Friday, May 16, 2025

EVENEPOEL E’ TORNATO: VINCE LA CRONOMETRO DI NEULISE ED E’ LA NUOVA MAGLIA GIALLA

giugno 5, 2024 by Redazione  
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Gli oltre 34 km della cronometro individuale da Saint-Germain-Laval a Neulise testimoniano che Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) è tornato dopo la brutta caduta al Giro dei Paesi Baschi ed ha già la gamba giusta per il Tour de France. Il campione del mondo della specialità vince con autorità su un percorso non facile da gestire e è la nuova maglia gialla del Delfinato, che comunque si deciderà nelle tre tappe conclusive tutte con arrivo in salita

La cronometro del Delfinato 2024 da Saint-Germain-Laval a Neulise è il primo vero spartiacque della breve corsa francese. Oltre 34 km lungo la famigerata pianura francese dove sono diversi i tratti in leggera pendenza al 2% – 3% sui quali i ciclisti dovranno sapersi gestire. Favorito d’obbligo sembra essere Joshua Tarling (Team INEOS Grenadiers), astro nascente delle prove a cronometro, ma la presenza contemporanea del campione del mondo in carica della specialità, un certo Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step), non farà dormire sonni tranquilli al rampante britannico. Certo, Evenepoel ha dichiarato di non essere in perfetta forma dopo la caduta al Giro dei Paesi Baschi che lo ha costretto ad un periodo di stop forzato ma i campioni sono campioni e certamente onorerà la prova. La cronometro in questione sarà importante anche e soprattutto per capire quali sono i valori di forza di questo Delfinato e quali saranno i ciclisti che si giocheranno la vittoria della maglia gialla. Nonostante le dichiarazioni improntate al basso profilo alla vigilia del Delfinato – ‘non ho visto il percorso, corro per mettere km nelle gambe dopo la caduta ai Paesi Baschi, supporterò Van Wilder e Landa’ – Evenepoel è autore di una cronometro superlativa e vince con il tempo di 41 minuti e 49 secondi, essendo l’unico ciclista a scendere sotto i 42 minuti e rifilando 17 secondi di ritardo a Tarling, che peggiorava la sua prova soprattutto nella seconda parte, più tortuosa e costellata di leggeri saliscendi. In terza posizione si piazza Primoz Roglic (Team BORA Hansgrohe) a 39 secondi di ritardo da Evenepoel. Chiudono la top five Matteo Jorgenson (Team Visma Lease a Bike) in quarta posizione ed Oier Lazkano (Team Movistar) in quinta posizione, rispettivamente a 1 minuto e 8 secondi di ritardo e a 1 minuto e 21 secondi di ritardo da Evenepoel, alla quarta vittoria stagionale. Il ciclista belga sale al comando della classifica generale ed è la nuova maglia gialla con 33 secondi di vantaggio su Roglic e 1 minuto e 4 secondi di vantaggio su Jorgenson. Domani è in programma la quinta tappa da Amplepuis a Saint-Priest di 167 km. Sulla carta dovrebbero tornare di scena i velocisti anche se lungo il percorso ci sono da affrontare quattro gpm. Solo negli ultimi 30 km capiremo se la fuga avrà concrete chance di vittoria oppure se la tappa si concluderà in volata. In ogni caso, i big di classifica riposeranno prima delle ultime tre tappe tutte con arrivo in salita.

Antonio Scarfone

Remco Evenepoel vince la cronometro individuale di Neulise (foto: Getty Images)

Remco Evenepoel vince la cronometro individuale di Neulise (foto: Getty Images)

A LES ESTABLES FESTA CANADESE CON GEE, NUOVA MAGLIA GIALLA

giugno 4, 2024 by Redazione  
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Derek Gee (Team Israel Premier Tech) sorprende tutti nella terza tappa del Giro del Delfinato con un perentorio attacco nel km finale al quale nessuno – big in primis – riesce a rispondere. Per il ciclista canadese, nuova maglia gialla, è la prima vittoria in carriera in una corsa WT

Il percorso della Celles-sur-Durolle – Les Estables, terza tappa del Delfinato 2024, ricalca per sommi capi qyello della tappa di ieri con una serie di gpm di media difficoltà che anticipano una salita conclusiva, questa volta un po’ più dura e categorizzata come gpm. La differenza sostanziale rispetto alla seconda tappa è il chilometraggio più elevato, visto che si supereranno i 180 km, a differenza dei 143 affrontati ieri. Magnus Cort Nielsen (Team Uno-X Mobility) ha buone possibilità di conservare la maglia gialla, anche se bisognerà considerare il ritmo imposto dalle squadre dei big nella parte finale della tappa. Dopo essersi staccato nel finale della tappa di ieri accumulando uno ritardo di un quarto d’ora, ai nastri di partenza non si presentava Antonio Tiberi (Team Bahrain Victorious). La prima parte della tappa vedeva numerosi attacchi e contrattacchi ma il gruppo non lasciava andare via la fuga di giornata. Nicolas Prodhomme (Team Decathlon AG2R La Mondiale) scollinava in prima posizione sul primo gpm della Côte d’Augerolles posto al km 22.1. Il ciclista francese continuava nella sua azione e riusciva a ‘trainarsi’ Harry Sweeny (Team EF Education EasyPost) e Rémy Rochas (Team Groupama FDJ). Intanto una caduta coinvolgeva Primoz Roglic (Team BORA Hansgrohe) che si rialzava e riprendeva la strada apparentemente senza problemi. Dopo una quarantina di km il terzetto di tersta aveva 1 minuto e mezzo di vantaggio sul gruppo maglia gialla. Prodhomme si aggiudicava anche il il traguardo volante di Arlanc posto al km 75.8. Era invece Rochas a scollinare per primo sul secondo gpm della Côte de Saint-Victor-sur-Arlanc posto al km 87.6. A 60 km dalla conclusione il vantaggio dei tre uomini di testa era aumentato a 2 minuti e mezzo sul gruppo maglia gialla. Rochas scollinava in prima posizione sul terzo gpm della Côte de Retournac posto al km 125. Christopher Juul-Jensen raggiungeva la testa del gruppo poco prima dello scollinamento sul quarto gpm della Côte de Valogeon posto al km 147.1, sul quale transitava in prima posizione Prodhomme. Rochas si lasciava sfilare dalla testa della corsa ma anche i tre che restavano davanti avevano i meinuti, anche i secondi contati, dal momento che il Team Lidl Trek aveva imposto un ritmo indiavolato con Mads Pedersen, oggi gregario d’eccezione per Giulio Ciccone. I tre attaccanti venivano ripresi a 2 km e mezzo dalla conclusione. Un’improvvisa accelerazione di Derek Gee (Team Israel Premier Tech) a poco meno di 1 km dalla conclusione scombinava i piani dei big di classifica. Il ciclista canadese riusciva a mantenere la testa della corsa nonostante il disperato tentativo di Romain Gregoire (Team Groupama FDJ) che pur lanciando la volata in salita doveva arrendersi ed accontentarsi della seconda posizione dietro a Gee. Terzo a 3 secondi di ritardo era Lukas Nerurkar (Team EF Education EasyPost) mentre Ciccone si classificava in quarta posizione come nella tappa di ieri. Chiudeva la top five Harold Tejada (Team Astana Qazaqstan) mentre tra i pretendenti alla maglia gialla o presunti tali si stabiliva per oggi una sorta di tregua. Per Gee è non solo la prima vittoria stagionale ma anche la prima vittoria in carriera da pro. In classifica generale il ciclista canadese sale al primo posto e veste la maglia gialla davanti a Magnus Cort Nielsen (Team Uno-X Mobility) e Romain Gregoire. Domani la quarta tappa del Delfinato 2024 ci dirà molto sui reali pretendenti alla vittoria finale. La cronometro di 34 km da Saint-Germain-Laval a Neulise, non completamente piatta e con diversi punti nei quali rilanciare l’azione, impegnerà i ciclisti per oltre 40 minuti. Favorito d’obbligo sembra essere Joshua Tarling (Team INEOS Grenadiers) e per quanto riguarda la classifica generale occhi puntati sui var Remco Evenepoel ed Ilan van Wilder (Team Soudal Quick Step), Primoz Roglic ed Aleksandr Vlasov (Team BORA Hansgrohe), Matteo Jorgenson e Sepp Kuss (Team Visma Lease a Bike), Carlos Rodriguez (Team INEOS Grenadiers) e Juan Ayuso (UAE Team Emirates). Infine da italiani non possiamo non fare il tifo per Giulio Ciccone, attualmente quarto in classifica generale.

Antonio Scarfone

Derek Gee vince a Les Estables (foto: Getty Images)

Derek Gee vince a Les Estables (foto: Getty Images)

SUL COL DE LA LOGE CORT NIELSEN VINCE NELLA NEBBIA ED E’ LA NUOVA MAGLIA GIALLA

giugno 3, 2024 by Redazione  
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Magnus Cort Nielsen (Team Uno-X Mobility) sfrutta l’ottimo lavoro della sua squadra che negli ultimi km, o meglio centinaia di metri, chiude su Bruno Armirail (Team Decathlon AG2R La Mondiale), ultimo ciclista della fuga di giornata a resistere, e sprinta alla perfezione battendo Primoz Roglic (Team BORA Hansgrohe) e Matteo Jorgenson (Team Visma Lease a Bike). Buon quarto Giulio Ciccone (Team Lidl Trek)

La seconda tappa del Giro del Delfinato 2024 è un primo assaggio delle difficoltà altimetriche che permea la breve corsa francese e che avranno il loro clou nei duri arrivi in sequenza delle ultime tre tappe. Oggi si parte da Gannat e si arriva al Col de la Loge dopo 142 km. Le salite in programma sono quattro, di cui due di seconda e due di terza categoria. Delle quattro, spicca su tutte il Col Saint-Thomas, con pendenze costantemente in doppia cifra negli ultimi 1300 metri di ascesa. Il finale piuttosto tecnico con la strada che tende a salire verso l’arrivo, dopo che già sono stati affrontati la Côte de Saint-George-en-Couzan ed il Col de la Croix Ladred, dovrebbe innescare le prime schermaglie tra i big di classifica e vedremo se Mads Pedersen (Team Lidl Trek) riuscirà a mantenere la maglia gialla meritatamente conquistata ieri vincendo nella prima tappa. La fuga di giornata si formava già 2 km dopo la partenza da Gannat ad opera di Bruno Armirail (Team Decathlon AG2R La Mondiale), Mathis Le Berre (Team Arkea B&B Hotels), Jonas Gregaard (Team Uno X Mobility), Xandro Meurisse (Team Alpecin Deceuninck) e Filippo Conca (Team Q36.5 Pro Cycling). Dopo 30 km i cinque uomini di testa avevano 5 minuti di vantaggio sul gruppo maglia gialla tirato dal Team BORA Hansgrohe. Le Berre scollinava in prima posizione sia sulla Côte de Fagot posta al km 45.1 che sul Col Saint-Thomas posto al km 67.4, rafforzando così il primo posto nella speciale classifica gpm. In testa al gruppo maglia gialla oltre agli uomini della BORA si facevano vivi quelli dell’Israel Premier Tech. Conca si aggiudicava il traguardo volante di Saint-Thurin posto al km 100.9. Sulla successiva Côte de Saint-Georges-en-Couzan il gruppo inseguitore aumentava l’andatura e alcuni ciclisti iniziavano a staccarsi. Tra di loro si segnalava Antonio Tiberi (Team Bahrain Victorious), che dopo l’ottimo quinto posto del Giro d’Italia veniva meno praticamente subito, escludendosi dai possibili papabili alla maglia gialla. Le Berre riusciva a scollinare in prima posizione sul predetto gpm posto al km 124.4 mentre il gruppo inseguiva a 50 secondi di ritardo. Dopo alcuni km di falsopiano iniziava il quarto ed ultimo gpm di giornata, il Col de la Croix Ladret che la fuga riusciva ancora a prendere in testa. A 14 km dalla conclusione si facevano vedere in testa al gruppo gli uomini della Lidl Trek a testimonianza che Mads Pedersen stava bene e voleva giocarsi le chance di vittoria. Anche gli uomini dell’Uno-X Mobility tiravano il gruppo contribuendo al rapido decremento del vantaggio dei cinque battistrada, che iniziavano l’ultima salita con meno di 40 secondi di vantaggio. Una decisa accelerazione della BORA Hansgrohe allungava il gruppo nel tratto più difficile della salita. A farne le spese era proprio la maglia gialla Pedersen. Armirail restava da solo in testa e dopo aver scollinato in solitaria sul Col de la Croix Ladret manteneva un vantaggio di una trentina di secondi sulla prima parte del gruppo inseguitore. Il ciclista francese, buon passista, sperava nell’impresa avvolto da una fitta nebbia ma il nuovo forcing dell’Uno-X Mobility era irresistibile e Armirail veniva ripreso a circa 200 metri dalla conclusione, praticamente a volata già lanciata. Ad imporsi era Magnus Cort Nielsen (Team Uno-X Mobility) davanti a Primoz Roglic (Team BORA Hansgrohe) e Matteo Jorgenson (Team Visma Lease a Bike), mentre chiudevano la top five Giulio Ciccone (Team Lidl Trek) in quarta posizione ed Oier Lazkano (Team Movistar) in quinta posizione. Cort Nielsen, oltre ad ottenere la prima vittoria stagionale, sale in vetta alla classifica generale ed è la nuova maglia gialla davanti a Roglic e Jorgenson. La terza tappa di domani da Celles-sur-Durolle a Les Estables di 181,2 km ricalca per sommi capi quella di oggi, presentando un percorso abbastanza simile anche se lungo una quarantina di km in più. Saranno cinque i gpm da affrontare e l’arrivo sull’ultimo di questi, la salita verso Les Estables che misura quasi 4 km ed ha una pendenza media superiore al 5%, contribuirà a dari altri segnali in ottica classifica generale.

Antonio Scarfone

Magnus Cort Nielsen vince sul Col de la Loge (foto: B.Papon/LEquipe)

Magnus Cort Nielsen vince sul Col de la Loge (foto: B.Papon/L'Equipe)

JONAS ABRAHAMSEN CONQUISTA A SORPRESA LA BRUXELLES CYCLING CLASSIC

giugno 3, 2024 by Redazione  
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Finale a sorpresa alla Bruxelles Cycling Classic. Il norvegese Jonas Abrahamsen sorprende il plotone e conquista la corsa belga in solitaria. Podio per Biniam Girmay e Kaden Groves. Quinto Matteo Moschetti, settimo Filippo Fiorelli.

Finale a sorpresa alla Bruxelles Cycling Classic. Grazie ad un’azione ai meno quattro iJonas Abrahamsen (Uno X Mobility) ha conquistato la corsa belga in solitario anticipando il gruppo di quattro secondi.
La prima vittoria stagionale del corridore norvegese è nata grazie ad un’attacco portato da Martin Svrcek (Soudal Quick Step), prontamente seguito da Abrahamsen. L’azione a due è proseguita fino ai meno 4, quando con un attacco deciso il norvegese ha allungato ed è andato a conquistare la corsa belga, fino al 2012 nota con il nome di “Parigi-Bruxelles”-
La volata dei battuti è andata a Biniam Girmay (Intermarché-Wanty) davanti a Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck).
L’azione decisiva che ha segnato la corsa era stata preceduta da una condotta di gara molto intensa, che aveva ridotto il gruppo dei migliori a una quarantina di unità. Buone le prove di Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling) e Filippo Fiorelli (VF Group Bardiani CSF Faizanè), rispettivamente quinto e settimo.

Mario Prato

Abrahamsen vince ledizione 2024 dellex Parigi-Bruxelles (Getty Images)

Abrahamsen vince l'edizione 2024 dell'ex Parigi-Bruxelles (Getty Images)

POURÇAIN MISERIA, CHE PEDERSEN!

giugno 2, 2024 by Redazione  
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Nella prima tappa del Giro del Delfinato con partenza ed arrivo a Saint-Pourçain-sur-Sioule, Mads Pedersen (Team Lidl Trek) vince in volata davanti a Sam Bennett (Team Decathlon AG2R La Mondiale) ed Hugo Page (Team Intermarchè Wanty). Vittoria da favorito per l’ex campione del mondo che è la prima maglia gialla della breve corsa transalpina

Il Giro del Delfinato conferma la sua tradizione di mini Tour ed anche quest’anno, forse soprattutto quest’anno, offre un percorso davvero interessante spalmato su otto tappe in cui i presunti protagonisti del prossimo Tour – ad esclusione di Tadej Pogacar e di Jonas Vingegaard – affineranno la loro condizione. Delle otto tappe, due sono favorevoli ai velocisti, mentre gli uomini di classifica saranno i protagonisti delle restanti sei, tra le quali spicca una cronometro individuale di oltre 34 km e tre tappe finali davvero esigenti con tre difficili arrivi in salita consecutivi. Si parte oggi con la Saint-Pourçain-sur-Sioule – Saint-Pourçain-sur-Sioule di 174.8 km. Dopo una prima parte vallonata con tre gpm, dove la fuga di giornata potrà evadere dal gruppo, il finale quasi completamente piatto dovrebbe consentire alle squadre dei velocisti di annullare la fuga e di permettere ai propri capitani di giocarsi la vittoria di tappa. Nei primi cinque km dopo la partenza si formava la fuga di giornata grazie all’azione di Mark Donovan (Team Q36.5 Pro Cycling) e di Mathis Le Berre (Team Arkea B&B Hotels). Donavan scollinava in prima posizione sulla Côte de Jenzat, primo gpm della tappa posto al km 17.5. Donovan si ripeteva poco dopo scollinando per primo anche sul successivo gpm della Côte de Gannat posto al km 26.9. Il ciclista britannico metteva la firma sulla personale tripletta giornaliera scollinando in prima posizione ance sul terzo ed ultimo gpm della tappa, la Côte de Chouvigny posta al km 44.4. Le squadre impegnate maggiormente nell’inseguimento dei due battistrada erano il Team Lidl Trek ed il Team Decathlon AG2R La Mondiale. Le Berre transita in prima posizione sul traguardo volante di Chantelle posto al km 77.3. Dopo un vantaggio massimo che aveva sfiorato i 5 minuti, la coppia di testa veniva progressivamente avvicinata dal gruppo. A 50 km dalla conclusione Donovan e Le Berre avevano 2 minuti e 40 secondi di vantaggio. A 30 km dalla conclusione il gruppo inseguitore aveva rosicchiato un altro minuto e 20 secondi ai due uomini di testa. La fuga veniva ripresa definitivamente a 16 km dalla conclusione. Il gruppo, una volta raggiunti Donovan e Le Berre, rallentava l’andatura mentre si segnalava un problema meccanico a Luca Vergallito (Team Alpecin Deceuninck) il quale era costretto a cambiare la bici. Ua 12 km dalla conclusione uno scatto improvviso di Nils Politt (UAE Team Emitares) smuoveva le acque in testa al gruppo. Marco Haller (Team BORA Hansgrohe) si piazzava alla sua ruota ma a 10 km dalla conclusione il gruppo ritornava pressochè compatto. Team INEOS Grenadiers e UAE Team Emirates erano costantemente nelle prime posizioni del gruppo che sfiorava i 100 km/h nella breve ma ripida discesa verso il traguardo. La Lidl Trek prendeva in mano le redini della situazione e con Alex Kirsch e Ryan Gibbons spianava la strada a Mads Pedersen per la volata finale. Il danese era artefice di una volata di grande potenza ed andava a vincere con una certa autorevolezza davanti a Sam Bennett (Team Decathlon AG2R La Mondiale) ed Hugo Page (Team Intermarchè Wanty). Chiudevano la top five Clément Venturini (Team Arkea B&B Hotels) in quarta posizione ed Owain Doull (Team EF Education EasyPost) in quinta posizione mentre nella top five si segnalava il buon sesto posto di Michele Gazzoli (Team Astana Qazaqstan). Pedersen, prima maglia gialla del Delfinato davanti a Bennett e Page, torna ad alzare le braccia al cielo dopo oltre due mesi visto che la sua ultima vittoria, in un 2024 finora comunque ottimo, risaliva al 24 marzo scorso quando si impose nella Gand – Wevelgem. Domani è in programma la seconda tappa da Gannat al Col de la Loge. Sarà il primo esame per gli uomini di classifica che dovranno affrontare quattro gpm. L’ultima salita verso il Col de la Loge non è classificata come gpm ma si sale comunque per circa 7 km al 3-4%. Se di una cosa possiamo essere certi è che cambierà la maglia gialla.

Antonio Scarfone

Mads Pedersen vince a Saint-Pourçain-sur-Sioule (foto: Getty Images)

Mads Pedersen vince a Saint-Pourçain-sur-Sioule (foto: Getty Images)

GIRO DI NORVEGIA 2024, VITTORIA FINALE DI LAURENCE

maggio 29, 2024 by Redazione  
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La conclusione del Tour of Norway 2024 ha visto Alexander Kristoff conquistare l’ultima tappa e il francese Axel Laurance,vincitore della seconda tappa, conquistare la corsa a tappe

In questo maggio ricco di appuntamenti ciclistici la settimana scorsa si è disputato anche il Tour of Norway. La corsa a tappe scandinava si è sviluppata su 4 tappe dal 23 al 26 maggio ed era resa interessante dal rientro in gruppo del belga Wout Van Aert (Visma), rimasto lontano dalle corse per quasi due mesi in seguito al tremendo infortunio occorsogli il 27 marzo alla Dwars door Vlaanderen e nella quale aveva riportato fratture a clavicola, costole e sterno. La vittoria finale, dopo aver dimostrato il belga di esseresulla via del ritorno alla normalità (nell’ultima tappa si è piazzato terzo in volata), è andata al francese Axel Laurance (Alpecin – Deceuninck) con il quale sono saliti sul podio Bart Lemmen (Team Visma | Lease a Bike) e Ådne Holter (Uno-X Mobility), mentre primo degli italiani si è classificato Luca Vergallito (Alpecin – Deceuninck), undicesimo.
La manifestazione norvegese aveva con un tappa di 142 Km disegnata nei dintorni del centro di Voss. Il tracciato vallonato e l’arrivo in salita presso il Voss Resort (4 Km al 5.8%) ha premiato Thibau Nys (Lidl – Trek), fresco vincitore del Giro d’Ungheria, che è transitato per primo sul traguardo con un vantaggio di 4″ su Holter e Laurance, due corridori che si sapranno far valere in chiave classifica generale.
L’indomani è stata la volta della tappa più impegnativa, tracciata per 205 Km tra Odda e Gullingen. L’arrivo in salita, più impegnativo rispetto a quello del giorno precedente (5.5 Km all’8.9%) ha premiato il già citato Laurance, che ha regolato in una volata a tre Ethan Hayter (INEOS Grenadiers) e Lemmen. Come il giorno prima, quando si era piazzato undicesimo, il mighliore degli italiani è stato il milanese Vergallito, stavolta decimo, mentre grazie al successo di tappa Laurance è salito al vertice della classifica.
Sabato si è disputata la terza tappa, la Sola – Egersund di 173.1km, frazione dedicata alle ruote veloci che ha visto il successo di Jordi Meeus (BORA – hansgrohe) su Pavel Bittner (Team dsm-firmenich PostNL) e l’esperto Alexander Kristoff (Uno-X Mobility). Quinto si è piazzato Elia Viviani (INEOS Grenadiers), preceduto da Van Aert, al suo primo sprint dopo l’infortunio.
La quarta ed ultima tappa si è disputata domenica in circuito per 124 Km attorno a Stavanger. La presenza di uno strappo di 600 metri al 7,5%, da ripetere sei volte, non ha rovinato la festa agli sprinter, che sono riusciti a giocarsi anche questa tappa, andata vecchia volpe delle volate del calibro di Alexander Kristoff (Uno-X Mobility). La seconda piazza è andata a Meeus davanti al connazionale Van Aert (Team Visma | Lease a Bike), mentre stavolta il primo degli italiani è stato il bergamasco Lorenzo Rota (Intermarché – Wanty), quattordicesimo.
In classifica Laurence ha anticipato di 12″ Lemmen e di 13″ Hotel, con Vergallito che si è confermato migliore dei nostri terminando 12° con quasi un minuto di distacco. Le altre classifiche hanno visto imporsi il norvegese Eirik Vang Aas del team nazionale (GPM), il ceco Mathias Vacek della Lidl – Trek (giovani) e il team di casa Uno-X Mobility (squadre), mentre non era eccezionalmente prevista la classifica a punti e la rispettiva leadership

Mario Prato

La vittoria di Laurence nella tappa decisiva del Giro di Norvegia (Eurosport)

La vittoria di Laurence nella tappa decisiva del Giro di Norvegia (Eurosport)

VITTORIA ITALIANA IN FRANCIA, BETTIOL CONQUISTA I “GIRI DELLA MAYENNE”

maggio 27, 2024 by Redazione  
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Successo italiano alla Boucles de la Mayenne – Crédit Mutuel. Il toscano della EF grazie alla vittoria in solitaria riportata nella seconda tappa ha messo il sigillo sul successo finale. Podio finale per i francesi Cosnefroy e Zingle

Successo “Made in Italy” alla Boucles de la Mayenne – Crédit Mutuel, breve corsa a tappe francese disputata in contemporanea all’ultima settima del Giro d’Italia e vinta dl toscano Alberto Bettiol. Al portacolori della EF Education – EasyPost, dopo un buon piazzamento nel prologo e l’insediamento in cima alla classifica dopo il successo in solitaria nella seconda tappa, è bastato controllare la situazione nella terza e ultima frazione per portarsi a casa il la vittoria finale.
La Boucles de la Mayenne ha preso il via lo scorso 23 maggio con il prologo di 5.4 Km disputato sulle strade di Laval, il capoluogo del dipartimento della Mayenne. Contro il tempo il più veloce è stato Benoît Cosnefroy (Decathlon AG2R La Mondiale Team) che ha preceduto nell’ordine Ivo Oliveira (UAE Team Emirates) di un secondo e Samuel Watson (Groupama – FDJ) di tre secondi. Quarto a 5 secondi si è piazzato Bettiol, che ha così iniziato a gettare le basi per il successo finale.
Il giorno successivo si è disputata la Renault – Saint-Berthevin – Ernée, tappa di 167.5 Km prevalentemente pianeggiate. La scontata conclusione in volata ha visto il successo di Emilien Jeannière (TotalEnergies) su Paul Penhoët (Groupama – FDJ) e Axel Zingle (Cofidis), mentre primo italiano si è piazzato Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team), sesto.
il 25 maggio è stato il giorno di Alberto Bettiol. Mentre in Italia assistevamo allo show di Pogacar sul Monte Grappa il toscano si è imposto nella Le Ham – Villaines-la-Juhel di 208.6 Km, tappa regina della corsa francese, strutturata attorno ad un circuito che prevedeva di ripetere per 5 volte la salita della Côte des Égoutelles. Dopo il traguardo vittorioso di Bettiol si è dovuto attendere 17 secondi per assistere all’arrivo di Marc Hirschi (UAE Team Emirates), che ha regolato un gruppetto di tre corridori, tra i quali c’era Cosnefroy, che così ha perso la maglia di leader della corsa. Autori di una buona gara sono stati anche gli italiani Vincenzo Albanese (Arkéa – B&B Hotels), settimo, e Filippo Baroncini (UAE Team Emirates), ottavo.
Domenica la corsa si è conclusa con il ritorno a Laval, sede d’arrivo anche dell’ultima frazione, partita da Quelaines-Saint-Gault e lunga 169 Km. Anche qui erano favoriti i velocisti, ma uno dei tre fuggitivi di giornata,
Valentin Retailleau (Decathlon AG2R La Mondiale Team), è riuscito a conservare un secondo di vantaggio sulla linea del traguardo, dove la volata del gruppo inseguiitore è stata conquistata da Gorka Sorarrain (Caja Rural – Seguros RGA) sull’italiano Matteo Moschetti. Terminata la tappa in gruppo, Bettiol si è così portato a casa la sua prima corsa a tappe in carriera precedendo di 23″ l’ex leader della classifica Cosnefroy e di 28″ l’altro francese Zingle.
Le classifiche accessorie sono state rispettivamente conquistate dal vincitore della prima tappa Emilien Jeannière (a punti), da Alex Martin (GPM), da Samuel Watson (giovani) e dalla formazione francese Decathlon AG2R La Mondiale Team, che si è portata a casa quella riservate alla squadre, un successo quest’ultimo che la medesima formazione ha conseguito anche al Giro d’Italia.

Mario Prato

A ROMA MERLIER FULMINA MILAN. POGACAR VINCE IL GIRO 2024

Nella volata finale di Roma Tim Merlier (Team Soudal Quick Step) vince davanti a Jonathan Milan (Team Lidl Trek) e Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck). Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) vince il Giro 2024

La ventunesima ed ultima tappa del Giro 2024 vede Roma come scenario ideale per il vincitore della maglia rosa Tadej Pogacar che in questi ventitre giorni di corsa, compresi i due giorni di riposo, ha onorato il ciclismo. Un campione a tutto tondo che ha meritatatamente vinto, anzi dominato, dalla seconda all’ultima tappa, nonostante la brevissima parentesi di Jhonatan Narvaez (Team INEOS Grenadiers) che gli ha impedito di indossare la maglia rosa in tutte le tappe. L’ultima tappa misura 125 km e i ciclisti dopo una veloce sortita verso il litorale laziale dove toccheranno Ostia Lido, ritorneranno nella Capitale dove è presente il circuito conclusivo da percorrere otto volte. La tappa vera e propria iniziava proprio sul primo passaggio del circuito, quando prendeva il via l’ultima fuga del Giro 204 formata da Ewen Costiou (Team Arkea B&B Hotels), Martin Marcellusi (Team VF Group Bardiani CSF Faizanè), Mikkel Honorè (Team EF Education EasyPost) ed Alex Baudin (Team Decathlon AG2R La Mondiale). Il vantaggio massimo della fuga arrivava a 30 secondi con le squadre dei velocisti che controllavano la situazione, in particolare Team Lidl Trek, Team Soudal Quick Step, Team Tudor Pro Cycling e Team Alpecin Deceuninck. La fuga veniva ripresa a circa 15 km dalla conclusione dopodichè Jonathan Milan (Team Lidl Trek) era vittima di un problema meccanico a circa 7 km dalla conclusione. La rincorsa della maglia ciclamino, favorita dai suoi compagni di squadra, si concludeva a circa 2 km dalla linea del traguardo. Nella convulsa volata Tim Merlier (Team Soudal Quick Step) vinceva davanti a Milan e Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck) mentre chiudevano la top five Fernando Gaviria (Team Movistar) in quarta posizione e Tim van Dijke (Team Jumbo Lease a Bike). Merlier otteneva così la terza vittoria al Giro 2024 pareggiando quelle di Milan che vince la maglia ciclamino. Pogacar vince con merito il Giro 2024 ed è primo anche nella classifica gpm. Antonio Tiberi (Team Bahrain Victorious) vince la classifica dei giovani mentre il Team Decathlon AG2R La Mondiale vince infine la classifica a squadre. Pogacar dopo qualche giorno di riposo andrà ad allenarsi in altura a Isola 2000 e sarà pronto per il Tour dove partirà di nuovo come uomo da battere.

Antonio Scarfone

Pogacar solleva il Trofeo Senza Fine sul podio finale del Giro dItalia (Getty Images)

Pogacar solleva il Trofeo Senza Fine sul podio finale del Giro d'Italia (Getty Images)

PASSERELLA FINALE SULLE STRADE DELLA GRANDE BELLEZZA

Ultima tappa della Corsa Rosa sulle strade della capitale. Roma accoglierà il Giro all’EUR, poi si pedalerà in direzione del mare prima di riprendere la strada che conduce dritta nel cuore della città eterna. Cinque saranno i giri, da 9.5 Km ciascuno, che si dovranno compiere attorno al Palatino e alle Terme di Caracalla prima di raggiungere il traguardo conclusivo, quest’anno fissato in Via di San Gregorio.

Per la sesta volta il Giro ha scelto Roma per l’atto finale della corsa, una serie di arrivi conclusivi nella capitale che si apre nel lontano 1911, quando l’ultima tappa fu conquistata dal bolognese Ezio Corlaita, mentre a vincere il Giro fu il milanese Carlo Galetti, al suo secondo trionfo consecutivo (diventeranno tre l’anno successivo). Bisognerà poi attendere quasi 40 anni per tornare a vedere calare il sipario sul Giro a Roma e accadde in occasione dell’anno santo celebrato nel 1950, quando l’epilogo romano portò la firma del friulano Oreste Conte, con l’elvetico Hugo Koblet che veniva celebrato primo vincitore straniero del Giro. Servirà un anniversario di prestigio per riportare il Giro all’ultimo giorno nella capitale e così per celebrare il centenario della prima edizione (1909 – 2009) l’organizzazione opterà per una conclusione a cronometro sulle strade della “città eterna”, poco più di 14 Km che videro sfrecciare più veloce di tutti il lituano Ignatas Konovalovas mentre un altro corridore che arrivava dall’Europa orientale, il russo Denis Menchov, concludeva il Giro con la maglia rosa sulle spalle nonostante una scivolata sui sampietrini a pochi passa dal traguardo. Gli stessi sampietrini saranno la “croce” della tappa conclusiva dell’edizione 2018, quando i corridori protestarono per lo stato delle strade e convinsero il collegio di giuria a neutralizzare la tappa ai fini della classifica, che venne comunque disputata fino alla volata finale, conquistata dall’irlandese Sam Bennett senza troppi patemi per la maglia rosa di turno, il britannico Chris Froome. Memori di questo precedente, lo scorso anno gli organizzatori hanno predisposto un circuito più sicuro, meno porfido e più asfalto, e, infatti, la tappa è terminata senza problemi con il successo del britannico Mark Cavendish prima della consacrazione del vincitore assoluto Primoz Roglic, impostosi con appena 14” di vantaggio sul gallese Geraint Thomas.
Anche quest’anno si arriverà a Roma – e sarà così anche nel 2025 (e forse nel 2026) – dove sarà riproposto un tracciato quasi fotocopia di quello sul quale si è pedalato dodici mesi fa, pur con quale modifica, la più rilevante delle quali sarà rappresentata dall’accorciamento del circuito finale, che presenterà anche un traguardo differente. Il via sarà dato dal quartiere dell’EUR, con l’ultimo raduno di partenza fissato presso il Palazzo della Civiltà Italiana (il cosiddetto “Colosseo Quadrato”), poi si andrà subito ad affrontare l’unica vera salita inserita nel tracciato, uno strappo di 900 metri al 5.8% che si concluderà presso i cancelli della Tenuta di Castelporziano, dal 1872 di proprietà dello Stato Italiano: inizialmente acquistata per farne una riserva di caccia a uso di re Vittorio Emanuele II (e fino al 1977 utilizzata a tale scopo anche dai Presidenti della Repubblica), dal 1999 è una riserva naturale statale, nonché una delle tre residenze ufficiali del capo dello stato dopo il Quirinale e la napoletana Villa Rosebery. Una decina di chilometri più avanti i “girini” raggiungeranno il mare e qui ci sarà la prima modifica rispetto al tracciato dello scorso anno perché, anziché effettuare subito il “giro di boa” per ritornare verso l’EUR, si dovrà compiare una vera e propria passeggiata sul lungomare verso il Lido di Ostia, la più nota località balneare del Lazio, nata in epoca fascista a pochi chilometri di distanza dall’area archeologica dell’antica Ostia, fondata nel VII secolo a.C. da Anco Marzio, il quarto dei sette leggendari Re di Roma. Terminata questa escursione, si tornerà a imboccare la strada percorso in precedenza, che riporterà il gruppo sulle filanti strade dell’EUR. Sfilato accanto al circolare Palazzo dello Sport, progettato per le Olimpiadi del 1960, il gruppo attraverserà il Parco Centrale del Lago, sorto attorno al laghetto pensato – come il resto del quartiere – per l’Esposizione Universale che si doveva svolgere nel 1942 e che sarà definitivamente annullata a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Prima di lasciare l’EUR si giungerà quindi nel cuore del quartiere, dove svetta dall’alto dei suoi 45 metri quello che fino al 2004 era l’obelisco più recente di Roma, eretto nel 1959 in ricordo di Guglielmo Marconi e il cui primato è stato battuto nove anni fa da quello realizzato da Arnaldo Pomodoro e collocato presso il Palazzo dello Sport.
Pedalando in direzione del centro della capitale il gruppo andrà a lambire i confini della Garbatella, uno dei quartieri popolari più noti di Roma, realizzato a partire dal 18 febbraio del 1920, giorno della posa della prima pietra presso l’odierna Piazza Benedetto Brin, cerimonia presieduta personalmente dall’allora re Vittorio Emanuele III. Varcata la cinta delle Mura Aureliane attraverso Porta Ardeatina, la corsa farà quindi l’ingresso sul circuito quando mancheranno 1600 metri al traguardo che, seconda modifica apportata al tracciato, non sarà posto in Via dei Fori Imperiali ma in Via di San Gregorio, la strada lastricata in sampietrini che collega il Circo Massimo al Colosseo, incorniciata sullo sfondo dalla mole bianca dell’Arco di Tito: non si tratta di una scenografia inedita per il ciclismo per questo è stato per anni il rettilineo d’arrivo del Giro del Lazio, corsa uscita dal calendario nel 2017 dopo 76 edizioni disputate. Inizierà ora la prima delle otto tornate da 9.5 Km ciascuna, quasi 4 Km in meno rispetto al circuito dello scorso anno per la scelta di tagliare il tratto che si era svolto sulle strade del quartiere Prati e nel quale si sfioravano monumenti come Castel Sant’Angelo e la Basilica di San Pietro. Subito dopo il passaggio dalla linea d’arrivo si girerà attorno al Colosseo per poi imboccare il rettifilo di Via di Fori Imperiali, una delle strade più scenografiche della capitale, realizzata all’epoca del regime fascista per collegare in linea retta l’Anfiteatro Flavio a Piazza Venezia, opera che fu compiuta demolendo il “quartiere Alessandrino”, realizzato alla fine del XVI secolo. Voltando le spalle all’Altare della Patria – cuore del complesso del Vittoriano, realizzato dall’architetto marchigiano Giuseppe Sacconi ispirandosi alle scenografie delle Dolomiti – s’imboccherà la strada intitolata a Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia, sulla quale si affacciano le imponenti facciate delle chiese del Gesù, di Sant’Andrea della Valle e di Santa Maria in Vallicella, presso la quale si trova quella che da molti è stata definita come la più bella e monumentale sacrestia della capitale. Al termine di questa strada una netta svolta a sinistra rappresenterà l’inizio del tratto – lungo circa 2 Km – che si snoderà lungo le sponde del Tevere, costeggiato a breve distanza dalle sponde dell’Isola Tiberina, sulla quale in antichità sorgeva un tempio dedicato a Esculapio, il dio della medicina, situato nel punto dove in seguito sarà costruita la basilica di San Bartolomeo all’Isola (ma la tradizione medica non è mai venuta meno, perché qui si trova uno dei 31 ospedali di Roma, per secoli e fino al 2022 gestito dall’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, più conosciuto come Ordine dei Fatebenefratelli). Ci si discosterà dal Tevere all’altezza del Tempio di Ercole Vincitore – nome esatto dell’edificio che per secoli è stato erroneamente attribuito alla dea Vesta – per attraversare la piazza sulla quale si affaccia una delle chiese più visitate della capitale per la presenza della celebre Bocca della Verità sotto il porticato di Santa Maria in Cosmedin. Subito dopo si percorrerà la strada che corre tra le prime pendici dell’Aventino e la cavea del Circo Massimo, luogo dove avvenne il mitico episodio del “ratto delle Sabine”, con il quale il fondatore della città Romolo intese fondere il popolo romano con quello sabino. Ci si porterà ora su strade ben note a molti corridori, quelle del cosiddetto “circuito delle Terme di Caracalla”, che dal 1946 ospita il 25 aprile di ogni anni il Gran Premio della Liberazione, una delle principali corse del calendario riservato ai dilettanti, gara che nell’albo d’oro vanta nomi come quelli dell’ex campione europeo Matteo Trentin e del vincitore del Giro del 1990 Gianni Bugno, mentre ad aprire le danze nella prima edizione fu proprio un corridore originario di Roma, Gustavo Guglielmetti. Girando attorno alle celebri terme – che perse da secoli la loro funzione oggi ospitano le rappresentazioni della stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma, mentre nel 1960 furono “prestate” allo sport per accogliere le gare di ginnastica dell’olimpiade – si ritornerà a pedalare in direzione del Circo Massimo per poi imboccare il breve rettilineo d’arrivo di Via di San Gregorio, tracciato tra i colli Palatino e Celio, sul quale troneggia la barocca chiesa di San Gregorio al Celio, realizzata accanto a un complesso di tre piccoli oratori, due dei quali risalenti al XII secolo. Qui, nel cuore della “grande bellezza”, si concluderà la 107a edizione della Corsa Rosa, poi tutti a pensare al Tour, che quest’anno scatterà tra un mese esatto, anticipato di una settimana per lasciar posto alle Olimpiadi di Parigi. E il primo a pensarci sarà proprio Tadej Pogacar, che punta a una straordinaria doppietta, un’impresa che non si vede da 26 anni, da quando Marco Pantani riuscì a vincere nella medesima stagione prima la Corsa Rosa e poi la Grande Boucle.

Mauro Facoltosi

Via di San Gregorio a Roma l’altimetria della ventunesima tappa (Google Street View)

Via di San Gregorio a Roma l’altimetria della ventunesima tappa (Google Street View)

FOTOGALLERY

EUR, Palazzo della Civiltà Italiana

Tenuta presidenziale di Castel Porziano

Il Palazzo dello Sport all’EUR

Parco Centrale dell’EUR

L’obelisco dedicato a Guglielmo Marconi

Piazza Damiano Sauli, cuore del quartiere della Garbatella

Porta Ardeatina

Vittoriano

Santa Maria in Vallicella

Santa Maria in Cosmedin con la fila di turisti in attesa di vedere la Bocca della Verità

Terme di Caracalla

San Gregorio al Celio

LE IMPRESE SONO DUE: POGACAR E PELLIZZARI SHOW

Come ampiamente previsto ed annunciato, Tadej Pogacar ha vinto la sua sesta tappa in questa edizione del Giro d’Italia con oltre 2 minuti sui primi avversari e in classifica generale ha un vantaggio di 10 minuti sul secondo. Ma anche Giulio Pellizzari ha compiuto una grande impresa, partendo sulla prima scalata al Grappa, andando a riprendere uno ad uno tutti i fuggitivi e riuscendo ad arrivare al traguardo con il gruppetto degli uomini di classifica.

Era l’ultima tappa che poteva dire qualcosa, l’ultima prova in montagna. Una frazione disegnata benissimo, con la salita più dura del giro dopo l’eliminazione prima della Forcola di Livigno e dello Stelvio. Una salita di 18 Km con una pendenza media dell’8% da scalare due volte è davvero tosta. Ha i numeri del Col de la Madeleine, considerata una della più dure salite di Francia.
La doppia scalata ha portato i corridori ad affrontare un grande sforzo e, dal secondo passaggio al GPM di Monte Grappa, mancavano ancora 30 Km all’arrivo, con una lunghissima discesa tecnica ed un durissimo strappo in contropendenza a spezzarla.
Una tappa del genere non permetteva di limitarsi a fare la sparata all’ultimo chilometro per tentare di guadagnare qualche secondo sugli avversari.
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), che non è nuovo ad attacchi da lontano, è partito a 5 km dal secondo passaggio sul Grappa e quindi a oltre 35 Km dalla conclusione, staccando agevolmente tutti. Ma sulla sua strada verso Bassano del Grappa ha trovato un immenso Giulio Pellizzari (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), che invece si era mosso sulla prima scalata al monte veneto, quando ancora mancavano 80 Km dall’arrivo, andando a riprendere uno ad uno tutti i fuggitivi e passando primo sul GPM. Dopo questo grande sforzo il marchigiano non ha mollato il colpo, si è gettato in discesa, ha usufruito del lavoro di un compagno di squadra per pochi chilometri e poi ha affrontato la seconda scalata al Grappa riuscendo, nonostante il grande sforzo fatto, a mantenere un buon ritmo, tanto da essere superato solo da un Pogacar lanciatissimo, e a transitare dietro lo sloveno anche al secondo passaggio sul Grappa. Successivamente sul traguardo di Bassano Pellizzari è arrivato insieme a tutti gli altri uomini di classifica. La prestazione del marchigiano è stata superlativa, se si pensa ai chilometri affrontati da solo in testa alla corsa e allo sforzo in più rispetto a quello fatto dai migliori della classifica generale. In altre parole, gli uomini che domani saliranno sul podio Roma accanto alla maglia rosa non sono riusciti a staccare un corridore che era partito da solo ed era allo scoperto da 50 Km, di cui quasi la metà su una salita durissima. Viene da pensare che, se Pellizzari non avesse passato giorni difficilissimi nella prima parte del Giro fino ad arrivare ad un passo dal ritiro, sarebbe stato certamente della partita per una top five.
La speranza è che non si tratti di una meteora perché, se riuscirà a confermarsi su questi livelli, potrebbe essere davvero un uomo da corse a tappe per il futuro.
Per quel che riguarda gli altri uomini, non c’è molto da dire sulla maglia rosa, che non ha fatto altro se non confermare quanto sia era visto sinora, ossia di essere su un altro livello rispetto agli avversari. Oggi è partito da lontano, ha dato 2 minuti a tutti e ha lasciato il secondo della classifica a 10 minuti, con distacchi che non si vedevano da decenni. Domani concluderà il suo primo Giro d’Italia in maglia rosa e si lancerà alla ricerca della doppietta che da oltre un quarto di secolo nessuno ha più realizzato.
Daniel Felipe Martínez (BORA – Hansgrohe) ha messo in saccoccia il secondo posto alla meno peggio. Non è che abbia fatto nulla di particolare oggi: seguendo il ritmo impostato da Rafał Majka (UAE Team Emirates) per lanciare Pogacar, il colombiano si è ritrovato ad avere qualche secondo di vantaggio su Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) e si è messo alla ruota di Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious) senza tirare un metro per poi provare uno scatto, tanto secco quanto velleitario, sullo strappo che divideva in due tronconi la discesa dal Monte Grappa. C’è da dire che la seconda posizione era abbastanza in cassaforte, dato che, per via dei distacchi, solo Thomas – che era già parso in difficoltà – poteva insidiarlo.
Il gallese, si sa, è un regolarista molto esperto e ha quindi badato ad evitare il fuori giri, non ha perso la calma, ha sfruttato il lavoro impostato da Valentin Paret-Peintre (Decathlon AG2R La Mondiale Team) in favore di Ben O’Connor ed è riuscito a mantenere il distacco entro pochi secondi fino allo scollinamento per poi rientrare in discesa. Tiberi doveva provare l’assalto alla quarta posizione, ma in realtà non ha davvero provato ad affondare il colpo, anche perché probabilmente le energie cominciano a scarseggiare. Il laziale, quando ha notato che O’Connor era in difficoltà, si è messo in testa al gruppetto con Martinez cercando di mantenere alto il ritmo, ma non è riuscito a essere abbastanza incisivo. Il suo non è stato un attacco vero e proprio, bensì un tentativo di tenere un ritmo elevato, nella speranza che l’australiano continuasse a perdere terreno, cosa che non è avvenuta. O’Connor, quarto della classifica, da tempo non sembra più brillante come nelle prime tappe e, dopo aver commesso l’errore di provare stare con Pogacar, ha badato a gestirsi e, nell’ultima settimana, è andato in difficoltà; tuttavia non ci sono stati attacchi nel senso vero della parola e, sotto questo punto di vista, forse qualche rimpianto ci può stare.
Oggi la salita era dura e sembravano tutti al limite; in più non c’erano uomini come Nibali capaci di guadagnare quasi un minuto nella difficile discesa finale-
Tiberi ha comunque incrementato il suo vantaggio su Thymen Arensman (INEOS Grenadiers), principale avversario per la maglia bianca, che però ha dovuto lavorare per Thomas. Ovviamente, anche Tiberi ha da recriminare per la sfortuna di aver forato due volte nella tappa con arrivo ad Oropa, nella quale ha accusato un ritardo importante senza il quale sarebbe stato vicinissimo al podio.
Da segnalare la defaillance di Filippo Zana (Team Jayco AlUla) che, in già crisi sulla prima ascesa al Monte Grappa, è uscito dalla top ten.
La tappa, nonostante la pioggia, ha visto immediatamente dopo il via ufficiale i primi attacchi. In testa, si forma una coppia con Davide Ballerini (Astana Qazaqstan) e Lorenzo Germani (Groupama-FDJ). Dopo qualche chilometro di bagarre, si forma alle spalle di battistrada un gruppetto di contrattaccanti con Nicola Conci (Alpecin-Deceuninck), Jimmy Janssens (Alpecin-Deceuninck), Henok Mulubrhan (Astana Qazaqstan Team), Rubén Fernández (Cofidis), Andrea Vendrame (Decathlon Ag2r La Mondiale Team), Edward Theuns (Lidl-Trek), Pelayo Sánchez (Movistar Team), Andrea Pietrobon (Team Polti Kometa) e Alessandro Tonelli (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). I nove riescono a portarsi sulla testa della corsa dopo il muro di Cà del Poggio.
La UAE rimane stabile in testa al gruppo e non concede un grande vantaggio a questa fuga, anche perché tutti sanno che la tappa è nel mirino della maglia rosa.
Sulla prima ascesa verso il Grappa ci sono vari tentativi di attacco tra i battistrada e, dopo una fase concitata di scatti, si portano in testa Janssens e Sánchez, che vengono raggiunti da un ottimo Tonelli, il quale mantiene un ottimo ritmo e rientra in progressione.
A 3 Km dal GPM dal gruppo parte Pellizzari con un’ottima pedalata. Il marchigiano non si limita a fare il ritmo ma propone continui rilanci fuori sella e riprende tutti i componenti della fuga, rientrando sul terzetto di testa a 200 metri dallo scollinamento, riuscendo a passare in prima posizione. Non sarà sufficiente per sfilare la maglia azzurra a Pogacar, ma potrà vestirla domani come secondo di questa speciale classifica, una bella soddisfazione dopo un avvio difficilissimo.
Mentre tutti gli altri componenti della fuga iniziale vengono ripresi, in discesa si lanciano Pellizzari, Tonelli e Sanchez, mentre Janssens perde contatto. Tonelli perde le ruote dei primi due sul tratto in contropendenza, sul quale anche Sanchez fatica non poco a tenere la ruota di Pellizzari. Tonelli riesce comunque a rientrare in discesa e a lavorare per il capitano nel breve tratto pianeggiante che prevede la seconda scalata verso il Monte Grappa.
Pellizzari stacca Sanchez già sulle prime rampe e conduce con 2 minuti e mezzo sul gruppo maglia rosa.
Il ritmo degli UAE erode ma non polverizza il vantaggio di Pellizzari che, anche se appesantito, tiene duro. Sotto il ritmo degli UAE il gruppo maglia rosa si riduce al punto che, ai 10 dal GPM, è costituito da 16 elementi: Pogačar, Thomas, Arensman, Martínez, O’Connor, Paret-Peintre, Majka, Tiberi, Einer Rubio (Movistar), Jan Hirt (Soudal Quick-Step), Mauri Vansevenant (Soudal Quick-Step), Romain Bardet (Dsm-Firmenich PostNL), Michael Storer (Tudor), Felix Großschartner (UAE), Domen Novak (UAE) e Damiano Caruso (Bahrain Victorious).
Quando Majka passa a fare il ritmo il drappello si sfalda con il terzo e il quarto della generale che vengono staccati di qualche secondo.
Davanti rimangono solo Majka, Pogacar, Martinez, Rubio e Storer con un minuto di ritardo da Pellizzari. Ai 5 dal GPM Pogacar piazza uno scatto micidiale al quale nessuno prova a replicare, ma Tiberi si mette immediatamente in testa a un terzetto con Martinez e Rubio per cercare di guadagnare su O’Connor, che lo precede in classifica.
Pogacar raggiunge Pellizzari che, con grande caparbietà, riesce a stare con la maglia rosa per qualche chilometro, finché non è costretto a lasciare la sua ruota. Il marchigiano non molla e il terzetto con Tiberi, Martinez e Rubio riesce a raggiungerlo solo al GPM, dove Pellizzari transita in seconda posizione.
Mentre nella discesa Pogacar, che ha già 2 minuti di vantaggio, si limita a gestire mantenendo invariato il gap, dietro è battaglia tra il terzetto con Tiberi, Martinez e Rubio ed il drappello con Thomas ed O’Connor, che ha potuto beneficiare del prezioso lavoro in salita di Paret-Peintre.
Sullo strappo in contropendenza Martinez prova uno scatto secco e riesce a staccare tutti, ma si tratta di un fuoco di paglia perché, una volta ripresa la discesa, il gruppetto degli uomini di classifica, nel quale rimane Pellizzari, si ricompatta e giunge al traguardo a 2′07″ dal vincitore della tappa e, a questo punto, anche del Giro d’Italia, Tadej Pogacar.
Sta per concludersi un Giro in cui non c’è stata storia e, anche se è mancata la suspence, abbiamo visto un grande spettacolo offerto da Pogacar, che ci ha per fortuna impedito di vedere scene come quella dell’anno scorso nel tappone delle Tre Cime di Lavaredo, concluso senza attacchi tra gli uomini di classifica.
La battaglia per il podio, in realtà quasi inesistente, ha però fatto capire che senza Pogacar il registro sarebbe stato probabilmente lo stesso. Tra gli uomini di classifica non c’è stato nessuno in grado di sferrare un vero attacco e sulle salite i vari Thomas, Tiberi e Martinez hanno sempre badato più a mantenere il ritmo che a provare a staccare gli avversari, sperando che fossero gli altri ad avere momenti di difficoltà. I 70 chilometri a cronometro, quanto mai opportuni, hanno dato alla classifica una fisionomia alla quale hanno anche contribuito episodi come le forature di Tiberi nella tappa di Oropa.
Sul fronte italiani, va detto che la maglia bianca di questo Giro si è comportata comunque abbastanza bene. In salita non è un attaccante, ma riesce a mantenere comunque il ritmo dei migliori e a cronometro se la cava egregiamente. Se riuscirà a crescere, nei prossimi anni, avremo un uomo in grado di lottare per la classifica, anche se sarà difficile riuscire a competere con uomini come Pogacar e Jonas Vingegaard (Visma).
Il Pellizzari del finale di Giro, invece, sembra un ottimo scalatore che potrebbe anche lui dire la sua in futuro, anche se deve ancora confermare le sue doti.
Domani, la passerella nella capitale precederà l’incoronazione del vincitore dell’edizione numero 107, che da Lunedì dovrà focalizzare l’attenzione sulla conquista del Tour de France.

Benedetto Ciccarone

Pogacar allattacco sulle pendenze del Monte Grappa (foto Tim de Waele / Getty Images)

Pogacar all'attacco sulle pendenze del Monte Grappa (foto Tim de Waele / Getty Images)

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