ad Albi, si presentava come la terza frazione consecutiva dedicata ai velocisti in virtù di un percorso piuttosto impegnativo nella prima parte, con il gpm di 2a categoria di Col de la Croix de Mounis poco prima di metà percorso, ma quasi tutto in discesa e in pianura nei 110 km che separavano la vetta dal traguardo, sulla carta più che sufficienti per gli sprinter e le rispettive squadre per recuperare l’eventuale terreno perso in salita. Ma, ciò nonostante, la Cannondale della maglia verde Peter Sagan, ancora a caccia del primo successo in questo Tour dopo aver collezionato tre secondi e un terzo posto nelle prime tappe, ha orchestrato lungo le rampe più dure un forcing finalizzato ad eliminare possibili avversari dello slovacco nella volata finale che ha dato ben presto i suoi frutti con Mark Cavendish (Omega-QuickStep) e Marcel Kittel (Argos-Shimano) che hanno immediatamente perso le ruote seguiti, poco dopo, anche da Andrè Greipel (Lotto-Belisol), Matthew Goss (Orica-GreenEdge) e dai nostri Davide Cimolai e Matteo Ferrari (Lampre-Merida) oltre a diversi altri corridori tra cui un Thomas Voeckler (Europcar) che, con ogni probabilità, ha scelto di uscire di classifica per avere maggiore libertà d’azione nei prossimi giorni. L’azione della compagine di Amadio ha inoltre spento le velleità dei fuggitivi della prima ora Jens Voigt (RadioShack) e Blel Kadri (Ag2r), che ha comunque raccolto sul Col des 13 Vents e sul Col de la Croix Mounis i punti sufficienti per balzare al comando della classifica degli scalatori spodestando Pierre Rolland (Europcar). Dallo scollinamento in poi si è a lungo assistito a un’appassionante lotta a distanza tra la Cannondale, che ha continuato ininterrottamente a tirare senza ricevere alcun aiuto da altri, da un lato e Lotto-Belisol, Argos-Shimano e Omega-QuickStep che si sono coalizzate per riportare sotto i rispettivi velocisti dall’altro, e ad avere la meglio sono stati gli uomini in verde con gli inseguitori che, pur essendo in superiorità numerica, non sono mai riusciti a far scendere il distacco dal primo gruppo sotto i 2 minuti e intorno ai -40 dal traguardo hanno definitivamente alzato bandiera bianca, giungendo ad Albi con quasi un quarto d’ora di ritardo.
Dell’unico attimo di rallentamento, avvenuto subito dopo lo sprint intermedio in cui Sagan ha fatto il pieno di punti, hanno provato ad approfittare Cyril Gautier (Europcar), Juan Josè Oroz (Euskaltel) e l’ex leader della generale Jan Bakelandts (RadioShack), che si sono avvantaggiati arrivando ad avere fino ad oltre 1′ di margine ma che mai, sebbene siano stati ripresi a soli 3 km dalla conclusione, hanno dato l’impressione di poter sfuggire al controllo di un gruppo nel quale gli inesauribili uomini della Cannondale, non paghi delle grandi trenate già effettuate in precedenza per tenere a distanza Cavendish e compagnia, hanno proseguito a condurre a forte andatura fino praticamente alle battute finali, coadiuvati anche da un Michael Albasini (Orica-GreenEdge) a protezione della maglia gialla del compagno Daryl Impey, dal momento che Bakelandts era distanziato di soli 31”. Nell’ultimo km hanno provato a dire la loro anche la Lampre-Merida, con Elia Favilli che a tirato la volata a Manuele Mori, e soprattutto John Degenkolb (Argos-Shimano) che ha tentato di anticipare Sagan, in quel momento alla ruota del suo ultimo uomo Fabio Sabatini, partendo ai 300 metri dal traguardo. Il fuoriclasse slovacco non poteva però non finalizzare l’incredibile lavoro dei compagni di squadra e con grande facilità ha saltato via il tedesco ed è andato a cogliere il suo 14° successo stagionale, eguagliando Cavendish e mettendo inoltre un’ipoteca pressochè definitiva su quella che sarebbe la sua seconda maglia verde consecutiva alla luce dei ben 94 punti che lo separano ora dal diretto inseguitore, Greipel. Alle spalle di Sagan e Degenkolb sono giunti un pimpante Daniele Bennati (Saxo-Tinkoff), che per un soffio non è riuscito a conquistare la piazza d’onore davanti al tedesco, un Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep) atteso con curiosità all’esame delle grandi montagne dopo una prima settimana corsa sempre nelle posizioni d’avanguardia, Edvald Boasson Hagen (Team Sky) e Francesco Gavazzi (Astana) mentre Mori ha concluso al 9° posto. L’altro atleta della Lampre-Merida Adriano Malori, che da giorni soffriva di una lombosciatalgia, è stato invece costretto al ritiro al pari di Janez Brajkovic (Astana), che non ha preso il via dopo la caduta nel finale della frazione di Montpellier, e di Christian Vande Velde (Garmin-Sharp), a sua volta finito in terra nelle fasi iniziali della tappa.
La classifica generale rimane immutata con Impey in giallo con 3” su Boasson Hagen, 5” su Gerrans e Albasini, 6” su Kwiatkowski e Sylvain Chavanel (Omega-QuickStep) e 8” su Chris Froome e Richie Porte (Team Sky) ma tutto cambierà al termine dell’8a tappa, nella quale la Grande Boucle approderà sui Pirenei. Negli ultimi 40 km della Castres-Ax 3 Domaines verranno affrontati, infatti, così come già avvenuto nel 2003, nel 2005 e nel 2010 quando ad imporsi sono stati rispettivamente Carlos Sastre, Georg Totschnig e Christophe Riblon, dapprima il durissimo Port de Pailheres, 15 km con una pendenza media dell’8% e tratti ben oltre il 10 nella seconda metà dell’ascesa, e immediatamente dopo il termine della discesa la salita finale di 7,8 km all’8,2% che al contrario presenta le rampe più impegnative nella fase iniziale e, come recita un vecchio detto, non sapremo ancora forse dopo la linea del traguardo chi vincerà il Tour ma sapremo chi non potrà vincerlo.

Marco Salonna

Sagan & Cannondale, un trionfo di squadra (foto Bettini)

Sagan & Cannondale, un trionfo di squadra (foto Bettini)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXII: TOUR DE SUISSE 2013

novembre 30, 2023 by Redazione  
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L’anno precedente Sagan aveva furoreggiato sulle strade del Giro di California, dove aveva vinto ben 5 tappe, e poi non si era smentito al Tour de Suisse portandosi a casa 4 vittorie. Anche nel 2013 si ripete l’accoppiata, seppur in tono minore perchè dopo aver conquistato due affermazioni nella corsa statunitense riassapora il gusto della vittoria proprio al Tour de Suisse, vincendone altrettante

3a TAPPA: MONTREUX – MEIRINGEN

PETER SAGAN DOVE OSANO LE AQUILE. FRANK IN MAGLIA GRAZIE A TEEJAY VAN GREGARIO

Ancora pioggia nel tappone tra le Alpi Bernesi. Il forcing di Teejay Van Garderen screma il gruppo dei migliori sopra Meiringen, ma la selezione più secca avviene in discesa, verso l’arrivo: con tre uomini di classifica c’è Sagan, sempre in perfetto controllo, che gioca con gli avversari e stravince la tappa.

Siamo alle pendici del mitico Eiger, e Peter Sagan qui si esaltò già due anni fa, appena ventunenne, andando a vincere la tappa breve e intensissima di Grindelwald, con Grimselpass e Grosse Scheidegg da scalare. Quando si parla del potenziale del fenomeno slovacco su percorsi impervi, si citava sempre quella tappa, con un repertorio di sacrosante valutazioni a circostanziare l’impresa: Peter si era avvantaggiato con la fuga; non scollinò certo primo, ma per vincere dovette rientrare in discesa su Cunego (comunque impresa non da poco!); la tappa era brevissima.

Da oggi c’è nuovo materiale da rielaborare, e sembra che il buon Sagan si sia dedicato puntigliosamente a smontare proprio quelle obiezioni. Oggi infatti scollina senza il minimo affanno con il gruppo dei migliori uomini della generale, ridotto a una dozzina di unità; non prende rischi nell’ultima picchiata, e dimostra che dopo cotanta ascesa – e soprattutto dopo oltre 200km – ha ancora energie da vendere per imporre trenate mostruose sul piano, e vincere infine la volata con una gamba sola.

Riavvolgendo il nastro della tappa, vediamo partire una fuga della prima ora con nomi di spicco, nomi da grandi classiche, forse ispirati dal clima implacabile: Boonen, Gilbert, Vansummeren, Breschel, Terpstra…, oltre a nomi da non sottovalutare come Albasini o il promettente olandesde Wilco Keldermann, visto bene al Giro. Questi ultimi saranno i più indomiti sull’ascesa conclusiva, ma la loro azione verrà neutralizzata prima dello scollinamento.
Si segnala nel frattempo una brutta caduta con tanto di ritiro e visite ospedaliere per Ryder Hesjedal.

La fuga ha avuto vita durissima soprattutto perché in salita, dopo aver visto a fare il ritmo la Lampre presumibilmente per Scarponi, si impone in testa al gruppo la presenza di un uomo solo, a trascinarli tutti: l’americano Teejay Van Garderen, grande atteso al prossimo Tour, decide, dopo la delusione dell’attacco a vuoto con rimbalzo nelle retrovie di ieri, di imitare Contador nella moda del campione gregario. Si mette quindi al servizio del compagno Frank, scandendo un passo regolare ma asfissiante che, pur col contagocce, va a svuotare il gruppo dei migliori, fino a ridurlo a una dozzina di unità; tra le quali, naturalmente, manca il leader della generale fino ad oggi, ovvero l’australiano Cameron Meyer, che si era fatto valere a crono e aveva meritoriamente resistito, già con più di un affanno, nell’arrivo di ieri.
Sono invece presenti, oltre ai due BMC, capitano e gregario a ruoli invertiti, bei nomi quali Scarponi, Kreuziger, Pinot, Rui Costa (il campione in carica), Daniel Martin, Mollema, Visconti, Kangert, Peraud e Spilak. Oltreché, l’abbiamo anticipato, un inatteso Peter Sagan che, pur concentratissimo e dunque non certo dedito a una pedalata di svago, non sembra neppure soffrire eccessivamente il selettivo passo imposto da Van Garderen lungo la salita.

In prossimità del Gpm Kreuziger allunga il gruppetto con una bella progressione, e in discesa è un attimo spezzare la lunga fila indiana. Se ne vanno in quattro, il ceco, lo slovacco, il corridore di casa Frank e il campione in carica Rui Costa. Da dietro è soprattutto Daniel Martin a dannarsi per recuperare, ma senza esito; cade, purtroppo, Scarponi, che esce di classifica ma almeno non dalla gara.

Il finale fila liscio come l’olio, gli uomini di classifica del quartetto hanno interesse a tirare a tutta senza attendismi, e senza inventarsi chissà che per levare la tappa a Sagan. Anzi, pare a volte che le sue tirate di testa finiscano per togliersi di ruota involontariamente i compagni! La volata è senza storia, ci prova Rui Costa che ha un discreto spunto, ma qui “discreto” proprio non basta.
Un gran trionfo che dischiude nuovi orizzonti al 23enne campione, senza ovviamente pensare già alle grandi corse a tappe, che implicano altre attitudini (ieri Sagan sull’arrivo in salita ha salvato la gamba, arrivando lemme lemme a dieci minuti)… almeno per adesso!

Tra gli inseguitori si segnala un bell’allungo di Mollema, che dopo uno scatto violentissimo difende un distacco di qualche secondo sul resto del gruppetto, e la vittoria da parte di Visconti nella ristrettissima volata a seguire. Bella prova anche per il siciliano, che un po’ a sorpresa dopo una crono e due tappe di montagna si trova quarto in classifica generale. In maglia c’è Frank, a meno di mezzo minuto Kreuziger, che proverà a far proprio ancora una volta lo Svizzera sulle rampe dell’Albula. Proprio come Contador, Van Garderen riesce a restare in top ten nonostante il lavoro di gregariato. A meno di sorprese, la generale si deciderà tra l’Albulapass di venerdì e la crono di domenica. Nel frattempo, potremmo goderci qualche altro Sagan show nelle tappe mosse intercalate a quelle giornate cruciali.

Gabriele Bugada

8a TAPPA: ZERNEZ – BAD RAGAZ

SAGAN A FORZA DODICI, ILLUSIONE BENNATI

Il fuoriclasse slovacco, ottimamente supportato da Moreno Moser e Damiano Caruso, conquista il suo dodicesimo successo stagionale, nonchè ottavo in carriera, al Tour de Suisse battendo in rimonta l’aretino della Saxo-Tinkoff con Philippe Gilbert alle loro spalle, mentre la lotta per il successo finale resta ancora apertissima con Matthias Frank sempre leader e Rui Alberto Faria da Costa, Roman Kreuziger e Tejay Van Garderen pronti a scavalarlo nella crono conclusiva di Flumserberg.

L’ottava e penultima tappa del Tour de Suisse, 180,5 km da Zernez a Bad Ragaz con la scalata dello Julierpass nelle fasi iniziali e, dopo un lungo tratto di discesa e pianura, lo strappo di Maienfeld la cui vetta era posta a 6 km dal traguardo, si prestava a diverse possibili soluzioni che andavano dalla fuga da lontano alla volata di un gruppo più o meno ristretto, passando per un’azione da finisseur negli ultimi chilometri. A tentare la prima opzione sono stati lo sloveno Robert Vrecer (Euskaltel), che strada facendo si è assicurato i punti sufficienti per aggiudicarsi sia la classifica di miglior scalatore che quella degli sprint intermedi, il francese Maxime Bouet (Ag2r), l’elvetico Reto Hollenstein (Iam Cycling) e l’empolese Manuele Mori (Lampre-Merida), già in avanscoperta nella tappa di La Punt, ma il gruppo è stato ben determinato ad andarli a riprendere con la Bmc che ha inizialmente badato a non concedere loro troppo spazio, dal momento che Bouet nella generale aveva un distacco di 5′59” dalla maglia gialla Matthias Frank. In seguito sono entrate in “esercizio” l’Argos-Shimano di John Degenkolb, l’Orica-GreenEdge di Matthew Goss e Michael Albasini e la Cannondale di Peter Sagan, determinatissimo a tornare ad alzare le braccia dopo il successo da dominatore la tappa di Meiringen seguito però da un paio di inattese sconfitte nei giorni successivi: la loro decisa rincorsa ha portato all’inevitabile ricongiungimento, avvenuto ai -17 dal traguardo, con Hollenstein che è stato l’ultimo ad alzare bandiera bianca.
Lo strappo di Maienfeld è stato condotto di gran carriera dapprima dalla Garmin-Sharp, non certo per Tyler Farrar che è stato uno dei primi a perdere contatto quanto per il 7° della generale Daniel Martin, e successivamente dalla Cannondale con Stefano Agostini e successivamente Damiano Caruso e Moreno Moser, autori entrambi di un Giro di Svizzera fin qui tutt’altro che entusiasmante ma che potrebbe dare loro un’ottima condizione in vista del campionato italiano. Ne è venuta fuori una selezione decisamente maggiore rispetto al previsto con il gruppo che si è ridotto ad una quarantina di unità comprendente tutti gli uomini di classifica ad eccezione di Cameron Meyer (Orica-GreenEdge), che è rimasto vittima di una foratura ai piedi della salita e non riuscirà più a rientrare chiudendo con un distacco di 27”. Davanti sono rimasti anche diversi atleti in grado di ben figurare allo sprint, da Albasini a Daniele Bennati (Saxo-Tinkoff) passando per Julien Simon (Saur-Sojasun), José Joaquín Rojas (Movistar), il campione del mondo Philippe Gilbert (Bmc) e naturalmente Sagan, mentre fin dalle prime rampe, oltre a Farrar e a Goss (che insieme a tutti i compagni di squadra, tranne Albasini, si è fermato ad attendere Meyer), non hanno retto il ritmo Romain Feillu (Vacansoleil), Tom Boonen (Omega-QuickStep), Matti Breschel (Saxo-Tinkoff), i nostri Jacopo Guarnieri (Astana) e Davide Cimolai (Lampre-Merida) e un deludente Degenkolb. In prossimità dello scollinamento hanno ceduto anche Grega Bole (Vacansoleil), Ben Swift (Team Sky) e il vincitore della tappa di Leuggern Alexander Kristoff (Katusha).
Negli ultimi chilometri, quasi tutti in discesa, non ci sono state sorprese con Caruso e Moser sempre a scandire l’andatura, Frank che ha lavorato in prima persona per portare davanti Gilbert e Nicolas Roche (Saxo-Tinkoff) che ha fatto la stessa cosa per Bennati, che si è lanciato ai -200 metri e ha dato per un attimo l’impressione di potercela fare contro un Sagan rimasto leggermente chiuso: il fuoriclasse di Zilina è però riuscito a trovare un varco, a superare l’aretino, che comunque da tempo non si vedeva così brillante, e a cogliere il 12° successo stagionale nonchè l’8° in carriera al Tour de Suisse pur avendone disputate solo le ultime tre edizioni, mentre Gilbert ha chiuso sul gradino più basso del podio davanti ad Albasini, Christophe Riblon (Ag2r), Martin Elmiger (Iam Cycling) e Peter Velits (Omega-QuickStep). La classifica generale rimane sostanzialmente immutata e vede Frank in maglia gialla con 13” su Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), 23” su Roman Kreuziger (Astana), 44” su Thibaut Pinot (Fdj), 46” su Bauke Mollema (Blanco) e 1′17” su Tejay Van Garderen (Bmc) alla vigilia della nona e ultima tappa, un’atipica cronometro di 26,8 km da Bad Ragaz a Flumserberg con i primi 16 km pianeggianti e i successivi tutti in salita con una pendenza media intorno al 7%: ben difficilmente Frank riuscirà a conservare il suo primato di fronte al campione uscente Rui Costa e a Kreuziger, che nel 2008 ha costruito proprio nella cronoscalata al Klausenpass il suo successo nel Tour de Suisse. Entrambi molto più specialisti dell’elvetico, ma non vanno dimenticati Van Garderen, che ha dominato una prova analoga a San Josè al Giro di California e ha tutte le carte in regola per recuperare il gap, e gli stessi Pinot e Mollema, entrambi molto cresciuti contro il tic tac nelle ultime stagioni.

Marco Salonna

Sagan precede Bennati a Bad Ragaz (foto Bettini)

Sagan precede Bennati a Bad Ragaz (foto Bettini)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XXI: TOUR OF CALIFORNIA 2013

novembre 29, 2023 by Redazione  
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Dopo aver mietuto le prime affermazioni alle classiche del nord Sagan fa ritorno in terra di California. E anche stavolta non se torna a mani vuote, mettendosi in saccoccia due vittorie di tappa

3a TAPPA: PALMDALE – SANTA CLARITA

LA NONA SINFONIA DI PETER SAGAN

Nona vittoria stagionale e decima di tappa al Tour of California per Peter Sagan (Cannondale). Il fenomeno slovacco ha battuto tutti allo sprint nella terza tappa della corsa americana riuscendo a precedere l’australiano Micheal Mattews (Orica -Greenedge) e l’americano Tyler Farrar (Garmin-Sharp). Nessun problema, invece, per Janier Acevedo che conserva agevolmente la sua maglia di leader.

Finalmente anche Sagan ottiene la sua vittoria di tappa in questa edizione del Tour of California. Lo slovacco ci aveva provato anche nella prima tappa ma in quell’occasione solo la sfortuna gli aveva impedito di vincere, oggi invece tutto è andato nel verso giusto e nella volata finale ha trovato il modo di ottenere un’altra vittoria, la nona stagionale, nonostante si trovasse troppo indietro quando è partito lo sprint.
Innanzitutto iniziamo col dire che questa terza tappa partiva da Palmdale e terminava a Santa Barbara dopo 177 chilometri offrendo un percorso che si poteva adattare ad un finale allo sprint nonostante la presenza di quattro GPM ma tutti di 4a categoria e naturalmente se prima si fosse domata la fuga di giornata.
Sin dalla partenza la velocità è stata elevata non permettendo a qualunque azione di prendere il largo, e per di più sempre nelle fasi iniziali, a causa di una caduta, il gruppo si divide in due tronconi, nel primo è presente Tejay Van Garderen mentre Jannis Acevedo è rimasto intruppato nel secondo e costretto ad inseguire, ma per sua fortuna la situazione si placa ed il gruppo riesce a compattarsi in un unico blocco dopo il primo Gran Premio della Montagna.
Di lì a poco partirà anche la fuga di giornata, composta ancora una volta da quattro corridori: l’ex maglia gialla Lieuwe Westra (Vacansoleil), Beyer (Champion System), Mannion (Bontrager) ed in particolare Andy Schleck (Radioshack) tornato a pedalare decentemente e sul viatico del ritorno verso i livelli che gli competono. I battistrada, pur non avendo grandi possibilità di arrivare fino in fondo, riusciranno a guadagnare un vantaggio massimo sempre vicino ai tre minuti, non di più, perché dietro il gruppo non concede nulla e dai meno cinquanta all’arrivo il lavoro di squadre come Cannondale, Garmin e Omega-Quick Step si fa sempre più intenso rendendo sempre più inevitabile il ricongiungimento che avviene a 13 chilometri dall’arrivo.
Così si fa sempre più spianata la possibilità di assistere ad una volata e all’ultimo chilometro ormai si ha la certezza di un arrivo allo sprint.
Negli ultimi mille metri la situazione diventa sempre di più infuocata con l’Orica Greenedge che prende in mano la situazione, ed è proprio un portacolore della squadra australiana che lancia la volata a Micheal Mattews, ma prima, prevedendo una tale mossa, Thor Hushov aveva tentato di anticipare ai 300 metri, vanamente perché già 100 metri dopo il norvegese era stato risucchiato dal gruppo. Il primo che riprende e salta Hushovd è Mattews che si ritrova al comando pronto ad alzare le braccia, ma presto si accorgerà che un corridore è sulla sua scia pronto a superarlo e costui è proprio Sagan che salta l’australiano con un progressione fulminea negli ultimi 70 metri, oltremodo sufficiente per aggiudicarsi la tappa davanti proprio a Mattews mentre in terza posizione si classifica Tyler Farrar.
Completano la Top Ten, in ordine: Meersman (Omega-Quick Step), Van Poppel (Vacansoleil-DCM), Hushovd (BMC), Candelario (Optum Kelly), Chavanel (Omega.Quick Step), Dempster (Netapp-Endura) e Morkov (Saxo Bank-Tinkoff).
Nulla cambia invece in classifica che vede sempre al comando il colombiano Javier Acevedo (Jamis Hagens-Berman).
Domani in programma una tappa che dovrebbe risultare ancora una volta adatta alla ruote veloci.

Paolo Terzi

8a TAPPA: SAN FRANCISCO – SANTA ROSA

IL SECONDO SQUILLO DI SAGAN

Lo slovacco Peter Sagan (Cannondale) vince l’ultima tappa dell’Amgen Tour of California riuscendo a precedere con una volata maestosa il tedesco Daniel Schorn (Netapp-Endura) e lo statunitense Tyler Farrar (Garmin-Sharp). Oltre all’affermazione di Sagan bisogna aggiungere anche l’incoronazione di Van Garderen a vincitore della corsa americana.

Dopo la prima vittoria ottenuta nella terza tappa ci saremmo aspettati un Peter Sagan in formato “cannibale” visti i precedenti che risalgono ad un anno fa, quando in California vinse cinque tappe su otto disputate. Ma dalla terza tappa in poi il giovane talento di Zilina, Slovacchia, ha centrato solo piazzamenti lasciando denotare che la condizione fisica non fosse ancora al top. I campioni, però, escono alla distanza e nell’ultima volata la potenza di Sagan è stata talmente devastante che nessuno è riuscito a contrastarlo.
Quest’ultima tappa lunga 130 chilometri che partiva da San Francisco e terminava a Santa Rosa prevedeva un percorso tutto sommato abbordabile a parte qualche strappetto, anche impegnativo ma non tale da escludere la volata finale.
Qualche chilometro dopo la partenza evadono dal gruppo tre corridori: De Gendt (Vacansoleil-DCM), McCartney (Bissel Cycling) e Duchesne (Botranger); il trio in avanscoperta riuscirà a guadagnare un vantaggio massimo di circa quattro minuti, ma nonostante l’impegno mostrato dai fuggitivi, oggi era praticamente impossibile scappare dalle “grinfie” del gruppo.
Ed è così che il gruppo riusce a rientrare sui battistrada quando all’arrivo mancano una dozzina di chilometri, all’entrata del circuito finale, con gli squadroni dei velocisti già piazzati in testa al plotone.
Passato il triangolo rosso dell’ultimo chilometro è l’Orica-Greenedge che si impadronisce delle prime posizione e non le mollerà se non quando inizierà la volata. L’ultimo portacolori della formazione australiana che lavora in funzione di Matthews, nonostante la mancanza del capitano alla propria ruota, continua nella sua progressione: appena si scansa parte la volata che ha un solo padrone: Peter Sagan. Appena lo slovacco comincia il suo sprint gli avversari perdono metri e neppure il vento contrario riuscirà a svantaggiare Sagan, che taglia il traguardo con netto distacco sugli inseguitori. Secondo classificato è Daniel Schorn mentre giunge terzo l’americano Tyler Farrar.
L’altro corridore che festeggia sul podio è Tejay Van Garderen che, con la conclusione della tappa di oggi, è ufficialmente il vincitore del Tour of California 2013. La vittoria del 24enne statunitense è giunta, oltre che alle ottime capacità individuali, anche grazie ad un team, la BMC, che si è dimostrata ampiamente la più forte e anche quella che credeva di più nella vittoria del proprio capitano. Per Van Garderen c’è ora in mirino un’altra corsa, il Tour de France, che sicuramente lo vedrà protagonista come l’anno scorso.

Paolo Terzi

Il sigillo di Sagan sulledizione 2013 del Tour of California (foto Jon Devich)

Il sigillo di Sagan sull'edizione 2013 del Tour of California (foto Jon Devich)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XX: FRECCIA DEL BRABANTE 2013

novembre 28, 2023 by Redazione  
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Due settimane dopo la vittoria alla Gand-Wevelgem la sagoma verde di Peter Sagan torna a svettare sul traguardo di una corsa belga. Stavolta è il turno di una semiclassica, la Freccia del Brabante, che il corridore slovacco vince beffando il volata l’idolo di casa e campione del mondo in casa Philippe Gilbert.

SEMPRE PIÙ SAGAN: SUA ANCHE LA FRECCIA DEL BRABANTE

Chi lo ferma più. Strade del nord senza freni per lo slovacco Sagan che, dopo aver fatto sua la Gand – Wevelgen, infila nel carniere la Freccia del Brabante e ora mira alla prossima gara WT, l’Amstel Gold Race. Stavolta il battuto è nientemeno che il campione del mondo in carica, il belga Gilbert, beffato sulle strade di casa.

Cancellara, Cavendish e ora anche Gilbert: sono queste le vittime illustri del giovane Sagan, battuti tutti nel loro terreno. Terreno della contesa ancora le strade del nord, precisamente quelle della Freccia del Brabante, corsa di quasi 200 km accesasi con una fuga dopo appena 40 km e infiammatasi definitivamente ai meno 70 km con Devolder, Malacarne, Leukemans e Voss che lasciano il gruppo e raggiungono i restanti fuggitivi della prima ora (Dehaes, Hermans, Deignan, Maes e Ghyselink) che, pian piano. si staccano sotto il ritmo imposto dai nuovo arrivati, inseguiti alla morte dal plotone principale.
Ai meno 18 parte l’azione decisiva che andrà a comporre il drappello che si giocherà la vittoria finale: una trenata di Van Avermaet permette a Gilbert di portar via un gruppetto con Sagan, Geschke e Chavanel che in breve si riportano sui fuggitivi mentre il gruppo prova a reagire. Troppo tardi: gli undici davanti ormai sono involati verso il traguardo e Van Avermaet con lo stoico Maes rompono gli indugi. Solo un piccolo imprevisto in più per Sagan che si lancia all’inseguimento portandosi dietro tutti gli altri che, a questo punto, stando a ruota sarebbero gli ovvi favoriti. Nulla di più sbagliato poichè lo slovacco ne ha più di tutti anche sul traguardo e Gilbert deve accontentarsi del secondo posto davanti a Leuckemans.
Ancora un grande Sagan che, con una condizione stratosferica, mette ora nel mirino l’Amstel alla quale arriverà da favorito d’obbligo.

Andrea Mastrangelo

Sagan schiaffeggia il campione nel mondo in carica alla Freccia del Brabante (foto Bettini)

Sagan "schiaffeggia" il campione nel mondo in carica alla Freccia del Brabante (foto Bettini)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XIX: GAND – WEVELGEM 2013

novembre 27, 2023 by Redazione  
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Il rammarico per la mancata affermazione alla Milano-Sanremo è ben presto dimenticato. Sette giorni dopo l’edizione 2013 della Classicissima si corre la Gand-Wevelgam e Sagan la vince in solitaria, conquistando così la sua prima grande classica

CHIAMIAMOLA SAGAN(D) – WEVELGEM

Prima vittoria in carriera in una grande classica per il fuoriclasse slovacco che, ancora con il dente avvelenato dopo i secondi posti a Milano-Sanremo e Gp Harelbeke, conquista la corsa fiamminga disputata con temperature polari staccando a 4 km dal traguardo i nove compagni di fuga, tra cui il fondamentale gregario Maciej Bodnar, con Borut Bozic che conquista la piazza d’onore davanti a Greg Van Avermaet. Abbandonano Fabian Cancellara per scelta tecnica e il campione uscente Tom Boonen rimasto vittima di caduta, mai nel vivo della corsa gli azzurri primo dei quali è Viviani 15°.

Dopo lo spettacolare Gp Harelbeke dominato da Fabian Cancellara (RadioShack) davanti a Peter Sagan (Cannondale) e a una settimana dal Giro delle Fiandre la stagione delle classiche del Nord è proseguita con la 75a edizione della Gand-Wevelgem, che nelle ultime stagioni ha trovato questa nuova collocazione nel calendario dopo che in passato veniva tradizionalmente disputata a metà della settimana che separa la Ronde dalla Parigi-Roubaix: per la verità si è rischiato a causa delle abbonanti nevicate che hanno colpito il Belgio nelle ultime giornate che questa edizione venisse spostata in avanti di un giorno oppure addirittura cancellata ma alla fine si è corso regolarmente, sia pure su un tracciato accorciato a 190 km rispetto ai 235 originariamente previsti con la partenza spostata in avanti in località Gistel. Grandi favoriti alla vigilia erano considerati ancora Sagan, secondo un anno fa, e Cancellara oltre al duo dell’Omega-QuickStep composto da Marc Cavendish, uomo da battere in caso di arrivo in volata, e un Tom Boonen vittorioso nelle ultime due edizioni oltre che in quella del 2004 a caccia di una rivincita dopo un Gp Harelbeke chiuso al 7° posto senza però riuscire a competere con i migliori: accanto a loro al via anche Edvald Boasson Hagen e Mathew Hayman (Team Sky), André Greipel e Jürgen Roelandts (Lotto-Belisol), Yauheni Hutarovich (Ag2r), Borut Bozic e Maxim Iglinskiy (Astana), Lars Boom e Marc Renshaw (Blanco), il campione del mondo Philippe Gilbert e Thor Hushovd (Bmc), Arnaud Démare (Fdj), Tyler Farrar e Johan Vansummeren (Garmin-Sharp), Matthew Goss (Orica-GreenEdge), Alexander Kristoff (Katusha), José Joaquín Rojas e Francisco Ventoso (Movistar), John Degenkolb (Argos-Shimano), Matti Breschel (Saxo-Tinkoff), Juan Antonio Flecha e Björn Leukemans (Vacansoleil) e Heinrich Haussler (Iam Cycling) con i nostri Daniel Oss (Bmc), splendido 3° al Gp Harelbeke, Filippo Pozzato e Alessandro Petacchi (Lampre-Merida), Elia Viviani (Cannondale), Luca Paolini (Katusha), Giacomo Nizzolo (RadioShack) e Daniele Bennati (Saxo-Tinkoff) pronti a dire la loro.
La corsa è stata disputata in condizioni atmosferiche difficilissime con temperature anche al di sotto dello zero e un forte vento che ha fatto sentire la propria presenza, facendo sì che dopo pochi km il gruppo già si spezzasse in cinque tronconi con Boonen, Cavendish, Greipel, Sagan, Oss e Paolini rimasti nel plotoncino di testa composto da 26 unità mentre Cancellara, Flecha, Goss, Hushovd e Gilbert tra gli altri sono stati costretti a inseguire per 60 km prima di chiudere un gap che era arrivato vicino ai 2′ grazie soprattutto al lavoro della RadioShack e Pozzato, che si era fatto sorprendere rimanendo nel terzo troncone, è riuscito a sua volta a rientrare grazie al rallentamento che è seguito al rientro del gruppo di Cancellara: la corsa dello svizzero è però finita pochi km dopo quando, a termine di un colloquio con il suo direttore sporivo Dirk Demol, ha scelto di salire in ammiraglia evidentemente per non compromettere la preparazione per Fiandre e Roubaix. Un attacco in forze della Bmc in un tratto di vento laterale ha nuovamente spezzato il plotone con Sagan tra coloro che hanno perso qualche decina di metri ma questa volta l’azione si è esaurita in breve e immediatamente dopo il ricompattamento Flecha è scattato seguito da Matthieu Ladagnous (Fdj) e Assan Bazayev (Astana) arrivando a guadagnare poco meno di 1′ sul gruppo tirato dalla Cannondale, che si è dimostrata molto più solida e compatta rispetto alle aspettative e ha saputo competere alla pari con corazzate come l’Omega-QuickStep e la Bmc, prima che iniziasse la parte del percorso più impegnativa con 9 muri, su tutti il Kemmelberg da scalare per due volte, da scalare tra i -97 e i -42 dal traguardo prima del finale completamente pianeggiante. Sullo strappo del Baneberg è stato Gilbert, piuttosto anonimo in questo inizio di 2013, a smuovere le acque con Sagan, Boasson Hagen e Boonen pronti incollarsi alla sua ruota seguiti ma la corsa del fuoriclasse fiammingo terminerà di lì a poco in seguito a una brutta caduta poco prima del secondo passaggio sul Kemmelberg in cui ha battuto il ginocchio sinistro, anche se la partecipazione ai prossimi appuntamenti per lui non sembra essere a rischio. L’azione decisiva è arrivata a 57 km ad opera di Haussler, atleta che sembra aver trovato una nuova giovinezza con il trasferimento alla Iam Cycling, sul quale si sono portati Jens Debusschere (Lotto-Belisol), Bernhard Eisel (Team Sky), il sempre presente Greg Van Avermaet (Bmc), uno Stijn Vandenbergh (Omega-QuickStep) costantemente con i migliori da quando è iniziata la campagna del Nord, il sempre più sorprendente Andrey Amador (Movistar), un Borut Bozic ancora protagonista dopo il recente secondo posto nella recente Dwars door Vlaanderen alle spalle del nostro Oscar Gatto, uno Jaroslav Popovych (RadioShack) che sembra aver trovato nelle classiche del Nord il suo terreno ideale dopo aver abbandonato i sogni di fare classifica nei grandi Giri che aveva coltivato a inizio carriera e soprattutto la coppia della Cannondale composta da Sagan e dal forte cronoman polacco Maciej Bodnar, che si è messo a completa disposizione dello slovacco e con le sue trenate sarà determinante nell’impedire il ritorno del gruppo: i contrattaccanti si sono riportati su Ladagnous, Bazayev e un inesauribile Flecha, che ha comunque forzato ancora l’andatura sul Kemmelberg provocando il cedimento del kazako e mettendo in leggera difficoltà anche Haussler e Popovych che comunque sono prontamente rientrati, mentre dietro Omega-QuickStep, Lotto-Belisol e Blanco hanno atteso che arrivasse il tratto finale in pianura prima di iniziare l’inseguimento per non mettere in difficoltà i rispettivi velocisti ma quando iniziato a farlo il distacco dalla testa era già di 1′30” e si è rivelato impossibile da colmare.
Gli undici uomini al comando, rimasti successivamente in dieci per via di una foratura di cui è rimasto vittima Debusschere che verrà ripreso dal gruppo, hanno proseguito di comune accordo fino a 5 km dal traguardo, quando Bodnar dopo aver svolto il grosso del lavoro si è fatto da parte. Il primo a muoversi è stato Vandenbergh immediatamente seguito da Flecha e Sagan che a quel punto, memore forse di quanto accaduto alla Milano-Sanremo quando in una situazione analoga aveva atteso la volata in cui era stato battuto da Gerald Ciolek, malgrado fosse nettamente il più veloce allo sprint è partito in contropiede e, approfittando anche di un attimo di esitazione degli inseguitori, ha fatto subito il vuoto e ha continuato ad incrementare il vantaggio fino al traguardo, in cui si è prodotto in una delle sue tipiche esultanze un po’ sopra le righe e non troppo gradite da alcuni colleghi, primo fra tutti Cancellara, impennando la bici nel momento di varcare la linea bianca: l’impressione è che però lo svizzero e tutti gli altri dovranno rassegnarsi nei prossimi anni a subire la supremazia del fenomeno di Zilina, che sembra aver compiuto in questo 2013 il definitivo salto di qualità e che con questo successo alla Gand-Wevelgem ha rotto il ghiaccio anche in una grande classica dopo gli innumerevoli piazzamenti negli ultimi anni. La volata dei battuti giunti a 23” da Sagan ha visto prevalere Bozic su Van Avermaet, Haussler, un Flecha che avrebbe forse meritato la piazza d’onore per quanto fatto in precedenza, Ladagnous, Eisel, Vandenbergh, Popovych e Amador mentre il gruppo ha chiuso a 40” regolato da Greipel su Démare, Breschel, Kristoff e un Viviani 15° che ha salvato in parte l’onore del tricolore in una corsa in cui gli azzurri sono stati nel complesso molto deludenti a partire da Pozzato, ancora una volta mai nel vivo della battaglia come già era accaduto al Gp Harelbeke. La campagna del Nord proseguirà ora con la Tre Giorni di La Panne in programma dal 26 al 28 marzo prima dell’attesissimo Giro delle Fiandre che si disputerà domenica 31.

Marco Salonna

Per Sagan un successo che punta verso l’alto (Photopress.be)

Per Sagan un successo che punta verso l’alto (Photopress.be)

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