CORT NIELSEN VINCE LA VENETO CLASSIC 2024
Magnus Cort Nielsen (Team Uno X Mobility) conferma la sua fama di cagnaccio e resiste all’inseguimento degli avversari più temibili dopo aver attaccato insieme a Foldager e Bayer. Nel finale il danese dà tutto sulla salita della Diesel Farm e sul successivo strappo di Contrà Soarda andando a vincere meritatamente il Veneto Classic
La Veneto Classic, corsa che chiude il calendario ciclistico su strada 2024, parte da Soave e termina a Bassano del Grappa dopo 191.7 km. Percorso impegnativo con due circuiti ben distinti da affrontare. Il primo vede protagonista la doppia scalata della Rosina, lunga 2.6 km al 6,1%, dopodichè si entra nel secondo circuito della Tisa, con i suoi 300 metri in pavè con pendenze vicine al 16%. Saranno cinque i passaggi su questo muro vero e proprio prima del gran finale con la salita in sterrato della Diesel Farm (1.4 km al 9% con tratti superiori all’11%) e di Strada Soarda (400 metri al 13%). Davide Formolo (Team Movister) difende la vittoria del 2023 ma attenzione anche a Marc Hirschi, capitano del solito squadrone UAE Team Emirates e vincitore nel 2022. La fuga di giornata partiva dopo una decina di km grazie all’azione di Anders Foldager (Team Jayco AlUla), Magnus Cort (Team Uno-X Mobility), Alexis Gougeard (Team Cofidis), Tobias Bayer (Team Alpecin – Deceuninck), Kyrylo Tsarenko (Team Corratec – Vini Fantini) e Riccardo Biondani (Team General Store – Essegibi – F.Lli Curia). Dopo 60 km di corsa il vantaggio della fuga sul gruppo era di 2 minuti e 40 secondi. Sul primo passaggio sulla Rosina il vantaggio della fuga sul gruppo inseguitore era di 6 minuti. Sul secondo passaggio sulla Rosina il gruppo era segnalato a 3 minuti e 5 secondi di ritardo dai sei fuggitivi con UAE Team Emirates e Team Polti Kometa a fare l’andatura. Tsarenko e Biondani erano i primi due ciclisti a staccarsi dalla testa della corsa. I primi passaggi sul muro della Tisa si facevano sentire nelle gambe dei ciclisti. Anche Gougeard si staccava a circa 50 km dalla conclusione. Restavano in testa Cort Nielsen, Foldager e Bayer. A 26 km dalla conclusione si formava il primo gruppo inseguitore composto da George Bennett (Team Israel Premier Tech), Filippo Baroncini (UAE Team Emirates), Davide De Pretto (Team Jayco AlUla), Giulio Pellizzari (Team VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), Lorenzo Rota e Simone Gualdi (Team Intermarchè Wanty). Al primo gruppo inseguitore si aggregavano tra gli altri Xandro Meurisse ed Axel Laurance (Team Alpecin Deceuninck), Corbin Strong (Team Israel Premier Tech), Davide Formolo (Team Movistar), Francesco Busatto e Georg Zimmermann (Team Intermarchè Wanty), Diego Ulissi (UAE Team Emirates) e Gianluca Brambilla (Q36.5 Pro Cycling). Sullo strappo della Diesel Farm Cort Nielsen provava ad allungare in testa alla corsa con le ultime forze rimaste. Il danese manteneva ancora una quarantina di secondi di vantaggio all’inizio della Contrà Suarda, ultima asperità della corsa. Dando fondo a tutte le energie residue, Cort Nielsen riusciva a mantenere un vantaggio risicato ma sufficiente a consentirgli di vincere con 16 secondi di vantaggio su Gregoire. In terza posizione a 18 secondi di ritardo Meurisse sprintava per il gradino più basso del podio davanti a Hirschi e Zana. Per Cort Nielsen è la quarta vittoria stagionale. Si chiude così con la Veneto Classic una stagione ciclistica molto intensa.
Antonio Scarfone
NEILSON POWLESS VINCE LA JAPAN CUP
Seconda vittoria in tre anni della classica giapponese per Powless che attacca al momento giusto e vince in una volata ristretta davanti a Van Wilder e Mohoric
La Japan Cup 2024 presenta il consueto percorso compreso nel circuito di Utsunomiya da affrontare 14 volte per un totale di 144.2 km e con la salita del Monte Kogashiyama principale insidia altimetrica della corsa. Una prima fuga ha visto protagonisti Simon Yates (Team Jayco AlUla), Andrea Pasqualon (Team Bahrain Victorious), Georg Steinhauser (Team EF Education EasyPost), Hamish Beadle (Team Novo Nordisk), Masaki Yamamoto (JLC Team UKYO) e Shotaro Iribe (Team Shimano Racing). Dopo una sessantina di km attacchi e contrattacchi nel gruppo rimescolavano la situazione con Anthony Perez (Team Cofidis) al contrattacco. Il francese veniva ripreso a 81 km dalla conclusione. L’attacco decisivo, a circa 50 km dalla conclusione, veniva portato da un quintetto formato da Michael Woods (Team Israel Premier Tech), Neilson Powless (Team EF Education EasyPost), Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious), Mauri Vansevenant ed Ilan van Wilder (Team Soudal Quick Step). Sull’ultima ascesa del Monte Kogashiyama i cinque ciclisti attaccavano a ripetizione, con Vansevenant tra i più attivi a proteggere il suo capitano Van Wilder. Nel tratto vallonato a circa 2 km dalla conclusione, una volta staccatosi Vansevenant, era Powless ad allungare ed a mantenere la testa della corsa fino all’arrivo. Lo statunitense vinceva davanti a Van Wilder mentre terzo era Mohoric. Chiudevano la top five Woods in quarta posizione e Vansevenant in quinta posizione, quest’ultimo a 4 secondi di ritardo da Powless. Il gruppo giungeva al traguardo ad oltre 4 minuti di ritardo, regolato da Julien Bernard (Team Lidl Trek). Per Powless è la seconda vittoria staginale dopo aver vinto il Gran Piemonte dieci giorni fa.
Antonio Scarfone
TOUR OF GUANGXI: RIVOLUZIONE VAN EETVELT, PER LUI TAPPA E MAGLIA
La quinta tappa della corsa cinese ha rispettato le attese. Il successo e la leadership in classifica sono andate a Lennert Van Eetvelt davanti a Oscar Onley e Alex Baudin. Primo italiano Giovanni Aleotti, sesto davanti a Lorenzo Fortunato.
La quinta tappa che si è conclusa con l’ascesa di Nongla ha rispettato le attese. Quella che veniva considerata la tappa regina ha visto il successo del portacolori della Lotto-Dstny Lennert Van Eetvelt, che si è imposto davanti a Oscar Onley (Team dsm-firmenich PostNL), arrivato dopo 2″, Alex Baudin e Victor Lafay (Decathlon AG2R La Mondiale), che hanno terminato staccati di 9″. A seguire si incontrano Pavel Sivakov (UAE Team Emirates) a 11″, Giovanni Aleotti (Red Bull – BORA – hansgrohe) a 15″, Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan Team) a 23″, Ewen Costiou (Arkéa – B&B Hotels) a 25″, Welay Hagos Berhe (Team Jayco AlUla) e Felix Großschartner (UAE Team Emirates) a 26″ e via via tutti gli altri.
Il successo di tappa ha fatto salire in vetta alla generale il belga, che a una tappa dal termine precede Onley di 5” e Baudin di 15”. I due italiani, ovvero Aleotti e Fortunato, meglio piazzati nella tappa sono rispettivamente 6° e 7° con un ritardo di 25”e di 33”.
La tappa era iniziata con la fuga di Koen Bouwman (Visma Lease a Bike), Warre Vangheluwe (Soudal-Quick Step), Stefan Bissegger e Jonas Rutsch (questi ultimi in forza alla EF Education-EasyPost). I quattro sono riusciti a raggiungere l’inizio della salita finale, prima che gli attesi big cominciassero il duello decisivo per la conquista della tappa. Il primo a muoversi è stato Tim Wellens (UAE Team Emirates), che ha di fatto lanciato Lafay, pronto a rispondere al belga. Le cose sembravano sorridere al francese, ma nelle ultime centinaia di metri sono sopraggiunti Onley e Van Eetvelt, che si sono giocati la tappa.
Ora rimane la sola frazione conclusiva di Nanning, che prevede 4 giri di un circuito lungo 27 Km e caratterizzato da un muro di 1400 metri al 11.6% che non dovrebbe impedire l’arrivo allo sprint, considerati i quasi 20 Km che si dovranno percorrere dopo l’ultimo scollinamento per andare al traguardo.
Mario Prato
TOUR OF GUANGXI: BIS DI VERNON, MA LA LEADERSHIP RITORNA A KANTER
Seconda vittoria consecutiva per Ethan Vernon che, però, a causa di una penalizzazione di 20” perde la leadership in classifica. Secondo di giornata il tedesco Max Kanter, che riconquista la maglia di leader, terza piazza per Alberto Bruttomesso. Piazzamento nella TopTen anche per Davide Cimolai, sesto.
Il non partecipare ai Mondiali su Pista in corso in questi giorni non sembra essere un peso per il britannico Ethan Vernon (Israel – Premier Tech), che tra ieri e oggi si è preso il lusso di centrare due vittorie consecutive sulle strade cinesi. Peccato solo che, a causa di una penalizzazione di 20” per “bidon collè”, ha già visto sfumare la leadership conquistata dopo la vittoria di ieri.
Alle spalle del ventiquattrenne nato a Bedford si è piazzato il tedesco Max Kanter (Astana Qazaqstan Team), che ha riconquistato la vetta della classifica, mentre terzo si è piazzato l’italiano Alberto Bruttomesso (Bahrain – Victorious). Proseguendo l’ordine d’arrivo troviamo Lionel Taminiaux (Lotto Dstny), Mick van Dijke (Team Visma | Lease a Bike), Davide Cimolai (Movistar Team), Riley Pickrell (Israel – Premier Tech), Niklas Märkl (Team Dsm-Firmenich PostNL) e Matevž Govekar (Bahrain – Victorious), con Gijs Van Hoecke (Intermarché – Wanty) a chiudere la TopTen.
In classifica generale come già detto è ritornato in vetta il tedesco Kanter, che vanta un distacco di 1” su Stan Dewulf (Decathlon AG2R La Mondiale Team) e di 2″ su Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates). Primo italiano è Bruttomesso, nono a 8″.
La quinta tappa, che prenderà il via attorno alle cinque di stanotte ora italiana (le undici in Cina), dovrebbe essere quella decisiva per la definizione della classifica, che in queste prime 4 tappe è stata monopolizzata dalle ruote veloci e dai risultati conseguiti dalle stesse nelle volate fin qui disputate. La Yizhou – Nongla di 165.8 Km terminerà, infatti, con l’arrivo in salita presso il Nongla Scenic Spot: l’ascesa finale, valido come GPM di prima categoria, poco più di 3 Km al 6.6% con un rampa finale al 15% di pendenza massima.
Mario Prato
TOUR OF GUANGXI: NELLA TERZA GIORNATA CADUTE E RITIRI; PER VERNON TAPPA E MAGLIA
La tappa più lunga del Tour of Guangxi è stata caratterizzata da una maxi caduta nelle primissime fasi di gara che ha costretto il collegio di giuria a sospenderla per permettere ai ciclisti coinvolti ancora intenzionati a farlo, di rimettersi in condizione di ripartire. Vittoria di tappa per Ethan Vernon, che è il nuovo leader della classifica.
Oggi in Cina era il giorno della tappa più lunga del Tour of Guangxi, 214 Km per andare da Jingxi a Bama, frazione che è passata alla storia per la maxi caduta che, nella prima parte della corsa, ha costretto il collegio di giura a interromperla per lungo tempo, per dare modo ai numerosi corridori coinvolti di ricevere le cure del caso e rimettersi in sella. Così la gara riparte senza Mikkel Honoré (EF Education-EasyPost), Jhonatan Narváez (INEOS Grenadiers), Luke Plapp (Team Jayco AlUla), Milan Vader (Team Visma Lease a Bike), Binyan Ma (nazionale cinese) e Vegard Stake Laengen (UAE Team Emirates), che hanno abbandonato la gara.
Dopo la sospensione la corsa riprende con la fuga a due di Pepijn Reinderink (Soudal Quick-Step) e Dries De Bondt (Decathlon-AG2R La Mondiale), che riescono a mettere un divario sueriore ai 4 minuti tra loro e il gruppo, anche se il destino di questo tentativo è comunque segnato. Il finale di gara, infatti, favorisce nettamente gli inseguitori, che prima raggiungono De Bondt ai meno 12, poi anche Reinderink vede sfumare il sogno di vittoria quando era già entrato abbondantemente dentro ai -10.
La volata finale ha visto primeggiare, nonostante qualche difficoltà nel trovare il passaggio migliore, il britannico Ethan Vernon (Israel – Premier Tech) ai “danni” di un meglio lanciato Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates). Terzo si è piazzato Riley Pickrell (Israel – Premier Tech), che ha preceduto Milan Fretin (Cofidis); Marijn van den Berg (EF Education – EasyPost); Luke Lamperti (Soudal Quick-Step); Gijs Van Hoecke (Intermarché – Wanty); Max Kanter (Astana Qazaqstan Team); Davide Cimolai (Movistar Team); Iván García Cortina (Movistar Team) e gli altri.
La nuova classifica generale vede il vincitore Vernon precedere ancora Molano, accreditato dello stesso tempo del britannico, e De Bondt, staccato di 2”. Primo degli italiani è Davide Cimolai, 15° a 10”.
Stanotte si correrà la Bama – Jinchengjiang di 177 Km, tappa che prevede ben 4 GPM, sulll’ultimo dei quali (3.8 Km al 6%) si scollinerà a 35 Km dal traguardo.
Mario Prato
GIRO DEL VENETO, SUL MONTE BERICO VINCE CORBIN STRONG
La corsa veneta, una delle ultime corse di una stagione oramai agli sgoccioli, termina sulla rampa del Monte Berico, alle porte di Vicenza, dove piazza l’assolo vincente il neozelandese Corbin Strong
Da sempre c’è aria di smobilitazione una volta corso il Lombardia. Le poche corse che ancora rimangono in calendario vedono ai nastri di partenza una lunga fila di seconde leve, alla disperata ricerca di un successo che consenta loro di chiudere la stagione con un risultato apprezzabile. Il Giro del Veneto, corsa antica quanto il Giro d’Italia e con tutti i più forti corridori italiani tra i suoi vincitori (tranne Bartali e Gimondi), è decaduto dopo lo spostamento a ottobre (prima si correva tra fine agosto e inizio settembre), peraltro arrivato dopo molti anni in cui neanche si era più disputato e sembrava ormai tristemente avviato al “Cimitero delle Classiche”, ogni anno sempre più colmo di gare un tempo famose e molto ambite.
Quest’anno i chilometri da percorrere sono 165, di cui la seconda metà in un circuito di 15 chilometri da percorrere 5 volte e che presenta due piccole salite nei pressi di Vicenza, dove si trova il traguardo conclusivo. All’inizio del circuito, subito dopo la linea di arrivo, si deve raggiungere il Santuario di Monte Berico (1 km al 7%), e dopo qualche saliscendi arriva l’ascesa di Torri di Arcugnano, 1000 metri al 4%. La prima metà della gara è praticamente pianeggiante, tranne che per una leggera ascesa al 60esimo chilometro, il Monte del Roccolo (5 km al 4%). Ci aspetta un arrivo in volata? Se così fosse, il naturale favorito sarebbe il forte velocista australiano Kaden Groves (Alpecin – Deceuninck), quest’anno (e l’anno scorso) vincitore della classifica a punti della Vuelta. Se invece Groves non arrivasse coi primi il favorito d’obbligo sarebbe lo svizzero Marc Hirschi (UAE Team Emirates), che nella seconda parte di stagione ha vinto quasi tutte le corse alle quali non era presente Tadej Pogacar, ultima la Coppa Agostoni 10 giorni fa. Da non sottovalutare il nostro Diego Ulissi (UAE Team Emirates), il neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech), secondo pochi giorni fa nel Gran Piemonte, e il danese Magnus Cort (Uno-X Mobility), in agosto vincitore della Arctic Race of Norway.
Si parte alle 12.40; non fa freddo, ma piove e la solita fuga da lontano tarda a partire. Dopo 10 chilometri, ad ogni modo, si ritrovano in testa sette gregari di buona volontà e tra questi c’è il nostro Lorenzo Milesi (Movistar Team), l’anno scorso campione del mondo a cronometro U23, che purtroppo dovrà presto ritirarsi in seguito a una caduta. La corsa prosegue tranquilla, senza particolari sussulti e senza che i fuggitivi prendano un grande vantaggio, sino al circuito conclusivo: è nel corso del terzo giro che il gruppo rientra sui superstiti della fuga, ormai rimasti in quattro. Si scatena a questo punto la più classica delle bagarre, con molti corridori tra i favoriti che si lanciano in continui attacchi che sfilacciano il gruppo senza mai risultare decisivi. Tra i più attivi ci sono molti corridori della UAE, fra i quali il forte australiano Jay Vine (quest’anno primo degli scalatori alla Vuelta), Ulissi e lo stesso Hirschi. Finalmente, sotto la spinta dello svizzero, un gruppetto di una ventina di corridori, con al suo interno molti dei favoriti, riesce a staccarsi una volta per tutte dal resto del gruppo sulla penultima ascesa al Monte Berico. Poco dopo tenta la fuga solitaria, con buona convinzione, il nostro Gianluca Brambilla (Q36.5 Pro Cycling Team), che però viene ripreso sull’ultima ascesa del Monte Berico; nell’ultimo giro ci provano anche, con sempre minore convinzione, dapprima Hirschi e il francese Romain Grégoire (Groupama – FDJ), battuto proprio dallo svizzero nella Coppa Agostoni e, a pochi chilometri dall’arrivo, il nostro Giulio Pellizzari (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè). Il giovane italiano, che al secondo anno tra i professionisti si è messo in luce al Giro e in diverse corse a tappe minori, resiste sin quasi all’ultimo chilometro nonostante un vantaggio che rimane sempre di pochi metri. A questo punto il gruppetto lancia la volata, un po’ anomala perché la strada è in salita, leggera ma lunga circa 500 metri: le energie dei corridori sono al lumicino e, più che ad una volata, si assiste ad un forcing in cui a vincere è l’ultimo a cedere. Si tratta di Strong, che conferma uno stato di forma davvero eccellente e precede senza troppi sforzi il belga Xandro Meurisse (Alpecin – Deceuninck), che aveva vinto questa corsa 3 anni fa, alla ripartenza dopo i lunghi anni passati nell’anticamera del cimitero, e poi Grégoire, che pure conferma il suo ottimo stato di forma. Sembra in calo quella di Hirschi che, nonostante abbia cercato in tutti i modi di reggere il forcing conclusivo, arriva solo quinto, preceduto anche dal giovane Davide De Pretto (Team Jayco AlUla), primo degli italiani. Ventesimo Cort, 28esimo Ulissi. Groves, che non ha retto gli strappi del circuito finale, è fra i ritirati.
Andrea Carta
TOUR OF GUANGXI: A VANGHELUWE LA SECONDA TAPPA. KANTER NUOVO LEADER
La seconda tappa del Tour of Guagxi è andata al belga Vangheluwe che si è imposto su Kanter, nuovo leader della classifica, e Stewart. Quarto Bruttomesso e sesto Cimolai
La seconda tappa sembrava destinata a premiare la fuga di giornata. Ad animarla fin dalle prime battute sono stati Filip Maciejuk (Red Bull-BORA-hansgrohe), Julien Vermote (Visma-Lease a Bike), Chris Froome (Israel – Premier Tech), Taco van der Hoorn (Intermarché-Wanty), Martin Svrček (Soudal Quick-Step), Dries De Bondt (Decathlon AG2R La Mondiale), Daan Hoole (Lidl-Trek) e Thomas Champion (Cofidis). Strada facendo il gruppo si è ridotto ai soli Van der Hoorn e Svrček, con il traguardo ormai veramente vicino e la sorte apparentemente a favore dei due coraggiosi. Invece, il gruppo – seppur ridotto nelle unità – è riuscito a portare a termine l’inseguimento a 300 metri dal traguardo, nel momento stesso in cui è salito alla ribalta Warre Vangheluwe della Soudal Quick-StepMax che ha regolato Max Kanter (Astana Qazaqstan) e Jake Stewart (Israel-Premier Tech), saliti così sul podio di giornata. Ai piedi dello stesso podio è rimasto Alberto Bruttomesso (Bahrain Victorious), che ha chiuso quarto davanti al compagno di squadra Matevž Govekar, con Davide Cimolai (Movistar) sesto.
Grazie agli abbuoni conquistati piazzandosi al secondo posto il tedesco Kanter è salito in testa alla classifica, seppur con lo stesso tempo di Gijs Van Hoecke (Intermarché-Wanty), mentre terzo, staccato di 1″, è Stan Dewulf (Decathlon Ag2r La Mondiale).
Si disputerà ora la terza tappa, la più lunga di questa edizione dall’alto dei suoi 214 Km. Si disputerà da Jingxi a Bama con un tracciato collinare che potrebbe premiare i fuggitivi, sebbene non vada scartata nemmeno in questa occasione l’arrivo allo sprint, con i velocisti più resistenti del gruppo pronti a contendersi il successo di tappa.
Mario Prato
TAMINIAUX VINCE AL FOTOFINISH LA PRIMA TAPPA DEL TOUR OF GUANGXI
Il belga Lionel Taminiaux esce vincitore dall’analisi del fotofinish della prima frazione della corsa a tappe cinese. Posti d’onore per Gijs Van Hoecke e Juan Sebastian Molano, superati di un’incollatura. Primo italiano Davide Cimolai, quindicesimo.
Nella notte italiana ha preso il via il quinto Gree-Tour of Guangxi, prova UWT articolata su sei tappe.
La prima frazione di poco meno di 150 Km ha avuto come teatro la città di Fangchenggang. Si è svolta, infatti, su un circuito cittadino per lo più pianeggiante che ha favorito le ruote veloci. Le caratteristiche del tracciato hanno così portato ad una volata molto numerosa e veloce ed è servito il fotofinish per stilare l’ordine d’arrivo.
Il vincitore è così risultato Lionel Taminiaux, alla sua prima vittoria nel WorldTour. Il belga della Lotto-Dstny ha preceduto Gijs Van Hoecke (Intermarchè-Wanty), Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates), Juan Sebastián Molano (UAE Emirates), Ethan Vernon (Israel-Premier Tech), Max Kanter (Astana-Qazaqstan), Blake Quick (Jayco-AlUla), Dusan Rajovic (Bahrain-Victorious), Milan Fretin (Cofidis), Riley Pickrell (Israel-Premier Tech), Luke Lamperti (Soudal-Quick Step) e il resto del plotone.
La giornata di gara si è sviluppata sulla fuga di Rune Herregodts (Intermarché-Wanty), Stan Dewulf (Decathlon-AG2R La Mondiale Team) e Luis-Joe Lührs (Red Bull – BORA – hansgrohe). Il tedesco Lührs ha presto desistito lasciando l’onere e l’onore della fuga di giornata alla coppia belga. I due procedono di comune accordo, spartendosi anche i traguardi volanti che hanno incontrato strada facendo. Ovviamente il plotone non aveva intenzione di lasciare loro troppa liberta e il vantaggio dei due era costantemente intorno ai 2 minuti.
Dopo il terzo sprint intermedio, con l’avvicinarsi del traguardo Dewulf ha provato l’azione solitaria. Il tentativo, tutt’altro che velleitario, è comunque terminato ai meno 5, giusto in tempo per dare inizio alle grandi manovre che precedono ogni grande volata di gruppo. Il traguardo è stato così attraversato da molti ciclisti quasi sulla stessa linea, costringendo il collegio di giuria a ricorrere al fotofinish per sbrogliare la matassa-
Nella nottata si disputerà la seconda tappa, 181.5 Km per andare da Chongzuo a Jingxi. La frazione si compone due parti ben distinte, con la prima prevalentemente pianeggiante, e gli ultimi 40 chilometri caratterizatti da una salita di 9 Km al 3,6% (ma con un picco al 13,5%) che terminerà a una trentina di chilometri dall’arrivo. ai -29 dalla conclusione. Il tratto conclusivo, infine, si snoderà in lieve falsopiano, palcoscenico per un altro arrivo allo sprint, stavolta a gruppo più ristretto.
Mario Prato
POGACAR CALA IL POKER, SUPERIORITA’ IMPRESSIONANTE
Tadej Pogacar conquista per la quarta volta consecutiva la classica delle foglie morte ed eguaglia il record di Fausto Coppi. L’attacco sulla Colma di Sormano, dove tutti lo aspettavano, a poco meno di 50 Km dalla conclusione. Il vantaggio ha continuato a lievitare e all’arrivo un grande campione come Remco Evenepoel ha accusato un ritardo di oltre tre minuti. Anche l’Italia sul podio con un ottimo Giulio Ciccone, che rientra sul San Fermo e stacca tutti di slancio, resistendo negli ultimi 5 Km non adatti alle sue caratteristiche.
Il pronostico è stato rispettato pienamente, nessuno alla vigilia si aspettava qualcosa di diverso ma le vittorie di Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), caratterizzate da lunghe cavalcate solitarie, sono sempre un grande spettacolo per gli appassionati. La classe cristallina di questo grande corridore sloveno permette di gustare grandi emozioni anche in presenza di una superiorità che toglie l’incertezza, che pure tante volte rappresenta il sale delle corse. Nessuno può lamentarsi di sapere già come va a finire, perché ammirare le imprese di questo fuoriclasse vale, per usare un espressione propria di altri sport, “il prezzo del biglietto”.
Il secondo classificato, Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), ha staccato tutti gli altri nella parte finale della salita verso la Colma di Sormano e alla fine ha inflitto un distacco di oltre 1′30″ a Giulio Ciccone (Lidl – Trek), giunto terzo, e a un Enric Mas (Movistar Team) entrato in condizione in questo finale di stagione.
Questo dimostra che Evenepoel si trovava in buona condizione oggi; ciononostante il ritardo pagato dal campione olimpico ha superato i 3 minuti, segno che molto semplicemente Pogacar è andato più forte su tutti i quasi 50 Km nei quali è stato in testa alla corsa, senza accusare mai passaggi a vuoto.
La squadra ha tenuto sotto controllo una corsa che è partita subito scoppiettante, con una girandola di attacchi e contrattacchi quasi tutti neutralizzati sul nascere.
Dopo la prima salita si forma un gruppetto con Rémy Rochas (Groupama-FDJ), Wilco Kelderman (Team Visma | Lease A Bike), Axel Laurance (Alpecin-Deceuninck), Matej Mohorič (Bahrain Victorious), Brandon Rivera (INEOS Grenadiers), Julien Bernard (Lidl-Trek) e Martijn Tusveld (Team dsm-firmenich PostNL), ma lungo le rampe verso Selvino si verifica un’altra girandola di attacchi.
Da questa fase molto confusa nasce l’attacco che caratterizzerà la corsa, fuga composta da 22 atleti: oltre ai citati Kelderman, Rochas, Bernard, Mohorič, Tusveld e Rivera ci sono Eddie Dunbar (Team Jayco AlUla), Einer Rubio (Movistar Team), Daniel Felipe Martinez (Red Bull – BORA – hansgrohe), Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), Harold Martín Lopez (Astana Qazaqstan Team), Matteo Fabbro (Team Polti Kometa), Bastien Tronchon (Decathlon Ag2R La Mondiale), Anders Halland Johannessen (Uno-X Mobility), Tiesj Benoot (Team Visma | Lease a Bike), Xandro Meurisse (Alpecin-Deceuninck), Damiano Caruso (Bahrain Victorious), Rudy Molard (Groupama-FDJ), Thymen Arensman (INEOS Grenadiers), Gregor Mühlberger (Movistar Team), Mauri Vansevenant (Soudal Quick-Step) e Kevin Vermaerke (Team dsm-firmenich PostNL).
La UAE, in testa al gruppo, controlla la situazione e il vantaggio va un po’ a fasi alterne, toccando un massimo di poco più di tre minuti.
Il primo a perdere contatto dal gruppo di testa è Tiberi, che si stacca lungo le rampre di Valpiana e viene ripreso dal gruppo, staccandosi subito anche da esso.
Dopo il Ghisallo, affrontato senza sussulti, e un successivo tratto pianeggiante in riva al Lario i battistrada approcciano la colma di Sormano con circa un minutp sul gruppo. Come era prevedibile, salta l’accordo in seno ai fuggitivi e davanti rimane da solo Meurisse, che contrattacca su un tentativo promosso da Molard, al quale avevano aderito anche Rochas, Dunbar e Rubio.
Il gruppo, intanto, si assottiglia sensibilmente con l’azione dei pezzi da 90 Adam Yates (UAE Team Emirates) e Pavel Sivakov (UAE Team Emirates), che mirano a chiudere sugli attaccanti per lanciare Pogacar, cosa che avviene a 48,5 Km dalla conclusione.
Nessuno prova a seguire la terribile accelerazione del campione del mondo ma Evenepoel e Mas salgono del loro passo e con Lennert Van Eetvelt (Lotto Dstny) vanno a formare il primo gruppo inseguitore.
Pogacar ha un altro passo e scollina con oltre un minuto. Evenepoel, non avendo ricevuto cambi, decide di andare via da solo e stacca i compagni di avventura sulle ultime rampe della salita.
Nella discesa e nel successivo tratto il vantaggio di Pogacaer su Evenepoel continua ad aumentare, mentre dietro naufragano e vanno a formarsi e disunirsi in continuazione gruppetti nei quali è sempre presente un ottimo Sivakov, che pure si era speso per chiudere sulla fuga.
Sulla salita di San fermo della Battaglia Sivakov prova ad accelerare ma, da dietro, rientra Ciccone che rilancia e riesce a prendere un po’ di vantaggio, un gap che riuscirà a mantenere anche nel tratto finale, più favorevole agli inseguitori.
Sul traguardo di Como il campione del mondo precede quello olimpico di 3′16″ e il nostro Ciccone di 4′31″. Va sottolineata comunque la prestazione dell’abruzzese perché, dopo essere rimasto staccato, non è semplice trovare la forza per rientrare e staccare gli avversari in salita, dopo 250 Km di una corsa dura disputata a ritmi elevati.
La prima considerazione che viene spontanea è pensare a Evenepoel. Questo grande campione ha la sfortuna di aver trovato un avversario che nasce ogni 100 anni. Senza un corridore che rarissimamente si trova come avversario in questo sport, Evenepoel probabilmente avrebbe fatto man bassa tra classiche e mondiali. Pogacar lo sta facendo letteralmente impazzire e il belga le sta provando tutte per riuscire a contrastarlo, ma quando Tadej è in condizione non ce n’è per nessuno. Il problema è che il campione del mondo è in forma per tutta la stagione, aperta con la vittoria alla Strade Bianche con un attacco a 85 km dalla conclusione, continuata con le vittoria alla Liegi, al Giro d’Italia e al Tour de France e conclusa con le affermazioni al campionato del mondo e al Giro di Lombardia; così ad Evenepoel rimane la vittoria nelle corse che Pogacar non disputa, come ad esempio le Olimpiadi, conquistate dal belga sia in linea che a cronometro.
Una stagione come quella appena conclusa è probabilmente irripetibile, tuttavia Pogacar ha raggiunto la piena maturità atletica e pertanto continuerà anche nella prossima stagione a dare spettacolo per tutto l’arco di essa.
Benedetto Ciccarone
POWLESS RESISTE, IL GRAN PIEMONTE È A STELLE E STRISCE
Sembrava destinato ad essere riacciuffato a pochi passi dal traguardo. Invece lo statunitense Powless si è dimostrato più forte del suo cognome (letterlamente “impotente”), è riuscito a resistere al ritorno del gruppo inseguitore e far suo il Gran Piemonte.
C’era una volta il Giro del Piemonte, gara quasi leggendaria la cui prima edizione si è svolta nel 1906, ancora prima che nascesse il Giro d’Italia, e che ha dato origine al mito del “Diavolo Rosso”, quel Giovanni Gerbi cantato da Paolo Conte e che ha vinto le sue prime tre edizioni. Ma nel palmares di questa corsa compaiono nomi davvero illustri, il meglio del ciclismo italiano con la curiosa eccezione di Coppi (che pure era piemontese) e con Magni che l’ha vinta al primo ed ultimo anno da professionista, a ben 14 anni di distanza. Tra gli stranieri, oltre al solito Merckx, spiccano i nomi di Altig, De Vlaeminck, Adrie van der Poel (padre di Mathieu), Breukink, Virenque, Gilbert e Bernal. L’anno scorso ha vinto il nostro Andrea Bagioli, ormai più famoso per il suo tentativo di seguire Pogacar al Mondiale di Zurigo che per i suoi meriti ciclistici; tuttavia quest’anno Bagioli è assente e i nostri colori sono difesi da Diego Ulissi (UAE Team Emirates), Alberto Bettiol (Astana Qazaqstan Team), Giulio Ciccone (Lidl – Trek) e Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), che da oltre tre mesi, dal Giro d’Austria, non ottiene risultati di rilevo nelle prove su strada che non siano a cronometro. Tra gli stranieri che aspirano al successo da segnalare almeno il belga Stan Van Tricht (Alpecin – Deceuninck), che ha appena vinto la Coppa Bernocchi, lo sloveno Matej Mohorič (Bahrain – Victorious, una Sanremo nel suo palmares), l’americano Neilson Powless (EF Education – EasyPost, quarto alla Coppa Bernocchi), l’inglese Thomas Pidcock (INEOS Grenadiers, grande passista e quest’anno vincitore dell’Amstel), lo spagnolo Alex Aranburu (Movistar Team, terzo alla Coppa Bernocchi), l’australiano Kaden Groves (Alpecin – Deceuninck, forte velocista e quest’anno vincitore della classifica a punti alla Vuelta), il giovane svizzero Jan Christen (UAE Team Emirates, quarto ai Mondiali U23) e l’eterno francese Romain Bardet (Team Dsm-Firmenich PostNL, due podi al Tour).
La corsa, che dal 2009 si chiama “Gran Piemonte” e quest’anno è lunga 182 chilometri, prende il via alle 12.25 dal paese di Valdengo, in provincia di Biella, per arrivare a Borgomanero, in provincia di Novara, dopo aver lambito le Alpi nei pressi del lago d’Orta: è in questa zona che si trova la salita che potrebbe decidere la gara, il Passo della Colma, quasi 9 chilometri con pendenza media del 5,5% e un tratto finale sopra il 12%. Il passo, situato a quasi 1000 metri sul livello del mare, è però molto lontano dal traguardo (62 Km) e difficilmente un corridore che non si chiami Tadej Pogacar avrebbe chance realistiche di resistere ad un lungo inseguimento, a meno che non succeda qualcosa anche sui due strappi successivi, peraltro non molto impegnativi, le salite della Cremosina (5 Km al 3%) e di Traversagna (3 Km al 4%). Ad ogni modo il tempo è – finalmente! – buono anche se freddo, e quindi parte la solita fuga da lontano, con quattro gregari di buone speranze tra cui il nostro Luca Colnaghi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), che dopo qualche buon risultato da dilettante non si è ancora fatto notare fra i professionisti (è al suo terzo anno). Il gruppo, come sempre in questi casi, sonnecchia e lascia che i fuggitivi prendano un vantaggio abissale, in certi momenti vicino ai 7 minuti. Dopo oltre due ore di gara a buona andatura inizia la salita della Colma e il vantaggio dei fuggitivi, che sulle prime rampe è ancora sui 4 minuti, si riduce rapidamente mentre il gruppo perde pezzi (fra questi Ganna, che presto abbandonerà). Anche il tempo inizia a guastarsi e i fuggitivi si frazionano finché in testa non rimangono i soli Nickolas Zukowsky (Team Dsm-Girmenich PostNL, campione canadese l’anno scorso) e Francisco Muñoz (Team Polti Kometa). In cima al passo i due mantengono un minuto circa di vantaggio sugli ex compagni di fuga, a loro volta tallonati dal gruppo che sulle ultime rampe della salita si è frazionato. Molti dei favoriti, e fra questi c’è il nostro Ciccone, sono nelle posizioni di testa. Nella discesa della Colma i migliori si avvantaggiano progressivamente sul resto del gruppo e sulla salita della Cremosina si riportano sui fuggitivi. Rimangono quindi al comando una ventina di corridori, fra cui Ciccone, Powless, Aranburu, Pidcock, Mohorič e Bardet. Verso la cima della Cremosina, col tempo che migliora nuovamente, parte deciso Powless, che sulla discesa successiva arriva a guadagnare una 30ina di secondi, mentre da dietro molti corridori rientrano alla spicciolata sul gruppo dei migliori, che a poco a poco si ingrossa sino a raggiungere una cinquantina di unità. Quando inizia l’ultima salita, quella di Traversagna, Powless ha raggiunto un vantaggio superiore ai 40 secondi e inizia coltivare sogni proibiti: in cima, a 24 chilometri dall’arrivo, il vantaggio è però sceso a 20 secondi. Gli inseguitori, paradossalmente troppi per riuscire a organizzarsi a dovere e portare a termine la rincorsa, iniziano a guardarsi in faccia e Powless torna a guadagnare nel tratto in pianura, sino ad arrivare ad avere 33 secondi di vantaggio al passaggio da Borgomanero, dove inizia un breve circuito prima del traguardo finale, al quale mancano 11 chilometri). Il nostro Ciccone, sino a quel momento sempre fra i primi, cade rovinosamente poco prima di entrare nel circuito e, pur rialzandosi, rimane tagliato fuori dalle prime posizioni, arrivando in coda al gruppo. A 7 chilometri dall’arrivo a Powless restano 15 secondi e l’americano pare spacciato; ma ai meno 5 nulla è cambiato e ai meno 4 il suo vantaggio è persino risalito a 18 secondi. La speranza cresce e a 3 chilometri dalla fine, col vantaggio immutato, il finale si annuncia al cardiopalmo. Ai meno 2 chilometri Powless ha ancora 16 secondi: è ormai impossibile non tifare per l’uomo solo al comando, anche quando non è Pogacar! All’ultimo chilometro, incredibile ma vero, i secondi di vantaggio sono tornati18, ai meno 500 metri sono ancora una quindicina con l’americano, stremato dallo sforzo disperato, che sembra rallentare mentre dietro il gruppo aumenta la velocità. Ai 200 metri si rialza, sembra quasi fermarsi, e invece esulta e vince, con l’inerzia che lo porta oltre la linea di arrivo con appena 5 secondi di vantaggio; alle sue spalle l’inutile volata viene vinta dal giovane neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech) mentre terzo arriva, come nella Coppa Bernocchi, Aranburu. Powless non sarà Pogacar e questa è solo la sua quinta vittoria da professionista, ma è senza dubbio la più bella e la più esaltante della sua carriera. Degnamente, ormai possiamo dirlo, scrive il suo nome accanto ai grandi del passato. Peccato per i nostri, ancora una volta assenti e con Ciccone caduto quando sembrava avere buone chance; il migliore italiano è stato Filippo Magli (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), quarto. Van Tricht arriva tra gli ultimi; tra i ritirati più illustri, insieme a Ganna, c’è da segnalare anche Christen.
Andrea Carta