MADS PEDERSEN METTE LA FIRMA ALLA GAND-WEGELVEM
ottobre 12, 2020 by Redazione
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Corsa esplosa a 15 chilometri dal finale, l’ex campione del mondo batte in volata Florian Senechal (Deceuninck-QuickStep). Bene gli italiani Matteo Trentin (CCC Team) e Alberto Bettiol (EF Pro Cycling) rispettivamente terzo e quarto.
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Ottantaduesima edizione della Gand-Wevelgem che veniva vinta da Mads Pedersen (Trek-Segafredo), il quale aver condotto una corsa attenta e sempre nelle prime posizioni pronto a sfruttare l’azione decisiva. Edizione corsa in autunno come tutte le classiche del nord a causa dell’emergenza Covid-19. Al via col dorsale numero 1, si presentava il campione in carica Alexander Kristoff (UAE-Team Emirates), insieme a Wout Van Aert (Team Jumbo-Visma), Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), mentre tra gli italiani con ambizioni di vittoria, ultimo connazionale a vincere la Gand-Wevelgem Luca Paolini nel 2016, c’erano Matteo Trentin (CCC Team) e Alberto Bettiol (EF Pro Cycling).
Corsa che partiva da Ypres in Belgio, località nota per una serie di bataglie durante la prima guerra mondiale. Dopo sei settori in pavé e nove cote nei 232,5 chilometri di gara, la corsa sarebbe terminata a Wevelgem. Pronti e via e partivano i primi attacchi di giornata, tra i vari tentativi, prendevano il largo sette corridori: Alexis Gougeard (AG2R La Mondiale), Mark Cavendish (Bahrain-Mclaren), Alexander Konychev (Mitchelton-Scott), Leonardo Basso (Ineos Grenadiers), Julien Morice (B&B Hotels – Vital Concept), Kenny Molly (Bingoal – Wallonie Bruxelles) e Gilles De Wilde (Sport Vlaanderen – Baloise). Un’annotazione per Cavendish, che a fine corsa, ai microfoni di Sporza diceva che la Gand-Wegelvem potrebbe essere stata l’ultima corsa della propria carriera. Speriamo di no. Collaborando bene tra loro, i fuggitivi raggiungevano un vantaggio di 7′34”. Gruppo che trainato dalle squadre dei big, li ripredeva a circa 65 km dalla conclusione.
Al primo passaggio sul Kemmelberg il gruppo si frantumava, mentre prima del secondo passaggio, tra il gruppo in testa attaccava Matteo Trentin (CCC Team). Dietro l’italiano della CCC Team si portavano Stefan Küng (Groupama -FDJ), Mads Pedersen (Trek-Segafredo),Gianni Vermeersch (Alpecin-Fenix), Mike Teunissen (Jumbo-Visma), ancora Alexis Gougeard, Florian Vermeersch (Lotto Soudal), Luke Rowe (Ineos Granadiers), Sep Vanmarcke (EF Pro Cycling). Il gruppeto veniva ripreso durante la terza scalata del Kemmelberg da un gruppetto che si era formato sempre sul Kemmelberg, ma al secondo passaggio grazie ad un attacco di Wout Van Aert. Il campione fiammingo aveva attaccato portandosi dietro altri ciclisti tra cui: Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), Kasper Asgreen, Florian Sènèchal e Yves Lampaert (Deceunicnk QuickStep), Dylan Teuns (Bahrein McLaren), John Degenkolb (Lotto Soudal) e Alberto Bettiol (EF PRo Cycling).
Un Trenti scatanto a 15 km dall’arrivo attaccava nuovamente, alle sue spalle reagivano e lo raggiungevano Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), Wout Van Aert (Jumbo-Visma), John Degenkolb (Lotto-Soudal), Alberto Bettiol (EF Education First), Stefan Kung (Groupama – FDJ), Florian Sènèchal e Yves Lampaert (Deceuninck – Quick-Step). Tra vari falsi tentativi di attacco, si arriva ai chilometri finali, Trentin attaccava ancora lasciando di stucco Van Aert e Van der Poel il quale si marcavano a vicenda non preoccupandosi colpevolmente degli altri avversari. Non si faceva sorprendere un attento ma stanco Bettiol e sopratutto Senechal, Kung e Pedersen. Proprio l’ex Campione del Mondo rilanciava, e si arrivava così allo sprint con i quattro che arrivavano a giocarsi la vittoria allo sprint con Pedersen che sprintava di prepotenza battendo Senechal. Terzo posto per un combattivo Trentin, quarto Bettiol. Solo ottavi e noni Van Aert e Van der Poel, i quali avevano fatto lavorare tanto i gregari per far uscire una corsa dura ma alla fine, marcandosi troppo, si erano lasciati sfuggire la vittoria. Dall’altra parte, grande successo meritato di Pedersen che dimostrava come il titolo di Campione del Mondo del 2019 non è stato un caso, ma un trionfo meritato.
LE PAGELLE
MADS PEDERSEN: Sempre attento in testa, su chiunque attaccasse si portava lui! Corre concentrato e senza scoprirsi più di tanto. Vittoria meritata con uno sprint regale. VOTO: 10
MATTEO TRENTIN: Vuole la vittoria e ci prova in tutti i modi. Il più combattivo di giornata, il terzo posto gli va stretto. VOTO: 8,5
FLORIAN SÉNÉCHAL: Anche lui corre in modo accorto. Ha uno squadrone dalla sua e lo fa lavorare bene. Viene battuto in volata da un strepitoso Pedersen. VOTO: 7,5
ALBERTO BETTIOL: Fra una settimana dovrà difendere il titolo del Giro delle Fiandre, al momento si tiene in formissima correndo un’ottima Gand-Wevelgem. VOTO: 7
STEFAN KÜNG: Ha trenate che fanno male ma allo sprint non è una macchina da guerra. Quinto posto sufficiente e che gli fa ben sperare per le prossime corse del nord. VOTO: 6,5
JOHN DEGENKOLB: La cancellazione della Parigi-Roubaix è una brutta cosa per tutti, per il tedesco più di altri, data la buona forma che non dimostrava da anni. VOTO: 6
ALEXANDER KRISTOFF: Il campione in carica arriva scarico all’appuntamento, 19° a oltre 3 minuti. VOTO: 5
WOUT VAN AERT e MATHIEU VAN DER POEL: Fanno lavorare tanto e molto i gregari per poi marcarsi a vicenda nel finale e lasciando la possibilità di giocarsi la vittoria finale ad altri. VOTO: 5
OLIVER NAESEN: Arriva scarico sul Kemmelberg, non riesce a seguire nè il primo attacco di Trentin, nè il secondo attacco di Van Aert. VOTO: 5
MARK CAVENDISH: Oggi protagonista in fuga, forse è la sua ultima corsa. per lui una mega Standing-Ovation. VOTO: 48, come le tappe vinte nei Grandi Giri.
Luigi Giglio

È il giorno dei Pedersen: dopo la vittoria di Casper alla Parigi-Tours arriva quella dell'ex campione del mondo Mads alla Gand-Wevelgem (Getty Images Sport)
LIEGI-BASTOGNE-LIEGI: ROGLIC PRIMEGGIA E BATTE TUTTI
ottobre 4, 2020 by Redazione
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Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma) beffa in volata un Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep) poi declassato. Classica che parla sloveno grazie anche ai piazzamenti di Tadej Pogacar (UAE-Team Emirates) e Matej Mohoric (Bahrein-McLaren).
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Centoseiesima edizione della Liegi-Bastogne-Liegi, quest’anno in veste autunnale a causa dello stravolgimento del calendario ciclistico UCI dovuto all’emergenza Covid-19. Edizione che come il Tour de France parla sloveno grazie al vincitore Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma) e a Tadj Pogacar (UAE Team-Emirates) e Matej Mohoric (Bahrein-McLaren) risettivamente quarto e quinto all’arrivo. Classica monumento delle Ardenne che regalava emozioni nonostante la concomitanza del Giro d’Italia e perciò una startlist meno ricca rispetto agli anni passati. Solo 9 gli italiani al via, escluso Damiano Caruso (Bahrein-McLaren), nessuno che aveva velleità di vittoria o piazzamento. Tutti i riflettori erano puntati su Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep), vincitore una settimana fa del Mondiale di ciclismo in linea su strada a Imola. Alaphilippe che poteva contare sul supporto di Bob Jungels, vincitore dell’edizione del 2018, e sul lombardo Andrea Bagioli, autore di una buona Freccia Vallone. Al via si presentavano anche Mathieu Van der Poel (Alpecin -Fenix), Daniel Martin (Israel Start-Up Nation) e Wout Poels (Bahrein-McLaren). Van der Poel partecipava dopo qualche incertezza alla vigilia, incertezza sciolta solo un giorno prima del via, dopo aver vinto tappa e classifica finale del BinckBank Tour. Da ricordare che il padre Adri Van der Poel vinse la Liegi nel 1988. Dan Martin e Wout Poel invece erano i due ciclisti che insieme a Bob Jungels avevano già trionfato nella Liegi-Bastogne-Liegi, il primo nel 2013 e il secondo nel 2016. Assente, perchè partecipante in al Giro d’Italia, il vincitore in carica Jakob Fuglsang (Astana), con i kazaki che provavano a difendere il titolo in Belgio con più punte, gli spagnoli: Omar Fraile, Luis Leon Sanchez e Gorka Izagirre.
Percorso di quasi 260 chilometri pressochè identico a quello dell’edizione del 2019, e come l’anno scorso, la linea d’arrivo veniva designata a Liegi e non più ad Ans. Undici le côte che il gruppo avrebbe affrontato, La Roche en Ardenne, Saint Roch, Mont le Soie, Wanne, Stockeu e Haute Levée da affrontare quando all’arrivo mancheranno oltre 70 km. La mitica Redoute invece veniva affrontata a 35 km dall’arrivo per far da trampolino di lancio all’accoppiata finale, Forges e Roche aux Faucons, con quest’ultime da completare prima degli ultimi 13,5 chilometri finali di falsopiano. Un’edizione che lasciava anche la mite temperatura primaverile per trovare in corsa 8° gradi che si sarebbero fatti sentire, specie nei chilometri finali.
Corsa che prendeva il via alle 10:20 circa di mattina, con la maglia iridata di Alaphilppe in posa in primo piano. Già dal terzo chilometro di strada iniziavano i primi tentativi di attacco per formare ed entrare nella prima fuga di giornata. Fuga che prendeva il via dopo 15 chilometri con otto ciclisti: Iñigo Elosegui (Movistar Team), Kobe Goossens (Lotto-Soudal), Michael Schär (CCC Team), Kenny Molly (Bingoal WB), Omer Goldstein (Israel Start-Up Nation), Valentin Ferron (Total Direct Energie), Paul Ourselin (Total Direct Energie) e Gino Mäder (NTT Pro Cycling). Gli otto corridori venivano raggiunti una decina di chilometri dopo da Mathijs Paasschens (Bingoal WB), il quale uscito insolitaria dal gruppo, dopo tanta fatica riusciva ad entrare nella fuga al chilometro 30. Una fuga che intorno al cinquantesimo chilometro toccava i 4 minuti di vantaggio dal gruppo trainato dalla Deceuninck-QuickStep, segno che Alaphilippe, dopo il 2° posto del 2015, era davvero intenzionato a far sua l’edizione numero 106.
Gli attaccanti affrontavano le prime cote di giornata, dove grazie alla verve della loro giovane età, età media dei fuggitivi bassissima nonostante lo svizzero trentaquattrenne Michael Schär, riuscivano ad aumentare il vantaggio portandolo sopra i cinque minuti. Michel Kwiatkowski (INEOS Grenadiers) e Primoz Roglic (Team Jumbo Visma), altri due favoriti, mettevano i propri uomini in testa al gruppo a dar manforte, tanto che il gap si riduceva drasticamente nei chilometri successivi. A 97 chilometri dall’arrivo, una brutta caduta nella coda del gruppo, causata da uno spartitraffico, vedeva coinvolti Greg Van Avermaet (CCC Team) e Adam Yates (Mitchelton Scott), due dei favoriti di giornata che venivano purtoppo costretti al ritiro. Per il belga purtroppo si registrava una frattura alla clavicola. Unica colpa dei due corridori, quella di essersi fatti trovare nella coda del gruppo, mentre ciclisti più accorti come Van der Poel, Kwiatkowski e Roglic per non correre rischi, erano perennemente nei primi venti corridore del plotone. Anche Alaphilippe, nonostante sia sempre stato nei primi posti, veniva coinvolto in una caduta quando di chilometri ne mancavano poco più di 80, buon per lui una caduta innocua che non gli impediva di riprendere la propria bicicletta e rientrare in gruppo. Il campione del mondo però doveva fermarsi altre due volte, la prima per un cambio bici e per togliersi il giubbino termico, la seconda per ricambiare nuovamente bici, questa volta senza compagni di squadra ad aspettarlo. Alaphilippe visibilmente nervoso, oltre a sprecare energie per rientrare nel gruppo dei big, stava sprecando anche molte energie mentali, dovute ad un nervosismo anomalo e inusuale al talento transalpino.
Mentre la Trek-Segafredo di Richie Porte e la Circus Wanty Gobert di Jans Bakelants e di Simone Petilli spuntavano in testa al plotone, i fuggitivi perdevano terreno. Gli elvetici Scharr e Mader, rendendosi conto di averne di più degli altri fuggitivi, decidevano di prendere il largo abbandonando gli ex compagni di fuga. Si aveva così un duetto in testa con un vantaggio di 1′09″ sugli immediati inseguitori: Iñigo Elosegui, Kobe Goossens, Kenny Molly e Valentin Ferron, mentre gli altri fuggitivi veniva ripresi dal gruppo. Lo stesso Scharr, sul Col du Rosier, attaccava nuovamente staccando Mader portandosi da solo in testa alla corsa. Lo stesso ciclista della NTT Pro Cycling, una volta staccato, rallentava e si faceva raggiungere dal gruppo principale, il quale a 47 chilometri dal traguardo aveva raggiunto tutti i fuggitivi tranne Schärr (CCC Team) che resisteva con un vantaggio di 44″.
Lo svizzero del CCC Team veniva raggiunto ai meno 37 chilometri dal traguardo, in prossimità della Redoute, quando il Team Sunweb di Marc Hirschi prendeva il posto della Trek-Segafredo in testa al plotone. Gruppo che si rimescolava proprio a poche centinaia di metri dalla Redoute, dove si assisteva una lotta per i primi posti, con Hirschi, Alaphilippe, Michał Kwiatkowski e Porte (Trek Segafredo) in testa. Una cote dal grande fascino che assottigliava le file del gruppo ma non faceva uscire allo scoperto i big. Da segnalare un Van der Poel che si era fatto trovare impigliato nel centro del gruppo, non un bel segnale per il campione olandese.
Nelle ultime due cotes di giornata si assisteva prima all’attacco di Michael Albasini (Mitchelton Scott) alla sua 15° Liegi e alla ultima stagione da professionista, seguito qualche centinaia di metri più tardi, sulla Cote des Forges dall’allungo di Alaphilippe, Alberto Rui Costa (UAE-Team Emirates) e Luis Leon Sanchez. Allunghi che sarebbero durati pochi e che vedevano nuovamente il gruppo unito, da segnalare un ottimo Tom Dumoulin in versione gregario per il capitano Roglic. A 15 chilometri dall’arrivo, il gruppo seppur sfoltito e molto allungato, arrivava unito sulle prime rampe della Roche aux Faucons. Sull’ultima cote di giornata, il primo a dar fuoco alle polveri non poteva essere che Julian Alaphilippe. All’attacco del Campione del Mondo rispndeva porntamente Hirschi, mentre Roglic e Tadej Pogacar (UAE-Team Emirates), dopo qualche esitazione, risondevano a loro volta. Si aveva così un quartetto in testa: Alaphilippe, Roglic, Pogacar e Hirschi. I quattro lavoravano in sintonia, e a 5 chilometri dal traguardo avevano 20 secondi dagli inseguitori. Quartetto che sarebbe diventato un quintetto nel chilometro finale grazie a Matej Mohoric (Bahrein-McLaren) che rientrava di gran lena.
Mohoric raggiungeva i quattro avanti, e appena raggiunti rilanciava attaccando nuovamente. Alaphilippe era il primo che seguiva prontamente il corridore della Bahrein-McLAren, e una volta ripreso, partiva lanciando lo sprint. Alaphilippe in testa a pochi centimetri dalla linea d’arrivo smetteva di pedalare e alzava le braccia al cielo, purtoppo per lui, non si accorgeva che alla sua destra c’era un indomito Primoz Roglic che con un colpo di reni lo superava di qualche millimetro. Incredibilmente Alaphilippe aveva gettato alle ortiche una Liegi-Bastogne-Liegi che aveva già vinto. Una giornataccia per il ciclista della Deceuninck dopo una caduta e due cambi di bici, un finale davvero amaro dove veniva persino declassato per aver effettuato una manovra non consentita che aveva danneggiato Hirschi e Pogacar. Dall’altra parte merito a Roglic che non si dava per vinto e riusciva a beffare il Campione del Mondo. Per Roglic un successo meritato dopo il Tour de France perso nella cronometro finale. Roglic che dimostrava ancora una volta di essere un fuoriclasse, capace di primeggiare sia nelle corse di un giorno che nelle corse a tappe.
PRIMOZ ROGLIC: La sconfitta all’ultima tappa del Tour de France poteva condizionare la sua autostima, invece lo sloveno si dimostra solido nell’animo e nello spirito combattivo. Sempre nelle prime posizioni, fa lavorare bene la squadra, attento, e quando scatta Alaphilippe non si da per vinto andando a prendere una vittoria insperata. Prima classica monumento per Roglic, scommettiamo che non sarà l’ultima? VOTO: 10
MATEJ MOHORIC: Spunta dal nulla, nell’ultimissimo chilometro, vede i quattro davanti, li raggiunge e li semina. Manca il bersaglio grosso per poco. Unico rammarico, quello di non essersi fatto trovare pronto sulla Roche aux Faucons. VOTO: 7,5
MARC HIRSCHI: Periodo d’oro per lo svizzero. Danneggiato da una manovra scorretta in volata da Alaphilippe, terminerà terzo, poi secondo dopo il declassamento del francesce. VOTO: 7
TADEJ POGACAR: Sempre attento, non ha la gamba esplosiva di qualche settimana fa, ma Tadej c’è sempre. Gran terzo posto per il fenomeno. VOTO: 7
MICHAEL SCHAR: L’ultimo dei fuggitivi ad alzar bandiera bianca, ed anche il più anziano. VOTO: 6,5
TOM DUMOULIN: Anche oggi, come al Tour, un lavoro eccelente per Roglic. VOTO: 6,5
GINO MADER: Fuggitivo di giornata, prova l’allungo quando il gruppo rinviene, ci riesce, poi non tiene le ruote di Schar sul Col du Rosien e si rialza. VOTO:6
MADS PEDERSEN: L’ex campione del Mondo si vede spesso nella parte centrale della corsa in testa al gruppo a lavorare per il capitano Porte. VOTO: 6
MATHIEU VAN DER POEL: Non il miglior Van der Poel. Sulle cotes più dure non riesce a stare al passo dei migliori, scarico. Terminerà comunque sesto vincendo lo sprint del gruppo inseguitore. VOTO: 6
MICHAEL KWIATKOWSKI: Fa lavorare bene la squadra, segno che ne ha di benzina. Sparisce sulla Roche aux Faucons. Terminerà decimo. VOTO: 5,5
JULIAN ALAPHILIPPE: Oggi era il più forte, solo lui poteva perderla e così è stato. Cade, si rialza, si innervosisce, cambia due volte la bici, problemi col tacchetto, nervosismo che lo potrebbero condizionare, invece arriva sulla linea del traguardo nei migliori dei modi. Risponde qualche attimo in ritardo a Mohoric, allunga nuovamente con una manovra che pagherà col declassamento, sprinta, arriva al traguardo, si ferma e alza le braccia mentre Roglic lo sorpassa. Giornata fantozziana. VOTO: 5
Luigi Giglio

Il momento nel quale Alaphilippe realizza che Roglic l'ha battuto (Getty Images Sport)
IL CAPOLAVORO DI VAN AERT RIPORTA LA SANREMO IN BELGIO
agosto 8, 2020 by Redazione
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Non la vincevano dal 1999, quando sul traguardo di Via Roma era giunto per primo Andrei Tchmil, russo di nascita ma da un paio di stagioni naturalizzato belga. E senza questo passaggio burocratico il digiuno dei belgi dalla classicissima sarebbe stato ancora più lungo perchè la precedente vittoria risaliva al 1981, quando si era imposto Alfons De Wolf. Ora la straordinaria affermazione di Wout Van Aert potrebbe riaprire il discorso, perchè il belga ha tutte le carte per cercare di avvicinare l’inavvicinabile primato delle sette vittorie del suo connazionale Eddy Merckx.
Centoundicesima edizione della Classicissima di Primavera, la Milano-Sanremo, quest’anno corsa in estate inoltrata a causa della pandemia di Covid-19. Percorso stravolto nei suoi 305 chilometri di strada, tranne il finale con Poggio, Cipressa e arrivo in via Roma invariati, ma con alcune località storiche come il Passo del Turchino, Capo Mele e Capo Berta messe da parte in attesa di essere rispolverate nel 2021, Coronavirus permettendo. Dopo il fondo, oltre 300 chilometri che hanno messo a dura prova la resistenza e la forma fisica dei ciclisti soprattutto in questa stagione anomala, le difficoltà maggiori per le ruote veloci venivano rappresentate dalle asperità delle salite di Niella Belbo al 161° chilometro, edel Colle di Nava al 269° Km (3.9 chilometri di lunghezza al 3% di pendenza media). Alla partenza si schieravano ventisette squadre formate da sei ciclisti ciascuno per un totale di centosessantadue corridori e tra di loro c’erano i vincitori delle ultime edizioni (2015 escluso): Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), Michał Kwiatkowski (Ineos), Arnaud Démare (Groupama-FDJ) e Alexander Kristoff (UAE-Team Emirates). Tra gli altri partenti si segnalavano il campione slovacco Peter Sagan (Bora Hansgrohe), Greg Van Avermaet (CCC Team) e gli scoppiettanti Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix) e Wout Van Aert (Jumbo-Visma), vincitore della Strade Bianche a Siena pochi giorni fa. Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates), Elia Viviani (Cofidis) e Caleb Ewan (Lotto Soudal) erano, invece, tre tra i velocisti più pericolosi al via che avrebbero subito attacchi dalle squadre dei passisti sul Poggio e sulla Cipressa, tenendo presente che la riduzione a sei ciclisti per squadra rendeva più difficile il controllo della corsa ai vari team. La Lotto Soudal, per esempio, oltre al già citato Ewan poteva contare anche su Philippe Gilbert, corridore che non ha certo bisogno di presentazione e al cui nutrito palmarès manca proprio la Milano-Sanremo.
La partenza avveniva qualche minuto dopo le undici, sotto un caldo pungente. Dopo solo 2 Km partivano all’attacco sette ciclisti Mattia Bais (Androni Giocattoli Sidermec), Manuele Boaro (Astana), Alessandro Tonelli (Bardiani), Damiano Cima (Gazprom), Héctor Carretero (Movistar), Marco Frapporti (Vini Zabù) e il giovane Fabio Mazzucco (Bardiani), che li raggiungeva qualche chilometro più tardi. Nonostante le alte temperature, dopo due ore di gara la media della corsa toccava i 43,6 km/h, mentre la fuga al comando viaggiava con 6′30″ di vantaggio sul gruppo. A guidare il plotone all’inseguimento si alternavano le squadre dei velocisti ed in particolare Lotto Soudal, Jumbo-Visma, Deceuninck-Quick Step e Groupama-FDJ, formazioni rispettivamente di Caleb Ewan, Van Aert, Alaphilippe e Démare.
Sulla salita di Niella Belbo si raggiungevano le 3 ore di corsa con la fuga che manteneva sempre 6 minuti di vantaggio dagli inseguitori, nel quale non si facevano ancora notare i favoriti per la vittoria, ben protetti nella pancia del gruppo. Solo 4 ore dopo la partenza della Classicissima il vantaggio dei fuggitivi calava vistosamente scendendo sotto i 3 minuti e mezzo. Prima dell’inizio del Colle Nava tale gap calava per la prima volta sotto i tre minuti grazie all’impulso delle squadre dei favoriti e in quel frangente era da segnalare il buon lavor di Oliviero Troia (UAE-Team Emirates).
Il primo colpo di scena avveniva ai meno 88 km dall’arrivo, quando una caduta nella pancia del gruppo metteva a terra diversi ciclisti tra i quali Simone Consonni (Cofidis) e Matteo Trentin (CCC Team). Proprio quest’ultimo, vice campione del mondo in carica, era quello che ne faceva le spese venendo costretto al ritiro. Per lui una brutta botta alla spalla mentre il gruppo ìera a quasi 2 minuti dai sei al comando, che a pochi chilometri della vetta del Colle di Nava perdeva Carretero, che esausto si faceva inghiottire dalle fauci del gruppo guidato dalla Bora-Hansgrohe. Da segnale all’inizio della discesa Nibali nelle primissime posizioni, con Sagan attento alle sue ruote.
A 60 chilometri dall’arrivo, con il gruppo che lasciava il Piemonte per entrare in Liguria e con un ritardo di 1′10” dai fuggitivi, le squadre dei big iniziavano a fare le prime mosse. Nel tratto di falsopiano che seguiva la discesa del Colle di Nava Mazzucco si fermava a causa di problemi mecccanici, mentre la Trek-Segafredo di Nibali mandava all’attacco il giovane e promettente Nicola Conci, con i compagni Giulio Ciccone e Gianluca Brambilla nelle prime venti posizioni del gruppo, pronti a rilanciare in caso di tentativo vano da parte di Conci. Data la distanza dal traguardo, questa era una mossa che serviva più che altro per stanare le squadre dei favoriti e per far lavorare e stancare i gregari dei velocisti in vista di Cipressa e Poggio. Il tentativo veniva, però, annullato dalla Deceuninck-Quick Step di Alaphilippe, che prendeva le redini della corsa portandosi a 15” dai fuggitivi, nel frattempo rimasti solo in cinque, definitivamente ripresi a 35 chilometri dall’arrivo, mentre si transitava dal centro di Imperia e il gruppo si apprestava a tornare sulle strade classiche della Sanremo.
Intanto due pedine fondamentali della Deceuninck Quick Step, Alaphilippe prima e Bob Jungels poi, erano costretti a cambiare bici per problemi meccanici e a rientrare frettolosamente nel plotone, pilotato dall’Alpecin-Felix che si era messa a totale disposizione del proprio capitano Matheu Van der Poel. Si attaccava la Cipressa con la Trek di Nibali pronta a chiudere ogni velleità di attacchi ed in particolare era bravo Jacopo Mosca a raggiunger Loïc Vliegen (Circus-Wanty Gobert): i due prendevano il largo mentre Ewan era in difficoltà nelle retrovie e si staccava, sorte che un paio di chilometri più tardi toccherà anche a Fernando Gaviria. Ripresi un ottimo Mosca e Vliegen, la discesa successiva vedeva l’attacco del ligure Niccolò Bonifazio (Direct Énergie), seguito poco dopo da Daniel Oss (Bora-Hansgrohe). Dietro si assisteva ad un immobilismo che francamente nessuno si aspettava e così Oss, non nuovo ad azioni sulla Cipressa, riusciva a guadagnare 15” di vantaggio prima di essere ripreso dal gruppo poco prima dell’inizio del Poggio.
A 10 chilometri dall’arrivo iniziava la bagarre e la Milano-Sanremo entrava nel clou. Il primo ad attaccare era Gianni Moscon, primo tentativo di un Team Ineos deludente, azione che veniva bloccata da un attento Zdeněk Štybar (Deceuninck-Quick Step). Poi ci provava ancora la Trek-Segafredo con Gianluca Brambilla, al cui inseguimento si lanciava il belga Aimé De Gendt (Circus-Wanty Gobert); intanto il ritmo costava caro ai velocisti reduci dalla Cipressa e tra quelli che si staccavano sul Poggio c’erano gli italiani Sonny Colbrelli (Bahrain) e Viviani. La Trek-Segafredo era molto attiva, con l’unica pecca di Ciccone, il cui timido attacco non riuscito dopo il Nava non aveva avuto seguito A meno di sette chilometri all’arrivo ci provava un pezzo da 90, lo squalo Vincenzo Nibali, ma questo attacco non faceva il vuoto come invece riuscirà ad Alaphilippe, che si lasciava tutti alle spalle e scollinava da solo. Van Aert si era inizialmente fatto sorprendere, ma in discesa riusciva a raggiungere il transalpino, con il quale andava a formare un duetto micidiale per gli inseguitori. Gli ultimi tre chilometri veniva affrontanti con un vantaggio limitato per i primi due e con il francese consapevole di avere uno spunto meno veloce del corridore belga: Alaphilippe si incollava alla ruota di Van Aert senza dargli un cambio, ma l’avversario, dimostrando sangue freddo e un’esperienza fuori dal comune per la sua giovane età, rispondeva prontamente tenendo alta l’andatura e controllando sia il rivale, sia il plotone che era a soli 5 secondi. Van Aert e Alaphilippe a ridosso del traguardo si giocavano il tutto per tutto, con il francese che cercava di mettere pressione e stuzzicare Van Aert. Ma tale strategia risultava inutile perchè il campione belga che accelerava e andava a vincere in volata la sua prima Classica Monumento con mezza ruota di vantaggio.
Alle loro spalle, dopo due secondi, Michael Matthews (Sunweb) vinceva la volta del gruppo inseguitori. Peter Sagan era quarto, ancora una volta piazzato, quinto era Giacomo Nizzolo (NTT). Tra i big Van Avermaet terminava ottavo, Gilbert nono, Van der Poel tredicesimo, Davide Formolo (UAE-Team Emirates) sedicesimo, Alberto Bettiol (EF Pro Cycling) diciottesimo e Vincenzo Nibali ventitreesimo.
Consegnata alla storia questa straordinaria Sanremo d’agosto, ora l’attenzione dei tifosi si sposterà sul Giro di Lombardia di Ferragosto e sul Delfinato che scatterà il 12 agosto, prova generale del Tour de France che prenderà le mosse sabato 29 da Nizza.
Luigi Giglio

Wout Van Aert batte Alaphilippe alla Milano-Sanremo 2020 (Getty Images)
LIEGI-BASTOGNE-LIEGI 2019: LE PAGELLE
aprile 29, 2019 by Redazione
Filed under 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, Approfondimenti
Dopo la conclusione dell’ultima delle grandi classiche del Nord ecco i promossi e i bocciati dell’edizione 2019 della “decana” Liegi-Bastogne-Liegi
JAKOB FUGLSANG: Stavolta non c’è sfortuna, avversario, caduta, moto che tenga, niente e nessuno è riuscito a farlo perdere. Vince da dominatore attaccando sulla Roche-aux-Faucons. Sfrutta il lavoro di una grande Astana per vincere la sua prima Classica Monumento. Fa il funambolo in discesa quando per un niente non finisce a terra. Danese Volante. Voto: 10
DAVIDE FORMOLO: Quel viso simpatico e pacioccone che si ritrova lo rende simpatico a chiunque. Non tifarlo è impossibile, ma oggi se lo meritava davvero. Il veneto è stato l’ultimo a cedere a Fuglsang. Per il futuro dovranno tenerlo tutti d’occhio. Voto: 8,5
MICHAEL WOODS: Il canadese è il primo a raggiungere il danese sulla “Roccia dei Falchi” ma non riesce a tenerle sulla seconda accelerata di Fuglsang. Viene riassorbito dal gruppetto Nibali a due chilometri dal traguardo terminando quinto. Voto: 7
MAXIMILIAN SCHACHMANN: Il trittico delle Ardenne si conclude col terzo posto del tedesco della Bora-Hansgrohe. Il pensiero è che in questa settimana ha raccolto poco per la gamba che si ritrova. Paga ancora la poca esperienza e la giovane età. Voto: 7
VINCENZO NIBALI: Il siciliano ha dimostrato di avere una buona condizione, ma gli strappi delle Ardenne non sono il suo piatto preferito. Ha gamba, testa e coraggio e lo dimostra durante tutto l’arco della corsa, purtroppo di più non può fare. Voto: 7
DAVIDE VILLELLA: Anche alla Liegi l’italiano in maglia Astana dimostra di essere uno dei gregari più validi del panorama mondiale. Il suo ritmo in testa al gruppo è uno dei più efficaci. Voto: 6,5
ADAM YATES: Nella prima metà della corsa non sembra avere una buona gamba, poi il britannico si riprende bene nel finale terminando quarto. Voto: 6,5
DAVID GAUDU: Con l’assenza di Pinot, le speranze della Groupama-FDJ erano riposte tutte su di lui. Il francese è uno dei più attivi nel finale, prima dell’attacco decisivo di Fuglsang. Sesto posto meritato. Voto: 6,5
MIKEL LANDA: Uscito di scena Valverde la Movistar gareggia solo per lui. Il basco propva a fare del proprio meglio e, nonostante la sua poca attitudine per le corse di un giorno, conclude con un settimo posto onorevole. Voto: 6,5
TANEL KANGERT: Il cambio di maglia non sembrerebbe avergli fatto bene; oggi prova più volte ad attaccare da lontano per spezzare questo trend. Voto: 6
DYLAN TEUNS: Entra in gioco nel finale come seconda punta in appoggio a Nibali. Fuglsang, Formolo e Woods, però, hanno un altro passo sulla Roche-aux-Faucons. Voto:6
MICHAŁ KWIATKOWSKI: No, il polacco non c’è. La sua pedalata è molto lontana dai suoi standard qualitativi. Il 12° posto odierno non gli rende giustizia. Voto: 5,5
GREG VAN AVERMAET: Prova a partire da lontano, a quasi sessanta chilometri dall’arrivo, ma non riesce a portare via un gruppetto di buoni attaccanti. Esce mestamente di corsa quando l’Astana decide di far sul serio. Voto: 5
DIEGO ULISSI: Il terzo posto della Freccia Vallone lasciava ben sperare, oggi naufraga mestamente concludendo la gara al 39° posto, a 3′34” da Fuglsang. Voto: 4,5
ALEJANDRO VALVERDE: Abbandona la corsa quando di chilometri al traguardo ne mancano ancora 103. La maledizione della maglia tricolore più l’età che avanza lo beffano ancora. Voto: 5
JULIAN ALAPHILIPPE: È il grande sconfitto di giornata. Sulla Roche-aux-Faucons precipita dietro e non si rialza più. La gamba non era delle migliori, come le idee. Logora la squadra nella prima parte di corsa, lasciando le iniziative finali ad una più fresca Astana. Voto: 4
RUI COSTA: Una volta il portoghese dava almeno l’impressione di poter puntare a un buon piazzamento alla Liegi, oggi nemmeno quello. Voto: 4
ROMAN KREUZIGER: Per il corridore ceco vale lo stesso discorso fatto per Rui Costa. Voto: 4
Luigi Giglio
IMPRESA DI FUGLSANG, FUNAMBOLO DELLE ARDENNE
aprile 28, 2019 by Redazione
Filed under 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News
Jakob Fuglsang, sfruttando una grande condizione e un Team Astana in versione corazzata, vince la sua prima Classica Monumento. “Doyenne” ancora indigesta per Julian Alaphilippe. Buona prova di Vicenzo Nibali e soprattutto di Davide Formolo, secondo al traguardo.
Si è corsa oggi l’ultima classica di primavera, la Liegi-Bastogne-Liegi, la più antica tra le classiche, disputata interamente nella regione della Vallonia fin dal 1892. La “Doyenne” (in italiano la “Decana”) è anche l’ultima corsa del trittico delle Ardenne, dopo Freccia Vallone e Amstel Glod Race. È La corsa che racchiude tutto, l’Alfa e l’Omega, la prima delle Classiche come anzianità e l’ultima di primavera, disputata quando si chiude la pagina delle grandi classiche del Nord e si comincia a pensare ai Grandi Giri. È la centocinquesima edizione, 256 chilometri da percorrere e undici “côtes” da superare con un finale innovativo perchè la corsa è tornata a concludersi a Liegi e non più sulla collina di Ans, in quella Liegi dove abitano molti emigrati italiani e proprio per questo la “Doyenne” è stata definita anche come la “corsa degli italiani, nonostante l’ultima vittoria azzurro risalga oramai al 2007 quando fu vinta da Danilo Di Luca.
Sotto un cielo grigio e plumbeo, con una temperatura fredda e qualche goccia di pioggia, i corridori partivano da Liegi alle 10:30. Al via non c’era il campione uscente Bob Jungels (Deceuninck – Quick Step), assente per scelta di squadra, mentre erano presenti Alejandro Valverde (Movistar), Wout Poels (Sky), Daniel Martin (UAE-Team Emirates) e Philippe Gilbert (Deceuninck – Quick Step), corridori che avevano vinto in passato la Liegi e in particolare lo spagnolo ambiva al quinta successo in carriera nella “Decana”.
Subito dopo la partenza si susseguivano numerosi tentivi di attacco. Tra i tanti, alla fine riuscivano ad evadere dal controllo del gruppo Julien Bernard (Trek-Segafredo), Lilian Calmejane (Total Direct Énergie), Tobias Ludvigsson (Groupama-FDJ), Andrea Pasqualon (Wanty-Gobert), Jérémy Maison (Arkéa-Samsic), Kevin Deltombe (Sport Vlaanderen Baloise), Kenny Molly e Mathijs Paaschens (Wallonie Bruxelles). Fabio Felline (Trek-Segafredo) era, invece, il primo corridore costretto al ritiro, in una stagione piuttosto deludente per il piemontese, lontana dai fasti che lo avevano portato a vincere la classifica a punti alla Vuelta di Spagna del 2016, dove aveva preceduto nella speciale classifica Nairo Quintana di 3 punti. Si ritiravano anche Martin e soprattutto Valverde, che alzava bandiera bianca quando di chilometri al traguardo ne mancavano 103, mentre sfumava per lui il sogno di eguagliare il record di successi di Eddy Merckx alla Liegi.
I fuggitivi riuscivano a raggiungere un vantaggio di 10 minuti, ma sotto l’impulso della Deceuninck, il gap accumulato si andava via via riducendo chilometro dopo chilometro. Mentre il gruppo principale si allungava pericolosamente, i fuggitivi perdevano pezzo dopo pezzo. Tra gli attaccanti allungava un vivacissimo Julien Bernard, che andava a scollinare da solo sulla salita dello Stockeau.
Con Bernard da solo in testa alla corsa e i suoi ex compagni di fuga assorbiti dal gruppo, quando mancavano 74 chilometri alla linea d’arrivo iniziavano le scaramucce tra i big. Si avvantaggia un gruppetto di una ventina di ciclisti tra i quali c’erano Greg Van Avermaet (CCC Team), Cesare Benedetti (Bora-Hansgrohe), Enric Mas e Philippe Gilbert (Deceuninck – Quick Step), Sergio Henao (Team-UAE Emirates) e Antonio Nibali (Bahrein-Merida), i quali riprendevano un coriaceo Bernard. Dopo qualche centinaio di metri, però, il gruppo si ricongiungeva grazie all’impulso della Movistar, annullando così l’azione di un Van Avermaet propositivo. Il belga non era riuscito a portare via un gruppetto di attaccanti a causa anche del team spagnolo che dopo l’abbandono di Valverde lavorava per Mikel Landa.
Ai meno 64 scattava Tanel Kangert (Ef Education First); l’estone, che fino ad oggi aveva corso una prima parte di stagione anonima, veniva seguito dall’ex compagno di squadra Omar Fraile (Astana), che si metteva alla sua ruota con la funzione di stopper, non offrendo nessun cambio. I due sulla Côte du Maquisard venivano raggiunti da un gruppettino di attaccanti composto da Michael Albasini (Mitchelton-Scott), Benoît Cosnefroy (Ag2r La Mondiale), David De La Cruz (Sky), Winner Anacona e Carlos Verona (Movistar), Bjorg Lambrecht (Lotto Soudal), Alessandro De Marchi (CCC Team) e Damiano Caruso (Bahrein Merida). La Bahrein stava entrando in ogni tentativo di attacco di giornata, segno della buona condizione fisica di Vincenzo Nibali. Lo “Squalo” non era mai riuscito a vincere la Liegi, andandoci vicino nel 2012, quando arrivò secondo, beffato all’ultimo chilometro dal kazako Maxim Iglinsky. Non facevano parte nel gruppetto i corridori della Deceuninck, che si trovavano invece in testa al secondo gruppo a guidare l’inseguimento. A causa di un problema meccanico era costretto a staccarsi De La Cruz, mentre i suoi ex compagni d’avventura raggiungevano i 50” di vantaggio quando di chilometri al traguardo ne mancavano 43.
Senza grossi scossoni – fin qui dove le notizie più importanti erano state il ritiro di Valverde e una Bahrein-Merida ”elettrica” con Vincenzo Nibali attento sempre nelle prime parti del gruppo – si giungeva a 37 chilometri dal traguardo sulla mitica Côte de la Redoute, salita simbolo della Liegi. Kangert allungava ulteriormente tra gli attaccanti, mentre Anacona veniva ripreso dal gruppo, che inseguiva a 35” di ritardo e nel quale si vedevano in testa uomini della Movistar, della Deceuninck e della Bahrein. La Redoute, intanto, rischiava di mietere una vittima illustre, nientemeno che Philippe Gilbert. Il campione belga, nativo proprio del paese dove ha inizio la salita, riusciva a resitere in coda al gruppo aggrappandosi con le unghie e con i denti al corridore che lo precedeva. Resistevano anche corridori veloci, ma non proprio ”passisti-scalatori”, come Michael Matthews (Team Sunweb) e Van Avermaet, segno che l’andatura non era delle più intense. Infatti, nessuno dei favoriti di giornata aveva provato ad inventarsi qualcosa sulla Redoute, asciando i favoriti principali di giornata, Jakob Fuglsang (Astana) e Julian Alaphilippe (Deceuninck Quick-Step) al coperto tra i propri gregari.
Sulla Côte des Forges attaccava Patrick Konrad (Bora-Hansgrohe), che raggiungeva Kangert in testa alla corsa; successiva i due venivano raggiunti da Daryl Impey (Mitchelton-Scott) e Tim Wellens (Lotto Soudal). Il quartetto acquisiva 15” di vantaggio dal plotone guidato dall’Astana, che nel frattempo aveva ripreso Albasini, Caruso, De Marchi e Anacona. Con questa composizione della corsa e con la pioggia che aveva ripreso a bagnare i corridori, a 16 chilometri dall’arrivo iniziava l’ultima côte di giornata, la Roche-aux-Faucons.
Sulla “salita dei falchi” un’Astana in versione tritacarne guidava il gruppo all’inseguimento del quartetto. Una volta ripresi partiva Fuglsang e solo Michael Woods (EF Education First) e Davide Formolo (Bora-Hansgrohe) riuscivano a tenere le ruote del danese, mentre Alaphilippe si faceva sorprendere. Perdevano terreno, staccandosi definitivamente, Matthews e Van Avermaet. L’azione dell’Astana aveva sparigliato la corsa e gli inseguitori non riuscivano ad organizzarsi, mentre Fuglsang accellerava nuovamente staccando prima Woods e poi Formolo, restando da solo a 13 chilometri dalla fine.
Alaphilippe usciva mestamente dalla corsa mentre da dietro, Landa, Nibali, Adam Yates (Mitchelton-Scott), Dylan Teuns (Bahrein-Merida), David Gaudu (Groupama-Fdj) e Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe) avevano trovato la giusta collaborazione per provare un disperato inseguimento. Fuglsang dimostrava, però, di avere una condizione e una lucidità straordinaria, quest’ultima palesatasi a 3 Km dal traguardo quando il danese slittava sul cordolo in cemento a bordo strada e riusciva a non cadere con un’impresa degna di un equilibrista. E intanto guadagnava anche terreno sugli inseguitori, arrivando ad avere 25” di vantaggio su un generoso Davide Formolo, saliti poi a 27″ sul ritrovato traguardo di Liegi mentre terzo a quasi un minuto era un altro uomo della Bora-Hansgrohe, il tedesco Schachmann, che batteva Adam Yates allo sprint. Poco più dietro si piazzava ottavo Nibali, prestazione non male in chiave Giro d’Italia per il siciliano, reduce da un grande Tour of the Alps.
Come detto all’inizio, la “Doyenne” è l’Alfa e l’Omega, la corsa dove i nodi vengono al pettine. All’Amstel Fuglsang e Alaphilippe vennero beffati da Mathieu Van Der Poel in un finale beffardo. Alaphilippe si riscattava alla Freccia Vallone, mentre Fuglsang si prendeva oggi la sua personale rivincita. Il ciclismo toglie, il ciclismo da, specie ai coraggiosi e agli avventurieri come un grande Jakob Fuglsang.
Luigi Giglio
ORDINE D’ARRIVO
1 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team 6:37:37
2 Davide Formolo (Ita) Bora – Hansgrohe 0:00:27
3 Maximilian Schachmann (Ger) Bora – Hansgrohe 0:00:57
4 Adam Yates (GBr) Mitchelton – Scott
5 Michael Woods (Can) EF Education First
6 David Gaudu (Fra) Groupama – FDJ
7 Mikel Landa Meana (Spa) Movistar Team
8 Vincenzo Nibali (Ita) Bahrain – Merida 0:01:00
9 Dylan Teuns (Bel) Bahrain – Merida 0:01:05
10 Wout Poels (Ned) Team Sky 0:01:26
11 Tim Wellens (Bel) Lotto Soudal 0:01:29
12 Michal Kwiatkowski (Pol) Team Sky
13 Patrick Konrad (Aut) Bora – Hansgrohe
14 Jay Mc Carthy (Aus) Bora – Hansgrohe
15 Carlos Betancur (Col) Movistar Team
16 Julian Alaphilippe (Fra) Deceuninck – Quick – Step
17 Laurens De Plus (Bel) Team Jumbo – Visma
18 Tadej Pogačar (Slo) Uae Team Emirates
19 Guillaume Martin (Fra) Wanty – Gobert Cycling Team
20 Daniel Felipe Martinez Poveda (Col) EF Education First
21 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale
22 Ilnur Zakarin (Rus) Team Katusha Alpecin
23 Daryl Impey (RSA) Mitchelton – Scott 0:02:09
24 Anthony Perez (Fra) Cofidis, Solutions Credits
25 Rudy Molard (Fra) Groupama – FDJ
26 Toms Skujins (Lat) Trek – Segafredo
27 Bjorg Lambrecht (Bel) Lotto Soudal
28 Jesus Herrada (Spa) Cofidis, Solutions Credits
29 Sergio Luis Henao Montoya (Col) UAE Team Emirates 0:02:12
30 Jan Bakelants (Bel) Team Sunweb 0:02:13
31 Valentin Madouas (Fra) Groupama – FDJ 0:02:15
32 Tanel Kangert (Est) EF Education First 0:02:17
33 Gorka Izagirre Insausti (Spa) Astana Pro Team 0:02:26
34 Giulio Ciccone (Ita) Trek – Segafredo 0:02:28
35 Michael Matthews (Aus) Team Sunweb 0:03:03
36 Matej Mohoric (Slo) Bahrain – Merida 0:03:15
37 Odd Christian Eiking (Nor) Wanty – Gobert Cycling Team 0:03:34
38 Enrico Battaglin (Ita) Team Katusha Alpecin
39 Diego Ulissi (Ita) UAE Team Emirates
40 Simon Clarke (Aus) EF Education First
41 Alessandro De Marchi (Ita) CCC Team 0:03:37
42 Eliot Lietaer (Bel) Wallonie Bruxelles 0:04:11
43 Tom-Jelte Slagter (Ned) Team Dimension Data
44 Carlos Verona Quintanilla (Spa) Movistar Team
45 Benoit Cosnefroy (Fra) AG2R La Mondiale
46 G Lawson Craddock (USA) EF Education First
47 Davide Villella (Ita) Astana Pro Team 0:06:05
48 Quentin Pacher (Fra) Vital Concept – B&B Hotels 0:06:53
49 Tao Geoghegan Hart (GBr) Team Sky 0:06:56
50 Tom Dumoulin (Ned) Team Sunweb
51 Marc Hirschi (Swi) Team Sunweb
52 Greg Van Avermaet (Bel) CCC Team
53 Cesare Benedetti (Ita) Bora – Hansgrohe 0:08:22
54 Omar Fraile Matarranz (Spa) Astana Pro Team 0:09:20
55 Luis León Sanchez (Spa) Astana Pro Team
56 Ion Izaguirre Insausti (Spa) Astana Pro Team
57 Damiano Caruso (Ita) Bahrain – Merida
58 Philippe Gilbert (Bel) Deceuninck – Quick – Step
59 Enric Mas Nicolau (Spa) Deceuninck – Quick – Step
60 Damien Howson (Aus) Mitchelton – Scott
61 Nicola Conci (Ita) Trek – Segafredo
62 Thomas Sprengers (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise 0:09:48
63 Louis Vervaeke (Bel) Team Sunweb
64 Aurélien Paret Peintre (Fra) AG2R La Mondiale
65 Dmitrii Strakhov (Rus) Team Katusha Alpecin 0:10:36
66 Lawrence Warbasse (USA) AG2R La Mondiale
67 David De La Cruz Melgarejo (Spa) Team Sky 0:11:32
68 Winner Andrew Anacona (Col) Movistar Team 0:11:59
69 Maxime Monfort (Bel) Lotto Soudal
70 Michael Albasini (Swi) Mitchelton – Scott
71 Andrey Amador (CRc) Movistar Team
72 Antonio Nibali (Ita) Bahrain – Merida
73 José Gonçalves (Por) Team Katusha Alpecin 0:13:11
74 Michal Golas (Pol) Team Sky
75 Edward Dunbar (Irl) Team Sky
76 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale
77 Jonas Koch (Ger) CCC Team
78 Koen Bouwman (Ned) Team Jumbo – Visma
79 Roman Kreuziger (Cze) Team Dimension Data
80 Salvatore Puccio (Ita) Team Sky
81 Nils Politt (Ger) Team Katusha Alpecin
82 Luis Angel Mate Mardones (Spa) Cofidis, Solutions Credits
83 Paul Martens (Ger) Team Jumbo – Visma
84 Bert-Jan Lindeman (Ned) Team Jumbo – Visma
85 Benjamin King (USA) Team Dimension Data 0:17:39
86 Nathan Haas (Aus) Team Katusha Alpecin
87 Justin Jules (Fra) Wallonie Bruxelles
88 Josef Černý (Cze) CCC Team
89 Michael Gogl (Aut) Trek – Segafredo
90 Tomasz Marczynski (Pol) Lotto Soudal
91 Pieter Serry (Bel) Deceuninck – Quick – Step
92 Imanol Erviti (Spa) Movistar Team
93 Romain Sicard (Fra) Total Direct Energie
94 Petr Vakoč (Cze) Deceuninck – Quick – Step
95 Clément Chevrier (Fra) AG2R La Mondiale 0:24:12
96 Romain Hardy (Fra) Team Arkea – Samsic
97 Luka Pibernik (Slo) Bahrain – Merida
98 Pavel Kochetkov (Rus) Team Katusha Alpecin
99 Arnaud Courteille (Fra) Vital Concept – B&B Hotels
100 Jacques Willem Janse Van Rensburg (RSA) Team Dimension Data
101 Marcus Burghardt (Ger) Bora – Hansgrohe

La Liegi 2019 porta la firma di un grande Jakob Fuglsang (foto Bettini)
LIEGI-BASTOGNE-LIEGI 2019 – I FAVORITI
aprile 26, 2019 by Redazione
Filed under 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News
È l’ultima delle grande classiche del nord, poi le grande firme del ciclismo cominceranno a indirizzare le proprie attenzioni sui Grandi Giri. Qui i favoriti per la vittoria nella 105a edizione della “Doyenne”, che quest’anno ritroverà lo storico traguardo di Liegi “sacrificando” le due salite conclusive che costituivano una presenza fissa nel tracciato della corsa vallone fin dal 1991, le “côtes” di Saint-Nicolas e di Ans
25% – JULIAN ALAPHILIPPE: Impossibile non metterlo come favorito per la Liegi-Bastogne-Liegi dopo le ultime uscite. La Deceuninck – Quick Step come al solito sarà al via in versione corazzata, un motivo in più per il francese per essere il più quotato come favorito di giornata.
15% – VINCENZO NIBALI: La Deceuninck – Quick Step sarà il faro dela corsa e per beffarli ci vorrà un colpo di genio. Chi meglio del siciliano potrà tentarlo? Uscito dal Tour of the Alps con una buona gamba, forse è arrivato finalmente il momento giusto per vendicare la beffa del 2012, quando venne battuto dal solo Iglinskij?
15% – JAKOB FUGLSANG: Protagonista al’Amstel Gold Race e alla Freccia Vallone, in una stagione dove sembra attraversare uno dei momenti più floridi della sua carriera. Domenica non sarà da sottovalutare.
10% – MAXIMILIAN SCHACHMANN: Ha le qualità per far bene, forse gli manca quel pizzico d’esperienza, ma in una corsa aperta e difficile come la Liegi-Bastogne-Liegi tutto può succedere.
10% – MICHAŁ KWIATKOWSKI: Al momento non sembra essere al top. Corridore esperto, dal curriculum di tutto rispetto, in settimana non ha dimostrato di avere la gamba per tenere testa al duo Alaphilippe-Fuglsang. Dovrà affidarsi alla sua fantasia e al suo estro.
5% – BOB JUNGELS: Vincitore in carica della Liegi, il lussemburghese sarà una delle punte della Deceuninck – Quick Step. Se gli avversari marcheranno Alaphilippe, il buon Bob avrà altissime chance di ripetere il bis.
5% – ROMAIN BARDET: Il francese ha questa corsa nel cuore, tante top ten e un terzo posto conquistato l’anno scorso. Il nuovo percorso potrebbe favorirlo.
5% – ALEJANDRO VALVERDE: Lo spagnolo, campione del mondo in carica, ha l’esperienza, la classe e la testa per vincere la sua quinta Liegi-Bastogne-Liegi. Il motore, però, no.
5% – PHILIPPE GILBERT: Dopo Alaphilippe e Jungels c’è lui, il fuoriclasse belga che quindici giorni fa ha trionfato a Roubaix. Vinse a Liegi nel 2011, da tenere d’occhio.
1% – MICHAEL WOODS: Il canadese l’anno scorso arrivò secondo, quest’anno vincere sembrerebbe ancora più difficile.
1% – TOM DUMOULIN: L’olandese, nonostante la sua classe, non ha mai sfondato nelle corse di un giorno. Che sia arrivato il momento giusto?
1% – MICHAEL MATTHEWS: Se non uscirà una corsa dura l’olandese, che sugli strappi non è proprio l’ultimo arrivato, potrebbe dire la sua.
1% – BJORG LAMBRECHT: Sulle Ardenne, in questa settimana, il giovane belga della Lotto-Soudal ha dimostrato di essere un osso duro. Possibile outsider.
1% – ADAM YATES: La Freccia Vallone di mercoledì è l’unica corsa che ha steccato in questo 2019 dove sta correndo da grande protagonista. La Roche aux Faucons sarà per lui un trampolino di lancio davvero ghiotto.
Luigi Giglio
ALAPHILIPPE E FUGLSANG, GLI ETERNI RIVALI ANCORA PROTAGONISTI AL FIANDRE
aprile 24, 2019 by Redazione
Filed under 6) FRECCIA VALLONE, News
Alaphilippe ha vinto, con i favori del pronostico, l’edizione 2019 della Freccia Vallone, battendo in volata Jakob Fuglsang che aveva tentato di anticipare lo sprint e anticipando di 6 secondi un ottimo Diego Ulissi, apparso in grande spolvero. Come da copione, si è deciso tutto all’ultima scalata al muro di Huy, sul quale il francese ha avuto anche qualche difficoltà ad imporsi sul suo terreno di caccia ideale.
Era già accaduto alla Strade Bianche ed all’Amstel Gold Race, anche se con esiti diversi, di vedere Julian Alaphilippe (Deceuninck – Quick Step) e Jakob Fuglsang (Astana Pro Team) in lotta per conquistare la vittoria.
Alla Strade Bianche Alaphilippe era riuscito a conquistare il successo mentre, per quanto riguara l’Amstel, è ancora vivissimo il ricordo dei due litiganti che, a furia di studiarsi in un quasi surplace negli ultimi chilometri, si sono fatti infinocchiare dall’arrembante gruppetto inseguitore che, fino a pochi minuti prima dell’inizio della pantomima, sembrava essere tagliato fuori dai giochi. La verità è che il povero Fuglsang, dopo aver tentato invano di staccare il compagno di avventura conscio del fatto di non avere la minima speranza in volata contro il francese, ha ovviamente pensato bene di far mancare al transalpino qualsiasi tipo di collaborazione. Alaphilippe, dal canto suom non si è voluto sobbarcare il lavoro ed il risultato è stato quel che abbiamo visto, non senza una certa soddisfazione, il giorno di Pasqua.
Oggi le cose sono andate diversamente,perché ai piedi del muro di Huy si sono presentati circa 30 corridori, ma sono stati ancora una volta i due eterni rivali ad accendere i fuochi d’artificio e a giocarsi la vittoria. Per il francese, stavolta, la questione è stata meno facile di quanto si potesse pensare perchè l’avversario danese ha tentato di piazzare il colpo del ko nel punto più duro del muro di Huy, la terribile “esse” ai 250 metri dal traguardo nella quale la pendenza media schizza oltre il 20%. Passato quell’ostico tratto Alaphilippe ha superato Fuglsang negli ultimi metri, ma ha dovuto comunque dar fondo a tutte le sue risorse per avere ragione del danese.
Alle loro spalle un ottimo Diego Ulissi (UAE-Team Emirates) è riuscito a conquistarsi il terzo gradino del podio, andando a precedere Bjorg Lambrecht (Lotto Soudal) e Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), che si conferma un cliente scomodissimo in chiave Liegi.
La corsa ha visto sin da subito tentativi di fuga e non ci è voluto molto per vedere sottrarsi al controllo del gruppo Joey Rosskopf (CCC Team), Robin Carpenter ( Rally UHC Cycling) e Kenneth Van Rooy (Sport Vlaanderen-Baloise). A costoro si sono aggiunti successivamente prima Tom Wirtgen (Wallonie-Bruxelles) e poi Koen Bouwman (Jumbo-Visma), che era partito in insieme a Sergio Rodríguez (Euskadi Basque Country – Murias), rialzatosi inspiegabilmente prima del ricongiugimento.
Il vantaggio dei fuggitivi arriva vicino ai 6 miunuti, ma un’accelerazione decisa dei Deceuninck – Quick Step, che mettono anche in difficoltà parte del gruppo a causa del vento, riduce di molto il gap fino a portarlo sotto i 4 minuti.
Sulla Côte d’Ereffe partono Cesare Benedetti (Bora-Hansgrohe), Willie Smit (Katusha-Alpecin), Pierre-Luc Périchon (Cofidis) e Damiano Caruso (Bahrain-Merida), che nel corso del secondo giro del circuito finale vanno a riprendere Wirtgen e Van Rooy, che avevano perso contatto dalla testa durante la prima ascesa del muro di Huy. A questo gruppo si aggiungono Nathan Haas (Katusha-Alpecin), Tomasz Marczyński (Lotto Soudal), Tom-Jelte Slagter (Dimension Data) e Michael Gogl (Trek-Segafredo).
Durante questa tornata lo sfortunato Ion Izagirre (Astana) patisce prima un problema meccanico e poi una caduta, uscendo di scena. Più ingloriosa, invece, è la fine di Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) e Daniel Martin (UAE Team Emirates), i quali si staccano quando mancano ancora 35 chilometri alla conclusione.
Non è ancora finita perché, subito prima di imboccare per la seconda volta la rampa finale, finiscono a terra tre uomini importanti come Adam Yates (Mitchelton-Scott), Roman Kreuziger (Dimension Data) e Domenico Pozzovivo (Bahrain-Merida), costretto al ritiro e al quale sarà riscontrata in ospedale una commozione cerebrale.
Sul muro cerca avvantaggiarsi un folto gruppo di uomini composto da Enric Mas (Deceuninck-Quick Step), Carlos Verona (Movistar), Lambrecht, Tim Wellens (Lotto Soudal), Damien Howson (Mitchelton-Scott), Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), Davide Formolo, Jay McCarthy e Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), Wout Poels (Sky), Slagter, Rudy Molard (Groupama-FDJ), Sergio Henao, Ulissi, Gorka Izagirre e Luis León Sánchez (Astana), Dylan Teuns (Bahrain-Merida), Alessandro De Marchi e Rosskopf (CCC Team), Eliot Lietaer (Wallonie Bruxelles) e Mario González (Euskadi Basque Country – Murias). Il livello di qualità presente in questo gruppo costringe gli uomini del favorito Alaphilippe a chiudere il prima possibile. Dopo il ricongiugimento, ci provano Marczyński e Matej Mohorič (Bahrain-Merida) ma, anche in questo caso, il tentativo viene stoppato da Enric Mas che, con una trenata incredibile, riduce il gruppo principale ad una trentina di unità.
Sul muro finale si mettono in testa Michał Kwiatkowski (Sky) e Ulissi, ma è Fugslang che, sulla famosa “esse” con pendenze da capogiro, prova la frustata. Alaphilippe è lestissimo ad agganciare la ruota del danese ed a infilarlo in volata, con Ulissi che riesce a conquistare il gradino più basso del podio.
La beffa pasquale ha sortito i suoi effetti e stavolta Alaphilippe ha centrato la vittoria anche se, in questo caso, a scanso di equivoci ha preferito adottare una tattica meno spregiudicata, mirando a tenere cucita la corsa.
A questo punto non ci resta che aspettare l’ultimo atto del trittico delle Ardenne che andrà in scena domenica in quel di Liegi prima di mettere temporaneamente in pausa le classiche per entrare nella stagione dei grandi giri.
Benedetto Ciccarone
ORDINE D’ARRIVO
1 Julian Alaphilippe (Fra) Deceuninck-QuickStep 4:55:14
2 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
3 Diego Ulissi (Ita) UAE Team Emirates 0:00:06
4 Bjorg Lambrecht (Bel) Lotto Soudal 0:00:08
5 Maximilian Schachmann (Ger) Bora-Hansgrohe
6 Bauke Mollema (Ned) Trek-Segafredo
7 Patrick Konrad (Aut) Bora-Hansgrohe
8 Michael Matthews (Aus) Team Sunweb
9 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Soudal 0:00:11
10 Enrico Gasparotto (Ita) Dimension Data
11 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team
12 Benoit Cosnefroy (Fra) AG2R La Mondiale
13 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale
14 Dylan Teuns (Bel) Bahrain-Merida
15 Laurens De Plus (Bel) Team Jumbo-Visma
16 Michal Kwiatkowski (Pol) Team Sky
17 Tim Wellens (Bel) Lotto Soudal 0:00:15
18 Guillaume Martin (Fra) Wanty-Gobert 0:00:19
19 Rudy Molard (Fra) Groupama-FDJ 0:00:23
20 Sergio Henao (Col) UAE Team Emirates 0:00:25
21 Alessandro De Marchi (Ita) CCC Team
22 Wout Poels (Ned) Team Sky 0:00:30
23 Simon Clarke (Aus) EF Education First 0:00:36
24 Jesus Herrada (Spa) Cofidis, Solutions Credits 0:00:38
25 Giulio Ciccone (Ita) Trek-Segafredo 0:00:42
26 Rui Costa (Por) UAE Team Emirates 0:00:45
27 Davide Formolo (Ita) Bora-Hansgrohe
28 Damien Howson (Aus) Mitchelton-Scott 0:00:56
29 Gorka Izagirre Insausti (Spa) Astana Pro Team 0:01:24
30 Enric Mas (Spa) Deceuninck-QuickStep 0:01:45
31 Alexey Lutsenko (Kaz) Astana Pro Team
32 Thomas Sprengers (Bel) Sport Vlaanderen-Baloise 0:01:47
33 Carlos Betancur (Col) Movistar Team
34 Serge Pauwels (Bel) CCC Team
35 Dimitri Peyskens (Bel) Wallonie Bruxelles
36 Sébastien Reichenbach (Swi) Groupama-FDJ 0:01:57
37 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale 0:01:59
38 Mathias Frank (Swi) AG2R La Mondiale 0:02:01
39 Jay Mc Carthy (Aus) Bora-Hansgrohe
40 Valentin Madouas (Fra) Groupama-FDJ 0:02:02
41 Joseph Rosskopf (USA) CCC Team 0:02:06
42 Nathan Haas (Aus) Katusha-Alpecin 0:02:07
43 Carlos Verona (Spa) Movistar Team 0:02:29
44 Luis León Sanchez (Spa) Astana Pro Team
45 Eliot Lietaer (Bel) Wallonie Bruxelles
46 David Gaudu (Fra) Groupama-FDJ 0:02:41
47 Tomasz Marczynski (Pol) Lotto Soudal 0:03:22
48 Tom-Jelte Slagter (Ned) Dimension Data
49 Matej Mohoric (Slo) Bahrain-Merida
50 Dries Devenyns (Bel) Deceuninck-QuickStep 0:04:52
51 Larry Warbasse (USA) AG2R La Mondiale 0:05:36
52 Robert Gesink (Ned) Team Jumbo-Visma 0:05:45
53 Tadej Pogacar (Slo) UAE Team Emirates 0:06:01
54 Damiano Caruso (Ita) Bahrain-Merida 0:06:19
55 Michael Woods (Can) EF Education First
56 Winner Anacona (Col) Movistar Team 0:06:24
57 Davide Villella (Ita) Astana Pro Team
58 Andrey Amador (CRc) Movistar Team
59 Anthony Perez (Fra) Cofidis, Solutions Credits
60 Nicolas Roche (Irl) Team Sunweb 0:06:27
61 Mario Gonzalez Salas (Spa) Euskadi Basque Country-Murias 0:06:30
62 Toms Skujins (Lat) Trek-Segafredo 0:06:47
63 August Jensen (Nor) Israel Cycling Academy 0:07:26
64 Maxime Monfort (Bel) Lotto Soudal 0:07:27
65 Luis Angel Mate Mardones (Spa) Cofidis, Solutions Credits
66 Odd Christian Eiking (Nor) Wanty-Gobert
67 Kevin Deltombe (Bel) Sport Vlaanderen-Baloise
68 Fabien Doubey (Fra) Wanty-Gobert 0:07:33
69 Michael Gogl (Aut) Trek-Segafredo 0:07:34
70 Jan Bakelants (Bel) Team Sunweb
71 Sander Armee (Bel) Lotto Soudal
72 Julien Simon (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:07:37
73 José Gonçalves (Por) Katusha-Alpecin 0:07:40
74 Romain Seigle (Fra) Groupama-FDJ 0:07:47
75 Nathan Brown (USA) EF Education First 0:07:48
76 Thomas Degand (Bel) Wanty-Gobert
77 Tosh Van Der Sande (Bel) Lotto Soudal 0:07:57
78 Cesare Benedetti (Ita) Bora-Hansgrohe 0:08:00
79 Julien Bernard (Fra) Trek-Segafredo
80 Paul Martens (Ger) Team Jumbo-Visma
81 Dylan van Baarle (Ned) Team Sky
82 Louis Vervaeke (Bel) Team Sunweb
83 Gregor Mühlberger (Aut) Bora-Hansgrohe
84 Enrico Battaglin (Ita) Katusha-Alpecin 0:08:22
85 Koen Bouwman (Ned) Team Jumbo-Visma 0:08:50
86 Jonas Koch (Ger) CCC Team 0:08:54
87 Petr Vakoc (Cze) Deceuninck-QuickStep 0:09:15
88 Pierre Luc Perichon (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:09:49
89 Robin Carpenter (USA) Rally UHC Cycling
90 Ruben Guerreiro (Por) Katusha-Alpecin 0:10:29
91 Tobias Ludvigsson (Swe) Groupama-FDJ 0:10:53
92 Marco Minnaard (Ned) Wanty-Gobert
93 Colin Joyce (USA) Rally UHC Cycling 0:10:58
94 Omar Fraile (Spa) Astana Pro Team
95 Ryan Anderson (Can) Rally UHC Cycling
96 Daniel Turek (Cze) Israel Cycling Academy
97 Aaron Verwilst (Bel) Sport Vlaanderen-Baloise 0:11:10
98 Mathijs Paasschens (Ned) Wallonie Bruxelles 0:11:18
99 Aurélien Paret Peintre (Fra) AG2R La Mondiale 0:11:37
100 Michael Valgren Andersen (Den) Dimension Data 0:11:38
101 Sean Bennett (USA) EF Education First 0:11:55
102 Tom Wirtgen (Lux) Wallonie Bruxelles 0:16:45

Per il secondo anno consecutivo Julian Alaphilippe fa sua la Freccia Vallone (foto Bettini)
AMSTEL GOLD RACE 2019: LE PAGELLE
aprile 23, 2019 by Redazione
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, Approfondimenti
Dopo la straordinaria impresa di Van der Poel sulle strade dell’Amstel Gold Race ecco le pagelle dell’unica classica del nord disputata sulle strade dei Paesi Bassi
MATHIEU VAN DER POEL: Fenomeno lui o polli Alaphilippe e Fuglsang? Nel dubbio lui fa il suo dovere, che è qualcosa di straordinario. Ricuce da solo il buco negli ultimi 3 km e sprinta in faccia a gente più forte ed esperta di lui. Un treno che non conosce fermate, sempre dritto! Voto: 10 e lode
MICHAŁ KWIATKOWSKI: Il polacco prova a prendere le ruote di Fuglsang e Alaphilippe; ci riesce solo nell’ultimo chilometro ma, purtroppo per lui, rientra solo poco tempo prima di Van Der Poel. Voto: 7
ALESSANDRO DE MARCHI: Ci prova nel finale e conquista un settimo posto che non è da buttare. Il friulano ha carta bianca e prova a giocarsi tutte le sue chances di vittoria entrando nell’azione decisiva del campioncino della Coredon-Circus, ma allo sprint non è uno dei ciclisti più validi. Voto: 7
SIMON CLARKE: Zitto zitto, si mette a ruota di Van Der Poel e guadagna mesto mesto un ottimo secondo posto. Chi si vuole piazzare si deve attaccare al treno Van der Poel. Voto: 7
DAVIDE VILLELLA: Si mette in testa al gruppo e ricuce il distacco dei fuggitivi in un attimo; è il miglior gregario di giornata per distacco. Voto: 6,5
MAXIMILIAN SCHACHMANN: Si spazientisce quando il gruppo non si organizza per prendere i due in testa, Fuglsang e Alaphilippe, e attacca da solo. Alla fine arriva 5°: contro questo Van Der Poel c’era poco da fare. Voto: 6,5
PHILIPPE GILBERT: Resta nelle retrovie, non spinge data la presenza di Alaphilippe in testa alla corsa, ma nel momento clou non riesce a tenere testa a Van Der Poel. Non era facile e la corsa sembrava ormai finita. Voto: 6
MATTEO TRENTIN: Alla fine arriva 10°, però corre da protagonista, su strade che non sono proprio le sue preferite. Voto: 6
ALBERTO BETTIOL: Prestazione anonima per il toscano della Ef Education First, che aveva saltato la Parigi-Roubaix per prepararsi in vista delle Ardenne. Vedremo tra Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi se riuscirà a stupirci di nuovo. Al momento c’è solo il passaggio a vuoto dell’Amstel. Voto: 5
WOUT VAN AERT: Giornata no. Sembra in fase calante, che abbia bisogno di riposo per ricaricare le pile? Voto: 5
JULIAN ALAPHILIPPE: Se arrivava da solo con Fuglsang al traguardo avrebbe vinto 10 su 10 in volata. Il problema è che da dietro hanno fatto rientrare prima Kwiatkowski e poi Van Der Poel. Voto: 5
ALEJANDRO VALVERDE: Sessantacinquesimo a 4′19”, il campione del mondo proprio non riesce a far sua l’Amstel. Voto: 5
JAKOB FUGLSANG: Il danese attacca nel momento giusto, esce dal gruppo con Alaphilippe ma poi si perde tra errori tattici e incomprensioni con l’ammiraglia. Voto: 4,5
PETER SAGAN: Sparisce subito dal vivo della corsa e non arriverà nemmeno al traguardo. Sconsolante. Voto: 4
MICHAEL VALGREN: Il vincitore della passata edizione termina al 52° posto, senza un guizzo, senza nessuna voglia di conservare il titolo. Alla fine ha fatto quello che sta facendo da inizio stagione: niente. Voto: 3
Luigi Giglio
VAN DER POEL CONFEZIONA UN’AMSTEL DI PASQUA CON IL FIOCCO
aprile 21, 2019 by Redazione
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, News
Vittoria sorprendente di Mathieu van der Poel (Coredon-Circus) con un numero nell’ultimo chilometro, quando i giochi sembravano già fatti. Astana e Deceuninck non riescono a fermare l’astro olandese. Ancora deludente Sagan (Bora-Hansgrohe).
Si è disputata oggi la cinquantaquattresima edizione dell’Amstel Gold Race, la classica della ”Birra” che con ben 35 “côtes” da affrontare nello scenario olandese del Limburgo, ha da sempre affascinato gli appassionati di questa disciplina sportiva. La prima classica vallonata di questa regione, che insieme alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi forma un trittico di tutto rispetto, nel quale sport, storia, tradizione e spettacolo vanno a fondersi in una settimana di pura ”passione”. Ben 265,7 i chilometri che i partecipanti hanno dovuto affrontare prima di giocarsi le loro possibilità di vittoria all’arrivo posto a Valkenburg. Era la domenica di Pasqua e, come potrete leggere, è stata una giornata dal finale sorprendente, degno del miglior regalo che si possa trovare in uovo di Pasqua.
I ciclisti partivano in leggero ritardo, alle 10:40, da Maastricht, con il dorsale numero sulle spalle del danese Michael Valgren, vincitore dell’edizione della passata edizione. Dodici mesi fa in gara col Team Astana, quest’anno in maglia Dimension Data, Valgren non sembrerebbe aver assimilato il cambio di casacca a causa di una prima parte di stagione corsa sottotono e lontana dai fasti del 2018. Al via anche l’italiano Alberto Bettiol (EF Education First), vincitore due domeniche fa del Giro del Fiandre, e il campione del mondo in carica Alejandro Valverde (Movistar), quest’ultimo dal palmarès di primissimo livello, ma con nessuna Amstel Gold Race nel curriculum.
La fuga non riusciva a prendere subito il largo e vari tentativi venivano annullati dal gruppo, finché un piccolo drappello, tra nel quale c’era l’italiano Paolo Simion (Bardiani-CSF), riusciva a prendere il largo intorno al km 40. Più avanti questo piccolo gruppetto veniva raggiunto da altri fuggitivi che andavano a comporre un plotoncino di undici corridori che dopo 60 km di corsa, viaggiavano con un vantaggio di oltre 7 minuti sul gruppo inseguitore. Oltre a Simion lo componevano Grega Bole (Bahrain-Merida), Julien Bernard (Trek-Segafredo), Marcel Meisen (Corendon-Circus), Thomas Sprengers e Aaron Verwilst (Sport Vlaanderen Baloise), Michael Schär (CCC Teeam), Nick van der Lijke (Roompot-Charles), Tom Van Asbroeck (Israel Cycling Academy), Marco Minnaard e Jérôme Baugnies (Wanty-Gobert). Tra i corridori all’attacco da notare la presenza di un compagno di squadra di uno dei grandi protagonisti di giornata, l’olandese Mathieu van der Poel (Corendon-Circus). Anche Greg Van Avermaet (CCC Team), fuoriclasse non troppo incline all’Amstel, aveva mandato uno dei suoi fedelissimi nella fuga di giornata, segno che le intenzioni erano bellicose.
Il primo dei fuggitivi ad alzare bandiere bianca era proprio l’italiano Simion, costretto a staccarsi a causa dell’andatura elevata dei fuggitivi quando di chilometri al traguardo ne mancavano ancora 90. Il resto dei fuggitivi transitava per la seconda volta sul leggendario Cauberg con 4′50” di vantaggio sul gruppo, in quei frangenti guidato a tutta velocità dall’italiano Davide Villella (Astana), la cui azione faceva velocemente scendere il ritardo a 2′30”. Villella, che come corridore per le corse mosse di un giorno è sempre da tenere d’occhio, si era messo oggi a completa disposizione dei due più quotati compagni di squadra, Jakob Fuglsang e Alexey Lutsenko, quest’anno già plurivincitori tra tappe del Tour fo Oman, della Vuelta a Andalucía e della Tirreno-Adriatico.
A 43 Km dal traguardo, quando i fuggitivi erano ormai a soli 10” di distanza dal gruppo grazie al lavoro del Team Astana, Van der Poel attaccava sulla salita del Kruisberg. L’olandese provava l’azione a sorpresa da lontano, portandosi dietro non diversi corridori, come avrebbe voluto, ma il solo Gorka Izagirre (Astana) come stopper. I due venivano presto da Julian Alaphilippe (Deceuninck – Quick Step) e Jacob Fuglsang (Astana), esponenti delle due formazioni che in questo inizio di 2019 hanno mostrato una condizione e un’organizzazione tattica superiore alle altre. Mentre l’olandese veniva ripreso dal gruppo principale, il francese e il danese allungavano nuovamente e a 33 Km dal traguardo viaggiavano con 8″ su un terzetto di inseguitori composto da Matteo Trentin (Mitchelton-Scott), Michał Kwiatkowski (Sky) e Michael Woods (EF Education First), Van der Poel, per il quale sembravano essere finite lì le veilleità di vittoria odierna, era cronometrato a 40” assieme a Philippe Gilbert (Deceuninck – Quick Step), Michael Matthews (Sunweb), Van Avermaet, Wout Van Aert (Jumbo-Visma) e Lutsenko, rientrato dopo una caduta. Non faceva parte di questo gruppo Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), autore dell’ennesima uscita stagionale infelice.
Sull’ultimo passaggio dal Cauberg, a 18,7 km dalla linea d’arrivo, Kwiatkowski forzava inultimente nel tentativo di raggiungere il duo di testa, azione che faceva staccare Woods prima e Trentin poi. il gruppo inseguitore, nel quale giustamente non tiravano Deceuninck – Quick-Step, Astana e Sky, non riusciva ad organizzare un adeguato inseguimento e viaggiava con quasi un minuto di ritardo, tanto che un altro dei favoriti di giornata, il tedesco Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe) usciva di prepotenza e si portava da solo all’inseguimento dei primi. Sotto l’arco dei 10 chilometri al traguardo Alaphilippe e Fuglsang, che collaboravano d’amore e d’accordo, passavano con 16” di vantaggio su Trentin, riuscito a riportarsi su Kwiatkowski, il quale che aveva pagato l’inutile sforzo di raggiungere il duo in testa da solo. Schachmann era a 30” e aveva guadagnato in pochi chilometri 15” sul resto del gruppo. Sapendo di essere meno forte allo sprint Fuglsang giustamente provava a staccare Alaphilippe sull’ultima salita, il Bemelerberg (900 metri al 4,6% di pendenza). Il francese dimostrava, però, una freschezza fisica non indifferente e rispondeva colpo su colpo. Se non erano serviti per staccare i francesi, gli attacchi del danese aveva avuto l’effetto di far aumentare il vantaggio dal duo Trentin-Kwiatkowski, ora cronometrato a 43″.
Diversi corridori uscivano dal gruppo a 3 km dall’arrivo e tra questi c’erano Alessandro De Marchi (CCC Team), Bauke Mollema (Trek-Segafredo), Simon Clarke (EF Education First) e nuovamente Van der Poel. Dopo aver provato ad attaccare a 43 Km dalla linea d’arrivo, il capitano della Coredon-Circus aveva aspettato solo i -3, decisione incomprensibile ai più poichè a questo punto i giochi sembravano per tutti ormai decisi. Ma, come vedremo, nell ciclismo tutto può succedere e non bisogna mai dare nulla per scontato.
Giunti sotto l’arco dell’ultimo chilometro Fuglsang e Alaphilippe, stanchi, si guardavano l’un l’altro, mentre Kwiatkowski, ripresosi, era a pochissimi secondi di distanza dal duo di testa. Proprio mentre il polacco sembrava poter tirare un sospiro di sollievo per aver completato l’inseguimento, da dietro spuntava un sorprendente Van der Poel, che in due chilometri aveva completamente annullato il gap. L’olandese non mostrava segni di affaticamento, nonostante la rincorsa appena portata a termine, e andava a vincere in volata di prepotenza, da vero dominatore. Secondo si piazzava Clarke, che era riuscito a tenere le ruote nell’inseguimento a Van der Poel, mentre terzo era Fuglsang e solo quarto si piazzava Alaphilippe. Primo degli italiani, al settimo posto, era De Marchi, mentre un ottimo Trentin si collocava decimo.
Dopo la vittoria alla Freccia del Brabante ecco un’altra vittoria di classe e potenza per il gioiellino olandese della Coredon-Circus, vittoria che fa aumentare ancora il rammarico per l’assenza forzata, causa mancato invito da parte di Aso, alla Parigi-Roubaix di domenica scorsa.
Luigi Giglio
ORDINE D’ARRIVO
1 Mathieu Van Der Poel (Ned) Corendon – Circus 6:28:18
2 Simon Clarke (Aus) EF Education First 0
3 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team 0
4 Julian Alaphilippe (Fra) Deceuninck – Quick – Step 0
5 Maximilian Schachmann (Ger) Bora – Hansgrohe 0
6 Bjorg Lambrecht (Bel) Lotto Soudal 0
7 Alessandro De Marchi (Ita) CCC Team 0
8 Valentin Madouas (Fra) Groupama – FDJ 0
9 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale 0
10 Matteo Trentin (Ita) Mitchelton – Scott
11 Michal Kwiatkowski (Pol) Team Sky 0:00:02
12 Bauke Mollema (Ned) Trek – Segafredo
13 Rui Costa (Por) UAE Team Emirates 0:00:46
14 Greg Van Avermaet (Bel) CCC Team
15 Daryl Impey (RSA) Mitchelton – Scott 0:00:54
16 Michael Matthews (Aus) Team Sunweb
17 Jay Mc Carthy (Aus) Bora – Hansgrohe
18 Roman Kreuziger (Cze) Team Dimension Data
19 Dion Smith (NZl) Mitchelton – Scott
20 Kristian Sbaragli (Ita) Israel Cycling Academy
21 Robert Gesink (Ned) Team Jumbo – Visma
22 Diego Ulissi (Ita) UAE Team Emirates
23 Toms Skujins (Lat) Trek – Segafredo
24 Ben Hermans (Bel) Israel Cycling Academy
25 Enrico Battaglin (Ita) Team Katusha Alpecin
26 Patrick Konrad (Aut) Bora – Hansgrohe
27 Xandro Meurisse (Bel) Wanty – Gobert Cycling Team
28 Oliver Naesen (Bel) AG2R La Mondiale
29 Sergio Luis Henao Montoya (Col) UAE Team Emirates
30 Philippe Gilbert (Bel) Deceuninck – Quick – Step
31 Dylan Van Baarle (Ned) Team Sky
32 Rudy Molard (Fra) Groupama – FDJ
33 Dries Devenyns (Bel) Deceuninck – Quick – Step 0:04:02
34 Tom Van Asbroeck (Bel) Israel Cycling Academy 0:04:19
35 Gianni Vermeersch (Bel) Corendon – Circus
36 Nathan Haas (Aus) Team Katusha Alpecin
37 Grega Bole (Slo) Bahrain – Merida
38 Bryan Coquard (Fra) Vital Concept – B&B Hotels
39 Clement Venturini (Fra) AG2R La Mondiale
40 Dries Van Gestel (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise
41 Enrico Gasparotto (Ita) Team Dimension Data
42 Huub Duijn (Ned) Roompot – Charles
43 Benoit Cosnefroy (Fra) AG2R La Mondiale
44 Maurits Lammertink (Ned) Roompot – Charles
45 Matej Mohoric (Slo) Bahrain – Merida
46 Lawrence Warbasse (USA) AG2R La Mondiale
47 Paul Martens (Ger) Team Jumbo – Visma
48 Nick Van Der Lijke (Ned) Roompot – Charles
49 Patrick Müller (Swi) Vital Concept – B&B Hotels
50 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale
51 Marcel Meisen (Ger) Corendon – Circus
52 Michael Valgren Andersen (Den) Team Dimension Data
53 Marc Hirschi (Swi) Team Sunweb
54 Serge Pauwels (Bel) CCC Team
55 Thomas Sprengers (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise
56 Marcus Burghardt (Ger) Bora – Hansgrohe
57 Wout Van Aert (Bel) Team Jumbo – Visma
58 Tomasz Marczynski (Pol) Lotto Soudal
59 Michael Albasini (Swi) Mitchelton – Scott
60 Maxime Monfort (Bel) Lotto Soudal
61 G Lawson Craddock (USA) EF Education First
62 Gorka Izagirre Insausti (Spa) Astana Pro Team
63 Dylan Teuns (Bel) Bahrain – Merida
64 Luis León Sanchez (Spa) Astana Pro Team
65 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team
66 Diego Rosa (Ita) Team Sky
67 Alexey Lutsenko (Kaz) Astana Pro Team
68 Damiano Caruso (Ita) Bahrain – Merida
69 Alberto Bettiol (Ita) EF Education First 0:07:53
70 Sonny Colbrelli (Ita) Bahrain – Merida
71 Logan Owen (USA) EF Education First
72 Alex Howes (USA) EF Education First
73 Dennis Van Winden (Ned) Israel Cycling Academy
74 Quentin Pacher (Fra) Vital Concept – B&B Hotels
75 Floris De Tier (Bel) Team Jumbo – Visma
76 Mathias De Witte (Bel) Roompot – Charles
77 Simone Petilli (Ita) UAE Team Emirates
78 Carlos Barbero (Spa) Movistar Team
79 Michael Gogl (Aut) Trek – Segafredo
80 Michal Golas (Pol) Team Sky
81 Andrey Amador (CRc) Movistar Team
82 Cesare Benedetti (Ita) Bora – Hansgrohe
83 Tom-Jelte Slagter (Ned) Team Dimension Data
84 Jimmy Janssens (Bel) Corendon – Circus
85 Bert-Jan Lindeman (Ned) Team Jumbo – Visma
86 Pieter Weening (Ned) Roompot – Charles
87 Christopher Juul Jensen (Den) Mitchelton – Scott 0:07:56
88 Michael Schär (Swi) CCC Team 0:09:12
89 Julien Bernard (Fra) Trek – Segafredo
90 Mikkel Frølich Honoré (Den) Deceuninck – Quick – Step 0:10:59
91 Romain Seigle (Fra) Groupama – FDJ 0:11:17
92 Andrea Pasqualon (Ita) Wanty – Gobert Cycling Team
93 Clément Chevrier (Fra) AG2R La Mondiale
94 Odd Christian Eiking (Nor) Wanty – Gobert Cycling Team
95 Julien Vermote (Bel) Team Dimension Data
96 August Jensen (Nor) Israel Cycling Academy
97 Oscar Riesebeek (Ned) Roompot – Charles
98 Stijn Devolder (Bel) Corendon – Circus
99 Kevin Deltombe (Bel) Sport Vlaanderen – Baloise
100 Edward Dunbar (Irl) Team Sky
101 Jerome Baugnies (Bel) Wanty – Gobert Cycling Team
102 Koen Bouwman (Ned) Team Jumbo – Visma
103 Rick Zabel (Ger) Team Katusha Alpecin 0:13:09
104 Edward Theuns (Bel) Trek – Segafredo 0:13:39
105 Nicholas Schultz (Aus) Mitchelton – Scott 0:15:41
106 Wout Poels (Ned) Team Sky
107 Carlos Verona Quintanilla (Spa) Movistar Team
108 Lennard Kämna (Ger) Team Sunweb
109 Enrico Barbin (Ita) Bardiani Csf

Stremato per l'impresa appena compiuta, Mathieu Van der Poel esulta da terra dopo aver conquistato l'Amstel Gold Race (foto Bettini)
AMSTEL GOLD RACE 2019 – I FAVORITI
aprile 20, 2019 by Redazione
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, News
Il giorno di Pasqua va in scena la 54a edizione dell’Amstel Gold Race, l’unica classica del nord interamente disegnata sul suolo olandese. Qui trovate i favoriti
25% – MATHIEU VAN DER POEL: Al Fiandre ha mostrato una forma eccelsa, alla Freccia del Brabante l’ha confermata alla grande battendo fior fiori di corridori coma Julian Alaphilippe e Michael Matthews. L’unica pecca è che non ha una squadra in grado di supportarlo nei momenti più delicati della corsa e si potrà trovare nella morsa degli uomini della Deceuninck Quick-Step. Resta comunque il favorito numero 1.
15% – JULIAN ALAPHILIPPE: Per domenica si potrebbe riassumere tutto con il titolo Deceuninck Quick-Step vs Van Der Poel. Alaphilippe è la punta principale del team di Lefevere per l’Amstel Gold Race, è un corridore che non ha bisogno di presentazioni, un ciclista che ha vinto molto e che pochi giorni fa è stato sverniciato in volata da Va Der Poel. Classe, squadrone e voglia di rivalsa ne fanno uno dei principali favoriti.
15% – PHILIPPE GILBERT: Dopo la Parigi-Roubaix vinta meritatamente domenica scorsa, lui che ha vinto qui sulle Ardenne proprio due anni fa, come si potrebbe escluderlo dai favoriti? Lui poi che di Amstel ne ha vinte addirittura quattro…
10% – PETER SAGAN: Lo slovacco della Bora-Hansgrohe è sempre da tenere d’occhio, ma la costante del 2019 è un ”voglio ma non posso”. Corre bene, sempre nelle prime posizioni, poi arriva il momento topico, gli ultimi chilometri, e c’è sempre qualcuno che lo batte. Vedremo se ci sarà un’inversione di tendenza.
10% – MICHAEL MATTHEWS: L’australiano ha le doti e le caratteristiche perfette per vincere l’Amstel. Al suo fianco ha una Sunweb che avrà al via anche un corridore di esperienza come Nicolas Roche, che potrà rivelarsi un ottimo asso nella manica.
10% – ALEJANDRO VALVERDE: Il Campione del Mondo in carica ha un palmares da far invidia a chiunque e una delle poche corse che gli mancano è proprio l’Amstel Gold Race, corsa che ha chiuso più volte sul podio ma mai da vincitore. Che sia giunta l’ora di portarla a casa?
5% – ALBERTO BETTIOL: Il ciclista italiano della EF Education Firs sta finalmente attraversando una primavera da sogno. Vittorioso al Fiandre, fuori dal podio per poco alla Freccia del Brabante, il toscano sarà al via per rompere le uova nel paniere agli avversari più quotati.
5% – WOUT VAN AERT: Il campioncino belga è alla ricerca della sua prima vittoria di prestigio in questa stagione ciclistica. Le Ardenne fanno per lui, è un terreno che ama; che l’Amstel sia la svolta che tutti attendono con ansia per il definito lancio del duello anche su strada con Van Der Poel?
1% – GREG VAN AVERMAET: il campione olimpico del CCC Team è sempre da tenere in considerazione, anche se terreno e forma non sono proprio al top per lui.
1% – JACOB FUGLSANG: Il danese del Team Astana, quando arrivano le Ardenne, diventa sempre uno degli outsider più quotati.
1% – MICHAŁ KWIATKOWSKI: Inizio di stagione in ombra per il fuoriclasse polacco. Vincitore nel 2015, ripetersi sembrerebbe molto difficile, specie se guardiamo alle ultime sue uscite stagionali. Ma nel ciclismo mai dire mai.
1% – ENRICO GASPAROTTO: Per l’italiano in maglia Dimension Data non è un mistero che l’Amstel sia la sua corsa prediletta, vinta due volte (e altre due volte sul podio). Alla Freccia del Brabante ha fatto vedere di essere in forma e in grado di giocarsi le sue carte per cercare la fatidica tripletta.
1% – MICHAEL VALGREN: Il vincitore dell’anno scorso dopo l’approdo alla Dimension Data sta viaggiando su binari completamente opposti rispetto al rendimento della passata stagione. Che possa ripetersi sembrerebbe estremamente difficile.
Luigi Giglio