CANCELLARA UBER ALLES
aprile 13, 2010 by Redazione
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Cancellara, sette giorni dopo il Giro delle Fiandre, domina anche la Parigi-Roubaix, bissando il successo del 2006. Boonen, scattato più volte lungo il tracciato, cerca orgogliosamente di riscattare la delusione patita nella “classica dei muri” ma niente ha potuto contro lo strapotere dell’elvetico. A fare da cornice all’impresa del campione svizzero, i piazzamenti di Hushovd e Flecha, che nel finale si sono avvantaggiati sul gruppetto di Boonen, del quale faceva parte anche il campione italiano Pozzato. A emblema della superiorità del vincitore si pone il gesto sconsolato (ma lo capiamo!) di un Leukemans che, dopo aver resistito qualche chilometro in scia alla locomotiva di Berna, si è visto inesorabilmente allontanarsi l’asso elvetico.
Foto copertina: Cancellara taglia solitario il traguardo nel velodromo di Roubaix (foto Riccardo Scanferla)
FABIAN CANCELLARA. Questo fenomeno mette in crisi non solo gli avversari ma anche chi deve commentare una gara già decisa quando al traguardo mancano ancora 50 km. A Cancellara è bastato un attimo di disattenzione di Boonen per guadagnare sugli inseguitori un vantaggio tale che, ai meno venti dall’arrivo, si poteva già parlare di passerella trionfale. La condotta di gara è stata perfetta anche dal punto di vista tattico, in quanto l’elvetico si è dimostrato freddo e calcolatore nei momenti critici della corsa, controllando con lucidità le sfuriate di Boonen. VOTO: 10 E LODE.
JUAN ANTONIO FLECHA. Vedere un iberico sempre protagonista nell’Inferno del Nord fa sempre una certa impressione. Riesce a riscattare la brutta prestazione del Fiandre proponendosi nel finale, insieme a Hushovd, ancora sufficientemente in forma da provare un allungo valido per aggiudicarsi un posto sul podio. Forse è stato troppo generoso, negli ultimi 2 km, nel trainare un compagno di fuga nettamente più veloce di lui allo sprint. VOTO: 7,5.
THOR HUSHOVD. Il possente corridore della Cervèlo è l’unico nel finale a poter disporre di un gregario di lusso come Hammond anche se sarebbe stata necessaria una cronosquadre in stile US-Postal per riuscire a stare agganciati al treno di Berna. Migliora il piazzamento ottenuto lo scorso anno aggiudicandosi, nella volata a due con Flecha, il posto d’onore. VOTO: 7.
ROGER HAMMOND. Corre tutta la gara come spalla di capitan Hushovd. Nonostante questo è in grado, nel finale, di stoppare il tentativo disperato di Boonen di riprendere almeno il duo Flecha-Hushovd, che si era sganciato precedentemente. Giunto al velodromo riesce pure, prepotentemente, a cogliere il quarto posto nella volata a due con il campione belga. VOTO: 7.
FILIPPO POZZATO. Reduce da alcuni giorni di forzato riposo a causa di problemi intestinali, il campione italiano ha saputo correre una gara sempre tra le prime posizioni, giungendo infine settimo, anche se nel finale ha un po’ accusato la mancanza di fondo. A lui va il premio dedicato alla memoria del compianto Ballerini e riservato al primo italiano classificato. VOTO: 6,5.
TOM BOONEN. Strapazzato per bene sulla stampa belga, negli ultimi giorni, da uno che di Roubaix e di classiche in generale se ne intende, ovvero Roger De Vlaeminck, il campione della Quick Step ha completamente sbagliato la tattica in corsa. Pur correndo senza l’appoggio della squadra, decide di attaccare a ripetizione, quando manca ancora tanto al traguardo, ma si lascia sorprendere nel momento in cui Cancellara decide di allungare. Le diverse caratteristiche del percorso rispetto al Fiandre e la presenza di uomini come Hushovd, sulla carta più veloce di lui allo sprint, hanno forse indotto il belga a sollecitare il sostegno del campione svizzero in una fuga a due su di un tracciato dove sarebbe stato in seguito più difficile, anche per uno come Cancellara, staccarlo e giungere solitario fin sul traguardo. Lui e il suo direttore sportivo hanno fatto male i conti. VOTO: 4,5.
Francesco Gandolfi
BOONEN, IL PENDOLINO TE L’HA FATTA
aprile 11, 2010 by Redazione
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Cancellara lascia Boonen, e il resto del gruppo, a 50km dall’arrivo e per lo svizzero è un trionfo, la gara per il podio vede Hushovd superare in volata Flecha, a tre minuti Boonen chiude quinto dietro a Hammond e davanti a Leukemans e Pozzato. Per il belga una Parigi-Rubaix corsa davvero male.
Foto copertina: Cancellara prende il volo (foto Luca Bettini)
Una standig ovation per Cancellara all’ingresso solitario del velodromo, un ultimo giro corso senza mani sul manubrio a godersi il trionfo, un festeggiamento che inizia bel prima dell’ingresso tempio del ciclismo, quando nessuno si sognerebbe di distogliere lo sguardo dalla strada stremato per le fatiche del paves. Ma in realtà oggi la gara si è chiusa 50km prima del previsto, quando Boonen capitola per evidenti lacune tattiche e palese inferiorità fisica.
Siamo certi di poter dire che il pendolino di Berna avrebbe vinto ugualmente anche senza l’aiuto del belga, tale era la condizione dell’elvetico: stratosferica. Ma sicuramente senza la fretta e la voglia di strafare di Boonen, Cancellara non avrebbe avuto la vita così facile. Troppe energie sprecate in continui inutili attacchi su cui gli avversari hanno sempre ricucito. Poi una fatale disattenzione: si porta in coda al gruppo per bere e il danno è fatto, Cancellara lo vede, non ci pensa e scatena tutta la sua potenza, in due chilometri lascia i primi e va a riprendere il terzetto di testa, pochi secondi per rifiatare e ancora un’accelerazione per scrollarsi di dosso tutti, Leukemans è l’ultimo che, eroicamente, resta attaccato con le unghie per tutto il 13° tratto di paves ma poi anche lui è costretto a mollare e rientrare nel gruppo inseguitore per giocarsi il secondo posto.
In pochi chilometri l’unico avversario di Cancellara rimane la sfortuna, ma oggi l’elvetico aveva già pagato con una foratura alla bestia nera che spesso decide gli ordini d’arrivo di gare così particolari, nulla comunque in confronto a quello che paga Devolder, contro cui la jella si accanisce in più di un epicodio.
Dunque la gara, davanti, si chiude a 50km dal traguardo, ma la bagarre per il podio è ben distante dall’essere chiusa, anzi forse non si è ancora accesa. I migliori, escluso Cancellara, sono tutti insieme: Boonen, Pozzato, Hushovd, Hammond, Hinault, Hoste, Leukemans, Flecha, forse manca solo Knaven che oggi ha corso per il record di 16 Parigi-Rubaix concluse consecutivamente: per lui obiettivo raggiunto.
Il problema tra gli inseguitori è che non si instaura nessun tipo di collaborazione a tutto vantaggio del trenino di Berna che gestisce in maniera ottima la sua crono solitaria di 50km, si avete capito bene 50km in solitaria su strade difficili, per usare un eufemismo, come quelle belga.
Per Boonen grande delusione e tanto rammarico, tanto da perdersi anche la lotta per il secondo posto, quella del terzo e di chiudere addirittura quinto battuto in volata da Roger Hammond.
A sorprendere il belga sono Flecha e Hushovd che nell’ordine lasciano il gruppetto inseguitore dove si segnalava un Pozzato in grande difficoltà, ma l’italiano chiude stoicamente la gara nonostante i postumi di un’influenza che lo aveva colpito nei giorni passati aggiudicandosi il trofeo in onore del defunto Franco Ballerini, onorato con settimo posto.
La volata per la seconda piazza finisce in favore di Hoshovd con Flecha, francamente senza grosse speranze, che si limita ad applaudire mentre fanno l’ingresso nel velodromo gli ultimi componenti del gruppo dei big, Leukemans senza chanches tira la volata al duo Hammond-Boonen con il primo che, come detto, si aggiudica la medaglia di legno.
Una giornata davvero storta per il belga che avrà molto da recriminare soprattutto per quanto riguarda il suo modo di correre, troppo dispendioso prima e distratto poi, poco supportato da una squadra che “vive” per le classiche del nord non può fare molto quando si ritrova a dover inseguire, da riconoscere alla Saxo Bank la capacità di tenere otto uomini su otto in testa alla corsa fino al momento decisivo, anche se il loro unico merito alla fine è quello di aver contenuto il vantaggio dei primi fuggitivi. Ad un Cancellara così non serve nemmeno una squadra perché è in grado di fare tutto da solo come ha dimostrato ampiamente con la dopietta Fiandre-Rubaix, certo che se poi si mette anche una netta superiorità di tutta la squadra per il resto dei contendenti rimangono solo le briciole.
Andrea Mastrangelo