CAOS ALLA PARTENZA, POI POGACAR FA LO SHOW ANCHE IL VAL GARDENA
maggio 21, 2024 by Redazione
Filed under 21 MAGGIO 2024 - 16a tappa: LIVIGNO - SANTA CRISTINA VALGARDENA (Monte Pana), News
Il maltempo ed i continui tagli al percorso della sedicesima tappa non preoccupano più di tanto Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che sferra un attacco mortifero a meno di 2 km dall’arrivo del Monte Pana e va a vincere ancora una volta in solitaria per la quinta volta in questo Giro 2024
La sedicesima tappa del Giro d’Italia doveva essere una delle più spettacolari dell’edizione 2024 ma il triplice taglio del percorso che vedeva prima il taglio dello Stelvio, poi quello dell’Umbrell Pass ed infine la partenza in piano nientepopodimenoche da Lasa per un maltempo neanche troppo accentuato ha fatto storcere il naso agli appassionati. Il ciclismo forse non è più quello dei tempi eroici e neanche quello del Gavia ‘88 ma la nouvelle vague della cantilena sulla sicurezza dei ciclisti è ormai un mantra che siamo costretti ad ascoltare quasi quotidianamente. Andiamo perciò avanti e limitiamoci perciò alla semplice cronaca della tappa odierna. Come detto si parte da Laas e si arriva al Monte Pana dopo 118.7 km. Il Passo Pinei ma soprattutto gli ultimi 2 km verso il Monte Pana con pendenze spesso e volentieri in doppia cifra sarano decisivi per la vittoria della tappa che poteva arridere agli uomini da fuga e invece con il nuovo percorso appare molto più favorevole ai big di classifica, con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) in pole position per la quinta vittoria al Giro 2024. La fuga di giornata ha visto protagonisti quattro ciclisti, partiti dopo una trentina di km: Julian Alaphilippe (Team Soudal Quick Step), Mirco Maestri (Team Polti Kometa), Andrea Piccolo (Team EF Education EasyPost) e Davide Ballerini (Team Astana Qazaqstan). Il Team Movistar ha controllato la fuga nel lungo falsopiano che precedeva la salita verso Bolzano. All’inizio del Passo Pinei Alaphilippe aveva qualche secondo di vantaggio su Ballerini, Maestri e Piccolo. Con uno sforzo immane Alaphilippe riusciva a vincere il gpm di Passo Pinei posto al km 106.7 ed era il primo ad affrontare in testa la salita finale vesro il Monte Pana. Una volta ripreso dal gruppo grazie al forcing dell’UAE Team Emirates, si segnalava un nuovo attacco di Cristian Scaroni (Team Astana Qazaqstan), Ewen Costiou (Team Arkea B&B Hotels) e Giulio Pellizzari (Team VF Group Bardiani CSF Faizanè) a circa 14 km dalla conclusione. Il terzetto di testa si avvantaggiava di una ventina di secondi sul gruppo maglia rosa tirato sempre dall’UAE Team Emirates. A poco più di 1 km dall’arrivo Tadej Pogacar rompeva gli indugi e si involava da solo riprendendo prima Scaroni e poi Costiou. L’ultimo ad arrendersi alla furia del campione sloveno era Pellizzari che veniva ripreso e superato a circa 300 metri dalla conclusione, in uno dei tratti più duri della salita finale. Pogacar andava a vincere in solitaria con 16 secondi di vantaggio su Pellizzari che nello sprint per il secondo posto aveva la meglio su Daniel Martinez (Team BORA Hansgrohe). Chiudevano la tip five Scaroni in quarta posizione e Antonio Tiberi (Team Bahrain Victorious) in quinta posizione, rispettivamente a 31 e 33 secondi di ritardo da Pogacar. SI segnalava anche la crisi di Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) e Ben O’Connor (Team Decathlon AG2r La Mondiale), addirittura fuori dalla top ten a 49 secondi di ritardo da Pogacar che ottiene la quinta vittoria al Giro 2024 ormai messo in cassaforte, avendo adesso oltre 7 minuti da gestire sugli immediati inseguitori, ovvero Martinez e Thomas. Domani a meno di sorprese è in programma la diciassettesima tappa da Selva di Val Gardena al Passo Brocon di 159 km e soprattutto con cinque gpm, l’ultimo dei quali decisamente impegnativo visto che è un prima categoria di 12 km al 6.4% e con una parte centrale molto dura. La fuga dovrebbe essere favorita ma con un Pogacar in queste condizioni mai dire mai.
Antonio Scarfone

Tadej Pogacar vince sul Monte Pana (foto: Dario Belingheri/Getty Images)
STELVIO ALL’ANGOLO, ATTENZIONE!!!
maggio 21, 2024 by Redazione
Filed under 21 MAGGIO 2024 - 16a tappa: LIVIGNO - SANTA CRISTINA VALGARDENA (Monte Pana), News
Gli organizzatori del Giro l’hanno messo in angolo, ma arrivare sino ai 2758 metri del Passo dello Stelvio non è mai una passeggiata. Anche se i “girini” dovranno affrontarlo a soli 34 Km dal via, i suoi 20 Km potrebbero rimanere nelle gambe e farsi sentire nel finale di gara, quando ci si dovrà arrampicare verso il Passo Pinei – la salita più chilometrica di questa edizione – e il successivo arrivo in quota in Val Gardena.
NOTA: Al posto della salita dello Stelvio si affronterà quella del Giogo di Santa Maria (16.7 Km al 7.2%), con scollinamento a quota 2500 metri e successiva discesa in territorio elvetico verso la Val Monastero. Rientrati in Italia attraverso il valico doganale di Tubre, si riprenderà il percorso originariamente prestabilito all’altezza di Spondigna. La salita al Giogo (noto anche come Umbrailpass) coincide fino a 200 metri dallo scollinamento con quella dello Stelvio, del quale non si percorreranno gli ultimi 3 Km a causa del divieto di transito imposto dalle autorità altoatesine per il rischio di valanghe
Verrebbe quasi da dire che lo Stelvio quest’anno gli organizzatori l’hanno messo in castigo, relegato in un angolo, e a vedere l’altimetria della seconda tappa alpina gli appassionati di percorsi più critici l’hanno marchiata come la frazione peggio disegnata del Giro 2024. Ma sarà davvero così? Anche se confinata a inizio tappa, a 50 Km dalla partenza e a 150 Km dall’arrivo, rimane pur sempre una salita di 20 Km al 7% che porterà i corridori fino a 2758 metri di quota e potrebbe rimanere nelle gambe al momento d’affrontare le due salite previste nel finale, soprattutto se qualcuno decidesse di aprire il gas magari già sul Pinei, che è la più lunga tra le salite inserite nel tracciato del Giro di quest’anno, anche se nel grafico altimetrico pare quasi sfigurare al confronto del più svettante Stelvio. Ecco così che al traguardo gardenese alcuni tra i favoriti potrebbero pagare un pesante dazio, di certo più salato di quel che lascerebbe intuire il tracciato.
E poi ci sarà da tenere in considerazione anche l’effetto boomerang indotto in alcuni dal giorno di riposo, che da un lato permette di rifiatare e ricaricare le “pile” e dall’altro si ritorce contro quei corridori che lo subiscono, perché c’è chi soffre questa sosta e il successivo momento nel quale ci si deve rimettere in sella, ritrovando a fatica il ritmo di gara spezzato da queste soste. Per questi corridori i danni rischiano di essere maggiori se si riparte proprio con una tappa d’alta montagna e ci sono diversi precedenti che mettono loro i “brividi”, come quello della debacle di Bugno e Chiappucci al Tour del 1993: erano al via della corsa francese inseriti nel novero dei grandi favoriti – il primo con indosso per il secondo anno consecutivo la maglia iridata, il secondo autore dodici mesi prima della fantastica impresa nel tappone del Sestiere – ma entrambi crollarono di schianto nella prima nella prima frazione alpina, disputata all’indomani del riposo, che prevedeva i mitici colli del Glandon e del Galibier e che li vide tagliare il traguardo di Serre Chevalier con un ritardo di quasi 10 minuti.
Tra l’altro in questa tappa non ci saranno da scavalcare solo lo Stelvio e le due salite finali perché in partenza bisognerà tornare ai 2210 metri del Passo d’Eira, 4.7 Km al 6.3% scavalcati i quali i “girini” saranno a Trepalle, il secondo centro abitato più elevato della catena alpina dopo il borgo elvetico di Juf, nel quale alla fine degli anni ’40 risiedeva Don Alessandro Parenti, energico parroco che ispirò a Giovanni Guareschi la figura di Don Camillo, il protagonista dei quattro romanzi che lo scrittore emiliano pubblicò tra il 1948 e il 1969 e che furono “tradotti” in cinque celebri film. Superata anche la cima del vicino Passo del Foscagno (4 Km al 6.5%) la corsa uscirà dai confini della zona franca di Livigno per planare verso Valdidentro, comune nel cui territorio ricadono le sorgenti del Fiume Adda e i due laghi artificiali di Cancano, costruiti tra il 1928 e il 1950 e in tempi recenti scoperti dal grande ciclismo grazie all’arrivo di una tappa del Giro d’Italia del 2020 e l’anno precedente di una frazione della Corsa Rosa riservata alle donne, vinte rispettivamente dall’australiano Jai Hindley e dall’olandese Annemiek van Vleuten.
Giunti alle porte di Bormio il gruppo volgerà le ruote in direzione dello Stelvio, che sarà così affrontato dal versante meno impegnativo percorrendo i tornanti della Spondalunga “disegnati” da Carlo Donegani, l’ingegnere bresciano al quale Francesco II d’Asburgo affidò nel 1818 l’incarico di rendere carrozzabile la vecchia mulattiera che raggiungeva il passo più alto d’Italia. In discesa si percorrerà il versante più celebre, consacrato il primo giugno del 1953 da una delle più mitiche imprese di Fausto Coppi che, nell’anno del debutto dello Stelvio nel percorso del Giro, riuscì a ribaltare a suo favore un’edizione della corsa che per lui sembrava compromessa e detronizzare l’elvetico Hugo Koblet, che alla partenza da Bolzano vestiva la maglia rosa con quasi 2 minuti di vantaggio sul “Campionissimo”. Percorsa la parte più “spigolosa” della discesa, che prevede ben 45 tornanti, i corridori saranno sulle strade di Trafoi, paese natale di Gustav Thöni – uno tra i più forti sciatori italiani della storia – e meta di pellegrinaggi diretti al santuario delle Tre Fontane Sacre, uno dei più antichi dell’Alto Adige, costruito nel 1229 in luogo ritenuto sacro fin dall’epoca dei druidi, che qui svolgevano la cerimonia del passaggio delle consegne ai novizi.
Terminata la discesa inizierà una lunga fase totalmente priva di ostacoli, quasi 90 Km tra pianura e leggere planate percorrendo la Val Venosta, dove il corso del fiume Adige farà da compagno di viaggio dei corridori. Il primo centro della valle toccato dalla corsa sarà Lasa, conosciuto per l’estrazione di una varietà di marmo piuttosto duro e resistente alle intemperie e le cui cave sono accessibili al pubblico in occasione d’interessanti visite guidate. Un primo scalino in discesa precederà il passaggio da Silandro, il capoluogo della valle presso il quale si erge il rinascimentale Schlandersburg, castello seicentesco che oggi accoglie la biblioteca comunale. Decisamente più famoso è il maniero ai cui piedi si transiterà una ventina di chilometri più avanti quando, all’altezza dell’imbocco della Val Senales – fino a qualche anno meta conosciuta tra gli amanti dello sci estivo, praticato fin quando le condizioni lo consentivano sul ghiacciaio del Giogo Alto – si costeggerà la rupe sulla quale si staglia Castel Juval, divenuto una vera e celebrità della valle da quando nel 1983 l’alpinista Reinhold Messner, originario di Bressanone, l’ha acquistato per farne la sua residenza estiva e la prima delle sei sedi del suo personale museo delle montagne (in questa sono esposti in particolare dipinti e cimeli di antichi popoli per i quali la montagna era considerata al pari di una divinità).
Un secondo e ultimo tratto in discesa s’incontrerà in corrispondenza della gola di Tell, all’uscita dalla quale un tempo il transito dei viandanti era sorvegliato da Castel Foresta, oggi abitato dai proprietari del vicino birrificio Forst, uno dei più noti d’Italia, fondato nel 1857. Giunti alle porte di Merano, i “girini” bypasseranno il capoluogo del cosiddetto Burgraviato seguendo la strada che li condurrà a Lana, località di villeggiatura situata all’imbocco della Val d’Ultimo e presso il quale si trova il Palazzo dell’Ordine Teutonico, la cui biblioteca accoglie gli oltre 60000 volumi raccolto nei secoli da questo istituto ospedaliero, fondato nel 1190 in Terra Santa da mercanti originari di Lubecca e Brema con il nome di “Fratelli della Casa Tedesca della Santa Maria di Gerusalemme” e successivamente stabilitosi a Bolzano, dove ancora oggi opera nel campo dell’assistenza agli anziani e agli studenti universitari.
Superato il corso dell’Adige si proseguirà lungo la sponda orientale del fiume in direzione di Bolzano, dove il gruppo lambirà il centro storico del capoluogo del Sud Tirolo, transitando a due passi dal duomo intitolato all’Assunta, edificio gotico le cui lontane origini paleocristiane furono riscoperte grazie ai lavori di restauro iniziati nel 1948 e resi necessari dai bombardamenti alleati di quattro anni prima, lavori che permisero di riportare alla luce le fondamenta di tre preesistenti chiese. Imboccata la valle dell’Isarco si dovranno percorrere ancora circa 8-9 Km di strada facile prima di salutare la pianura e imboccare l’interminabile ascesa verso il Passo di Pinei. Come dicevamo sarà la più lunga tra quelle inserite nel tracciato del Giro 2024, anche se il numero della sua pendenza complessiva – che risulta del 4.7% su quasi 24 Km – può non suscitare particolari timori. In realtà è molto più dura del previsto per via del suo andamento a “corrente alternata” e, se qualche corridore volesse provarci fin dall’inizio, potrebbe trovare terreno fertile per un attacco fruttuoso nei 7 Km iniziali al 7.3%, al termine dei quali i corridori raggiungeranno il panoramico altopiano dello Sciliar, frequentato per particolari cure termali nelle quali non si utilizza il potere terapeutico di acque e fanghi, bensì del fieno, nel quale immergersi per stimolare il sistema immunitario e per risolvere nevralgie, reumatismi, tensioni muscolari e stress. L’attraversamento dell’altopiano coinciderà con la fase intermedia della salita, che prenderà un aspetto pianeggiante per 6 Km fino allo strappo di 2.6 Km al 5% che termina in corrispondenza del bivio per l’Alpe di Siusi e che è seguito da una breve discesa e da ultimo tatto in quota. Attraversata Castelrotto – il comune più popoloso dell’area dolomitica (quasi 7000 abitanti) presso il quale si possono ammirare le facciate affrescate della liberty Villa Felseck, dal 1983 inserita nell’elenco dei monumenti storici – si giungerà ai piedi dell’ultima parte della salita, che in 5.5 Km al 7.2% raggiunge i 1442 metri del Passo Pinei, porta d’accesso secondaria alla Val Gardena, verso la quale si pedalerà affrontando una discesa di 4.2 Km al 6.8%. Non ci sarà il tempo per rifiatare perché subito si riprendere a salire, inizialmente senza incontrare grandi difficoltà perché l’ascesa – 7.6 Km al 6.1% – è di quelle che si possono definire “double face”, con una prima parte tenera e una seconda decisamente più “cattiva”. Quasi pianeggiante sarà l’attraversamento di Ortisei, località conosciuta non soltanto come meta di villeggiatura ma anche per le botteghe artigiane nelle quali si realizzano sculture in legno, poi le inclinazioni prendono lentamente a lievitare percorrendo la statale verso l’alta valle, dove si trova la celebre stazione di sport invernali di Selva di Val Gardena, che non sarà però raggiunta dal percorso di gara. Si lascerà, infatti, la statale di fondovalle una volta giunti nel centro di Santa Cristina, presso la quale si trova il rinascimentale Castel Gardena, maniero oggi di proprietà della nobile famiglia tra i cui esponenti c’è l’ancora vivente baronessa Afdera Franchetti, principalmente conosciuta per esser stata una vera e propria “regina del jet set”, quarta moglie dell’attore statunitense Henry Fonda. Con il cambio di scenario a mutare sarà anche la musica perché si andranno ad imboccare gli ultimi 2000 metri verso l’altopiano del Monte Pana, nei quali le pendenze torneranno a mordere, con la media che schizzerò ben al di sopra del 10%: e tra quei famelici denti potrebbe esserci ancora un canino del lontano Stelvio….
Mauro Facoltosi

Vista di Santa Cristina Valgardena e l’altimetria della sedicesima tappa (www.outdooractive.com)
I VALICHI DELLA TAPPA
Passo Eira (2208 metri). Quotato 2210 metri sulle cartine del Giro 2024, è valicato dalla Strada Statale 301 “del Foscagno” tra Livigno e Trepalle. Il Giro d’Italia finora vi è transitato quattro volte, la prima nel finale della tappa Parabiago – Livigno del 1972, vinta da Eddy Merckx, che vide il grande rivale del belga in quell’edizione, lo spagnolo José Manuel Fuente, transitare in testa sull’Eira. Non ci fu GPM in vetta al passo, invece, nel finale della Egna – Livigno del 2005, vinta da colombiano Iván Parra. L’ultimo passaggio ufficiale risale al 2010, quando l’australiano Matthew Lloyd conquistò questa vetta durante la tappa Bormio – Ponte di Legno / Passo del Tonale del Giro del 2010, vinta dall’elvetico Johann Tschopp. Poche ore prima, infine, vi è transitata la tappa di Livigno durante l’ascesa finale al Mottolino.
Passo di Foscagno (2291 metri). Quotato 2281 metri sulle cartine del Giro 2024 è valicato dalla Strada Statale 301 “del Foscagno” fra Trepalle e Valdidentro e funge da spartiacque tra il bacino del Po (Adda) e del Danubio (Inn). In occasione delle pocanzi citate tappe del Giro d’Italia a transitare per primi in vetta al passo sono stati Fuente, Parra e il frusinate Stefano Pirazzi.
Passo dello Stelvio (2758 metri). Valicato dalla Strada Statale 38 “del Passo Stelvio” tra Bormio e Trafoi, costituisce il punto più elevato della rete stradale italiana. Nella speciale classifica dei valichi carrozzabili più alti d’Italia precede di una manciata di metri il franco-piemontese Colle dell’Agnello (2748m) mentre estendendo la lista anche ai valichi ciclabili su sterrato scende all’ottavo posto (il record è detenuto dai 3000 metri del Colle Sommeiller Est, situato in Piemonte, nei pressi di Bardonecchia). Lo Stelvio è stato regolarmente affrontato tredici volte al Giro, mentre in cinque occasioni (1967, 1984, 1988, 1991 e 2013) la corsa è stata respinta dalla neve. Storica la prima scalata, nella tappa Bolzano – Bormio, che consentì a Fausto Coppi, primo in vetta e al traguardo, di imporsi nel suo quinto e ultimo Giro d’Italia (1953). Gli altri corridori a tagliare in testa lo Stelvio sono stati: Aurelio Del Rio nel 1956 (Sondrio – Merano, vinta da Cleto Maule); il lussemburghese Charly Gaul nella Trento – Bormio del 1961 (da lui vinta); Graziano Battistini che nel 1965 si impose proprio sul passo, dove si decise di stabilire un traguardo d’emergenza perché la neve non permise di completare la Campodolcino – Solda; gli spagnoli José Manuel Fuente nel 1972 (tappa Livigno – Passo dello Stelvio) e Francisco Galdós nella storica tappa conclusiva del Giro del 1975 (Alleghe – Passo dello Stelvio), con il duello tra il corridore iberico e la maglia rosa Fausto Bertoglio; il francese Jean-René Bernaudeau nella Cles – Sondrio del 1980, che poi vinse davanti al capitano Bernard Hinault; Franco Vona nella non meno storica Merano – Aprica del 1994, la tappa che lanciò Marco Pantani nell’olimpo dei grandi; il colombiano Josè Rujano durante la Egna – Livigno del 2005, vinta dal connazionale Iván Ramiro Parra Pinto; il belga Thomas De Gendt al termine della tappa Caldes – Passo dello Stelvio dell’edizione 2012; Dario Cataldo nel corso della tappa Ponte di Legno – Val Martello del 2014, vinta dal colombiano Nairo Quintana; lo spagnolo Mikel Landa nel 2017, durante la Rovetta – Bormio, che fu l’unica tappa di quell’edizione vinta da un italiano (Vincenzo Nibali) mentre l’ultimo corridore ad aver avuto l’onore di inserire lo Stelvio nel suo palmares è stato l’australiano Rohan Dennis nel 2020, quando la mitica salita fu affrontata nel finale della tappa che da Pinzolo conduceva ai Laghi di Cancano, vinta dal britannico Tao Geoghegan Hart. Nel 2010 vi si è conclusa, prima volta nella storia, anche una tappa del Giro Donne, conquistata dalla statunitense Mara Abbott, che si è imposta anche nella classifica finale.
Sella di Fiè allo Sciliar (859 metri). Vi sorge l’omonimo abitato. Il Giro d’Italia vi è transitato l’ultima volta nel 2000, durante la tappa Selva di Val Gardena – Bormio vinta dal trentino Gilberto Simoni.
Sella di Telfen (1090 metri). Si trova nei pressi dell’omonima località ed è attraversata dalla Strada Provinciale 24 tra Siusi e Castelrotto, all’altezza del bivio per l’Alpe di Siusi. Il Giro vi è transitato l’ultima volta nel 2017, durante la tappa Moena – Ortisei (vedi sotto).
Passo di Pinei (1442 metri). Quotato 1437 metri sulle cartine del Giro 2024, è chiamato anche Panider Sattel ed è valicato dalla Strada Provinciale 64 tra Castelrotto e Ortisei. Il Giro l’ha affrontato tre volte come GPM, la prima nel 1991 subito dopo la partenza della tappa Selva di Val Gardena – Passo Pordoi (vinta da Franco Chioccioli), quando questo traguardo della montagna fu conquistato dal corridore basco Iñaki Gastón. Nel 1997 vi si salì dallo stesso versante di questa (imboccandolo, però, già in quota) nel corso della tappa Predazzo – Falzes (vinta dallo spagnolo José Luis Rubiera), quando a transitare per primo in vetta fu il colombiano José Jaime “Chepe” González. L’ultimo a lasciare la firma sul Pinei è stato lo spagnolo Mikel Landa nel 2017, nel finale della citata tappa Moena – Ortisei). Vi si salì anche nel 2000, pochi chilometri dopo la partenza della Selva di Val Gardena – Bormio, tappa pure pocanzi menzionata, ma in quell’occasione il passaggio non fu considerato valido per la classifica degli scalatori.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
CIAK SI GIRO
Nel dicembre del 2022 ci ha lasciato uno dei grandi del cinema italiano, Lando Buzzanca. L’attore siciliano, noto in particolare per il film del 1971 “Il merlo maschio” (un titolo che per lui divenne negli anni quasi un inscindibile soprannome), debuttò nel 1953 nel colossal “Ben Hur”, dove interpretò non accreditato un ruolo marginale (uno schiavo nel deserto) e fino al 2019 ha girato qualcosa come 113 film, conteggiando anche serie concepite per la televisione come “Il restauratore”, della quale furono prodotte due stagioni. La sua carriera l’ha portato in giro per l’Italia e non solo (per “Il pupazzo” emigrerà fin nel lontano Messico) e tra i luoghi che ha avuto l’occasione di calcare ci fu anche la Val Venosta, che i partecipanti al Giro percorreranno tra lo Stelvio e la Val Gardena. L’anno fu il 1975, quando il regista romano Lucio Fulci lo scelse per il ruolo del protagonista del film “Il cav. Costante Nicosia demoniaco, ovvero: Dracula in Brianza”, pellicola della quale lo stesso Fulci aveva scritto la sceneggiatura, ispirato dal successo ottenuto l’anno precedente da Mel Brooks con il celebre “Frankenstein Junior“. Buzzanca interpretò ovviamente il cavalier Nicosia, superstizioso industriale brianzolo che durante un viaggio d’affari in Romania conoscerà nientemeno che il conte Dracula, che qui si chiama Dragulescu ed è interpretato dal britannico John Steiner. Il conte finirà per azzannare al collo il Nicosia, che suo malgrado si ritroverà vampirizzato e assetato di sangue, al punto da iniziare una serie di tragicomiche avventure che lo porteranno dal truffaldino Mago di Noto (è l’indimenticato Cicco Ingrassia), convinto che si tratti di una maledizione scagliatagli da una zia, e poi da un “collo” all’altro, sempre alla ricerca di quel sangue che poi gli darà l’idea di istituire in azienda un’emoteca per averne sempre a disposizione. Nonostante il titolo, il film non fu per nulla girato in Brianza pur trovarsi in Lombardia quasi tutte le location che si vedono nella pellicola, la principale delle quali è ovviamente la fabbrica di dentrifici del Nicosia, in realtà la nota azienda cosmetica Avon di Olgiate Comasco. Per quanto riguarda le scene ambientate presso il castello di Dracula si preferì, invece, risparmiare sulla trasferta fino in Romania, scegliendo di girate in teatri di posa romani le scene in interni, mentre per gli esterni si optò sull’altoatesino Castel Juval, che all’epoca ancora non era stato acquistato da Reinhold Messner.
In collaborazione con www.davinotti.com

Castel Juval inquadrato nel film ”Il cav. Costante Nicosia demoniaco, ovvero: Dracula in Brianza“ (www.davinotti.com)
Le altre location del film citato
FOTOGALLERY
Trepalle, Chiesa di Sant’Anna
Valdidentro, sorgenti del fiume Adda
Valdidentro, Laghi di Cancano
Passo dello Stelvio, tornanti della Spondalunga
Trafoi, santuario delle Tre Fontane Sacre
Lasa, turisti in visita alla Cava di Acqua Bianca
Silandro, Schlandersburg
Castel Juval
Foresta, Castel Foresta
Lana, Palazzo dell’Ordine Teutonico
Bolzano, duomo dell’Assunta
Castelrotto, Villa Felseck
L’altipiano dello Sciliar visto dalla salita di Passo di Pinei
Santa Cristina Valgardena, Castel Gardena
SAM BENNETT PADRONE ASSOLUTO DELLA QUATTRO GIORNI DI DUNKERQUE
Nei sei giorni della gara francese l’irlandese Sam Bennett non è mai sceso dal podio. Per lui 4 vittorie di tappa, un secondo e un terzo posto.Con uno score così ovvia la conquista della classifica generale e di quella a punti.Fausto Masnada si aggiudica la classifica degli scalatori.
Si è conclusa domenica la Quatre Jours de Dunkerque. La breve corsa a tappe francese, a dispetto del nome disputata in sei giornate, ha visto il predominio quasi assoluto dell’irlandese Sam Bennett (Decathlon AG2R La Mondiale Team), che ha esordito nella prima tappa con un terzo posto alle spalle di Milan Fretin (Cofidis) e Paul Hennequin (Nice Métropole Côte d’Azur). Il giorno dopo un’altra volata ha messo la parola fine alla seconda tappa. A primeggiare è stato l’irlandese, che si è così insediato in vetta alle due classifiche più importanti, quella generale e quella a punti, grazie al piazzamento nelle retrovie dei due corridori che lo hanno preceduto il giorno prima. A salire sul podio di giornata con il vincitore sono stati Paul Penhoët (Groupama – FDJ) e Sasha Weemaes (Bingoal WB). La terza tappa è stata ancora appannaggio del portacolori della Decathlon AG2R La Mondiale, che in volata si è imposto su Fretin e Amaury Capiot (Arkéa – B&B Hotels). La quarta tappa, una delle più temute per la presenza di quasi 20 Km da percorrere sul pavè, si è conclusa ancora in volata e ha visto il successo di Warre Vangheluwe (Soudal Quick-Step), ultimo “residuato” della fuga del mattino, ripreso proprio sulla linea d’arrivo da Bennett, che però si è dovuto accontentare del secondo posto, mentre terzo ha terminato Corbin Strong (Israel – Premier Tech).
Leggemente diversa è stata la conclusione della quinta tappa, la più impegnativa per via della salita verso Cassel da ripetere per ben 18 volte, anche se da versanti diversi. L’esigente circuito ha fatto si che a giocarsi la vittoria si siano presentati in tre con una manciata di secondi sugli inseguitori. A sorpresa a regolare il terzetto ci ha pensato Bennett che si è messo dietro Penhoët e Jenno Berckmoes (Lotto Dstny). Dopo 3″ Luca Van Boven (Bingoal WB) ha regolato un altro terzetto.
L’ultima tappa è stata ancora corsa nel segno del dominatore irlandese poichè nella volata finale di Dunkerque il primo è ancora stato il portacolori della Decathlon AG2R La Mondiale. Stavolta le posizioni di rincalzo sono andate a Weemaes e Pascal Ackermann (Israel – Premier Tech).
Con la conclusione dell’ultima tappa è così iniziata la lunga teoria delle premiazioni finali. Protagonista assoluto è stato ovviamente Bennett che si è aggiudicato le due principali classifiche. In quella generale sono saliti sul podio con l’irlandese Penhoët e Berckmoes, ovvero i protagonisti della decisiva quinta tappa. Nella classifica a punti il solito Bennett ha preceduto con ben 47 punti di distacco il vincitore della prima tappa Milan Fretin e Paul Penhoët, entrambi classificati con il medesimo punteggio.
Per la sparuta pattuglia italiana presente nel nord della Francia, onori e gloria per Fausto Masnada. Il portacolori della Soudal Quick-Step si è portato a casa la classifica dei GPM, per la quale nei primi giorni si era alternati in vetta i francesi Gwen Leclainche (Philippe Wagner/Bazin) e Maxime Jarnet (Van Rysel – Roubaix). Tutto questo ha avuto fine alla quinta tappa, quando il bergamasco si è insediato al primo posto, anche se ai due “galletti” è rimasta la soddisfazione di salire comunque sul podio. Per quanto riguarda le altre classifiche accessorie Penhoët ha vinto quella riservata ai giovani precedendo di soli 3 secondi Berckmoes, mentre la migliore tra le 18 squadre al via è stata la belga Lotto Dstny
Mario Prato

Sam Bennett vince la tappa regina della 4 Giorni di Dunkerque (Getty Images)
UN MONUMENTALE POGACAR APPONE IL QUARTO SIGILLO NELLA TAPPA REGINA
maggio 19, 2024 by Redazione
Filed under 19 MAGGIO 2024 - 15a tappa: MANERBA DEL GARDA - LIVIGNO (Mottolino), News
Impresa dalla maglia rosa che attacca a 5 Km dalla vetta del Passo del Foscagno, riprende tutti i superstiti di una popolatissima fuga partita al mattino e taglia il traguardo braccia al cielo poco meno di tre minuti prima dei suoi diretti avversari in classifica generale, che ora accusano un ritardo davvero enorme. Giornata non positiva per gli italiani, tutti in crisi.
Alla vigilia della frazione odierna erano stati ipotizzati vari scenari tattici e quasi tutti prefiguravano un attacco della maglia rosa. Le differenze tra opinionisti ed appassionati riguardavano il punto che Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) avrebbe scelto per l’attacco. I più romantici si erano spinti ad ipotizzare un attacco già dal Mortirolo, anche se il lungo fondovalle da affrontare dopo il termine della discesa portava ad escludere una simile soluzione. Le ipotesi più gettonate riguardavano un attacco sul Foscagno oppure un tentativo sulla salita finale divisa in due tronconi, il primo fino a Passo d’Eira e il secondo dal valico sino alla cima della pista da sci in località Mottolino.
Manco a dirlo, Pogacar ha scelto la seconda soluzione, scattando a circa 13 chilometri dall’arrivo e mettendo in scena uno spettacolo di raro pregio. Il ritmo del leader della classifica è stato elevatissimo, tanto da permettergli di recuperare, in pochissime pedalate, tutti i reduci della fuga di giornata e solo uno scalatore di razza come Nairo Quintana (Movistar), oggi in giornata di grazia, è riuscito a resistere sino alla prime rampe della salita finale.
Gli avversari di classifica hanno accusato distacchi molto pesanti, anche se va detto che ci hanno messo del loro, rallentando parecchio l’andatura dopo che Pogacar li aveva salutati, tanto da consentire a corridori staccati di rientrare agevolmente nel gruppetto.
La battaglia per il podio è andata in scena solo nel finale e a farne le spese è stato soprattutto Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), andato in crisi sulle accelerate nel finale (non può parlarsi di attacchi veri e propri); va detto, però, che il laziale ha stretto i denti ed è riuscito a conservare la quinta posizione e la maglia bianca per una manciata di secondi nei confronti di Tymen Arensman (INEOS), che ora si fa minaccioso dopo aver guadagnato quasi un minuto nei confronti di Tiberi.
Dopo questa mazzata sportiva e morale agli avversari, rimane da capire se Pogacar avrà ancora voglia di vincere, visto che ci sono almeno quattro tappe che, fuga permettendo, potrebbe portarsi a casa senza problemi (Monte Pana, Sappada, Passo Brocon e Bassano del Grappa).
La frazione ha visto sin da subito partire un attacco di 12 uomini – vale a dire Tobias Bayer (Alpecin-Deceuninck), Davide Ballerini (Astana Qazaqstan Team), Simone Velasco (Astana Qazaqstan Team), Harrison Wood (Cofidis), Laurence Pithie e Lewis Askey (Groupama-FDJ), Olivier Le Gac (Groupama-FDJ), Lilian Calmejane (Intermarché Wanty), Bert Van Lerberghe (Soudal Quick-Step), Caleb Ewan (Team Jayco – AlUla), Davide Bais (Team Polti Kometa) e Alessandro Tonelli (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) – che, dopo aver rapidamente guadagnato 3 minuti, si sono ritrovati ad essere seguiti da un foltissimo gruppo di atleti partiti sotto l’impulso di Simon Geschke (Cofidis), che indossava la maglia azzurra in prestito da Pogacar. Si forma quindi un gruppo di contrattaccanti popolato dal citato Geschke, Tobias Foss e Jhonatan Narváez (Ineos Grenadiers), Kaden Groves, Nicola Conci e Edward Planckaert (Alpecin-Deceuninck), Ewen Costiou, Michel Ries e Alessandro Verre (Arkéa-B&B Hotels), Christian Scaroni (Astana Qazaqstan Team), Jonas Koch e Maximilian Schachmann (Bora-hansgrohe), Enzo Paleni (Groupama-FDJ), Andrea Vendrame (Decathlon Ag2r La Mondiale Team), Jefferson Alexander Cepeda e Georg Steinhauser (EF Education-EasyPost), Kevin Colleoni (Intermarché Wanty), Andrea Bagioli, Juan Pedro López e Amanuel Ghebreigzabhier (Lidl-Trek), Lorenzo Milesi, Quintana, Will Barta e Pelayo Sánchez (Movistar Team), Julian Alaphilippe e Mauri Vansevenant (Soudal Quick-Step), Chris Hamilton e Gijs Leemreize (Team dsm-firmenich PostNL), Alessandro De Marchi e Luke Plapp (Team Jayco AlUla), Davide Piganzoli, Matteo Fabbro, Mattia Bais, Mirco Maestri e Francisco Muñoz (Team Polti Kometa), Jan Tratnik e Attila Valter (Team Visma | Lease A Bike), Matteo Trentin, Michael Storer e Florian Stork (Tudor Pro Cycling Team), Luca Covili, Filippo Fiorelli, Martin Marcellusi, Giulio Pellizzari e Manuele Tarozzi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè).
L’inseguimento dura parecchi chilometri e si concretizza solo lungo la salita inedita di Colle San Zeno. Nella discesa, però, c’è un nuovo frazionamento e si ritrovano davanti Bayer, Ballerini, Scaroni, Wood, Pellizzari e Tonelli, mentre alcuni atleti del gruppo inseguitore perdono contatto e il gruppo controlla, mantenendo il ritardo sui 3 / 4 minuti.
Sul Mortirolo, si avvantaggiano Scaroni e Pellizzari, sui quali si riporta Conci in vista del GPM.
Tra la discesa ed il successivo falsopiano, nel fondovalle, la situazione si ricompatta e il gruppo di testa è composto da Narváez, Conci, Ries, Scaroni, Geschke, Steinhauser, Ghebreigzabhier, López, Quintana, Sánchez, Alaphilippe, Vansevenant, Piganzoli, Valter, Storer, Covili e Giulio Pellizzari.
Mentre il gruppo maglia rosa procede sornione, ma senza concedere troppo vantaggio, gli uomini davanti si danno battaglia sulla salita delle Motte, non classificata come GPM. Ad avvantaggiarsi sono Conci, Steinhauser, Piganzoli, Valter e Covili, che vengono ben presto raggiunti da Narváez, Geschke, Quintana, Alaphilippe e Storer.
Sul Foscagno attacca Steinhauser, che viene raggiunto e staccato da Quintana, rimasto sempre a ruota nel corso della fuga, mentre dietro il gruppo maglia rosa comincia ad assottigliarsi sotto l’azione di Rafal Majka (UAE Team Emirates).
E’ il preludio all’attacco della maglia rosa che arriva a 5 km dal Passo del Foscagno. Il leader della classifica generale se ne va in progressione, nessuno può far nulla e neppure Daniel Felipe Martinez (Bora – Hansgrohe), l’unico che aveva provato ad uscire dal gruppo, riesce ad avvicinarsi. Mentre gli altri uomini di classifica addirittura rallentano pur di non tentare un attacco tra di loro prima degli ultimi chilometri, Pogacar va a riprendere in men che non si dica tutti i fuggitivi, eccetto Quintana, e passa secondo al GPM.
Nella discesa Pogacar non prende eccessivi rischi, mentre il vantaggio sugli avversari è già ben oltre i due minuti, ma nella salita verso Passo d’Eira il fuoriclasse sloveno prende e stacca Quintana, involandosi da solo negli ultimi due ripidissimi chilometri.
Secondo, a 30 secondi, si piazza un ottimo Quintana, che rischiava di rimanere addirittura senza squadra e invece ha sfiorato la vittoria nella tappa regina del Giro d’Italia.
Tra gli uomini di classifica, con un ritardo vicino ai 3 minuti, Romain Bardet (Dsm-Firmenich) conserva una manciata di secondi sugli altri big. Geraint Thomas (INEOS) e Martinez arrivano insieme mentre Ben O’Connor (Decathlon AG2R La Mondiale) paga qualche secondo insieme ad Arensman, che però guadagna oltre un minuto su un Tiberi in crisi, che taglia il traguardo con 4 minuti di ritardo dal vincitore.
Il laziale, però, mantiene sia la quinta posizione, sia la maglia bianca, mentre Lorenzo Fortunato (Astana) e Filippo Zana (Team Jayco AlUla), pure in difficoltà, perdono una posizione in classifica, con Fortunato che esce dalla top ten.
Al termine di questa frazione il distacco di Thomas da Pogacar è di 6 minuti e 41 secondi, mentre quello di Martinez sfiora i 7 minuti, O’Connor è a 7′43″ e Tiberi a 9′26″, con soli 19 secondi su Arensman, suo avversario nella lotta per la maglia bianca.
Completo il disastro, invece, della Rai nella copertura televisiva. Alle ore 14 e 40 vi è stato l’incomprensibile cambio di rete perchè Rai2 stava trasmettendo la finale del doppio femminile degli Internazionali d’Italia. Il cambio ha mandato il Giro su Rai2 e spostato il tennis su RaiSport e i programmi sono quindi continuati, invertendo però la rete. La cosa, per quanto riguarda il Giro, si è risolta nel taglio degli ultimi 3 Km del Mortirolo (i più duri nel versante affrontato oggi), anche perché, appena ripresa la trasmissione della tappa, mentre i cronisti parlavano è partita la pubblicità.
Ciliegina sulla torta è stata l’eliminazione del Processo alla Tappa. Ora, se la finale di singolare maschile degli internazionali di tennis poteva giustificare una cosa simile, lo stesso discorso non vale per le corse dei cavalli andate in onda su RaiSport.
Per l’azienda televisiva pubblica, che sembra puntare molto sul Giro d’Italia tanto da dedicargli numerosi programmi, uno scivolone del genere proprio nel giorno della tappa regina sembra davvero ingiustificabile.
Domani ci sarà il secondo giorno di riposo, mentre martedì andrà in scena una tappa che prevede la scalata del Giogo di Santa Maria nella prima parte (Cima Coppi al posto del Passo dello Stelvio) e, dopo un lungo tratto pianeggiante, un finale in salita con il Passo Pinei e l’arrivo a Monte Pana, sopra Santa Cristina Valgardena. Sulla prima parte della tappa, però, incombe l’incognita meteorologica, considerato il previsto peggioramento delle condizioni che potrebbe portare la neve sulla Cima Coppi. Al proposito mette qualche preoccupazione agli appassionati l’inqualificabile atteggiamento assunto dai corridori negli anni passati, che ha portato al taglio di frazioni solamente per la pioggia, e quello degli organizzatori che hanno ceduto alle loro pressioni.
Con l’attuale vantaggio sul secondo e con il Tour de France che incombe la maglia rosa potrebbe limitarsi a controllare e, al limite, a piazzare un allungo sulle rampe finale, anche perchè per un atleta come Pocacar potrebbe essere difficile resistere alla tentazione.
Il fatto è che quest’anno, con la partecipazione di Jonas Vingegaard (Visma) in forse, l’occasione della doppietta appare davvero ghiotta e questo potrebbe portare, se non il corridore, almeno il direttore sportivo a consigliare allo sloveno una condotta di gara più conservativa.
Benedetto Ciccarone

Pogacar viaggia solitario verso la cima innevata del Mottolino (Getty Images)
UN TAPPONE CON VISTA OLIMPICA
maggio 19, 2024 by Redazione
Filed under 19 MAGGIO 2024 - 15a tappa: MANERBA DEL GARDA - LIVIGNO (Mottolino), News
Dopo aver a lungo peregrinato sulla catena appenninica il Giro fa ritorno sulle Alpi, già visitate in partenza con la capatina al santuario di Oropa. Ora è arrivato il momento del primo dei due tapponi alpini, quello con il quale la Corsa Rosa tirerà una volata lunghissima alle Olimpiadi Invernali del 2026. Due anni prima dell’evento Livigno, che ospiterà le gare dello snowboard e del freestyle, sarà la sede d’arrivo della tappa dotata del maggior numero di metri di dislivello, più di 5400: il clou sarà concentrato negli ultimi 56 Km, nei quali si dovranno affrontare l’interminabile ascesa alla Forcola di Livigno e poi quella finale verso le piste del Mottolino.
NOTA:: il finale è stato modificato rispetto a quanto riportato sotto a causa del diniego delle autorità elvetiche sul transito dalla Forcola di Livigno. Arrivati a Edolo, anzichè l’Aprica si scalerà il Passo del Mortirolo dal versante di Edolo (12.6 Km al 7.7%) per poi scendere verso Grosio. Seguirà la risalita della Valtellina in direzione di Bormio, che sarà evitata affrontando la salita delle Motte (3.1 Km al 7.5%). Raggiunta la vicina Isolaccia Valdidentro si salirà ai 2291 metri del Passo di Foscagno (14.6 Km al 6.3%), immediatamente seguito dall’ascesa finale verso il Passo d’Eira e il Mottolino (4.6 Km al 7.7% con rampe fino al 19%)
Nel 2026 Milano e Cortina ospiteranno le Olimpiadi Invernali e il Giro d’Italia non si farà trova impreparato all’evento. Era già successo nel 2005, quando la Corsa Rosa fece da volano alla rassegna a cinque cerchi che l’anno successivo si sarebbe tenuta in Piemonte proponendo due arrivi di tappa nelle località assegnatarie, Torino e Sestriere. Molto probabilmente qualcosa di simile accadrà l’anno prossimo, quando il Giro potrebbe – ancora nulla è stato annunciato al proposito – inserire nel percorso alcune delle località che ospiteranno le gare olimpiche, poiché oltre al capoluogo lombardo e alla “Perla delle Dolomiti” saranno coinvolti anche altri centri. Le medaglie saranno, infatti, assegnate anche a Tesero, Predazzo, Rasun-Anterselva, Rho, Assago, Bormio e Livigno: quest’ultima ospiterà un “anticipo” in rosa del grande evento accogliendo l’arrivo del primo tappone alpino del Giro d’Italia 2024, nel complesso non il più duro ma certamente quello maggiormente dotato di metri di dislivello, perché pedalando dalle sponde del Garda verso l’Alta Valtellina se dovranno superare più di 5400, distribuiti tra cinque salite, sulle quali spicca quella che condurrà ai 2313 metri della Forcola di Livigno. I dati riportati sull’altimetria ufficiale parlano di 18 Km di salita, che ne fanno la quarta ascesa per lunghezza del tracciato del Giro 2024, preceduta da Monte Grappa (anche se solo per 200 metri), Stelvio, Rolle e Pinei. In realtà le cose non stanno proprio così perché nel computo della distanza non è stata considerata la parte iniziale della salita elvetica, che la porta a misurare nella realtà quasi 25 Km e mezzo, superando di oltre un chilometro il “record” del Pinei.
Si partirà da Manerba del Garda, la località del Benaco divenuta celebre in tempi recenti a causa della siccità che ha reso possibile l’accesso a piedi all’Isola di San Biagio, nota anche con il toponimo di “Isola dei Conigli”.
Raggiunta la vicina Salò ci si allontanerà dalle rive del lago per risalire la Val Sabbia e raggiungere Sabbio Chiese dove, all’ombra della rupe sulla quale nel 1527 l’originario castello fu trasformato nel Santuario della Madonna della Rocca, lo scorso anno prese il via il tappone diretto al Monte Bondone, vinto dal portoghese João Almeida. Raggiunta la vicina Casto, paese d’origine di Sonny Colbrelli, si andrà all’attacco della prima ascesa di giornata, quella di Lodrino (6.9 Km al 4.6%), scavalcata la quale si scenderà nella retrostante Val Trompia. Sul fondovalle di quest’ultima si pedalerà per poco più di 5 Km, toccando il centro di Tavernole sul Mella, dove il percorso andrà a sfiorare la medioevale Chiesa di San Filastrio e un antico forno fusorio recentemente restaurato e aperto al pubblico, testimonianza tra le più antiche della lavorazione del ferro, da secoli vero e proprio motore economico di questa valle. Questo breve tratto di falsopiano terminerà ai piedi del Colle di San Zeno, valico che viene inserito per la prima volta nel tracciato di una corsa ciclistica, con i corridori che vi saliranno dal versante meno impegnativo (13.8 Km al 6.6%), disegnato attraverso le frazioni del comune di Pezzaze, dove – parte a piedi e parte con un vecchio trenino decauville – è possibile visitare la miniera Marzoli, attiva nell’estrazione del ferro dal 1886 al 1978. Una vera e propria “picchiata” attenderà i corridori una volta giunti ai 1418 metri del Colle di San Zeno poiché nei successivi 16 Km si pedalerà costantemente lungo una discesa che presenta una pendenza media del 7.4%: è il più difficile tra i due versanti del colle, solo in parte inedito perché nella piccola località di sport invernali di Val Palot – dalla quale si transiterà 5 Km dopo lo scollinamento – sono terminate due tappe del Brixia Tour, corsa disputata per 11 stagioni tra il 2001 e il 2011: la prima la vinse nel 2004 lo scalatore messicano Julio Alberto Pérez Cuapio, mentre l’anno successivo ospitò l’arrivo di una cronoscalata vinta dal vicentino Emanuele Sella.
Terminata la discesa nella località di villeggiatura di Pisogne, affacciata sul Lago d’Iseo, inizierà un lungo tratto intermedio quasi del tutto privo di difficoltà altimetriche con il quale si risalirà la Val Camonica e che traghetterà la corsa verso le fasi decisive di questa tappa. All’inizio di questo tratto si toccherà la nota stazione termale di Boario, la cui storia è piuttosto recente se paragonata a quella di altre località simili perché si cominciarono a sfruttarne le acque alla fine del Settecento, mentre risale all’inizio del secolo scorso la costruzione del liberty Padiglione dell’Antica Fonte.
Poco più avanti s’incontrerà l’unica difficoltà altimetrica inserita in questa fase di risalita della valle, che tra le sponde del Sebino ed Edolo si protrae per quasi 60 Km: è lo strappo di 800 metri all’8% che si concluderà alle porte del centro di Breno, “cerniera” tra la bassa e la media valle, luogo da sempre strategico come ci ricordano i resti del soprastante castello, del quale sono giunte ai giorni nostri due torri, le mura di cinta e parte di una chiesetta intitolata a San Michele.
Risalendo la valle se ne toccherà una delle località più visitate, quella Capo di Ponte che attira turisti da tutto il mondo per il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, “griffato” UNESCO, ma che merita la sosta per ammirarvi anche l’antica la Pieve di San Siro e il Monastero di San Salvatore.
Dopo Edolo il Giro si volgerà verso una delle sue salite più celebri, quel Passo dell’Aprica che deve la sua fama ciclista alla vicinanza con il Mortirolo, abbinato al quale le tenere pendenze del versante camuno hanno spesso portato a una lievitazione dei distacchi. Quest’anno non si sarà il temuto confronto con la mostruosa salita valtellinese, mentre si percorrerà una variante alla tradizionale strada, che prevede di affrontare proprio all’inizio il muro di Santicolo (600 metri al 17%), superato il quale la salita ritrova i suoi tradizionali “binari” (12.9 Km al 3.7%).
Planati in Valtellina i “girini” transiteranno a fianco dell’imponente mole del Santuario della Madonna di Tirano, innalzato tra il 1505 e il 1528 nel luogo dove – quattro anni prima l’inizio dei lavori – la Santa Vergine era apparsa nell’orto di Mario Omodei, un contadino che il pomeriggio del 29 settembre del 1501 era impegnato nel lavoro nei campi. Per i partecipanti al Giro il passaggio accanto al santuario darà l’avviso della ripresa delle “ostilità” perché da lì a breve inizierà l’interminabile salita verso la Forcola di Livigno, ufficialmente lunga 18 Km e caratterizzata da una pendenza media del 7.1%. La strada, in realtà, inizia a salire quando mancano 33 Km al valico, 25 Km e mezzo dei quali in salita; questa, infatti, è suddivisa da un lungo tratto centrale pianeggiante e nemmeno scherzano i primi 7.5 Km al 7%, nel corso del quale si tocca il centro di Brusio, caratterizzato dalla presenza di uno dei tratti più spettacolari della “Ferrovia del Bernina” (l’intera linea è patrimonio UNESCO dal 2008), il viadotto elicoidale che fu realizzato in pietra tra il 1908 e il 1910 e che nel 2010, in occasione del centenario del “trenino rosso” fu effigiato nel logo dell’evento e illuminato come se fosse una torta di compleanno. La prima parte dell’ascesa terminerà in prossimità delle rive del Lago di Poschiavo, di origine naturale ma sfruttato per la produzione di energia elettrica sin dal 1904, costeggiando il quale s’imboccherà il lungo tratto pianeggiante (quasi 8 Km) che spezza in due tronconi la salita verso la Forcola. Fino a 4 km dallo scollinamento questa coincide con quella diretta al più celebre Passo del Bernina, salita che nonostante la fama non ha un grande feeling con il Giro d’Italia: l’unica volta che la Corsa Rosa vi transitò era il 12 giugno del 1954, giorno passato alla storia per lo “Sciopero del Bernina”, allorquando i corridori affrontarono la salita in gruppo, annichiliti dalla fuga bidone che due settimane prima aveva portato in maglia rosa l’elvetico Carlo Clerici con un vantaggio che nessuno riuscì a colmare (a Milano il distacco del secondo, il connazionale Hugo Koblet, sfiorò la mezzora). Raggiunti i 2315 metri della Forcola – sarà la prima delle sei volte nelle quali si supererà quota 2000 in questa edizione del Giro – davanti ai corridori si spalancherà la discesa, non particolarmente difficile (sono 5.4 Km al 6.4%) verso il “Piccolo Tibet”. Così è stata ribattezzata la conca di Livigno, conosciuta per la sua zona franca – le cui origini risalgono concesse nel 1538 dalla Contea di Bormio – e per la particolare forma allungata dell’abitato, un “serpentone” di ben 5 Km che giunge fino alle rive del Lago di Livigno, bacino artificiale realizzato alla fine degli anni ’60 e nel quale confluiscono le acque dello Spol, uno dei tre fiumi italiani i cui corsi non si gettano nel bacino del Mediterraneo, ma “scaricano” in quello del Mar Nero. Non ci sarà tempo per i corridori per specchiarsi nelle sue acque perché stavolta l’arrivo non sarà in centro, come invece era successo nei due precedenti datati 1972 e 2005, quando nel “Piccolo Tibet” si erano imposti Eddy Merckx e il colombiano Iván Parra, autore di un’eccezionale doppietta poiché il giorno prima aveva conquistato anche il tappone dolomitico di Ortisei. C’è ancora una difficoltà altimetrica da superare, una salita di 8.8 Km al 6.1% in parte inedita perché in passato già tre volte si è giunti ai 2120 metri del Passo d’Eira, dove si abbandonerà la strada per Bormio e s’imboccherà il ripido tratto conclusivo, che presenta una pendenza media del 10% negli ultimi 1500 metri, con un picco massimo del 19%. Asfaltata apposta per l’arrivo del Giro, è la vecchia mulattiera che porterà i corridori fino alle piste del Mottolino, dove in ai giochi olimpici saranno assegnate le medaglie nelle specialità dello snowboard e del freestyle. E nell’attesa del grande evento a cinque cerchi arriverà il Giro a inauguare alla sua maniera questo piccolo tempio dello sport….
Mauro Facoltosi

Il lago di Livigno e l’altimetria della quindicesima tappa (www.outdooractive.com)
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella di Lodrino (735 metri). Quotata 737 metri sulle cartine del Giro e chiamata anche “Valico della Cocca di Lodrino”, vi transita la Strada Provinciale 3 “Lodrino-Nozza” tra Nozza e Lodrino. Il Giro l’ha scalata finora tre volte, la prima durante la tappa Rovato – Monte Bondone del Giro del 2006, vinta dal varesino Ivan Basso, e che vide svettare per primo a Lodrino il colombiano Miguel Ángel Rubiano. L’anno successivo l’ascesa fu inserita nei chilometri iniziali dell’ultima tappa del Giro, Vestone – Milano, vinta dall’argentino Maximiliano Ariel Richeze, ma il passaggio in vetta non fu “registrato” non essendo previsto il GPM in quest’occasione. L’ultimo passaggio del Giro risale alla tappa Riva del Garda – Iseo del 2018, vinta allo sprint dal veronese Elia Viviani, mentre il GPM a Lodrino era stato conquistato dal francese Alexandre Geniez.
Colle di San Zeno (1434 metri). Chiamato anche Colma di San Zeno e Col de San Zé, è quotato 1418 sulle cartine del Giro 2024. Situato sullo spartiacque tra la Val Trompia e la Val Camonica, è valicato dalla strada che mette in comunicazione Pezzaze con Fraine e Pisogne.
Sella di Breno (342 metri). Vi sorge l’omonimo centro.
Passo di Aprica (1113 metri). È l’ampia sella pianeggiante, lunga quasi 3 Km, che mette in comunicazione la Valcamonica con la Valtellina tramite la Valle di Corteno. È valicato dalla Strada Statale 39 “dell’Aprica” e vi sorge l’omonima stazione di sport invernali, costituita dai tre nuclei di Madonna, Mavigna e San Pietro. Quotata 1173 sulle cartine del Giro 2022, è stata affrontata alla corsa rosa 13 volte come GPM, una come traguardo volante Intergiro (nel 1992, tappa Palazzolo sull’Oglio – Sondrio, vinta da Marco Saligari che transitò in testa anche sul valico) e due come traguardo di tappa senza gran premio (nel 2006, quando Ivan Basso s’impose in rosa nella Trento – Aprica, e al termine della Brescia – Aprica del 2010, vinta da Scarponi). Il primo a transitare in testa sotto lo striscione GPM è stato Fausto Coppi nel corso della Locarno – Brescia del Giro del 1950, vinta da Luciano Maggini. In seguito hanno conquistato questo traguardo Vittorio Adorni nel 1962 (tappa Moena – Aprica), Bruno Vicino nel 1979 (Trento – Barzio, vinta da Amilcare Sgalbazzi), lo svizzero Stefan Joho nel 1988 (la mitica tappa Chiesa Valmalenco – Bormio con il Gavia affrontato con la neve, vinta dall’olandese Erik Breukink), il venezuelano Sierra nel 1990 (Moena – Aprica), Gotti nel 1996 (Cavalese – Aprica), Mariano Piccoli nel 2000 (Bormio – Brescia, vinta da Biagio Conte), Emanuele Sella nel 2008 (Rovetta – Tirano, vinta dallo stesso corridore), l’ucraino Yuriy Krivtsov nel 2010 (passaggio intermedio nella citata tappa Brescia – Aprica), lo spagnolo Pablo Lastras Garcia nel 2011 (Feltre – Tirano, vinta da Diego Ulissi), Matteo Rabottini nel 2012 (Caldes – Passo dello Stelvio, vinta da De Gendt), il canadese Ryder Hesjedal e lo spagnolo Mikel Landa nella Pinzolo – Aprica del 2015 che prevedeva due passaggi sul passo. Nel 2017, l’Aprica fu relegata a un ruolo marginale, inserita subito dopo la partenza della poco impegnativa frazione di trasferimento Tirano – Canazei, vinta in fuga dal francese Pierre Rolland, che era transitato in testa anche sul GPM inserito a inizio tappa. Infine, nel 2022 all’Aprica terminò praticamente in discesa la 16a tappa della Corsa Rosa, che prevedeva pochi chilometri prima lo scollinamento sul Valico di Santa Cristina: sia quest’ultimo, sia la vittoria di tappa furono conquistate dal ceco Jan Hirt.
Forcola di Livigno (2315 metri). Valicata dalla strada che mette in comunicazione Livigno con il centro elvetico di Poschiavo, viene toccata per la seconda volta al Giro d’Italia dopo il passaggio avvenuto nel 2010 durante la tappa Bormio – Ponte di Legno (Passo del Tonale), conquistato dall’australiano Matthew Lloyd, mentre al traguardo s’impose proprio un corridore elvetico, Johann Tschopp. Ci sono, però, due precedenti nei quali la Corsa Rosa fu respinta dal maltempo e la prima volta accadde nel 1995, quando l’allora direttore del Giro Carmine Castellano fu costretto qualche settimana prima del passaggio della corsa a rimettere mano al tracciato della tappa che dalla Val Senales conduceva a Lenzerheide Valbella, frazione che prevedeva anche le ascese al Giogo di Santa Maria (all’epoca ancora sterrata) e al Bernina. Nel 2005 ancora la neve in vetta, unita alla pioggia battente alla partenza di Livigno, consigliò alla direzione di corsa di spostare il via della tappa diretta a Lissone, traslocando il “chilometro zero” alla Madonna di Tirano.
Passo Eira (2208 metri). Quotato 2210 metri sulle cartine del Giro 2024, è valicato dalla Strada Statale 301 “del Foscagno” tra Livigno e Trepalle. Il Giro d’Italia finora vi è transitato tre volte, la prima nel finale della tappa vinta nel 1972 da Eddy Merckx a Livigno, partita da Parabiago e che vide il grande rivale del belga in quell’edizione, lo spagnolo José Manuel Fuente, transitare in testa sull’Eira. Non ci fu GPM in vetta al passo, invece, nel finale della Egna – Livigno del 2005, vinta da colombiano Iván Parra. L’ultimo uomo al comando sul valico è stato, invece, l’australiano Matthew Lloyd in occasione della citata tappa di Ponte di Legno del Giro del 2010.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
CIAK SI GIRO
Se i rigidi climi del “Piccolo Tibet” nostrano vi avranno fatto venire la voglia di un corroborante minestrone… eccovelo scodellato! Nell’inverno del 1980 il regista romano Sergio Citti salì proprio a Livigno per le riprese del finale del “Il minestrone”, pellicola concepita per il cinema e poi sbarcata in televisione sotto la forma di piccolo sceneggiato a puntate essendone state girate due versioni, una per il grande schermo della durata di quasi due ore e una lunga il doppio e destinata alla trasmissione sulla RAI, che aveva coprodotto il film con la casa di produzione Medusa e che aspetterà il 1985 per la prima visione televisiva. Unico film in gara al prestigioso Festival internazionale del cinema di Berlino tenutosi nella capitale tedesca dal 13 al 24 febbraio 1981, la pellicola racconta del lungo viaggio di due vagabondi della periferia di Roma, interpretati da Franco Citti (fratello del regista) e da Ninetto Davoli. All’inizio delle loro peregrinazioni, perennemente alla ricerca da qualcosa da mettere sotto i denti, i due s’imbattono nel futuro premio Oscar Roberto Benigni, che qui è il “Maestro”, un accattone la cui specialità è fuggire dai ristoranti senza pagare il conto. Le loro continue fughe da un’osteria all’altra li portano a compiere un viaggio che dalla capitale li porta prima in Toscana e poi in Emilia, dove incappano in un un santone che li convince a seguirlo nel suo pellegrinaggio, un viaggio durante il quale il bizzarro personaggio – impersonato dal grande Giorgio Gaber – snocciola liste di leccornie che potranno gustare una volta giunti a destinazione. E quella destinazione è la Svizzera: la scena nella quale Gaber indica ai suoi seguaci il valico oltre il quale si trova il “bengodi” mostra l’ultimo tratto del versante italiano della Forcola di Livigno.
In collaborazione con www.davinotti.com

Giorgio Gaber indica la Forcola di Livigno nel finale de “Il minestrone” (www.davinotti.com)
Le altre location del film citato
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-minestrone/50001933
FOTOGALLERY
Manerba del Garda, Isola di San Biagio
Sabbio Chiese, Santuario della Madonna della Rocca
Tavernole sul Mella, Chiesa di San Filastrio
Pezzaze, Miniera Marzoli
Pisogne, Lago d’Iseo
Boario Terme, Padiglione dell’Antica Fonte
Castello di Breno
Capo di Ponte, Pieve di San Siro
Santuario della Madonna di Tirano
Brusio, il viadotto elicoidale della “Ferrovia del Bernina”
Lago di Poschiavo
La Forcola di Livigno (vista dal lato italiano)
Il tratto iniziale del “serpentone” di Livigno
PRIMA VITTORIA STAGIONALE DI GANNA. POGACAR SEMPRE PIU’ ROSA
maggio 18, 2024 by Redazione
Filed under 18 MAGGIO 2024 - 14a tappa: CASTIGLIONE DELLE STIVIERE - DESENZANO DEL GARDA, News
Ganna si vendica della maglia rosa che gli aveva tolto la vittoria nella prima cronometro di questo giro e, sfoderando una prestazione ottima, ferma i cronometri sul tempo di 35′02″, 29 secondi meglio del leader della classifica generale, che si aggiudica comunque il secondo posto guadagnando ancora sui diretti avversari alla vigilia delle grandi montagne.
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) punta a vincere il Giro, ha un ottimo vantaggio in classifica generale e, dopo il secondo intertempo, era in netto vantaggio su tutti i suoi possibili avversari in classifica generale. Domani iniziano le montagne, con la tappa forse più dura del Giro, certamente la più lunga e quella dotata del maggior dislivello-
Tutti questi fattori potrebbero aver portato Pogacar a non spingere al massimo e l’impressione è dovuta al fatto che, dal secondo intermedio sino al traguardo, in 8 chilometri, Pogacar ha perso 19 secondi da Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), ovvero più di 2 secondi al chilometro. Al primo intertempo, invece, la maglia rosa guadagnava 4 secondi nei confronti del campione italiano di specialità e questo forse per via del tracciato più tecnico che da pedalare; ma al secondo intertempo, quando già il percorso si presentava più filante, accusava un ritardo di 10 secondi, il che significa che aveva perso 14 secondi in 15 chilometri, meno della metà di quanto ha perso negli ultimi 8 Km.
E’, quindi, evidente un calo della prestazione nel finale da parte di Pogacar, cosa che può essere dovuta a una piccola défaillance, oppure a una scelta precisa dettata dal fatto che domani c’è una tappa molto dura e è importante non sprecare oggi troppe energie.
Del resto, anche le prestazioni degli altri corridori confermano questo aspetto. Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), che dopo 7,8 Km accusava 21 secondi da Pogacar, ha poi chiuso la prova con un passivo di 50 secondi dallo sloveno, il che significa ch in 23.3 Km ha accusato solo 8 secondi in più rispetto a quanto aveva perso in 8 chilometri, mentre l’evoluzione del passivo è stata più regolare nei confronti del vincitore.
Ganna ha concluso la prova ad una media superiore ai 53 Km/h, anche se il direttore sportivo, intervistato nel dopo corsa, ha affermato che l’obiettivo era quello di arrivare a una media di 54 Km/h.
Ad ogni modo, su un percorso più congeniale alle sue caratteristiche rispetto alla prova di Perugia, il campione italiano è riuscito ad esprimersi al meglio e a cogliere la prima vittoria stagionale.
La maglia rosa, al netto di quanto già osservato, ha comunque guadagnato abbastanza nei confronti degli avversari: 38″ su Tymen Arensman (INEOS Grenadiers), 45″ su Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), 50″ su Tiberi, 56″ su Ben O’Connor (Decathlon AG2R La Mondiale) e 1′16″ su Daniel Felipe Martinez (BORA – Hansgrohe), autore di una prova opaca. In seguito alla brutta prestazione il colombiano ha perduto la seconda posizione in classifica in favore di Thomas, ma va detto che Martinez, pur essendo campione nazionale di specialità, è comunque più uno scalatore che un cronoman, avendo conquistato in titolo in Colombia, che come tutti sanno non ha una grande tradizione per le corse contro il tempo.
Buona la difesa di Tiberi che è stato, come nella prima tappa a cronometro, estremamente regolare e ora si trova in top five a 5′17 da Pogacar, a soli 1′21″ dal podio e a 42 secondi dal quarto posto.
Ora il corridore laziale dovrà fare attenzione ad Arensman, che può insidiarlo anche nella lotta per la maglia bianca. L’olandese è stato autore di un’ottima prova, ha chiuso terzo a 1′07″ da Ganna, guadagnando 12 secondi su Tiberi al netto delle difficoltà che entrambi hanno avuto nelle prime tappe, che per Arensman sono state tuttavia molto più gravi.
Thomas si è ritrovato e sembra aver superato le difficoltà emerse nella prova contro il tempo di Perugia ed è andato a riprendersi il secondo posto. Il gallese, si sa, è un cagnaccio, un regolarista, un fondista, un corridore esperto ed estremamente solido che nella terza settimana, pur senza particolari acuti, è in grado di mantenere l’asticella alta, proprio quando gli altri cominciano ad essere a corto di energie.
In lotta per il podio c’è pure O’Connor, anche lui autore di una prova tutto sommato molto buona, considerando le sue caratteristiche: è stato solo 6 secondi più lento di Tiberi e ne ha incassati da uno specialista delle prove contro il tempo come Thomas. Se l’australiano non commetterà più l’errore di fare il fuori giri per tentare di seguire un eventuale attacco della maglia rosa, potrà essere un brutto cliente in salita.
Infine, una menzione per gli ultimi due italiani in top ten: Filippo Zana (Team Jayco AlUla) ha concluso ventiquattresimo con un ritardo di 2′32″ da Ganna e ha messo in campo una difesa tutto sommato discreta, considerando le sue caratteristiche, perdendo 5 secondi al chilometro dal vincitore; meno bene è andata a Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan Team), quarantaquattresimo con un ritardo di 3′50″, che significa oltre 8 secondi al chilometro. Va comunque detto che Fortunato è riuscito a mantenere la top ten e ora potrà far valere le sue doti di scalatore per provare a centrare una vittoria di tappa.
Come era prevedibile, la cronometro di oggi non è stata un terremoto ma ha dato dei piccoli assestamenti alla classifica generale, ma da domani si inizia a fare sul serio.
La quindicesima tappa prevede 5400 metri di dislivello e, anche se l’eliminazione della Forcola di Livigno ha reso il finale meno duro, la prova resta comunque molto severa. I tratti più duri si incontranno negli ultimi 6 chilometri verso il Mottolino e questo potrebbe forse spegnere le velleità di un attacco da lontano. Sarà interessante capire se qualcuno vorrà giocare le carte dell’azzardo, provando un attacco sul Foscagno, sul quale, peròm è difficile fare la differenza a causa delle pendenze piuttosto regolari e nient’affatto elevate. Attenzione, però, alla discesa dal Mortirolo che potrebbe essere il terreno per imboscate, a maggior ragione se dovesse essere bagnata (cosa che, stando alla previsione meteo, non può essere esclusa).
Benedetto Ciccarone

Ganna sfreccia più veloce di tutti sulle strade della crono di Desenzano (Getty Images)
TIC-TAC IN RIVA AL GARDA
maggio 18, 2024 by Redazione
Filed under 18 MAGGIO 2024 - 14a tappa: CASTIGLIONE DELLE STIVIERE - DESENZANO DEL GARDA, News
Tornano a ticchettare i cronometri al Giro d’Italia. Una settimana dopo la sfida contro il tempo sulle strade umbre va in scena un’altra tappa a cronometro, stavolta disegnata su di un tracciato più tarato sulle misure degli specialisti. Nonostante l’ambientazione collinare, le difficoltà altimetriche oggi avranno la forma d’isolati colli, brevi e poco pendenti, e nulla arriverà a turbare le loro possibilità di vittoria. Ma anche in questo caso occorrerà utilizzare con parsimonia le energie, perché il giorno dopo sarà in programma il primo, duro tappone alpino.
Per la seconda e ultima volta in questa edizione del Giro tornano a scattare i cronometri per un’altra appassionante sfida contro l’orologio destinata a cambiare ancora una volta i connotati alla classifica. Stavolta si è scelta un’ambientazione più collinare rispetto a quella dell’altra prova contro il tempo che, tolta la salita finale verso Perugia, si era disputata sul perfetto piattone della Valle Umbra. Il palcoscenico prescelto per questa seconda cronometro sarà quello delle colline moreniche del Garda, il “filtro” che separa il lago dalla Pianura Padana e che 165 anni fu teatro della storica battaglia di Solferino e San Martino, episodio della Seconda Guerra d’Indipendenza Italiana che rappresentò la fine del dominio austriaco sui territori della Lombardia e del Veneto, tirando idealmente la volata alla proclamazione dell’unità nazionale, sancita due anni più tardi. Nonostante questa premessa geografica, il percorso che condurrà i “girini” da Castiglione delle Stiviere a Desenzano del Garda può tranquillamente essere definito pianeggiante, per la gioia di quei cronoman puri le cui velleità una settimana prima si erano scontrate con la salita che conduceva verso Perugia. Oggi le difficoltà altimetriche avranno, infatti, l’aspetto di tre brevi strappi – il più lungo e difficile di 600 metri, gli altri due entrambi lunghi 400 metri – che spuntano come funghi dalla pianura e che difficilmente turberanno la gara ai favoriti per la vittoria finale. Non dovranno però, incappare nell’errore di lanciare i loro cavalli al galoppo sfrenato, come accadeva sui campi di battaglia risorgimentali, perché anche questa tappa sarà immediatamente seguita da una dura frazione di montagna e occorrerà dosare le energie senza “strafare”, considerato anche che la tappa di Livigno sarà molto più dura rispetto a quella che conduceva ai Prati di Tivo, che come ben ricordiamo è stata affrontata dopo la crono di Perugia
Si scenderà dalla rampa di lancio in Piazza San Luigi, cuore di Castiglione delle Stiviere sul quale affaccia la basilica intitolata al santo gesuita che fu anche marchese della celebre famiglia Gonzaga. Usciti dalla città che vanta anche il Museo Internazionale della Croce Rossa – fondata nel 1863 dal filantropo elvetico Jean Henri Dunant, sconvolto dalla vista dei soldati feriti durante la battaglia di Solferino – si prenderà subito la strada delle colline e dopo poco meno di 5 Km si giungerà ai piedi del primo dei tre dentelli che movimentano il tracciato della crono, lungo 400 metri e caratterizzato da una pendenza media del 4.5%. 3 Km più avanti saranno comunicati i primi tempi di gara al momento del passaggio da Solferino, dove si transiterà ai piedi della collina della Rocca, torre costruita nel 1022 nel luogo che oggi costituisce il punto più elevato della provincia di Mantova (206 metri sul livello del mare) e che nel 1870 fu trasformata in museo dedicato alla battaglia, nell’occasione ribattezzandola “Spia d’Italia”. A una dozzina di chilometri dal via si arriverà all’appuntamento con il momento più difficile di questa crono, la salita di 600 metri al 6% che conduce a Cavriana, borgo dominato dalla torre campanaria che svetta su resti del castello, le cui pietre saranno utilizzate nel 1770 per ristrutturare la sottostante Villa Mirra, nella quale soggiornarono l’imperatore francese Napoleone III nei giorni della battaglia di Solferino, mentre al presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi e il francese Charles de Gaulle vi sarà offerta una colazione ufficiale il 24 giugno del 1959, nel primo centenario del fatto d’armi.
Seguirà un tratto di circa 4 Km caratterizzato da lievissime ondulazioni, falsipiani quasi impercettibili che la strada disegna percorrendo la plaga collinare a occidente di Castellaro Lagusello, delizioso borgo medioevale affacciato su di un piccolo laghetto dall’insolita forma a cuore, sulle cui rive negli anni settanta è stato scoperto un insediamento palafitticolo che nel 2011 è stato inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Per un paio di chilometri la strada torna perfettamente pianeggiante, pedalando in direzione dell’ultimo ostacolo di giornata, un’ascesa di 400 metri al 4.4% che si concluderà alle soglie di Pozzolengo, dove i corridori sfioreranno il locale castello, in realtà un microscopico borgo fortificato costruito tra il IX e il X secolo sulla sommità del Monte Fluno per dare ospitalità alla popolazione locale durante le scorribande dei barbari.
Allo scoccare del ventesimo chilometro terminerà la fase più intricata di questa crono e da qui al traguardo, 11 Km più tardi, non s’incontreranno più tratti da percorrere in salita. Poco meno di 3 km più avanti si raggiungerà il secondo e ultimo dei punti di rilevamento degli intermedi, che saranno presi in prossimità della Torre di San Martino della Battaglia, monumento memoriale della storica tenzone che – a differenza di quello di Solferino – fu appositamente costruito tra il 1880 e il 1983, innalzato a poca distanza dall’ossario nel quale furono deposti i resti di oltre 2600 soldati caduti sul campo, appartenenti sia all’Armata Sarda, sia allo sconfitto esercito dell’Impero Austro-Ungarico.
Quando mancheranno 4 Km all’arrivo si giungerà, infine, sulla sponda meridionale del lago di Garda, che s’incontrerà all’altezza di Rivoltella, la frazione di Desenzano presso la quale in antichità si trovava la Mansio ad Flexum, stazione di posta per il cambio dei cavalli collocata in un punto strategico al punto che l’originario toponimo di questo luogo è perfino riportato sulle mappe che il matematico Ignazio Denti fece affrescare sulla volta della Galleria delle Carte Geografiche, presso i Musei Vaticani.
Ancora pochi minuti di gara e poi, presso il porto di Desenzano, conosceremo gli esiti di quest’altra sfida contro il tempo.
Mauro Facoltosi

La torre di San Martino della Battaglia e l’altimetria della quattordicesima tappa (www.lagodigardaeventi.it)
CIAK SI GIRO
A due passi dal percorso di gara c’è il delizioso borgo di Castellaro Lagusello, frazione del comune di Monzambano che in un paio di occasioni ha prestato i propri vicoli all’occhio della macchina da presa. Qui ci limitiamo a ricordare il primo dei due film girati in questo luogo, “La partita”, pellicola del 1988 diretta da Carlo Vanzina. Il popolare regista figlio d’arte (il padre fu il mitico Steno) è principalmente conosciuto per le commedie e per esser considerato il “papà dei cinepanettoni” (pensate che la Treccani ha pure coniato il neologismo “vanzinata”), ma nella sua carriera ha saltuariamente esplorato altri generi come il thriller (“Sotto il vestito niente” è ancora oggi uno dei suoi film più celebri), il biografico (“I miei primi 40 anni”, trasposizione cinematografica della biografica di Marina Ripa di Meana), il giallo (“Tre colonne in cronaca”), il sentimentale (“Piccolo grande amore”) e il film d’avventura. È il caso, quest’ultimo, de “La partita”, film ambientato nel XVIII secolo per il quale Vanzina reclutò due star di Hollywood, il premio oscar Faye Dunaway e Matthew Modine, ai quale fu affidato il ruolo dei protagonisti: Modine è il nobile Francesco Sacredo che, rientrato in patria dopo l’esilio, scopre che il padre ha perduto al gioco l’intero patrimonio di famiglia, finito nelle mani della scaltra contessa Matilde Von Wallenstein (la Dunaway), la quale proporrà all’uomo un’ennesima “partita”, il cui esito sarà la riconquista o la definitiva perdita dei beni di famiglia. Per girare il film occorrevano location “d’epoca” e così si scelse Venezia per le scene principali (lì abitano il Sancredo e la contessa), poi la produzione “emigrò” prima in Lombardia (ed è qui che entrano in scena Castellaro Lagusello e la vicina Sirmione) e in seguito in Francia, dove lo scontro finale tra i due protagonisti ha come palcoscenico una chiesetta affacciata sul canale della Manica. Altre scene furono girate in Lazio, tra Bracciano, Cerveteri e la capitale, dove per le riprese si utilizzò un fasullo villaggio medioevale che qualche anno prima era stato costruito presso gli studi di Cinecittà e che sarà successivamente smantellato per far posto ad altri set: si tratta di una location posticcia ma ben nota, perché nel 1984 era stata il villaggio di Frittole, il piccolo borgo nel quale Benigni e Troisi capitano dopo esser sbalzati indietro nel tempo nel film campione d’incassi “Non ci resta che piangere”. Negli anni successivi in due occasioni sarà sullo stesso set anche Paolo Villaggio, che nel 1985 vi girerà “Fracchia contro Dracula” e dodici mesi più tardi “Superfantozzi”.
In collaborazione con www.davinotti.com

Castellaro Lagusello nel film di Carlo Vanzina “La partita” (www.davinotti.com)
Qui potete vedere le altre location del film
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/la-partita/50018801
https://www.davinotti.com/forum/location-segnalazioni/la-partita/80018801
FOTOGALLERY
Castiglione delle Stiviere, Basilica di San Luigi Gonzaga
Castiglione delle Stiviere, Museo Internazionale della Croce Rossa
L’imbocco del primo strappo, alle porte di Solferino
La rocca di Solferino
Cavriana vista dal castello
Scorcio di Castellaro Lagusello
L’ingresso al borgo fortificato di Pozzolengo
L’ossario di San Martino della Battaglia
Il porto di Desenzano del Garda, presso il quale terminerà la cronometro
JONATHAN DIMENSIONE VOLATA, TRIS DI MILAN A CENTO
maggio 17, 2024 by Redazione
Filed under 17 MAGGIO 2024 - 13a tappa: RICCIONE - CENTO, News
A Cento altra volata senza rivali per Jonathan Milan (Team Lidl Trek) che ottiene la terza vittoria al Giro 2024 e sale un altro gradino nella considerazione dei velocisti più forti in circolazione nonostante abbia dovuto rincorrere il gruppo per quasi 10 km nelle fasi finali della tappa a causa di un ventaglio innescato dall’INEOS Grenadiers. La maglia ciclamino è ormai ipotecata
La tredicesima tappa del Giro 2024 è una delle più facili dal punto di vista altimetrico. Si parte da Riccione e si arriva a Cento dopo 179 km in una tappa piatta come un fuso e senza la benchè minima ombra di gpm. Velocisti perciò strafavoriti con Jonathan Milan (Team Lidl Trek) pronto a buttarsi nuovamente in volata mentre gli uomini di classifica si riposeranno in vista dell’attesa cronometro di domani da Castiglione delle Stiviere a Desenzano del Garda. La fuga di giornata, che vedeva protagonisti Andrea Pietrobon (Team Polti Kometa), Manuele Tarozzi ed Alessandro Tonelli (Team VF Group Bardiani CSF Faizanè), partiva dopo appena 1 km dal via ed il vantaggio sul gruppo maglia rosa arrivava a sfiorare i quattro minuto già dopo 10 km. Pietrobon si aggiudicava il primo traguardo volante di Villanova posto al km 65.8. Tarozzi vinceva il traguardo Intergiro di Lugo posto al km 95.1. Pietrobon vinceva infine il secondo traguardo volante di Conselice posto al km 113.3. In testa al gruppo maglia rosa si alternavano le squadre dei velocisti e precisamente il Team Lidl Trek ed il Team Alpecin Deceuninck. La fuga terminava a 52 km dall’arrivo dopo un deciso forcing dell’INEOS Grenadiers che grazie a qualche ventaglio innescava alcuni spezzettamenti nel gruppo principale. Nella seconda parte restava invischiata la maglia ciclamino di Jonathan Milan (Team Lidl Trek) che dopo un inseguimento di qualche km riusciva a rientrare nel gruppo di testa. Una nuova attacco si sviluppava a circa 30 km dalla conclusione grazie all’azione di Dries De Pooter (Team Intermarchè Wanty) e Martin Marcellusi (Team VF Group Bardiani CSF Faizanè). Una caduta a 20 km dalla conclusione coinvolgeva una decina di ciclisti, tutti capaci di rialzarsi e di rientrare in gruppo. Marcellusi si rialzava a 15 km dalla conclusione mentre De Pooter veniva ripreso poco oltre dal gruppo maglia rosa. Gli ultimi km erano controllati dalle squadre dei velocisti che preparavano il terreno per la volata. Era ancora una volta Jonathan Milan a dominarla con una progressione irresistibile che metteva tutti in fila. Secondo era Stanislaw Aniolkowski (Team Cofidis) mentre terzo si piazzava Phil Bauhaus (Team Bahrain Victorious). Nella top ten si segnalavano anche il nono posto di Giovanni Lonardi (Team Polti Kometa) ed il decimo posto di Alberto Dainese (Team Tudor Pro Cycling). Per Milan è la terza vittoria al Giro 2024 e la maglia ciclamino può dirsi ormai ipotecata. In classifica generale resta tutto invariato nelle prime posizioni con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che conduce davanti a Daniel Martinez (Team BORA Hansgrohe) e Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers). Come detto all’inizio domani tappa interessante e attesa quella numero 14, la cronometro individuale da Castiglione delle Stiviere a Desenzano del Garda: poco più di 31 km abbastanza tecnici che presentano anche alcuni tratti in salita. Assisteremo di nuovo al duello Ganna-Pogacar ma c’è attesa anche per Antonio Tiberi (Team Bahrain Victorious), che può consolidare la sua maglia bianca ai danni di Thymen Arensman (Team INEOS Grenadiers).
Antonio Scarfone

Jonathan Milan vince a Cento (foto: Tim De Waele/Getty Images)
LA VOLATA ES UN CARNAVAL
maggio 17, 2024 by Redazione
Filed under 17 MAGGIO 2024 - 13a tappa: RICCIONE - CENTO, News
E’ la tappa più facile del Giro 2024, tutta pianura dal raduno di partenza di Riccione al traguardo di Cento. L’arrivo è di quelli che fanno gola ai velocisti e oggi le loro formazioni saranno agevolate dal percorso nelle operazioni di contenimento della fuga di giornata. Poi spazio a quello che Bruno Raschi definì “il lungo prologo di una coltellata”.
La volata è per davvero una sorta di carnevale. Nelle ultime centinaia di metri di una tappa destinata agli sprinter se ne vedono davvero di tutti i colori e di coriandoli ne fioccano da destra e da sinistra, tra chi parte da lontanissimo e chi si piazza alle calcagna del corridore lanciato a tutta per sfruttarne la scia, tra chi adotta i mille sotterfugi che i velocisti escogitano per assicurarsi un posto al sole e chi, invece, esce dalle righe in tutti i sensi, finendo poi per incappare nelle sanzioni imposte dalla giuria, perché in questo caso giustamente non si applica la tradizionale legge non scritta secondo la quale “a carnevale ogni scherzo vale”. Oggi, poi, la sensazione di esser tornati a febbraio sarà resa ancora più palpabile dal fatto di arrivare a Cento, cittadina emiliana che deve parte della fama proprio al carnevale, che qui dura addirittura un mese e che ha radici antichissime, testimoniate per la prima volta da alcuni affreschi di Giovanni Francesco Barbieri, il pittore più noto con il nome d’arte di Guercino, vissuto tra il 1591 e il 1666 e originario proprio di questo centro. Oggi la volata sarà argomento quasi unico di discussione, al termine di quella che è la più facile tra le 21 tappe del Giro d’Italia 2024, ancor più facile della passerella conclusiva di Roma, più corta ma movimentata qua e là da qualche piccolo dislivello. Oggi, invece, si pedalerà costantemente in pianura, anche se non mancheranno insidie che costringeranno i corridori a disputare la tappa con le antenne ben dritte, tra rotatorie, curve, restringimenti di carreggiata e quant’altro offre la rete stradale. E anche la natura stessa della pianura, totalmente sgombra com’è da colline, potrebbe rappresentare un problema in caso di vento, perché la mancanza di elevazioni permette alle folate di spazzare indisturbate, portando scompiglio in gruppo e rendendo la tappa molto più selettiva del previsto. E ci sono corridori che si sono visti compromessi dal vento le possibilità di vittoria finali proprio in tappe simili a questa, disegnate lontano dalle coste del mare, come ben ricorda lo spagnolo Alejandro Valverde, che al Tour del 2009 – che lo vedeva al via tra i favoriti – a causa del vento si vode letteralmente volare via quasi 10 minuti in una frazione totalmente disegnata nel piatto cuore geografico della Francia.
Il mare sarà, comunque, protagonista anche oggi accompagnando i “girini” nel tratto iniziale poiché i primi 9 Km si snoderanno lungo il celebre litorale romagnolo, puntando da Riccione verso Rimini, capitale del divertimento balneare che offre ai turisti anche interessanti vestigia del suo passato come l’Arco d’Augusto, Castel Sismondo e il duomo cittadino, noto con il nome di Tempio Malatestiano.
Lasciata Rimini si abbandonerà anche il mare, che si rivedrà per un attimo solo nel corso della tappa conclusiva, e si andrà a imboccare l’asse della Via Emilia, l’antica strada consolare che porta il nome di chi ne promosse la costruzione, il generale romano Marco Emilio Lepido. Su di essa si pedalerà per quasi 70 Km, toccando all’inizio di questo tratto Santarcangelo di Romagna, presso il cui centro storico si trova la Rocca Malatestiana, il castello nel quale secondo la leggenda si consumò il dramma di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, i peccaminosi cognati che ispirarono a Dante Alighieri il quinto canto dell’Inferno. Proseguendo si toccherà quindi Savignano sul Rubicone, il comune che è considerato la patria del ballo liscio (è possibile visitarvi la casa-museo di Secondo Casadei, l’autore di “Romagna mia”), per poi tirare dritto in direzione di Cesena, dove ha avuto inizio la parabola di vita e di successi di Marco Pantani: qui il “Pirata” di Cesenatico è nato il 13 gennaio del 1970 e sempre qui, per la precisione nella frazione di Case Castagnoli, all’età di 14 anni conseguì la sua prima vittoria in assoluto, eccezionalmente ottenuta in una gara completamente pianeggiante. Transitati a breve distanza dal colle sul quale si adagia il borgo di Bertinoro (in frazione Polenta si può ammirarvi la Pieve di San Donato, alla quale Giosuè Carducci dedicò un’ode) i “girini” saranno sulle strade di Forlimpopoli, nel cui cuore si affaccia la Rocca Albornoziana, maniero che nel nome rammenta il cardinale che lo fece erigere tra il 1360 e il 1365, lo spagnolo Egidio Albornoz. Il passaggio dalla vicina Forlì offrirà l’occasione di ricordare Ercole Baldini a un anno e mezzo dalla scomparsa del corridore romagnolo, vincitore del Giro nel 1958 ma principalmente menzionato per due affermazioni ottenute quando ancora era dilettante, alle Olimpiadi di Melbourne del 1956 e, qualche mese prima, al Velodromo Vigorelli di Milano dove riuscì a battere il record dell’ora, migliorando di 234 metri il precedente primato di Jacques Anquetil.
Con il passaggio da Faenza – cittadina celebre per la produzione di ceramiche di pregio, un campionario del quale è visibile nel MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche), istituzione importante al punto da esser stata riconosciuta dall’UNESCO “Monumento testimone di una cultura di pace” – il gruppo cambierà bruscamente direzione di marcia abbandonando la Via Emilia per inoltrarsi nella Pianura Padana in direzione di Bagnacavallo. Sfiorato questo centro, il cui nome ci ricorda come in questo luogo un tempo ci fosse un guado percorribile senza problemi con i quadrupedi, si punterà su Lugo, dove all’ombra della Rocca Estense sono scattate storiche edizioni del Giro di Romagna, corsa che nel 2024 dovrebbe tornare in calendario dopo 13 anni d’assenza e che ha la sua punta di diamante nelle tre vittorie che Fausto Coppi ottenne tra il 1946 e il 1949.
Varcato il corso del Santerno si toccherà Massa Lombarda, centro che trae il nome dalle 150 famiglie fuggite nel XIII secolo dal contado di Mantova, invaso dall’avido signore della Marca Trevigiana Ezzelino da Romano, intenzione a estendere l’estensione dei suoi domini. Con un altro cambio di rotta si giungerà a Conselice, centro dove campagne archeologiche negli anni ‘90 hanno permesso di riportare alla luce tracce della Valle Padusa, laguna che si estendeva su queste terre 7000 anni fa. Zigzagando così in luoghi dove un tempo l’acqua si distendeva a perdita d’occhio si lascerà la provincia di Ravenna per sbarcare sulle strade del bolognese e portarsi a Molinella, centro in epoca remota ebbe importanza strategica per il suo trovarsi nei pressi del traghetto che permetteva di spostarsi verso la sponda ferrarese del fiume Reno. La successiva meta dei “girini” sarà Baricella, poi ci si porterà ad Altedo, frazione del comune di Malalbergo conosciuta per la coltivazione di una varietà di asparago verde IGP alla quale viene dedicata una sagra che annualmente si tiene tra la terza e la quarta domenica di maggio e che, dunque, nel 2024 inizierà pochi giorni dopo il passaggio della tappa. I corridori non avranno tempo per divagazioni gastronomiche, anche perché mancheranno a questo punto circa 25 Km al traguardo e a breve inizieranno le grandi manovre in vista dello sprint, atti preparatori che l’indimenticato Bruno Raschi, il “Divino” giornalista emiliano che fu vicedirettore della Gazzetta dello Sport dal 1976 al 1983, soleva definire “il lungo prologo di una coltellata”. Lo scenario di queste concitate fasi vedrà il gruppo sfrecciare sempre più veloce tra San Pietro in Casale e Pieve di Cento, dove si transiterà a due passi dalle mura della rocca cittadina, innalzata nel XIII secolo e inserita in un complesso difensivo che contemplava una cinta muraria nella quale si aprivano quattro porte. Una di queste è Porta Cento, lambita la quale i corridori dovranno superare una risibile difficoltà altimetrica, la gobba del ponte che permette di scavalcare il corso del Reno e che tirerà un bello scherzetto, questo è permesso, ai velocisti arrivati a questo punto provati dalle alte velocità e che potrebbero trovarsi a perdere le ruote dei compagni che li devono pilotare, un piccolo contrattempo che potrebbe rimanere sul groppone a soli 2 Km dall’arrivo.
Per il resto niente altri scherzi, ci raccomandiamo….
Mauro Facoltosi

Uno dei colorati carri del carnevale di Cento e l’altimetria della tredicesima tappa (www.i2orficicona.it)
CIAK SI GIRO
Un cult tira l’altro e così dopo l’”Allenatore nel pallone” siamo qui a parlarvi di un altro film molto “venerato”, in questo caso tra gli appassionati del genere horror: è “La casa dalle finestre che ridono”, quinta pellicola firmata da Pupi Avati, per la quale vinse il premio alla critica al Festival du Film Fantastique di Parigi del 1979. Uscita nelle sale 3 anni prima, la pellicola del cineasta bolognese narra le vicende di Stefano, un giovane restauratore (interpretato da Lino Capolicchio) invitato a recuperare un macabro affresco realizzato da Buono Legnani, folle pittore morto suicida vent’anni prima. Sospettando che dietro a quell’opera si nasconda un mistero, Stefano comincia a indagare sulla vita del Legnani, scoprendo che era noto come “pittore delle agonie” perché ritraeva sempre soggetti deceduti, “modelli” che gli venivano procurati dalle sorelle con le quali viveva e che provvedano a torturare e uccidere i malcapitati prima di consegnarli al fratello. L’indagine condurrà Stefano fino al fatiscente casale dove viveva il Legnani e che era stato ribattezzato dalle genti del posto “casa dalle finestre che ridono” per via delle gigantesche labbra che ne adornavano le finestre: qui scoprirà che le sorelle sono ancora in vita e che continuano a compiere sacrifici umani in onore del fratello, i cui resti sono conservati proprio nel casale, immersi in formalina. Se, terminata la visione del film, vi sarà venuta voglia di tornare sui luoghi delle riprese, rimarrete in parte delusi poiché la principale location del film, che in parte fu girato anche a Cento, non esiste più: la “casa delle finestre che ridono” era, infatti, un casale destinato alla demolizione sulle cui facciate Pupi Avati chiese alla scenografa di dipingere delle grandi labbra in corrispondenza delle finestre. Terminate le riprese, l’edificio fu raso al suolo e oggi ha preso il suo posto un frutteto, situato alle porte di Malalbergo, non distante dal centro di Altedo, luogo dal quale i “girini” transiteranno nel finale di tappa.
In collaborazione con www.davinotti.com

L’edificio, appositamente “truccato”, che rappresenta la principale location de “La casa dalle finestre che ridono” (www.davinotti.com)
Qui potete vedere le altre location del film
https://www.davinotti.com/articoli/location-esatte-da-la-casa-dalle-finestre-che-ridono/43
FOTOGALLERY
La spiaggia di Riccione
Rimini, Tempio Malatestiano
Santarcangelo di Romagna, Rocca Malatestiana
Polenta di Bertinoro, Pieve di San Donato
Forlimpopoli, Rocca Albornoziana
Faenza, MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche)
Lugo, Rocca Estense
La rocca di Pieve di Cento
LOU LOU SPAZIALE SUL MONTE GIOVE. ALAPHILIPPE VINCE LA TAPPACCIA DEI MURI MARCHIGIANI
maggio 16, 2024 by Redazione
Filed under 16 MAGGIO 2024 - 12a tappa: MARTINSICURO - FANO, News
Una maxifuga, che perderà progressivamente pezzi su pezzi, caratterizza la dodicesima tappa da Martinsicuro a Fano. Uno scatenato Julian Alaphilippe (Team Soudal Quick Step) rilancia a più riprese l’azione fino a restare da solo in testa sul Monte Giove ed a involarsi verso una meritatissima vittoria
La dodicesima tappa del Giro 2024 parte da Martinsicuro e arriva a Fano. I muri marchigiani saranno i grandi protagonisti. Ne contiamo una decina lungo il percorso ed alcuni, seppur corti, sono molto ripidi e presentano spesso e volentieri pendenze in doppia cifra. Sono i quattro ‘muretti’ classificati come gpm, tutti di quarta categoria e precisamente Osimo, Monsano, Ostra e La Croce. E’ una tappa aperta a varie soluzioni, dalla fuga sostanziosa che si gioca la vittoria all’attacco nel finale di qualche finisseur o degli stessi uomini di classifica. Qualche speranza possono averla però anche i velocisti più resistenti, con Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck) in prima fila. A proposito di velocisti Fabio Jakobsen (Team DSM Firmenich PostNL) era costretto al ritiro dopo la caduta nella volata della tappa di ieri. Il primo tentativo di fuga dopo la partenza da Martinsicuro veniva portato da tre ciclisti ovvero Roel van Sintmaartensdijk (Team Intermarchè Wanty), Matteo Trentin (Team Tudor Pro Cycling) ed Enzo Paleni (Team Groupama FDJ). I tre attaccanti venivano ripresi dopo 36 km. Dopo l’attraversamento del centro abitato di Porso Sant’Elpidio si formava un quartetto in testa alla corsa con Edordo Affini (Team Visma Lease a Bike), Simon Clarke (Team Israel Premier Tech), Michael Hepburn (Team Jayco AlUla) e Mirco Maestri (Team Polti Kometa). I quattro battistrada iniziavano i primi strappi nell’entroterra di Civitanova Marche con oltre 1 minuto di vantaggio sul gruppo maglia rosa. Uno serie di scatti e controscatti nel gruppo maglia rosa contribuiva all’affievolimento del vantaggio dei ciclisti di testa. Tra i più attivi all’inseguimento si segnalavano Julian Alaphilippe (Team Soudal Quick Step) e Jhonatan Narvaez (Team INEOS Grenadiers). All’inizio della salita verso il primo traguardo volante Alaphilippe e Maestri erano i due battistrada e avevano una trentina di secondi di vantaggio su un primo gruppo inseguitore formato da 17 ciclisti in cui oltre a Narvaez, Clarke, Hepburn e Affini erano presenti anche Quinten Hermans (Team Alpecin Deceuninck), Ewen Costiou (Team Arkea B&B Hotels), Michael Valgren (Team EF Education EasyPost), Lilian Calmejane e Dion Smith (Team Intermarchè Wanty), Simone Velasco e Christian Scaroni (Team Astana Qazaqstan), Ruben Fernandez e Benjamin Thomas (Team Cofidis), Juan Pedro Lopez (Team Lidl Trek), Kevin Vermaerke (Team DSM Firmenich PostNL), Pelayo Sanchez (Team Movistar) e Matteo Trentin. Sul primo gruppo inseguitore rientrava un altro gruppo formato da un’altra quindicina di ciclisti che comprendeva Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers), Tobias Bayer (Team Alpecin Deceuninck), Alessandro Verre (Team Arkea B&B Hotels), Aurelien Paret-Peintre (Team Decathlon AG2R La Mondiale), Mikkel Honorè (Team EF Education EasyPost), Laurence Pithie e Cyril Barthe (Team Groupama FDJ), Nairo Quintana (Team Movistar), Jan Hirt e Mauri Vansevenant (Team Soudal Quick Step), Gijs Leemreize (Team DSM Firmenich PostNL), Luka Mezgec (Team Jayco ALUla), Davide Piganzoli (Team Polti Kometa), Attila Valter (Team Jumbo Visma), Alexander Kamp (Team Tudor Pro Cycling), Rui Oliveira (UAE Team Emirates), Jasha Sutterlin (Team Bahrain Victorious), Domenico Pozzovivo e Manuele Tarozzi (Team VF Group Bardiani CSF Faizanè). Maestri vinceva il primo traguardo volante di Recanati posto al km 77.5. Maestri transitava in prima posizione sul gpm di Osimo posto al km 93.2. La coppia di testa aveva un vantaggio di minuti secondi all’inizio della salita di Monsano, in cima alla quale era posizionato il secondo gpm della tappa. Maestri e Alaphilippe continuavano imperterriti nella loro azione e si dividevano equamente gli scollinamenti dei successivi gpm. Si aggiudicava il traguardo volante di Mondolfo posto al km 161.4. Il primo gruppo al loro inseguimento era formato da nove ciclisti che inseguivano a circa 1 minuto e 50 secondi di ritardo. Il tratto in pianura che portava al Monte Giove sarebbe stato molto probabilmente decisivo per le speranze di Alaphilippe e Maestri di giocarsi la vittoria di tappa. La coppia di testa iniziava il muro di Monte Giove con una quarantina di secondi di vantaggio sugli immediati inseguitori. Alaphilippe aumentava l’andatura e staccava Maestri che veniva ripreso da Narvaez e da Hermans nel punto più duro della breve salita, a circa 10 km dalla conclusione. Nel frattempo Alaphilippe manteneva un vantaggio tra i 30 e i 40 secondi sulla coppia al suo inseguimento e le numerose curve presenti nel tratto finale della tappa favorivano la sua azione. L’ex campione del mondo andava a vincere in solitaria sul traguardo di Fano con 31 secondi di vantaggio su Narvaez e 32 secondi di vantaggio su Hermans. Chiudevano la top five Valgren in quarta posizione e Scaroni in quinta posizione a 43 secondi di ritardo da Alaphilippe mentre il gruppo maglia gialla giungeva ad oltre 5 minuti di ritardo. Per Alaphilippe è la prima vittoria in assoluto al Giro d’Italia mentre Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) resta saldamente in maglia rosa. Domani tredicesima tappa da Riccione a Cento di 179 km. Torneranno di scena i velocisti in una delle tappe più pianeggianti del Giro 2024.
Antonio Scarfone

Julian Alaphilippe vince a Fano (foto: Tim De Waele/Getty Images)