1+1+1+1 = ZONA ZERO; IL TOUR ESPLODE ANCORA

luglio 11, 2024 by Redazione  
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Quattro leoni scappano dalla gabbia verso Le Lioran, e il massiccio centrale, punto medio del Tour, fa dà perno di una giostra che si inclina in modo imprevedibile. Pogacar attacca, Vingegaard vince, Remco resiste e Roglic ringhia.

Se fosse calcio, Pogacar sbaglia per il raddoppio un appoggio sotto porta, poi parte un contropiede e segna Vingegaard. Uno a uno e palla al centro (forse Pogacar gioca in dieci). Ma calcio non è. Se fosse tennis, Vingegaard annulla un set point e poi porta a casa perfino un bel break. Ma non è nemmeno tennis. Se fosse basket, il danese ultima un recupero tumultuoso e si porta avanti di uno all’inizio del terzo tempo. Con tutta l’inerzia della partita dalla sua. Eppure non è nemmeno basket. È ciclismo folle, esaltante, da brividi e nervi a fior di pelle.
In questo ciclismo, dispiace per gli altri. Bruciati via dallo schermo perché davanti la corsa esplode in un fuoco bianco e giallo di fosforo e zolfo che sovraespone l’immagine e lascia in vista – a stento – solo i quattro fenomeni che già guidano la classifica generale. Pogacar, Evenepoel, Vingegaard, Roglic. E di questi quattro fenomeni lo scatto del fotofinish ne immortala solo due, Pogi e Vingo, gli extraterrestri, gli unici che contano quando si assaltano l’un l’altro e il resto del mondo si dissolve in polvere, fenomeni inclusi, come già s’intuiva nelle dinamiche viste sullo sterrato.
Per capirci, stiamo parlando di una delle poche tappe rimaste over 200 km nel panorama moderno dei Grandi Giri. Niente salitone alpine, ma più di 4.000 metri da macinare su stradine tortuose, tutte a mangia e bevi, con un finale brutale che inanella un muro dietro l’altro. Ciò nonostante, si parte con un bel paio d’ore a 50 km/h di media perché il gotha dei fugaioli mondiali si è andato risparmiando in vista di oggi, e viceversa la UAE di Pogacar non ha la benché minima intenzione di lasciare spazio a chicchessia. Quando la fuga costa così cara, rischia di aver vita breve, perché il dispendio di energie è sovrumano e nel finale lo si paga. In effetti sul traguardo i fuggitivi, a dispetto della loro indubbia qualità (dallo specialista Guillaume Martin al campione olimpico Carapaz, spesso frequentatore di podi a Giro, Vuelta e Tour, e tanti altri) finiscono a quasi un quarto d’ora di distacco da primi. Ma con un’eccezione: l’irlandese “cavallo pazzo” Ben Healy sarà 17esimo di giornata, contenendo in meno di cinque minuti il ritardo da Vingegaard. Ma dobbiamo liquidare questa prestazione fenomenale in una frase, così come in una frase facciamo cenno alla meravigliosa e insensata caparbietà di Carapaz che, agli sgoccioli ormai dell’avventura di giornata, quando si avvantaggiano il compagno Healy e l’arrembante giovane spagnolo Lazkano, non demorde, tiene duro, rientra sui due, il tutto con l’unica finalità di regalare a Healy un’ultima trenata: tutto questo con l’UAE lanciata come una locomotiva mezzo minuto dietro di loro, vale a dire nella futilità più assoluta. Correre comunque, correre alla grande, anche se non serve a niente e nessuno se ne ricorderà oltre le due righe in cronaca. Questo resta agli altri, a tutti gli altri.
Perché Pogacar ha messo la squadra a pestare duro, perché il peloton ormai conta meno uomini che la top ten in classifica generale, perché all’ultimo km del Puy Mary Pas de Peyrol, uno di quei nomi di valico impastati da ASO che suona più che altro come una bestemmia, ecco che Adam Yates, assistman di Pogi oggi, dà tutto, spreme le gambe sul 15%, e poi, bam!, scatta Pogacar, scatta forte, fa subito malissimo a tutti senza eccezioni, Vingegaard guarda gli altri, Roglic fa la mossa, tira un po’, ma niente ci vogliono proprio le gambe dell’unico altro extraterrestre o niente, e allora il danese apre gas, attacca pure lui, arranca ma c’è poco da fare, il distacco metro a metro si dilata, e infine sul falsopiano finale, come se fossimo in cima alla Redoute (ma una Redoute lunga due volte tanto), i metri non sono più decine ma centinaia, si parla di mezzo minuto, e tutti quanti già inseguono uno ad uno. Fuori quadro. Non ci sono moto o elicotteri per tutto e tutti. Pogacar. Vingegaard. Roglic. Evenepoel.
Vingegaard tentenna in discesa e Rogla lo salva, lo riprende e gli traccia le linee, brevissima alleanza cruciale. Remco appena c’è una miseria, uno straccio di pianura, innesta il suo passo speciale e irrompe in coda al duo, trascinando con sé qualche resto di top ten che occhieggia da dietro nelle vesti del bravo discesista Carlos Rodríguez, di un eccellente Ciccone. Loro due i primi degli umani, a loro modo, scortati dai gregari di lusso dei primi Almeida, Yates o l’inossidabile Mikel Landa.
Ma la pianura è un fazzoletto e subito si risale verso il Perthus. Pogacar sembra opaco, chiede qualcosa all’ammiraglia, sospetta anche lui dei tubeless come già Remco a crono, o forse ha bisogno di rifocillarsi, ma la solitudine del primato è tremenda. Non ci sono i puntuali ometti del team a rifornirlo di beveroni a scansioni regolari come li ebbe Froome dopo il Finestre: la UAE è un superteam ma in certe cose continua a somigliare alla vecchia Lampre più che alla vecchia Sky.
Vingegaard ricambia il favore e in salita tira lui, pure abbastanza regolare, non giochicchia né scatta. Ma arriva il momento in cui fiuta il sangue di un Pogacar che si dissangua di vaga stanchezza, e in quel momento innesca una progressione assolutamente devastante. Di nuovo, uno ad uno. E presto due a due.
Pogacar è ripreso. Extraterrestri in testa. Fenomeni a inseguire, Remco e Rogla. Poi niente, poi niente, poi ancora niente. Poi i grandi ciclisti polverizzati dal superciclismo.
I valori espressi da Vingegaard nei dodici minuti del Perthus in cui riprende Pogacar corrispondono ai massimi assoluti mai toccati dal ciclismo di ogni tempo. 1900 di VAM. 6,9 watt/kg. Evidentemente, la forma è tornata.
Il duo di testa si alterna con cambi regolari. Sprint tiratissimo al Gpm. La spunta Pogi per un’incollatura. Ancora (brevi) discese ardite, ancora (brevissime) risalite. Tensione più appicciosa del sudore, fatica e dolore. Cambi regolari, prudenza, ma nessuna strategia: Pogacar potrebbe facilmente rifiutarsi di prendere la testa, e lasciare così a Vingegaard la scelta fra tirare e veder sprecati i propri sforzi pregressi a fronte di un potenziale rientro da parte di Remco e Rogla, già espulsi dai picchi di velocità ascensionale ma solidissimi sulla tenuta e in avvicinamento ad ogni incertezza davanti. Tuttavia Pogacar non esita mai. Tornano in mente le immagini di Boonen contro Cancellara al Fiandre, ancora ai tempi del Kapelmuur e del Bosberg, il terreno prediletto del belga, i muri su cui accelerare con brutalità in cui sembrava inevitabile che a prevalere dovesse essere l’esplosività del più grande ciclista da pavé di tutti i tempi, e quando ancora lo svizzero era un punto interrogativo in queste gare. Ma nella fuga a due, col passare dei km, subentra la certezza che Cancellara ne abbia di più: Boonen si potrebbe mettere a ruota più che legittimamente, forte del proprio spunto veloce, ma non ci pensa neppure. Cambi regolari anche se vuol dire avviarsi al macello, come puntualmente avviene. Qui Tadej è su un terreno che per lui dovrebbe essere il più consono in assoluto. Un incrocio fra Lombardia e Liegi, le gare in linea nelle quali è il dominatore incontrastato. Il passo, la potenza, l’esplosività. Ma le energie vengono meno. Gli equilibri dell’universo si sono spostati impalpabilmente ma implacabilmente e chi a stento teneva le ruote ora a più energia nelle gambe. Pogacar, però, si nega a risparmiarsi. E puntualmente va a giocarsi da favoritissimo la volata, per puntualmente perderla, “scioltosi il nodo delle ginocchia” come recitano i versi dell’epica greca, non può spingere in piedi sui pedali allo sprint, si alza, si risiede, si rialza, si risiede, è sconfitto.
Dietro Roglic casca all’ultima curva dell’ultima discesa, ma la regola dei 3 km neutralizzati, inspiegabilmente indicata da regolamento per la tappa odierna, lo salva. I quattro arrivano in 2-1-1, ma sull’ordine d’arrivo saranno due coppie. Vingegaard-Pogacar. Evenepoel-Roglic.
Il Tour è ancora una volta nuclearizzato. Vingo guadagna un secondo, solo un secondo, nel gioco degli abbuoni vari, ma lo scossone è brutale. Pogacar avrebbe dovuto guadagnare e ha fatto di tutto per riuscirci. Senza esito. L’inerzia della gara precipita a favore di Vingegaard in modo assolutamente folle. Sul Pas de Peyrol Pogacar ha staccato Vingegaard con maggior nettezza ancora che sul Galibier. Ma Vingegaard è tornato con forza ancor maggiore. Sulla carta le tappe che ci attendono, anzi la settimana che ci attende, è molto favorevole al danese. Gli sterrati e il massiccio centrale sarebbero dovuti essere molto favorevoli a Pogacar e si sono tradotti in moltissimo frastuono per un nulla in classifica. Dunque da ora prevarrà con nettezza Vingegaard? O viceversa altre sorprese ci attendono, con un’inversione di ruoli? I due gemelli diversi come in ogni caccia mortale, preda e predatore, detective e serial killer, divengono l’uno il doppio dell’altro, s’immedesimano e rispecchiano: ho allenato espressamente gli strappi dice Vingegaard; ho allenato espressamente le salite lunghe, dice Pogacar. Quel che è sicuro è che in ogni fondamentale, a prescindere dalla loro condizione, sono su un pianeta a parte, con Remco e Roglic unici a poterli sfiorare o a fatica sfidare. Di Pogacar sappiamo con certezza assoluta che ha corso il Giro, seppur con le tabelle d’allenamento in mano. Di Vingegaard sappiamo che è finito in ospedale, anche se dubbi crescenti e legittimi si addensano sull’effettiva natura e gravità delle lesioni dichiarate, stante comunque l’indiscutibile bruttezza dell’incidente. Certamente entrambi non dovrebbero essere al picco teorico e assoluto del proprio potenziale – altrettanto certamente vi sono arrivati molto vicini. Per ora. Certamente entrambi si sono spremuti alla morte in questa prima metà di Tour (e ben più dei loro rivali vicini e lontani): mentre Evenepoel ridacchiava sui rulli il gilet gelato facendo cooling down, Pogacar era piegato in due sulla bici statica, la faccia nera di polvere, come un minatore estratto dopo settimane da un crollo nelle profondità della terra; Vingegaard pure stentava a tenere il capo dritto davanti al microfono, bianco, emaciato, grondante sudore a fiotti, come un marinaio estratto dagli abissi dopo lo sprofondamento di un sottomarino atomico.
Tutto è (ancora) possibile? Proprio tutto? Quanto tutto? Ci resta mezzo Tour per scoprirlo. Intanto si riparte da 1+1+1+1 = ZERO. Il tutto, il niente, il mistero, un cerchio che si chiude, un varco che si apre.

Gabriele Bugada

Vingegaard e Pogačar a un passo dal traguardo di Le Lioran (foto Dario Belingheri/Getty Images)

Vingegaard e Pogačar a un passo dal traguardo di Le Lioran (foto Dario Belingheri/Getty Images)

NIAMH FISHER-BLACK PRIMA A TOANO, LONGO BORGHINI ANCORA IN ROSA

luglio 9, 2024 by Redazione  
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Il primo arrivo in salita del Giro d’Italia Women 2024 ha visto il successo della neozelandese Niamh Fisher-Black; seconda con leggero distacco la compagna di squadra Lotte Kopecky davanti a Juliette Labous e Elisa Longo Borghini, che conserva la maglia Rosa.

La terza tappa del Giro Women da Sabbioneta a Toano era il primo vero banco di prova per le aspiranti alla vittoria finale, che non si sono tirate indietro. Si è ridisegnate in parte la classifica generale, che vede sempre al comando Elisa Longo Borghini (Lidl-Trek) oggi quarta a sei secondi dalla vincitrice, la neozelandese Niamh Fisher-Black (Team SD Worx – Protime). Insieme alla campionessa italiana sono arrivate, precedendola sul traguardo, Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) e Juliette Labous (Team DSM-Firmenich PostNL).
Con la vittoria di oggi la Fisher-Black porta per la prima volta nella storia del Giro la bandiera neozelandese alla vittoria. Non era mai successo fino a oggi che un’atleta del paese australe si imponesse in una tappa e lo ha fatto rispondendo all’attacco di Mavi Garcia (Liv AlUla Jayco) ai meno 2, per poi lasciare la compagna di strada nel tratto più duro andando a centrare il successo. Il secondo posto della campionessa del mondo Lotte Kopecky, nuova maglia rossa della classifica a punti, sancisce il successo odierno del Team SD Worx – Protime.
La nuova classifica generale vede sempre, come già detto, al comando la Longo Borghini sulla Kopecky (a 13″) e sulla Labous (a 25″) risalite rispettivamente al secondo e terzo posto scavando un piccolo solco sulla maglia bianca Antonia Niedermayer (Canyon//SRAM Racing, a 59″) e sulla vincitrice di giornata e nuova maglia azzurra dei GPM Fisher-Black (a 1′00″). Seguono la Garcia a 1’26”), Katrine Aalerud (Uno-X Mobility) e Pauliena Rooijakkers (Fenix-Deceuninck) a 1′27″, Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ – SUEZ) a 1′30″ e Kimberley (Le Court) Pienaar (AG Insurance – Soudal Team) a 1′31″.
Al termine della prova la Fisher-Black si è così espressa: “Questo successo è la ciliegina sulla torta dopo un anno non facilissimo. Mi sentivo bene nelle settimane precedenti al Giro e il risultato di oggi è il frutto di ciò che ho seminato in allenamento. Il risultato del team è eccellente e ci dà grande morale. E’ la più bella vittoria della mia carriera! Sono arrivata al Giro in buona forma ma sicuramente un risultato del genere dà una svolta positiva anche per il morale. Nel finale io e Lotte abbiamo studiato le avversarie e abbiamo deciso che toccava a me anticipare. Ho colto l’attimo giusto ed è andata bene. La Maglia Azzurra è un bel traguardo ma non è il mio obiettivo principale. Mi piace puntare in alto”.
Lotte Kopecky ha aggiunto: “Il secondo posto di oggi è molto più dolce rispetto a quello di ieri. Sono contentissima per Niamh, perchè da sempre la incito a credere in sè stessa e sono convinta che questo successo la proietterà in un’altra dimensione. Per quanto mi riguarda, continuerò a cercare la vittoria di tappa, ci sono tante occasioni da qui a L’Aquila”.
La maglia rosa Elisa Longo Borghini ha, invece, così commentato la sua gara: “La tappa è andata come me l’aspettavo. Non era una salita da distacchi folli ma il caldo l’ha resa molto dura. Avevo timore di questa frazione perchè nelle corse a tappe soffro sempre il terzo giorno ma oggi è andato tutto liscio. Lotte Kopecky sta andando forte su ogni terreno ma sia io che Gaia Realini stiamo molto bene e restiamo fiduciose”.
Domani la quarta tappa potrebbe influire nuovamente sulla classifica. La Imola-Urbino di 134 Km presenta una seconda parte appenninica con tre ascese, la prima a San Marino, concentrate negli ultimi 50 km. L’ultimissimo tratto si disputerà nel centro storico di Urbino con strade in pavè e pendenze che raggiungono il 14%.

Mario Prato

Niamh FIsher-Black vince a Toano (Getty Images)

Niamh FIsher-Black vince a Toano (Getty Images)

FINALMENTE PHILIPSEN, ALPECIN PERFETTA NELLA VOLATA, PRIMA VITTORIA PER IL BELGA

luglio 9, 2024 by Redazione  
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La decima tappa del Tour de France 2024 sorride a Japser Philipsen (Alpecin – Deceuninck) il velocista belga vince nettamente la volata odierna grazie soprattutto ud una squadra perfetta con l’ultimo uomo Mathieu Van Der Poel che lancia il proprio compagno di squadra in modo impeccabile, secondo Biniam Girmay (Intermarché – Wanty), terzo Pascal Ackermann (Israel – Premier Tech).Nulla cambia in classifica generale, Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) in maglia gialla.

La decima tappa del Tour de France 2024 da Orléans a Saint-Amand-Montrond con i suoi 187,3 chilometri verrà ricordata sostanzialmente per due motivi diversi, uno negativo per essere stata la tappa più soporifera degli ultimi dieci anni della Grande Boucle, l’altro positivo perchè ha visto il ritorno alla vittoria del dominatore delle tappe in volata dello scorso anno ovvero Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck). In partenza le squadre sono appallate a centro strada e nessuno tenta di portar via la fuga se non, quasi per caso Kobe Goossens (Intermarché-Wanty), seguito da Harm Vanhoucke e Maxim Van Gils (Lotto Dstny) provano un allungo, Van Gils si rialza subito, mentre la coppia con Valentin Madouas e Kevin Geniets (Groupama-FDJ) provano a farsi sotto ma si rialzano anche loro. La coppia di testa prosegue così fino al traguardo volante, dove di fatto tolgono punti sia alla maglia verde, a cui va bene così, sia a Jasper Philipsen che va a prendersi il terzo posto. Il gruppo subito dopo lo speciale traguardo volante riprende la “fuga” e torna compatto. L’unica speranza di vedere la tappa accendersi è nel vento che nella parte finale, ai meno 22 dall’arrivo soffia laterale da destra verso sinistra, ma appena il gruppo arriva nel lungo rettilineo che può creare ventagli anche il vento è debole. la corsa si infiamma soltanto ai meno 10 dalla conclusione quando, anche grazie ad un leggero tratto di strada in discesa, si viaggia a sopra gli 80Km/h. Le squadre dei velocisti si portano in testa, quelle degli uomini di clasifica anche, l’attenzione è massima con ancje la maglia gialla Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) davanti al gruppo per evitare rischi. Si aspetta soltanto la volata dove l’Alpecin torna a fare l’Alpecin, il campione del mondo Mathieu Van Der Poel ritorna a fare ciò che meglio gli è riuscito lo scarso anno, ovvero proteggere, condurre, e lanciare la meglio il compagno di squadra Jasper Philipsen ed ecco che la volata è affere del belga. Imprendibile per tutti, vittoria netta con la resa di Biniam Girmay (Intermarché – Wanty) secondo mentre terzo chiude Pascal Ackermann (Israel – Premier Tech). I due maggiori pretendenti alla maglia verde del Tour de France 2024 sono adesso distanziati da 74 punti con l’eritreo che è al comando sul belga. Domani torna a salire con la tappa da Évaux-les-Bains a Le Lioran, ben sei GPM con l’unico di prima categoria nei trenta chilometri finali, seguirà uno di seconda e successivamente uno di terza. Frazione da possibile fuga con gli uomini di classifica che potrebbero stuzzicarsi nel finale.

Antonio Scarfone

Jasper Philipsen (Alpecin - Deceuninck) esulta a Saint-Amand-Montrond (Photo Credit: Getty Images)

Jasper Philipsen (Alpecin - Deceuninck) esulta a Saint-Amand-Montrond (Photo Credit: Getty Images)

GIRO D’ITALIA WOMEN: A CHIARA CONSONNI LA SECONDA TAPPA

luglio 9, 2024 by Redazione  
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Chiara Consonni si è aggiudicata la seconda tappa del Giro d’Italia Women. Lo ha fatto imponendosi in volata a Volta Mantovana su Lotte Kopecky ed Elisa Balsamo. Elisa Longo Borghini ancora in Maglia Rosa

“E’ stata una vittoria molto complicata perchè la fuga ci ha dato del filo da torcere. Fortunatamente avevamo visionato il finale al primo passaggio, e ho capito che per vincere dovevo essere più avanti possibile all’ultimo km. E’ stato un gran duello con Lotte Kopecky, vincerlo è stato magnifico”. Sono state queste le prime parole di una raggiante Chiara Consonni (UAE Team ADQ) dopo essersi messa alle spalle Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime), Elisa Balsamo (Lidl – Trek), Arlenis Sierra (Movistar Team), Mylène de Zoete (CERATIZIT-WNT Pro Cycling Team), Kimberley (Le Court) Pienaar (AG Insurance – Soudal Team), Silvia Zanardi (Human Powered Health), Letizia Borghesi (EF Education-Cannondale), la maglia rosa Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek) e Kathrin Schweinberger (CERATIZIT-WNT Pro Cycling Team), tutte con lo stesso tempo della vincitrice, così come le altre componenti del primo troncone del gruppo di ragazze impegnate nella corsa rosa a loro dedicata.
Sulla carta la tappa odierna era “affare” per velociste, come poi in realtà è stato. Bisogna però dire che Ana Vitória Magalhães, brasiliana della Bepink – Bongioanni, ha fatto di tutto per far sì che le ruote veloci rimanessero con un palmo di naso. La sua azione tutt’altro che velleitaria è terminata solo ai meno 2, quando le squadre delle velociste hanno dovuto produrre il massimo sforzo per chiudere sulla battistrada. Alla coraggiosa Magalhães rimane, però, la soddisfazione di andare ad indossare la prima maglia zzzurra dei GPM
Chiara Consonni, alla terza vittoria in tre edizioni, ha così commentato la sua vittoria: “E’ una vittoria molto importante, sia per la qualità delle atlete che mi sono lasciata alle spalle che per lo sviluppo della tappa. Sapevamo che era un percorso adatto alle fughe, e il gruppo ha lasciato fare, tanto che le atlete in testa hanno guadagnato fino a oltre 6′. La squadra ha fatto un grandissimo lavoro per rientrare sulla battistrada, voglio ringraziare tutte le mie compagne. Ho un grande obiettivo, la prova su pista a Parigi, e questo successo mi motiverà ancora di più”.
La classifica generale non ha visto movimenti nelle prime tre posizioni. La maglia rosa è sempre indossata dalla Longo Borghini, che ha così commentato il suo primo giorno in rosa: “Vestire la Maglia Rosa in gara è speciale. Molte atlete sono venute a congratularsi, e in strada ho visto tanti cartelli che mi incitavano. Ad un certo punto ho avuto timore di perderla, perchè la fuga aveva preso tanto vantaggio, ma la situazione è tornata tranquilla nel finale. Domani sarà una giornata importante, anche se non credo che la salita farà troppe differenze tra le big”. Sul podio provvisorio ci sono sempre Grace Brown (FDJ-Suez) a 1″ e Brodie Chapman (Lidl – Trek) a 13″. Segue la Kopecky con un ritardo di 19 secondi e una posizione guadagnata. Hanno invece guadagnato due posizioni rispetto alla cronometro di ieri Juliette Labous (Team dsm-firmenich PostNL), quinta a 29″, Ruth Edwards (Human Powered Health), sesta a 30″, Cédrine Kerbaol (CERATIZIT-WNT Pro Cycling Team), settima a 38″, Loes Adegeest (FDJ – SUEZ), ottava con il medesimo ritardo, Katrine Aalerud (Uno-X Mobility), nona a 45″ e Franziska Koch (Team dsm-firmenich PostNL), decima a 47″.
Oggi questa classifica potrebbe almeno parzialmente venire ridisegnata essendo previsto il primo arrivo in salita al termine della Sabbioneta – Toano di 113 Km, con gli ultimi 12 in costante ma pedalabile salita verso il traguardo.

Mario Prato

Chiara Consonni vince allo sprint la prima tappa in linea del Giro dItalia Women (Getty Images)

Chiara Consonni vince allo sprint la prima tappa in linea del Giro d'Italia Women (Getty Images)

GIRO DELL’AUSTRIA, ULISSI TRIONFA MA IL DRAMMA DI DREGE SPEGNE TUTTI I SORRISI

luglio 8, 2024 by Redazione  
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Si è concluso con l’annullamento dell’ultima tappa il Giro d’Austria funestato dalla tragedia della morte del corridore norvegese André Drege, caduto in discesa durante la quarta frazione. Per rimanere nella stretta cronaca sportiva il successo finale è andato a Diego Ulissi, mentre gli italiani De Pretto, Ulissi e Ganna hanno centrato la vittoria di tappa.

Il fato, il destino, lo zampino del diavolo, la sfortuna, chiamatelo come volete, ma da ieri lo sport del ciclismo annovera un’altra vittima. Durante lo svolgimento della quarta tappa del Giro d’Austria, affrontando la discesa del Grossglockner il norvegese in forza alla Team Coop – Repsol André Drege ha perso la vita, vittima di una caduta che, a sentire le prime voci arrivate, sarebbe stata provocata dallo scoppio di un tubolare.
Un fatale evento che ha fatto si che la corsa a tappe austriaca si fermasse con un giorno d’anticipo. Nella giornata di domenica era prevista la quinta e ultima tappa che poteva essere decisiva prevedendo l’impegnativo arrivo in salita a Kühtai. L’intero gruppo ha, invece, preferito svolgere una passerella per commemorare lo sfortunato venticinquenne che ha visto infrangere il suo sogno di entrare nel WorldTour: era, infatti, previsto per lui il passaggio al Team Jayco AlUla a fine stagione.
Nonostante quanto accaduto faccia passare in secondo piano l’intero svolgimento della corsa, non si può non dare il dovuto risalto all’aspetto sportivo di questi sei giorni di gara.
Il Giro d’Austria 2024 è iniziato con la vittoria di Cameron Rogers (Lidl – Trek Future Racing) nel prologo di Sankt Pölten, 3 Km percorrendo i quali ha fatto registrare un tempo inferiore di un solo secondo rispetto a quelli di Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) e Tomáš Kopecký (TDT – Unibet Cycling Team).
La prima tappa in linea ha visto il primo successo italiano di questa edizione poichè Davide De Pretto (Team Jayco AlUlaBad) si è imposto in volata a Bad Tatzmannsdorf., mettendosi alle spalle Rui Oliveira (UAE Team Emirates), Niklas Behrens (Lidl – Trek Future Racing), Diego Ulissi (UAE Team Emirates), Martin Marcellusi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) e il resto del plotone.
Anche la seconda tappa si è conclusa in volata, con la vittoria a Steyr del colombiano Brandon Smith Rivera (INEOS Grenadiers) su Marcellusi, Xandro Meurisse (Alpecin – Deceuninck), De Pretto, Giulio Pellizzari (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), Ulissi e gli altri.
La Schladming-Alpendorf, terza tappa della corsa austriaca, prevedeva l’arrivo in salita al termine di una rampa di 2.5 Km al 6.5% che ha visto salire in cattedra di Ulissi. Il toscano ha preso la maglia di leader della classifica imponendosi con un vantaggio di 3″ su Magnus Sheffield (INEOS Grenadiers), Felix Grossschartner (UAE Team Emirates) e Adrien Maire (TDT – Unibet Cycling Team). Dopo 6” Rafał Majka (UAE Team Emirates) ha regolato un gruppetto di 8 elementi, comprendente anche Giulio Pelizzari, settimo.
La tappa funestata dalla tragedia di Drege prevede un altro arrivo in salita, ai quasi 1300 metri di quota di Kals am Grossglockner, dove Ganna ha preceduto allo sprint Ulissi, mentre dopo 3″ Brandon Smith Rivera ha anticipato Felix Engelhardt (Team Jayco AlUla), Sheffield (INEOS Grenadiers) e gli altri componenti del gruppo che inseguiva la coppia italiana al comando.
Diego Ulissi si è aggiudicato così il Giro d’Austria precedendo di 6” Rivera e di 9” Sheffield. Il toscano si è imposto anche nella cassifica a punti dove pure ha preceduto Rivera, mentre terzo si è piazzato De Pretto.
Samuele Zoccarato (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) si è aggiudicato la classifica GPM, la speciale classifica dei giovani ha premiato Sheffield, mentre l’UAE Team Emirates di Ulissi è risultata la migliore squadra, con 31 secondi di vantaggio sul Team Jayco AlUla, la formazione nella quale avrebbe dovuto passare nel 2025 André Drege

Mario Prato

André Drege (Getty Images)

André Drege (Getty Images)

TURGIS ESULTA NELLA TEMUTA TAPPA DEGLI STERRATI. POGACAR CI PROVA, MA RESTA TUTTO INVARIATO

luglio 7, 2024 by Redazione  
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L’attesissima e controversa tappa degli sterrati regala tanto spettacolo, ma alla fine si può dire che la montagna (non in senso lettarale) ha partorito il topolino. Ad esultare sul traguardo di Troyes al termine di una fuga nata a circa 150 km dall’arrivo, è stato Anthony Turgis (TotalEnergies) che ha battuto in una volata ristretta Tom Pidcock (INEOS Grenadiers) e Derek Gee (Israel-Premier Tech). Per il francese, già piazzato in diverse classiche di peso, si tratta della vittoria più importante della carriera. Grande battaglia tra i big della classifica, grazie ai numerosi attacchi messi in opera da Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) che però non è riuscito a staccare un tenace Jonas Vingegaard (Visma | Lease a Bike). Resta così praticamente immutata la classifica generale che vede lo sloveno in testa con 33″ su Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step) ed 1′15″ sul danese vincitore uscente.

La 9a tappa, 199 km con partenza e arrivo nella città di Troyes, proponeva uno scenario del tutto inedito nella storia recente del Tour de France grazie alla presenza, molto criticata da diversi Team Manager, di ben 14 tratti di sterrato tutti concentrati nel dipartimento dell’Aube. Dopo i primi 45 km abbastanza semplici i corridori erano attesi dal 1° sterrato, quello di Bligny-à-Bergères (km 49) al termine del quale il primo gpm (4a cat) di giornata, la Cote de Bergères (km 51,5). Un tratto di saliscendi precedeva il secondo tratto di strada non asfaltata (Baroville) e la successiva Cote. Quindi al km 95 iniziava una sequenza di sterrati caratterizzati da un continuo saliscendi: Haut-Fortes (km 95), Polisy à Celles-sur-Ource (km 105), Loches-sur-Ource à Chacenay (km 118), Plateau de la côte des Bar (km 132), Thieffrain à Magnant (km 141) e Briel-sur-Barse (km 152). Infine, il tratto finale completamente piatto proponeva l’ultima serie di strade bianche: Rue de Paradis (km 165), Fresnoy-Le-Château à Clérey (km 169) Verrières (km 175), Daudes (km 178), Montaulin à Rouilly-Saint-Loup (km 182) e Saint-Parres-aux-Tertres (189). Dal termine dell’ultimo tratto al traguardo mancavano poco meno di 10 chilometri.
Una tappa difficile da interpretare e che lasciava spazio a colpi di scena e imprevisti in grado di mutare la fisionomia della classifica generale.

La frazione è stata contrassegnata sin dai primissimi chilometri da una notevole bagarre, tanti erano i corridori desiderosi di azzeccare la fuga di giornata. Perciò diventa quasi pleonastico snocciolare tutti i vari tentativi che si sono sprecati nei pimi 40 km della tappa. L’azione buona è partita infatti soltanto poco prima del primo tratto di sterrato quando sono evasi dal gruppo 10 corridori: Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck), Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), Neilson Powless (EF Education-EasyPost), Derek Gee (Israel-Premier Tech), Elmar Reinders (Jayco-AlUla), Jasper Stuvyen (Lidl-Trek), Maxim van Gils (Lotto Dstny), Oier Lazkano e Javier Romo (Movistar) ed Anthony Turgis (TotalEnergies). Proprio lungo lo sterrato di Bligny-à-Bergères (km 49) dal gruppo sono evasi anche Alex Aranburu (Movistar Team) e Axel Zingle (Cofidis), poi rientrati sulla testa della corsa pochi chilometri dopo.
Ma la battaglia non era ancora terminata perchè alla spicciolata sono usciti fuori dal gruppo anche i vari Davide Ballerini (Astana), Tom Pidcock (INEOS Grenadiers), Ben Healy (EF), Arnaud De Lie (Lotto) e Romain Bardet.
Healy e Pidcock hanno rapidamente preso e lasciato sul posto Ballerini, mentre Powless (-135) si rialzava per aspettare il compagno Healy, rientrato sulla testa della corsa insieme a Pidcock un paio di chilometri più tardi.
Dietro invece si era formato un gruppo inseguitore con Bardet, Ballerini, De Lie, Stefan Kung e Clement Russo (Groupama-FDJ), Jake Stewart (Israel-Premier Tech) e Magnus Cort (Uno-X Mobility).

La corsa è però esplosa poco dopo, lungo il secondo sterrato, quello di Baroville (-132). La Visma ha preso in mano la situazione accellerando proprio lungo il tratto a massima pendenza. Il gruppo messo alla frusta si è letteralmente spezzato anche perchè in tanti sono stati costretti a mettere il piede a terra. Tra gli attardati anche Primoz Roglic (Red Bull-Bora-Hansgrohe) che si è ritrovato staccato di circa 30 secondi dal gruppo principale. Nel frattempo il drappello di testa perdeva i primi pezzi (Powless e Reinders).
Il gruppo maglia gialla, ridotto ad appena 25 unità al termine del secondo sterrato, aveva praticamente dimezzato il gap (circa 1′30″) dalla testa della corsa avvicinandosi pericolosamente al drappello dei contrattaccanti, poi ripreso ai -110. Roglic e gli altri big ritardari hanno invece approfittato del tratto successivo allo sterrato per rientrare in gurppo.
Lungo il terzo tratto di sterrato, quello di Chemin des Hautes Forêts (-102), il gruppo è stato nuovamente messo alla frusta, stavolta dagli uomini della UAE. Contemporaneamente Jonas Vingegaard era vittima di una foratura, circostanza che lo ha costretto a farsi dare la bici dal compagno Jan Tratnik, bici che non ha poi più potuto cambiare sino al traguardo.

Ai -90 è stato direttamente Pogacar ad allungare dal gruppo maglia gialla. Su di lui si è immediatamente riportato Remco Evenepoel e la coppia della Visma formata da Christophe Laporte e Matteo Jorgenson, che però non hanno ovviamente collaborato consentendo il pronto rientro del loro capitano Vingegaard. Una altro importante attacco è arrivato ai -77, stavolta ad opera di Remco Evenepoel. Pogacar ha temporeggiato solo qualche secondo prima di lanciarsi all’inseguimento del belga con il solito Vingegaard a ruota. I vicintori degli ultimi 4 Tour de France si sono rapidamente riportati sul belga e nel giro di pochi chilometri il formidabile terzetto ha addirittura ripreso i battistrada (nel frattempo rimasti in 10 dopo le defezioni di Veermersch e Lazkano). Vingegaard però, evidentemente anche a causa della bici non della giusta taglia, non ha fornito collaborazione e così, rapidamente i primi tre della graduatoria si sono rialzati, lasciando gli altri 10 battistrada in testa alla gara. Pogacar, Evenepoel e Vingegaard sono così stati ripresi da quel che restava del gruppo dei big, consentendo a Roglic per la seconda volta nel corso della tappa di salvarsi.

Ai -57, lungo il settore di Thieffrain à Magnant, Evenepoel è stato vittima di un salto di catena, che lo ha costretto a rincorrere per qualche chilometro prima di rinvenire sulla testa del gruppo maglia gialla. Poco dopo (-50) Vlasov si è arruotato con un altro corridore finendo in un fosso. Il russo si è rapidamente rialzato, seppur portando con se diverse escoriazioni (al gluteo e alla coscia destra oltre che sul collo).
A quel punto, una volta usciti da una sequenza di sterrati e strappi, il gruppo si è leggermente rilassato, consentendo ai fuggitivi di riportare il gap a circa 2′. Come coseguenze di tale atteggiamento, dal plotone che si era rimpolpato, sono tornati gli scatti: ai -42 Michael Matthews (Jayco-AlUla) ha accelerato portando con se un redivivo David Gaudu (Groupama-FDJ). Alla suddetta coppia un pò per volta si sono uniti altri nomi altisonanti, quali il campione del mondo Mathieu Van der Poel (Alpecin-Deceuninck), la maglia verde Biniam Girmay (Intermarchè-Wanty) e poi Rui Costa (EF), Jakob Fuglsang (Free Palestine) e Rasmus Tiller (Uno-X). I 7 contrattaccanti si sono così lanciati all’inseguimento degli 8 battistrada superstiti (Pidcock, Stuyven, Healy, Gee, Aranburu, Romo, Lutsenko e Turgis), portando lo svantaggio a circa 1′.

La battaglia nel gruppo maglia gialla però non era ancora finita perchè ai -22 Pogacar ha nuovamente attaccato. Jorgenson e Laporte hanno reagito prontamente, riportando Vingegaard su Pogacar, mentre dietro il gruppo si disintegrava. Non contento, lo sloveno ha nuovamente riaccellerato poco dopo con Jorgenson ruota. Poco dietro Laporte trainava Vingegaard, poi aspettato anche da Jorgenson che lo ha riportato su Pogacar per l’ennesima volta. Di lì a poco (-18) è rientrato anche il quartetto formto da Laporte, Evenepoel e dai due UAE Juan Ayuso e Joao Almeida.
Nel frattempo nel gruppo di testa erano iniziate le scaramucce, mentre il gruppo di Girmay e Van der Poel non riusciva a recuperare altro terreno, galleggiando ad un distacco compreso tra i 45 e i 60 secondi.
Ai -11, dal gruppo di testa è invece partito in contropiede Stuyven. Il fiammingo ha subito guadagnato 10″ sugli altri 7 fuggitivi che però non hanno mollato la presa. Contemporanemente l’indomito Pogacar provava altri 2 allunghi, anche stavolta prontamente rintuzzati dai Visma con un Vingegaard bravissimo a non perdere le ruote dello sloveno. A questo punto gli animi nel gruppo dei big si sono definitivamente calmati.

Davanti continuava il braccio di ferro tra Stuyven e i 7 ex compagni di fuga che ai -3 avevano ancora 10″ di ritardo da recuperare. Le accelerazioni di Healy e Gee hanno però ricucito il gap e il belga è stato ripreso poco dopo lo striscione dell’ultimo chilometro. Healy ha provato nuovamente ad accelerare, ma ha così finito per tirare la volata agli altri fuggitivi. Lo sprint è stato lanciato da Aranburu alla cui ruota si era però collocato Anthony Turgis che è uscito al centro della sede stradale non lasciando scampo agli avversari. Il francese ha nettamente battuto Pidcock, Gee e Aranburu. Dietro di loro staccati di 2″ sono giunti i generosi Healy e Lutsenko. Poco più dietro Romo (a 12″) e Stuven (a 18″). Il gruppo inseguitore, giunto ad 1′17″ è stato regolato da Girmay che ha così portato a casa altri preziosissimi punti per la maglia verde, sempre più salda sulle sue spalle (ben 96 punti di vantaggio su Jasper Philipsen). 10a posizione per Matthews davanti ad un Van der Poel evidentemente non al meglio.

Resta sostanzialmente invariata la classific generale che vede Pogacar in testa con 33″ su Evenepoel, 1′15″ su Vingegaard e 1′36″ su Roglic. Seguono Ayuso a 2′16″, Almeida a 2′17″ e Carlos Rodriguez (INEOS Grenadiers) a 2′31″. Completano la top ten Mike Landa (Soudal-Quick Step) a 3′35″, Derek Gee a 4′02″ e Matteo Jorgenson a 4′03″.

Domani è in programma la prima giornata di riposo, che farà da vigilia ad una serie di tappe potenzialmente non così decisive.

Pierpaolo Gnisci

Turgis esulta a Troys (fonte: GettyImages)

Turgis esulta a Troys (fonte: GettyImages)

LONGO BORGHINI “LEONESSA ROSA” D’ITALIA

luglio 7, 2024 by Redazione  
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Elisa Longo Borghini è la prima maglia rosa dell’edizione 2024 del Giro d’Italia Women. La corsa a tappe italiana dedicata al ciclismo femminile ha preso il via oggi a Brescia con una cronometro individuale di 15,7 km e con il successo della portacolori della Lidl-Trek. Il podio di giornata è stato completato dalla Brown e dalla Chapman, compagna di squadra della vincitrice.

Brescia, la Leonessa d’Italia, ha dato le mosse oggi all’edizione 2024 del Giro d’Italia Women e lo ha fatto vestendo di rosa una vera leonessa del ciclismo non solo nazionale, ovvero Elisa Longo Borghini (Lidl-Trek), più volte campionessa italiana sia di specialità, sia su strada. Alle spalle della ciclista di Ornavasso, che ha completato i quasi 16 km di gara in 20’37” si sono piazzate nell’ordine a 1″ Grace Brown (FDJ – SUEZ), a 13″ Brodie Chapman (Lidl – Trek); a 23″ Lieke Nooijen (Team Visma | Lease a Bike); a 25″ Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime), a 28″ Elena Hartmann(Roland), a 29″ Juliette Labous (Team dsm-firmenich PostNL), a 30″ Ruth Edwards (Human Powered Health), a 38″ Cédrine Kerbaol (CERATIZIT-WNT Pro Cycling Team) e Loes Adegeest (FDJ – SUEZ) a completare la TopTen di giornata.
Grazie alla peculiarità della prova odierna e la ovvia mancanza di abbuoni, la classifica generale rispecchia pedissequamente l’ordine d’arrivo.
Al termine della gara che le ha permesso di indossare la prima maglia rosa Elisa Longo Borghini ha dichiarato: “E’ il modo migliore di iniziare questo Giro, al quale mi sono presentata con molte ambizioni e con una squadra molto forte a supporto. L’anno scorso la Corsa Rosa non è andata come volevo, a causa di una caduta, e quindi volevo dimostrare di stare bene fin da subito. La Maglia Rosa è un sogno prima di essere un obiettivo e partire così è veramente stupendo. Essere in Maglia Rosa significa tanto per me perchè l’anno scorso ero caduta al Giro e ne avevo sofferto le conseguenze per tutto il resto della stagione. Ho lavorato tanto lo per tornare ad alto livello e per questo devo ringraziare la Lidl – Trek per il supporto. E’ stata una cronometro difficile da interpretare, io e Grace Brown siamo state appaiate fin dall’inizio e quando ho visto che era arrivata dietro ho tirato un sospiro di sollievo. Sarà una bella settimana di gara, non voglio fare proclami per ora, penso soprattutto a godermi questa bellissima Maglia Rosa”.
Prima della partenza di Carmela Cipriani (Bepink – Bongioanni), prima atleta prendere il via alle 11.35, è stato osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Andrè Drege, il corridore norvegese tragicamente scomparso ieri al Giro dell’Austria.
Domani il Giro lascerà Brescia per arrivare nel mantovano, sulle cui strade si snoderà la prima tappa in linea, disegnata tra Sirmione e Volta Mantovana, sulla distanza di 110 Km e su di un percorso quasi completamente pianeggiante.

Mario Prato

Elisa Longo Borghini veste la prima maglia rosa del Giro dItalia Women (Getty Images)

Elisa Longo Borghini veste la prima maglia rosa del Giro d'Italia Women (Getty Images)

L’ONDA VERDE GIRMAY SI ABBATTE SU COLOMBEY, BIS AL TOUR PER L’ERITREO

luglio 6, 2024 by Redazione  
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Biniam Girmay fa il bis nell’arrivo di Colombay e rafforza il primato in maglia verde, volata di forza dell’ereitreo della Intermarché – Wanty con gli ultimi metri in leggera salita che si toglie di ruota sia Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck) sia Arnaud De Lie (Lotto Dstny) rispettivamnte secondo e terzo. In classifica generale nulla cambia con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) in maglia gialla.

Tappa potenzialmente ricca di insidie quella odierna al Tour de France 2024 con anche la pioggia a creare nervosismo in gruppo, la fuga della prima ora si forma subito dopo il via grazie al solito Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility) che va via insieme a Neilson Powless, e Stefan Bissegger (EF Education-EasyPost), il gruppo lascia fare pilotato dalle squadre interessate alla tappa, tra tutte due in particolare la Intermarché-Wanty e Lotto Dstny. Qualche chilometro dopo Abrahamsen transita per primo al primo GPM dei cinque previsti, tra seconda e quarta categoria, rafforzando il primato della maglia a pois. Sulla Côte de Verrey-sous-Salmaise dal gruppo attacca Jordan Jegat (TotalEnergies), che riesce a riportarsi su Powless e Bissegger, a superarli portandosi tutto solo all’inseguimento di Abrahamsen. La coppia della EF-Education-EasyPost invece si rialza e si fa riassorbire dal gruppo. E’ ancora la formazione americana ad attirare su di se l’attenzione ed infatti Alberto Bettiol e Ben Healy provano a muoversi portandosi dietro Stephen Williams (Israel-Premier Tech), Maxim Van Gils (Lotto Dstny) e Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies). Sono uomini di certo pericolosi ed infatti la reazione di altre squadre è immediata, tanto da accelerare per andarli dopo aver transitato anche loro dal GPM a riprenderli. In testa alla corsa inevitabilmente Abrahamsen vede ridursi il vantaggio che è di poco superiore al minuto. Dal gruppo scatta anche Romain Gregoire (Groupama-FDJ), che inizia il secondo GPM, la Côte de Villy-en-Auxois, con venti secondi sul gruppo. Dietro non c’è pace, ancora attacchi questa volta con un drappello in cui vi sono Healy, il campione del mondo Mathieu Van Der Poel (Alpecin-Deceuninck) e Paul Lapeira (Decathlon Ag2r La Mondiale) che vanno a riprendere Gregoire, ma da dietro il gruppo pian piano va a chiudere ritornando compatto. Finalmete il gruppo inizia così un passo più moderato taanto che i velocisti che si erano staccati sulla prima côte riescono a ricongiungersi con il plotone. In testa alla corsa, una volta che il gruppo torna in controllo, spenti ogni possibioli focolai di attacco, resta da solo Jonas Abrahamsen con un vantaggio che a questo piunto dilaga fino ad arrivare a 6’30″. Nonostante ciò la tappa fa gola a tonti e la maglia pois è ripresa a poco più di 10 chilometri dall’arrivo. Iniziano così le consuete operazioni delle squadre dei velocisti per restare davanti tenendo alta l’andatura, la Lotto Dstny per De Lie sembra la più coesa, come anche la Alpecin – Deceuninck per Ohilipsen; si vedono anche gli Intermarché-Wanty per la maglia verde di Girmay. E sono proprio queti tre, sul finale al 3% che diventano immediatamente protaginisti della volata, il primo a muoversi, forse troppo presto, è Philipsen, seguito dalla maglia verde nella migliore posizione; subito dietro risale De Lie ma il belga resta chiuso, tanto che deve smettere di pedalare, la volta è vinta da Girmay che rafforza il primato nella speciale classifica della maglia verde, secondo Philipsen che in questo Tour de France, seppur con una ottima condizione, non riesce a trovare la serenità giusta per una volata vincente, terzo De Lie anche lui, con una gamba ottima ma mai nel posto giusto nei metri finali. In classifica generale, invece, non cambia niente, con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) in maglia gialla. Domani frazione numero nove, la tanto attesa tappa degli sterrati di Troyes.

Antonio Scarfone

Biniam Girmay fa bis al Tour de France 2024 (Photo Credit: Getty Images)

Biniam Girmay fa bis al Tour de France 2024 (Photo Credit: Getty Images)

EVENEPOEL DETTA I TEMPI, SUA LA PRIMA CRONO DEL TOUR DE FRANCE

luglio 6, 2024 by Redazione  
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Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step) sfodera una prestazione delle sue a crono e vince la speciale tappa con arrivo a Gevrey-Chambertin, si arrende cedendo 12” la maglia gialla Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), terzo a 34” Primož Roglic (Red Bull – BORA – Hansgrohe).

La crono di ieri al Tour de France ha confermato l’ottimo stato di forma di Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step). il belga è riuscito infatti ad avere la maglio sul leader della corsa francesce la maglia gialla Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), il campione sloveno ha dichiarato di dover ora guardare con attenzione anche il belga che potrebbe, a questo punto, essere davvero l’avversario più temibile nonostante la sua prima partecipazione al Tour de France. Il terzo a far registrare il miglior tempo è stato Primož Roglic (Red Bull – BORA – Hansgrohe), anche dallo sloveno, dopo essere apparso leggermente in difficoltà sul Galibier, ci si aspettava una conferma in posto e la crono ha detto che il connazionale della maglia gialla è in crescita. Resta invece sempre vicino a primi anche Jonas Vingegard (Team Visma | Lease a Bike) quarto all’arrivo a 37” buona la sua prestazione visto l’avvicinamento al Tour. La crono di Gevrey-Chambertin ha confermato l’ottimo stato di forma anche di João Almeida l’alfiere di Pogacar riesce chiudere a 57” con l’ottavo tempo male invece l’altro compagno di squadra Adam Yates a 1’:47”. In classifica generale adesso Remco Evenepoel resta sempre secondo ma a soli 33” da Pogacar, terzo Vingegard a 1’.15”, quarto Roglic a 1”:36 che scavalca Jan Ayuso (UAE Team Emirates). Oggi tappa numero otto da Semur-en-Auxois – Colombey-Les-Deux-Églises, sulla carta destinata ai velocisti ma con un profilo più nervoso dei precedenti arrivi in volata.

Antonio Scarfone

Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step) impegnato nella crono del Tour de France 2024 (Photo credit: Getty Images)

Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step) impegnato nella crono del Tour de France 2024 (Photo credit: Getty Images)

A MÂCON GROENEWEGEN VINCE IN VOLATA. POGACAR RESTA IN MAGLIA GIALLA

luglio 4, 2024 by Redazione  
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Nella scontata volata di Mâcon Dylan Groenewegen (Team Jayco ALUla) vince in maglia di campione nazionale olandese battendo Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck), successivamente declassato, e Biniam Girmay (Team Intermarchè Wanty). Domani l’attesa cronometro individuale di 25 km che potrebbe influire sulla classifica generale

Con la vittoria di ieri a Saint-Vulbas Mark Cavendish (Team Astana Qazaqstan) entra nella storia del ciclismo con il record di vittorie al Tour de France e oggi il ciclista britannico può renderlo ancora più splendente questo record in un’altra tappa per velocisti. Si parte da Mâcon e si arriva a Digione dopo 163.5 km. I ciclisti sono attesi da un percorso totalmente pianeggiante se si eccettua il facile Col du Bois Clair posto dopo 10 km, che potrebbe fare da trampolino per la fuga di giornata. La lotta per la maglia verde entra sempre più nel vivo visto che Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck) non sembra ancora essere quello dello scorso anno quando ipotecò la vittoria della classifica a punti già dopo una decina di tappe. Il belga avrà voglia di rivalsa e dopo il secondo posto di ieri avrà gli occhi puntati addosso. La tappa si animava subito visto che il gpm del Col du Bois Clair veniva affrontato dopo soli 10 km dalla partenza. Era Jonas Abrahamsen (Team Uno X Mobility) a scollinare in prima posizione. Il ciclista norvegese continuava nell’azione e si avvantaggiava insieme ad Axel Zingle (Team Cofidis). Dopo una ventina di km i due battistrada avevano 1 minuto e 10 secondi di vantaggio sul gruppo maglia gialla. La coppia di testa oerò si rialzava in vista del traguardo volante di Cormatin posto al km 31.1, vinto da Jasper Philipsen. La tappa continuava senza troppe note di cronaca a parte un’accelerazione del Team Visma Lease a Bike che allungava il gruppo formando qualche piccolo ventaglio ma a 50 km dalla conclusione il gruppo era ancora compatto. A 45 km dal termine si segnalava una caduta senza conseguenze di Fred Wright (Team Bahrain Victorious), Jonas Abrahamsen, Tobias Halland Johannessen e Johannes Kulset (Team Uno X Mobility). Una caduta a circa 6 km dalla conclusione metteva ko Marijn van den Berg (Team EF Education EasyPost) che in questo modo non poteva lanciarsi in volata. Negli ultimi 3 km era molto attiva l’Uno X Mobility che portava avanti Alexander Kristoff. Nella volata che ne seguiva era Dylan Groenewegen (Team Jayco ALUla) ad avere la meglio su Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck), che sarà successivamente declassato dalla giuria per volata irregolare. Sale così dal terzo al secondo posto dell’ordine d’arrivo Biniam Girmay (Team Intermarchè Wanty), con Fernando Gaviria (Team Movistar) sul gradino più basso del podio e Phil Bauhaus (Team Bahrain Victorious) e Arnaud De Lie (Lotto Dstny) a chiudere la topfive. Per Groenewegen, in maglia di campione nazionale olandese, è la quinta vittoria stagionale. In classifica generale resta tutto invariato con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) in maglia gialla davanti a Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) e Jonas Vingegaard (Team Visma Lease a Bike). Dopo la quarta tappa con il Galibier, domani è un’altro giorno importante per il Tour 2024 perchè si svolgerà la cronometro individuale da Nuits-Saint-Georges a Gevrey-Chambertin di 25.3 kmè sostanzialmente pianeggiante anche se la parte centrale , posizionata tra il primo ed il secondo intertempo, è caratterizzata da una salitella di un paio di km e da un successivo falsopiano sul quale bisognerà spingere. Tornano di scena gli uomini di classifica e tra di loro si può prevedere un duello spettacolare, sia per la maglia gialla che per la vittoria di tappa, tra Pogacar, Evenepoel e Vingegaard, guarda caso i primi tre in classifica generale.

Antonio Scarfone

La combattuta volata sul rettilineo darrivo di Digione (foto Tim de Waele/Getty Images)

La combattuta volata sul rettilineo d'arrivo di Digione (foto Tim de Waele/Getty Images)

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