NAPOLI CALA ANCORA IL TRIPLETE
maggio 12, 2024 by Redazione
Filed under 12 MAGGIO 2024 - 9a tappa: AVEZZANO - NAPOLI, News
Il Giro si appresta a tornare a Napoli per il terzo anno consecutivo con una tappa il cui finale ricalcherà quello della frazione disputata nel 2022. Tra il promontorio di Monte di Procida e quello di Posillipo gli ultimi 40 Km proporranno una successione di basse colline che movimenteranno la corsa ed escluderanno buona parte dei velocisti dalla possibilità di giocarsi la vittoria, mentre parecchie occasioni da non perdere saranno offerte ai finisseur.
Dopo il terzo scudetto conquistato lo scorso anno la città di Napoli è pronta a un altro “triplete” sportivo, stavolta con il Giro d’Italia. Il capoluogo campano, infatti, ospiterà un arrivo della corsa rosa per il terzo anno consecutivo, un evento più unico che raro in tempi moderni, nei quali già si fatica a trovare municipi che vogliano sobbarcarsi l’onere di ospitare l’arrivo di una tappa di un grande giro per due anni di fila (l’unico caso, in tempi recenti, risale al biennio 2021-2022 quando il Tour de France ha fatto scalo a Carcassonne). Stavolta la tappa partenopea avrà un formato diverso rispetto a quello visto negli ultimi due anni perché Napoli ospiterà solamente l’arrivo della frazione, che scatterà dall’Abruzzo e attraverserà il Lazio prima di giungere in Campania, dove si andrà a ricalcare il tratto conclusivo della tappa disputata nel 2022, che prevedeva di ripetere più volte il tortuoso circuito di Monte di Procida. In particolare negli
ultimi 40 Km si dovrà superare una successione di piccole colline che dovrebbe scongiurare un arrivo in volata a gruppo compatto sul tradizionale traguardo di Lungomare Caracciolo, offrendo parecchi spunti ai finisseur, anche se l’ipotesi di uno sprint finale non va del tutto esclusa. Entrerebbero così in giochi quei velocisti che sanno rimanere a galla tra i flutti dei finali più tormentati, corridori del calibro del belga Wout Van Aert, che prenderà parte alla Corsa Rosa per la prima volta in carriera e le cui doti sui percorsi più tormentati sono ben note: in particolare sulle nostre strade andiamo a rimarcare l’affermazione alla Milano-Sanremo nel 2020 e alla Coppa Bernocchi lo scorso anno.
Il raduno di partenza si svolgerà ad Avezzano, la cittadina che ha legato sportivamente il suo nome al ricordo di Vito Taccone, l’indimenticato “Camoscio d’Abruzzo” che al Giro colse le principali affermazioni della sua carriera, come le quattro tappe vinte consecutivamente nel 1963, alle quali aggiunse qualche giorno più tardi l’affermazione nel tappone dolomitico di Moena.
Il tratto iniziale si snoderà in scorrevole discesa sulle strade della Valle Roveto toccandone i principali centri, quasi tutti ricostruiti ex novo nel fondovalle dopo il tremendo terremoto che colpì la Marsica il 13 gennaio del 1915, causa più di trentamila vittime e classificato al quinto posto tra i sismi italiani più forti di tutti i tempi, con una magnitudo di 11 gradi della vecchia Scala Mercalli. All’inizio di questo tratto si transiterà per Civitella Roveto, dove è possibile visitare una pinacoteca d’arte moderna intitolata a Enrico Mattei, l’imprenditore che nel 1953 fondò l’ENI e il cui padre era originario di questo centro. Il passaggio dalla nuova Balsorano, ricostruita ai piedi del colle sui quali si trovano il vecchio centro e il Castello Piccolomini (del quale parleremo più avanti nella rubrica “Ciak si giro”), anticiperà di qualche chilometro l’ingresso in Lazio, che accoglierà la corsa rosa alle porte di Sora, la città natale del grande attore e regista Vittorio De Sica, nel cui centro spicca la Cattedrale di Santa Maria Assunta, innalzata nell’XI secolo nel luogo dove un tempo sorgeva il “Forum Aureum” dell’omonima colonia romana. Attraversata la piana in parte occupata dal Lago di Posta Fibreno, famoso per la sua isola galleggiante di arbusti che può essere spostata con la sola pressione di un piede, si sfiorerà il colle sul quale si erge il Castello di Vicalvi, noto agli appassionati di esoterismo per il fantasma di una cortigiana che, secondo la leggenda, vi uccideva gli amanti ai quali si accompagnava durante le assenze del marito. Poco più avanti si lascerà la solita viabilità per imboccare un lungo tratto – quasi 30 Km – nel quale si percorrerà una strada a scorrimento veloce, superstrada inserita nel percorso per evitare ai “girini” la comunque facile salita del Capo di China e il passaggio dall’antica cittadina volscia di Atina, definita “potente” dal celebre Virgilio, il quale ebbe l’opportunità di ammirare le sue possenti mura poligonali, delle quali oggi rimangono solo alcuni avanzi. Si uscirà da questo scorrevole tratto una volta giunti nella piana di Cassino, dominato dall’altura sulla quale non si trova solamente la celebre abbazia, ma anche la vetusta Rocca Janula, che per secoli fu il cuore militare della cosiddetta “Terra di San Benedetto” e che pure subì pesanti danneggiamenti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, oggi ricordati da un Monumento alla Pace che fu eretto poco distante dal castello e realizzato dallo scultore Umberto Mastroianni (zio del celebre attore Marcello).
Toccata Pignataro Interamna – il cui toponimo ricorda l’antica colonia romana di Interamna Lirenas, che ebbe notevole importanza per l’esercito romano quale base d’appoggio in occasione della guerra contro i sanniti – s’imboccherà un secondo e più breve tratto di superstrada, con il quale si sguscerà attraverso le alture dei Monti Aurunci percorrendo il viadotto che bypassa il centro di Ausonia, situato su una collina al cui vertice si trova la collegiata di San Michele Arcangelo, al cui interno si possono vedere le are che abbellivano un antico tempo dedicato a Ercole, sulle cui rovine fu innalzata la chiesa. Quando mancheranno poco meno di 100 Km all’arrivo il gruppo giungerà in prossimità delle rive del Mar Tirreno all’altezza dell’area archeologica dell’antica Minturnae, situata lungo l’asse della storica Via Appia e caratterizzata in particolare dalla presenza di un teatro risalente al primo secolo dopo cristo.
Varcando il corso del Garigliano su un viadotto moderno parallelo all’ottocentesco Ponte Real Ferdinando, che fu il primo sospeso a catenaria di ferro realizzato in Italia, la Corsa Rosa entrerà in Campania imboccando la strada che ricalca le rotte dell’antica Via Domitiana, la principale strada consolare costruita su iniziativa dell’imperatore Domiziano per ridurre i tempi di percorrenza tra il porto di Puteoli (l’odierna Pozzuoli) e la capitale, costeggiando per un lungo tratto il Tirreno. Il tratto costiero per il gruppo inizierà alle porte di Mondragone, il principale centro del litorale casertano e nota stazione balneare, molto frequentata grazie all’estensione della sua spiaggia, che costuisce anche l’estremità meridionale del golfo di Gaeta. Ci si discosterà dal mare giusto il tempo di aggirare il non meno celebre centro di Castel Volturno, poi si riprenderà la litoranea per imboccare il rettilineo più lungo di questa tappa, poco meno di 15 Km nel corso del quale si toccherà il Villaggio Coppola, complesso residenziale principalmente conosciuto per le otto “torri” costruite in riva al mare, vero e proprio ecomostro che sarà demolito a “tappe” tra il 2001 e il 2003. La pineta di Castel Volturno, riserva naturale dal 1977, ruberà la scena al mare nell’ultimo tratto del rettilineo, che si snoderà a breve distanza dal lago di Patria, il più esteso della Campania tra quelli costieri. A questo punto il percorso si discosterà leggermente dal mare, seguitando in pianura in direzione del promontorio di Monte di Procida, prima di giungere al quale con un leggero falsopiano ci si porterà alle soglie dell’antica città di Cuma, famosa in particolare per l’Antro della Sibilla, scoperto nel 1932 nelle viscere della collina dell’acropoli e luogo dove risiedeva la sacerdotessa del culto di Apollo. Le sponde del Lago Fusano, sulle cui acque gli architetti Luigi e Carlo Vanvitelli realizzarono alla fine del ‘700 un casino di caccia per i sovrani borbonici, saranno compagne di viaggio del gruppo nell’ultimo tratto pianeggiante di questa tappa, terminato il quale si dovrà affrontare la prima delle cinque salite che caratterizzano il finale, diretta a Monte di Procida, 3.6 Km al 3.2% con i primi 1300 metri al 5.9% e una ripida rampetta finale di 300 metri all’11.5%.
Percorrendo in discesa la spettacolare strada panoramica che offre impareggiabili viste sulle isole dell’arcipelago campano si planerà in riva al Lago Miseno e subito si riprenderà a salire per affrontare un breve strappo che termina proprio sotto il Castello Aragonese di Baia. Seguirà a ruota la salita più dura di questa tappa, 900 metri all’8.5% seguiti dal tuffo verso il Lucrino, l’ultimo dei quattro bacini costieri che punteggiano il finale e le cui acque furono in epoca romana messe in comunicazione tramite un canale navigabile con quelle del retrostante Lago d’Averno, al fine di realizzare un porto interno nel quale riparare le navi durante una battaglia combattuta tra Ottaviano e Sesto Pompeo.
Il passaggio dalla vicina Pozzuoli arriverà in coincidenza con l’inizio della penultima difficoltà altimetrica di giornata, una salita di 2 Km al 4.8% che inizierà presso l’anfiteatro romano dell’antica Puteoli e si concluderà poco distante dalla Solfatara, il più noto tra i 40 crateri dei Campi Flegrei, presso il quale si possono ammirare fumarole e getti di fango bollente. All’inizio della successiva discesa il gruppo entrerà nel vasto territorio municipale della città di Napoli, che riaccoglierà la Corsa Rosa sulle strade della frazione di Agnano, conosciuta per le terme e per il suo ippodromo. Un altro importante impianto sportivo partenopeo è il glorioso Stadio San Paolo, dal 2020 intitolato alla memoria di Maradona, lambito il quale si tornerà a puntare in direzione del mare, dirigendosi verso l’istmo dell’isola di Nisida, dominata dal castello che oggi ospita un carcere minorile. È un altro dei suggestivi scorci offerti dalla corsa campana, al quale anche i “girini” lanceranno una fugata occhiata proprio al momento d’intraprendere la salita verso Posillipo, 3.3 Km al 4.4% seguiti dalla planata planare verso Mergellina e la Riviera di Chiaia, palcoscenico di un’altra recita del Giro in casa Cupiello.
Mauro Facoltosi
CIAK SI GIRO
Sopra la città di Balsorano, presso l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1915 e in seguito recuperato, s’erge la possente mole del Castello Piccolomini, innalzato nel XV secolo sulle fondamenta di una precedente struttura medioevale. Il suo nome può dire poco, il suo aspetto certamente no, soprattutto se si è appassionati di cinema perché questo è stato (e lo è ancora) uno dei castelli più sfruttati dalla “settima arte” quale luogo di riprese. Il sito www.davinotti.com, che da anni sta mappando le location utilizzate nella produzione nostrana di pellicole, ha realizzato una serie di “servizi speciali” dedicati alle location più ricorrenti e tra queste c’è, per l’appunto, il castello di Balsorano, che dal 1964 ad oggi è già stato notato in 32 pellicole, quasi tutte ovviamente ambientate in epoca medioevale ma anche l’hard ha effettato qui più di una capatina e in particolare qui ci fu il debutto nel settore di Moana Pozzi. La prima apparizione sul grande schermo del maniero abruzzese porta la data del 27 maggio 1964, quando uscì nei cinema italiani “La cripta e l’incubo”, film horror italo-spagnolo diretto da Camillo Mastrocinque che ebbe come principale protagonista il britannico Christopher Lee, un attore esperto di questo genere di pellicole, ricordato per aver interpretato in parecchie occasioni il ruolo del principe Dracula. Non bisognerà attendere molto per rivedere il castello di Balsorano al cinema, poiché la vigilia di Natale dello stesso anno uscirà un’altra coproduzione italo-spagnola, il film d’avventura “Genoveffa di Brabante”. Seguiranno, come già detto, una buona trentina di film, anche se l’archivio di Davinotti è in progressivo incremento e tale numero potrebbe essere destinato ad aumentare. Manca per esempio il film “Il pataffio” del 2022, pellicola che rammenta la mitica “Armata Brancaleone” di Mario Monicelli (tra gli interpreti c’è Alessandro Gassmann, figlio dell’indimenticato Vittorio, che invece fu il “mattatore” dell’altro film): questa pellicola ha rappresentato il ritorno di una troupe cinematografica al castello, che non prestava il suo volto a una macchina da presa dal 1995, quando lassù Rocco Siffredi, un’altra stella dell’hard, girò un film pornografico con protagonista lo scespiriano Amleto. Per ritrovare, invece, una pellicola più tradizionale bisogna tornare indietro nel tempo fino al 1984 quando Aristide Massaccesi (un altro che di porno se ne intendeva) ne fece uno dei set del film fantastico “Ator 2 – L’invincibile Orion”, che ha per protagonista un guerriero – interpretato dall’attore statunitense Miles O’Keeffe, conosciuto per aver vestito i panni di Tarzan nel 1981 – la cui missione è quella di salvare la terra dal “nucleo geometrico”, una bomba atomica primitiva.
In collaborazione con www.davinotti.com
Il servizio speciale dedicato al castello di Balsorano
https://www.davinotti.com/articoli/il-castello-di-balsorano/160
FOTOGALLERY
Avezzano, Castello Orsini Colonna
Civitella Roveto, Museo Pinacoteca Enrico Mattei
Il Castello di Balsorano visto dal percorso di gara
Sora, Cattedrale di Santa Maria Assunta
Lago di Posta Fibreno
Castello di Vicalvi
Atina, resti della antiche mura
Cassino, la Rocca Janula vista dalla strada a tornanti per l’abbazia di Montecassino
Ausonia, collegiata di San Michele Arcangelo
Minturno, teatro romano
La spiaggia di Mondragone
Lago di Patria
Lago Fusaro, casina vanvitelliana
Lago Miseno
Baia, Castello Aragonese
Lago Lucrino
Pozzuoli, Anfiteatro Romano
Napoli, Isola di Nisida
POGACAR CALA IL TRIS. MA GLI ALTRI?
maggio 11, 2024 by Redazione
Filed under 11 MAGGIO 2024 - 8a tappa: SPOLETO - PRATI DI TIVO, News
Tadej Pogacar conquista il terzo successo su 8 frazioni disputate. Si è ormai capito che la differenza con gli avversari è enorme. Non c’è, però, stata alcuna battaglia tra i corridori che lottano per i piazzamenti. Il ritmo sulla salita finale non era impossibile, eppure i pochissimi allunghi negli ultimi 2 chilometri sono stati timidi e brevi. In questo modo, se Pogacar deciderà di gestire, lo spettacolo potrebbe essere ancor meno interessante di quello che lo scorso anno era stato criticato un po’ da tutti.
Prima tappa di montagna con un arrivo in salita certamente più duro di quello di Oropa e il copione è stato un canovaccio abbastanza scontato, con una fuga tenuta a distanza di sicurezza e una salita finale condotta dalla squadra dalla maglia rosa.
Quello che è stato strano è che gli altri uomini di classifica non si siano dati battaglia almeno tra di loro, visto che la top ten è abbastanza corta, ma non così tanto da poter aspettare la terza settimana.
Anche se Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) sembrava intenzionato a seguire ogni attacco, questo non dovrebbe essere un problema, ad esempio, per Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), che è ottavo e deve cercare di guadagnare posizioni e di prendere la maglia bianca; non dovrebbe essere un problema per Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), che dovrebbe cercare di riprendersi la seconda posizione persa ieri contro il tempo; non dovrebbe essere un problema per Ben O’Connor (Decathlon AG2R La Mondiale Team), che punta al podio, e non dovrebbe essere un problema anche per Thymen Arensman (INEOS Grenadiers), che deve recuperare posizioni.
Pogacar può seguire e staccare un eventuale attaccante, ma questo non deve condizionare gli obiettivi. Nessuno chiedeva a Tiberi di staccare Pogacar, ma di provare un allungo un po’ più incisivo e continuo per cercare di mettere in difficoltà Cian Uijtdebroeks (Team Visma).
Il ritmo al quale è stata affrontata la salita verso Prati di Tivo non è stato certo vertiginoso. Le conferme sono tante, a partire dal fatto che la fuga ha mantenuto a lungo un vantaggio di poche decine di secondi e quando Valentin Paret-Peintre (Decathlon AG2R La Mondiale Team) ha provato a rilanciare con il gruppo a 5 secondi, ne ha subito guadagnati 15 e ci sono voluti alcuni chilometri per andare a riassorbirlo. Inoltre alcuni membri della fuga del mattino, come Simon Geschke (Cofidis), una volta ripresi sono riusciti a rimanere nel gruppo maglia rosa e lo stesso Rafał Majka (UAE Team Emirates) dopo aver lavorato per il capitano è riuscito ad arrivare con il gruppetto dei migliori.
Gli unici uomini di classifica che hanno pagato sono stati Alexey Lutsenko (Astana) e Lucas Plapp (Team Jayco AlUla), con il primo che è riuscito con l’esperienza ad evitare il naufragio totale, mentre il secondo ha pagato un prezzo molto alto.
Una volta arrivati allo sprint, era sin troppo ovvio chi sarebbe stato il vincitore, visto che la maglia rosa era il corridore più veloce del gruppetto dei migliori, oltre che il più forte in salita.
La salita finale ha ricordato molto i primi arrivi in salita degli anni 90 come Monte Sirino 96 o Terminillo 97, quando gli uomini di classifica arrivavano in un gruppetto di 7 o 8, ma in un tipo di ciclismo ben diverso da quello moderno. Si trattava di tappe pianeggianti con salita finale che arrivano dopo 5 o 6 volate consecutive.
La cronaca di questa tappa non ha molto da dire se non che, nelle fasi iniziali, è stato molto difficile portare via una fuga, anche perchè il gruppo non era molto propenso a lasciare andar via azioni che si popolavano in modo un po’ eccessivo. Ne è seguita una fase molto confusa, in cui si avvantaggiavano gruppetti di corridori con altri che tentavano di riportarsi sulla testa della corsa.
Al termine di questa fase si forma una fuga di 14 corridori che rispondono ai nomi di Martin Marcellusi (Bardiani), Michael Storer (Tudor), Alessandro De Marchi (Jayco AlUla), Romain Bardet (Dsm), Julian Alaphilippe Quick-Step), Jhonatan Narvaez (Ineos), Magnus Sheffield (Ineos), Alessandro Verre (Arkea), Henok Mulubrhan (Astana), Georg Steinhauser (EF), Nairo Quintana (Movistar) e Pelayo Sanchez (Movistar), oltre ai già citati Geschke e Paret-Peintre.
Questo tentativo non riesce mai a decollare perché il gruppo non lascia mai più di due minuti. Nel corso della tappa il vantaggio si erode pian piano finché ai piedi della salita finale il gap è ridotto a trenta secondi.
Iniziata l’ascesa verso Prati di Tivo esplode il gruppo di testa con vari tentativi di attacco senza alcuna speranza, visto il poco ritardo del gruppo, che nel frattempo perde unità (primo tra tutti Plapp, che pagherà un pesante passivo).
Nel gruppo di testa il primo a provare è Verre, che verrà ripreso e staccato da Bardet, Geschke, Paret-Peintre, Steinhauser e Storer.
Dal gruppo, grazie anche alla Bora che in qualche rara occasione ha collaborato con la UAE dopo Plapp si staccano anche Lutsenko, Juan Pedro Lopez (Lidl-Trek) e Filippo Zana (Team Jayco-AlUla).
I fuggitivi vengono ripresi, ma Paret-Peintre non vuole arrendersi e prova a ripartire, guadagnando rapidamente secondi, segno che il ritmo del gruppo è tutt’altro che irresistibile.
Ai meno due allunga Tiberi, ma il suo scatto è timido e il laziale non dà continuità all’azione.
Anche Aresman e Storer tentano degli allunghi, ma anche loro non sembrano avere convinzione, tanto che Majka, che aveva ceduto qualche metro, si riporta nel gruppetto e va addirittura in testa.
In volata non c’è storia e Pogacar vince agevolmente la tappa davanti a Daniel Felipe Martinez (Bora) e O’Connor.
Ora la maglia rosa ha tutta la convenienza a tenere addormentata la corsa: risparmia energie e le fa risparmiare alla squadra, mantenendo un buon vantaggio sugli avversari e incrementandolo con gli abbuoni. Ovviamente il Giro finisce a Roma, gli imprevisti sono dietro l’angolo e possono anche far perdere un giro (vedi quel che capitò a Kruijswick nel 2016); però è indubbio che, con Pogacar in maglia rosa, gli avversari devono lottare per obiettivi che, al momento, non hanno un padrone chiaro.
Oggi questa battaglia non c’è stata e, se non ci fosse stato Pogacar (che ha comunque voluto mantenere la fuga sotto controllo), sarebbe andata in scena una tappa come quella di Campo Imperatore dello scorso anno, che tanto fu criticata un po’ da tutti.
La speranza è che, andando avanti con i giorni, non sia solo la maglia rosa a mettere sulla strada la voglia di dare battaglia.
Benedetto Ciccarone
L’ALTRA FACCIA DEL GRAN SASSO
maggio 11, 2024 by Redazione
Filed under 11 MAGGIO 2024 - 8a tappa: SPOLETO - PRATI DI TIVO, News
Dopo la frazione di Oropa affrontata in partenza, il Giro sale ancora in montagna per la prima delle due tappe appenniniche previste nel 2024, nella quale si torneranno ad affrontare le pendici del Gran Sasso d’Italia. A differenza della tappa disputata lo scorso anno, quando si arrivò ai 2130 metri di Campo Imperatore, stavolta l’epilogo sarà sul versante opposto, più basso ma più esigente nelle pendenze. I quasi 15 Km al 7% che condurranno ai Prati di Tivo promettono uno spettacolo più appassionante rispetto a quello deludente vissuto dodici mesi fa.
Ricorderete che dodici mesi fa la tappa con arrivo sul Gran Sasso si risolse in un totale “no contest” tra gli uomini di classifica, intimoriti dalla cronoscalata monstre del penultimo giorno che condizionò fortemente anche tutte le altre tappe. Quest’anno si tornerà sulla montagna più alta d’Abruzzo, ma il rischio di rivedere un simile e deludente “spettacolo” non ci sarà e non soltanto per la mancanza di una tappa “accentratrice” come quella del Lussari; stavolta, infatti, il Gran Sasso sarà affrontato dal versante teramano, decisamente più difficile di quello aquilano pur non salendo sopra i 2000 metri di quota, com’era successo lo scorso anno quando si arrivò sopra Campo Imperatore. Ci si fermerà ai 1450 metri sul livello del mare della stazione di sport invernali di Prati di Tivo, percorsa una salita poco abituale per la Corsa Rosa ma che negli ultimi anni si è costruita un piccolo ma già blasonato curriculum grazie ai recenti arrivi della Tirreno-Adriatico, che ha visto lassù imporsi campioni del calibro di Vincenzo Nibali (2012) e di Chris Froome (2013). Decisamente più lontano nel tempo è l’unico precedente del Giro che porta la data del 19 maggio del 1975, quando questo traguardo fu tenuto a battesimo da un altro grande del ciclismo, il vicentino Giovanni Battaglin. La possibilità di vedere grande spettacolo verso Prati di Tivo sarà, dunque, garantita e non soltanto per i numeri dell’ascesa finale – quasi 15 Km al 7% – ma anche per il disegno complessivo della tappa: strada facendo si dovranno affrontare quasi 3800 metri di dislivello, “spalmati” su altre 6 ascese oltre a quella finale. Su tutto peseranno gli sforzi della crono del giorno prima e anche lo stress indotto dalla precedente tappa di Rapolano, se qualcuno si sarà trovato ad inseguire sullo sterrato.
Il biglietto per la salita dovrà essere obliterato subito dopo il via perché, lasciato il raduno di partenza all’ombra della bianca mole della Rocca Albornoziana di Spoleto, la tappa comincerà con l’ascesa di quasi 9 Km al 4.3% verso la Forca di Cerro. Si scenderà quindi in Valnerina, sul cui fondovalle s’incontrerà uno dei rarissimi e brevi tratti pianeggianti previsti dalla tappa, percorrendo il quale si sfiorerà il borgo di Castel San Felice, presso il quale si trova l’Abbazia dei Santi Felice e Mauro, intitolata ai due eremiti che evangelizzarono questa valle nel V secolo. Raggiunto il vicino centro di Sant’Anatolia di Narco, dove è possibile visitare un museo dedicato alla coltivazione della canapa, la strada tornerà a inerpicarsi e stavolta in direzione della più lunga salita di giornata, che condurrà in 16.4 Km ai quasi 1200 metri della Forca Capistrello, ascesa caratterizzata da una pendenza media del 5.6% e da una rampa di 1400 metri al 9% medio nel tratto conclusivo. Si tratta di una difficoltà inedita per la Corsa Rosa, almeno da questo lato, poiché nell’unico precedente del 2007 si salì dal più facile versante che plana verso Monteleone di Spoleto, borgo cinto da una triplice cinta muraria al cui interno sono conservate numerose chiese. Terminata la discesa e lasciata la strada sulla sinistra che conduce alla celebre Cascia, il gruppo imboccherà la modestissima ascesa – più che altro un lungo falsopiano – che introdurrà la corsa nel Lazio, dove si attraverserà l’altopiano di Leonessa, situato ai piedi del Terminillo e al cui centro si adagia l’omonima località di villeggiatura, dove si può ammirare la duecentesca chiesa di San Francesco, la cui facciata romano-gotica è ancora oggi “imbrigliata” a causa dei danni provocati dal terremoto che nel 2016 ha distrutto la vicina Amatrice. Per uscire dalla conca di Leonessa si dovrà scavalcarne il bordo orientale superando una salita di 2.7 Km al 4.2%, seguita da un altro tratto in quota e dalla discesa verso la Valle del Velino, che sarà incrociata all’uscita dalle gole di Sigillo, definite sul volume dedicato al Lazio delle celebri “Guide Rosse” del TCI come la forra più suggestiva e selvaggia dell’intero Appennino. Attraversato il centro di Posta, collocato lungo la storica Via Salaria e impreziosito da edifici d’origine medioevale (Palazzo della Gabella e chiesa di San Francesco), si tirerà dritto verso la vicina Borbona per poi entrare in Abruzzo poco prima di giungere ai piedi di un’altra pedalabile difficoltà altimetrica, il Valico di Santa Vittoria (3.6 Km al 4.6%). Seguirà la discesa verso Montereale, borgo d’antichissima origine nel cui centro si trova Palazzo Farnese Cassiani, che nel XVI secolo fu una dimora della nobildonna d’origine fiamminghe Margherita d’Austria, che era figlia dell’imperatore Carlo V del Sacro Romano Impero e dal quale ebbe in dote questo e altri feudi dell’Italia centrale. Il passaggio attraverso la sottostante Piana di Montereale rappresenterà l’ultimo tratto tranquillo della tappa, che terminerà ai piedi della penultima salita di giornata, la Croce Abbio. I suoi 7500 metri al 4.5% – nel corso dei quali si toccherà il centro di Capitignano, con il Santuario della Madonna degli Angeli, costruito nel luogo dove la Madonna apparve a una pastorella nel 1657 – rappresentano un versante secondario e inedito del Passo delle Capannelle, affrontato in passato sia al Giro, sia alla Tirreno-Adriatico. Scollinati un paio di chilometri a nord rispetto al Capannelle ci si lancerà in discesa giù per il versante teramano, incontrando dopo circa 5 Km la diga del Lago di Provvidenza, costruito lungo il corso del Vomano e le cui acque nelle ore notturne vengono pompate nelle verso quello soprastante di Campotosto, il più grande d’Abruzzo e il più grande d’Italia tra quelli di origine artificiale. È un’opera dell’uomo, così come la strada che pochi chilometri più avanti si dovrà percorrere per risalire le pendici del Gran Sasso verso i Prati di Tivo: il nome fa pensare a una scampagnata, ma non lo sarà affatto per i “girini”, chiamati alla ribalta per uno spettacolo sportivo che si annuncia e spera più avvincente di quello offerto lo scorso anno.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Forca di Cerro (734 metri). Quotato 733 metri sulle cartine del Giro 2024, vi transita la Strada Regionale 395 “del Passo di Cerro” tra Spoleto e Piedipaterno. Il Giro d’Italia vi è salito due volte, entrambe dal versante che quest’anno si percorrerà in discesa e in tutti e due i precedenti l’arrivo era fissato a Spoleto. Nel 1977 il traguardo era previsto in salita nella frazione di Monteluco, dove si impose il pugliese Mario Beccia dopo che alls Forca di Cerro era transitato per primo lo spagnolo Faustino Fernández Ovies. Sarà, invece, il colombiano Luis Felipe Laverde a fare l’en plein nel 2007, conquistando sia il GPM della Forca di Cerro, sia il traguardo (stavolta collocato nella vicinanze della stazione ferroviaria di Spoleto).
Passo di Gavelli (1211 metri). Con questo nome è più nota, soprattutto nel mondo del cicloturismo, la salita chiamata Forca Capistrello sulle cartine del Giro 2024. Vi transita la Strada Provinciale 471 “di Sant’Anatolia di Narco” che mette in comunicazione Sant’Anatolia di Narco con Monteleone di Spoleto. Il nome deriva da quello del centro più prossimo al punto di valico. Il Giro d’Italia vi è salito per la prima e finora unica volta nel 2007 durante la tappa Tivoli – Spoleto vinta dal colombiano Luis Felipe Laverde, che scollinò in testa anche su questo Gran Premio della Montagna.
Valico di Val Carpineto (1049 metri). Vi transita la Strada Regionale 471 “di Leonessa” tra Leonessa e Posta. Il Giro d’Italia vi è transitato in diverse occasioni, ma non è mai stato affrontato come GPM; l’ultimo passaggio è avvenuto nel 1991 durante la tappa Scanno – Rieti, vinta dall’ucraino Volodymyr Pulnikov.
Valico di Santa Vittoria (1054 metri). Vi transita la Strada Regionale 471 “di Leonessa” tra Borbona e Montereale. Il Giro d’Italia non vi è mai transitato.
Valico. Valicato dalla Strada Statale 80 “del Gran Sasso d’Italia” nel corso della discesa dal GPM di Croce Abbio, tra il bivio per Capitignano e quello per Campotosto.
Passo delle Capannelle (1280 metri). Citato nell’articolo ma non toccato dal percorso di gara (si scollinerà alla Croce Abbio, circa 2 Km a nord) è valicato dalla Strada Statale 80 “del Gran Sasso d’Italia” tra Arischia e Nerito. Affrontato in passato anche alla Tirreno-Adriatico, il Giro d’Italia vi è salito in passato in 4 occasioni, la prima durante la tappa Porto Civitanova – L’Aquila dell’edizione 1935, che ebbe come mattatore Gino Bartali, primo al GPM e poi al traguardo. Gli altri conquistatori di questo valico sono stati eccezionalmente il velocista spagnolo Miguel Poblet nel 1957 (tappa Terni – Pescara, vinta dal francese Antonin Rolland), il marchigiano Fabio Roscioli nel 1990 (tappa Sora – Teramo, vinta dal carrarese Fabrizio Convalle) e il bergamasco Mirco Gualdi nel 2001 (tappa Giulianova – Francavilla al Mare, vinta dal piacentino Ellis Rastelli), occasione nella quale la salita fu ribattezzata Colle del Capraro.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
CIAK SI GIRO
Nella scorsa puntata abbiamo parlato di Pupi Avati e di una delle sue ultime fatiche, il film su Dante Alighieri. La carriera cinematografica del regista bolognese era iniziata ufficialmente nel 1970 quando il costruttore edile Carmine Domenico Rizzo si era offerto di finanziargli i primi due suoi film (“Balsamus, l’uomo di Satana” e “Thomas e gli indemoniati”), mentre il “sacro fuoco” per il cinema gli si era acceso nel 1963 dopo la visione di “8½” del suo conterraneo Federico Fellini. Il suo apprendistato fu brevissimo perché per imparare il mestiere gli bastò una sola esperienza come aiuto regista nel 1968, quando collaborò con il toscano Piero Vivarelli alla realizzazione di “Satanik”, unica trasposizione cinematografica (a parte un cortometraggio del 2003) del personaggio creato negli anni sessanta dal fumettista milanese Max Bunker e del disegnatore bolognese Magnus e che si differenziava dai “colleghi” Diabolik e Kriminal per essere una donna, il cui vero nome era Marny Bannister. Coprodotto con la Spagna, vide alcune scene girate lungo il percorso della tappa odierna e per la precisione a Leonessa, con il Terminillo che fa da sfondo alla sequenza dell’inseguimento finale alla protagonista, che si lancerà proprio verso i tornanti della celebre ascesa. Leonessa tornerà a essere visitata da una troupe cinematografica nel 1996, quando da quelle parti si è visto il mitico Ugo Fantozzi: Paolo Villaggio qui girerà una scena di “Fantozzi – Il ritorno”, nella quale il celebre ragioniere si lancerà da un viadotto con il bungee-jumping dopo esser arrivato fin lì alla ricerca dell’orrenda nipote Uga, che non era rientrata a casa dopo una serata in discoteca e che in realtà aveva inscenato il suo rapimento. Quello fu il penultimo film della saga e il primo nel quale il personaggio di Uga (e della madre Mariangela) non fu interpretato da Plinio Fernando ma da un’attrice femmina (Maria Cristina Maccà in questa pellicola e Dodi Conti nel successivo “Fantozzi 2000 – La clonazione”).
In collaborazione con www.davinotti.com
Le altre location dei due film
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/satanik/50000693
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/fantozzi-il-ritorno/50003477
FOTOGALLERY
Spoleto, Rocca Albornoziana
Forca di Cerro
Il borgo di Castel San Felice
Uno scorcio del borgo di Monteleone d’Orvieto
Il Terminillo visto dall’altipiano di Leonessa
Leonessa, Chiesa di San Francesco
Gola di Sigillo
Montereale, Palazzo Farnese Cassiani
Capitignano, Santuario della Madonna degli Angeli
Lago di Provvidenza
Lago di Campotosto
POGACAR ASSO PIGLIATUTTO AL GIRO… ED ORA?
maggio 10, 2024 by Redazione
Filed under 10 MAGGIO 2024 - 7a tappa: FOLIGNO - PERUGIA, News
La maglia rosa conquista anche la prima tappa a cronometro del Giro d’Italia, infliggendo distacchi importanti agli avversari per la classifica generale e battendo uno specialista come Filippo Ganna che, in verità, non ha gestito bene lo sforzo ed è arrivato in debito. I distacchi in generale sono ora molto pesanti e, vista la superiorità dimostrata, Pogacar potrebbe tentare domani di mettere la pietra tombale sul giro e fare una seconda parte in gestione.
Una cronometro lunga, di 40 chilometri, raro negli ultimi anni vederne una così.
Una cronometro difficile, pianeggiante nella prima parte ma con molti tratti tecnici, con curve difficili da affrontare in velocità e un finale in salita che ha rimescolato tutte le carte rispetto al secondo intertempo, posto ai piedi della ascesa finale verso il capoluogo umbro.
I migliori specialisti delle prove contro il tempo dicono che, per vincere le tappe a cronometro, bisogna partire forte ed arrivare fortissimo.
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha preso alla lettera il suggerimento e ha disputato una prova in crescendo. Già nella prima parte la maglia rosa ha guadagnato sui diretti rivali per la classifica e ha limitato i danni nei confronti di uno specialista come Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), che aveva anche incontrato meno vento nel tratto pianeggiante. La vittoria di tappa è poi ovviamente maturata nella parte finale in salita. che è stata determinante per tutti i corridori, nel bene o nel male. Sulle rampe verso Perugia il fuoriclasse sloveno ha messo tutto sulla strada e ha inflitto un distacco di 1′04″ a Ganna nel giro di soli 7 chilometri, il che significa 9 secondi al chilometro.
Ora certamente il tratto finale sorrideva più a Pogacar che a Ganna, tuttavia un distacco così ampio è spia del fatto che Ganna è arrivato in riserva nel tratto finale. Probabilmente una distribuzione dello sforzo non ottimale, che era oggettivamente uno dei rischi a cui un corridore come il campione italiano di specialità poteva andare incontro.
E’ ovvio che un atleta fortissimo in pianura provi a dare tutto nel tratto a lui favorevole, ma è altrettanto ovvio che, se si esagera, si arriva sulla salita con la spia accesa.
Ganna, infatti, ha perso secondi da quasi tutti gli avversari diretti nel tratto finale e anche gli atleti che ha superato in vista del traguardo sembravano riuscire a stargli a ruota abbastanza agevolmente.
Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), dal canto suo, è andato anche peggio perché è stato uno dei pochi a perdere secondi da Ganna nel tratto finale.
Al chilometro 18, al primo intertempo, il distacco tra Pogacar e Thomas era di soli 8 secondi mentre, al secondo intertempo, ai piedi della salita, era salito a 40 secondi. All’arrivo il gallese ha accusato un passivo di 2 minuti, perdendo quindi 1′20″ in salita, ossia 11 secondi al chilometro… un’eternità. Probabilmente anche la scelta dei rapporti non ha aiutato il solido capitano della INEOS .
Molto meglio di lui ha fatto il suo compagno di squadra Tymen Arensman, che ha perso anche lui un minuto da Pogacar sulla salita finale, ma ha concluso la prova con il quarto tempo, essendo andato molto bene nel tratto in pianura. L’olandese è ora undicesimo a cinque minuti dal capoclassifica, ritardo in gran parte accumulato nelle prime due tappe, nelle quali non è apparso in condizione.
Daniel Felipe Martinez (BORA – Hansgrohe) ha, invece, limitato molto bene i danni sulla salita, accusando un passivo di 1′47″ da Pogacar, di cui solo 32 secondi maturati negli ultimi 7 chilometri, sui quali ha fatto registrare il secondo miglior tempo dopo Pogacar. Del resto il colombiano, pur essendo campione nazionale di specialità, non è comunque un cronoman di razza, tanto che, al secondo intertempo, accusava un ritardo di 2 minuti da GannaM al quale ha recuperato oltre mezzo minuto in salita.
Grazie alla sua prova, Martinez ha scavalcato Thomas al secondo posto in classifica e si candida a lottare per il podio, essendo un discreto scalatore.
La top 5 della classifica si conclude con Ben O’Connor (Decathlon AG2R La Mondiale Team) e Lucas Plapp (Team Jayco AlUla), che si sono difesi abbastanza bene, anche se il ritardo dalla maglia rosa è considerevole. In particolare, O’Connor ha fatto registrare il terzo miglior tempo nel tratto in salita.
Nel capitolo italiani c’è da sottolineare l’ottima prova di Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), che ha concluso in sesta posizione con un ritardo di 1′21: tuttavia, al primo intertempo, il corridore laziale perdeva 23 secondi dalla maglia rosa e al secondo rilevamento cronometrico 41 secondi. La prova di Tiberi è stata, quindi, estremamente regolare, non ha avuto cali nel percorso e non è crollato in salita, sulla quale ha fatto anzi registrare il quarto tempo. Si tratta di un elemento significativo perché, in una crono di oltre 50 minuti, che i corridori non sono più abituati a disputare su queste distranze, non è facile per un giovane riuscire a gestire lo sforzo. Del resto, un uomo esperto come Thomas ha anch’egli pagato caro alcuni errori e un campione come Ganna ha perso la cronometro anche a causa di una distribuzione dello sforzo non ideale.
Insieme a Tiberi, anche Filippo Zana (Team Jayco AlUla), quindicesimo di giornata, e Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan Team), trentatreesimo, sono entrati nella top 10 della classifica e domani, su un terreno più congeniale, potranno provare a far bene.
Non si può negare che il Giro abbia preso una piega ben precisa e, del resto, visto il campo partenti c’era da aspettarselo. Il divario tra il leader della generale e gli avversari è abissale e se anche domani lo sloveno dovesse affondare il colpo, potrà gestire in tranquillità le ultime due settimane, che diventeranno una lotta per il secondo posto (salvo clamorosi imprevisti, che sono comunque sempre possibili in una corsa di 21 giorni che nasconde rischi e insidie a ogni metro).
La strategia sembra chiara: picco di forma nella prima settimana, quindi gestione per arrivare al secondo picco nella fasi decisive del Tour de France e provare a centrare la doppietta che dal lontano 1998 è una chimera.
Benedetto Ciccarone
CUORE NEL CUORE
maggio 10, 2024 by Redazione
Filed under 10 MAGGIO 2024 - 7a tappa: FOLIGNO - PERUGIA, News
Primo appuntamento a cronometro sulle strade dell’Umbria. Circa 40 saranno i chilometri che si dovranno percorrere contro il tempo tra Foligno e Perugia, con la salita finale a fare da contraltare a una prima parte di gara totalmente pianeggiante. I primi tratti dell’ascesa verso il capoluogo umbro hanno pendenze da muro, poi le inclinazioni si fanno più morbide, un doppio capovolgimento di fronte che potrebbe far soffrire i cronoman che avranno esagerato troppo nella prima parte di corsa a loro più favorevole.
“L’Italia ha un cuore verde: l’Umbria” campeggiava su uno striscione che fu esposto il pomeriggio del 17 maggio del 1978 sul rettilineo d’arrivo di Piediluco, traguardo della decima tappa del Giro d’Italia vinto dal belga Johan De Muynck. In quello stesso cuore verde il 10 maggio del 2024 palpiteranno i grandi campioni al via della Corsa Rosa perché è sulle strade dell’Umbria che andrà in scena la prima delle due tappe a cronometro inserite quest’anno nel tracciato del Giro, quasi 40 Km che tolgono il sonno agli scalatori ma, al contempo, inquietano non poco anche i corridori più attrezzati sul passo. La tratta da percorrere tra Foligno e Perugia, infatti, non sarà del tutto pianeggiante e, dopo una prima parte effettivamente snella, quando mancheranno poco più di 8 Km al traguardo si comincerà a salire verso il centro storico del capoluogo umbro. Non si tratterà, però, di una salita unitaria perché avrà un aspetto discontinuo per via dell’alternarsi di tratti intermedi privi di pendenza ad altri nei quali la strada salirà a volte con dolcezza e a volte con l’aspetto di vero e proprio muro. Tutte queste variazioni di ritmo potrebbero costituire un bell’handicap per quei corridori più dotati a cronometro che avranno speso troppo nella prima parte di gara, ideale per le loro cilindrate, nel tentativo di affibbiare il maggior distacco possibile agli scalatori. E, alla fine, questi ultimi potrebbero riuscire proprio in virtù del tratto finale a limitare i danni, anche se al traguardo potrebbero comunque perdere diversi minuti.
La rampa di lancio sarà collocata a Foligno, una città che negli ultimi vent’anni ha rappresentato un richiamo irresistibile per il gruppo organizzatore della Gazzetta dello Sport avendo già ospitato quattro volte il Giro d’Italia e cinque la Tirreno-Adriatico, corsa che ha un legame speciale con Foligno perché nel 1966 vi terminò la prima della tappa della prima edizione, terminata con il successo dell’elvetico Rolf Maurer, che allo sprint ebbe ragione dei veneti Dino Zandegù e Flaviano Vicentini. Dalla centralissima Piazza della Repubblica – sulla quale si affacciano il Duomo e il Palazzo Comunale dominato dal torrino simbolo della città dal giorno del suo crollo nel 1997 a causa del terremoto che colpi l’Umbria – già in passato sono salpate due tappe a cronometro del Giro, nel 1995 diretta ad Assisi e nel 2017 a Montefalco, ma in questa terza occasione il via sarà dato alla di fuori dalla cerchia del centro storico. Nei primi 12 Km si ricalcherà la parte iniziale della crono del 1995, dominata dall’elvetico Tony Rominger, che costruì il suo successo unicamente lungo il tratto finale in salita perché nella prima parte di gara i tempi cronometrati furono quasi tutti simili a causa della forte pioggia che costrinse a moderare la velocità, con i pochi che tentarono di alzarla che si ritrovarono a terra. Seguendo le rotte di quella crono a circa 5 Km dal via si sfioreranno le prime pendici del Monte Subasio, sulle quali sono arroccati il centro di Spello e i suoi monumenti – come Porta Venere e la collegiata di San Maria Maggiore – che ne hanno fatto uno dei borghi più belli d’Italia e come tale membro dell’omonima associazione. Giunti in località Passaggio di Assisi si lascerà la strada diretta alla città di San Francesco e con essa anche il tracciato della tappa del 1995, seguitando sulla strada pianeggiante che punta su Rivotorto, un altro luogo di pellegrinaggio frequentato dai devoti al santo “poverello” per la presenza del santuario eretto nel XV secolo attorno al Sacro Tugurio (una delle prime dimore del santo) e interamente rifatto in stile neogotico dopo il terremoto che l’aveva diroccato nel 1854. È un luogo di culto “minore” se paragonato a quello più celebre verso il quale si dirigeranno ora i corridori, la basilica di Santa Maria degli Angeli, imponente opera barocca all’interno della quale è conservata la Porziuncola, la piccola chiesetta che fu uno dei luoghi prediletti da San Francesco, che qui vi scoprì la sua vocazione e vi accolse i primi compagni con i quali fonderà l’Ordine dei Frati Minori (quelli che comunemente sono detti, per l’appunto, francescani). È in questo luogo che conosceremo i primi verdetti dell’orologio, essendo previsto in prossimità del santuario il primo punto nel quale i cronometristi prenderanno i tempi di gara e comunicheranno i distacchi che i favoriti avranno già dato agli avversari. Per i meno dotati nell’esercizio ci sarà ancora da stringere i denti per parecchi chilometri e intanto ci si lascerà alle spalle la collina di Assisi per puntare su Bastia Umbra, l’unico comune della regione a presentare un territorio totalmente pianeggiante, presso il quale si erge la Rocca Baglionesca, maniero oggi occupato da un monastero benedettino femminile.
Si andrà ora a superare l’unica difficoltà altimetrica prevista nella prima parte di questa cronometro, un dentello di 200 metri al 5.6% in vetta al quale si attraverserà Collestrada, centro situato sulla sommità della modesta collina che fa da spartiacque tra la piana di Assisi e il bacino del Tevere. Il fiume di Roma sarà varcato 3 Km più avanti sul “Nuovo Ponte Vecchio”, così chiamato perché l’attuale – di legno – è stato inaugurato nel 2000 in sostituzione del precedente di pietra era stato distrutto dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Conosciuti alle porte della frazione di Ponte San Giovanni i nuovi responsi del tic-tac inizieranno ora gli ultimi chilometri “tranquilli” di questa cronometro, che si snoderà nei successivi 2000 metri in direzione della località di Ponte Valleceppi, nome che deriva da un altro ponte gettato sul Tevere, risalente al XIV secolo e oggi privo della porta daziaria e della torre di difesa demolite quattrocento anni più tardi.
Sceso il sipario sul tratto più veloce della crono ci sarà un repentino cambio di direzione per cominciare ad “aggredire” le pendici della collina sulla quale sorge Perugia e aggressivi lo saranno per davvero i primi tratti della salita finale, che complessivamente misura 8.2 Km e presenta una pendenza del 3.2%. Bisogna, infatti, digerire un’inclinazione media del 10.7% per raggiungere la località di Casaglia, passata la quale la salita si spegne letteralmente per un paio di chilometri, tratto in quota che s’interrompe per circa 400 metri (media del 5.1%) in prossimità del bivio per il castello di Monterone, che oggi ospita un albergo e che si racconta fosse un tempo ospizio gestito dai mitici cavalieri templari, che avevano il loro monastero presso la vicina Chiesa di San Bevignate. Da quest’ultima si transiterà subito prima della “riaccensione” della salita, che comunque da qui in poi non avrà più il piglio del ripido muro iniziale e ora proporrà una rampa di 700 metri al 6.9%, superata la quale si penetrerà in falsopiano nel quartiere di Monteluce, alle cui porte è stato realizzato l’omonimo polo universitario. Quando mancheranno circa 4 Km all’arrivo la salita tornerà a essere un ricordo e, anzi, si procederà in leggere discesa in direzione dell’antica Porta San Girolamo, che si varcherà con un secco tornante nel corso dell’ultimo tratto di vera salita e che un tempo costituiva il punto d’accesso alla città per i viandanti che arrivavano da Roma. Nel corso dei successivi 400 metri al 5% si transiterà sotto Porta di San Pietro, superata la quale si attraverserà l’omonimo rione medioevale, uno dei cinque rioni storici nel quale è suddivisa la città di Perugia. Per quasi buon chilometro la pendenza si farà dolcissima (media dell’1.5%), poi le inclinazioni tornano leggermente a incrementare nei 500 metri conclusivi al 3.5% con i quali si raggiungerà il cuore della città, il centralissimo Corso Vannucci, il salotto buono di Perugia in fondo al quale troneggia la monumentale Fontana Maggiore, scenografica quinta ai primi, severi responsi dell’orologio.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Colle Strada (240 metri). Non toccato direttamente dal percorso di gara, si trova non distante dalla località di Collestrada, esattamente all’altezza dello svincolo tra la Strada Statale 3 bis “Tiberina” e la Strada Statale 75 “Centrale Umbra”.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
CIAK SI GIRO
Quando nel 2021 Pupi Avati decise di mettere in pratica il progetto di un film su Dante Alighieri, la cui prima versione del soggetto era stata scritta dallo stesso nel 2003, la volontà del celebre regista bolognese era, ovviamente, di girare il tutto a Firenze. Dopo i primi sopralluoghi, però, ci si rese conto che la città era troppo cambiata e anche i luoghi che ancora avevano connotati medioevali erano “inquinati” da troppi segni della modernità, come nel caso dell’unica location veramente fiorentina, la chiesa di Orsanmichele, che dopo esser stata filmata fu sottoposta a “maquillage” al computer per far sparire le moderne grondaie che ne percorrevano la facciata. Bisognava trovare delle soluzioni e Avati le trovò a Roma, dove molte scene furono girate in set appositamente costruiti negli studi di Cinecittà e purtroppo andati distrutti in un rovinoso incendio pochi mesi più tardi, e in alcuni luoghi della Toscana (come a San Gimignano) e dell’Umbria che ancora non avevano perso i tratti “medioevaleggianti”. Così per vedere dal vero la chiesa di Firenze incontrò per la prima volta l’amata Beatrice bisogna raggiungere l’abitato di Vallo di Nera, in provincia di Terni, mentre l’umbra abbazia di San Salvatore di Montecorona a Umbertide ha preso il posto del toscano monastero di Vallombrosa. La stessa Perugia ha prestato il proprio volto per numerose scene, soprattutto per quelle che hanno per protagonista il poeta Giovanni Boccaccio, incaricato di recarsi a Ravenna per consegnare alla figlia di Dante un risarcimento simbolico per l’esilio al quale il “vate” era stato costretto 30 anni prima. Tra le location filmate c’è la trecentesca Torre di Pretola, poco distante dal punto dove inizierà la salita finale verso Perugia: è qui che Boccaccio (interpretato da Sergio Castellitto) scende nel sottostante fiume (nella finzione l’Arno, nella realtà il Tevere) per lavarsi prima d’iniziare il lungo viaggio verso Ravenna, occasione per rivivere in flash back – tappa dopo tappa – i principali episodi della vita di Dante.
In collaborazione con www.davinotti.com
Le altre location del film
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/dante/50060403/pagina/1
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/dante/50060403/pagina/2
FOTOGALLERY
Foligno, Piazza della Repubblica e Palazzo Comunale
Spello, Porta Venere
Rivotorto, Santuario del Sacro Tugurio
Assisi, Basilica di Santa Maria degli Angeli
Bastia Umbra, Rocca Baglionesca
Il “dentello” di Collestrada
Ponte San Giovanni, Nuovo Ponte Vecchio
L’inizio della dura rampa verso Casaglia
Perugia, Castello di Monterone
Complesso templare di San Bevignate
Il tornante all’imbocca di Porta San Girolamo
La rampa che immetterà i “girini” sotto Porta di San Pietro
Il rettilineo d’arrivo di Corso Vannucci
PELAYO SANCHEZ DOMA ALAPHILIPPE. ALTRA FUGA, LO SPAGNOLO VINCE LA TAPPA DEGLI STERRATI
maggio 9, 2024 by Redazione
Filed under 09 MAGGIO 2024 - 6a tappa: VIAREGGIO - RAPOLANO TERME, News
Ancora una fuga al Giro d’Italia. Ad esultare al termine dell’attesa frazione degli sterrati è stato un incredulo Pelayo Sanchez che ha conquistato la sua prima vittoria in un Grande Giro, il risultato più importante di una carriera ancora giovane e che potrebbe riservare altre soddisfazioni in futuro. Lo spagnolo della Movistar ha trionfato a Rapolano Terme battendo allo sprint al termine di una fuga Julian Alaphilippe (Soudal-Quick Step) e Luke Plapp (Team Jayco-Alula). Quarto posto per un redivivo Andrea Piccolo (EF Education-EasyPost) uscito dal plotone nel finale. No contest tra i big della classifica rrivati tutti insieme a pochi secondi dal terzetto che si è giocato la vittoria. Resta così invariata la classifica generale alla vigilia di una frazione, una cronometro di 40 km, destinata a dare una bella scossa alla graduatoria.
La 6a tappa del Giro 2024 proponeva un ingrediente ormai sempre più apprezzato da ciclisti, appassionati e organizzatori: le strade bianche. La frazione tutta toscana, con partenza a Viareggio ed arrivo a Rapolano Terme dopo 180 km, presentava infatti 3 tratti di sterrato oltre a diversi strappi che rendevano la tappa particolarmente adatta a fughe ed attacchi da lontano. Dopo i primi 70 km sostanzialmente piatti i corridori erano attesi dalla salita (8,6 km al 4,6 %) che portava a Volterra. Da quel punto in poi la pianura lasciava lo spazio ad un tracciato fatto di tanti su e giù. Il primo tratto di sterrato era quello di Vidritta (4,4 km), seguito a stretto giro da quello di Bagnaia (4,8 km) e che culminava con la salita di Grotti (3,3 km al 5%). I continui saliscendi portavano quindi al terzo pezzo di strade bianche, quelli di Pievina (2,4 km) che terminava a circa 15 km dal traguardo. L’ultima difficoltà era lo strappo (700 m al 10%) che culminava a poco più di 4 km dall’arrivo.
Visto il tracciato particolarmente adatto alle azioni da lontano, sin dai primissimi chilometri di corsa si sono consumati numerosi tentativi di portare via la fuga di giornata ma il gruppo, come spesso accade in questi casi, ha fatto capire che oggi evadere dal plotone non sarebbe stato affatto semplice. E così si sono alternate diverse azioni, principalmente in solitaria, tutte con esito negativo. Tra i più attivi da segnalare Julian Alaphilippe (Soudal-Quick Step), Mikkel Honorè e Andrea Piccolo (EF Education-EasyPost), Aurelien Paret-Peintre (Decathlon-Ag2r La Mondiale). La fuga di giornata ha preso forma soltanto dopo l’ascesa di Volterra quando sono finalmente evasi Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck), Pelayo Sanchez (Movistar Team), Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step), Luke Plapp (Team Jayco AlUla), Matteo Trentin (Tudor Pro Cycling Team) e Filippo Fiorelli (VF Group-Bardiani CSF-Faizané) a cui si èsuccessivamente aggiunto Andrea Vendrame (Decathlon-Ag2r La Mondiale).
Il gruppo, guidato dalla Ineos e dall’UAE Team Emirates, non ha però lasciato troppo margine (vantaggio massimo di 3 minuti), lasciando aperte le possibilità di rincogiungimento. Il gap si è addirittura ridotto a circa 2′ nel corso del tratto di sterrato di Vidritta grazie ad un ritmo piuttosto alto imposto da un ottimo Jonathan Milan (Lidl-Trek). Lungo il successivo tratto la situazione in testa alla corsa è mutata per via del tentativo operato da Plapp di lasciare la compagnia degli altri fuggitivi. Al suo forcing hanno saputo rispondere solo Alaphilippe e Sanchez, mentre gli altri fuggitivi hanno perso man mano contatto. Nel gruppo maglia rosa, che via via andava assottigliandosi, erano nel frattempo caduti senza conseguenze Cian Uijtdebroeks e Attila Valter (Visma-Lease a Bike) e Daniel Martinez (Bora-Hansgrohe). Dopo lo strappo di Grotti, Mikkel Honorè, che già aveva provato ad entrare in fuga ad inizio tappa, ha provato a rientrare tutto solo sui battistrada, finendo per restare invano all’inseguimento dei fuggitivi prima di essere ripreso dal gruppo principale.
Nel frattempo Vendrame, Groves, Fiorelli e Trentin avevano maturato un distacco sempre più importante dagli ormai 3 ex-compagni di fuga, venendo poi ripresi dal gruppo, ormai ridotto a poco più di 30 unità e tirato a tutta dagli uomini dell’Ineos, poco prima del terzo ed ultimo tratto di off-road, quello di Pievina. L’azione della formazione britannica, oltre a riprendere i 4 corridori rimasti nel mezzo, aveva nel frattempo contribuito a far calare notevolmente il distacco dei 3 battistrada che hanno comunque conservato un vantaggio superiore ai 30 secondi in vista dello strappo che anticipava l’arrivo di Rapolano. Lungo le rampe più dure della breve salita, Alaphilippe ha provato a sbarazzarsi dei due compagni d’avventura che però non hanno desistito. Dietro invece era Romain Bardet (Team dsm-firmenich-PostNL) a fare la voce grossa nel tentativo di riavvicinare i fuggitivi. Il gap è sceso a 20″ ma a quel punto il drappello maglia rosa non ha forzato lasciando ai 3 fuggitivi la possibilità di giocarsi la vittoria di tappa.
Lo sprint è stato lanciato da un generoso Julian Alaphilippe, mentre un Luke Plapp evidentemente esausto rinunciava completamente a giocarsi il successo. Chi però non aveva nessuna intenzione di mollare la presa era Pelayo Sanchez che ha saputo prendere la ruota dell’ex-campione del mondo per saltarlo negli ultimi 100 metri. Lo spagnolo della Movistar, quasi incredulo di fronte all’impresa di battere Alaphilippe in un arrivo del genere, ha così tagliato il traguardo davanti al transalpino. Plapp è giunto terzo con 1″, mentre la quarta posizione è andata ad un Andrea Piccolo (a 24″) che ha anticipato il resto del gruppo giunto a 29″ e regolato da Jhonatan Narvaez (Ineos Grenadiers) davanti a Luka Mezgec (Team Jayco-Alula), Quinten Hermans (Alpecin-Deceuninck), Nick Schultz (Israel-Premier Tech), Daniel Martinez (Bora-Hansgrohe) e Andrey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team).
Resta sotanzialmente invariata la classifica (nessuna variazione tra i primi 14 della generale) che vede ovviamente in testa Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) con 46″ su Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) e 47″ su Dani Martinez.
Domani è in programma una delle tappe più importanti della prima metà del Giro. Si tratta della prima crono individuale: 40,4 km da Foligno a Perugia. I primi 34 km saranno pianeggianti, quindi i corridori troveranno lo strappo di Casaglia (1,3 km al 10,7%) seguito da un finale che continuerà a salire leggermente fino al traguardo posto nel capoluogo Umbro. Una frazione destinata a dilatare notevolmente i distacchi della classifica.
Pierpaolo Gnisci
STRADE BIANCHE IN TONO MINORE?
maggio 9, 2024 by Redazione
Filed under 09 MAGGIO 2024 - 6a tappa: VIAREGGIO - RAPOLANO TERME, News
Non è piaciuto a molti il modo nel quale è stata disegnata la tappa degli sterrati. Potranno i soli tre settori inseriti lungo la strada per Rapolano Terme bastare per buttare all’aria i progetti di corridori e squadre? In effetti basta un millimetro di sterrato o un granello più appuntito degli altri per creare scompiglio tra i favoriti. Bisognerà attendere la linea d’arrivo per capire se stavolta le Strade Bianche saranno in tono minore o se tra le Crete Senesi risuoneranno note dolenti per qualcuno.
NOTA: rispetto al percorso qui presentato sono state introdotte la salita di Volterra (8.6 Km al 4.6%) e il muro di Serre di Rapolano (700 metri al 10.6% e una punta del 20%): la prima sarà affrontata a un’ottantina di chilometri dalla partenza (al posto del GPM di Bertesca), il secondo a poco più di 4 Km dall’arrivo
Il disegno della quinta tappa del Giro 2024 ha lasciato l’amaro in bocca agli appassionati, una sensazione acuita dall’impietoso paragone con la frazione del Tour che si disputerà sugli sterrati delle campagne attorno a Troyes e che proporrà 14 settori di strade bianche per un totale di quasi 35 Km da percorrere lontano dall’asfalto. Sulle strade che da Torre del Lago condurranno a Rapolano Terme, invece, gli organizzatori del Giro hanno piazzato solo tre tratti di sterrato per complessivi 11.4 Km e questo ha fatto piovere sui loro capi le critiche rivolte loro dagli appassionati, ma siamo così sicuri che questa tappa sia in “tono minore” rispetto a quelle terminate a Montalcino nel 2010 e nel 2021 e anche nei confronti della stessa “Strade Bianche”, la corsa che ha fatto riscoppiare l’amore tra il Giro e le strade d’un tempo? Su quel tipo di fondo basta un granello più appuntito degli altri, basta un millimetro di strada per rovinarsi la giornata e complicarsi il Giro, anche perché sui saliscendi che caratterizzano il finale non è semplice gettarsi all’inseguimento della coda del gruppo e, anche se si riuscisse a rientrare, poi si potrebbe tornare a perdere nuovamente terreno, per lo sforzo fatto, sui dislivelli successivi. In particolare i 9 Km conclusivi saranno in lievissima ascesa, un finale che ricorda un po’ quello verso l’Aprica, poca pendenza ma tanti minuti persi dopo le energie profuse sul Mortirolo, un binomio che potrebbe – fatte le debite proporzioni – ripetersi tra gli sterrati e il falsopiano finale, se ci saranno stati corridori che si saranno trovati a inseguire il gruppo tra una strada bianca e l’altra, tra un dislivello e l’altro.
Questa giornata comunque delicata, anche per la sua particolare collocazione alla vigilia di una cronometro di quasi 40 Km, prenderà ancora le mosse accompagnata dalle note di Puccini perché il raduno di partenza a Viareggio si svolgerà nella frazione balneare di Torre del Lago, dove si trova la villa che il compositore acquistò per trascorrervi gli ultimi anni di vita, affacciata sull’incantevole Lago di Massaciùccoli, oggi protetto da un parco naturale che ingloba anche la vicina ex tenuta presidenziale di San Rossore. I primi colpi di pedale saranno dati ancora sulla Via Aurelia in direzione di Pisa, ma poi la città della celebre torre pendente sarà evitata girandole attorno e puntando verso la catena del Monte Pisano, la cui massima elevazione è quel Monte Serra (917 metri) che dal 2018 è divenuto un ingrediente irrinunciabile del Giro della Toscana, corsa che dal 2016 è stata intitolata all’indimenticato Alfredo Martini, commissario tecnico della nazione di ciclismo italiana dal 1975 al 1997. In questa fase la corsa transiterà a breve distanza dalla barocca Certosa di Calci, oggi sede del Museo di storia naturale dell’Università di Pisa, presso il quale è possibile ammirare il più grande acquario d’acqua dolce d’Italia. Toccata la vicina località di Uliveto Terme, le cui acque sono particolarmente rinomate tra gli sportivi, ci si discosterà dalle pendici della montagna per superare il corso dell’Arno alle porte di Cascina, nel cui territorio è possibile ammirare la romanica Pieve dei Santi Ippolito e Cassiano. Niente distrazioni per i corridori che, ora, s’infileranno nella Valdera, imboccandola in direzione di Volterra e giungendo poco dopo a Ponsacco, il principale centro della valle dopo la vicina Pontedera. Avendo come compagno di viaggio il corso del fiume Era i “girini” transiteranno ai piedi della collina sulla quale si staglia Peccioli, borgo che si fregia della bandiera arancione attribuita dal T.C.I. ai piccoli centri dell’entroterra italiano che si distinguono per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità, le stesse che fin dal 1952 hanno potuto toccare con mano i partecipanti alla prestigiosa corsa del calendario professionistico dedicata al corridore locale Giuseppe Sabatini, scomparso prematuramente a soli 36 anni.
Un’altra cittadina alla quale ci si giungerà ai piedi sarà la celebre Volterra, nel cui suggestivo centro storico medioevale si stagliano la Fortezza Medicea e il Palazzo dei Priori, il più antico tra i palazzi comunali della Toscana. Come nel caso di Peccioli non ci si dirigerà verso quella che fu una delle principali città-stato dell’Etruria, ma sarà comunque arrivato il momento di salutare la pianura, sulla quale si era pedalato nei primi ottanta chilometri, per affrontare la salita della Bertesca, che qualche corridore si ricorderà d’aver percorso in due recenti occasioni alla Tirreno-Adriatico, per la precisione durante le tappe di Chiusdino e di Sovicille delle edizioni del 2021 e del 2022, rispettivamente vinta dal francese Julian Alaphilippe e dal belga Tim Merlier. In nessuno di questi precedenti era previsto il GPM in vetta, cosa che invece accadrà al Giro, percorsa un’ascesa per un nulla difficile di 11 Km al 2.7% caratterizzata da due balze, la più impegnativa delle quali termina dopo 4.2 Km al 5.5% presso il piccolo borgo murato di Roncolla. Seguirà una discesa frastagliata, interrotta dal piccolo muretto di 700 metri all’8.2% che anticiperà di poco il passaggio da Casole d’Elsa, altro antico borgo nella cui collegiata è presente uno dei principali capolavori del naturalismo gotico, il monumento sepolcrale di Beltramo Aringhieri, opera attribuita allo scultore Marco Romano. Terminata la discesa per una trentina di chilometri scarsa si tornerà a pedalare in pianura, con la sola intrusione di un salitella di 2 Km al 3.2% che s’incontrerà nel tratto iniziale, disegnato lungo i margini sudoccidentali della Montagnola Senese, catena collinare ricca di grotte carsiche e di cave di marmo giallo, meno celebre di quello delle Apuane ma pure utilizzato per la realizzazione di monumenti di pregio e in particolare andò ad adornare i duomi di Firenze e Orvieto; anche in zona è possibile ammirare edifici di culto realizzati con tale marmo, come l’Abbazia dei Santi Salvatore e Cirino (Abbadia ad Isola, Monteriggioni) e la Pieve di San Giovanni Battista a Sovicille. Lambita la Colonna Leopoldina di Montarrenti, una delle diciannove che furono commissionate dal penultimo granduca di Toscana Leopoldo II per punteggiare il paesaggio toscano con le insegne del casato dei Lorena, si cambierà direzione di marcia per puntare su Rosia, borgo presso il quale Oriana Fallaci ambientò parte del romanzo, pubblicato postumo e incompiuto nel 2008, “Un cappello pieno di ciliegie”, nel quale raccontò la storia dei suoi avi.
È proprio in corrispondenza dell’ultimo scampolo di pianura che i corridori sbarcheranno sullo sterrato e, infatti, totalmente privo di pendenze è il settore di Vidritta, 4 Km e 300 metri in parte inediti: la prima metà è stata presa dal tracciato della “Strade Bianche”, della quale rappresenta il primo degli undici settori affrontati alla “Classica del Nord più a Sud d’Europa”, mentre la seconda parte sarà percorsa per la prima volta nella storia. Il ritorno sull’asfalto sarà un apostrofo nero, giusto 700 metri scorrevoli prima di riprende gli sterri e stavolta per affrontare il tratto più impegnativo di giornata, quello che sulle cartine del Giro è stato chiamato “Bagnaia” e che prevede il Gran Premio della Montagna di Grotti, 2.5 Km al 5.9% (su 4.7 Km complessivi di sterrato, che ne fanno il settore più lungo) con le pendenze più ostiche nei 200 metri iniziali al 10% di media. Si riprende l’asfalto poco prima di giungere al più alto dei due borghi che costituiscono il centro di Grotti, presso il quale si trova l’omonimo castello, costruito sul luogo dove si trovava un insediamento etrusco e oggi in parte occupato da un’azienda agrituristica rinomata per l’olio che vi viene prodotto. Saranno, infatti, gli uliveti una delle “quinte” tra i quali si snoderanno gli ultimi 39 Km, da percorrere nel suggestivo scenario delle Crete Senesi, il nome con il quale tradizionalmente ci si riferisce alla fascia collinare posta a sud-est di Siena per la particolare argilla della quale è costituita e che le attribuisce quel caratteristico colore grigio-azzurro che molti hanno accostato ai paesaggi lunari. Assecondando la particolare natura di questo territorio l’altimetria della tappa proporrà ora una serie di saliscendi non particolarmente difficili, come i due strappi che si dovranno superare prima di giungere sulle strade di Monteroni d’Arbia, borgo divenuto fiorente in epoca medioevale per la sua collocazione lungo la Via Francigena e questo spiega la presenza in questo luogo di diversi e interessanti chiese, come la Pieve di San Giovanni Battista a Ville di Corsano e quella abbandonata di San Martino in Grania, conosciuta tra gli appassionati di ciclismo perché ha dato il nome a uno dei più impegnativi tratti di sterrato della “Strade Bianche”, che inizia all’uscita da Monteroni e che sarà, però, risparmiato ai corridori. In sua vece una decina di chilometri più avanti dovrà essere percorso quello, totalmente inedito, di Pievina, 2300 metri circa di strada bianca dall’andamento altimetrico altalenante, con una prima parte in lieve discesa che sfiora l’antica Abbadia a Rofeno, fondata nel 1031 e un tempo adornata da una pala di Ambrogio Lorenzetti oggi esposta nella vicina Asciano. In leggero falsopiano si snoda, invece, la seconda parte dello sterrato, che terminerà a 14 Km dall’arrivo, subito prima d’intraprendere la leggera discesa che si concluderà in vista del bivio per Monte Sante Marie, la tenuta interrottamente abitata da 1300 anni che è conosciuta in ambito sportivo perché sfiorata dal più lungo e difficile degli 11 settori di sterrato della “Strade Bianche”, quello che nel 2016 è stato intitolato all’elvetico Fabian Cancellara, tre volte vincitore di questa spettacolare gara. Anche il “settore Cancellara” sarà evitato ai “girini”, che tireranno dritto verso Asciano, il cui borgo dalla forma ovale è piccolo scrigno pieno d’interessanti richiami artistici (come la Basilica di Sant’Agata), che si possono, però, andare a cercare anche tra i colli circostanti, come quello sul quale sorge la millenaria Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, fondata nel 1313 da San Bernardo Tolomei e rinomata nella storia dell’arte per gli affreschi di Luca Signorelli e Antonio Bazzi (“Il Sodoma”) che adornano il chiostro maggiore.
Il passaggio da Asciano rappresenterà il punto d’inizio della lenta ascesa finale verso Rapolano Terme, che debutta con il tratto più impegnativo (700 metri al 6,6%) per poi acquietarsi sensibilmente nei frangenti successivi, brani di strada che ci diranno se stavolta le Strade Bianche, come temevano in molti, saranno state in tono minore oppure se per qualcuno le note saranno comunque dolenti.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico Roncolla (373 metri). Valicato dalla Strada Statale 68 “di Val di Cecina” tra Volterra e San Gimignano; in corrispondenza del valico confluisce la Strada Statale 439 dir “Sarzanese Valdera” (nota anche come “Diramazione di Volterra”), dalla quale proverranno i corridori, che vi transiteranno nel corso della salita della Bertesca. Il Giro d’Italia vi è transitato l’ultima volta nel 1987, durante la tappa Camaiore – Montalcino, vinta dal veneto Moreno Argentin: nell’occasione si giungeva in discesa al valico di Roncolla, dopo aver affrontato nel centro storico della vicina Volterra un traguardo GPM vinto dal varesino Claudio Chiappucci.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
CIAK SI GIRO
C’è un posto in Italia che può gonfiarsi il petto ed esibire orgoglioso i “big” della comicità che ha ospitato: è la Certosa di Calci presso Pisa. Il debutto cinematografico del monastero situati alle pendici del Monte Serra risale al 1982 quando Mario Monicelli vi condusse Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Adolfo Celi, Renzo Montagnani e il francese Philippe Noiret: dalla lunga lista di celebrità avrete già capito che stiamo parlando di uno dei capitoli della saga di “Amici miei” e per la precisione si tratta del secondo, che presenta girate all’interno della certosa le scene del battesimo del Melandri (Moschin) mentre la casa nella quale il conte Mascetti (Tognazzi) si trasferisce ad abitare nel finale della pellicola si trova lì a due a passi e dalla terrazza offre spettacolari viste sul vicino monumento. Dovranno poi trascorrere sei anni per sentire nuovamente battere il ciac nei solenni ambienti della certosa, stavolta calcati da un divo di Hollywood, l’attore statunitense Walter Matthau, che qui fu diretto da Roberto Benigni ne “Il piccolo diavolo”: nel film, che fu campione d’incassi della stagione 1988-1989 con 40 miliardi di lire guadagnati, nella certosa risiede padre Maurizio (Matthau), il religioso che esorcizzando una donna si ritroverà a fare i conti con il diavolo in carne ed ossa, Giuditta (Benigni), scappato dall’inferno per esplorare il mondo.
In collaborazione con www.davinotti.com
Le altre location dei film citati
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/amici-miei-atto-ii/50002044
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-piccolo-diavolo/50002683
FOTOGALLERY
Torre del Lago Puccini, Villa Puccini
Pisa, ex tenuta presidenziale di San Rossore
Certosa di Calci
Cascina, Pieve dei Santi Ippolito e Cassiano
Peccioli, Pieve di San Verano
Volterra, Palazzo dei Priori
Casole d’Elsa, collegiata di Santa Maria Assunta
Scorcio della Montagnola Senese
Abbazia dei Santi Salvatore e Cirino (Abbadia ad Isola, Monteriggioni)
Colonna Leopoldina di Montarrenti
L’imbocco del settore di Vidritta
Il tratto più ripido del settore di Bagnaia
Monteroni d’Arbia, Castello di Grotti
Monteroni d’Arbia, Pieve di San Giovanni Battista a Ville di Corsano
Asciano, il settore di Pievina e l’abbadia a Rofeno
Asciano, Basilica di Sant’Agata
Asciano, Abbazia di Monte Oliveto Maggiore
THOMAS SORPRENDE I VELOCISTI A LUCCA. POGACAR RESTA IN ROSA
maggio 8, 2024 by Redazione
Filed under 08 MAGGIO 2024 - 5a tappa: GENOVA - LUCCA, News
Nella quinta tappa da Genova a Lucca, gli attaccati della ’seconda’ ora mettono in scacco il gruppo e le squadre dei velocisti che non riescono a chiudere su di loro nei km conclusivi, complice anche la strada il leggera discesa. Benjamin Thomas (Team Cofidis) vince la volata ristretta davanti a Michael Valgren (Team EF Education EasyPost) ed Andrea Pietrobon. Attesa per la tappa degli sterrati di domani
La quinta tappa del Giro 2024 parte da Genova e termina a Lucca dopo 178 km. Una prima parte abbastanza vallonata dove spicca il gpm del Passo del Bracco favorirà gli attacchi dei fuggitivi, dopodichè un lungo tratto pianeggiante di 90 km consentirà alle squadre dei velocisti di tenere sotto controllo la fuga fino alla terza consecutiva volata a ranghi compatti. Nel finale il facile gpm di Montemagno non dovrebbe condizionare più di tanto le ruote veloci che avranno la possibilità di giocarsi la vittoria sul traguardo di Lucca. La fuga di giornata si componeva di quattro ciclisti ovvero Simon Geschke (Team Cofidis), Lewis Askey (Team Groupama FDJ), Mattia Bais (Team Polti Kometa) e Manuele Tarozzi (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Geschke scollinava in prima posizione sul Passo del Bracco, primo gpm di giornata posto al km 62.1. I velocisti che erano rimasti attardati e principalmente Fabio Jakobsen (Team DSM – Firmenich PostNL), Tim Merlier (Team Soudal Quick Styep), Caleb Ewan (Team Jayco AlUla) e Fernando Gaviria (Team Movistar), rientarvano in gruppo nel successivo tratto in pianura. Il gruppo riprendeva i fuggitivi prima del traguardo volante di Ceparana posto al km 99.2 e sul quale transitava per primo Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck). Andrea Pietrobon (Team Polti Kometa) vinceva il traguardo Intergiro di Luni posto al km 119.8. IL ciclista italiano era tra i fautori del nuovo attacco insieme a Benjamin Thomas (Team Cofidis), Michael Valgren (Team EF Education EsyPost) ed Enzo Paleni (Team Groupama FDJ). Thomas vinceva il traguardo volante di Camaiore posto al km 150.2. Nell’avvicinamento al gpm di Montegrosso la corsa veniva caratterizzata da un paio di cadute che mietevano in totale una decina di ciclisti tra cui Tobias Foss (Team INEOS Grenadiers), Davide Piganzoli (Team Polti Kometa), Michael Woods (Team Israel Premier Tech) ed Attila Valter (Team Visma Lease a Bike). Valgren scollinava in prima posizione sul GPM di Montemagno posto al km 156.9. A 13 km dalla conclusione il vantaggio del quattro battistrada era di 50 secondi sul gruppo tirato dagli uomini della Lidl Trek. A dar man forte ai compagni di Milan arrivavano anche gli uomini della Jayco ALUla, della Soudal Quick Step e dell’Intermarchè Wanty ma la strada in leggera discesa fino all’arrivo favoriva i quattro attaccanti che andavano a giocarsi la vittoria. Pietrobon partiva a 900 metri dall’arrivo ma veniva raggiunto a circa 200 metri dalla linea del traguardo e nella volata ristratta Thomas vinceva davanti a Valgren e Pietrobon mentre Paleni era terzo a 3 secondi di ritardo. Era Milan a vincere la volata del gruppo con 11 secondi di ritardo su Thomas che ottiene la sua prima vittoria in un GT. La classifica generale non cambia nelle prime posizioni con Tadej Pogcar (UAE Team Emirates) in maglia rosa davanti a Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) e Daniel Martinez (Team BORA Hansgrohe). Domani è in programma la sesta tappa da Torre del Lago Puccini a Rapolano Terme di 180 km. Una tappa che può ripercuotersi sulla classifica generale perchè oltre ai non banali gpm di Volterra e di Grotti, entrambi di quarta categoria ma posizionati in punti delicati, sono in programma oltre 10 km di sterrato. Dopo un ‘abbozzo’ di Milano – Sanremo con il Capo Mele prima dell’arrivo di Andora nella quarta tappa, adesso rivedremo un po’ di Strade Bianche.
Antonio Scarfone
NESSUN DORMA, SOTTO LE MURA DI LUCCA VINCERANNNNN!!!
maggio 8, 2024 by Redazione
Filed under 08 MAGGIO 2024 - 5a tappa: GENOVA - LUCCA, News
All’orizzonte del Giro c’è un altro arrivo in volata, il terzo consecutivo. Stavolta il gruppo che arriverà a giocarsi la tappa dovrebbe essere più nutrito perché l’ultima salita dovrà essere scavalcata quando al traguardo mancheranno 20 Km, mentre le fasi più complicate dovranno essere affrontate nella prima parte del tracciato. A far da colonna sonora alla giornata, infine, saranno le sublimi note delle opere pucciniane nel 100° anniversario della scomparsa del compositore lucchese.
Un’edizione del Giro d’Italia è un vero e proprio caleidoscopio di ricordi. In ogni tappa c’è sempre qualcosa da rammentare, un precedente arrivo della Corsa Rosa, le gesta di un grande campione che abitava nelle zone attraversate oppure quelle di uomini che nulla hanno a che vedere con il mondo dello sport ma che hanno reso celebre il nome dell’Italia nel mondo. È il caso della tappa odierna con arrivo a Lucca, fortemente voluta dalle autorità locali perché quest’anno cadrà il centesimo anniversario della morte di Giacomo Puccini e così oggi le note delle immortali arie del compositore toscano – dal “Nessun dorma” a “E lucean le stelle”, da “O mio babbino caro” a “Un bel dì, vedremo” – faranno da colonna sonora all’attesa dello sprint finale. Quello di Lucca sarà, infatti, il terzo arrivo in volata consecutivo, una vera e propria rarità perché da diversi anni si sta puntando, per non annoiare gli spettatori, a un’alternanza delle tipologie di tappe e già trovare due frazioni di fila riservate ai velocisti sta diventando sempre più eccezionale. L’ultima volta che la Corsa Rosa ha inserito nel tracciato tre occasioni consecutive destinate allo sprint è successo nel 2017 e ancor prima nel 2014, nel 2014, nel 2004 e nel 2003 (quando addirittura le prime cinque dell’edizione vinta da Garzelli terminarono con un volatone). Rispetto alle due precedenti frazioni di Fossano e Andora quella lucchese dovrebbe la prima ad aprire le porte del traguardo a quegli sprinter che soffrono le difficoltà altimetriche piazzata a ridosso dei finali, nonostante la tappa presenti un numero maggiore di metri di dislivello da superare. La fase più complicata coinciderà, però, con gli 80 Km iniziali, seguiti da un vero e proprio mare di pianura, che s’interromperà solo per la facile ascesa al Montemagno, da scavalcare a 20 Km dal traguardo, un paio in più rispetto alla distanza che separava la cima di questa stessa salita (scalata, però, dall’ancor più pedalabile versante opposto) dalla linea d’arrivo di Viareggio al Giro dello scorso anno. In quell’occasione i velocisti si videro soffiare la possibilità di giocarsi la vittoria per una cinquantina di secondi, ma va anche detto che la tappa presentava un percorso più complicato nella prima parte e per giunta fu disputata sotto il diluvio, nelle stesse ore nelle quali si stava consumando il dramma dell’alluvione nella vicina Romagna.
Sull’onda dei ricordi avverrà anche la partenza da Genova, con la bandierina del via che sarà sventolata presso lo storico scoglio di Quarto, luogo dal quale la notte del 5 maggio 1860 iniziò la Spedizione dei Mille. Le difficoltà che caratterizzano il tratto iniziale non cominceranno subito poiché la vera salita inizierà a una dozzina di chilometri dal via, una volta attraversata Recco, patria della versione più conosciuta della focaccia ligure, quella farcita con lo stracchino, formaggio che nel corso dei decenni ha preso il posto dell’originaria e tradizionale prescinsêua, denotata da un sapore decisamente acido che non incontrava i palati di tutti. Poco più di 4 Km più in alto si scollinerà il piccolo valico della Ruta (la pendenza media è del 6.8%), scavalcando alle spalle il promontorio di Portofino, celebre non solo per l’omonima località turistica ma anche per la millenaria Abbazia di San Fruttuoso e per il Cristo degli Abissi, statua collocata nel 1954 poco meno di 20 metri sotto il livello del mare. Scesi a Rapallo subito si riprenderà a salire per affrontare due brevi ascese consecutive, quella di Castellaro (800 metri al 5%) e quella di 3.1 Km al 5% che termina presso il piccolo santuario della Nostra Signora delle Grazie, innalzato attorno al 1430 in una posizione che consentisse di vederlo dal mare (e non a caso è ricco di ex voto qui lasciati dai marinai). Il mare, ora i “girini” torneranno a vederlo da vicino poiché una volta scesi a Chiavari inizierà un tratto completamente pianeggiante di circa 11 Km, quasi interamente disegnato in riva al Mar Ligure, fase nella quale la corsa toccherà la celebre località balneare di Lavagna, il cui nome richiama immediatamete alla memoria le cave dell’entroterra dalle quali si estrae l’ardesia, roccia utilizzata sia per scopi artistici, sia per altri meno “nobili” come la produzione di tegole e, per l’appunto, lavagne. Quest’anticipo della pianura che regnerà sovrana nella seconda parte di questa tappa si concluderà con il passaggio da Sestri Levante, altra nota meta vacanziera affacciata sulle baie dette “del Silenzio” e “delle Favole”, toponimo quest’ultimo coniato dallo scrittore danese Hans Christian Andersen, uno che di favole se ne intendeva essendo il padre artistico della Principessa sul pisello, della Sirenetta, del Brutto Anatroccolo e della Piccola Fiammiferaia. È arrivato il momento di superare l’ostacolo più impegnativo di questa tappa per raggiungere i 610 metri del Passo del Bracco, valico che è nella storia del Giro non in virtù di particolari imprese – rese impossibili dalla facilità dell’ascesa – ma per esser uno dei più toccati dalla Corsa Rosa tra quelli appenninici proprio grazie alla sua collocazione lungo il tracciato della Via Aurelia, del quale rappresenta la “Cima Coppi”. L’ultima volta vi si è saliti nel 2023, la prima nel 1909 (l’anno della prima edizione del Giro) e in entrambe le occasioni si percorse in discesa il versante più lungo, quello che si affronterà in salita quest’anno, 15.3 Km al 3.9% e uno svolgimento a “corrente alternata” perché lungo l’ascesa si alternano tratti più ostici (come i 4600 metri iniziali al 7%) ad altri quasi del tutto privi di pendenza, come nel corso dei 4 Km che precedono lo scollinamento. Una volta percorsa la successiva discesa ci sarà ancora un tratto in salita da superare prima di lasciarsi alle spalle l’intricata fase iniziale, un dentello mica male perché presentano una pendenza media dell’8% i 1400 metri che conducono al Valico del Termine, in cima a quale una piccola cappella costituisce il biglietto da visita del vicino Santuario di Nostra Signora di Roverano, innalzato sul luogo dove la Madonna sarebbe apparsa a due pastorelle, una delle quale era muta dalla nascita e cominciò a parlare proprio dal quel momento. Scesi a Borghetto di Vara – presso il quale si trova l’antica abbazia di Santa Maria Assunta dell’Accola, fondata in epoca longobarda da monaci benedettini provenienti dal monastero emiliano di Bobbio – inizierà il secondo e più consistente dei tre tratti pianeggianti odierni, lungo ben 75 Km. Il primo tratto da percorrere sul velluto si snoderà sulle strade della valle del fiume Vara, che si seguirà in direzione della sua foce nel fiume Magra. Giunti a Ceparana, centro d’origine dell’ex corridore Massimo Podenzana (fu campione italiano per due anni consecutivi e nel 1988 vestì per nove giorni la maglia rosa), il gruppo cambierà direzione per sconfinare temporaneamente in Toscana, dove si supererà il corso del Magra sul nuovo Ponte di Caprigliola, inaugurato il 30 aprile del 2022 dopo che il precedente era improvvisamente crollato l’8 aprile del 2020 per cause ancora ignote e fortunatamente senza provocare vittime essendo in quel periodo il traffico molto ridotto a causa del lockdown imposto un mese prima per arginare la pandemia da Covid-19. Si rientrerà sul suolo ligure poco prima di giungere a Sarzana, presso la quale troneggia la Fortezza Firmafede, vera e proprio cittadella fortificata realizzata su iniziativa di Lorenzo de’ Medici, che in precedenza aveva distrutto quella preesistente durante la Guerra di Serrezzana. Ritrovato il tracciato dell’Aurelia, dal quale ci si era allontanati una volta terminata la discesa dal Bracco, prima di lasciare definitivamente la Liguria si attraverserà la Lunigiana, la porzione orientale della provincia della Spezia che deve il nome all’antica colonia romana di Luni, la cui area archeologica si trova a poca distante dal percorso: per gli appassionati di ciclismo, però, questa zona è principalmente nota per la sua omonima corsa a tappe, una delle principali tra quelle destinate alla categoria juniores, gara che ha proiettato verso il dilettantismo prima e il professionismo poi corridori del calibro di Gilberto Simoni, Damiano Cunego, Vincenzo Nibali, Tao Geoghegan Hart e Remco Evenepoel. Si tornerà in Toscana all’altezza di Avenza, frazione situata quasi a metà strada tra la Marina di Carrara e la città delle celebri cave di marmo, sfruttate sin dall’età del ferro ma il cui utilizzo in maniera più organizzata iniziò in epoca romana, quando era imperatore Giulio Cesare. Se Carrara sarà lasciata ai margini dal tracciato di gara, direttamente si punterà sulla vicina Massa, altro centro che deve la sua fama e la bellezza dei suoi monumenti al pregiato marmo delle Alpi Apuane. Correndo parallela al litorale apuano, la Via Aurelia si farà ora rettilinea in direzione di Pietrasanta, nel cui bel centro storico medioevale spiccano parecchie sculture opera d’artisti attuali e tra queste spicca “Il guerriero” del colombiano Fernando Botero, recentemente scomparso, che dal 1983 aveva individuato questo comune quale sua residenza italiana proprio in virtù della vicinanza alle cave carraresi. Quando mancheranno una trentina di chilometri all’arrivo si cambierà improvvisamente direzione di marcia per allontanarsi dalla pianura apuana e indirizzarsi verso Camaiore, altra località nota agli appassionati di ciclismo per il suo Gran Premio ciclistico, corsa professionistica nata nel 1949 e disputata l’ultima volta nel 2014 poiché dall’anno successivo il comune, senza venir meno alla sua vocazione, ha preferito destinare i fondi che servivano per allestirla all’organizzazione della tappa d’apertura della Tirreno-Adriatico. Proprio all’uscita da Camaiore si dovrà affrontare una delle storiche salite del Gran Premio, il Colle di Montemagno, in cui 2.8 Km al 4.4% in epoca medioevale costituivano un duro ostacolo da superare per i pellegrini perché da questo luogo transitava la storica Via Francigena in direzione di Lucca. Costituirà anche l’ultima difficoltà odierna per i “girini”, che attraversando in dolce discesa la Val Freddana avranno ancora parecchia strada per organizzare gli ultimi preparativi al ricongiungimento con il gruppetto dei fuggitivi di giornata e cominciare a tessere le fila dell’imminente arrivo in volata, il primo (forse) a gruppo più o meno compatto.
Mauro Facoltosi
Le mura di Lucca e l’altimetria della quinta tappa (lucca.guidatoscana.it)
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico di Ruta (tunnel – 254 metri). Quotato 269 sulle cartine del Giro 2024, è valicato in galleria dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” tra Recco e Rapallo. Il valico geografico è la Sella di Ruta (278 metri), situata sulla displuviale che divide i due versanti del promontorio di Portofino. Il Giro l’ha scalato fin dalla prima edizione (1909, tappa Firenze – Genova, vinta da Giovanni Rossignoli), mentre l’ultimo passaggio risale al 2015 (tappa Rapallo – Sestri Levante, vinta da Michael Matthews). Solo in due occasioni è stato considerato valido per la classifica del GPM: a imporsi lassù sono stati il portoghese Acacio Da Silva nel 1991 (Sala Baganza – Savona, 1° Maximilian Sciandri) e l’abruzzese Germano Pierdomenico l’anno successivo (Genova – Uliveto Terme, 1° Endrio Leoni).
Sella di San Lorenzo (192 metri). Coincide con la località di San Lorenzo della Costa, attraversata dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” nel corso della discesa dalla Ruta verso Rapallo.
Selletta di Macallè (181 metri), Sella di Ca’ Bianca (293 metri), Passo d’Angio (340 metri), Passo del Baracchino, Sella di Bracco (416 metri), Valico di Cà Marcone, Sella di Pian del Lupo (512 metri). Valicate dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” nel corso della salita che da Sestri Levante conduce al Passo del Bracco.
Passo del Bracco (610 metri). Valicato dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” tra Sestri Levante e Carrodano, secondo i geologi non è un vero e proprio valico geografico, ma semplicemente il punto più alto toccato dall’Aurelia. Dal 1933, anno dell’istituzione della classifica dei Gran Premi della Montagna, il Giro vi è transitato ventuno volte e in questo numero non sono ovviamente compresi i frequenti passaggi avvenuti nelle edizioni precedenti. Tra i corridori che hanno conquistato questa salita ricordiamo il due volte vincitore del Giro Giovanni Valetti nel 1938 (l’anno del primo GPM sul Bracco), il fratello del “Campionissimo” Serse Coppi (1946 e 1950), il celebre scalatore spagnolo Federico Bahamontes (1958) e l’eterno secondo Italo Zilioli (1976), mentre l’ultimo in ordine di tempo è stato lo spagnolo Diego Pablo Sevilla durante la Camaiore – Tortona dello scorso anno, vinta dal tedesco Pascal Ackermann. Nel 2011 il GPM del Bracco, inserito nelle fasi iniziali della tappa Quarto dei Mille – Livorno, fu annullato a seguito della decisione di disputare la tappa senza velleità agonistiche in memoria di Wouter Weylandt, deceduto il giorno precedente. Infine, in altre due successive occasioni la salita è stata affrontata in maniera parziale, senza arrivare fino al passo: nel 2012 salendo da Levanto al Valico Guaitarola per poi raggiungere in quota il “bivio della Baracca” (tappa Seravezza – Sestri Levante, vinta dal danese Lars Bak), nel 2015 salendo da Carrodano fino al bivio per Levanto nel corso della Chiavari – La Spezia vinta dal veneto Davide Formolo.
Valico del Bivio della Baracca (589 metri). Valicato dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” lungo la discesa dal Passo del Bracco a Carrodano. Coincide con il bivio, in località “La Baracca”, dove si stacca la strada che scende verso Levanto.
Valico del Termine (264 metri). Valicato dalla Strada Statale 1 “Via Aurelia” tra Borghetto di Vara e Carrodano Inferiore. Trovandosi sulla strada per il Passo del Bracco inevitabilmente il Giro d’Italia vi è transitato spesso, ma questa salita non è stata mai considerata come GPM. L’ultimo passaggio risale allo scorso anno, durante la citata tappa di Tortona.
Colle di Montemagno (224 metri). Quotato 212 metri sulle cartine del Giro 2024, è valicato dalla Strada Provinciale 1 “Francigena” tra Camaiore e Monsagrati. Mai proposto come GPM alla Corsa Rosa, è stato affrontato l’ultima volta al Giro dello scorso anno, nel finale della Scandiano – Viareggio, vinta dal danese Magnus Cort Nielsen. Alla Tirreno-Adriatico, che l’ha inserito spesso nel tracciato nelle ultime edizioni, è stato considerato valido come GPM solamente nel 2018, affrontato nei chilometri iniziali della tappa Camaiore – Follonica, vinta dal tedesco Marcel Kittel dopo che sul Montemagno era scollinato per primo il valtellinese Nicola Bagioli.
Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).
CIAK SI GIRO
Piazza del Duomo a Pietrasanta è ritenuta une delle più belle della Toscana e non poteva così non finire sotto l’occhio della macchina da presa. Succede nell’estate del 1998 quando Giorgio Panariello vi girò parecchie scene di “Bagnomaria”, film che uscirà nel febbraio dell’anno successivo. Sarà il primo film diretto dal popolare comico toscano, che oltre ad esserne regista, di questa pellicola sarà anche autore del soggetto e sceneggiatore, oltre che – ovviamente – attore. E in quest’ultimo ruolo si farà addirittura in quattro perché Panariello interpreterà ben 4 personaggi, i più noti dei quali sono il bagnino Mario e il ciclista Merigo, che il pubblico aveva imparato a conoscere negli anni precedenti grazie alla partecipazione dell’attore in diversi programmi RAI, condotti dall’amico e conterraneo Carlo Conti. Tornado a “Bagnomaria”, le riprese non vedranno coinvolta solo Pietrasanta ma anche la vicina e omonima Marina e Forte dei Marmi, mentre alcuni “ciak” furono battuti nel delizioso borgo di Montecarlo, che gli appassionati di ciclismo conoscono perché da diversi anni è divenuto il “buen retiro” del due volte vincitore della Liegi (e ci fermiamo qui perché la lista è lunga) Michele Bartoli.
In collaborazione con www.davinotti.com
Piazza del Duomo a Pietrasanta nel film “Bagnomaria” (www.davinotti.com)
Le altre location del film
https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/bagnomaria/50003806
FOTOGALLERY
Genova, lo scoglio di Quarto dei Mille
La galleria allo scollinamento del Valico della Ruta
Camogli, Abbazia di San Fruttuoso
Chiavari vista dal Santuario di Nostra Signora delle Grazie
Sestri Levante, Baia del Silenzio
Passo del Bracco
Borghetto di Vara, Abbazia di Santa Maria Assunta dell’Accola
Sarzana, Fortezza Firmafede
Luni, anfiteatro romano
Le celebre cave di Marmo di Carrara
Massa, la porta d’accesso al Pomerio Ducale, realizzata con il marmo scavato nelle vicine cave di Carrara
Pietrasanta, “Il guerriero” di Fernando Botero
Pietrasanta, Piazza Duomo
MILAN, CHE RIVINCITA AD ANDORA. IL FRIULANO SI PRENDE LA CICLAMINO
maggio 7, 2024 by Redazione
Filed under 07 MAGGIO 2024 - 4a tappa: ACQUI TERME - ANDORA, News
Jonathan Milan (Team Lidl Trek) vince ad Andora davanti a Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck) e Phil Bauhaus (Team Bahrain Victorious) ed è la nuova maglia ciclamino. Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) resta in maglia rosa
Il Giro 2024 sbarca sulla riviera ligure, sulle strade della Milano – Sanremo con il Capo Mele protagonista assoluto nel finale. Si parte da Acqui Terme e si arriva ad Andora dopo 190 km. Uno dei capi simbolo della Classicissima potrebbe scatenare la bagarre nei km conclusivi, soprattutto avendo presente la sparata di ieri di Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), ripreso soltanto a meno 400 metri dall’arrivo. I Velocisti sono comunque favoriti e Jonathan Milan (Team Lidl Trek) ha intenzione di rifarsi dopo la bruciante sconfitta di ieri ad opera di Tim Merlier (Team Soudal Quick Step), nuova maglia ciclamino. Dopo un inizio di tappa caratterizzato da diversi attacchi, in cui cercava di inserirsi anche un pimpante Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers), la fuga di giornata riusciva a prendere il largo grazie all’azione di Lilian Calmejane (Team Intermarchè Wanty), Francisco Munoz (Team Polti Kometa) e Stefan De Bod (Team EF Education EasyPost). Dopo 60 km il vantaggio dei tre battistrada sul gruppo maglia rosa era di 4 minuti e 26 secondi. Munoz si aggiudicava il primo traguardo volante di Calizzano posto al km 79.2. Calmejane scollinava per primo sul gpm del Colle del Melogno posto al km 88.1. Tra i velocisti più in difficoltà sulla predetta salita si segnalavano Fabio Jakobsen (Team DSM – Firmenich PostNL) e Fernando Gaviria (Team Movistar). Munoz si aggiudicava il traguardo Intergiro di Altare posto al km 116.5. Una doppia caduta metteva fuori gioco Biniam Girmay (Team Intermarchè Wanty) che era addirittura costretto al ritiro. De Bod vinceva il traguardo volante di Savona posto al km 130.6. Una volta raggiunta la fuga il gruppo manteneva alta la velocità ma nonostante ciò Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) tentava un attacco isolato poco prima dell’ultimo km. Il gruppo rientrava sul ciclista italiano a circa 700 metri dall’arrivo. Nella volata Jonathan Milan (Team Lidl Trek) si imponeva davanti a Kaden Groves (Team Alpecin Fenix) e Phil Bauhaus (Team Bahrain Victorious). Chiudevano la top five Olav Kooij (Team Visma Lease a Bike) in quarta posizione e Tim Merlier (Team Soudal Quick Step) in quinta posizione. Nella top ten si segnalava il sesto posto di Davide Ballerini (Team Astana Qazaqstan), l’ottavo posto di Enrico Zanoncello (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) ed il decimo posto di Giovanni Lonardi (Team Polti Kometa). Per Milan è il quarto successo stagionale ed ora è anche la nuova maglia ciclamino. In classifica generale Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) resta in maglia rosa davanti a Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) e Daniel Martinez (Team BORA Hansgrohe). Domani è in programma la quinta tappa da Genova a Lucca di 178 km. I due gpm di Passo del Bracco e di Montemagno, quest’ultimo ad una ventina di km dalla conclusione, non dovrebbero pregiudicare le chance dei velocisti, che al 99% si giocheranno la vittoria per la terza tappa di fila.
Antonio Scarfone