LIEGI INCORONA REMCO. EVENEPOEL VINCE LA DOYENNE IN SOLITARIA
aprile 24, 2022 by Redazione
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A Liegi è il gran giorno di Remco Evenepoel. Il giovane talento fiammingo conquista la sua prima grande classica (alla prima partecipazione) grazie ad un’azione in solitaria in perfetto stile Evenepoel. Reduce da una primavera finora abbastanza deludente, caratterizzata più dalle sconfitte (vedi Tirreno-Adriatio e Itzulia Pais Vasco) che dalle buone pretazioni, Evenepoel è riuscito con un colpo da fuoriclasse a risollevare la stagione della sua Quick Step Alpha Vynil, mancata clamorosamente in tutta la prima parte delle classiche del nord. Per il belga, partito con un’accelerazione clamorosa in cima alla Cote de la Redoute e poi capace di aumentare il vantaggio sugli inseguitori fin sul traguardo, si tratta dell’affermazione più importante di una carriera già piena di allori, benchè ancora molto giovane. Alle spalle di Remco, il sorpendente Quentin Hermans (Intermarché-Wanty-Groupe Gobert) capace di regolare in volata Wout Van Aert (Jumbo-Visma), buon terzo. 7a posizione per Alejandro Valverde (Movistar Team) all’ultima partecipazione nella corsa che lo ha reso grande.
Il percorso della Doyenne ricalcava in buona parte quello dello scorso anno, ad eccezione dell’eliminazione della Cote des Forges, tolta dal percorso per avvicinare la Redoute alla Roche-aux-Faucons. I corridori erano quindi attesi 257 km caratterizzati da 10 cotes, in gran parte addensate negli ultimi 90 km, e numerosi altri strappetti non ‘ufficiali’.
Prima del via si sono registrate le defezioni di Jay Hindley (Bora-Hansgrohe) e Tiesj Benoot (Jumbo-Visma), quest’ultimo vittima di sintomi influenzali, a cui si è poi aggiunto il ritiro dopo appena 15 km di Michael Matthews (Team BikeExchange-Jayco).
La fuga di giornata ha iniziato a prendere forma al km 6 grazie all’attacco di Sylvain Moniquet (Lotto-Soudal). Al giovane vallone si sono immediatamente accodati il compagno di squadra Harm Vanhoucke, Bruno Armirail (Groupama-FDJ), Jacob Hindsgaul (Uno-X Pro Cycling Team) e Fabien Doubey (TotalEnergies). I cinque fuggitivi hanno subito guadagnato un margine di sicurezza (30″ al km 12) ma gli animi nel gruppo non si sono raffreddati poichè in tanti altri, in particolare gli uomini della Bingoal Pauwels Sauces WB, avevano voglia di rientrare sui battistrada. Al km 25 un drappello di tre uomini formato dalla coppia Kenny Molly e Luc Wirtgen (Bingoal Pauwels Sauces WB) e dallo spagnolo Pau Miquel (Equipo Kern Pharma) è uscito dal gruppo all’inseguimento del quintetto di testa. Di lì a poco ai tre contrattaccanti si sono aggiunti altri 3 uomini: Baptiste Planckaert (Intermarchè-Wanty-Gobert Materiaux), Paul Ourselin (TotalEnergies) e Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB).
A questo punto il gruppo si è rilassato, scivolando rapidamente ad oltre 3 minuti di ritardo, mentre i 6 inseguitori sono riusciti a rientrare sulla testa della corsa al km 54, andando così a formare un plotoncino di 11 corridori. Il gap del gruppo, in questa fase era tirato da Tim Declerq (Quick Step Alpha Vynil) e Timo Roosen (Jumbo Visma), è ulteriormente cresciuto toccando un massimo di circa 6 minuti e mezzo per poi attestarsi a lungo attorno ai 5 minuti.
La corsa ha proceduto a lungo su questo canovaccio e così le prime due cotes di giornata, la Cote de La Roche-en-Ardenne (2,7 km al 5,7%) posta al km 77 e la Cote de Saint-Roch (1 km al 10,3%) al km 124,1, non hanno riservato nessun sussulto. L’andatura del gruppo principale ha iniziato man mano ad aumentare con l’approssimarsi delle ultime 8 cotes ‘ufficiali’ in programma, concentrate negli ultimi 90 km di corsa. In cima alla Cote de Mont-le-Soie (1,7 km al 5,5%), posta a 89 km dal traguardo, il distacco è così sceso sotto i 3′20″, gap che si è poi mantenuto costante nei chilometri successivi. Superata senza colpi di scena la Cote de Wanne (3,5 km al 5%), il gruppo di testa si è letteralemente disintegrato lungo la quinta asperità di giornata, la Cote de Stockeau (1 km al 12,6%) posta ai -74, . Davanti sono così rimasti il duo della Lotto formato da Moniquet e Vanhoucke, la coppia della Total composta da Doubey e Ourselin e quindi Armirail e Wirtgen. Il loro vantaggio in cima alla Cote de la Haute Levée (2,2 km al 7,1%) era di circa 2′50″.
Ai -60, nel tratto di discesa in avvicinamento alla Cote du Rosier, una terribile caduta avvenuta in testa al plotone ha letteralmente tirato giù mezzo gruppo. Tra i corridori coinvolti Tim Wellens (Lotto-Soudal), Rigoberto Uran (EF Education-Easy Post), Brandon McNulty (UAE Team Emirates), Romain Bardet (Team DSM), Tom Pidcock (Ineos Grenadiers) e soprattutto Julian Alaphilippe (Quick Step Alpha Vynil). Il campione del mondo è finito in mezzo a due alberi ed è stato costretto al ritiro in ambulanza. Tra i corridori attardati anche Alejandro Valverde (Movistar Team), ma a differenza del transalpino lo spagnolo è riuscito rapidamente a riportarsi su quel che rimaneva del gruppo principale tirato dagli uomini della Bahrain-Victorius e transitato in cima al Rosier (4,4 km al 5,7%) con uno svantaggio di 2′30″ dai battistrada.
Sulla terzultima salita di giornata, la Cote de Desnié (1,6 km al 7,4%) ai -43, Mikel Landa (Bahrain-Victorius) ha impresso una serie di accelerazioni con l’evidente intento di portare via un drappello, ma il Basco ha sempre trovato la pronta reazione del gruppo, ormai ridotto ad una quarantina di unità. Le sfuriate del corridore delle Bahrain hanno però avuto l’effetto di far crollare il distacco ad 1′40″. Lungo il successivo falsopiano un altro corridore Bahrain, Wout Poels, ha provato a sorprendere gli avversari in contropiede. L’azione del neerlandese è stata però neutralizzata poco dopo, ai piedi della Cote de la Redoute (-30) grazie al lavoro della Quick Step. Sulla Cote simbolo della Liegi (2 km al 8,6 %) il gruppo dei battistrada è lettarlmente esploso sotto i colpi di Bruno Armirail che staccato tutti i compagni di fuga restando da solo al comando della corsa. Nel frattempo in testa al gruppo erano arrivati gli uomini della Quick Step Alpha Vynil impegnati a propiziare l’attacco di Remco Evenepoel (Quick Step Alpha Vynil) arrivato proprio in cima alla Redoute. Il giovane talento fiammingo ha impresso una stilettata con cui ha staccato tutti di ruota e si è lanciato in solitaria all’inseguimento di Armirail, ripreso ai -21,5. A quel punto il gruppo tirato sempre dagli uomini della Bahrain, pagava un distacco di circa 30″. Evenepoel ha continuato del suo passo con Armirail a ruota mantenendo il vantaggio inalterato fino ai piedi del la Cote de la Roche-aux-Faucons (-13), l’ultima asperità prima del traguardo. Lungo le prime rampe del durissimo strappo (1,3 km al 10,5%) Armirail si è staccato, mentre Evenepoel ha continuato con un ritmo piuttosto elevato, scollinando con oltre mezzo minuto su un gruppo sembrato fin troppo arrendevole. Quando però la corsa sembrava ormai decisa, sull’ultimo tratto all’insù, è arrivata l’accelerazione di Aleksander Vlasov (Bora-Hansgrohe) che ha portato il gap sotto i 20″. Dopo una ulteriore fase di rallentamento, il russo è ripartito tutto solo lanciandosi all’inseguimento di Evenepoel. Ma era ormai impossibile riprendere lo scatenato Remco che anzi ha continuato a guadagnare fino al traguardo, garantendosi la possibilità di esultare nelle ultime centinaia di metri. Alle spalle del fuoriclasse fiammingo, Vlasov era stato nel frattempo ripreso dal gruppetto degli inseguitori arrivato a 48″ e regolato allo sprint da Quentin Hermans (Inermarchè-Wanty-Gobert Materiaux) davanti a Wout Van Aert (Jumbo-Visma) che sale sul podio della Liegi 7 giorni dopo il 2° posto alla Roubaix. Alle loro spalle il duo colombiano formato da Daniel Martinez (Ineos Grenadiers) e Sergio Higuita (Bora-Hansgrohe). Completanto la top ten, Dylan Teuns (Bahrain-Victorius), Alejandro Valverde (Movistar Team), Neilson Powless (EF Education-Easy Post), Marc Hirschi (UAE Team Emirates) e Michael Woods (Israel-Premier Tech).
La campagna delle classiche di primavera finisce così con un succeso che rivitalizza la stagione della Quick Step Alpha Vynil e lancia definitivamente Evenepoel nel novero dei campioni.
Pierpaolo Gnisci
ROUBAIX E FRECCIA 2022: LE PAGELLE
aprile 21, 2022 by Redazione
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Settimana intensa quella successiva alla Pasqua, con Roubaix e Freccia Vallone inserite in calendario nel volgere di pochi giorni. Ecco le pagelle delle due classiche del nord.
PARIGI-ROUBAIX
DYLAN VAN BAARLE: Il ciclista olandese vince una Parigi-Roubaix da autore, una corsa fatta di costanza, gambe e tanto cuore. Si lancia all’inseguimento dei fuggitivi e li riprende uno a uno per poi staccarli tutti vincendo con quasi due minuti di vantaggio sul secondo, un leone. Prima vittoria di prestigio per il corridore della Ineos più volte sottovalutato, soprattutto dal suo team. VOTO: 10
WOUT VAN AERT: Non doveva partecipare. Veniva da uno stop causa Covid e, nonostante tutto, facendo a pugni con la sfortuna in corsa arriva secondo alle spalle dell’ironman Van Baarle. VOTO: 9
STEFAN KUNG: Lo svizzero ha una costanza da far invidia ai più, ma non riesce a trovare lo spunto vincente per staccare i diretti concorrenti alla vittoria finale. Termina sul gradino più basso del podio un’ottima Parigi-Roubaix. VOTO: 8
MATEJ MOHORIC: Il corridore della Bahrein vuole vincere per Colbrelli e ci prova in tutti modi non risparmiandosi mai. Purtroppo per lui la sfortuna lo colpisce nel modo meno opportuno. VOTO: 7,5
TOM DEVRIENDT: Attaccando a più riprese nella fuga principale di giornata il trentenne belga sta in testa alla corsa per buona parte della gara. A trent’anni sfiora un podio da leggenda. VOTO: 7
YVES LAMPAERT: Prova a salvare la Campagna del Nord della QuickStep. Il belga cerca di anticipare i tempi attaccando da lontano sorprendendo tutti, ma la sua corsa si infrange urtando un tifoso a bordo strada. VOTO: 6,5
MATHIEU VAN DER POEL: Il motore c’è, ma quando corrono tutti contro di te non è facile smarcarsi a dovere e il buon Mathieu perde l’attimo giusto per entrare nell’azione decisiva. VOTO: 6
ANDREA PASQUALON: Al debutto alla Parigi-Roubaix il ciclista della Intermarché – Wanty termina al diciannovesimo posto, primo degli italiani. VOTO: 6
NILS POLITT: Il tedescone della Bora-Hansgrohe non si nasconde e prova ad entrare in azioni dalla media-lunga distanza, tentativi che non sono mai decisivi. VOTO: 5,5
KASPER ASGREEN: Uno dei favoriti si perde nel marasma di giornata e non riesce mai a tenere il ritmo dei migliori. VOTO: 5
FRECCIA VALLONE
DYLAN TEUNS: Prima vittoria stagionale per il belga della Bahrain-Victorious, una vittoria di testa e gambe in un finale dove i favoriti di giornata si marcavano a uomo sottovalutandolo. VOTO: 10
ALEJANDRO VALVERDE: Il murciano alla bellezza di quarantuno primavere sfiora l’incredibile impresa di vincera la sesta Freccia Vallone, la sua corsa preferita. Intramontabile. VOTO: 9,5
ALEKSANDR VLASOV: Il giovane corridore della Bora-Hansgrohe si muove con intelligenza nel finale, ma perde l’attimo decisivo non seguendo Teuns. VOTO: 7,5
DANIEL MARTINEZ: Ha tutta la Ineos Grenadiers dalla sua parte e cerca di ripagare la fiducia nel migliore dei modi chiudendo al quinto posto. VOTO: 7
CARLOS VERONA: Si mette in testa al grupetto nel finale per lancia il capitano Valverde sul muro di Huy, un’azione decisa che poteva far male a tutti. VOTO: 7
GERAINT THOMAS: Il gallese si mette a disposizione di Martinez con cuore e abnegazione. VOTO: 6,5
JULIAN ALAPHILIPPE: Il vincitore in carica non riesce a riconfermarsi nonostante un gregario di lusso come Evenepoel. Nel finale prova ad anticipare i rivali ma rimane impantanato. Alla fine raccoglie un quarto posto che di certo non lo gratifica. VOTO: 6
DOMENICO POZZOVIVO: Il lucano prova a inserirsi nella battaglia finale sul muro di Huy, ma le gambe non reggono il ritmo dei migliori. VOTO: 6
TADEJ POGACAR: Lo sloveno corre col freno a mano tirato, si nasconde in vista della Liegi-Bastogne-Liegi. VOTO: 6
MARC HIRSCHI: Lo svizzero aveva dato segnali di risveglio nelle ultime corse, segnali che non stati ripetuti alla Freccia Vallone. VOTO: 5
JONAS VINGEGAARD: Il corridore della Jumbo-Visma si arrende subito ed esce presto dalla contesa per la Freccia Vallone. VOTO: 5
Luigi Giglio
DYLAN TEUNS FA LA VOCE GROSSA SUL MURO DI HUY!
aprile 20, 2022 by Redazione
Filed under 6) FRECCIA VALLONE, News
Dylan Teuns (Bahrain Victorious) si impone alla Freccia Vallone 2022 con un’azione di forza a 150 metri dal traguardo che piega la resistenza dei più quotati avversari. L’ultimo a cedere è Alejandro Valverde (Movistar) che qui ha i record di vittorie in carriera, mentre sale sul terzo gradino del podio Aleksandr Vlasov (Bora-hansgrohe). Fa notizia, in negativo, il quarto posto del campione del mondo Julian Alaphilippe (Quick-Step Alpha Vinyl), per la prima volta fuori dal podio in sei partecipazioni. Mai protagonista, invece, l’atteso Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), che nonostante resti davanti non riesce a seguire l’accelerazione decisiva di Teuns creando un buco in cui fa “entrare” inizialmente anche Alaphilippe!
La fuga di giornata riesce ben presto a formarsi e così caratterizzare i primi chilometri della Freccia Vallone 2022. A riuscire ad evadere dal gruppo sono Jimmy Janssens (Alpecin-Fenix), Pierre Rolland (B&B Hotels-KTM), Bruno Armirail (Groupama-FDJ) , Valentin Ferron (TotalEnergies), Simon Guglielmi (Arkea-Samsic), Daryl Impey (Israel-Premier Tech), Chris Juul-Jensen (BikeExchange-Jayco) e Morten Hulgaard (Uno-X), raggiunti qualche chilometro dopo da Luc Wirtgen e Jens Reynders. Il gruppo scivola subito a 3’ di ritardo, in testa si alternano la Ineos Grenadiers, la Quick-Step Alpha Vinyl e l’UAE Team Emirates. A poco meno di 80 Km dalla conclusione, grazie anche all’aiuto all’inseguimento da parte della EF Education – EasyPost e della Jumbo Visma, il margine dei fuggitivi scende sotto i 2’. La corsa inizia ad entrare nel vivo con l’ingresso nel circuito finale, caratterizzato dal triplice passaggio sul Muro di Huy. Alla testa della corsa non resta che gestire 1’30” di vantaggio al passaggio sulla Côte d’Ereffe. L’altra asperità, la Côte de Cherave, fa staccare Reynders: sono i primi segnali di una fuga che va a dissolversi. La stessa sorte poco dopo tocca anche a Wirtgen. Al primo passaggio dal traguardo gli otto in testa conservano poco più di 1’10” di vantaggio. Dietro il gruppo prende in testa il muro con gli uomini della Movistar, nonostante sia il primo dei tre passaggi previsti il ritmo è sostenuto tanto che a farne le spese, a sorpresa, è Tom Pidcock (Ineos Grenadiers). Allo scollinamento subito un cambio in testa con una nuova fase di corsa e questa volta il blocco della Bahrain Victorious prova a sfruttare il vento laterale per spezzare un gruppo già allungatissimo. La cosa non riesce e produce solo un ulteriore avvicinamento ai battistrada, ormai a 50”. Al passaggio dalla Côte d’Ereffe nel gruppo di testa restano Armirail, Ferron, Guglielmi, Impey e Janssens che, grazie ad un rilassamento del gruppo inseguitore, riescono a portarsi a 2’ di vantaggio. E’ la quiete prima della tempesta. Infatti sulla successiva Côte de Cherave Alberto Bettiol (EF Education – EasyPost) lancia all’attacco il compagno di squadra Simon Carr, azione che fa calare di nuovo il vantaggio dei fuggitivi a 30″. Subito dopo il secondo passaggio sul Muro d’Huy, mentre Carr raggiunge i battistrada, in testa le squadre più attese conquistano le prime posizioni a difesa dei propri capitani. Davanti, intanto, dopo aver rifiatato, Carr prova ad andarsene tutto solo a 19 chilometri dalla conclusione, seguito da Ferron. Dietro è uno straordinario Damiano Caruso (Bahrain Victorious) a dettare il ritmo dell’inseguimento, a cui viene data nuova linfa anche dagli uomini Ineos con Geraint Thomas a sacrificarsi per i compagni. A 9 Km dalla conclusione, grazie anche all’azione di Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl), la fuga viene annullata. Come da canovaccio sarà ancora il Muro di Huy a decretare il vincitore della Freccia Vallone, infatti anche la penultima asperità, la Côte de Cherave, non offre particolari attacchi se non un allungo degli uomini Cofidis con un attacco di Rémy Rochas. Il francese guadagna poche decine di metri, raggiunto successivamente da Mauri Vansevenant (Quick-Step Alpha Vinyl) e Soren Kragh Andersen (Team DSM). I tre riescono a portarsi a 12” dal plotone, ormai lanciatissimo verso l’ultima ascesa a Huy, che li riacciuffa pochi metri prima dell’ultimo chilometro. Davanti si porta subito la Movistar, prima con Carlos Verona e poi con Enric Mas, alla cui ruota si fa trovare pronto Alejandro Valverde. Gli spagnoli vengono subito affiancati da Dylan Teuns (Bahrain-Victorious), mentre Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e Julian Alaphilippe (Quick-Step Alpha Vinyl) restano un po’ più indietro. Superata la doppia curva, quella con le pendenze maggiori, il gruppo si apre sempre meno folto e nel tratto diritto che porta al traguardo è Teuns a piazzare il colpo di pedale più deciso a 300 metri dalla conclusione. Inizialmente la reazione di Valverde è ottima, tanto che segue il belga con a ruota Aleksandr Vlasov (Bora-hansgrohe). Dietro i tre cede improvvisamente Tadej Pogacar, che va a creare così un buco che costringe Alaphilippe a passarlo di lato. Davanti Valverde sembra riuscire ad affiancare Teuns, ma cede anche lui alla progressione del belga, che riesce ad alzare tutto solo le braccia al cielo. Grande prova di forza di Teuns e di tutta la Bahrain Victorious, che si dimostra essere tra le squadre più in forma di questa stagione. Il fuoriclasse madrileno, alla sua ultima stagione tra i professionisti, deve accontentarsi del secondo posto; terzo è un rigenerato Vlasov, quarto arriva Alaphilippe, quinto si piazza Daniel Felipe Martinez (Ineos Granadiers). Il miglior italiano è Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), che chiude al quindicesimo posto
Antonio Scarfone

Il testa a testa tra Teuns e Valverde sul muro di Huy (foto Getty)
DYLAN VAN BAARLE CAVALCA SUL PAVE’. E’ SUA LA PARIGI ROUBAIX 2022
aprile 17, 2022 by Redazione
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Sul mitico pavè della Parigi Roubaix tutti aspettano Mathieu Van Der Poel ma è un altro olandese a prendersi gli onori della cronaca. Dylan Van Baarle (Team INEOS) accelera nel settore di Camphin-en-Pévèle e se ne va tutto solo verso la gloria. Gli italiani più attesi corrono benino nella prima parte della corsa ma poi due forature mettono ko sia Filippo Ganna (Team INEOS) che Davide Ballerini (Team QUick Step Alpha Vinyl).
La Parigi Robaix 2022 torna finalmente ad essere disputata ad Aprile dopo gli anni travagliati dovuti alla pandemia del Covid19. Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious) non potrà difendere la vittoria ottenuta lo scorso Ottobre per i noti motivi legati ai problemi cardiaci riscontrati durante la Parigi Nizza. L’Italia dovrà quindi trovare un altro jolly e affidarsi a nomi nuovi come Filippo Ganna, uno dei capitani dell’INEOS Grenadiers. Tra i grandi favoriti della vigilia Mathieu van der Poel (Team Alpecin Fenix) non si nasconde e punta al bersaglio grosso dopo il terzo posto del 2021. Il ciclista olandese avrà tutta la squadra per lui mentre tra le fila della Jumbo Visma non si può dire lo stesso per Wout van Aert che ritorna alle corse dopo 20 giorni passati tra covid e allenamenti in Spagna. Il belga sarebbe stato sicuramente tra i naturati favoriti sul pavè ma, stando alle voci che filtrano tra i più informati, dovrebbe svolgere un ruolo di supporto a Mike Teunissen e Christophe Laporte. Deciderà cominque la strada. Altri nomi da tenere in considerazione sono quelli di Stefan Kung (Team Groupama FDJ), Mads Pedersen (Team Trek Segafredo), Yves Lampaert (Team Quick Step Alpha Vinyl) e Matteo Trentin (UAE Team Emirates). Ma molti altri ciclisti potranno certamente dire la loro. Sono 30 i tratti in pavè. Dopo la partenza da Compiegne e la prima caduta della corsa occorsa a Clement Davy (Team Groupama FDJ), il primo tentativo di fuga era portato da Mathias Norsgaard (Team Movistar) e Stanislaw Aniolkowski (Team Bingoal Pauwels) dopo una quindicina di km. La loro azione in testa alla corsa non era troppo decisa ed infatti il gruppo chiudeva su di loro nel giro di qualche km. Al km 22 ripartiva una coppia formata da Tom Scully (Team EF Education EasyPost) e Vito Braet (Team Sport Vlaanderen Baloise). Anche questa volta il gruppo reagiva ed annullava questo secondo tentativo d’attacco. Al km 32 ci provavano Owain Doull (Team EF Education EasyPost), Laurent Pichon (Team Arkea Samsic) e Alexandr Riabushenko (Team Astana Qazaqstan). Questa volta il terzetto guadagnava sul gruppo 20 secondi nel giro di un paio di km. Le cose cambiavano quando il gruppo a causa del vento si spezzava in due tronconi. La prima parte formata da una settantina di ciclisti piombava sulla coppia di testa mentre un altro centinaio accusava un ritardo di un minuto quando erano trascorsi 55 km dalla partenza. A tirare in testa era il Team INEOS con Filippo Ganna molto attivo. A tirare il gruppo staccato era il team Alpecin Fenix il cui capitano Van Der Poel era rimasto staccato, così come Wout van Aert (Team Jumbo Visma). Della formazione olandese era rimasto staccato anche Christophe Laporte, altro uomo da tenere in forte considerazione. Oltre al team INEOS, in testa alla corsa tiravano anche Team EF Education EasyPost e Team Quick Step Alpha Vinyl. Oltre ai nomi già citati, nel gruppo dei ritardatari era presente anche Stefan Kung, capitano del Team Groupama FDJ. Prima di affrontare il primo settore in pavè, Troivilles a Inchy, una caduta nel gruppo inseguitore metteva ko Kasper Asgreen (Team Quick Step Alpha Vinyl) e Mads Pedersen (Team Trek Segafredo), dando così una bella mazzata alle aspettative della Danimarca. Iniziavano anche le forature e il primo nome caldo che ne subiva una era Filippo Ganna (Team INEOS). Il ciclista piemontese era costretto a mettere i piedi a teraa e farsi assistire dal cambio ruote, perdendo così tempo prezioso e facendosi riprendere dal primo gruppo degli inseguitori. Arrivava così la volta di Niki Terpstra (Team TotalEnergies) che si avvantaggiava sul drappello in testa alla corsa riuscendo a guadagnare una ventina di secondi tra Quievy a Saint Python e Saint Python. L’azione del vincitore della Parigi Roubaix del 2014 si interrompeva a 135 km dall’arrivo, quando veniva ripreso dal gruppo al suo inseguimento. Anche Jens Reynders (Team Sport Vlaanderen), uscito in avanscoperta e andato in testa alla corsa per qualche km, veniva rallentato da una foratura e costretto a rientrare, per così dire nei ranghi, a 117 km dall’arrivo. Poco prima dell’entrata nella Foresta di Aremberg si avvantaggiavano in cinque: Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious), Davide Ballerini (Team Quick Step Alpha Vinyl), Laurent Pichon (Team Arkea Samsic), Tom Devriendt (Team Intermarchè Wanty Gobert) e Casper Pedersen (Team DSM). Ballerini restava vittima di una foratura e diceva addio alle speranze italiane dopo che già Ganna si era dovuto arrendere in precedenza. Anche Pedersen si staccava dal drappello di testa in cui restavano soltanto Mohoric, Devriendt e Pichon. A 63 km dall’arrivo il terzetto di testa aveva 2 minuti di vantaggio sul primo gruppo inseguitore. Anche Pichon e Mohoric, in due momenti differenti, erano vittima di problemi meccanici che li costringevano a fermarsi. A 35 km dal termine Devriendt era da solo in testa alla corsa mentre a 25 secondi di ritardo inseguiva un gruppo formato da Pichon, Mohoric, Van der Poel, Van Aert, Dylan Van Baarle e Ben Turner (Team INEOS), Stefan Kung (Team Groupama FDJ), Yves Lampaert (Team Quick Step Alpha Vinyl) ed Adrien Petit (Team Intermarchè Wanty Gobert). Devriendt veniva ripreso da Mohoric e Lampaert a 28 km dall’arrivo. Van Baarle raggiungeva i tre di testa a 26 km dall’arrivo. Il quartetto di testa guadagnava sui diretti inseguitori. A 21 km dall’arrivo il loro vantaggio era di 28 secondi su un terzetto formato da Kung, Van Aert e Stuyven. A 20 km dall’arrivo proprio Stuyven era vittima di una foratura. Iniziaza così in quint’ultimo settore in pacè di Camphin-en-Pévèle. Van Baarle accelerava e cercavano di tenere lo scatenato olandese Lampaert e Mohoric mentre Devriendt sembrava più in difficoltà. L’azione di Van Baarle era ancora più incisiva nel successivo settore del carrefour de l’Arbre. A 13 km dall’arrivo l’olandese aveva una ventina di secondi di vantaggio su Mohoric e Lampaert mentre più staccato era un terzetto formato da Van Aert, Kung e Devriendt. Lampaert cadeva rovinosamente nel penultimo tratto in pavè per colpa di uno spettatore distratto che lo toccava provocandone la caduta. Mohoric veniva ripreso da Van Aert, Kung e Devriendt. Van Baarle andava a trionfare in solitaria nel velodromo di Roubaix mentre van Aert regolava il drappello degli inseguitori, che giungeva con 1 minuto e 47 secondi di ritardo. Terzo era stefan Kung (Team groupama FDJ) mentre chiudevano la top five Devriendt in quarta posizione e Mohoric in quinta posizione. La stagione del pavè finisce e già nella settimana entrante ci si sposterà sulle Ardenne dove vedremoi all’opera un’alta tipologia di ciclisti con Freccia vallone e Liegi-Bastogne-Liegi.
Giuseppe Scarfone

Dylan Van Baarle vince la Parigi Roubaix 2022 Foto: Bas Czerwinski/Getty Images
AMSTEL 2022: LE PAGELLE
aprile 11, 2022 by Redazione
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, Approfondimenti
Dopo il bis di “Kwiato” nell’unica classica del nord disputata nei Paesi Bassi ecco le pagelle dell’Amstel Gold Race 2022
MICHAL KWIATKOWSKI: Il corridore polacco della INEOS Grenadiers ritorna alla vittoria dopo un 2021 avaro. Corre in avanscoperta per proteggere il compagno di squadra Pidcock, poi la corsa prende una piega favorevole e si trova da solo con Cosnefroy in un finale da brivido. Michal prepara la volata nel migliore dei modi nonostante lo spunto più veloce del rivale. Il fotofinish decreta una vittoria meritata per un corridore generoso e dal talento che si era un po’ offuscato nell’ultimo periodo. VOTO: 10
BENOIT COSNEFROY: Il giovane ventiseienne dell’ Ag2r Citröen paga solo l’inesperienza nella volata finale dove soccombe ad un volpone come Kwiatkowski. Il francese corre sempre nelle prime posizioni ed è l’unico che si butta all’inseguimento del polacco. Tanto cuore e coraggio per l’ex campione del mondo under 23. VOTO: 9
TIESJ BENOOT: Nelle ultime stagioni non riesce a trovare lo spunto vincente, raccoglie piazzamenti su piazzamenti, ma di vittorie poche. Prova nel finale a raggiungere da solo il duo di testa Cosnefroy-Kwiatkowski, ma senza successo. Generosità coi tempi sbagliati. VOTO: 7
THOMAS PIDCOCK: Il britannico è in crescita. Prende il via all’Amstel coi gradi di capitano, la corsa però prende un’altra piega e nei chilometri finali si mette a disposizione di Kwiatkowski nel rompere i cambi agli inseguitori. VOTO: 6,5
MATHIEU VAN DER POEL: Il campione olandese partiva coi favori dei pronostici, ma la strada ha detto tutt’altro. Corre bene ma non riesce a fare la differenza. Ogni tanto anche lui ritorna un ciclista normale e si deve accontentare di un semplice quarto posto. VOTO: 6,5
VICTOR CAMPENAERTS: Il belga della Lott-Soudal corre con generosità e grinta che farebbe comodo ad ogni team. Si lancia all’inseguimento dei fuggitivi, li raggiunge e, una volta ripresi dal gruppo, si mette in testa a tirare come un mulo. VOTO: 6,5
ALEXANDER KAMP: Il ciclista danese della Trek-Segafredo si ritrova davanti col primo gruppo inseguitore e prova a giocarsi il tutto per tutto per trovare e prendersi un posto d’onore. Coglie un ottimo quinto posto finale. VOTO: 6
MARC HIRSCHI: Lo svizzero sta tornando sui ritmi del 2020, gara dopo gara. Non trova l’attimo decisivo per entrare nell’azione decisiva di giornata ma c’è, un buon segnale per i prossimi appuntamenti. VOTO: 6
KASPER ASGREEN: Il danese, anche oggi in ombra, chiude al sesto posto dietro il connazionale Kamp, segno di una Quick-Step Alpha Vinyl Team molto deludente in questa prima parte dell’Inferno del Nord. VOTO: 5,5
MICHAEL VALGREN: Il ciclista danese è il capitano di giornata della EF Education-EasyPost- Purtroppo per lui e per il suo team non riesce mai ad entrare nel vivo della corsa. VOTO: 5
MATTEO TRENTIN: Il corridore della UAE Team Emirates chiude al diciassettesimo posto a 1′50” da Kwiatkowski. Non è in formissima ma alla fine è il primo italiano a tagliare il traguardo, non un bel segnale. VOTO: 5
TOM DUMOULIN: Il corridore della Jumbo-Visma voleva onorare al meglio la corsa di casa, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo una condizione atletica e psicologica non proprio ottimale. VOTO: 5
Luigi Giglio
AMSTEL, BIS DI KWIATKOWSKI. COSNEFROY BEFFATO AL FOTOFINISH
aprile 10, 2022 by Redazione
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L’Amstel Gold Race 2022 si conclude esattamente come un anno fa con un finale grottesco che vede nuovamente protagonista il fotofinish. Ad alzare le braccia al cielo dopo un paio di minuti di attesa è stato il redivivo Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers) che ha battuto di pochi centimetri il francese Benoit Cosnefroy (Ag2r Citroen Team) al termine di uno sprint a due. Così come nel 2021, anche questa volta l’analisi del fotofinish ha regalato momenti a dir poco teatrali, con Cosnefroy che ha inizialmente esultato dopo aver ricevuto la comunicazione (errata) della vittoria per poi sprofondare nell’amarezza una volta ufficializzato il trionfo del Polacco. Kwiatkowski ha così potuto festeggiare la sua seconda vittoria all’Amstel dopo quella ottenuta con la maglia iridata nel 2015. Terzo posto per Tiesj Benoot (Team Jumbo-Visma) che è riuscito ad anticipare nel finale il gruppetto inseguitore di cui faceva parte anche il grande favorito della vigilia Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix).
Dopo l’edizione 2021, disputata su un circuito ridotto a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, il percorso della classica olandese è tornato ad affrontare l’intera sequenza di brevi strappi che aveva caratterizzato le precedenti edizioni. Lungo i 254,1 km, con partenza a Maastricht ed arrivo a Valkenburg, i corridori erano attesi da ben 33 le cotes, inserite in una serie di circuiti concentrici ed immerse nella campagna del Limburgo.
La fuga di giornata è partita già al km 9 ed è stata animata da Ide Schelling (Bora-Hansgrohe), Owain Doull (EF Education-EasyPost), Johan Jacobs (Movistar Team), Emils Liepens (Trek-Segafrdo), Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen Baloise), Luca Rastelli e Davide Gabburo (Bardiani-CSF-Faizanè). Quest’ultimo si è però ben presto staccato, lasciando in testa alla corsa un drappello di 6 corridori che è riuscito a toccare un vantaggio massimo di circa 5 minuti.
Il gruppo, tirato principalmente dagli uomini dell’Alpecin-Fenix, ha man mano ridotto il vantaggio finchè, ai -96, si è staccato un gruppetto di contrattaccanti formato da Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma), Victor Campenaerts (Lotto-Soudal) e Ivan Garcia Cortina (Movistar Team). Lo spagnolo di lì a poco si è rialzato, lasciando la coppia belga all’inseguimento dei 5 battistrada (nel frattempo aveva perso contatto Rastelli). L’inseguimento di Van Hooydonck e Campenaerts si è poi concretizzato ai -88, quando la coppia è rientrata sulla testa della corsa andando a formare un gruppetto di 7 battistrada che ha a lungo mantenuto un vantaggio di circa un minuto e mezzo sul gruppo principale.
Una volta entrati negli ultimi 60 km, l’andatura è aumentata sia nel gruppo inseguitore sia nel drappello di testa in cui il più attivo era il belga Nathan Van Hooydonck. A farne le spese sono stati prima Campenaerts e Schelling, che han perso contatto sul Loorberg (ai -58), e poi Emils Liepins che ha invece mollato la presa sul Gulperbergweg (-52). Dietro invece a tirare un gruppo sempre meno folto ed ormai lontano solo 40″ erano ancora i compagni di squadra di Mathieu Van der Poel. Di lì a poco (ai -50) è arrivato lo scatto di Tim Wellens (Lotto-Soudal) a cui si è immediatamente accodato Christophe Laporte (Jumbo-Visma), ma la mancata collaborazione del francese ha fatto finire ben presto l’azione.
Ai -47 il ritmo del gruppo è notevolmente aumentato per effetto del lavoro svolto dagli uomini dell’Ineos e così nel giro di un paio di chilometri (ai -44, sull’Eyserbosweg) i quattri battistrada superstiti sono stati assorbiti. A quel punto il plotone era ridotto ormai a non più di quaranta corridori.
La corsa è definitivamente scoppiata lungo uno dei muri più duri, il Keutenberg, posto ai -35. Il primo (timido) attacco è stato opera di Michal Kwiatkowski, ma non ha sortito particolari effetti. Ben più incisivo il successivo allungo di Tiesj Benoot che ha fatto uscire allo scoperto tutti i favoriti di giornata. Si è così formato un gruppetto che, oltre al belga della Jumbo-Visma, vedeva la presenza di Michal Kwiatkowski e Tom Pidcock della Ineos Grenadiers e poi Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), Kasper Asgreen (Quick Step Alpha Vinyl), Benoit Cosnefroy (Ag2r Citroen Team), Michael Matthews (Team BikeExchange-Jayco), Marc Hirschi (UAE Team Emirates), Stefan Kung (Groupama-FDJ), Alexander Kamp (Trek-Segafredo) e Dylan Teuns (Bahrain-Victorius). Il nuovo plotoncino di testa ha ben presto guadagnato un margine di sicurezza di 30″ su un gruppo in cui tra gli altri vi erano Matej Mohoric (Bahrain-Victorius), Michael Valgren (EF Education-EasyPost) e Matteo Trentin (UAE Team Emirates) ed ha proceduto senza sussulti fino all’ultimo passaggio sul Cauberg (-24). Proprio lungo lo strappo simbolo della corsa limburghese sono arrivati gli scatti di Hirschi e Pidcock che però non hanno fatto male a nessuno lasciando la situazione inalterata.
L’azione decisiva è venuta fuori poco dopo, in prossimità dell’ultimo passaggio sul traguardo, quando Kwiatkowski ha provato a mettere a frutto la superiorità numerica dell’Ineos allungando sugli altri 10. Il Polacco si è presentato ai piedi della penultima asperità, il Geulhemmerberg, con una decina di secondi sul gruppo inseguitore in cui la collaborazione non era così efficace. E così, ai -19, lungo le rampe del suddetto strappo Benoit Cosnefroy se ne è andato in solitaria, riprendendo nel giro di poche decine di metri il corridore dell’Ineos. A quel punto Pidcock si è reso protagonista di un allungo difficile da comprendere, vista la presenza di un suo compagno di squadra davanti. Il britannico, evidentemente resosi conto dell’errore, si è rialzato proprio mentre in contropiede partiva Dylan Teuns. Il fiammingo si è avvicinato ai due battistrada, ma è poi rimbalzato finendo per essere ripreso ai -15, mentre la coppia di testa aveva portato il vantaggio a 20″. Il gap è ulteriormente cresciuto (fino a 32″) nel tratto di avvicinamento all’ultimo strappo e, nonostante l’accelerazione messa in atto da Marc Hirschi lungo il Bemelerberg (-8), i due battistrada si sono ritrovati a difendere un margine di circa 20″ nei 7000 metri finali, una volta terminate tutte le asperità. Dietro si procedeva a strappi e a poco sono servite un paio di accelerazioni tentate da Van der Poel, non sufficienti ad avvicinare la coppia di testa.
Una volta entrati negli ultimi 1000 metri, il duo di testa ha iniziato guardarsi un pò troppo con Kwiatkowski intenzionato a restare in seconda ruota fino allo sprint finale. E così da dietro c’ha provato di nuovo Benoot. Il belga stavolta è riuscito a sfuggire ai compagni di fuga e si è lanciato nel disperato tentativo di rientrare sulla coppia di testa che aveva rallentato in maniera un pò troppo evidente. Ma a differenza di quanto successo domenica scorsa al Fiandre, stavolta l’aggancio finale non è riuscito e così ai -200 Cosnefroy ha lanciato la sua lunga volata. Kwiatkowski gli è rimasto a ruota uscendo ai -80. Il polacco ha lentamente affiancato il transalpino, superandolo grazie ad un colpo di reni chirurgico, mentre dietro Benoot (a 10″) doveva accontentarsi del gradino più basso del podio. Alle sue spalle Van der Poel ha regolato il gruppetto inseguitore (giunto a 20″) chiudendo 4° davanti a Kamp, Asgreen, Matthews, Kung, Hirschi, Teuns e Pidcock.
Tagliato il traguardo è iniziata la farsa perchè, in attesa del responso ufficiale del fotofinish, un’errata comunicazione di radiocorsa ha scatenato la gioia di un incredulo Cosnefroy, mentre un perplesso Kwiatkowski attendeva l’ufficialità dell’ordine d’arrivo. Un paio di minuti dopo è giunta la classifica ufficiale che invece vedeva vincitore proprio Kwiatkowski. Per il polacco una grande vittoria dopo un lungo periodo in cui i successi e le buone prestazioni erano mancate.
Pierpaolo Gnisci
GIRO DELLE FIANDRE 2022 – LE PAGELLE
aprile 4, 2022 by Redazione
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A poche ore dalla vittoria di Van der Poel ecco le pagelle della prima grande classica del nord
MATHIEU VAN DER POEL: Sulla sua grandezza c’è poco da discutere, ha avuto un inizio di stagione difficile che ha superato brillantemente e nonostante abbia ancora scorie addosso riesce a trionfare contro un Pogacar in versione Cannibale 2.0. Sui muri non risponde subito alle accelerazioni dello sloveno, sale col suo passo e in progressione lo raggiunge. Nel finale dimostra di avere nervi di acciaio e non si preoccupa di far rientrare gli inseguitori. Esegue uno sprint perfetto dove fa mangiare la polvere ai rivali e vince un secondo Giro delle Fiandre con un merito che rispecchia un talento cristallino e una mentalità ormai matura e vincente. VOTO: 10
DYLAN VAN BAARLE: Tra Pogacar e Van der Poel si inserisce lui, con una corsa aggressiva sin dalle prime fasi. Rientra nel finale dopo aver cercato in tutti i modi a resistere al duo Pogacar-Van der Poel. Nello sprint finale non riesce a tenere le ruote del suo connazionale, in compenso conquista un secondo posto onorevole. VOTO: 8,5
VALENTIN MADOUAS: Il francese della Groupama-FDJ corre spesso col vento in faccia, ha una generosità da vendere, come spesso accade quando gareggia. Riesce a salire sul gradino più basso del podio superando anche Pogacar nel finale. VOTO: 8,5
TADEJ POGACAR: Sul Kwaremont esce dal gruppo, raggiunge i fuggitivi e li salta uno a uno come birilli, un’immagine che resterà nella storia del Giro delle Fiandre. Sui muri è il più forte e solo Van der Poel resiste alle sue accelerazioni, Lo sloveno, però, paga nel finale una scelta sbagliata che a ripensarci gli farà mangiare i gomiti. Nel complesso è un fenomeno, un corridore capace di vincere su ogni tipo di terreno a prescindere se si tratti di una corsa a tappe o no. Il Fiandre 2022 è andato a Van der Poel, ma non passerà troppo tempo prima di vedere Pogacar vittorioso. VOTO: 8
STEFAN KUNG: Nel finale spunta dal nulla alle spalle dei ciclisti che si stavano giocando la vittoria, segno che le gambe oggi c’erano. Perde l’attimo giusto non riuscendo a seguire Van der Poel e Pogacar. Quinto posto che sa di beffa. VOTO: 7
DYLAN TEUNS: Il belga corre con coraggio alternandosi coi compagni di squadra nei momenti topici del Fiandre. La Bahrain-Merida movimenta la corsa in più fasi e raccoglie il risultato più importante solo con lui, sesto al traguardo. VOTO: 6,5
FRED WRIGHT: Il ventiduenne britannico segue alla lettera gli ordini di scuderia e attacca a ogni piè sospinto. Termina il Fiandre al settimo posto a undici secondi da Van der Poel. VOTO: 6,5
CHRISTOPHE LAPORTE: Dopo il forfait di Van Aert tutte le speranze della Jumbo-Visma ricadono su di lui. Nella fase centrale della corsa finisce malamente fuoristrada, rientra con affanno e centra un nono posto niente male. VOTO: 6,5
ALEXANDER KRISTOFF: Il norvegese si ritrova a 34 anni ad entrare nella top ten di un Giro delle Fiandre tutt’altro che leggero. Intramontabile. VOTO: 6
LUCA MOZZATO: Il giovane ventiquattrenne vicentino della B&B Hotels – KTM entra nella prima fuga di giornata, viene ripreso e non tira i remi in barca chiudendo al venticinquesimo posto, primo degli italiani al traguardo. VOTO: 6
KASPER ASGREEN: La Quick-Step in questa campagna nell’Inferno del Nord non è la schiacciasassi degli anni passati. Il danese cerca di tenere il ritmo dei migliori e per buona parte di corsa ci riesce, finché un salto di catena gli fa perdere quel terreno che non recupererà più. VOTO: 6
ALBERTO BETTIOL: Corre bene per 3/4 della corsa, svanisce nella fase finale dove non ne ha più. Dal vincitore del Fiandre 2019 ci si aspettava molto di più. VOTO: 5,5
MADS PEDERSEN: Spende troppe energie nella fase centrale della corsa facendosi trovare impreparato quando Pogacar fa esplodere il Fiandre. Fa di tutto per rientrare ma ormai i giochi sono fatti. VOTO: 5,5
TIESJ BENOOT: Alla Dwars door Vlaanderen aveva mandato segnali incoraggianti, cosa che non succede al Fiandre dove corre sottotono terminando lontano dal vincitore di giornata. VOTO: 5
THOMAS PIDCOCK: Era uno dei corridori più attesi ma, nonostante i segnali propositivi dei giorni scorsi, non riesce ad entrare mai nel vivo della corsa. VOTO: 5
Luigi Giglio
DOPPIETTA VAN DER POEL NELLE FIANDRE CON FINALE A SORPRESA
aprile 3, 2022 by Redazione
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Mathieu van der Poel, in uno sprint a quattro, ha vinto l’edizione 106 del Giro delle Fiandre, dopo aver conquistato qualche giorno fa la semiclassica “Dwars door Vlaanderen”, che condivide alcuni tratti di percorso con la più illustre sorella maggiore, dopo aver resistito a tutti gli attacchi di Pogacar ed al ritorno di Madouas e Van Baarle a pochissimi metri dall’arrivo.
Questa volta indubbiamente Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha commesso un grave errore di valutazione.
Il ragazzo è giovane e probabilmente la sua grande potenza è di gran lunga superiore alla sua esperienza.
Questo fa sì che lo sloveno riesca a vincere corse dure, contro avversari di valore, anche partendo da molto distante e rischiando parecchio; tuttavia quando la corsa si fa tatticamente difficile, gli manca ancora quel pizzico di furbizia ed intelligenza che solo l’esperienza ti può dare.
Pogacar, dopo aver attaccato a più riprese ed essere rimasto da solo con Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix), senza essere riuscito a staccarlo, era perfettamente consapevole di essere sfavorito allo sprint ed ha deciso quindi di cercare ad ogni costo di rimanere alla ruota dell’olandese, mandando in scena una specie di surplace.
Ha così trascurato i pericoli di andare incontro ad una volata a quattro con Valentin Madouas (Groupama – FDJ) e Dylan van Baarle (INEOS Grenadiers), che arrivavano da dietro a doppia velocità
Van der Poel, conscio di essere il più forte allo sprint, ha lasciato fare a Pogacar per poi far valere il suo spunto veloce nei confronti di Van Baarle e Madouas, che erano rientrati proprio per via del rallentamento.
Risultato, vittoria di Van Der Poel, Pogacar fuori dal podio e abbastanza alterato per essere stato chiuso nello sprint da Van Baarle.
Lo sloveno va comunque lodato per aver messo in strada un’altra volta la sua grande classe e potenza, iniziando a fare il diavolo a quattro quando mancavano ancora più di 50 km alla conclusione.
Su ogni muro dava una sgasata, scrollandosi di dosso colpo su colpo tutti i corridori, salvo un coriaceo Van der Poel, che ha mirato solo a non mollare la ruota dell’avversario più pericoloso, ben consapevole che lasciare venti metri di vantaggio a Pogacar significa aver perduto la corsa.
Sul Peterberg, muro in pavè con pendenze al 20%, l’olandese ha dato ad un certo punto l’impressione di aver avuto un passaggio a vuoto, ma probabilmente si è trattato solo di un inconveniente nel cercare di andare a prendere la parte più esterna della carreggiata per evitare le pietre.
Kasper Asgreen (Quick-Step Alpha Vinyl Team), vincitore lo scorso anno, è stato sfortunato perché ha patito un incidente meccanico nel punto più duro del Koppenberg, mentre Pogacar attaccava a più non posso, e questo lo ha tagliato fuori dai giochi molto presto.
Sfortunato è stato anche un altro superfavorito come Wout Van Aert (Jumbo-Visma), che ha dovuto dare forfait a causa della positività al covid, notizia che purtroppo non si è rivelata essere un pesce d’aprile come molti appassionati avevano sperato.
La corazzata Jumbo si è così affidata a Tiesj Benoot, arrivato secondo qualche giorno fa nella Dwars door Vlaanderen, che però non è riuscito ad essere all’altezza dei migliori, pur avendo provato comunque a collaborare all’inseguimento quando in testa erano in cinque.
La corsa è partita di buon mattino, visto il lungo chilometraggio da coprire, le temperature erano rigide anche se, per fortuna, i corridori non hanno dovuto correre sotto il nevischio che era caduto nella giornata di venerdì e che aveva fatto temere condizioni da tregenda.
I tentativi di fuga sono partiti subito e quello buono ha visto la partecipazione di Sébastien Grignard (Lotto Souda), Mathijs Paasschens (Bingoal Pauwels Sauces WB), Taco van der Hoorn (Intermarché-Wanty-Gobert), Stan Dewulf (Ag2r Citroen), Tom Bohli (Cofidis), Max Kanter (Movistar), Luca Mozzato (B&B Hotels-KTM) e Lindsay De Vylder (Sport Vlaanderen-Baloise).
Il tentativo di attacco è sempre stato tenuto sotto controllo da Jumbo-Visma, Alpecin-Fenix, Quick-Step Alpha Vinyl e Ineos Grenadiers, che non hanno mai lasciato prendere più di cinque minuti ai battistrada. Dopo i primi due tratti di pavè, quando stavano per iniziare i muri, il gruppo ha alzato i ritmi, cominciando ad erodere pian piano il gap.
La prima azione che muove le acque nasce per iniziativa di Jonas Koch (Bora-hansgrohe), che accelera in modo deciso e viene poco dopo raggiunto da Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma).
I due riescono a prendere circa trenta secondi sul gruppo dal quale escono, sulle rampe del Berendries, Ivan Garcia Cortina (Movistar) Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), Marco Haller (BORA – hansgrohe), Alex Kirsch e Mads Pedersen (Trek – Segafredo), Olivier Le Gac (Groupama – FDJ), Jannik Steimle e Zdeněk Štybar (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Ben Turner (INEOS Grenadiers), Gianni Vermeersch (Alpecin-Fenix) e Mick van Dijke (Jumbo-Visma). Questo gruppetto raggiunge i due andando a comporre un primo gruppo inseguitore, mentre dietro il gruppo principale si spezza a causa di una caduta e il primo a dare una frustata è Matteo Trentin (UAE Team Emirates), che spezza ulteriormente il plotone e riduce il distacco.
Dopo questa fase, il gruppo si placa e i contrattaccanti tornano a raggranellare circa trenta secondi, mentre la fuga del mattino continua a perdere terreno.
Avvicinandosi al Vecchio Kwaremont Trentin ripropone un allungo che è il preludio all’attacco di Pogacar, il quale si riporta agevolmente sugli inseguitori che, nel frattempo, avevano chiuso sulla testa della corsa.
In cima rimane un gruppetto con Pogacar e Asgreen, ma un drappello di circa venti uomini con Tom Pidcock (INEOS Grenadiers) e Van der Poel si riporta prontamente sulla testa.
Nel successivo tratto, allungano Fred Wright (Bahrain-Victorious) e Van Baarle.
Sul Koppenberg Pogacar imprime una nuova accelerazione e stavolta riescono e resistere solo Van der Poel e, seppur con qualche difficoltà, Madouas, mentre Asgreen, a causa di un problema meccanico nel punto peggiore, perde contatto e non riuscirà più a rientrare.
Il gruppo inseguitore si è estremamente ridotto e manca l’accordo per strutturare un inseguimento sicché, quando i battistrada hanno già quasi un minuto di vantaggio, escono dal plotone Benoot, Stefan Kung (Groupama-FDJ) e Dylan Teuns (Bahrain-Victorious).
All’ultimo passaggio sul Vecchio Kwaremont è nuovamente Pogacar ad accelerare e stavolta resiste solo Van der Poel, mentre dietro si forma una coppia all’inseguimento perchè Van Baarle raggiunge Madouas, che aveva ceduto per ultimo all’accelerazione del vincitore degli ultimi due Tour de France.
Sulle durissime pendenze del Peterberg Pogacar prova di nuovo ad accelerare a tutta, ma anche stavolta l’olandese della Alpecin resiste alla sfuriata.
Negli ultimi 13 chilometri pianeggianti la coppia di inseguitori non si dà per vinta e riesce a rosicchiare pian piano qualcosa sino a portarsi a circa 20 secondi all’ultimo chilometro, mentre si avvicinano pericolosamente anche Wright, Kung e Teuns.
20 secondi sotto il triangolo rosso sembrano più che sufficienti per andarsi a giocare lo sprint a due, ma Pogacar vuole partire da dietro per cercare di avere una possibilità contro un avversario decisamente superiore allo sprint.
Va così in scena un quasi surplace tra i due, cosa che permette a Van Baarle e Madouas di rientrare a doppia velocità ai 300 metri.
Van der Poel è lesto a lanciare lo sprint e vincerlo senza difficoltà, mentre Pogacar viene superato dai due avversari e non riesce ad uscire, complice anche una manovra di Van Baarle che lo chiude in maniera comunque regolamentare.
Lo sloveno che è stato sicuramente il più attivo della corsa, avendo tentato l’affondo su tutti i muri sin dai 50 km all’arrivo e avrebbe certamente meritato di più, ma la mancanza di esperienza lo ha lasciato fuori dal podio.
Il ragazzo comunque ha una condizione di forma straordinarie e, se la Parigi Roubaix allo stato attuale non sembra adatta alle sue caratteristiche (ma chissà…), le altre monumento che non ha ancora vinto (Sanremo e Fiandre) potrebbero sicuramente entrare nel suo palmares nei prossimi anni.
Benedetto Ciccarone

Van der Poel vince la seconda classica monumento della stagione 2022 (Getty Images Sport)
TRA DUE SLOVENI IL TERZO GODE
marzo 19, 2022 by Redazione
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Matej Mohoric ha vinto la centotredicesima edizione dalla Classicissima con una azione perfetta lanciata nella discesa del Poggio, dopo aver resistito alle sfuriate del connazionale Pogacar e di Kragh Andersen.
Dopo aver guadagnato pochi secondi, Mohoric è riuscito a resistere al tentativo di rientro del drappello con Turgis che lo ha insidiato fino a poche centinaia di metri dal traguardo di via Roma.
Slovenia pigliatutto nella prima parte della stagione 2022.
Dopo UAE Tour, Strade Bianche, Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico anche la Sanremo finisce nel palmares di uno sloveno.
Tra due grandi campioni, come Roglic e Pogacar, Mohoric può essere considerato un outsider, la verità però è che Mohoric è un ottimo corridore, uno dei migliori discesisti in gruppo e dotato di grandi doti di guida della bici, come ha dimostrato oggi quando è riuscito a mantenere la barra dritta in due punti in cui ha rischiato il volo andando davvero al limite.
Mohoric ha adottato l’unica tattica possibile per lui, non ha mai messo il naso fuori, ha solo pensato a restare nel gruppo principale, a resistere sulla Cipressa e sul Poggio e poi dare tutto nella discesa, sfruttando le sue doti funamboliche. Tornato sull’Aurelia, ha proseguito con un lunghissimo rapporto e, come accaduto negli ultimi anni, è riuscito a mantenere quei pochi secondi che, dopo quasi 300 Km di corsa, sembrano impossibili da annullare.
Pogacar ha fatto quello che tutti si aspettavano, corsa dura con la squadra sulla Cipressa e quattro tentativi di allungo sul Poggio… ma non è bastato.
L’arma che ha consentito allo sloveno di fa man bassa alla Tirreno-Adriatico ed alla Strade Bianche non è stata sufficiente in una corsa apparentemente semplice, ma proprio per questo in realtà davvero complessa, come la Sanremo
La verità è che le pendenze del Poggio, anche se arrivano dopo quasi 290 Km di corsa, possono essere sufficienti per fare la differenza solo se dietro non ci siano uomini assatanati della levatura di Van Aert e di Van der Poel, che sembra essersi ripreso dai recenti problemi.
Tuttavia il Poggio ha presentato comunque fattura a diversi uomini, come ad esempio Primoz Roglic che non è riuscito a rispondere ai continui attacchi fino allo scollinamento.
Se Pogacar ha tentato tre affondi, Kragh andersen ne ha tentato uno solo che, però, è sembrato ancor più violento di quelli del vincitore della ultime due edizioni del Tour de France.
Il danese del Team DSM ha piazzato una rasoiata terribile nel tratto all’8% ed anche Pogacar ha avuto la sua bella gatta da pelare per riuscire a riprendere la ruota dell’avversario, che si stava pericolosamente allontanando.
Van Aert ha puntato a tenere chiunque tentasse di evadere, con l’ovvio intento di infilare tutti in volata dopo la capitolazione dei velocisti puri e la sfortuna di uomini pericolosi come Sagan.
Tutto ciò non è stato sufficiente a fronte del numero offerto dal vincitore di oggi.
La Corsa, partita formalmente dallo storico velodromo Vigorelli che per tanti anni ha ospitato la conclusione del Giro d’Italia, è stata caratterizzata da una lunghissima fuga di giornata che, formata inizialmente da sette uomini, è stata definitivamente annullata quando davanti erano rimasti in due.
Al chilometro zero si sono subito portati in avanti Yevgeniy Gidich (Astana Qazaqstan Team), Artyom Zakharov (Astana Qazaqstan Team), Alessandro Tonelli (Bardiani CSF Faizanè), Filippo Tagliani (Drone Hopper – Androni Giocattoli), Ricardo Zurita (Drone Hopper – Androni Giocattoli) , Filippo Conca (Lotto Soudal) e Samuele Rivi (Eolo-Kometa Cycling Team).
Il drappello guadagna rapidamente un vantaggio che toccherà un massimo di circa 7 minuti, ma è apparso subito evidente che il gruppo non aveva alcuna intensione di lasciare che la fuga prendesse il largo.
Il vantaggio ha a lungo veleggiato intorno ai sei minuti, con la Jumbo che si è presa la briga di controllare la corsa, quasi sempre con uno stoico Jos Van Emden.
Dopo la discesa del Turchino e l’approdo sull’Aurelia, il vento a favore fa il gioco dei battistrada e il loro vantaggio rimane stabile per diversi chilometri.
Sui primi due capi la corsa non vede scossoni, ma sul Berta salta l’accordo tra i battistrada con Conca, Gidich, Rivi, Sevilla Lopez e Tonelli che si avvantaggiano.
Nel gruppo c’è la prima vittima eccellente, il britannico Thomas Pidcock, che perde decisamente terreno in preda ad una brutta crisi, cosa che capiterà poco dopo anche a Conca, costretto addirittura scendere dalla bicicletta a causa dei crampi.
Proprio quando sta per iniziare la salita di Costarainera, com’è altrimenti nota la celebre Cipressa, Sagan accusa un problema meccanico e, nonostante i tentativi messi sulla strada, non riuscirà più a rientrare anche a causa del ritmo elevatissimo che prima Jan Polanc e poi Davide Formolo impongono sulla salita per ordine di Pogacar.
In questa fase il ritmo forsennato degli UAE riduce il gruppo ad una trentina di unità, con molti velocisti puri, come ad esempio Viviani, che perdono definitivamente contatto.
Il ritmo degli UAE prosegue anche nel successivo tratto pianeggiante, mentre davanti sono rimasti soltanto Rivi e Tonelli, che hanno il merito di non mollare, venendo raggiunti solo dopo l’imbocco del Poggio.
Sulla salita Pogacar prova tre allunghi, ma Van Aert non molla un metro e un ottimo Van der Poel pure si affila ad ogni tentativo.
Ad un certo punto anche Roglic si mette in testa, ma si vede subito che la sua pedalata non è efficace.
L’allungo più pericoloso lo piazza Soren Kragh Andersen, una vera rasoiata che riesce a mandare tutti in difficoltà. Pogacar è il primo che riesce a chiudere sul corridore danese, non senza difficoltà. Il rientro dello sloveno fa desistere il danese, che non è esattamente un fulmine in volata, e così anche Van Aert e Van der Poel si riportano sulla coppia, mentre Matthews penserà a riportare sotto altri corridori
Nelle retrovie, invece, una caduta di Cosnefroy apre un buco, con Kwiatowsky e Démare che rimangono attardati.
Si arriva così in cima al Poggio con gruppetto di una decina di unità ma, appena iniziata la discesa, Matej Mohoric apre il gas e inizia una picchiata a folle velocità, prendendosi enormi rischi e riuscendo per due volte ad evitare la caduta con numeri da equilibrista.
Lo sloveno riesce a guadagnare circa 5/6 secondi e, una volta giunto sull’Aurelia. spinge il lungo rapporto.
Nell’ultimo chilometro dal drappello degli inseguitori, riesce ad avvantaggiarsi il francese Antony Turgis, che si avvicina pericolosamente allo sloveno, senza però riuscire a ricucire.
Sul terzo gradino del podio sale un ottimo Van Der Poelk, che ha dimostrato che, quando partecipa ad una gara, intende sempre essere protagonista.
Matej Mohoric non era certo il nome che girava sulle bocche degli addetti ai lavori alla vigilia, tuttavia il fascino intramontabile della Classicissima, l’elemento che la rende una delle corse più amate dagli appassionati, è proprio l’incertezza che la caratterizza, la difficoltà di imbroccare l’azione giusta, pur in un percorso che non sembrerebbe presentare grosse difficoltà.
Ancora una volta si è avuta la conferma del fatto che il lungo chilometraggio è una difficoltà che può fare la differenza e che oggi, a causa della mania insana di ridurre la lunghezza dei percorsi, i corridori non sono più abituati ad affrontare.
Come di consueto la Classicissima, ritornata per quest’anno nella sua tradizionale collocazione in calendario il giorno di San Giuseppe, apre la stagione delle grandi classiche di primavera che ora si sposteranno a nord per offrire agli appassionati il consueto spettacolo su muri e pavè.
Benedetto Ciccarone

Mohoric vince meritatamente la 113a edizione della Milano-Sanremo (foto Marco Bertorello / AFP)
LIEGI FEUDO SLOVENO ANCHE NEL 2021: POGACAR SUCCEDE A ROGLIC
aprile 25, 2021 by Redazione
Filed under 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News
Aveva già rischiato di vincerla l’anno scorso, ma nello sprint finale fu messo fuori giocao dalla manovra irregolare di Julian Alaphilippe. Dopo poco più di sei mesi Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) si è ripreso la più dolce delle rinvincite conquistando la Liegi-Bastogne-Liegi al termine di uno sprint ristretto proprio davanti a quel Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step) che lo aveva ostacolato nello scorso autunno. Il giovane fuoriclasse sloveno, alla prima affermazione in una classica monumento, succede nell’albo d’oro al connazione Primoz Roglic (Jumbo-Visma) apparso oggi in affanno. Sul terzo gradino del podio, alle spalle di Pogacar e Alaphilippe, David Gaudu (Groupama-FDJ) che ha preceduto l’eterno Alejandro Valverde (Movistar Team) e Michael Woods (Israel Start-Up Nation).
Il percorso della 107a edizione della Liegi-Bastogne-Liegi ricalcava quasi completamente quello della passata edizione. I corridori erano attesi da 259,1 km induriti dalla presenza di 11 cotes e da numerosi altri strappetti non segnalati ufficialmente. L’unica eccezione rispetto al 2020 era rappresentata dall’introduzione della Cote de Desniè (km 210,8), posta tra il Col du Rosier e la Cote de la Redoute in sostituzione del più noto Col du Maquisard.
Appena dato il via ufficiale alla corsa, sei corridori sono riusciti ad avvantaggiarsi sul gruppo: Tomasz Marczynski (Lotto-Soudal), Lorenzo Rota e Loic Vliegen (Intermarché Wanty Gobert), Sergei Chernetski (Gazprom-RusVelo), Laurens Huys (Bingoal-Pauwels Sauzen BW) e Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen Baloise). Poco dopo, sul gruppetto di testa è rientrato un altro corridore della Bingoal, il neerlandese Matthijs Paasschens, mentre il gruppo si è completamente rialzato, lasciando il via libera ai fuggitivi. Dopo appena 10 km dalla partenza il vantaggio dei 7 battistrada si aggirava intorno ai 5 minuti, mentre al km 20 il margine era salito a 9′50”. Poco dopo, in testa al plotone sono apparse prima le maglie della Jumbo-Visma e poi quelle della Deceuninck-Quick Step, evidentemente intenzionate a non lasciare dilagare il vantaggio dei battistrada. Il gap, dopo aver toccato un massimo di 10′35”, si è stabilizzato intorno ai 10 minuti e la corsa ha proseguito a lungo senza sussulti.
Durante la parte centrale della corsa, il gruppo ha iniziato ad aumentare il ritmo, principalmente grazie al lavoro svolto dagli uomini di Jumbo-Visma, Deceuninck-Quick Step e Movistar. Di conseguenza, il distacco è lentamente calato raggiungendo gli 8′40” in prossimità della Cote de La Roche-en-Ardenne (km 76), per poi scendere sotto i 7 minuti in cima alla seconda asperità di giornata, la Cote de Saint-Roch (km 123,5).
Entrati negli ultimi 100 km, i corridori erano attesi da una prima sequenza di strappi ravvicinati: la Cote de Mont-le-Soie (ai -95), la Cote de Wanne (-85), la Cote de Stockeau (-80) e la Cote de l’Haute-Levée (-76). In questa fase si sono registrate le prime azioni in testa al gruppo principale: la prima brusca accelerazione è stata impressa da Luis Leon Sanchez (Astana Premiertech) lungo la Cote de Wanne. Qualche chilometro dopo, in cima all Cote de l’Haute-Levée, è stato il campione Olimpico Greg Van Avermaet (Ag2r Citroen Team) a provare l’allungo, ma la reazione del gruppo è stata immediata e nel giro di 200 metri il tentativo è stato neutralizzato.
Si è così giunti ai piedi della Cote du Rosier (-62) con i 7 battistrada che potevano vantare un vantaggio di poco superiore ai 4 minuti. Proprio lungo il Rosier (4,5 km al 5,7% di pendenza media) si è assistito ad un nuovo aumento dell’andatura del gruppo, questa volta ad opera di Remy Rochas (Cofidis), alla cui ruota si sono immediatamente portati Mikkel Honorè (Deceuninck-Quick Step) e Matteo Jorgenson (Movistar Team). Di lì a poco i tre contrattaccanti sono stati raggiunti da altri corridori, tra cui il basco Alex Aranburu (Astana Premiertech) che a sua volta ha provato ad allungare in contropiede. Il rimescolamento in testa al gruppo è andato avanti finchè si sono avvantaggiati Harm Vanhoucke (Lotto-Soudal), Mark Donovan (Team DSM) e Mark Padun (Bahrain-Victorius). I tre contrattancanti, transitati in cima alla cote du Rosier con 2′15” di ritardo dai 7 battistrada ed una quindicina di secondi di vantaggio sul gruppo principale, lungo la successiva discesa hanno definitivamente preso il largo: a 50 chilometri dall’arrivo il loro distacco dai fuggitivi era ormai inferiore ai 2 minuti mentre il gruppo, completamente rilassato, era scivolato a quasi 4 minuti dalla testa della corsa.
Sulla successiva salita, l’inedita Cote de Desnié (1,7 km al 7,3 %) posta a 48,3 km dal traguardo, il gruppo è tornato ad aumentare l’andatura sotto l’impulso degli uomini di Deceuninck-Quick Step (lodevole il lavoro di Peter Serry) e Bora-Hansgrohe. Il distacco dai battistrada è così tornato sotto i 3 minuti, mentre i tre contrattaccanti si sono ulteriomente avvicinati alla testa della corsa, portando il gap a poco più di un minuto.
La corsa è definitivamente esplosa lunga la terzultima cote di giornata, la famigerata Col de la Redoute (2 km al 8,6%). Nel gruppo di testa Lorenzo Rota ha immediatametne alzato il ritmo, facendo staccare prima Matthijs Paasschens e poi Sergey Chernetski. Nel giro di poche centinaia di metri Rota è riuscito a liberarsi anche degli altri ex compagni di fuga, restando in compagnia del solo Laurens Huys. Nel gruppo principale è stata invece l’Ineos a prendere il comando delle operazioni. La squadra britannica ha imposto un ritmo decisamente alto culminato con la violenta progressione di Tao Geoghegan che ha letteralmente sgretolato il plotone. Tra gli uomini rimasti inizialmente attardati anche Julian Alaphilippe (Deceunick-Quick Step), poi rientrato nel tratto successivo insieme a molti altri corridori.
Nel frattempo Marczynski e Vliegen erano rinvenuti su Rota e Huys, andando a ricomporre un quartetto di testa a cui restavano ormai solo 45” secondi di vantaggio sul gruppo. A questo punto è stato Vliegen a provare l’azione solitaria, staccando gli altri 3 compagni di fuga nel tratto di saliscendi posto a valle della Redoute. Il belga però lungo le prime rampe della Cote de Forges (-23,5) si è dovuto arrendere ai crampi ed è stato rapidamente ripreso e superato da Marczynski e Rota.
Proprio lungo la Cote de Forges si è assistito ad una nuova e impetuosa accelerazione di Tao Geoghegan Hart. Il vincitore dell’ultimo Giro d’Italia in men che non si dica si è riportato sulle ruote di Rota e Marczynski, trascinando con se il compagno di squadra Adam Yates e altri 9 corridori: Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma), Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), Esteban Chaves (Team BikeExchange), David Gaudu (Groupama-FDJ), Jack Haig (Bahrain-Victorius), Mauri Vansevenant (Deceuninck-Quick Step), Sergio Higuita (EF Education-Nippo) e Krists Neilands (Israel Start-Up Nations).
Poco dopo lo scollinamento, gli uomini della Ineos hanno provato approfittare della superiorità numerica grazie all’attacco di Richard Carapaz (-21). L’azione dell’Ecuadoriano ha trovato impreparati i compagni di fuga che si sono letteralmente rialzati venendo poi ripresi dal resto del gruppo. Carapaz si è quindi ritrovato in testa con circa 25” di vantaggio quando ormai mancava solo una salita prima del traguardo di Liegi, la temibile Cote de la Roche aux Faucons (1,3 km al 10,5%).
A guidare l’inseguimento del gruppo lungo le prime rampe dello strappo è stato James Knox (Deceuninck-Quick Step). Il britannico ha consentito al plotone di riavvicinarsi notevolmente a Carapaz che è stato infine ripreso a circa 200 metri dall’arrivo, quando è giunto lo scatto di Davide Formolo (UAE Team Emirates) che ha ulteriomente selezionato il già ridotto gruppo di testa.
L’azione decisiva è arrivata poche centinaia di metri dopo, lungo lo strappetto che seguiva la Roche-Aux-Faucons: Michael Woods (Israel Start-Up Nation) è partito secco nel tratto più duro provocando una decisa selezione. A resistere all’attacco del canadese sono stati solo in 4: Julien Alaphilippe, Tadej Pogacar, David Gaudu e Alejandro Valverde, che proprio oggi festeggiava le 41 primavere. Alle loro spalle si è ritrovato un quartetto formato da Jakob Fuglsang (Astana PremierTech), Primoz Roglic (Jumbo-Visma) e dal duo della UAE composto da Marc Hirschi e Davide Formolo. Proprio a causa della presenza di due compagni di Pogacar, gli inseguitori non hanno trovato un accordo e sono stati ripresi poco dopo dal gruppo.
In cinque battistrada hanno invece collaborato alla perfezione e ai -11 potevano vantare un margine di circa 15 secondi sul gruppo inseguitore in cui tra gli altri erano presenti Primoz Roglic, Bauke Mollema (Trek-Segafredo), Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), Esteban Chaves (Team BikeExchange), Tiesj Benoot (Team DSM) e Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe). Il margine è continuato a crescere nei chilomentri successivi, arrivando a 35” ai -5.
I battistrada hanno proseguito di comune accordo fino ai -2, quando sono iniziati i primi tatticismi. Ai 1300 metri dall’arrivo Woods ha provato l’allungo in solitaria ma è stato prontamente riacciuffato dai 4 compagni di fuga. Giunti sotto lo striscione dell’ultimo chilomentro con Valverde in testa al drappello, i 5 battistrada hanno iniziato a controllarsi, riducendo notevolmente l’andatura, mentre da dietro Hirschi, Mollema e Benoot tentavano disperatamente di rientrare.
Lo stallo è continuato fino ai 250 metri quando Valverde ha lanciato il suo sprint con a ruota Woods e Gaudu. Proprio dalla scia del corridore della Groupama ai 150 metri è uscito a velocità doppia Alaphilippe, ma il transalpino nulla ha potuto di fronte alla rimonta poderosa di Pogacar che ha tagliato il traguardo a braccia alzate, davanti allo stesso Alaphilippe, Gaudu, Valverde e Woods. La volata per il sesto posto è andata a Marc Hirschi (giunto a 7”) che ha battuto Benoot e Mollema. Poco dopo, a 9” da Pogacar, è arrivato un altro drappello regolato da Schachmann davanti a Matej Mohoric (Bahrain-Victorius), Michal Kwiatkowski, Jakob Fuglsang e Primoz Roglic.
Per Pogacar l’ennesima conferma di un talento che non si limita solo alle corse a tappe, ma può ambire alla vittoria anche nelle corse di un giorno. Da sottolineare anche l’8o podio alla Doyenne per l’intramontabile Alejandro Valverde il cui ritiro a fine anno sembra sempre meno probabile. Giornata no invece per il vincitore uscente Primoz Roglic che non è riuscito a tenere le ruote dei migliori sull’ultimo strappetto, mentre per Alaphilippe continua la maledizione della Liegi che nelle ultime stagioni lo ha già visto per ben 4 volte nei primi 5, ma mai vincitore.
Pierpaolo Gnisci