CALEB EWAN IMPRENDIBILE IN VOLATA ALLA VUELTA A BURGOS, TAPPA E MAGLIA PER L’AUSTRALIANO

agosto 7, 2024 by Redazione  
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Altra volata ieri alla Vuelta a Burgos che vede questa volta la vittoria di Caleb Ewan (Team Jayco Alula) su Roger Adrià (Red Bull-Bora-hansgrohe) e Ivan Garcia Cortina (Movistar) quest’ultimo ancora terzo. In classifica generale Ewan grazie al miglior numero di piazzamenti prende la maglia da leader.

Nel secondo giorno di corsa della Vuelta a Burgos 2024 il copione è lo stesso della prima tappa, pronti via e fuga che va formarsi grazie a Mario Aparicio (Burgos-BH), Gorka Sorarrain (Caja Rural-Seguros RGA), Xabier Isasa (Euskaltel-Euskadi) e Diego Pablo Sevilla (Team Polti-Kometa). Il gruppo concede il via libera ed il vantaggio dei quattro fuggitivi arriva subito a circa 3’ subito dopo il GPM dell’Alto del Carel e dell’Alto de Ro su cui transita per primo Sevilla rafforzando così il primato nella speciale classifica riservata al miglior scalatore. La fuga arriva a toccare poco più di 4’, vantaggio massimo che dal chilometro 70 di gara inizia pian piano a calare grazie alle squadre dei velocisti che iniziano a tirare con decisione. Nei successivi 30 chilometri il gruppo dimezza lo svantaggio portandosi a 2’, subito dopo c’è da registrar una brutta caduta in gruppo causata da Nairo Quintana (Movistar), purtroppo sono costretti al ritiro Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), James Shaw (EF Education – EasyPost), Mika Heming (Tudor Pro Cycling Team) Tao Geoghegan Hart (Lidl – Trek). Non appena il gruppo si riorganizza per l’inseguimento è la EF Education-EasyPost ad imprimere una forte velocità in testa, l’azione porta i suoi frutti ed infatti alla fuga non restano che 35” di vantaggio, in testa non c’è accordo ed infatti Sorarrain poco prima dell’arco dei meno dieci chilometri all’arrivo prova uno scatto, il gruppo nel frattempo riprende i suoi tre ex compagni di fuga ma anche per lo spagnolo da solo in testa il destino è segnato, ripreso ai meno 6 Km dall’arrivo. Le squadre dei velocisti si portano in testa perchè l’arrivo tira leggermente all’insù, volata lanciata da Remy Rochas (Groupama-FDJ) ma il francese viene sopravanzato si da Caleb Ewan (Team Jayco Alula) sia da Roger Adrià (RedBull-Bora-hansgrohe) nonchè da Ivan Garcia Cortina (Movistar). L’australiano Caleb Ewan è imprendibile per tutti e va così ad alzare le braccia al cielo dopo la bella vittoria alla Vuelta a Castilla y Leon del fine luglio scorso, per lui tappa e maglia visto che il leader Pavel Bittner (Team dsm-firmenich PostNL) arriva soltanto nono.

Antonio Scarfone

Caleb Ewan vince la seconda tappa della Vuelta a Burgos (Photo Credit: Getty Images)

Caleb Ewan vince la seconda tappa della Vuelta a Burgos (Photo Credit: Getty Images)

CORT METTE LA CILIEGINA SULLA TORTA, VINCE ULTIMA TAPPA E CLASSIFICA FINALE IN NORVEGIA

agosto 7, 2024 by Redazione  
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Il leader della classifica generale si impone nell’ultima tappa: così Magnus Cort mette in bacheca l’11a edizione dell’Arctic Race of Norway, prima danese a vincere la corsa scandinava

Sono le 16.40 quando parte l’ultima tappa dell’Arctic Race, caratterizzata da un percorso un po’ diverso rispetto a quello delle precedenti frazioni. La partenza viene data a Glomfjord, un paese situato in riva a un fiordo non lontano dal mare aperto, dopo di che si percorrono strade costiere districandosi in mezzo ad altri fiordi sino a raggiungere l’ormai familiare ponte di Saltstraumen e poi rientrare a Bodø, dove un breve circuito verrà percorso due volte per poi vedere la tappa concludersi di fronte a un resort turistico situato appena sopra la città e che verrà raggiunto con una rampa breve (un chilometro o poco più) ma impegnativa (quasi un centinaio di metri di salita): tutto questo potrebbe bastare per decidere l’esito di una corsa che sinora si è retta sugli abbuoni e che vede i primi due classificati divisi da un solo secondo, e i primi 23 raccolti in soli 18 secondi (tra questi ci sono gli italiani Scaroni, Pozzovivo, Brambilla e Martinelli). A rendere le cose ancora più intriganti il fatto che oggi ci saranno piccoli abbuoni (da 3 secondi) anche su tre sprint intermedi (due nel circuito finale): basterà a rendere la tappa frizzante e movimentata? Ad ogni modo in maglia gialla è il danese Magnus Cort, professionista navigato senza grandi vittorie in carriera ma che vanta successi di tappa in ciascuno dei Grandi Giri; ad un secondo di distanza c’+ il vincitore di ieri, il belga Kamiel Bonneu, che dopo l’arrivo ha dedicato la vittoria al nonno, di cui aveva appreso la morte in mattinata. Nessun altro corridore, di quelli davvero conosciuti, sembra in lizza per la vittoria finale, tranne forse il solo Andreas Leknessund, che parte con 22 secondi di ritardo da Cort; ma correndo per la stessa squadra è improbabile che provi ad attaccarlo.
La tappa inizia nel solito modo, con una fuga che prende il largo poco dopo la partenza e il gruppo che segue sonnolento, già a 4 minuti dopo 40 chilometri. Nessun nome noto tra i fuggitivi, anche se va notata la presenza del nostro giovanissimo (neanche ventenne) neoprofessionista Alessandro Perracchione; il primo traguardo con abbuoni, dopo 21 chilometri, è vinto dal danese Jonas Gregaard, onesto gregario (nomen omen) della Lotto che non ha praticamente vinto nulla in carriera; peraltro è il solo, tra i fuggitivi, che avendo meno di un minuto di ritardo da Cort potrebbe covare qualche ambizione. Verso il 50esimo chilometro si passa la prima salita, Skauvoll (2 chilometri al 6%): Gregaard vince anche questo traguardo, dato che Joannink, ormai matematicamente sicuro della maglia a pois, non è tra i fuggitivi. All’80esimo chilometro si sale sull’Ertenvag Summit (3,6 chilometri al 4,5%), una collina a picco sul mare che vale qualcosa in più di una semplice “côte”; stavolta a vincere lo sprint è il giovane neozelandese Logan Currie. Il gruppo è sempre a 4 minuti, secondo un copione visto e rivisto in tutte le tappe. Passato il ponte di Saltstraumen e giunti nei pressi di Bodø, i fuggitivi iniziano a venire rimontati dal gruppo, copione già visto anche questo. Gregaard torna a farsi vedere, vincendo entrambi gli sprint intermedi (in tutto 6 secondi di abbuono) nei due giri del circuito cittadino. Con il gruppo a un solo minuto i corridori compiono l’ultimo mezzo giro, quello che li porta ai piedi della rampa finale; quando questa inizia il vantaggio è sceso a 30 secondi e dietro è Cort in persona a tirare, dato che la sua maglia gialla, come si era già notato prima, rischia di finire sulle spalle di Gregaard. Costui viene informato e cerca di lasciarsi dietro il resto dei fuggitivi quando mancano 800 metri al traguardo, ma invano. Cort è un passista di ben altra levatura e il suo ritmo è tale che il gruppo si frantuma e non riesce più a tenerlo; da solo Cort riprende Gregaard quando mancano 200 metri, prosegue sullo slancio e infine va a vincere. La tappa è sua, la classifica finale è sua, forse non la vittoria di maggior prestigio nel suo palmares, ma probabilmente quella che gli darà maggior piacere. Cort è danese, ma un tempo danesi e norvegesi (e svedesi) erano un solo popolo e per lui è come avere vinto in casa. I suoi rivali restano a debita distanza: Bonneu perde 12 secondi sulla rampa finale (scendendo al sesto posto nella generale), Gregaard, demoralizzato, ben 27. Per il gioco degli abbuoni il secondo della tappa odierna, il francese Champoussin (vincitore di una tappa alla Vuelta nel 2021), è secondo anche nella generale; terzo l’americano Vermaercke, giunto terzo nella tappa di ieri e vincitore della classifica dei giovani. Con la vittoria di oggi Cort porta a casa anche la classifica a punti, mentre quella degli scalatori va, come previsto, a Jelle Joannink. Primi degli italiani Scaroni e Brambilla, al 12esimo posto ex aequo; solo 49esimo Kristoff, che aveva iniziato alla grande la corsa vincendo in volata le prime due tappe; tra gli ultimi, a 24 minuti, c’è il sempre più sconsolato fantasma di Chris Froome. Sulla Norvegia è ancora giorno, come sempre da queste parti in questo periodo, ma prima o poi il sole tramonterà anche su questa 11esima edizione dell’Arctic Race of Norway.

Andrea Carta

La vittoria di Magnus Cort nellultima tappa

La vittoria di Magnus Cort nell'ultima tappa

CAMBIO ALL’ARCTIC RACE OF NORWAY, CORT NUOVO LEADER DOPO LA TAPPA REGINA

agosto 6, 2024 by Redazione  
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La tappa più difficile della corsa norvegese è terminata con la vittoria dello sconosciuto gregario belga Kamiel Bonneu e con il passaggio di consegne al vertice della classifica tra il corridore di casa Alexander Kristoff e un altro scandinavo, il danese Magnus Cort.

Sono le 14.20 e inizia la terza, e quasi certamente decisiva, tappa dell’Arctic Race of Norway. Siamo sempre nei dintorni di Bodø e stavolta si parte dal piccolo paese di Tverlandet, così detto dal ponte che lo unisce al capoluogo. Tuttavia non è in quella direzione che vanno i corridori, ma a Sud, per passare il ponte di Saltstraumen (ed è il terzo giorno consecutivo) e poi, dopo aver ripercorso l’itinerario della prima tappa sino al traguardo di Rognan, salire verso l’interno, verso le montagne al confine con la Svezia che consentiranno un arrivo in salita tutt’altro che banale. Dopo 25 chilometri si sale una côte breve ma ripida (Kvikstadheia) e, come sempre, parte un gruppetto di attaccanti tra i quali spicca, ebbene sìm Jelle Joannink! Da segnalare un italiano nel gruppetto di corridori più o meno sconosciuti: il giovane Filippo Ridolfo, al secondo anno tra i Pro. Di certo non punta alla maglia a pois, dato che neanche disputa lo sprint sul GPM, vinto come sempre da Joannink; intanto i fuggitivi hanno già 2 minuti sul gruppo e, dato che stavolta sarà difficile che qualcuno possa, sull’arrivo in salita, tirare la volata ad Alexander Kristoff, dovrà per forza succedere qualcos’altro: forse è questo che spera Ridolfo? La fuga che arriva e si fraziona sull’ultima salita?
Si arriva senza che nulla accada, né davanti né dietro, sulla seconda côte (Misvaer) e come al solito Joannink vince lo sprint. Il vantaggio del gruppetto sembra stabile sui due minuti e mezzo, mentre si avvicina il “terribile” Ljosenhammeren, che nulla aveva deciso nella prima tappa e nulla deciderà in questa. Ridolfo è sempre nel gruppetto dei primi, ora composto da sei corridori, e inizia a mettersi in luce giungendo secondo nello sprint in cima al GPM (ancora una volta vinto da Joannink). Nel gruppo inizia a tirare la Uno-x e il vantaggio dei fuggitivi scende a 2 minuti. Alla fine della discesa si arriva a Rognan e da qui in poi la tappa percorre strade finalmente inedite, lasciandosi alle spalle i fiordi e risalendo l’altopiano che porta vero le “vere” montagne, quelle in parte ancora ricoperte dai ghiacci. L’arrivo è situato sotto i celebri ghiacciai del Blamannsisen e del Sulitjelma, che trovandosi ad appena 1500/1600 metri di quota sono visibili dal basso, bel tempo e riscaldamento globale permettendo. Oggi il tempo è sempre buono – ad averla noi, un’estate così! – e il panorama è magnifico. Nel frattempo il gruppo rimonta i fuggitivi, anche perché la classifica, formatasi a forza di abbuoni, è talmente corta che due di loro potrebbero prendere la maglia gialla (è gialla davvero, come al Tour). A 30 chilometri dall’arrivo il loro vantaggio è sceso a un minuto; a 25 Joannink tira i remi in barca, soddisfatto dei punti guadagnati oggi. A 10 chilometri dall’arrivo i fuggitivi raggiungono il paese di Sulitjelma, circondato da laghi e da montagne innevate a dispetto di soli 140 metri di altitudine. Intanto il loro vantaggio è sceso a 50 secondi. Dal paese la strada risale verso il traguardo, dove si trova l’antico villaggio di minatori di Jacobsbakken: qui sino agli anni ’60 si estraevano rame e zinco, oggi c’è solo un gruppo di case sparse e un museo. La salita vera e propria, che si snoda senza tornanti tra boschi di betulle, è lunga circa 7 chilometri, ripida inizialmente, poi pedalabile sino in cima, con una pendenza media del 6,3%: non siamo al Tour e neanche sulle Alpi, ma non è un arrivo in salita da prendere sottogamba. Gli attaccanti sono subito ripresi; l’ultimo a cedere è il giovane norvegese Anton Stensby. Un chilometro solo e Kristoff, troppo velocista per queste salite, cede: chi prenderà la maglia gialla? Qualche attimo di pausa, poi ci prova il giovane Davide De Pretto, anche lui al secondo anno tra i Pro, e già vincitore di una tappa al Giro D’Austria; con lui il belga
Kamiel Bonneu, onesto gregario della Flanders-Baloise con un paio di vittorie in carriera. Entrambi potrebbero prendere la maglia gialla, e ci sperano: non è la buona volontà a mancargli. Ai – 3 chilometri hanno quei 20 secondi di vantaggio che gli darebbero il primato (senza neanche contare gli abbuoni); a – 2 chilometri tengono, col gruppo dietro che li vede sempre, su questa salita priva di tornanti… ma poche centinaia di metri dopo scatta l’ex campione di Danimarca Mads Würtz Schmidt, uno che ha vinto tappe alla Tirreno-Adriatico ed è stato campione del mondo a cronometro (da junior e under 23). La reazione del gruppo stavolta è decisa, e il vantaggio svanisce, De Pretto è ripreso mentre Bonneu tiene duro, rilancia, non si volta e… vince! Per un pelo: due secondi che grazie agli abbuoni gli fanno sfiorare la maglia gialla. Ma il nuovo leader della classifica è, per un solo secondo (!), quel Magnus Cort che a forza di tirare volate a Kristoff ora si ritrova primo in classifica quasi a sua insaputa. Domani la corsa norvegese giungerà al suo ultimo traguardo, un traguardo posto in cima ad una rampa di 1500 metri al 6.8% che, considerata la classifica generale cortissima (i primo 30 corridori sono raccolti in un fazzoletto di 30 secondi) e gli abbuoni in palio, potrebbe ribaltare la situazione proprio in extremis.

Andrea Carta

Il carneade Bonneu vince la tappa più impegnativa della corsa scandinava (saltenposten.no)

Il "carneade" Bonneu vince la tappa più impegnativa della corsa scandinava (saltenposten.no)

LA VUELTA A BURGOS SI APRE CON LA VITTORIA IN VOLATA DI PAVEL BITTNER

agosto 6, 2024 by Redazione  
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Da ieri si corre la Vuelta Burgos 2024, la prima frazione in line conclusasi in volata ha visto lo sprint vincente di Pavel Bittner (Team dsm-firmenich PostNL) il giovane ventunenne ha bruciato in volata Giacomo Nizzolo (Q36.5 Pro Cycling Team) e Ivan Garcia Cortina (Mavistar). Oggi seconda tappa con profilo ondulato

La fuga si forma subito in avvio di tappa grazie a Rodrigo Alvarez (Burgos-BH), Iker Mintegi (Euskaltel-Euskadi) e Diego Pablo Sevilla (Team Polti-Kometa), i tre guadagnano subito circa 3’ sul gruppo. Le prime difficoltà altimetriche valevoli per i punti GPM sono superate in prima posizione da Alverez il GPM dell’Alto de Arroyo e da Sevilla il GPM dell’Alto de Manquillo entrambi di terzacategoria, allo scollinamento il gruppo passa con poco più di 2’ di ritardo. Il terzo ed ultimo GPM di giornata, sempre di terza categoria, è conquistato da Sevilla che va così a prendersi anche la maglia della speciale classifica, il gruppo insegue a 1’:40” e riprende poco dopo la fuga, restano 18 chilometri da percorrere. Lo sprint intemedio è vinto da Arroyal vede Max Poole (Team dsm-firmenich PostNL), si entra così nehli ultimi 5 chilometri di corsa con le squadre dei velocisti a fare capolino in testa al gruppo, sono soprattutto la Groupama-FDJ, la Movistar, la Bahrain Victorious, la Q36.5 Pro Cycling Team ed il Team dsm-firmenich PostNL ad aumentare la velocità. La volata è lanciata nel retilino d’arrivo ed appare subito molto caotica, a rompere gli indugi è van Garcia Cortina (Movistar) ma è troppo presto, lo spagnolo infatti rimbalza dietro sulla rimonta di Giacomo Nizzolo (Q36.5 Pro Cycling Team) che a sua volta viene bruciato da Pavel Bittner (Team dsm-firmenich PostNL) per il ceco tappa e maglia da leader con cui ripartirà quest’oggi.

Antonio Scarfone

Lesultanza di Pavel Bittner alla Vuelta a Burgos 2024 (Photo credit: Getty Images)

L'esultanza di Pavel Bittner alla Vuelta a Burgos 2024 (Photo credit: Getty Images)

KRISTOFF SORVOLA LO STERRATO E VINCE ANCHE LA SECONDA TAPPA

agosto 5, 2024 by Redazione  
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Bis di Alexandre Kristoff nella seconda frazione dell’Arctic Race of Norway. Lo sterrato e una piccola salitella nel finale non impedisco l’arrivo allo sprint, dove il capoclassifica ribadisce la sua supremanzia alla vigilia della tappa più impegnativa

Pronti, partiti, via la fuga! Inizia alla grande la seconda tappa dell’Arctic Race, la più lunga con i suoi 175
chilometri e con 4 GPM da superare. A dirla tutta solo il primo è un GPM vero, di quelli che non
sfigurerebbero al Tour: sono quasi 9 chilometri al 7%, si arriva a 637 metri di quota e la fuga è partita
subito proprio perché questa cima prestigiosa (chiamata Beiarfjellet, a chi interessa) fa gola a molti. E
infatti, chi rivediamo a sprintare sul GPM? Quello stesso Jelle Joannink che non si trova (non ancora) su
Wikipedia, ma che evidentemente ha fiutato l’occasione della vita per vincere qualcosa. Ignoti gli altri tre
compagni di fuga.
Consolidata la maglia a pois… cioè, la maglia di miglior scalatore… cioè, insomma, meglio chiamarla maglia a
pois, perché nessuno saprebbe come chiamare la maglia “pavone” di questa particolare classifica: verde
chiarissimo con tanti occhi di pavone sui due lati (una volta era solo verde, gli occhi di pavone sono
un’aggiunta recente). Basta vederne una foto per capire come mai Joannink ci tenga tanto. Insomma,
consolidata la maglia i fuggitivi si organizzano e prendono il largo. Il gruppo riposa, mentre lentamente
torna in direzione di Bodø – la località dove si era arrivati ieri – salendo su e giù dalle colline scavate dai fiordi, e supera dapprima il secondoGPM (che nelle Fiandre sarebbe chiamato “côte”: 3 chilometri al 7%), e poco dopo il ponte di Saltstraumen, già percorso ieri in senso opposto. Dicono che nelle acque sottostanti si formi un gorgo simile al leggendario Maelstroem, ma chi lo dice non ha mai visto le piene dei nostri torrenti, che di vittime ne fanno sul serio.
Passato il ponte il percorso della tappa aggira a nord il gigantesco fiordo di Skjerstad (uno dei più grandi
della Norvegia, ieri aggirato a Sud) in direzione di Fauske, dove ci sarà l’arrivo di tappa dopo un tratto di sterrato e un breve circuito. Il vantaggio dei fuggitivi, salito fino a 4 minuti, cala tra un pascolo verde e
un’antica chiesa in legno (questi particolari edifici, patrimonio Unesco, risalgono agli anni 1100-1200,
quando i Vichinghi si convertirono). La terza côte – Seljeasnes – è a 48 chilometri dall’arrivo e i fuggitivi
iniziano a battagliare. Risultato: Joannink è solo secondo e in cima passa per primo il francese Simon
Pellaud, modesto gregario con un luminoso futuro ormai alle spalle, che decide di proseguire da solo
cercando quella che sarebbe la sola vittoria prestigiosa della sua carriera. Il quarto ed ultimo GPM – il Rodas
- è suo, poi il gruppo inizia a fare sul serio e a 8 chilometri dal traguardo, dopo il stratto sterrato, Pellaud è
ripreso. Il resto, direbbero tanti, è storia (già vista): la Uno-X, specialmente con Magnus Cort, tira la volata ad Alexander Kristoff, che la vince; secondo è Van Asbroeck (ieri terzo), terzo è proprio Cort. I primi due comandano anche la classifica generale, con Kristoff che vanta 10 secondi di vantaggio grazie agli abbuoni alla vigilia della frazione più impegnativa, che prevede l’arrivo in salita sulla Jakobsbakken (7 Km al 6,2% con i primo 2 Km al 9%). Non pervenuti i soliti noti; Froome, tanto per farsi ancora del male, riesce ad arrivare a 5 minuti.

Andrea Carta

Kristoff vince anche la seconda tappa della corsa di casa (www.nieuwsblad.be)

Kristoff vince anche la seconda tappa della corsa di casa (www.nieuwsblad.be)

ARCTIC RACE OF NORWAY, IL SIPARIO SI APRE SU KRISTOFF

agosto 4, 2024 by Redazione  
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Il norvegese Alexandre Kristoff vince la prima tappa della corsa di casa precedendo in volata i belgi Fretin e Van Asbroeck. Il corridore della Uno-X Mobility è, di conseguenza, il primo leader della classifica e domani potrà tranquillamente, viste le sue doti, fare il bis nella seconda frazione della corsa disegnata a nord del Circolo Polare Artico.

Che sono 25 gradi per chi da troppo tempo vive ai 40 dell’anticiclone africano? Le poche immagini che
arrivano dall’Arctic Race of Norway ci danno, del paese scandinavo un tempo patria dei Vichinghi, una
immagine quasi paradisiaca, ben diversa da quella ancora semi invernale che ci dà, invece, il più classico Giro
di Norvegia (che si disputa a maggio): prati e colline verdi, mare e fiordi azzurri, un sole che illumina e
scalda senza far soffrire, i cervi che saltano felici. Mancano solo i corridori, che partono sonnolenti alle
14.25 e, ben sapendo di dover girare in tondo nei pressi di Bodø per tre volte prima di dirigersi al traguardo
di Rognan (meno di 50 chilometri di distanza nonostante la tappa ne misuri 155) se la prendono comoda. È
così che dopo 30 chilometri vanno in fuga 5 carneadi; dopo 100 chilometri il gruppo si dà da fare e dopo 112
chilometri sono di nuovo tutti insieme. È allora, dopo qualche ulteriore attacco poco convinto, che arriva
il “terribile” GPM del Ljosenhammeren, ben 520 metri di quota che si raggiungono dopo 8 chilometri di
durissima salita al 3,5% (o no?). Vince un piccolo sprint il giovane (beh, quasi, 27 anni) olandese Jelle
Joannink, al secondo anno da Pro: non cercate il suo nome su Wikipedia, non lo trovereste. Sbrigata questa
fastidiosa formalità, nessuno si azzarda a muoversi sino al traguardo, quando parte il prevedibile treno della
Uno-X che prepara e serve sul classico piatto d’argento (o magari d’oro) la volata all’idolo di casa Alexander
Kristoff. Nessun problema per il vecchio leone – lui c’è su Wikipedia, con Monumento, argento mondiale e
non poche tappe al Tour – in cerca di quella vittoria che qui gli è sempre sfuggita (secondo dieci anni fa),
anche se nel suo palmares c’è, invece, un giro di Norvegia. Secondo è Milan Fretin, terzo Tom Van Asbroeck,
che almeno si trovano su Wikipedia ma che hanno perso una delle pochissime occasioni della loro carriera
per vincere qualcosa. Più interessante l’elenco dei non pervenuti, tra i quali c’è Leknessund (qui vincitore
due anni fa), il nostro incredibile, immortale Pozzovivo, e – incredibile ma vero – il fantasma di Chris
Froome, uno che un tempo avrebbe vinto la corsa solo con l’alluce sinistro e che oggi deve guardare il Tour
da lontano. E forse non solo quello.
Percorso nervoso, oggi (la Norvegia non è piatta, anzi: i fiordi scavano insenature e creano continui
saliscendi in quello che altrimenti sarebbe un vasto altopiano), col GPM alla fine. Domani sarà l’opposto: un
GPM all’inizio e poi nervosismo sino alla fine. Kristoff manterrà il primato? C’è da scommetterci.

Andrea Carta

Kristoff sul podio premiazioni dopo aver vinto la prima tappa dellArctic Race of Norway (foto Arctic Race of Norway / A.S.O.)

Kristoff sul podio premiazioni dopo aver vinto la prima tappa dell'Arctic Race of Norway (foto Arctic Race of Norway / A.S.O.)

KRISTEN FAULKNER REGINA A PARIGI, SUA LA MEDAGLIA D’ORO CON UNO SCATTO NEL FINALE

agosto 4, 2024 by Redazione  
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Grazie ad uno scatto nel finale Kristen Faulkner regala la medaglia d’oro agli Stati Uniti, sorprese in vista del rettilineo d’arrivo Marianne Vos (Paesi bassi) e Lotte Kopecky (Belgio)

La prova in linea femminile delle olimpiadi viene ufficializzata con il via dato dalla francese Jeannie Longo, subito dopo scatta Awa Bamogo (Burondi) che di fatto rappresenta la prima fuga di giornata, in solitaria la Bamongo arriva tutta sola alla prima cote del tratto in linea dove il gruppo la riasorbe. Il secondo tentativo è promosso da Nora Jenčušová (Slovacchia) a cui si accodano, dopo circa 10 chilometri, le sorelle Fariba e Yulduz Hashimi (Afghanistan), Thị Thật Nguyễn (Vietnam), Hanna Tserakh (atleta neutrale indipendente) e Rotem Gafinovitz (Israele). E’ la vera fuga buona di giornata che infatti prende subito un margine importante con quasi 5’ sul gruppo. In testa al gruppo si porta l’immancabile Ellen van Dijk (Paesi bassi), gruppo che nelle sei cote del tratto in linea inizia a rosicchiare secondi preziosi. Verso la Côte du Pavé des Gardes la fuga perde pedine, davanti infatti restano soltanto Fariba Hashimi e Tserakh, dietro la prima vera fiammata è innescata dalla spagnola Mavi García a cui risponde Marianne Vos (Paesi bassi), molto attente in questa fase di corsa le italiane con Silvia Persico ed Elena Cecchini. Proprio quest’ultima all’ingresso di Parigi prova un allungo ma la Vos spegne subito il tentativo bellicoso dell’Italia, si arriva così nel circuito finale con la testa della corsa che meno di dieci secondi di vantaggio, il gruppo sembra riacciuffarle ma una caduta in una curva sulla destra ridà respiro alle fuggitive nel primo passaggio a Montmartre. La caduta spezza in gruppo in più tronconi, il gruppo davanti, di una dceina di atlete, vede la presenza di Kristen Faulkner (Stati Uniti), Lotte Kopecky (Belgio), Elisa Longo Borghini (Italia), Liane Lippert (Germania), Marta Lach (Polonia), Noemi Rüegg (Svizzera), Blanka Vas (Ungheria) tutte le atlete britanniche e tutte le atleti dei Paesi bassi tranne Marianne Vos che resta nell’immediato secondo gruppo inseguitore. Tutta sola Kopecky, vista la situazione di incertezza, si riporta tutta sola sulla testa della corsa, dietro è la britannica Deignan a tirare il gruppetto in cui si ravvisa una scarsa collaborazione a ricucire. La testa della corsa ha un vantaggio di circa 40” sul primo gruppetto, il terzo invece sembra tagliato fuori dai gioco con un ritardo che sfiora il minuto. Si arriva così al secondo passaggio di Montmartre dove prova un allungo Anna Hendersonn (Gran Bretagna) forte della superiorità numerica con le sue nazionali; nel secondo gruppo, invece, non appena iniza lo strappo è Lorena Wiebes (Paesi bassi) a provare un disperato tentativo di riportarsi nel gruppo che precede ma il tentativo risulterà vano nonostante l’auto di Kasia Niewiadoma (Polonia) e Caroline Andersson (Svezia). Il gruppetto intanto si riporta sulla testa della corsa tra il tratto in disce e la successiva pianura, resta da fare l’ultima a terza ascesa verso Montmartre, intanto a poco più di 20 dall’arrivo Elisa Longo Borghini prova uno scatto ma le otto atlete non la lasciano adare in particolare la Vos che sembra gli scappi la gamba ed infatti poco dopo è lei in prima persona a cercare un allungo ma , anche questa volta, il gruppetto torna compatto. In testa una fase di studio rallenta la corsa, fatto che permette a Henderson e Deignan di rientrare, un nuovo allungo della Vos con a ruota la straordinaria ungherese Vas sembra essere l’azione decisiva a 19 dalla conclusione, la coppia di testa guadagna ben 35 secondi, dietro nessuna sembra prendere in mano la situazione, cede infatti la Longo Borghini ed il distacco si dilata sensibilmente. Ad inseguire restano la Kopecky, Georgi, Faulkner, Rüegg e García. Sull’ultimo passaggio a Montmartre la Faulkner scatta dal gruppo inseguitore portandosi dietro solo Kopecky che riescono ai meno 3,5 chilometri a riportarsi sulla coppia di testa nonostante i cambi regolari. Le quattro atlete si studiano e in un attimo di indecisione è la Faulkner a scattare, la statunitense non si volta mai e va via di forza. Le tre restano spiazzate, anche a corto di energie, non c’è una reazione e consentono a Kristen Faulkner di arrivare tutta sola al traguardo, per lei è medaglia d’oro. La volata per l’argento è vinta dalla Vos, la medaglia di bronzo va alla Kopecky, fuori dal podio una generosissima Vas.

Antonio Scarfone

Kristen Faulkner è oro olimpico 2024 a Parigi (Photo credit: Getty Images)

Kristen Faulkner è oro olimpico 2024 a Parigi (Photo credit: Getty Images)

RE REMCO: ILLUMINISMO CICLISTICO A PARIGI, IL BELGA VINCE LA PROVA OLIMPICA SU STRADA

agosto 3, 2024 by Redazione  
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Forse era scritto in qualche angolo del cielo, lo sapevano gli angeli che attutirono la caduta di Remco Evenepoel in quel maledetto Giro di Lombardia, quegli angeli stessi forse avevavo fatto un patto celeste con il belga e lui oggi, dopo l’oro a crono, ha mantenuto la parola di farli divertire a loro come a noi appassionati di ciclismo: vincere l’oro anche nella prova su strada, come nessuno mai aveva fatto. L’unico a resistere alla fiammata di Remco, dopo il secondo giro nel circuito olimpico, è stato Valentin Madouas (Francia) ma che a lungo andare ha perso le ruote del belga riuscendo però a chiudere secondo e dare la medaglia d’argento alla Francia, in terza posizione ha chiuso un altro francese venuto fuori alla distanza ovvero Christophe Laporte bravo a regolare un gruppetto di immediati inseguitori, medaglia di bronzo e francesi che hanno ben figurato a casa propria.

La cronaca della prova olimpica su strada inizia con il via dato da Peter Sagan, è presto, sono le 11 del mattino ed i chilometri da percorrere sono 272, la prima fuga va via con Eric Manzibayo (Rwanda), Thanakhan Chaiyasombat (Thailandia), Christopher Rougier-Lagane (Mauritius), Charles Kagimu (Uganda) e Achraf Ed Doghmy (Marocco). Il gruppo lascia fare ed il loro vantaggio arriva a toccare i 15 minuti dopo 80 km di corsa, in testa al gruppo si alternano le maglie arancioni dei Paesi Bassi, quelle del Belgio e della Danimarca e timidamente quelle dell’Italia. Poco prima della Cote de Mesnuls, è l’irlandese Ryan Mullen a promuovere un contrattacco che porta via anche Georgios Bouglas (Grecia), Gleb Syritsa (atleti neutrali indipendenti) ed Elia Viviani in “allenamento” per la prove su pista, questi atlerti andranno dopo qualche chilometro a raggiungere la testa della corsa. Il gruppo intanto inizia a rosicchiare tempo prezioso e grazie soprattutto a Tiesj Benoot (Belgio), Dan Hoole (Paesi Bassi), Michael Mørkøv e Mikkel Bjerg (Danimarca) i fuggitivi sono segnali a circa 8’. La gara si accende a 105 Km dalla conclusione lungo l’ascesa della Cote de Senlisse (1.7 km al 4.6%), qui è Valentin Madouas a far capire a tutti le intenzioni bellicose della Francia, al francese rispondono sia Ben Healy (Irlnda) sia Alexey Lutsenko (Kazakistan) proprio questi due vanno via da soli e impiegano circa 20 chilometri a riportarsi sulla tesa della corsa, siamo a 75 dall’arrivo, che intanto ha perso sia Elia Viviani sia Gleb Syritsa. Prima di arrivare nel circuito finale la fuga si riduce ai soli Lutsenko e Healy, mentre dietro in gruppo la Côte du Pavé des Gardesa vede il primo scatto di Remco Evenepoel (Belgio) che rompe gli indugi e si muove due volte in prima persona. Al belga rispondono Matteo Jorgenson (Sati Uniti), Mads Pedersen (Danimarca) e Alberto Bettiol (Italia). Nei 18 chilometri in linea conclusivi prima del circuito intorno a Parigi la coppia di testa guadahna qualche secondo portandosi a 1.12” dal gruppo da cui si sganciano Nils Politt (Germania), Madouas (Francia), Michael Woods (Canada), Stefan Küng (Svizzera) Marco Haller (Austria), Fred Wright (Gran Bretagna) e Jambaljamts Sainbayar (Mongolia). Sul primo passaggio verso lo strappo principe del circuito, quello di Montmartre, Healy e Lutsenko lo affrontano con 18″ sugli immediati inseguitori e 1′05″ sul gruppo, l’irlandese stacca il kazako e resta da solo al comando della corsa. Il gruppo appena inizia lo strappo è fatto esplodere dallo scatto, attesissimo, di Mathieu van der Poel a cui il solo Wout Van Aert riesce a resistergli. I due non sono però da soli, perché poco dopo lo scollinamento rientrano Matteo Jorgenson (Stati Uniti), Julian Alaphilippe (Francia) e Toms Skujins (Lettonia), ma il gruppo è la e le carte si rimescolano tornano quindi compatto. Da segnalare una fortura di Pedersen (Danimarca) costretto ad inseguire rientrerà poco dopo ma con un dispendio di energie preziose. Una volta che il gruppo dei migliori torna compatto è ancora Remco Evenepoel a partire, in una fase di corsa relativamente tranquilla, sembra un déjà vu del mondiale di Wollongong con il belga che, in pianura, spinge la sua bicicletta e guadagna secondi preziosi. Dietro cerca di mettere una pezza Dylan van Baarle, ma l’impressione è che sia troppo tardi, infatti Remco va a riprendere gli immediati inseguitori di Healy si mette in testa e li riporta tutti sotto l’irlandese. Al secondo passaggio di Montmartre il fresco campione olimpico a cronometro piazza uno scatto a cui resiste il solo Madouas. I due al comando della corsa conservano un vantaggio di 43”, quando il gruppo passa da Montmartre Mathieu van der Poel scatta nuovamente ed ancora Wout Van Aert si francobolla alla sua ruota, ma questa volta in funzione di stopper, mettendo di fatto nel sacco l’olandese. Davanti infatti Remco guadagna ancora secondi preziosi e se prima era solo una impressione questa volta è quasi certezza che il belga, insieme al francese, sono irrangiungibili per tutti. Madouas è attaccato con le ultime energie alle ruote del belga che le perde in uno strappetto prima del terzo ed ultimo passaggio da Montmartre, Evenepoel vi arriva tutto solo tra due ali di folla, presenza del pubblico che è una cornice fantastica. Allo scollinamento il vantaggio del belga è di oltr 1’, Madouas finisce subito a 33” ed a questo punto deve preoccuparsi del possibile arrivo di qualcuno da ciò che resta del gruppetto dei migliori. Ultimo sussulto ai meno 4 dalla conclusione, cambio bici per Remco a causa di un problema meccanico, quando intanto il vantaggio era ddi 1’:20” sul francese e di 1’:50” sul gruppetto dei migliori. L’arrivo in solitaria con la Torre Eiffel sullo sfondo, braccia al cielo e sguardo a quegli angeli contenti di vederlo vestirsi d’oro. Al secondo posto come detto in apertura Madouas per l’argento, terzo Laporte per il bronzo. Chapeau Remco!

Antonio Scarfone

EVENEPOEL E BROWN PRIMI ORI NELLE GARE DI CICLISMO. AL BELGA ED ALL?AUSTRALIANA LE PROVE A CRONOMETRO. ARGENTO PER FILIPPO GANNA

luglio 27, 2024 by Redazione  
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Sotto una pioggia battente Remco Evenepoel (Belgio) e Grace Brown (Australia) conquistano i primi ori per quanto riguarda le gare di ciclismo. Se l’australiana domina la sua prova rifilando oltre un minuto e mezzo alla britannica Anna Henderson, il belga deve impegnarsi di più e riesce ad avere la meglio su Filippo Ganna per 15 secondi. E’ comunque la prima medaglia d’argento per l’Italia davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Alle Olimpiadi di Parigi le prove a cronometro su strada maschili e femminili regalano le prime medaglie ai ciclisti. In una giornata caratterizzata dalla pioggia donne e uomini percorrono lo stesso tracciato di 32 km che attraversa alcuni tra i luoghi più belli della Ville Lumiere. Tra le donne si impone l’australiana Grace Brown, che domina la prova facendo segnare il miglior tempo in tutti gli intertempi. L’australiana chiude con il tempo di 39 minuti e 38 secondi facendo meglio di 1 minuto e 31 secondi sulla britannica Anna Henderson che è argento con solo 1 secondo sulla statunitense Chloe Dygert, bronzo olimpico. La beniamina di casa Juliette Labous chiude quarta con un ritardo di 1 minuto e 41 secondi dalla Brown mentre l’olandese Demi Vollering è quinta con un ritardo di 1 minuto e 51 secondi dalla Brown. La belga Lotte Kopecky, tra le favorite della vigilia, cade sul fondo scivoloso e dice addio ai sogli di gloria. Alla fine concluderà la sua prova in sesta posizione. L’Italia riponeva le speranze su Elisa Longo Borghini ma la fresca vincitrice del Giro d’Italia donne non ha fatto meglio dell’ottavo posto, facendo segnare il tempo di 41 minuti e 49 secondi, a 2 minuti e 11 secondi di ritardo dalla Brown. Nella prova maschile non si sono registrate cadute di rilievo tra i big. Remco Evenepoel ha confermato di essere il campione mondiale in carica della specialità e nonostante fosse uscito piuttosto stanco dal Tour ha fermato il cronometro a 36 minuti e 12 secondi, facendo meglio di 15 secondi rispetto a Filippo Ganna. La prova dell’italiano è stata in crescendo e Filippo avrebbe potuto giocarsi davvero l’oro olimpico se una clamorosa sbandata in rettilineo a circa 8 km dalla conclusione non l’avesse condizionato. Il bronzo se lo prende Wout van Aert che invece chiude in calando ma almeno riesce ad agguantare la medaglia di bronzo per soli 2 secondi davanti a Joshua Tarling, quarto. Chiude la top five lo statunitense Brandon McNulty con il tempo di 37 minuti e 16 secondi, a un minuto e 4 secondi di ritardo da Evenepoel. Ora spazio a mtb e pista prima di ritrovare di nuovo il ciclismo su strada il 3 ed il 4 agosto, rispettivamente con la prova su strada uomini e la prova su strada donne.

Antonio Scarfone

Evenepoel taglia il traguardo della cronometro olimpica con 15 secondi di vantaggio su Ganna (Eurosport)

Evenepoel taglia il traguardo della cronometro olimpica con 15 secondi di vantaggio su Ganna (Eurosport)

TRENTIN RE DI VALLONIA, ULTIMA TAPPA A WATSON

luglio 26, 2024 by Redazione  
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Matteo Trentin dopo la vittoria di ieri ha portato a casa la quarantacinquesima edizione dell’Ethias-Tour de Wallonie. L’ultima tappa è stata conquistata da Watson su Strong e Kielich.

Bersaglio centrato… Matteo Trentin ha messo la firma sulla quarantacinquesima edizione dell’ Ethias-Tour de Wallonie, conquistando nel contempo la prima corsa a tappe della sua carriera. Il trentino della Tudor Pro Cycling ha centrato il bersaglio grosso dopo il bel successo di ieri e si è potuto permettere il “lusso” di chiudere ottavo senza particolari patemi d’animo. La tappa conclusiva è andata al britannico Samuel Watson (Groupama FDJ), che si è improvvisato attaccante ed è andato a centrare la sua prima vittoria da professionista con una manciata di secondi sul gruppo, che aveva già lanciato la volata. Volata oramai di consolazione che è andata a Corbin Strong (Israel – Premier Tech) che ha messo la sua ruota davanti a quella di Timo Kielich (Alpecin – Deceuninck), Natnael Tesfatsion (Lidl – Trek), Per Strand Hagenes (Team Visma | Lease a Bike), Stan Dewulf (Decathlon AG2R La Mondiale Team), Iván García Cortina (Movistar Team), Trentin, Rudy Molard (Groupama – FDJ), Carlos Canal (Movistar Team) e tutti gli altri.
La vittoria di Watson ha così messo la parola fine ad un edizione della corsa vallone parla italiano, come avvenuto anche lo scorso anno. Trentin, infatti, succede nell’albo d’oro a Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) che dodici mesi fa si era fatto valere grazie alle sue doti a cronometro, mentre in questa edizione non era prevista una gara contro il tempo. A proposito di tempo, quello finale fatto registrare dal trentino di Borgo Valsugana è stato identico a quello del secondo classificato, il neozelandese Stong. I migliori piazzamenti complessivi nelle 5 tappe hanno, però, premiato l’esperto italiano mentre sul terzo gradino del podio è salito il il lussemburghese Alex Kirsch (Lidl – Trek). Anche la classifica a punti ha visto il successo di Trentin, sempre davanti a Strong, mentre terzo si è piazzato Emilien Jeannière (TotalEnergies). Lo speciale ranking degli scalatori è andato a Jimmy Janssens (Alpecin – Deceuninck) su Markus Hoelgaard (Uno-X Mobility) e Johan Jacobs (Movistar Team). Per quanto concerne i giovani, il migliore alla fine di questi cinque giorni di gara è risultato Frederik Wandahl (Red Bull – BORA – hansgrohe), che ha chiuso in quinta posizione nella classifica generale con 18″ di ritardo da Trentin. Infine, il miglior Team è risultato l’Israel-Premier Tech, che ha distanziato di 29″ la Lidl-Trek e di 3′08″ la Bingoal WB.

Mario Prato

La premiazione di Matteo Trentin (Foto © Ethias-Tour de Wallonie)

La premiazione di Matteo Trentin (Foto © Ethias-Tour de Wallonie)

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