HUY, C’EST MOI… ALEJANDRO!
aprile 23, 2014 by Redazione
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Alejandro Valverde fa sua per la seconda volta la Freccia Vallone dopo 8 anni, con una sparata negli ultimi 300 metri alla quale devono arrendersi un redivivo Daniel Martin ed un ancora troppo inesperto Kwiatkowski. Una fuga a tre caratterizza la corsa che si scalda negli ultimi 30 km. “Dani” Moreno e Philippe Gilbert grandi delusi di giornata, mentre per l’Italia si segnala un dignitoso 14° posto di Vincenzo Nibali ed una sfortunata caduta di Damiano Cunego, che lo esclude dalla bagarre finale. Domenica degna conclusione della Settimana delle Ardenne con la 100° edizione della Liegi-Bastogne-Liegi che, in considerazione delle ultime uscite, schiererà sicuramente una nutrita schiera di favoriti.
Dopo l’affermazione nel 2006, Alejandro Valverde vince la 78° edizione della Freccia Vallone grazie ad un scatto giusto al momento giusto sull’ultima delle tre ascese al Muro d’Huy. Dopo aver vinto già in questa stagione la Vuelta a Andalucía, la Vuelta a Murcia e la Roma Maxima, il murciano della Movistar si aggiudica la corsa intermedia della settimana delle Ardenne, iniziata domenica 20 Aprile con l’Amstel Gold Race e che si concluderà domenica 27 con la Liegi Bastogne Liegi, sfruttando nel migliore dei modi il grande lavoro della sua squadra. Nella cronaca della corsa si sviluppava dopo pochi chilometri dal via da Bastogne la fuga di giornata, comprendente Jonathan Clarke (UnitedHealth), Preben Van Hecke (Topsport Vlaanderen) e Ramunas Navardauskas (Garmin), il cui vantaggio non superava mai i 7 minuti, poichè il gruppo controllava il tentativo alternando in testa le squadre degli uomini più attesi. Così, il primo dei tre passaggi sul Muro di Huy, ai meno 86 km dall’arrivo, vedeva un vantaggio già inferiore ai sei minuti. In testa al gruppo faceva l’andatura la Trek in appoggio del capitano Frank Schleck. Le “côtes” da scalare – in totale 11 – rendevano la corsa interessante anche perché erano posizionate nella seconda parte del percorso. Ai meno 50 era la Lampre di Cunego a dare un’ulteriore sferzata in testa al gruppo, che guadagnava in poco tempo oltre un minuto sui tre di testa. Durante l’ascesa verso la Côte de Bousalle, ai meno 47, Clarke alzava bandiera bianca e la fuga si riduceva a sole due unità. Negli ultimi 30 km si concentravano le fasi calde della corsa: era la Movistar ad aumentare il ritmo sulla Côte d’Ahin e a far scendere ulteriormente il vantaggio della coppia di testa, ora a meno di tre minuti dal gruppo. Prima del penultimo passaggio sul Muro di Huy, di nuovo Trek e Lampre si facevano vedere nelle prime posizioni, dando man forte alla Movistar e alla Katusha. Piuttosto passiva, invece, era la BMC di Philippe Gilbert, quasi mai nel vivo della corsa. Attiva anche l’Europcar, che animava proprio il penultimo passaggio sul Muro d’Huy, ai meno 25: prima Rolland e poi Gautier scattavano e quest’ultimo in particolare riusciva a scollinare per primo all’inseguimento di Navardauskas e Van Hecke, distanti ormai non più di una trentina di secondi. Era, però, pronta la reazione, in particolare, di Katusha e Movistar, che mettevano alcuni uomini alle spalle del coraggioso francese, tra i quali Kolobnev, Caruso e Herrada López. Gautier veniva, infine, raggiunto ai meno 20. La Côte d’Ereffe, ai meno 11, dopo che Navardauskas prima e Van Hecke dopo venivano raggiunti, vedeva gli ultimi attacchi in testa al gruppo. Era prima Chris Anker Sørensen (Tinkoff Saxo) e poi Jérémy Roy (FDJ) a tentare rispettivamente l’attacco, ma in entrambi i casi era prima la Katusha e poi l’Orica GreenEDGE a rinvenire sugli attaccanti. A circa tre chilometri dall’arrivo, annullati tutti i tentativi, il gruppo si presentava ormai compatto, composto di una quarantina di atleti, ai piedi del Muro Di Huy. Una caduta metteva, però, fuori gioco Damiano Cunego, che ‘scodava’ più per disattenzioni proprie che per colpa di altri ciclisti, trascinando con sè “Purito Rodríguez (già piuttosto dolorante dopo la caduta nell’Amstel Gold Race), Fränk Schleck e Pieter Weening. La bagarre intanto era iniziata in testa al gruppo, che aveva iniziato la scalata finale al Muro di Huy. Gastauer (AG2R) provava ad anticipare tutti, ma veniva in breve tempo risucchiato dal gruppo. Era allora Bauke Mollema ad imprimere un bel ritmo, mentre il polacco Michal Kwiatkowski era alle sue spalle in rampa di lancio: il suo scatto avveniva, a tutta birra, a 500 metri dall’arrivo ma, come per l’Amstel, il troppo ardore, unito ancora all’inesperienza per questo tipo di finali, tradivano il giovane polacco che veniva raggiunto e superato da un redivivo Daniel Martin. Ma da dietro, con uno scatto ancora più incisivo, era Alejandro Valverde che ai meno 300 metri sverniciava l’irlandese ed andava a trionfare a braccia alzate sotto il traguardo. Chiudevano la top five Bauke Molelma in quarta posizione e Tom-Jelte Slagter in quinta. “Dani” Moreno e Philippe Gilbert, grandi attesi della vigilia, dovevano invece accontentarsi rispettivamente di un anonimo nono e decimo posto. 14mo e primo degli italiani si classificava Vincenzo Nibali, a dimostrazione che il lavoro svolto in altura potrà sicuramente giovargli nella Liegi-Bastogne.Liegi di domenica prossima, corsa che si adatta meglio alle sue caratteristiche e che resta aperta a molte soluzioni. Lo stesso Valverde può a ben vedere essere considerato un favorito, così come Daniel Martin che sembra essere tornato in buone condizioni ed è anche il detentore della ‘Decana’. Appuntamento quindi a domenica 27 Aprile per l’ultimo atto della settimana delle Ardenne, prima che Giro di Romandia e Giro d’Italia calamitino le attenzioni degli appassionati di ciclismo.
Giuseppe Scarfone
ORDINE D’ARRIVO
1 Alejandro Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team 4:36:45
2 Daniel Martin (Irl) Garmin Sharp 0:00:03
3 Michal Kwiatkowski (Pol) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:00:04
4 Bauke Mollema (Ned) Belkin Pro Cycling Team
5 Tom Jelte Slagter (Ned) Garmin Sharp 0:00:06
6 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Belisol
7 Michael Albasini (Swi) Orica Greenedge 0:00:08
8 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo
9 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Team Katusha 0:00:11
10 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team 0:00:15
11 Julian David Arredondo Moreno (Col) Trek Factory Racing 0:00:17
12 WoutPoels (Ned) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:00:19
13 Paul Martens (Ger) Belkin Pro Cycling Team 0:00:23
14 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 0:00:24
15 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling 0:00:26
16 Simon Clarke (Aus) Orica Greenedge 0:00:28
17 Diego Ulissi (Ita) Lampre-Merida
18 Rudy Molard (Fra) Cofidis, Solutions Credits
19 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
20 Jurgen Van Den Broeck (Bel) Lotto Belisol
21 Tom Dumoulin (Ned) Team Giant-Shimano
22 Gorka Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team 0:00:32
23 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Shimano 0:00:37
24 Sébastien Reichenbach (Swi) IAM Cycling 0:00:40
25 Daan Olivier (Ned) Team Giant-Shimano 0:00:43
26 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin Pro Cycling Team 0:00:45
27 Ivan Santaromita (Ita) Orica Greenedge 0:00:48
28 Thomas Sprengers (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:00:51
29 Thomas Degand (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:00:54
30 Laurens Ten Dam (Ned) Belkin Pro Cycling Team
31 Cyril Gautier (Fra) Team Europcar
32 Jean-Marc Marino (Fra) Cannondale
33 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
34 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team
35 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale 0:00:58
36 Carlos Alberto Betancur Gomez (Col) AG2R La Mondiale 0:01:00
37 Chris Anker Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo 0:01:03
38 Alex Howes (USA) Garmin Sharp 0:01:04
39 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale
40 Jerome Coppel (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:01:12
41 Jesus Herrada Lopez (Spa) Movistar Team 0:01:14
42 Thomas Lövkvist (Swe) IAM Cycling 0:01:17
43 Jan Bakelants (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
44 Benoît Vaugrenard (Fra) FDJ.fr 0:01:23
45 Ben Hermans (Bel) BMC Racing Team 0:01:25
46 Jérémy Roy (Fra) FDJ.fr
47 Cameron Meyer (Aus) Orica Greenedge
48 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha 0:01:30
49 Eduard Vorganov (Rus) Team Katusha
50 Bart De Clercq (Bel) Lotto Belisol 0:01:32
BANG BANG YOU SHOT ME DOWN INFANTILE E VIOLENTA, CHE DIVERTENTE È LA FRECCIA
aprile 18, 2013 by Redazione
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La gara più corta, il chilometro più lungo. Quasi ogni edizione si conclude con la “volata verticale” di un gruppo ancora affollato ai piedi del Muro di Huy: spesso basta seguire gli ultimi due o tre minuti della competizione per goderne il succo. Però in quel chilometro scarso succede di tutto: attacchi da lontano, azzardi, fughe, sfide, crolli.
Foto copertina: il gruppo sul muro di Huy (foto Bettini)
Per fortuna la Freccia, come sempre, è finita in volata. Gli organizzatori avevano ritoccato il percorso per movimentarla un po’ da lontano, ma dopotutto… perché? Ben venga l’evoluzione dell’Amstel, che stava diventando una brutta copia della Freccia. Ben venga l’eterna mutevolezza e imprevedibilità della Liegi. Ma perché mai non possiamo regalarci in una, una sola classica, il divertimento minimalista e in fondo un po’ sciocco dell’epilogo in volata?
Una volata verticale, sia ben chiaro. Una volata in cui si possano godere come al rallentatore le logiche tattiche e i rivolgimenti drammatici che in uno sprint tradizionale, sul piano, scorrono via troppo rapidi per l’occhio umano.
Il “ralenti” al cinema spesso e volentieri è un effettaccio, da film d’azione spaccone che pompa emozioni facili. Quando finisce in mano a un grande regista, però, non gli si può negare quel pizzico di epica.
Ci sono classiche grandi e piccole per specialisti di ogni genere, perché non una per gli scattisti da parete estrema? Il vincitore di quest’anno, Dani Moreno, ha subito detto che da sempre questa è stata la sua gara favorita, anche se fino ad oggi il suo ruolo era stato naturalmente quello dello scudiero di Joaquim Rodriguez, probabilmente il vero fenomeno di questa disciplina.
E dopo tutto perfino chi in bici ci va da ciclista della domenica, con gli amici sulle strade di casa, sa che il divertimento puro è quello del breve strappo in cui scatenarsi in una sfida a tutto gas, senza paura di crampi, crisi di fame, mal di sella, ma abbandonandosi in pieno al gusto di un bel fuorigiri senza remore. Il bello del fiatone!
Quel fiatone che dopo 260km tirati anche se sei un professionista non puoi più cacciartelo dai polmoni, perché le gambe in croce girano a stento e il cuore si preoccupa solo dell’ordinaria amministrazione. Il ciclismo “vero” sta nel trovare la brillantezza quando si è al lumicino, questo sia chiaro; il ciclismo “vero” è quello della Liegi, ci mancherebbe.
Una volta tanto, senza esagerare, ci sta divertirsi con un ciclismo meno “vero”, meno duro e puro, più giocoso e scanzonato, non per questo meno ricco di sussulti drammatici.
E allora viva la Freccia, con Joaquim che gioca a star bene anche se le botte prese in Olanda gli fanno un gran male, e pensa alla Liegi. Però fa la mossa, si mette davanti, e nal girotondo dei marcamenti fa scappare via l’amico Dani. D’altro canto avevano condiviso la stanza fortunata nell’albergo, la leggendaria numero 11 che fu di Argentin!
Viva la Freccia, con i colombiani Henao e Betancur che fanno secondo e terzo, ma sembrano vivere una sfida tra compaesani, tutta giocata tra loro, con Henao che nemmeno si cura di Moreno (avrebbe forse vinto, se l’avesse marcato invece che guardare altrove) e Betancur che tira fuori dal cappello la bravata di un attacco “da lontano”. Tutto finisce con abbracci e pacche sulle spalle. Con tanto di divertente siparietto in merito a quale sia il gradino giusto del podio su cui salire!
È invece andata male, malissimo (sportivamente s’intende), a chi la gara l’ha presa, anche con i propri buoni motivi, troppo sul serio.
Gilbert voleva maledettamente vincere, per raddrizzare finalmente un’altra primavera zoppa. Ha macinato la squadra, poi nel finale si è trovato a dover gestire l’intera situazione in prima persona, a maggior ragione dopo le fiammate esibite sul Cauberg. Perché anche se parliamo di un gioco di meno di un km, i duecento che ci sono prima non sono uno scherzo. Resta ciclismo, e grande ciclismo, anche se lo spettatore può accontentarsi di seguire appena l’ultimo chilometro. Il ritmo di gara, le forze residue, le alleanze, vanno costruendo la situazione che si risolverà in quel rapido crepitio di fucili.
Sagan voleva maledettamente vincere, i crampi del Cauberg hanno scottato il suo orgoglio di campioncino. Ha marcato Gilbert, e come lui ha finito per scoppiare troppo presto. Perché anche se parliamo di un gioco che dura due minuti, in quei due minuti hai un solo colpo da sparare, e come nei duelli del kubrickiano Barry Lindon, sbagliare la giusta distanza all’atto di tirare può voler dire finire steso al suolo. Un gioco, ma un gioco azzardato ed equilibristico, come balzare da un tetto all’altro in una fuga a perdifiato.
La gara della sparata tutto o niente, scoppiettante, sfacciata, che come il gioco d’azzardo lascia musi lunghi e amarezza tra i perdenti, o meglio tra chi… l’ha presa male.
La gara perfetta, se vogliamo, per una ciclista perfetta (anche se per lei sono perfette tutte le gare): Marianne Vos firma la cinquina, davanti a una tenacissima Longo Borghini che gioca duro e fa sul serio fino al colpo di reni, pigliandosi una seconda piazza prestigiosissima con perizia e grinta da professionista consumata; se non la conoscessimo, non diremmo mai che nemmeno ha compiuto 22 anni.
L’immagine che ci resta in testa è però il sorriso smagliante di Marianne, a illuminare la sua maglia multicolore. E le sue parole sono il commento migliore alla Freccia Vallone, a ogni Freccia Vallone, da parte di chi questa gara l’ha capita davvero, meglio di tutti: “può sembrare strampalato, ma nonostante tutto, è ancora così eccitante! Ogni volta che vinco è come se fosse una novità… quell’esplosione di potenza, che su questa salita puoi fare una volta sola”.
Gabriele Bugada
Continuano gli interventi delle “glorie” della nostra testata in occasione del decimo anniversario dell’inizio di questa bella avventura. Stavolta è toccato a uno degli attuali membri della redazione, Gabriele Bugada.
A SORPRESA DA HUY SPUNTA DANI MORENO
aprile 17, 2013 by Redazione
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Grazie ad una potente azione di forza, il corridore della Katusha Dani Moreno è risultato essere il più forte in corsa quest’oggi alla Freccia Vallone, andando così a trionfare sulla salita simbolo della corsa, quel Muro di Huy che tutti credevano potesse ospitare la bagarre tra uomini più quotati, come ad esempio Gilbert e Sagan.
Foto copertina: Dani Moreno torreggia sul muro di Huy (foto AFP)
Il primo tentativo di fuga è ad opera di Cedric Pineau dopo 7 km, ma il gruppo rinviene presto su di lui. Dopo altri scatti in testa al gruppo, alla fine riescono ad evadere Pirmin Lang e Gilles Devillers, al loro inseguimento Jurgen Van Goolen riesce a raggiungere il duo di testa intorno al km 35. Sono ora tre i ciclisti al comando che continuano ad accumulare vantaggio sul gruppo racimolando un vantaggio massimo che sfiora i nove minuti. L’andatura si fa man mano più sostenuta ed al primo passaggio sul muro di Huy il gruppo si allunga grazie al forcing della Vacansoleil. Ai meno 46, dopo oltre 100 km di fuga, i tre fuggitivi vengono ripresi dal gruppo, che già da qualche km aveva nettamente aumentato l’andatura favorita anche dal susseguirsi di molti scatti in testa al plotone. Subito dopo provano l’allungo sia Bardet che Ten Dam. Dopo il secondo passaggio sul muro di Huy, a circa 27 km dall’arrivo, Simon Geschke subentra a Bardet e si unisce a Ten Dam, ma la fuga è tenuta sotto controllo dagli uomini BMC. Il duo di testa viene definitivamente ripreso ai meno 9. In vista del traguardo si alternano in testa BMC, Katusha, Saxo Bank, preannunciando l’azione buona di un proprio capitano. Il gruppo, in vista dell’ultimo km è ora compatto. Il primo ciclista a scattare è Betancur che regge bene. Dietro la bagarre vede tra i migliori Daniel Moreno, Gilbert ed Henao. Ai meno 80 Dani Moreno allunga e il suo allungo è micidiale, lascia sul posto Gilbert e va all’inseguimento di Betancur. Moreno taglia il traguardo e vince la sua prima Freccia vallone. Secondo successo consecutivo per la squadra russa dopo il trionfo di Joaquim Rodriguez lo scorso anno. Al secondo posto il colombiano Sergio Henao mentre chiude il podio il suo connazionale Betancur. Primo degli italiani Nocentini al 10° posto. Freccia quindi che si chiude un po’ a sorpresa con la vittoria di Dani Moreno ma che in realtà, in corsa è sembrato davvero essere l’uomo da battere.
Antonio Scarfone
RODRIGUEZ, UNA ”FRECCIA” A HUY
aprile 18, 2012 by Redazione
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Con una fucilata delle sue sul muro finale il catalano dopo i secondi posti delle ultime due stagioni si aggiudica la classica che più gli si addice davanti al sorprendente Albasini e a un ritrovato Gilbert. Discreta prova degli azzurri con Nibali 8° e un convincente Ulissi 9° mentre deludono ancora Valverde e gli Schleck
Foto copertina: due volte il Montelupone ed ora Huy: “Purito” si beve i muri (foto Photopress.be)
La 77a edizione della Freccia Vallone, secondo grande appuntamento sulle strade delle Ardenne dopo l’Amstel Gold Race e prima della Liegi-Bastogne-Liegi, aveva in Philippe Gilbert (Bmc) e Joaquin Rodriguez (Katusha), rispettivamente primo e secondo nella passata edizione, i due favoriti d’obbligo con il belga apparso finalmente in buona condizione sul Cauberg dove ha chiuso al 4° posto e il catalano che ha deluso in Olanda ma è stato strepitoso al Giro dei Paesi Baschi e ha sempre fatto la differenza su strappi brevi e con pendenze impossibili come il Muro di Huy dove nelle ultime edizioni si è sempre decisa la corsa: bisogna risalire infatti al 2003 per trovare un epilogo differente con Astarloa che si presentò ai piedi dello strappo finale in fuga con il Aitor Osa per poi staccarlo e vincere in solitudine. Accanto a Gilbert e Rodriguez i principali candidati al successo erano Anton (Euskaltel), Uran e Nordhaug (Sky), Frank e Andy Schleck (Radioshack), Valverde (Movistar), Poels (Vacansoleil), Kiserlovski (Astana), Gesink (Rabobank) e soprattutto Vanendert (Lotto-Belisol), già 2° all’Amstel e per il primo anno capitano dopo che nelle ultime due stagioni è stato luogotenente di Gilbert. Tra i grandi assenti Evans (Bmc) colpito da una sinusite, Samuel Sanchez (Euskaltel) che ha già chiuso la prima parte di stagione e Cunego (Lampre) che ha scelto il Giro del Trentino, vincendo peraltro la tappa di Sant’Orsola Terme, per affinare la condizione in vista della Liegi: le speranze di un buon risultato in casa Italia erano dunque affidate a Nibali (Liquigas), Visconti (Movistar), Nocentini (Ag2r) e allo splendido vincitore dell’Amstel Gasparotto (Astana).
I primi attaccanti di giornata sono stati Christensen (Saxo Bank) e il nostro Ratto (Liquigas) ma il gruppo non ha concesso spazio fino al km 55 quando hanno preso il largo Bellemakers (Landbouwkrediet) e Roux (Fdj), all’inseguimento dei quali si è successivamente portato De Wilde (Accent Jobs), che pur non riuscendo mai a riportarsi primi due ha insistito nella sua azione per decine di km prima di rialzarsi e attendere il gruppo che, guidato dalla Katusha e dalla Lotto-Belisol, ha concesso un vantaggio massimo di 7′ ai due battistrada prima di iniziare a ridurre il gap.
Il primo a scatenare la bagarre all’interno del plotone è stato a 40 km dal traguardo Andy Schleck, evidentemente al servizio del fratello Frank, in compagnia di Fofonov (Astana) e Trofimov (Katusha) che però si è mantenuto a ruota degli altri due. Il motivo tattico della gara di qui in avanti è stato infatti quello della formazione russa impegnata ad annullare tutti gli attacchi sia tirando in testa al gruppo, il che ha portato anche al ricongiungimento con Bellemakers e Roux a 15 km dalla conclusione, che inserendo uomini per disturbare le azioni altrui che infatti sono state tutte di breve durata: ci hanno provato a più riprese soprattutto gli uomini della Movistar, segno che Valverde non era in giornata, dapprima con Rui Costa, poi con Visconti in compagnia di Slagter (Rabobank) e infine con Kiryienka marcato stretto da Vicioso ma i soli a guadagnare un leggero margine sono stati i due ex bikers Hesjedal (Garmin) e Nordhaug, che memore forse della caduta insieme a Cunego sul Cauberg ha preferito non attendere il muro di Huy, che hanno allungato sulla côte de Villers-le-Bouillet, e si sono presentati ai piedi dello strappo finale con una decina di secondi sul resto del gruppo forte ancora di una sessantina di unità.
Non c’è stato comunque nulla da fare per il canadese e il norvegese ripresi già sulle prime rampe sotto l’impulso di Van Den Broeck (Lotto-Belisol) che ha riportato sotto il compagno Vanendert alla cui ruota c’erano Albasini (GreenEdge), Gilbert, un pimpante Nibali e Rodriguez: ai 400 metri dal traguardo Purito però è partito a velocità doppia e ha semplicemente annichilito la concorrenza conquistando il suo primo successo alla Freccia Vallone, nonchè il primo della carriera in una grande classica, dopo i secondi posti del 2010 e del 2011. Alle spalle del dominatore catalano la lotta per le piazze d’onore è invece stata molto accesa con Albasini, mai visto in passato su questi livelli al di là della recente vittoria al Giro di Catalogna, che ha saltato Gilbert negli ultimi metri chiudendo al 2° posto davanti al campione belga, a Vanendert e al sempre protagonista delle ultime corse Kiserlovski mentre Nibali ha accusato un lieve calo nel finale chiudendo 8° dietro anche a Daniel Martin (Garmin) e Mollema (Rabobank): immediatamente alle spalle del siciliano si è piazzato un ottimo Ulissi (Lampre), che in queste condizioni sarà valida spalla per Cunego alla Liegi, con Van den Broeck 10°, Gasparotto che si è difeso al meglio su un arrivo ben più duro del Cauberg 11° e Nocentini 12°, mentre non sono mai stati protagonisti Frank Schleck 20°, Valverde che inizia probabilmente a risentire della lunga inattività dopo il grande avvio di stagione 46° e Andy Schleck addirittura 81°. Con questi uomini lontani da una condizione accettabile, Gilbert che non è il marziano visto nel 2011 e Rodriguez la cui tenuta sui lunghi chilometraggi resta un’incognita ci apprestiamo a vivere una Liegi-Bastogne-Liegi apertissima nella quale in tanti potranno dire la loro nella lotta per il successo.
Marco Salonna.
GILBERT, UNA PRIMAVERA DAVVERO HUY!
aprile 20, 2011 by Redazione
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E’ davvero una primavera d’oro per l’asso belga, che sta sbaragliando la concorrenza nelle classiche del nord . Prima la Freccia del Brabante, domenica scorsa l’Amstel e oggi un’altro successo in casa, un’altra freccia, quella più prestigiosa, tracciata sulle strade della Vallonia. Le stesse che, il giorno di Pasqua, vedranno Gilbert contro tutti alla Liegi, corsa che il campione dell’Omega Pharma Lotto finora non ha mai vinto.
Foto copertina: Gilbert si trangugia anche il Muro di Huy (www.ispaphoto.com)
E due. Sempre lui, sempre Gilbert. Dopo la bellissima e perfetta vittoria all’Amstel di domenica, Philippe va a trionfare sul Muro di Huy andando così ad arricchire il personale palmarès. Questa volta il belga sembra nascondersi nella pancia del gruppo, mentre l’Omega Pharma Lotto non si vede mai in testa a tirare, nonostante ci sia una fuga che arriva a guadagnare 17 minuti. “Che pensi alla Doyenne?” viene da chiedersi. Ogni dubbio viene fugato quando al penultimo passaggio sul Muro di Huy tutta l’Omega è schierata in testa per far prendere la salita nella miglior posizione al proprio bel capitano, pimpante ed agile insieme a tutti i big annunciati. Ma da solo ed in uno straordinario stato di grazia negli ultimi 400 metri finali del successivo ultimo passaggio. Tutti in piedi ad applaudire l’idolo di casa. Il tris delle Ardenne, ora, appare davvero possibile.
Si parte da Charleroi fin verso Huy con l’omonimo e terribile Muro ad attendere i ciclisti in gara per un percorso di 201 Km. Bel tempo anche quest’oggi, sole e temperatura piacevole con tanti appassionati lungo il percorso. Non c’è il vincitore dell’edizione 2010, Evans, vittima di un infortunio.
La fuga va via al secondo chilometro di corsa, protagonisti sono Macej Paterski (Liquigas), Maxime Vantomme (Katusha), Matti Helminen (Landbouwkredit) e Preben Van Hecke (Top Sport Vlaanderen).
I quattro raggiungeranno un vantaggio massimo di 17’ affrontando il primo dei tre passaggi previsti sul Muro di Huy. A 90 Km dall’arrivo il vantaggio resta ancora di 12’ con il compagno di Joaquim Rodriguez che non collabora mentre, in testa al gruppo, iniziano a tirare di comune accordo sia la Saxo Bank, squadra di un attesissimo Contador, sia la Leopard dei fratelli Schleck. Grazie alla collaborazione dei due team il vantaggio dei quattro battistrada rientra, in pochi chilometri, nei 10 minuti ed in vista della Côte d’Ahin (2,3 Km con pendenza media del 6,5%), la settima delle dieci previste, si riduce a 3’. E’ il segno evidente che il ritmo in testa al gruppo è notevolmente aumentato, grazie anche all’aiuto di una terza squadra, la Sky, fiduciosa di Gerrans, terzo all’Amstel. Da segnalare, verso la cima di Ahin, una caduta senza conseguenze per Cunego, rientrato agevolmente in gruppo con l’aiuto dei compagni di squadra. In discesa provano un contrattacco alcuni uomini tra cui Kadri (Ag2R), ripreso a circa 3 Km dal penultimo passaggio sul Muro di Huy, con l’Omega Pharma Lotto che si mette improvvisamente in testa per far prendere nelle posizioni di testa le terribili rampe della salita al proprio capitano Gilbert. In cima il gruppo transiterà con un ritardo di 1’.25” poi, nella successiva discesa, provano ad avvantaggiarsi Gasparotto (Astana), Kolobnev (Katusha), Van Garderen (Htc) e Lövkvist (Htc) a cui si aggiungeranno Verdugo (Euskadi) e Kiryienka (Movistar). I sei, riassorbono la fuga del mattino ma il gruppo, tirato ancora dall’Omega, concederà un vantaggio che, in vista della Côte d’Ereffe, penultima prevista, raggiungerà al massimo 25”. Gilbert sta bene, e vuole provarci anche oggi, nonostante le pendenze dell’erta finale non gli si addicano particolarmente. I più attivi tra i sei, Kiryienka e Lövkvist, rimangono soli al comando a 13 Km dalla fine con 18” di vantaggio. I 2,1 Km della Côte d’Ereffe vengono presi in testa dalla Katusha con un generosissimo Di Luca al servizio del capitano Rodriguez. Intanto, il gruppo transita con 10” dal duo di testa mentre in vista dello scollinamento si avvantaggia Devenyns (Quickstep). Resta l’atteso ultimo passaggio sul Muro di Huy, con i big fino ad ora tutti ben coperti dai rispettivi compagni di squadra. Altro duetto di testa con Marcato (Vacansoeil) e Pineau (Quickstep) i quali si troveranno ai piedi di Huy con 15”. In testa ci sono tutti i migliori, il nostro Cunego, Contador, Andy Schleck, Sanchez, Anton, Rodriguez e l’immancabile Gilbert. Ai 400 metri dall’arrivo va di scena l’azione del belga, da gustare più e più volte, un allungo micidiale per sbarazzarsi di tutti. In un attimo guadagna tantissimo, ha quasi 100 metri per esultare di continuo, felicissimo e con il pensiero già a domenica. Poco più indietro la fatica di Rodriguez, ancora secondo, ancora battuto, poi Sanchez a chiudere il podio. Più indietro Vinokourov ed Anton. Chi riuscirà a batterlo domenica alla Liegi? La sfida è lanciata!
Antonio Scarfone
UNA FRECCIA ARCOBALENO
aprile 21, 2010 by Redazione
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Cadel Evans trionfa in maglia di campione del mondo alla Freccia Vallone, precedendo sul Muro di Huy Joaquin Rodriguez e un Alberto Contador molto brillante, ma crollato negli ultimi 100 metri. 4° un sorprendente Igor Anton; 5° e primo degli italiani Damiano Cunego. Per Evans è il primo successo stagionale. Domenica si chiude la settimana delle Ardenne con la Liegi – Bastogne – Liegi.
Foto copertina: il podio della Freccia Vallone 2010 (foto Bettini)
In passato, per molti atleti la maglia di campione del mondo è stata un peso, un fardello troppo pesante da portare sulle spalle per potersi esprimere al meglio, o quasi una fonte di sfortune sportive inenarrabili (si pensi allo sciagurato avvio di 2007 di Paolo Bettini dopo il trionfo di Salisburgo, o il terribile 2009 di Alessandro Ballan). Cadel Evans, a Mendrisio, nel settembre scorso, si è invece scrollato di dosso le paure ed i fantasmi di una carriera da piazzato, ha sfatato il mito che lo voleva incapace di vincere anche nelle condizioni più favorevoli (Tour de France 2008), e ha soprattutto acquisito una fiducia diversa nei propri mezzi. Anche gli anni scorsi, probabilmente, l’australiano si sarebbe battuto come un leone sulle rampe del Muro di Huy, ma difficilmente, di fronte alla sgasata imposta da Alberto Contador a 300 metri dal termine, avrebbe avuto la forza e la spavalderia di cambiare passo a sua volta, di piazzarsi alla ruota dell’iberico, e di passarlo nel finale come tante volte era capitato a lui in passato, facendo sua una Freccia Vallone piacevolissima anche dal punto di vista spettacolare.
Possiamo infatti giudicare positivamente le modifiche apportate al tracciato per questa edizione 2010, con l’inversione dei circuiti finali, in modo da avvicinare al traguardo il penultimo passaggio sul Muro di Huy, quest’anno a meno di 30 km dal termine. Certo, la selezione di una Liegi, o anche solo di una Amstel Gold Race, restano ben altra cosa, in virtù di un chilometraggio sensibilmente superiore, ma erano comunque anni che non vedevamo così tanti big muoversi prima dell’erta finale, dando talvolta anche l’impressione di avere beffato chi aveva optato per una condotta più attendista.
Sventata la lunga fuga promossa dopo una quarantina di chilometri da Giuseppe Palumbo e supportata da Champion, Loosli, Gourgue e Auge, e neutralizzato il contrattacco di Voigt, Righi, De Gendt, Moreau, Froome, Bakelants e Van de Walle, già il secondo e penultimo passaggio sul muro simbolo della corsa ha visto i fratelli Schleck e Alberto Contador in prima linea, con tutti i big alle loro ruote. Proprio un’accelerazione di Frank Schleck negli ultimissimi metri di salita ha aperto una frattura nel gruppo, e soltanto Kreuziger, Tankink ed un encomiabile Loosli sono stati in grado di accodarsi al lussemburghese. Con Gesink e Cunego ancora nel gruppo principale, Tankink e Loosli hanno trovato una valida ragione per fornire una collaborazione molto limitata ai due compagni di avventura, la cui azione è stata comunque sufficiente a dilatare il margine sul plotone fino a 30’’ circa, complice la scarsa collaborazione alle loro spalle, con i Katusha – presenti in forze – impegnati più a piazzare scatti sconclusionati in serie che ad organizzare un vero inseguimento.
Proprio una di queste azioni apparentemente dissennate, promossa da Alexandr Kolobnev a 8 km dal traguardo, quando anche la Cote d’Ereffe, penultima ascesa in programma, era ormai alle spalle, cui si sono uniti Vaugrenard e Anton, ha però dato nuova linfa alla gara e al gruppo, che solo allora si è scosso dal suo torpore. Il terzetto ha riagganciato i quattro di testa, e Kolobnev ha avuto addirittura la forza di ripartire e avventurarsi in un coraggioso tentativo solitario, con il solo risultato però di rivivere a distanza di tre giorni l’aggancio in extremis patito sul Cauberg domenica scorsa (questa volta, perlomeno, il sogno si è infranto un po’ più lontano dall’arrivo, a 1500 metri circa dalla linea bianca).
Neutralizzato anche l’attacco del russo, nulla ha potuto evitare la classica bagarre conclusiva sul Muro di Huy. Bono e Failli sono stati i primi a muoversi, ma è stato Andreas Kloden il primo a far tremare i favoriti, costringendoli ad una pronta reazione, capeggiata da Igor Anton. Il basco, dopo aver raggiunto il tedesco, ha proseguito con decisione nella sua progressione, cui soltanto Alberto Contador è riuscito ad accodarsi prontamente, mentre Nibali ha dilapidato tutte le energie residue in un interminabile inseguimento alla ruota del madrileno, che lo ha portato a crollare nel momento stesso del ricongiungimento. Quando Anton ha finito la benzina, Contador ha forse avuto qualche secondo a disposizione per andarsene e mettere in cassaforte la corsa, ma il leader della Astana, insolitamente prudente, ha tergiversato, consentendo il rientro di Cadel Evans e Joaquin Rodriguez. Solo allora Alberto ha provato a cambiare marcia, non riuscendo però a quel punto a staccarsi di ruota l’australiano e l’ex gregario di un anonimo Valverde.
Come detto, Evans, forte delle energie supplementari fornite dalla maglia iridata, ha allora passato di slancio il due volte vincitore del Tour de France, scavalcato anche da Rodriguez, andando a conquistare la prima grande classica della carriera. Un brillante ma fin troppo generoso Anton ha chiuso al 4° posto, mentre Cunego, rimasto tutto il giorno nell’ombra, si è parzialmente ridestato nel finale, chiudendo 5°, con il rimpianto di aver forse intrapreso un po’ troppo indietro l’erta conclusiva. Solo 6° il vincitore dell’Amstel e favorito della vigilia, Philippe Gilbert, mentre Valverde e Andy Schleck si sono dovuti accontentare, rispettivamente, dell’8° e del 9° posto.
Manca ora soltanto la Liegi – Bastogne – Liegi alla conclusione della campagna del Nord più avara di soddisfazioni azzurre da parecchi anni a questa parte. Poche sono le ragioni di sperare in una riscossa italiana, mentre parecchi sono i motivi di interesse per domenica prossima: Contador andrà in caccia della prima classica monumento in carriera; i fratelli Schleck troveranno terreno più adatto alle loro caratteristiche; Valverde cercherà di proseguire la tradizione favorevole negli anni pari dopo i successi del 2006 e del 2008; Gilbert proverà a riportare il Belgio sul tetto della Liegi dopo 11 anni (l’ultimo a riuscirci fu Vandenbroucke nel 1999). Senza dimenticare Rodriguez, Cunego, Anton, il trio Katusha Ivanov – Kolobnev – Rodriguez. Sempre che Cadel Evans, corridore che a 33 anni sembra in continua crescita, non voglia continuare a stupire.
Matteo Novarini