LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LVIII: TOUR OF CALIFORNIA 2019
Tornato a casa dalle classiche del nord con le proverbiali “pive nel sacco” (miglior piazzamento il quarto posto alla Sanremo), Peter Sagan si precipita dal suo vecchio amore, il Giro di California, che l’anno precedente gli aveva dato per la prima volta un clamoroso “due di picche”. Stavolta riprende la liaison con la corsa statunitense e Peter va a segno nella tappa d’apertura di Sacramento: si tratterà dell’ultimo successo del corridore slovacco sulle strade della corsa USA, che dal 2020 non sarà più organizzata per problemi economici.
1a TAPPA: CIRCUITO DI SACRAMENTO
LUI È TORNATO! SAGAN RISORGE IN CALIFORNIA
Com’è ormai convenzione in concomitanza con l’italica corsa rosa, si svolge nella assolata California l’omonimo Tour griffato Amgen.
Ad aggiudicarsi la prima tappa è stato un redivivo Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), tornato alla vittoria dopo il successo nella tappa di Uraidla del Tour Down Under, quasi quattro mesi fa. Con quella conquistata nella notte italiana le vittorie dello slovacco nella corsa nata solo tredici anni fa, sono salite a 17. L’ultima volta che Sagan aveva conquistato una tappa in questa corsa era stato il 2017, quando si impose nella quarta tappa che si concludeva sul circuito di Laguna Seca.
Sul podio a fare da cornice al tre volte campione del mondo sono saliti lo statunitense Travis McCabe (Floyd’s Pro Cycling), che disputa il California con le insegne della nazionale, e il tedesco del Team Sunweb Max Walscheid. Primo italiano, Andrea Peron della Novo Nordisk, undicesimo con un passivo di 4″.
La prima frazione della corsa a tappe californiana si è svolta disputata attorno alla città di Sacramento per un totale di 143 km, su di un percorso completamente pianeggiante.
Il programma per oggi prevede le prime difficoltà orografiche e un percorso molto più lungo. La seconda tappa si svolgerà infatti sulla distanza di 214.5 Km tra Rancho Cordova e South Lake Tahoe. Il menù prevede anche 6 GPM, nessuno particolarmente impegnativo anche se gli ultimi 3 si affronteranno oltre i 2000 metri di quota, con la “Cima Coppi” del Tour of California fissata ai 2616 metri del Carson Pass.
Mario Prato
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LVII: TOUR DOWN UNDER 2019
Per la prima volta dal 2016 Peter Sagan non inizia la stagione con la maglia iridata sulle spalle. Il percorso del mondiale di Innsbruck era troppo duro per le sue caratteristiche, anche se il campione sloveno aveva voluto onorare la maglia che aveva indossato per tre anni e si era presentato ai nastri di partenza, concludendo la gara con un ritiro. Sceglierà poi ancora le strade australiane del Tour Down Under per dare il “la” alla sua decima stagione da professionista e come l’anno prima riesce a imporsi in una tappa. E non su un traguardo qualsiasi ma quello di Uraildla, lo stesso sul quale aveva colto la vittoria nel 2018.
3a TAPPA: LOBETHAL – URAIDLA
SAGAN SENZA RIVALI A URAIDLA. BEVIN RESTA IN MAGLIA OCRA
Peter Sagan (Bora Hansgrohe) sfrutta le sue qualità sul percorso molto accidentato del circuito finale di Uraidla e vince la terza tappa con una volata ristretta battendo Luis León Sánchez (Astana) e Daryl Impey (Mitchelton Scott). Prima vittoria stagionale per lo slovacco che è ora secondo in classifica generale alle spalle di Patrick Bevin (Team CCC).
La terza tappa del Tour Down Under 2019 presentava un profilo altimetrico interessante. La tappa, che misurava 146.2 km, offriva in particolare un circuito da ripetere sette volte attorno a Uraidla, sede d’arrivo, caratterizzato da diversi saliscendi che potevano influire sull’esito finale. Vedremo se e quanti velocisti, molti dei quali già tagliati fuori nell’arrivo di ieri a causa della caduta all’ultimo chilometri, riusciranno a resistere agli inevitabili attacchi di uomini più adatti a condizioni del genere. La partenza da Lobethal vedeva il gruppo già molto agguerrito, anche perchè il primo sprint intermedio era posto dopo soli 5 km. Era Elia Viviani (Deucinck Quick Step) a imporsi in una vera e propria volata su Kristoffer Halvorsen (Sky) e Jasper Philipsen (UAE Team Emirates). Sull’abbrivio della volata lo stesso Viviani si ritrovava nella fuga che si formava di lì a poco e che vedeva anche la presenza di Nicholas Dlamini (Dimension Data), James Whelan (EF Education First), Nico Denz (AG2R La Mondiale), Manuela Boaro (Astana), Léo Vincent (Groupama – FDJ) e Michael Potter (UNISA Australia). La fuga guadagnava 2 minuti e mezzo di vantaggio dopo una ventina di chilometri, con il gruppo tirato dagli uomini del Team CCC. Viviani si aggiudicava anche il secondo sprint intermedio mentre poco dopo Boaro vinceva il primo GPM. A 95 km circa dall’arrivo iniziavano i 7 giri del circuito di Uraidla con il gruppo che era segnalato ancora ad oltre due minuti di ritardo dalla fuga. A 60 km dall’arrivo il gruppo aveva dimezzato il gap sui sette fuggitivi e Viviani era il primo a staccarsi dalla testa della corsa. Alberto Bettiol (EF Education First) raggiungeva gli ultimi uomini rimasti in fuga e contrattaccava insieme al compagno Whelan. A 20 km dall’arrivo Bettiol restava da solo in testa alla corsa con il gruppo, in testa al quale si erano portati gli uomini del Team Sky, segnalato a un minuto circa di ritardo. Bettiol iniziava l’ultimo giro del circuito con soli 20 secondi di vantaggio sul gruppo che ormai incombeva minaccioso sull’italiano. Il corridore toscano veniva ripreso a meno di 10 km dall’arrivo, quando la lotta nelle prime posizioni del gruppo si faceva sempre più serrata. Come previsto, i continui saliscendi tagliavano fuori i velocisti ed il lavoro delle squadre degli uomini di classifica riduceva il gruppo ad una trentita di unità quando mancavano circa 5 km all’arrivo. Peter Sagan (Bora Hansgrohe), già vincitore a Uraidla lo scorso anno, non si faceva sorprendere e restava probabilmente l’uomo più veloce e di conseguenza temibile per la vittoria di tappa. A 2 km dal traguardo provavano ad evadere Michael Woods (EF Education First) e Kenny Elissonde (Sky), che non riuscivano a fare la differenza e venivano ripresi da un gruppo molto risicato ma agguerrito. Era proprio Sagan a conquistare nuovamente questo traguardo in una volata ristretta su Luis León Sánchez (Astana) e Daryl Impey (Mitchelton Scott). Lo slovacco conquista così la prima vittoria stagionale ed è ora secondo in classifica generale con un solo secondo di ritardo da Patrick Bevin (Team CCC), mentre Sánchez è terzo a 9 secondi. Domani è in programma una tappa altrettanto insidiosa tra Unley e Campbelltown, con il finale caratterizzato dalla salita di Montacute, non durissima ma tale da tagliare nuovamente fuori i velocisti e accendere la miccia tra gli uomini di classifica, con Peter Sagan chiamato ancora a recitare, tanto per cambiare, la parte di favorito.
Giuseppe Scarfone
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LVI: TOUR DE FRANCE 2018
Dodici mesi dopo la clamorosa “cacciata” dal Tour de France, per aver provocato la rovinosa caduta di Mark Cavendish sul traguardo di Vittel, Peter Sagan torna alla Grande Boucle per riabilitarsi alla faccia degli estimatori della corsa francese. E riesce a farsi perdonare vincendo 3 tappe, prima però d’imboccare il lento declino della sua parabola agonistica: nelle ultime cinque stagioni della sua carriera non ci saranno più classiche ad arricchire il suo palmares, mentre le sue vittorie si faranno sempre più rare.
2a TAPPA: MOUILLERON-SAINT-GERMAIN – LA ROCHE-SUR-YON
GIALLO SULL’IRIDE PER SAGAN, CADUTE ANCORA DETERMINANTI
Il campione del mondo slovacco mette la propria ruota davanti a tutti, precedendo un bravissimo Colbrelli ma, ancora una volta, una caduta nel finale causa scompiglio. Stavolta nessun problema per gli uomini di classifica, perché il frazionamento è avvenuto negli ultimi 3 Km, ma uomini importanti, come ad esempio il vincitore dei ieri, rimangono tagliati fuori dai giochi.
Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), dopo il secondo posto di ieri, conquista tappa e maglia sul traguardo di La Roche-sur-Yon, ma la volata disputata dal campione del mondo è risultata abbastanza ristretta a causa di una caduta avvenuta a meno di due chilometri dall’arrivo che ha tagliato fuori uomini come Michael Matthews (Team Sunweb), e soprattutto il vincitore di ieri Fernando Gaviria (Quick-Step Floors), che aveva dato l’impressione di trovarsi in stato di grazia.
Stavolta la caduta non ha provocato alcun movimento in classifica generale, nonostante al traguardo si siano presentati in testa non più di 20 corridori, perché il frazionamento è avvenuto negli ultimi 3 Km ed i ritardatari hanno potuto beneficiare della neutralizzazione.
Da rimarcare anche la mancata presenza di Marcel Kittel (Team Katusha – Alpecin), dovuta ad un incidente meccanico a 7 Km dalla conclusione, e il ritiro di Luis León Sánchez (Astana), a causa di un’altra caduta, avvenuta a circa 40 km dall’arrivo e che ha provocato la frattura del gomito al corridore spagnolo. E’ andata meglio ad Adam Yates (Mitchelton-Scott), finito a terra senza conseguenze ai -32 dopo il capitombolo nel quale era stato coinvolto nel finale della prima frazione.
Questo bollettino di guerra fa capire che, anche se oggi non ci sono state le gravi conseguenze andate in scena ieri, le tappe pianeggianti del Tour riservano costantemente insidie da non sottovalutare anche per il nervosismo che c’è in gruppo e le elevate velocità.
La tappa odierna è stata caratterizzata dalla lunghissima fuga solitaria di Sylvain Chavanel (Direct Énergie) che, abbandonato molto presto dai due compagni di avventura con i quali si era avvantaggiato, non ha voluto rialzarsi ed ha proseguito in un’azione senza speranza per guadagnare qualche traguardo parziale e il premio della combattività.
Il francese era evaso dal gruppo al terzo chilometro di gara insieme a Dion Smith (Wanty-Groupe Gobert) e Michael Gogl (Trek-Segafredo), i quali si staccano dopo il GPM di 4a categoria posto al Km 28 e conquistato da Smith. Gogl ha, infatti, un problema fisico e si rialza mentre Smith, che era in odore di maglia a pois, lo imita dopo essersi consultato con il direttore sportivo.
Chavanel non si fa scoraggiare dai 130 Km ancora da percorrere per andare all’arrivo e prosegue nell’azione, arrivando a sfiorare i 5 minuti di vantaggio quando mancavano 80 Km alla conclusione.
Il gruppo non si preoccupa certo della presenza di un solo uomo davanti e la lotta è tutta concentrata al traguardo volante di Beaulieu-sous-la-Roche (Km 132), sotto il cui striscione è Sagan ad aggiudicarsi la seconda posizione precedendo Gaviria e Alexander Kristoff (UAE-Team Emirates): l’operazione maglia gialla è già iniziata.
Nessuno scossone da registrare nelle fasi successive, se non le cadute eccellenti di Sánchez e di Yates: mentre lo spagnolo è costretto al ritiro, il britannico se la cava a buon mercato e viene riportato in gruppo da Jack Bauer.
Chavanel si rialza dopo aver conquistato il traguardo volante con abbuoni di Saint-Florent-des-Bois, quando mancano 14 Km alla conclusione e, memori di quanto accaduto ieri, nel gruppo li si cerca di mantenere le posizioni. Ai – 7 fora Kittel, che deve abbandonare le proprie possibilità di disputare la volata.
Ai meno 2 c’è una curva che immette in una breve discesa e lì si verifica una caduta nelle prime posizioni del gruppo: rimangono davanti una ventina di corridori e tra questi e non c’è il favoritissimo Gaviria.
I maggiori pretendenti alla vittoria rimasti davanti sono Sagan, Sonny Colbrelli (Bahrain Merida Pro Cycling Team), Arnaud Démare (Groupama – FDJ), Andrè Greipel (Lotto Soudal), Kristoff e John Degenkolb (Trek – Segafredo)
Con il rettilineo finale in leggera salita, la Bora si trova in superiorità numerica e Sagan, ben scortato dai suoi, prende la ruota di Démare e lo supera nel finale, ma uno splendido Colbrelli manca di poco il colpaccio in rimonta. L’azzurro è apparso deluso dopo il traguardo anche se ha conquistato il suo primo podio parziale alla Grande Boucle.
Sagan, grazie al gioco degli abbuoni, strappa la maglia gialla a Gaviria, ma domani si prospetta un altro cambio al vertice, perchè nella cronometro a squadrei sarà lotta tra le squadre degli uomini che aspirano alla vittoria finale.
La Sky potrebbe anche mandare Geraint Thomas in gallo, ma vi sono altre squadre forti ben più motivate.
Per la Sky, infatti, gestire la maglia gialla già da dopodomani potrebbe rivelarsi un dispendio di energie, più utili in seguito; d’altra parte lo stesso discorso vale per la BMC che spera in Richie Porte.
In ogni caso, i 35 Km del percorso di Cholet sono davvero tanti per una prova a squadre a lo spettacolo andato in scena all’ultimo Delfinato può dare un’idea abbastanza concreta di quello che potrebbe accadere domani. Ricordiamo che nella cronosquadre del Delfinato, lunga proprio 35 Km, si era imposta proprio la Sky precedendo di 38″ la BMC e di 53″ la Lotto Soudal mentre la Bahrain Merida di Vincenzo Nibali – che attualmente ha in classifica 51″ di vantaggio su Chris Froome (Sky) – disputò una gara decisamente sottotono e perse quasi due minuti dallo squadrone britannico.
Benedetto Ciccarone
5a TAPPA: LORIENT – QUIMPER
SAGAN BIS A QUIMPER, COLBRELLI ANCORA GRANDE SECONDO.
A Quimper show di Peter Sagan (Bora Hansgrohe) che in arrivi come questi si esalta e batte nettamente in una volata ristretta Sonny Colbrelli (Bahrain Merida) e Philippe Gilbert (Quick Step). Greg Van Avermaet (BMC) resta in maglia gialla e domani a Mûr-de-Bretagne gli uomini di classifica saranno nuovamente impegnati a darsi battaglia.
La quinta tappa del Tour 2018, dopo una cronosquadre e tre tappe per velocisti, presenta finalmente un percorso vallonato e tortuoso, in particolare nella seconda parte del tracciato, dove soltanto i velocisti più abili, e forse neanche quelli, potrebbero dire la loro in caso di un arrivo di massa. Infatti i cinque GPM che costellano la seconda parte della tappa, ai quali aggiungere parecchie altre piccole collinete e l’arrivo stesso in salita al 3-4%, dovrebbero escludere i velocisti puri dalla bagarre finale. Spazio perciò ai finisseur e, perché no, alla fuga che potrebbe dire la sua in un finale di tappa complicato come quello di oggi. Alla partenza da Lorient Greg Van Avermaet (BMC) indossava la maglia gialla mentre si segnalavano i forfait di Michael Matthews (Sunweb) e Tiesj Benoot (Lotto Soudal), il primo fermato da un’indisposizione fisica sopraggiunta nella notta, il secondo dolorante per i postumi di una brutta caduta che l’aveva coinvolto ieri e che l’aveva portato a raggiungere il traguardo di Sarzeau con il viso insanguinato. Si è trattato di defezioni importanti perchè i due ciclisti avrebbero certamente animato un finale come quello di oggi. Dopo la partenza il ritmo era subito elevato e vedeva le cadute di Gianni Moscon (Sky) e Robert Kišerlovski (Katusha), con quest’ultimo costretto al ritiro. La fuga di giornata partiva intorno al km 10 grazie all’azione di sette ciclisti: Élie Gesbert (Fortuneo-Samsic), Julien Vermote (Dimension Data), Jasper De Buyst (Lotto Soudal), Lilian Calmejane e Sylvain Chavanel (Direct Énergie), Tom Skujiņš (Trek Segafredo) e Nicolas Edet (Cofidis). Il loro vantaggio cresceva gradatamente, anche se il gruppo non sembrava dare troppo spazio agli attaccanti. Dopo 45 km il vantaggio della fuga era di poco inferiore ai 4 minuti. La prima metà di tappa si svolgeva senza troppi scossoni, favorita da un percorso fin lì privo di insidie altimetriche. Chavanel si aggiudicava il primo sprint intermedio di Roudouallec, posto al km 92.5. In vista dei primi due GPM in programma il francese lasciava sul posto i compagni di fuga e transitava in prima posizione sia sulla Côte de Kaliforn, sia sulla Côte de Trimen, poste all’inizio della seconda metà della tappa. Nel frattempo restavano in cinque a inseguire Chavanel, che aveva quarantina di secondi di vantaggio sugli ex compagni d’avventura, visto che Gesbert era vittima di una caduta e veniva ripreso dal gruppo, in testa al quale erano presenti uomini della Bora Hansgrohe e della BMC. Come previsto, alcuni velocisti iniziavano a soffrire sui saliscendi bretoni e Mark Cavendish (Dimension Data), Dylan Groenewegen ( Team LottoNL-Jumbo) e Marcel Kittel (Katusha) si segnalavano nelle retrovie del gruppo inseguitore. Chavanel transitava ancora in prima posizione anche sulla Côte de la Roche du Feu, terzultimo GPM in programma a poco più di 60 km dall’arrivo. Intanto Chris Froome (Sky) era vittima di un inconveniente meccanico che lo costringeva a cambiare la bici. Skujiņš, Edet e Calmejane raggiungevano Chavanel in testa alla corsa a 62 km dall’arrivo. A 50 km dall’arrivo il quartetto in fuga aveva meno di 2 minuti di vantaggio sul gruppo che stava imprimendo un ritmo decisamente più sostenuto. La Côte de Menez Quelerc’h era il successivo GPM, il più arcigno della tappa odierna, con un chilometro che presentava tratti al 16%. Questa volta era Skujiņš a transitare in prima posizione, mentre il gruppo scollinava a 2 minuti e 20 secondi di ritardo. A 30 km dall’arrivo i tre di testa avevano 1 minuto e 40 secondi sul gruppo. Anche le squadre degli uomini di classifica erano arrivate in testa tirare mentre iniziava l’ultimo GPM in programma, la Côte de la Montagne de Locronan, in cima al quale transitava in prima posizione ancora il corridore lettone. A 20 km dall’arrivo il vantaggio degli uomini in testa era di 1 minuto, 5 Km più avanti il gruppo aveva recuperato altri 30 secondi. Julian Alaphilippe (Quick Step) si aggiudicava i 3 secondi d’abbuono al bonus point, a 12 km dall’arrivo, davanti a Van Avermaet, a testimonianza del fatto che la fuga era stata annullata. A 10 km dall’arrivo partiva al contrattacco Rein Taaramäe (Direct Énergie). Ai meno 7 la Sky prendeva l’iniziativa e si metteva in massa a tirare in testa al gruppo. Taaramäe veniva ripreso a 6 km dalla conclusione. La volata ristretta in leggera pendenza vedeva la vittoria di Peter Sagan (Bora Hansgrohe) davanti a Sonny Colbrelli (Bahrain Merida) e Philippe Gilbert (Quick Step). Chiudevano la top five Alejandro Valverde (Movistar) e Alaphilippe, mentre erano da segnalare il nono posto di Andrea Pasqualon (Wanty Groupe Gobert) ed il decimo di Vincenzo Nibali (Bahrain Merida). Sagan conquista così la sua seconda vittoria di tappa al Tour 2018 ed è sempre più saldo al comando della classifica della maglia verde. Per quanto riguarda la classifica generale Van Avermaet resta in giallo con 2 secondi sul compagno di squadra Tejay Van Garderen ed con 3 secondi su Gilbert.
Domani è in programma la sesta tappa da Brest a Mûr-de-Bretagne, altra tappa attesa e imprevedibile. La Côte de Ploudiry e la Côte de Roc’h Trevezel faranno da antipasto alla doppia scalata verso il traguardo, 2 Km al 6,9% che vedranno gli uomini di classifica sicuramente protagonisti.
Giuseppe Scarfone
13a TAPPA: LE BOURG-D’OISANS – VALENCE
PETER, ANCORA TU. SAGAN SENZA RIVALI A VALENCE
Dopo le Alpi, fatali a Vincenzo Nibali (Bahrain Merida) costretto al ritiro per l’incredibile caduta sull’Alpe D’Huez, a Valence ritornano di scena i velocisti con Peter Sagan (Bora-Hansgrohe ) che batte Alexander Kristoff (UAE Team Emirates) e Arnaud Démare (Groupama-FDJ). La classifica generale non cambia con Geraint Thomas (Sky) che resta in maglia gialla. Domani probabile occasione per i fuggitivi.
Il ciclismo in generale ed il Tour de France in particolare devono fare i conti ancora una volta con l’esibizionismo e l’irresponsabilità di alcuni tifosi che falsano il mero risultato sportivo causando gravi danni ai ciclisti. A farne le spese questa volta è purtroppo Vincenzo Nibali (ìBahrain Merida) che ieri, a quattro km dall’arrivo dell’Alpe d’Huez, in un restringimento della carreggiata dovuto alle transenne è caduto dopo essere stato agganciato dalla cinghia di una macchina fotografica di un tifoso a bordo strada, evidentemente non a congrua distanza di sicurezza dai ciclisti. Lo “Squalo” stava bene e nel dopo tappa aveva dichiarato che si trovava alla ruota di Chris Froome (Sky) in previsione dell’attacco decisivo nel tratto finale della salita. Nonostante un generoso inseguimento ed il piazzamento finale ad una decina di secondi dai primi, Nibali non ha ripreso il via nella tredicesima tappa da Bourg d’Oisans a Valence a causa della frattura composta di una vertebra toracica, per cui il dottore del Team Bahrain Merida ha disposto 15 giorni di riposo assoluto. Nibali deve ora focalizzare la stagione sull’altro obbiettivo primario, il Mondiale su strada di Innsbruck, ma gli appassionati di ciclismo e, crediamo, soprattutto il siciliano, recriminano per un podio al Tour ampiamente alla sua portata. Venendo alla cronaca della tappa odierna, a parte Nibali erano non partenti anche fior fiori di velocisti, nomi del calibro di Andrè Greipel (Lotto Soudal), Fernando Gaviria (Quick Step) e Dylan Groenewegen (Lotto NL Jumbo), tutti e tre ritiratisi durante la dura tappa dell’Alpe. E così se i quasi 170 km previsti oggi non presentano particolari difficoltà altimetriche, includendo soltanto due semplici GPM di terza e quarta categoria, l’arrivo in volata non è per niente scontato, visto che si prevede un’acerrima lotta per la fuga e siamo curiosi di capire se e quanto le squadre dei pochi velocisti rimasti avranno voglia di chiudere sugli attaccanti. Queste ultime erano “aiutate” in un certo modo dal numero limitato dei fuggitivi, che era ridotto ad un quartetto formato da Michael Schär (BMC), Dimitri Claeys (Cofidis), Thomas De Gendt (Lotto Soudal) e Thomas Scully (EF Education First-Drapac). Il gruppo inizialmente lasciava fare, anche perché la fuga non preoccupava più di tanto. Al primo GPM di giornata, la Côte de Brié posta al km 32.5, transitava in prima posizione De Gendt con il gruppo che inseguiva a circa 2 minuti e 40 secondi di ritardo. De Gendt si aggiudicava il successivo traguardo intermedio di Saint-Quentin-sur-Isère posto al km 71. In testa al gruppo inseguitore si alternavano uomini della Groupama-FDJ, della Bora-Hansgrohe e dell’UAE Team Emirates. Scully transitava in prima posizione al secondo GPM di giornata, la Côte de Sainte-Eulalie-en-Royans. A 40 km dall’arrivo il vantaggio del quartetto in fuga era sceso a meno di 1 minuto. A 15 km dall’arrivo alla fuga era rimasta soltanto una ventina di secondi di vantaggio sul gruppo in forte rimonta. Schär era l’ultimo ciclista della fuga a impegnarsi fino in fondo ma il gruppo non faceva sconti e lo riprendeva ai meno 6. La Groupama-FDJ faceva il ritmo in testa ai meno 2. A meno di un chilometro dall’arrivo tentava lo scatto da finisseur uno scatenato Philippe Gilbert (Quick Step) che però veniva ripreso a 300 metri dall’arrivo. Jacopo Guarnieri (Groupama-FDJ) tirava la volata alla perfezione ad Arnaud Démare, ma quest’ultimo era superato prima da Alexander Kristoff (UAE Team Emirates) e, soprattutto, dalla maglia verde Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) che conquistava la terza vittoria in questo Tour 2018. Chiudevano la top five John Degenkolb (Trek-Segafredo) e Greg Van Avermaet (BMC), rispettivamente quarto e quinto. Sagan a questo punto ipoteca sempre di più la maglia verde mentre la classifica generale resta invariata con Geraint Thomas (Sky) in maglia gialla con 1 minuto e 39 secondi di vantaggio sul compagno di squadra Chris Froome, mentre terzo è Tom Dumoulin (Sunweb) a 1 minuto e 50 secondi. Domani è in programma la quattordicesima tappa da Saint-Paul-Trois-Châteaux a Mende, un traguardo abbastanza consueto al Tour de France, al quale spesso è giunta la fuga. Anche quest’anno il copione non dovrebbe cambiare, visto che dopo una prima parte abbastanza pianeggiante, i successivi 4 GPM compresi negli ultimi 100 km dovrebbero favorire gli attaccanti della prima ora, mentre i big della classifica dovrebbero aspettare la breve ma ripida ascesa finale per sfidarsi apertamente.
Giuseppe Scarfone
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LV: TOUR DE SUISSE 2018
La campagna di California stavolta si rivela infruttuosa e, raccolti solo due terzi posti, lo slovacco Sagan torna mesto nella sua Europa dove lo attendono ancora una volta le strade del Giro di Svizzera. Qui le cose vanno meglio e riesce a portare a casa almeno una vittoria di tappa, oltre all’affermazione finale nella classifica a punti
1a TAPPA: CIRCUITO DI FRAUENFELD
TOUR DE SUISSE, LA SAGA(N) CONTINUA A FRAUENFELD
Ancora lui, ancora Peter! Il tre volte campione del mondo prosegue la sua striscia di vittorie al Giro di Svizzera, aggiudicandosi la prima frazione in linea dell’edizione 2018, portando a 16 il numero complessivo di successi nella corsa elvetica (l’ultimo fu nella passata edizione a Sciaffusa, nell’ottava tappa), mentre 105 sono quelli in carriera.
Dopo la cronosquadre di ieri a Frauenfeld che ha determinato il successo della BMC e la maglia gialla sulle spalle di Stefan Küng (BMC Racing Team), oggi si è disputata nella medesima località la prima frazione in linea, costituita da un circuito di circa 40 km da ripetere quattro volte con lo strappo di Herdern valido come GPM. La fuga del giorno includeva alcuni corridori tra cui l’esperto Michael Albasini (Mitchelton – Scott), il francese Perrig Quéméneur (Direct Énergie), l’italiano Filippo Zaccanti (Nippo – Vini Fantini) e l’australiano Calvin Watson (Aqua Blue Sport). L’azzurro, nato a Seriate (Bergamo) nel 1995, passa in vetta a tutti i GPM previsti aggiudicandosi la leadership provvisoria nella classifica dei Gran Premi della Montagna. La tornata finale offre numerosi colpi di scena, a partire dal quarto ed ultimo transito a Herdern: lassù la fuga viene ripresa, si muovono atleti di spessore come Mikel Landa (Movistar) e Richie Porte (BMC) – con il basco coinvolto in una caduta (poco prima cade anche il romagnolo Alan Marangoni della Nippo – Vini Fantini, senza conseguenze) – e attacca l’ucraino Mark Padun (Bahrain – Merida). Ma è Peter Sagan (Bora – Hansgrohe) che fa portare avanti i gregari Daniel Oss e Marcus Burghardt e l’azione della squadra tedesca risulta fatale per alcuni velocisti come Alexander Kristoff (UAE-Team Emirates), Andrè Greipel (Lotto Soudal) e Arnaud Démare (Groupama-FDJ). Davanti restano circa 60 atleti – inclusa la maglia gialla Stefan Küng (BMC), che precedentemente aveva vinto il traguardo volante – ed è molto attivo anche Nairo Quintana (Movistar), sempre nelle prime posizioni. A 15 km dal traguardo Philippe Gilbert (Quick-Step Floors) fora e quasi in contemporanea attaccano 7 atleti, tra i quali si segnalano Jasper Stuyven (Trek-Segafredo) e il campione nazionale svizzero Silvan Dillier (AG2R – La Mondiale). I fuggitivi mantengono un distacco massimo poco superiore ai 10” e vengono successivamente ripresi dalla furia del gruppo, ormai ridotto a circa 40 unità. La Quick-Step Floors lavora per Fernando Gaviria ma all’ultimo chilometro tentano il colpaccio con una azione da finisseur prima Diego Ulissi (UAE-Team Emirates) e poi lo stesso leader Küng, subito respinti dagli avversari. Ai 280 metri parte da dietro Gaviria e Sagan si mette alla sua ruota prima di superarlo nei metri finali e vincere, con Nathan Haas (Katusha – Alpecin) in forte rimonta a completare il podio. Il campione del mondo in carica si porta a 16 successi di tappa al Tour de Suisse e sale al quinto posto in classifica generale, ancora comandata da Küng. Il migliore italiano di tappa è Enrico Gasparotto, già miglior azzurro dopo la cronosquadre di ieri, che trova un’altra top 5 dopo il terzo posto di una settimana fa al Gran Premio di Lugano.
Lunedì la terza tappa si disputerà da Oberstammheim a Gansingen per 182.8 km: il tracciato è molto ondulato ed impegnativo e nel finale si affronterà un duro circuito con le salite di Hagenfirst e Bürersteig, entrambi GPM di terza categoria.
Andrea Giorgini
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LIV: PARIGI-ROUBAIX 2018
Dopo il Giro delle Fiandre del 2016 arriva un’altra affermazione per Sagan in una classica monumento. Stavolta a finire nel palmares è la Parigi-Roubaix, corsa che finora aveva sempre concluso lontano dai primi, con l’eccezione del sesto posto conseguito nell’edizione del 2014. Gli ultimi 55 Km della classica delle pietre lo vedono mattatore quasi assoluto, accompagnato nell’impresa fin sul traguardo dall’elvetico Silvan Dillier, in fuga fin dal mattino.
ROUBAIX, FINALMENTE SAGAN
Il campione del mondo conquista la regina delle classiche con un attacco a 55 km dal traguardo. Lo accompagna fino al traguardo Silvan Dillier, in fuga sin dal mattino, che si arrende solo allo sprint. Completa il podio Niki Terpstra, sorpreso dall’azione decisiva. Lontani gli italiani.
Al settimo tentativo, Peter Sagan ha coronato l’inseguimento alla Parigi-Roubaix. E lo ha fatto da fuoriclasse: con un’azione solitaria nata a 55 km dal traguardo, che ha colto di sorpresa, in un tratto in asfalto, tutti gli altri favoriti. Sulla via di Roubaix, lo slovacco ha trovato Sven Erik Bystrøm, Jelle Wallays e Silvan Dillier, superstiti di una fuga che comprendeva in origine anche Marc Soler, Ludovic Robeet, Jimmy Duquennoy, Geoffrey Soupe, Gatis Smukulis e Jay Robert Thompson. E con grande sapienza tattica, Sagan ha fatto il possibile per tenere con sé gli ex battistrada, sempre generosi nella loro collaborazione: Wallays e Bystrøm sono stati costretti alla resa prima di giungere al Carrefour de l’Arbre, ma uno stoico Dillier è riuscito a rimanere agganciato fino al velodromo. Il campione nazionale svizzero si è piegato soltanto allo sprint, cogliendo la piazza d’onore alla seconda partecipazione alla Roubaix, dopo il ritiro di quattro anni fa.
L’attacco decisivo è nato quando la corsa si era già accesa da circa 35 km. Già nella Foresta di Arenberg, ai -90 dall’arrivo, Philippe Gilbert aveva portato il primo attacco eccellente, quando era uscito dal gruppo per rintuzzare l’offensiva di Mike Teunissen. Tra i big, Matteo Trentin era già stato messo fuori causa da una caduta, mentre Oliver Naesen, Dylan Van Baarle, Alexander Kristoff e Greg Van Avermaet erano già stati costretti a recuperare dopo un incidente che aveva spezzato il gruppo.
L’attacco di Gilbert e Teunissen, raggiunti in un secondo momento da Nils Politt e da Jean-Pierre Drucker, è durato circa 15 km. Appena Bora-Hansgrohe, Team Sky e Trek-Segafredo hanno neutralizzato l’azione del belga, la Quick-Step Floors ha spedito in avanscoperta la sua seconda punta, Zdenek Stybar. Nessuno, però, ha creduto nell’azione del ceco, che si è così ritrovato al vento per 15 km, senza riuscire a guadagnare più di mezzo minuto, prima di arrendersi.
Con una ventina di corridori soltanto al comando, e nessuna formazione con uomini a sufficienza per controllare la corsa, il nuovo ricompattamento ha aperto una fase di incertezza. Il primo a provare ad approfittarne è stato Greg Van Avermaet, che a due riprese ha tentato di avvantaggiarsi, ma ha trovato in entrambi i casi l’opposizione di Terpstra. Nessuno, invece, ha avuto la prontezza di chiudere quando è partito Sagan.
Solo quando il campione del mondo, in un primo tempo sorpreso di avere staccato tutti, aveva già guadagnato una trentina di secondi, Jesper Stuyven e Wout Van Aert hanno contrattaccato, ma non sono riusciti a portare il distacco al di sotto dei 15 secondi. Nel tratto di Mons-en-Pévèle, Terpstra, il più brillante tra gli inseguitori, si è lanciato all’inseguimento, quando il distacco dallo slovacco era però ormai salito a 50’’.
L’olandese si è riportato su Stuyven e Van Aert e ha portato con sé Sep Vanmarcke, Van Avermaet e Taylor Phinney. Nemmeno la superiorità numerica, però, è bastata a colmare un gap che si è anzi dilatato progressivamente fino a un minuto e mezzo.
Sagan ha dato l’impressione di non forzare troppo per liberarsi della compagnia di Dillier, mentre Terpstra ha tentato un ormai impossibile inseguimento solitario. Nel velodromo, l’iridato non ha avuto difficoltà a regolare lo svizzero, mentre il fresco trionfatore del Giro delle Fiandre si è dovuto accontentare di completare il podio, staccato di 57’’. Un risultato utile a salvare il bilancio della corazzata Quick-Step, che ha forse però giocato in maniera discutibile le sue tre pedine migliori. Van Avermaet ha regolato Stuyven e Vanmarcke nella volata per la quarta piazza, a 1’34’’. Politt, tedesco classe 1994, ha chiuso settimo, davanti a un redivivo Phinney, a Stybar e a Jens Debusschere.
A sorpresa, il migliore degli italiani è stato Marco Marcato, 18esimo a 3’07’’. 40esimo un Daniel Oss parso meno brillante dello scorso anno, che festeggia però per la seconda edizione consecutiva un successo del suo capitano. 41esimo Gianni Moscon, mai nel vivo della gara.
Matteo Novarini
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LIII: GAND – WEVELGEM 2018
Dopo l’avvio positivo in terra d’Australia i primi mesi del 2018 per Sagan non sembrano promettenti: chiude in ottava posizione la Strade Bianche, incassa tre secondi posti alla Tirreno – Adriatico è sesto alla Sanremo e addirittura chiude in 26a posizione la prima della grande classiche del nord, la E3 Harelbeke. La musica sta, però, per cambiare e il 25 marzo torna a sollevare le braccia al cielo imponendosi per la terza volta in carriera alla Gand-Wevelgem. E’ solo l’antipasto della più monumentale classica che farà sua due settimane più tardi…..
SAGAN FA TRIS, VIVIANI CHE PECCATO!
Peter Sagan conquista per la terza volta in carriera la Gand – Wevelgem battendo allo sprint Elia Viviani che è rimasto chiuso nel momento chiave ed ha lanciato lo sprint con un attimo di ritardo, cosa che gli ha impedito di completare la rimonta sul campione del mondo.
Sarebbe bastato qualche metro in più ad Elia Viviani (Quick-Step Floors) per conquistare l’edizione 2018 della Gand – Wevelgem. L’olimpionico dell’omnium ha, infatti, mancato di pochissimo la rimonta allo sprint su Peter Sagan (Bora – Hansgrohe) che ha, dal canto suo, conquistato questa corsa per la terza volta eguagliando Merckx, Boonen e Super Mario Cipollini. A dire il vero, il velocista italiano rimane un po’ imbrigliato nel momento in cui viene lanciato lo sprint ed esce così tardi dalle ruote di chi lo precedeva. Il suo spunto, però, è di quelli irresistibili e Arnaud Démare (Groupama – FDJ) viene passato senza problemi mentre Sagan si salva per pochissimo dalla rimonta. Arrabbiato e deluso Viviani batte i pugni sul manubrio per la frustrazione di una vittoria sfuggita per un soffio.
Molto veloce la prima fase di gara tanto che, nonostante i continui tentativi, è necessario aspettare il chilometro 35 per assistere al formarsi di una fuga, composta da José Gonçalves (Katusha – Alpecin), Brian van Goethem (Roompot – Nederlandse Loterij) e Frederik Frison (Lotto-Soudal), presto raggiunti anche da Filippo Ganna (UAE Team Emirates), Jimmy Duquennoy (WB Aqua Protect Veranclassic) e Jan-Willem Van Schip (Roompot – Nederlandse Loterij).
Dopo una prima fase in cui il gruppo sembra non voler concedere spazio, gli attaccanti riescono a guadagnare rapidamente un buon margine che arriva a toccare i dieci minuti. Successivamente la corsa vive fasi alterne con il vantaggio dei fuggitivi che cala in concomitanza con i passaggi chiave della corsa, nei quali in gruppo si lotta per le prime posizioni e la velocità è più elevata. Nelle fasi tra una e l’altra difficoltà il gap tende, invece, ad aumentare a causa del rilassamento del gruppo. Nelle fasi di calo, però, il vantaggio subisce abbattimenti maggiori rispetto agli ampliamenti avvenuti nelle fasi di calma.
Le cose cambiano dopo le Plugstreets, con la BMC che, in un primo tempo, spezza il gruppo con una forte accelerazione e, successivamente, tira i remi in barca. In questa fase, il vantaggio della fuga si riduce ad un solo minuto e Jelle Wallays (Lotto Soudal), Julien Vermote (Dimension Data), Viacheslav Kuztensov (Katusha-Alpecin) e Alex Kirsch (WB Aqua Protect Veranclassic) decidono di approfittare della situazione per riportarsi sulla testa della corsa.
In gruppo è uno scatenato Philippe Gilbert (Quick-Step Floors) che polverizza il plotone con una delle sue accelerazioni, alla quale risponde Sep Vanmarcke (Education First-Drapac), che si porta dietro tutti i big.
Segue una fase molto inquieta, con continue accelerazioni e relative risposte, alla fine della quale alle spalle dei fuggitivi si trova un gruppo composto da Sagan, Markus Burghart (Bora-Hansgrohe), Jens Debusschere (Lotto Soudal), Philippe Gilbert, Yves Lampaert, Zdeněk Štybar, Elia Viviani (Quick-Step Floors), Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale), Sep Vanmarcke, Sacha Modolo (EF-Drapac), Arnaud Démare (Groupama-FDJ), Matteo Trentin, Luka Mezgec (Mitchelton-Scott), Danny Van Poppel (LottoNL-Jumbo), Michael Matthews (Team Sunweb), Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Preben Van Hecke (SportVlaanderen-Baloise), Wout van Aert (Veranda’s Willems-Crelan), Christophe Laporte (Cofidis) e Guillaume Van Keirsbulck (Wanty-Groupe Gobert).
Tra i big attardati vanno segnalati Alexander Kristoff (UAE-Team Emirates) e soprattutto lo sfortunato Gianni Moscon (Sky), che ha perso il treno buono a causa di un urto contro una transenna. L’inseguimento è molto difficile vista la qualità degli uomini davanti e il secondo gruppo deve alzare bandiera bianca, mentre i big davanti vanno a chiudere sui fuggitivi.
Nella fase finale ci sono numerosi tentativi di attacco, tutti stoppati da Gilbert che tenta poi di evitare altri attacchi con un’andatura elevata per favorire lo sprint di Viviani. All’ultimo chilometro prova l’affondo Vanmarcke, ma anche il suo tentativo viene vanificato. Si arriva così allo sprint, lanciato da Sagan con Demare dalla parte opposta e Viviani che rimane un po’ chiuso. Trovato il pertugio giusto, Viviani rimonta agevolmente Démare e si avvicina moltissimo a Peter Sagan, senza però riuscire a sopravanzarlo.
Sagan continua a fare incetta di vittorie, sperando che queste possano fargli dimenticare in fretta di non essere riuscito neppure quest’anno nel tentativo di conquistare quella Classicissima che insegue ormai da molti anni.
Benedetto Ciccarone
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LII: TOUR DOWN UNDER 2018
Alla sua ottava stagione da professionista Peter Sagan decide di anticipare i tempi del debutto. Forse sa già che nel 2018 non potrà puntare al mondiale, perché il circuito di Innsbruck è troppo duro per sue caratteristiche, forse non vede l’ora di iniziare a correre anche per migliorarsi dopo una stagione che – a parte il tris al mondiale – è stata piuttosto deludente. Così decide di tornare a mettersi un numero di gara sulla schiena a metà gennaio, sulle strade del Tour Down Under, che aveva disputato finora solo nell’anno del debutto, il 2010. E il buon giorno si vede dal mattino perché lo slovacco va subito a segno in una frazione della corsa australiana
4a TAPPA: NORWOOD – URAIDLA
SAGAN SENZA AVVERSARI AD URAIDLA
In una tappa fatta su misura per lui e pur essendo ad inizio stagione Peter Sagan (Bora Hansgrohe) non delude le attese e vince in scioltezza ad Uraidla al termine di una frazione combattuta e dal finale nervoso. Lo slovacco batte in una volata ristretta Daryl Impey (Mitchelson Scott) e un redivivo Luis León Sánchez (Astana). Buone prove di Diego Ulissi (UAE Emirates) e Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida), rispettivamente quarto e settimo. Adesso Sagan è anche primo in classifica generale e domani per lui ci sarà la prova del nove sull’arrivo decisivo di Willunga Hill.
La quarta tappa da Norwood ad Uraidla presentava insidie concentrate in un finale tecnico e nervoso. Un buon antipasto, quindi, per la tappa regina di Willunga Hill in programma sabato. Caleb Ewan (Mitchelton Scott) indossava per il terzo giorno consecutivo la maglia ocra ma erano molti i dubbi che sarebbe rimasta sulle sue spalle anche dopo l’inedito arrivo di Uraidla. Ed anche oggi le temperature attorno ai 40 gradi sarebbero stati un ostacolo in più per i ciclisti, costretti ad un’idratazione costante. iDopo la partenza da Norwood, avvenita con sessanta minuti di anticipo rispetto al programma originariamente stabilito proprio nel tentativo di evitare le ore più calde della giornata, si formava immediatamente la fuga composta da due ciclisti, entrambi facenti parte del team UniSA-Australia, Zakhary Dempster ed Alex Porter. Dopo 3 km il loro vantaggio era già di 1 minuto e mezzo. Il gruppo, per il momento del tutto disinteressato all’inseguimento, lasciava che il vantaggio della coppia di testa lievitasse ulteriormente e dopo 10 km i minuti erano salita a 6. Si segnalava nel frattempo una sortita dal gruppo della coppia Lotto Soudal composta da André Greipel e Thomas De Gendt, che restavano a bagnomaria per un paio di chilometri ma poi venivano ripresi dal gruppo. Dempster si aggiudicava il primo sprint intermedio di Birdwood al km 38.6, dove il gruppo era, invece, regolato da Elia Viviani (Quick Step). Ai meno 80 il vantaggio della coppia di testa era di poco superiore agli 8 minuti. Al secondo sprint intermedio era Porter a sopravanzare Dempster mentre Viviani si classificava nuovamente terzo. Il gruppo iniziava a fare sul serio ed ai meno 50 il suo ritardo su Porter e Dempster era sceso a 3 minuti e 25 secondi. Porter si faceva sfilare e Dempster restava da solo in testa alla corsa. Le squadre dei ciclisti in lotta per la maglia ocra si alternavano in testa al gruppo e riprendevano Dempster a circa 20 km dall’arrivo. All’orizzonte si faceva minacciosa l’ascesa di Norton Summit con la Bora Hansgrohe della coppia Sagan-McCarthy molto attiva nelle prime posizioni. Iniziava la salita e si faceva vedere la BMC insieme a UAE Emirates e Bahrain Merida. Tra gli uomini di classifica cedeva immediatamente Caleb Ewan (Mitchelton-Scott) e anche Nathan Haas (Katusha) denotava qualche difficoltà a tenere l’andatura del gruppo ma riusciva a rientrare tra i primi. Richie Porte (BMC) transitava in prima posizione in vetta, mentre il gruppo di testa era composto da non più di 30 ciclisti. Iniziavano le scaramucce negli ultimi 10 km in un gioco di attacchi e contrattacchi che vedevano impegnati, tra gli altri, Gorka Izagirre (Bahrain Merida), George Bennett (LottoNL-Jumbo) e lo stesso Peter Sagan. Il gruppo si presentava, però, compatto all’ultimo chilometro e appariva chiaro che la tappa si sarebbe decisa con una volata ristretta. Era Peter Sagan a imporsi con una certa facilità su Daryl Impey (Mitchelson Scott) e Luis León Sánchez (Astana). Da segnalare il quarto posto di Diego Ulissi (UAE Emirates) ed il settimo di Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida). Il campione del mondo, dopo l’esibizione alla People’s Choice Classic, corsa che precede il Tour Down Under, ottiene la seconda vittoria stagionale in una tappa su misura per lui ed ora veste anche la maglia ocra di leader della classifica generale con due secondi di vantaggio su Impey e nove sul compagno di squadra Jay McCarthy. Delude Haas che, dopo alcune buoni risultati nelle tappe precedenti, arriva a quasi un minuto dai primi ed è tagliato fuori dalla lotta per la maglia ocra. Domani è in programma la tappa decisiva con la doppia ascesa finale di Willunga Hill. Sagan lotterà per la vittoria finale oppure lavorerà per il compagno McCarthy? Domani ne sapremo di più.
Giuseppe Scarfone
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO LI: MONDIALE 2017
Inauguriamo l’anno nuovo con il ricordo del terzo ed ultimo mondiale vinto da Peter Sagan, primo corridore al mondo a conquistare tre campionati del mondo consecutivamente, eguagliando come numero di affermazioni l’italiano Alfredo Binda, lo spagnolo Óscar Freire e i belgi Eddy Merckx e Rik Van Steenbergen. Il primato va in scena sulle strade di Bergen, in Norvegia, dove lo slovacco il corridore di casa Alexander Kristoff e l’australiano Michael Matthews. Buon anno a tutti
SAGAN, PRIMO TRIS CONSECUTIVO SULLE STRADE DELL’IRIDE
Stavolta è stato necessario ricorrere al fotofinish ma, anche in questo modo, è sempre Peter Sagan il campione del mondo, che ha tolto la gioia della medaglia d’oro e del titolo mondiale all’idolo di casa Alexander Kristoff.
Si era parlato molto alla vigilia del percorso di questo campionato del mondo, un tracciato abbastanza facile, e si era ipotizzato che potesse essere la pioggia, che a quelle latitudini cade copiosa per moltissimi giorni all’anno, a determinare il vincitore di questa prova.
Le cose sono andate diversamente perché, a dispetto del bel tempo, che ha accompagnato, la corsa la selezione c’è stata nonostante l’arrivo allo sprint.
Già si era visto, nella prova junior ed in quella femminile, che azioni di un certo tipo, non ultimo il ritmo generale della corsa, potevano mettere in difficoltà diversi atleti. Il chilometraggio della prova maschile poi, come di consueto piuttosto elevato, ha come sempre costituito una delle difficoltà maggiori della corsa all’iride. Non per nulla,. sono stati uomini dotati di ottimo spunto veloce, ma non velocisti puri, ad aggiudicarsi le prime posizioni. Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), Alexander Kristoff (Team Katusha – Alpecin) e Michael Matthews (Team Sunweb) sono infatti uomini che si esprimono al meglio in corse nelle quali la volata non è il risultato di una corsa tenuta cucita da una squadra, bensì l’esito di una dura battaglia senza esclusione di colpi. Anche il nostro Matteo Trentin (Quick-Step Floors), rimasto giù dal podio per un soffio, ha dimostrato non solo il proprio ottimo stato di forma, già messo in mostra all’ultima Vuelta, ma proprio la difficoltà di una corsa come quella odierna, che ha visto vari e pregevoli tentativi di attacco.
Sagan ha dimostrato ancora una volta come sia possibile vincere anche senza una grande squadra. Infatti lo slovacco, dotato di pochi compagni e non certo di pari tasso tecnico al suo, è rimasto al coperto per tutta la corsa, controllando e lasciando che gli altri si prendessero a sportellate per poi spuntare all’ultima curva dietro a Kristoff – che, correndo in casa, era il maggior indiziato per la volata finale – e superarlo grazie ad un ottimo colpo di reni. Quando uno è forte vince anche senza squadra.
La corsa è stata abbastanza tranquilla fino ad ottanta chilometri dalla conclusione, quando viene ripresa la fuga che era partita nelle prime battute di gara. Nel primo tratto, prima ancora di entrare nel circuito, se ne erano andati in dieci. Gli irlandesi Conor Dunne (Aqua Blue Sport) e Sean McKenna (An Post Chain Reaction), lo statunitense Alexey Vermeulen (Team LottoNL-Jumbo), il sudafricano Willie Smit (Rias Baixas, Road Cover), il marocchino Salah Eddine Mraouni (Kuwait – Cartucho.es), il costaricano Andrey Amador (Movistar Team), lo svedese Kim Magnusson (Team Tre Berg – Postnord), l’azero Elchin Asadov (Synergy Baku Cycling Project), il finlandese Matti Manninen (Team FixIT.no) e l’albanese Eugert Zhupa (Wilier Triestina – Selle Italia) sono arrivati ad avere un vantaggio massimo di dieci minuti prima che il gruppo cominciasse ad alzare il ritmo e ad erodere conseguentemente il gap sotto la spinta dei belgi, il cui interesse è quello di riprendere la fuga, non per cercare la volata ma per lanciare un attacco con uomini come Greg Van Avermaet (BMC Racing Team), Philippe Gilbert (Quick-Step Floors) e Tim Wellens (Lotto Soudal).
Come al solito, quando i fuggitivi cominciano a vedere la mala parata, la fuga comincia a disgregarsi e quando gli olandesi, andati a dar man forte ai belgi, chiudono definitivamente sulla fuga, essa è composta da soli sei uomini. A quel punto mancavano circa 80 Km alla conclusione.
Poco dopo cade il belga Julien Vermote (Quick-Step Floors), degno di essere segnalato per l’eccezionale lavoro in testa al gruppo svolto fino a quel punto, mentre in testa cominciano a muoversi le acque. Dopo qualche timido tentativo di mettere la testa allo scoperto, il primo vero attacco è portato proprio da una delle punte del Belgio, Wellens, che si porta dietro l’azzurro Alessandro De Marchi (BMC Racing Team), lo spagnolo David De La Cruz (Quick-Step Floors), il colombiano Jarlinson Pantano (Trek – Segafredo), l’olandese Lars Boom (Team LottoNL-Jumbo), l’australiano Jack Haig (ORICA-Scott), il norvegese Odd Christian Eiking (FDJ) e l’austriaco Marco Haller (Team Katusha – Alpecin); dietro, la Francia e soprattutto la Polonia di Michal Kwiatkowski (Sky), che non hanno uomini in fuga, si incaricano di organizzare l’inseguimento. E’ proprio in questa fase di gara che finiscono a terra uomini importanti come l’italiano Gianni Moscon (Sky), lo sloveno Primož Roglič (Team LottoNL-Jumbo), secondo nella prova a cronometro, e lo statunitense Tejay Van Garderen (BMC Racing Team).
Ai – 30 c’è il tentativo di Tom Dumoulin (Team Sunweb) che, appena laureatosi campione del mondo a cronometro, non ha affatto placato la fame di vittoria. Il terzetto formato dall’olandese, dal francese Warren Barguil (Team Sunweb) e dal nostro Alberto Bettiol (Cannondale-Drapac Pro Cycling Team) viene però ripreso, come del resto accade al gruppetto portato via da Wellens, che pure era arrivato a guadagnare una quarantina di secondi. Ai – 20 la situazione è di gruppo compatto o meglio quel che rimane del gruppo, dato che esso è stato notevolmente sfoltito dopo il deciso cambio di ritmo in gruppo imposto per inseguire il drappelli di Wellens e Dumoulin, che rappresentavano un pericolo reale in quanto composti da uomini con ottime qualità tecniche.
Nell’ultima ascesa a Salmon Hill ci prova deciso il francese Tony Gallopin (Lotto Soudal), ma il suo attacco non riesce a fare il vuoto, cosa che invece riescono a fare il connazionale Julian Alaphilippe (Quick-Step Floors) e Moscon, che si lanciano a tutta verso il traguardo. Dietro, però, dopo qualche indecisione vanno a manetta e i due fuggitivi vengono ripresi quando erano ormai molto vicini all’impresa. Nella volata è Kristoff a prendere l’iniziativa, ma Sagan non sbaglia nulla e battezza la ruota del norvegese per poi infilarla al fotofinish grazie al colpo di reni, specialità nella quale lo slovacco è decisamente superiore al norvegese.
Sagan sigla un tris storico poiché mai nessuno nella storia era riuscito a realizzare le tre vittorie consecutivamente; anche se la classe e la brillantezza dello slovacco non possono essere messe in discussione, è anche necessario fare un riflessione ulteriore. I percorsi proposti negli ultimi anni hanno certamente favorito le vittorie di Peter Sagan o, meglio, di corridori con le caratteristiche dello slovacco. Quest’ultimo, tra coloro che hanno caratteristiche simili alle sue, è nettamente il più forte. Il percorso di Doha con il deserto e quello comunque insidioso di oggi mettevano, comunque, a dura prova i velocisti puri e favorivano quegli uomini veloci con spunto anche sulle brevi salite e con una certa confidenza con le distanze importanti. Il fuoriclasse slovacco è certamente il migliore sui modelli di tracciato disegnati negli ultimi anni e, anche se non dotato di una grande squadra, riesce a supplire a questo handicap grazie ad una condotta di gara lungimirante.
L’anno prossimo, però, si cambierà registro perchè dopo molti anni verrà finalmente proposto un mondiale nel quale anche gli scalatori puri potranno dire la loro. Il circuito di Innsbruck che ospiterà la prova iridata nella stagione 2018 propone, infatti, una severa e lunga ascesa da ripetere molte volte e, nel finale, la principale asperità sarà seguita anche da un’altra salita più breve ma più arcigna. Sarà forse l’occasione per vedere una grande sfida tra gli uomini che puntano alla vittoria nei grandi giri. Il ricordo non può che andare al meraviglioso mondiale organizzato in Colombia nel 1995, che vide il nostro Marco Pantani conquistare la medaglia di bronzo alle spalle di Olano e soprattutto di sua maestà “Miguelon” Indurain che di vittorie nei grandi giri se ne intende.
Benedetto Ciccarone
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO L: BINCKBANK TOUR 2017
Sagan sceglie la stessa marcia d’avvicinamento al mondiale dell’anno precedente e così, in previsione della rassegna iridita prevista nel 2017 in Norvegia, torna a calcare le strade nordeuropee dell’Eneco Tour, dove dodici mesi prima si era imposto in due frazioni. Stavolta la corsa ha modificato il suo nome e da ora si chiamerà BinckBank Tour, ma il risultato non cambia e lo slovacco si porta a casa altre due affermazioni
1a TAPPA: BREDA – VENRAY
SAGAN, BINCK, BUM, BANK. LO SLOVACCO TIMBRA SUBITO A VENRAY
La prima tappa del BinckBank Tour 2017 (ex Eneco Tour) si conclude in uno sprint di massa che vede la vittoria al photofinish di Peter Sagan (Bora Hansgrohe) su Phil Bauhaus (Sunweb); terzo si classifica Magnus Cort Nielsen (Orica-Scott). Sagan conduce in classifica generale e già domani dovrà difendersi nella crono di 9 km adatta a passisti esplosivi.
Il BinckBank Tour, ex Eneco, cambia nella denominazione ma non cambia nell’essenza di breve corsa a tappe tra Belgio e Olanda che concentra in sé quanto di meglio il ciclismo può offrire in quel territorio. Sette tappe per tutti i gusti, con un inizio soft ed un finale adatto ai grandi nomi da classiche, visto che saranno molti i ‘Muur’ da affrontare e il nome del vincitore, come tradizione vuole, non è mai banale. La prima tappa, però, è sulla carta del tutto favorevole ai velocisti: da Breda a Venray i ciclisti sono attesi da quasi 180 km totalmente pianeggianti. Dopo la partenza si formava la fuga di giornata grazie all’azione di quattro uomini, Mark McNally (Wanty Groupe Gobert), Piet Allegaert (Sport Vlaanderen Baloise), Laurens De Vreese (Astana) ed Elmar Reinders (Roompot). Il gruppo controllava l’azione dei quattro ed il loro vantaggio non superava i due minuti e mezzo. Erano specialmente LottoNL-Jumbo, Quick-Step e Bora-Hansgrohe a lavorare per i capitani designati, almeno per la prima tappa, Dylan Groenewegen, Marcel Kittel e Peter Sagan. A meno 60 km dall’arrivo il vantaggio della fuga era sceso a 1 minuto e 40 secondi. Ai meno 30 le cose non erano mutate di molto e il gruppo occupava l’intera carreggiata, sintomo che la velocità era un po’ diminuita. Ai meno 20 il vantaggio del quartetto era sceso a 1 minuto e 15 secondi, grazie al nuovo vigore che il gruppo aveva impresso nell’inseguimento, con altre squadre che si erano fatte vive in testa, come Dimension Data, Trek-Segafredo ed Orica-Scott. La fuga veniva infine ripresa ai meno 3. Le squadre dei velocisti preparavano il terreno per lo sprint finale ed i ciclisti erano molto abili ad affrontare due rotatorie posizionate proprio all’interno dell’ultimo km. Peter Sagan lanciava una volata lunga a cui rispondeva soltanto Phil Bauhaus (Sunweb), che però non riusciva a superare lo slovacco per una questione di millimetri. In terza posizione si classificava Magnus Cort Nielsen (Orica-Scott). Dopo aver disputato un buon Giro di Polonia Sagan conferma di essere ancora in buona condizione e guarda già tutti dall’alto in basso in classifica generale. A 1 secondo di ritardo si collova Laurens De Vreese (Astana), grazie agli abbuoni accumulati nel “chilometro d’oro” (tre traguardi volanti concentrati in 1000 metri di strada), mentre Bauhaus è terzo a 4 secondi. La classifica è ancora cortissima ma già domani al termine della cronometro individuale di Voorburg, lunga 9 km, potrebbe essere un po’ più definita e magari cominceremo anche a capire chi ha velleità di vittoria finale. Sagan, a suo agio nelle cronometro brevi e piatte, potrebbe, perché no, conservare la leadership.
Giuseppe Scarfone
3a TAPPA: BLAKENBERGE – AARDOIE
SAGAN, SPRINT DI POTENZA AD ARDOOIE. KÜNG ANCORA PRIMO IN CLASSIFICA GENERALE
Ad Ardooie la volata, ampiamente prevista, premia Peter Sagan (Bora Hansgrohe) che bissa il successo della prima tappa battendo Edward Theuns (Trek Segafredo) e Rudy Barbier (AG2R). Il campione del mondo fa un bel salto in classifica generale ed ora ha soli cinque secondi di ritardo da Stefan Küng (BMC). Domani la quarta tappa strizza ancora l’occhio ai velocisti e Sagan potrà dare l’assalto al primo posto.
La terza tappa del BinckBank Tour da Blankenberge ad Ardooie, lunga 185 Km, non lasciava molto spazio all’immaginazione visto che il percorso, del tutto pianeggiante, sembrava fatto apposta per i velocisti e per un arrivo allo sprint. Rispetto a ieri, i ciclisti non trovavano pioggia e iniziavano la tappa con attacchi e controattacchi che portavano alla formazione della fuga di giornata grazie all’azione di cinque uomini: Frederik Backaert (Wanty Groupe Gobert), Sander Cordeel (Veranda’s Willems), Piet Allegaert (Sport-Vlaanderen Baloise), Kristijan Koren (Cannondale Drapac) ed Elmar Reinders (Roompot). Il quintetto raggiungeva in breve tempo un vantaggio che si stabilizzava a 3 minuti. Allegaert vinceva il primo traguardo volante posto al km 14 mentre il gruppo manteneva un ritmo costante con in testa le squadre dei velocisti. In particolare era l’Orica Scott a dettare il ritmo dell’inseguimento ed a 50 km dall’arrivo, dopo un progressivo innalzamento del ritmo, il vantaggio della fuga era sceso a soli 40 secondi. Anche Quick Step e BMC facevano capolino in testa al gruppo. Allegaert si aggiudicava anche il secondo sprint intermedio, poi un rallentamento del gruppo faceva ritornare il vantaggio del gruppetto superiore al minuto. La fuga veniva ripresa ai meno 5 dall’arrivo. La volata era ormai segnata con le squadre degli uomini veloci a tenere alto il ritmo in testa al gruppo, mentre qualche goccia di pioggia era iniziata a cadere. A un chilometro dall’arrivo una caduta in una chicane di un paio di ciclisti – tra cui uno sfortunato Sep Vanmarcke (Cannondale Drapac) – spezzettava un po’ il gruppo e consentiva a Jean-Pierre Drucker (BMC) di approfittare di un buco e di involarsi tutto solo al traguardo. Il lussemburghese assaporava la vittoria ma veniva ripreso negli ultimi 300 metri mentre Peter Sagan (Bora Hansgrohe) emergeva prepotentemente e andava a bissare il successo della prima tappa. In seconda posizione si classificava Edward Theuns (Trek Segafredo), mentre chiudeva il podio parziale Rudy Barbier (AG2R). Da segnalare l’ottavo posto di Simone Consonni (UAE Team Emirates), unico italiano nella top ten. Nelle prime posizioni di classifica generale cambia qualcosa proprio grazie all’abbuono ottenuto da Sagan, che è adesso quarto con 5 secondi di ritardo da Stefan Küng (Team BMC), lo stesso distacco di Tom Dumoulin (Sunweb) mentre Maciej Bodnar (Bora Hansgrohe) è secondo a 4 secondi dallo svizzero. Domani è in programma la quarta tappa che si correrà in circuito attorno alla località di Lanaken per un totale di 154 km. L’assenza di asperità altimetriche di rilievo fa propendere per un altro arrivo allo sprint, prima delle ultime tre tappe che dovrebbero riservare, almeno sulla carta, maggiore incertezza e spettacolo.
Giuseppe Scarfone
LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XLIX: TOUR DE POLOGNE 2017
Incassata l’espulsione al Tour, Peter Sagan alla prima occasione utile rialza la testa e torna far sfoggio delle sue doti, imponendosi nella tappa d’apertura del Giro di Polonia. La strada verso il tris al mondiale è tracciata….
1a TAPPA: CIRCUITO DI CRACOVIA
SAGAN, RITORNO DI FIAMMA A CRACOVIA. TAPPA E MAGLIA PER LO SLOVACCO
A Cracovia Peter Sagan (Bora Hansgrohe) si impone in volata nella prima tappa del Giro di Polonia battendo Caleb Ewan (Orica Scott) e Danny Van Poppel (Sky). Il campione del mondo è così il primo ad indossare la maglia gialla di leader della classifica generale. Domani tappa ancora adatta ai velocisti
Così come Giro di Svizzera e Criterium del Delfinato sono le ultime due brevi corse a tappe che anticipano il Tour de France, così Giro di Polonia e BinckBank Tour (ex Eneco Tour) rappresentano l’anticamera del Giro di Spagna. La prima corsa citata, giunta ormai alla 74° edizione, si svolge a cavallo tra Luglio ed Agosto ed offre un percorso abbastanza variegato, che vede una prima metà nella quale i velocisti avranno pane per i loro denti con frazioni sostanzialmente pianeggianti ed una seconda metà caratterizzata da tappe più ondulate e con arrivi in salita non proprio banali, anche se privi di grandissime pendenze. La prima tappa è lunga 137 km e si snoda in un circuito nei dintorni di Cracovia che vede un solo GPM posto a una quarantina di chilometri dal termine. C’è molta curiosità ai nastri di partenza per Peter Sagan e Rafal Majka, entrambi della Bora Hansgrohe, usciti male dal Tour, il primo per squalifica ed il secondo per una brutta caduta nella tappa di Chambéry. Dopo la partenza da Cracovia si formava subito la fuga di giornata grazie all’azione di quattro ciclisti, Martijn Keizer (Team LottoNL-Jumbo), Charles Planet (Novo Nordisk), Pawel Bernas (nazionale polacca) e Maciej Paterski (CCC Sprandi). Il gruppo lasciava fare e il vantaggio della fuga non superava i 2 minuti, tenuto sotto controllo in particolare da Bora Hansgrohe e Orica Scott. Keizer transitava in prima posizione sull’unico GPM di Bachowice. Il gruppo aumentava il ritmo e la fuga veniva ripresa a circa 30 km dall’arrivo. Si alternavano così le squadre dei velocisti in testa al gruppo per tenere il ritmo alto e lanciare al meglio la volata per i propri capitani. Era Sagan a lanciare una volata lunga ed a resistere al ritorno di Caleb Ewan (Orica Scott). In terza posizione si classificava Danny Van Poppel (Sky) mentre chiudevano la top five gli italiani Riccardo Minali (Astana Pro Team) e Niccolò Bonifazio (Bahrain Merida). Sagan ritorna così subito alla ribalta dopo l’esclusione dal Tour de France ed indossa la prima maglia gialla. Domani è in programma la seconda tappa da Tarnowskie Góry a Katowice per un totale di 142 km. Qualche salitella nel circuito finale da ripetere tre volte potrebbe escludere qualche velocista dalla prevedibile volata finale, anche se non diamo del tutto per scontato l’azione vincente di qualche finisseur. E magari il bis del campione del mondo.
Giuseppe Scarfone