CRO RACE 2024: LA PRIMA TAPPA È DI KRISTOFF CON MOLTA ITALIA SUL PODIO
La tappa inaugurale della corsa a tappe croata è andata al norvegese Alexander Kristoff. Il portacolori della Uno-X Mobility si è messo alle spalle gli italiani Giovanni Lonardi e Alberto Bruttomesso. Per l’esperto velocista norvegese il successo odierno gli è valso la leadership sia nella classifica generale, sia in quella a punti.
Ha preso il via oggi la CRO Race, corsa a tappe croata articolata su 6 tappe. L’onore di dare le mosse alla manifestazione è toccata alla Vodice – Sinj di 162.5 km, tappa che non presentava particolari difficoltà altimetriche e che, come facilmente ipotizzabile, si è conclusa in volata. Il successo è andato ad una vecchia volpe delle volate, quel Alexander Kristoff (Uno-X Mobility) che, nonostante i 37 anni festeggiati a luglio – non ha perso la voglia di dire la sua nelle volate a ranghi compatti. Alle spalle del norvegese si sono piazzati nell’ordine Giovanni Lonardi (Team Polti Kometa), Alberto Bruttomesso (Bahrain – Victorious), Anders Foldager (Team Jayco AlUla), Elia Viviani (INEOS Grenadiers), Oded Kogut (Israel – Premier Tech), Jordy Bouts (TDT – Unibet Cycling Team), Sam Welsford (Red Bull – BORA – hansgrohe), Javier Serrano (Team Polti Kometa) e Marcin Budziński (Mazowsze Serce Polski) a completare la TopTen. Prime della convulsa volata (alcune ruote veloci (Kristoff fra tutti) erano rimaste senza compagni e quindi si sono industriate a seguire le ruote altrui), la tappa è stata caratterizzata da una fuga a 5 nata intorno ai meno 139. Ad animarla sono stati Jokin Murguialday (Caja Rural), Francisco Muñoz (Polti Kometa), Filip Řeha (ATT Investments), Cyrus Monk (Q36.5 Pro Cycling) e Axel van der Tuuk (Mtec-SOLARWATT). I 5 guadagnano anche un discreto vantaggio prima di vedere il gruzzoletto cominciare a diminuire.
A complicare loro le cose ci si mette anche la sfortuna, quando la bicicletta di Muñoz perde aderenza a causa della ghiaia presente sulla sede stradale, con conseguente caduta che coinvolge anche Řeha (costretto al ritiro) e Murguialday, lasciando i soli Monk e Van der Tuuk a proseguire l’azione. Muñoz e Murguialday, una volta risaliti in sella, riescono a riportarsi sui battistrada, ma ormai il destino della fuga è segnato. Il plotone si è, infatti, organizzato per portare le ruote veloci a giocarsi la prima tappa della CRO Race.
Kristoff, leader delle due classifiche principali (generale e a punti), difenderà la sua leadership già nella seconda giornata di gara, nella quale è in programma la Zaravecchia – Novaglia di 114.5 Km. La tappa presenta un semplice GPM nella prima metà di gara, mentre negli ultimi 25 chilometri si affronteranno la breve salita di Pag e un altro strappetto, quest’ultimo piazzato ai -15 dall’arrivo. Anche in questo caso, è facile immaginare un arrivo a ranghi compatti.
Mario Prato
BINCHE CHIMAY BINCHE, RISPUNTA DE LIE
Arnaud De Lie vince la classica autunnale del pavé davanti a Girmay e Fretin
Classica sul pavé ma in autunno, nella regione della Wallonia belga. La fuga evade presto al mattino, composta da Michiel Coppens (Cofidis), Michael Schwarzmann (Israel-Premier Tech), Iker Mintegi (Euskaltel-Euskadi), Stijn Appel (Beat), Adrien Maire (TDT-Unibet) e Rindert Buiter (VolkerWessels). Il gruppo lascia fare il sestetto al comando, fra i quali non figurano nomi particolarmente pericolosi per le sorti della corsa.
Corsa che per l’appunto rientra a ranghi compatti presto, forse anche troppo, a meno di 50 km dalla conclusione: questo permette nuovi tentativi di fuoriuscita come quello di un buon Alessandro Covi (UAE Team Emirates), seguito dal danese Andreas Stokbro (TDT-Unibet) ai quali successivamente si unisce il connazionale rossocrociato Magnus Cort Nielsen (Uno-X Mobility). I tre procedono spediti ma il gruppo questa volta comprende il pericolo e la qualità del terzetto e non lascia mai più di una manciata di secondi di margine ai battistrada.
È la Alpecin ad incaricarsi delle operazioni di rincorsa e chiusura, con esito positivo quando alla bandiera scacchi mancano 5km: può dunque partire la volata di gruppo per la vittoria finale e il più lesto ad imporsi è un imperioso Arnaud De Lie (Lotto Dstny), davanti a Biniam Girmay (Intermarché-Wanty) e Milan Fretin (Cofidis). Solo quarto il favorito di giornata Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck).
Lorenzo Alessandri
ELOGIO DELLA PAZZIA: POGACAR VESTE L’IRIDE
Con un attacco partito a 100 Km dalla conclusione, Tadej Pogacar conquista il campionato mondiale di Zurigo e veste la maglia iridata. Come al solito, gli è bastato prendere qualche metro per involarsi definitivamente verso la vittoria. Lo sloveno percorre gli ultimi 50 km in solitudine e gestisce molto bene anche il momento di difficioltà vissuto tra l’inizio e la metà dell’ultimo giro.
Il titolo del capolavoro di Erasmo da Rotterdam calza a pennello per descrivere l’impresa con la quale il fuoriclasse sloveno va a conquistare il penultimo obbiettivo di una stagione trionfale.
La distanza dalla quale Tadej Pogacar ha lanciato l’attacco decisivo ha dell’incredibile, sia con riferimento alle tattiche del ciclismo moderno, sia in relazione al tipo di gara che non favoriva certo un’idea del genere.
Quando è pertito all’attacco lo sloveno il Belgio e l’Olanda, le formazioni dei più temibili rivali, avevano ancora diversi uomini da utilizzare nell’inseguimento, anche se poi si sono sfladate abbastanza rapidamente.
Remco Evenepoel, che aveva dalla sua parte un percorso adatto alle sue caratteristiche, ha subito una severa lezione, è sembrato molto nervoso ed è rimasto fuori dal podio.
Pogacar ha ricevuto il prezioso aiuto del compagno Jan Tratnik, che lo ha riportato in testa alla corsa mentre non ha ricevuto grande aiuto nei chilometri percorsi in coppia con il francese Pavel Sivakov.
Nell’ultimo giro, quando alle sue spalle si sono accese le polveri, lo sloveno ha perso rapidamente buona parte del vantaggio ed è sembrato comunque abbastanza provato. Nel finale, però, si è ripreso e ha ritrovato energie anche psicolcogiche, favorito dalle schermaglie alle sue spalle di avversari che si erano rassegnati a darsi battaglia per le posizioni più basse del podio.
Quel che è certo è che quest’oggi è andato in scena un grande spettacolo che gli appasionati di ciclsimo non dimenticheranno molto facilmente.
Pogacar ha sinora centrato tutti gli obiettivi di stagione, forse con l’unica eccezione della Sanremo, e si è dimostrato nettamente il più forte sia nelle corse di un giorno, sia nei grandi giri.
I paragoni con Eddy Merckx non possono più essere considerati irriverenti, visto che anche l’obiettivo di vincere nello stesso anno Giro, Tour e Mondiale è stato centrato.
Per quanto riguarda la tattica, come al solito Pogacar ha preso venti metri sugli avversari, che lo hanno rivisto dopo il traguardo. Dopo aver guadagnato in un batter d’occhio venti secondi, lo sloveno ha a lungo viaggiato con un vantaggio stabile che si alzava molto lentamente solo in certi momento del percorso, quando Pogacar cercava di rilanciare il ritmo.
Il problema con il neoiridato è che, quando perdi il contatto visivo risulta poi impossibile andare a ricucire il gap, perché il fuoriclasse sloveno riesce a mantenere un ritmo elevatissimo.
La distanza da cui il neocampione del mondo ha lanciato l’attacco è stata siderale; sinora il record spettava alla Strade Bianche di quest’anno, con l’attacco sferrato sul tratto di Monte Sante Marie a 85 km dalla conclusione, record superato appunto oggi dall’azione lanciata quando mancavano 100 Km tondi tondi e quando tutti ritenevano che l’attacco decisivo sarebbe partito nell’ultimo giro o, al limite, alla penultima tornata.
Il tracciato, molto tortuoso e con vari strappi, sicuramente non era favorevole ai rientri come un tracciato pianeggiante, tuttavia i molti chilometri in solitaria in una corsa di 270 km si sono fatti certamente sentire, tanto che anche Pogacar, nell’ultimo giro, ha accusato un po’ la fatica perdendo molti secondi quando sono partiti gli attacchi per le medaglie.
La corsa parte subito forte e, dopo una consueta fase concitata, si forma una fuga a sei con Silvan Dillier (Svizzera), Luc Wirtgen (Lussemburgo), Piotr Pekala (Polonia), Rui Oliveira (Portogallo) e Tobias Foss (Norvegia); alle loro spalle viaggiavano isolati Marcus Pajur (Estonia), Simon Geschk (Germania) e Roberto Carlos González (Panama), mentre più dietro il gruppo era tirato dalla Slovenia.
In questa prima fase di gara da segnalare i ritiri di Lucian Alaphilippe (Francia), Joao Almeida (Portogallo) e Mikel Landa (Spagna).
Il primo scossone avviene nel terzo giro del circuito, quando partono al contrattacco Jay Vine (Australia), Laurens De Plus (Belgio), Jan Tratnik (Slovenia), Mattia Cattaneo (Italia), Magnus Cort (Danimarca), Pavel Sivakov (Francia), Stephen Williams (Gran Bretagna), Kevin Vermaerke (Stati Uniti), Johannes Staune-Mittet (Norvegia) e Florian Lipowitz (Germania), che raggiungono i battistrada sulla salita della Zürichbergstrasse.
In gruppo c’è un po’ di inquietudine, con alcuni scatti che rendono complesso controllare la corsa ed è a quel punto, ai 100 dall’arrivo, che attacca Pogacar, al quale si accodano Quinn Simmons (USA) e il nostro Andrea Bagioli, che sono però costretti cedere nel giro di pochi minuti. Lo sloveno trova sulla strada Tratnik, nel frattempo staccato dal gruppo di testa per attendere il connazionale. I due si riportano quindi sulla testa della corsa abbastanza agevolmente e l’aiuto di Tratnik permette a Pogacar di tirare il fiato dopo l’allungo per staccare gli avversari.
Nel gruppo di testa, ovviamente, nessuno vuole tirare e quindi è ancora Tratnik a tenere alta l’andatura sino al successivo passaggio sulla Zürichbergstrasse, quando Pogacar dà una ulteriore accelerata staccando tutti, eccetto un pimpante Pavel Sivakov. Il vantaggio sul gruppo, che nel frattempo perde elementi, è di poco inferiore a 40 secondi.
Il ritmo degli uomini di Remco Evenepoel (Belgio) – nello specifico Tim Wellens, Tiesj Benoot e Maxim Van Gils – non è sufficiente perché la coppia davanti continua a guadagnare terreno, cosa che spinge Evenepoel ad accelerare in prima persona. L’unico risultato che ottiene l’olimpionico è quello di polverizzare la propria squadra, evidentemente non all’altezza, e di ridurre il gruppo ad un drappello di uomini che si scattano in faccia senza criterio, favorendo tra l’altro i due di testa, che viaggiano spediti.
Dalla girandola di scatti si avvantaggiano Ben Healy (Irlanda) e Toms Skujins (Lettonia), che riescono a prendere un buon vantaggio sul gruppo e a mantenere un distacco nell’ordine dei 40/50 secondi da Pogacar che, nel frattempo, si è liberato della compagnia di uno stremato Sivakov al penultimo passaggio dalla Zürichbergstrasse, a 50 Km dalla conclusione.
Al passaggio dal traguardo suona la campana dell’ultimo giro con Pogacar che transita con un minuto di vantaggio su Healy e Skujins e 1′27″ su Simmons, Roger Adrià ed Enric Mas (Spagna), Romain Bardet e David Gaudu (Francia), Ben O’Connor (Australia), Marc Hirschi (Svizzera), Mathias Vacek (Repubblica Ceca), Oscar Onley (Gran Bretagna), Bauke Mollema e Mathieu van der Poel (Paesi Bassi), con quest’ultimo che aveva provato invano a riportarsi sulla coppia di contrattaccanti.
Nel corso dell’ultimo giro Pogacar comincia ad accusare la fatica e da dietro si riavvicinano, anche perché inizia la lotta per il podio, con Hirschi che in casa vuole far bella figura e, insieme a Mas, va a chiudere sulla coppia Healy-Skujins. Dietro non ci stanno e così Evenepoel, Van der Poel e O’Connor si riportano sui quattro.
Mentre Pogacar, ripresosi dal momento di difficoltà, viaggia verso la vittoria dietro provano staccarsi a vicenda ed è O’Connor a cogliere l’attimo giusto per aggiudicarsi il secondo gradino del podio a 34 secondi dal vincitore, mentre gli altri se la giocano allo sprint, con Van der Poel che mette la ruota davanti a Skujins ed Evenepoel.
Quest’ultimo è apparso appannato e non solo non ha seguito Pogacar – cosa che in sé poteva starci, visto che lo sloveno è partito da molto distante e la sua azione era obiettivamente molto rischiosa – ma soprattutto non è riuscito mai a mettere in difficoltà gli avversari su un terreno che gli era comunque favorevole; inoltre nel finale è apparso piuttosto stanco, tanto da rimanere fuori dal podio.
Van der Poel, invece, ha conquistato la medaglia di bronzo regolando il gruppetto allo sprint dopo aver provato vari allunghi non andati in porto e dopo aver fallito l’inseguimento solitario lanciato a Skujins ed Healy. In questo senso, comunque, l’olandese può essere soddisfatto perché, nonostante i suoi tentativi falliti, è riuscito a mantenere la lucidità per fare un buon sprint al termine di una gara lunghissima e agguantare l’ultima medaglia a disposizione.
Nella lotta si è inserito molto bene O’Connor che, zitto zitto, è restato con il gruppetto dei più immediati inseguitori ed ai 2000 metri ha trovato l’allungo giusto.
Sono, purtroppo, andati male gli italiani. Mattia Cattaneo si è inserito nella fuga iniziale, Bagioli ha tentato per pochi minuti di seguire Pogacar, mentre Giulio Ciccone ha provato alcuni effimeri allunghi sugli strappi e alla fine è risultato il miglior azzurro, venticinquesimo con un ritardo di 6′36″.
Dopo questa splendida gara e dopo il trittico lombardo che verrà disputato tra il 6 e l’8 ottobre, manca ancora l’ultima monumento della stagione nella quale è prevedibile che il campione del mondo sarà ancora protagonista, avendo vinto le ultime 3 edizioni. Appuntamento dunque per sabato 12 ottobre, quando andrà in scena la 118a edizione del Giro di Lombardia.
Benedetto Ciccarone
MONDIALI, BIS DI LOTTE KOPECKY TRA LE DONNE ELITE ED ELISA LONGO BORGHINI E’ TERZA, PIETERSE VINCE IL TITOLO UNDER 23.
La fuoriclasse belga si conferma campionessa del mondo Elite grazie allo sprint vincente su una sorprendente Chloe Dygert (Stati Uniti) ed Elisa Longo Borghini, al terzo bronzo iridato in carriera. Otto anni dopo Doha non ci sono neerlandesi sul podio nella massima categoria, che però si riscattano con il successo Under 23 di Puck Pieterse.
Il Mondiale Donne Elite è ancora di Lotte Kopecky, non in solitaria come un anno fa a Glasgow, ma in volata ristretta tra sei atlete, al termine di una corsa incertissima fino all’ultimo istante. La campionessa belga era data come superfavorita insieme all’olandese Demi Vollering e a Elisa Longo Borghini e non ha deluso le aspettative della vigilia. Ottima la prova dell’azzurra di Ornavasso, capitana unica della nazionale italiana e molto attiva nella tornata finale.
La gara è iniziata con il minuto di raccoglimento in memoria di Muriel Furrer, la sfortunata juniores svizzera deceduta ieri a causa di un terribile incidente nella gara di giovedì mattina. La squadra elvetica si è radunata in prima fila e la commozione era molto forte, come testimoniano le lacrime delle stesse atlete rosso-crociate. Si è poi partiti e ancora una volta la pioggia ha contraddistinto tutta la corsa. Pronti via e scattano in tre Caroline Baur (Svizzera), Sara Martin (Spagna) e Nina Berton (Lussemburgo), mentre si susseguono le cadute a causa della strada viscida.
Il terzetto viene ripreso dopo circa cinquanta chilometri, quando si fanno già vedere alcune big come Riejanne Markus (Paesi Bassi), Justine Ghekiere (Belgio) e Niamh Fisher – Black (Nuova Zelanda). Ai -81 si forma un gruppetto di undici atlete, tra le quali c’è la trevigiana Soraya Paladin: la nazionale neerlandese è in superiorità avendo in fuga l’ex campionessa europea Mischa Bredewold con la Markus. La serie di scatti è infinita man mano che l’arrivo si avvicinava e infine restano in quattro all’inizio dell’ultimo giro – la Markus, la connazionale Marianne Vos, la belga Justine Ghekiere e l’australiana Ruby Roseman–Gannon – con un minuto di vantaggio. Sull’ultimo passaggio sulla salita della Bergstrasse le inseguitrici riescono a recuperare tutto il margine di ritardo ed Elisa Longo Borghini si dimostra una delle più attive. Inizialmente la belga Lotte Kopecky e la statunitense Chloe Dygert si staccano andando del proprio passo e con l’azzurra restano la Roseman–Gannon, la Ghiekiere e la Vollering. Annaspano, invece, la Vos e la Markus facendo una sorta di elastico nel tratto più vallonato del circuito.
Sull’ultimo strappetto ci riprova Elisa e sembra l’azione buona, che dura però solo per un chilometro e mezzo. C’è la discesa verso il lungolago di Zurigo e sono in quattro davanti, che però si fanno riacciuffare dalla Roseman-Gannon e dalla Dygert. Parte la volata e la prima a sprintare è la Longo Borghini, ma la potenza della Kopecky è troppa per tutte le altre e arriva il bis consecutivo per la belga. E’ un’impresa che non si vedeva dalle stagioni 2012-2013, quando Marianne Vos a Firenze confermò il titolo campionessa mondiale conquistato un anno prima a Valkenburg. Ottima medaglia di bronzo per Elisa Longo Borghini, la terza in carriera nella rassegna iridata per la campionessa di Ornavasso, vincitrice quest’anno del Giro delle Fiandre, della Freccia del Brabante e del Giro d’Italia Women.
Nella stessa gara è stata assegnata anche la maglia iridata per la categoria Under 23 e ad aggiudicarsela è stata Puck Pieterse (Paesi Bassi) davanti a Neve Bradbury (Australia) e Antonia Niedermaier (Germania).
A fine corsa Lotte Kopecky ha dedicato la vittoria a Muriel Furrer: “Prima di tutto voglio omaggiare una giovane atleta che da ieri non c’è più. Sono notizie che non vorremmo mai sentire, sono molto vicina alla sua famiglia, ai suoi cari e alla squadra svizzera.”
Domani è in programma il gran finale con la gara su strada Elite maschile: si parte da Winterthur per arrivare a Zurigo dopo 273.9 km. Sul durissimo tracciato sul quale si gareggiaato negli scorsi giorni i grandi favoriti sono il vincitore di Giro e Tour Tadej Pogacar e il belga bi-campione olimpico Remco Evenepoel. L’Italia schiererà come capitano Antonio Tiberi, affiancato da Andrea Bagiolli, Diego Ulissi, Mattia Cattaneo, Giulio Ciccone, Lorenzo Rota, Edoardo Zambanini e Filippo Zana, seguiti in ammiraglia dal Commissario Tecnico Daniele Bennati.
Andrea Giorgini
MONDIALI UNDER 23, E’ BEHRENS IL NUOVO RE
Sulle strade di Zurigo è la Germania a salire sul più alto gradino del podio nella gara maschile degli Under 23; Niklas Behrens è il nuovo campione del mondo grazie alla volata a due vinta contro lo slovacco Svrcek, che si prende l’argento. Bronzo per Alec Segaert (Belgio), ma tra i protagonisti ci sono anche Giulio Pellizzari e Jan Christen, con lo svizzero che avrebbe potuto dedicare qualcosa a Muriel Furrer, la sfortunata diciottenne elvetica deceduta a causa di una brutta caduta nella gara in linea di giovedì mattina.
Gioisce la Germania con Niklas Behrens, un colosso di 195 centimetri nato a Brema che è riuscito a imporsi sulle strade di Zurigo al Campionato del Mondo Under 23 maschile. Il tedesco della Lidl-Trek Future Racing ha avuto la meglio in un bellissimo duello finale con Martin Svrcek (Slovacchia), dopo che i due sono stati a lungo all’inseguimento di Jan Christen, il vero fuggitivo della corsa. L’azione dello svizzero della UAE Team Emirates è nata sulle rampe di Bergstrasse al penultimo giro di gara e al suo inseguimento si era portato Giulio Pellizzari. Nulla da fare per l’azzurro, raggiunto dal gruppetto inseguitore e poi staccato nella tornata successiva.
L’elvetico a un certo punto sembrava avere la strada spianata verso il trionfo in solitaria, dando un sorriso alla squadra nazionale di casa, funestata dal lutto per la perdita tragica di Muriel Furrer, caduta tragicamente nella gara juniores femminile di giovedì mattina. La diciottenne era stata immediatamente soccorsa ed elitrasportata in ospedale per essere immediatamente operata, ma le ferite ed i traumi non le hanno lasciato scampo e la notizia è uscita nel primo pomeriggio di oggi con un comunicato pubblicato dall’UCI.
Tornando alla corsa Under 23 è la nazionale belga ad accorciare il gap su Christen grazie al forcing di Jarno Vidar, recente vincitore del Giro Next Gen. La sua azione fa, però, perdere terreno ad Alec Segaert, capitano della sua nazionale, e comunque permette al drappello inseguitore di riprendere lo svizzero. Poco dopo c’è l’attacco di Behrens e Svrcek, che mollano la compagnia di Vidar, Isaac Del Toro (Messico) e soci puntando dritti verso l’arrivo. Non c’è reazione nel gruppetto e ciò permette il rientro di Segaert, che li sorpassa in tromba poco prima dell’ultimo chilometro. Nella volata che assegna l’oro Behrens è il più scaltro e si prende l’iride. Segaert arriva pochi secondi dopo per completare il podio.
Il Mondiale di Zurigo prosegue domani con la gara Elite/Under 23 femminile su strada: partenza da Uster e arrivo dopo 154 km. Il circuito finale verrà ripetuto quattro volte, dopo un tratto in linea di trenta chilometri.
Andrea Giorgini
LORENZO FINN ORO ITALIANO A ZURIGO, TRA LE DONNE AFFERMAZIONE DI CAT FERGUSON
Le prime prove su strada ai Campionati del Mondo di Ciclismo di Zurigo incoronano la britannica Ferguson e l’italiano Finn. Se la prima ha la meglio in una volata a tre, l’oro del ciclista italiano risplende ancora di più in una giornata uggiosa anche per la tattica spregiudicata e coraggiosa di Finn che dopo continui scatti nel finale si lascia tutti alle spalle, favorito anche dalla caduta di Withen Philipsen, favorito della vigilia.
Dopo le prove a cronometro ai Mondiali di Ciclismo di Zurigo inizia oggi la quattro giorni riservata alle prove su strada. Ad aprire il programma saranno le donne juniores in mattinata, seguite nel pomeriggio dagli uomini juniores. La prova delle ragazze si svolgerà su un percorso che misura 73.5 km. La partenza sarà da Uster e dopo circa 20 km completamente pianeggianti si entrerà nel circuito finale di Zurigo da affrontare due volte. La corsa è stata caratterizzata da una fuga di cinque atlete ovvero Arabella Blackburn (Gran Bretagna), Nina Lavenu (Francia), Weronika Wasaty (Polonia), Eleonora La Bella e Silvia Milesi (Italia). Il primo passaggio sul circuito faceva già selezione con le salite di Zurichbergstrasse e di Witikon. Le prime ad alzare bandiera bianca erano Lavenu e Milesi. A circa 40 km dalla conclusione soltanto La Bella era ancora in testa delle fuggitive, insieme ad altre cicliste che avevano preso un certo margine sul gruppo principale ed avevano raggiunto l’italiana in testa alla corsa, formata oltre alla La Bella da Celia Gery (Francia), Cat Ferguson (Gran Bretagna), Megan Arens (Olanda), Paula Ostiz (Spagna), Kamilla Aasebø (Norvegia), Lara Liehner (Svizzera) e Giada Silo (Italia). Il gruppo principale, o quello che restava, ritornava sulle battistrada a circa 25 km dalla conclusione. Dopo un nuovo attacco inaugurato dalla slovena Viktória Chladoňová a 11 km dal termine, restavano in avanscoperta in tre. Oltre alla Chladoňová erano in testa la Ortiz e la Ferguson. Le tre cicliste si davano cambi regolari e si giocavano così la vittoria in uno sprint ristretto. Era la Ferguson ad avere la meglio sulla Ortiz mentre la Chladoňová era terza. A 9 secondi si classificava l’olandese Megan Arens mentre chiudeva la top ten la francese Gery a 53 secondi di ritardo. La prima italiana che giungeva al traguardo era Chantal Pegolo, 19° a 2 minuti e 29 secondi di ritardo dalla Ferguson, che bissa così la vittoria di martedì nella prova a cronometro e si porta a casa due medaglie d’oro. La britannica appare una predestinata del ciclismo, visto che il suo albo d’oro stagionale è più che lodevole. Basti pensare che su quattordici corse disputate nel 2024, tra corse di un giorno e corse a tappe, ha al suo attivo in 19 giorni di corse ben 10 primi posti e 7 podi. Nel pomeriggio sotto una pioggia battente si è svolta la gara degli uomini juniores. Rispetto alla gara delle ragazze, gli uomini hanno dovuto percorrere altri due giri del circuito di Zurigo per un totale di 4 giri e di complessivi 127.2 km, sempre con partenza da Uster. La corsa, tra condizioni meteo e ritmo elevato già dai primi km imposto da belgi e danesi, è stata dura dall’inizio e già all’inizio dei quattro giri del circuito di Zurigo il gruppo era piuttosto sfilacciato. A 60 km dalla conclusione un primo attacco di Lorenzo Finn (Italia) dava il la per la fuga che avrebbe caratterizzato la corsa. Al ciclista italiano si accodavano dopo un paio di km il britannico Sebastian Grindley, lo spagnolo Hector Alvarez, il francese Paul Seixas, l’olandese Senna Remijn ed il danese Albert Withen Philipsen, già vincitore nel 2023 e favorito d’obbligo anche a Zurigo. All’ultimo passaggio sullo Zurichbergstrasse, il punto più difficile del circuito con pendenze che raggiungevano il 17%, Withen Philipsen accelerava ma alla sua ruota resisteva il solo Finn. Nella successiva discesa in una curva verso destra Withen Philipsen era vittima di una caduta e doveva così dire addio ai sogni di gloria. Finn restava da solo in testa ed una volta raggiunto dal Alvarez e resosi conto che lo spagnolo era a tutto, scattava sulla successiva salita di Witikon facendo il vuoto. Da lì, a poco più di 21 km dalla conclusione, per Finn era una cavalcata trionfale. Il giovane ciclista italiano andava a prendersi l’oro diciotto anni dopo Diego Ulissi. Secondo era Grindley a 2 minuti e 5 secondi di ritardo mentre Remijn chiudeva in terza posizione a 3 minuti e 6 secondi di ritardo, battendo nella volata per il terzo posto il tedesco Paul Fietzke e lo statunitense Ashlin Barry, rispettivamente quarto e quinto. L’Italia mette nel medagliere il metallo più pregiato dopo l’argento di Ganna ed il bronzo di Affini nella prova a cronometro e l’altro bronzo della staffetta mista. Domani è in programma la corsa degli Under 23 e l’Italia potrebbe essere ancora protagonista, in attesa di donne e uomini elite.
Antonio Scarfone
STAFFETTA MISTA MONDIALE, L’AUSTRALIA BEFFA LA GERMANIA. ITALIA TERZA
Nella staffetta mondiale a cronometro l’Australia, già prima al cambio, resiste al recupero della Germania e vince l’oro con soli 80 centesimi di vantaggio mentre l’Italia cala alla distanza e chiude in terza posizione dopo aver sognato in grande. Da domani le prove in linea
La staffetta mista dei Campionati di Ciclismo presenta un percorso esigente lungo 53.7 km. Si tratta in pratica di percorrere due volte il circuito finale di Zurigo della prova su strada di domenica, una da parte del terzetto maschile ed un’altra da parte di quello femminile. Le squadre nazionali alla partenza sono 20 e l’assenza di Belgio ed Olanda arricchiscono le speranze di medaglia, anche quella più pregiata, da parte dell’Italia, che ha in Filippo Ganna ed Edoardo Affini, secondo e terzo tre giorni fa nella prova individuale, le punte di diamante della spedizione azzurra insieme a Mattia Cattaneo, Gaia Realini, Elisa Longo Borghini e Soraya Paladin. Partono prima i terzetti maschili e successivamente quelli femminili. A metà percorso l’Australia, formata da Michael Matthews, Ben O’Connor e Jay Vine, fa segnare il miglior tempo con 33 minuti e 44 secondi. Subito dietro si piazza l’Italia a 7 secondi di ritardo mentre più lontane sono Germania, Francia e Stati Uniti, rispettivamente a 21, 22 e 34 secondi di ritardo, mentre la Svizzera padrona di casa esce subito di scena facendo segnare un più che anonimo nono posto parziale a 1 minuto e 34 secondi di ritardo dall’Australia. Nella seconda parte del percorso l’Australia con Grace Brown, Brodie Chapman e Ruby Roseman-Gannon calava leggermente il ritmo mentre cresceva il terzetto tedesco con Franziska Koch, Liane Lippert ed Antonia Niedermaier. L’Australia riusciva comunque a mantenere sulla linea del traguardo un risicato vantaggio di 80 centesimi, chiudendo con il tempo di 1 ora 12 minuti e 52 secondi e beffando così la Germania che si doveva accontentare della medaglia d’argento. L’Italia calava nel finale ed era terza con 8 secondi di ritardo dall’Australia. Comunque un bronzo onorevole da parte degli azzurri che risalgono sul podio dopo la giornata inaugurale. La top five veniva completata dalla Francia a 23 secondi di ritardo dall’Australia e dalla Danimarca a 2 minuti e 6 secondi di ritardo dall’Australia. Da domani inizieranno le prove in linea con donne e uomini junior e conosceremo ancora meglio questo circuito di Zurigo che ad una prima impressione appare molto impegnativo.
Antonio Scarfone
GIRO DEL LUSSEMBURGO, ALLA FINE LA SPUNTA TIBERI
Successo italiano nell’edizione 2024 dello Skoda Tour de Luxembourg. Il primo della classifica generale al termine delle 5 tapper è risultato essere il portacolori della Bahrain-Victorius Antonio Tiberi. Successi di tappa per Van der Poel, Pedersen, Vansevenant, Ayus e Gaudu.
Si è concluso domenica, nel giorno d’apertura dei mondiali di ciclismo, lo Skoda Tour de Luxembourg, la breve corsa a tappe del granducato articolata su 5 frazioni. L’avvio della competizione ha visto il successo del campione del mondo in carica Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck) sull’ex campione europeo Christophe Laporte (Team Visma | Lease a Bike) e sul danese Andreas Kron (Lotto Dstny). Si è trattato di un buon avvio di gara per l’olandese che si è così insediato in vetta alla classifica, con il laziale Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious) primo degli italiani, 7° con 10″ di ritardo.
Nella seconda tappa il leader della classifica ha mantenuto la leadership, ma si è visto battere sul traguardo dal danese Mads Pedersen (Lidl – Trek), mentre la terza piazza è andata all’elvetico Robin Froidevaux (Tudor Pro Cycling Team). Buona la prova dei corridori di casa nostra con tre piazzamenti nella TopTen: Mirco Maestri (Team Polti Kometa) ha chiuso sesto, Lorenzo Milesi (Movistar Team) nono e Tiberi decimo. In classifica, come detto, Van der Poel precede sempre Laporte e Kron, come il giorno precedente.
La terza tappa ha visto cadere il trono del campione del mondo, che nonostante la seconda posizione di giornata ha ceduto lo scettro al vincitore di tappa Mauri Vansevenant (Soudal Quick-Step). Il belga ha chiuso le sue fatiche in solitaria con un vantaggio di 41″ sul grupp, regolato Van der Poel sull’elvetico Marc Hirschi (UAE Team Emirates) e gli altri. Nuovamente una decima piazza di giornata per Tiberi.
Nel quarto giorno di gara è andata in scena la cronometro. Il successo è andato allo spagnolo Juan Ayuso della UAE Team Emirates. Secondo di giornata si piazzato, con un passivo di soli 7 secondi, il nostro Tiberi che ha preceduto Pedersen. Per i ciclisti di casa nostra da segnalare un altro piazzamento nella TopTen con Lorenzo Milesi, 7°-
Grazie alla seconda piazza di giornata e alla 18a di Vansevenant il campione del Mondo è risalito in vetta alla classifica davanti al vincitore di giornata e allo stesso Vansevenant.
L’ultima tappa, decisiva per la classifica generale, ha visto il successo di David Gaudu (Groupama – FDJ). Il francese ha preceduto di 3″ un terzetto formato dallo statunitense Quinn Simmons (Lidl – Trek), dal connazionale Jordan Jegat (TotalEnergies) e da Tiberi. Ancora più indietro sono giunti Pedersen e Van der Poel, che hanno chiuso la prova dopo 29″. Un gap pesante per il campione del mondo, che si è visto sfilare la maglia di leader proprio da Tiberi, dimostratosi molto regolare nei 5 giorni lussemburghesi, al punto da portarsi a casa anche la speciale classifica dei giovani.
Alle spalle dell’italiano e dell’olandese sul terzo gradino del podio è salito il vincitore di tappa David Gaudu. Nona piazza per Davide Piganzoli (Team Polti Kometa).
Se si è visto sfilare il sogno di aggiudicarsi la generale, Van der Poel si può consolare con la vittoria nella classifica a punti, dove ha preceduto Pedersen e Tiberi.
La classifica dei GPM si è rivelata un campionato di società per la Soudal Quick-Step, che occupa tutti e tre i gradini del podio con Pepijn Reinderink, Vansevenant e Louis Vervaeke nell’ordine.
Infine nella Classifica a squadre il successo è andato all’UAE Team Emirates davanti al Movistar Team e al Team Visma | Lease a Bike.
Mario Prato
BROWN ED EVENEPOEL, DUE ORI DA INCORNICIARE. ARGENTO E BRONZO PER GANNA E AFFINI
Grace Brown e Remco Evenepoel confermano i pronostici della vigilia vincendo la medaglia d’oro nella prova a cronometro ai Campionati del Mondo di Zurigo. Ma Demi Vollering da un lato e Filippo Ganna dall’altro, entrambi argento, hanno dato del filo da torcere ai vincitori. Da sottolineare il bel bronzo conquistato da Edoardo Affini
Il calendario dei Campionati del Mondo di Ciclismo 2024 servono immediatamente due piatti forti come la Prova a Cronometro Donne Elite e la Prova a Cronometro Uomini Elite. Le donne si misureranno su un percorso di 29.9 km mentre gli uomini affronteranno 46.1 km. Entrambi i percorsi vedono una parte centrale abbastanza impegnativa con diversi strappetti e saliscendi, con pendenze che in alcuni tratti arrivano anche a superare l’8%. Nella prova femminile la favorita della vigilia Grace Brown dopo una piccola empasse al secondo intermedio, si divora l’asfalto negli ultimi 10 km completamente pianeggianti e chiude con il tempo di 39 minuti e 16 secondi, facendo meglio di 17 secondi sulla seconda classificata Demi Vollering, che aveva fatto meglio al secondo intermedio di 8 secondi rispetto all’australiana. La Brown vince così nello stesso anno la prova a cronometro di Olimpiadi e Mondiali. Il bronzo va a Chloe Dygert, campionessa in carica, che non ripete l’exploit dello scorso anno quando ebbe la meglio sulla Brown per soli 6 secondi. La ciclista statunitense termina la sua prova con 56 secondi di ritardo dalla Brown. Chiudono la top fine la tedesca Antonia Niedermaier e la belga Lotte Kopecky, rispettivamente in quarta ed in quinta posizione con un ritardo di 1 minuto e 5 secondi e di 1 minuto e 39 secondi dalla Brown. Per quanto riguarda la prova delle atlete azzurre Vittoria Guazzini faceva registrare la 19° posizione con un ritardo di 3 minuti e 11 secondi dalla Brown mentre faceva peggio Gaia Masetti addirittura 40° a 5 minuti e 29 secondi di ritardo. La prova maschile ha visto la vittoria di Remco Evenepoel, anch’essa ampiamente prevista alla vigilia. Eppure il belga ha dovuto costruirsela questa vittoria specialmente nella parte iniziale e centrale del percorso, quando al terzo intertempo faceva registrare un vantaggio di 19 secondi su Filippo Ganna. Da quel momento, e precisamente negli ultimi 10 km, Ganna dava tutto e riusciva a recuperare quasi 15 secondi sull’indiavolato belga che chiudeva con il tempo di 53 minuti e 1 secondo. Ganna si fermava a soli 7 secondi da Evenepoel e conquistava un argento beffardo. Sul terzo gradino del podio brillava invece il bronzo di Edoardo Affini, che completava una crono mondiale, seppur a 54 secondi di ritardo da Evenepoel. A chiusura della top five si classificavano Joshua Tarling e Jay Vine, rispettivamente a 1 minuto e 17 secondi ed a 1 minuto e 24 secondi di ritardo da Evenepoel. Vine in particolare vedeva precluso il sogno di giocarsi il bronzo con Affini a causa di una caduta in un tratto in discesa e di cui portva evidenti segni nel tagliare il traguardo. Detto che Evenepoel ripercorre le gesta di Grace Brown, avendo vinto anche lui nello stesso anno Olimpiade e Mondiali, adesso le prove dei Campionati Mondiali proseguiranno domani con le cronometro individuali uomini Juniores e under23.
Antonio Scarfone
SUPER 8 CLASSIC, ASSOLO DI FILIPPO BARONCINI SULLE STRADE DEL BELGIO
Prima gioia tra i professionisti per il portacolori della UAE Team Emirates, che grazie ad un attacco ai -14 km dal traguardo di Haacht compie una vera e propria impresa succedendo nell’albo d’oro della ex Primus Classic all’attuale campione del mondo Mathieu Van der Poel. Al secondo posto si è classificato Rick Pluimers (Tudor Pro Cycling Team), terzo è Rui Oliveira, portoghese compagno di squadra di Baroncini.
Il Belgio (e in particolare le Fiandre) portano bene a Filippo Baroncini (UAE Team Emirates), il corridore romagnolo nato a Massa Lombarda il 26 agosto 2000 che tra gli Under 23 vinse il Mondiale di Lovanio nel 2021. Quest’oggi Baroncini è stato protagonista di un bellissimo assolo di quattordici chilometri nella nuova edizione della 14a edizione della Super 8 Classic, la corsa in linea nota fino a due anni fa con la denominazione di Primus Classic e che nel 2023 è stata appannaggio dell’attuale campione del mondo Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck), assente oggi perchè impegnato nel contemporaneo Giro del Lussemburgo.
Baroncini faceva parte di un drappello di 15 corridori ed è stato il più lesto e scaltro trovando l’azione vincente, la prima della sua carriera da professionista. A nulla è valso il tentativo di Rick Pluimers (Tudor Pro Cycling Team), scattato poco prima dell’ultimo chilometro, ma che ha garantito al belga la seconda posizione all’arrivo anticipando lo sprint del gruppo, conquistato da Rui Oliveira (UAE Team Emirates). Il portoghese è compagno di team del vincitore e per la compagine emiratina quello odierno è stato l’ennesimo podio (il secondo di oggi, dopo quello di Juan Ayuso al Giro di Lussemburgo) di una stagione da incorniciare .
L’Italia può rendersi soddisfatta anche per il sesto posto di Matteo Trentin (Tudor Pro Cycling Team), anche lui facente parte del plotoncino dei principali protagonisti della corsa odierna.
Andrea Giorgini