POGACAR PIGLIATUTTO: L’AMSTEL E’ SUA E PUNTA AL TRIS ALLE ARDENNE
aprile 16, 2023 by Redazione
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, News
Tadej Pogacar ha vinto l’Amstel Gold Race con un attacco partito a 90 Km dall’arrivo insieme ad un gruppo di 16 uomini che ha sgretolato un po’ per volta sino a rimanere da solo ai meno 27. In realtà non c’è stata storia, senza Van der Poel e Van Aert: la superiorità dello sloveno è stata netta anche nei confronti di Pidcock,l che pure aveva fatto una impresa proprio in stile Pogacar alla Strade Bianche.
Niente da fare: disco rosso per tutti.
Gli aggettivi per definire Tadej Pogacar si sono ormai esauriti e quindi tanto vale definirlo semplicemente per quello che è: un fuoriclasse. Quando punta ad una corsa non ce n’è per nessuno, con qualche rarissima eccezione, come ad esempio la Sanremo, con la quale ha ancora un conto aperto e che vuole vincere nonostante non sia affatto adatta alla sue caratteristiche.
Pogacar ha dichiarato di voler disputare tutte e tre le corse delle Ardenne (Amstel, Freccia e Liegi) per vincerle nello stesso anno e realizzare così uno storico tris.
La cosa, a quanto pare, è iniziata nel migliore dei modi, visto che lo sloveno oggi ne ha fatta una delle sue.
Non appena il gruppo ha ripreso la fuga del mattino, quando mancavano ancora 90 Km allo striscione del traguardo, è nato un tentativo con sedici uomini di primo piano nel quale il capitano UAE si è inserito senza farsi pregare.
Le manovre di inseguimento, forse non organizzate al meglio, non hanno avuto esito ma lo sloveno non si è limitato ad inserirsi nella fuga ed a dare il suo contributo. Invece, ha piazzato accelerate su ogni collina, assottigliando sempre di più il drappello fino a rimanere con i soli Thomas Pidcock (INEOS Grenadiers) e Ben Healy (EF Education-EasyPost) che sono stati messi in croce e staccati perentoriamente sul Keutenberg.
Da lì, un assolo di 30 chilometri come tanti ne abbiamo visti sinora, il vantaggio che sale inesorabilmente poco alla volta grazie a un ritmo regolare ma molto elevato, che dietro non riescono proprio a tenere. I vari gruppi formatisi al suo inseguimento hanno continuato a perdere e al traguardo i distacchi sono stati abissali. Solo un ottimo Healy ha tentato di reagire intorno ai -13, attaccando a testa bassa Pidcock, che ha dovuto cedere e ha rischiato di perdere il podio. Con l’attacco Haely ha recuperato una quindicina di secondi sino a portarsi a 20 dal battistrada ma, quando Pogacar ha visto assottigliarsi il gap ha aumentato il ritmo e il vantaggio ha ripreso a lievitare fino a quando l’irlandese ha un po’ pagato lo sforzo e si è arreso, tagliando comunque il traguardo con un braccio alzato per festeggiare quello che è per lui è comunque un gran risultato.
In un simile quadro la cronaca della corsa diventa un elemento quasi relativo.
La fuga, partita nei primi chilometri, è formata da Alessandro Fedeli (Q36.5 Pro Cycling Team), Leon Heinschke (Team DSM), Tobias Ludvigsson (Q36.5 Pro Cycling Team), Martin Urianstad (Uno-X), Mathias Vacek (Trek – Segafredo), Ward Vanhoof (Team Flanders – Baloise) e Mattéo Vercher (TotalEnergies). Il vantaggio massimo di questi uomini arriverà a toccare i 4 minuti e mezzo per poi ridursi fino ad essere annullato intorno ai 100 Km dalla conclusione.
A questo punto, è già il momento decisivo, attaccano Pogacar, Healy, Pidcock, Gianni Veermersch (Alpecin), Kévin Geniets (Groupama – FDJ), Christopher Juul-Jensen (Team Jayco – AlUla), Andreas Kron (Lotto Dstny), Arjen Livyns (Lotto Dstny), Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team), Quentin Pacher (Groupama – FDJ), Magnus Sheffield (INEOS Grenadiers), Matteo Sobrero (Team Jayco – AlUla), Tosh Van Der Sande (Jumbo-Visma), Axel Zingle (Cofidis), Lars van den Berg (Groupama – FDJ) e Stan Van Tricht (Soudal – QuickStep).
Sono presenti molti uomini rappresentativi di diverse squadre e quindi in gruppo sono poche le formazioni che si incaricano dell’inseguimento; lo scarso coordinamento tra loro non aiuta.
Pogacar parla spesso via radio con l’ammiraglia che in un primo tempo non riesce ad avvicinarsi, finché sul Kruisberg raggiunge il capitano che cambia la bicicletta.
Su questa salita attaccano Andrea Bagioli (Soudal-QuickStep), Jai Hindley (Bora-hansgrohe), Tiesj Benoot (Jumbo-Visma) e Alexander Kamp (Tudor Pro Cycling), che rispondono a una accelerazione di Matteo Trentin (UAE Team Emirates) e Ide Schelling (BORA – hansgrohe), che vengono ripresi e staccati. Sul quartetto di contrattaccanti si riportano pure Mattias Skjelmose Jensen (Trek – Segafredo) e Maxim Van Gils (Lotto Dstny). Il drappello arriva sino a 15 secondi dalla testa della corsa, ma sull’Eyserbosweg Pogacar fa il diavolo a quattro e solo Pidcock resiste, mentre Healy si riporta sulla coppia in un secondo momento, gestendosi molto bene. Invece, Lutsenko e Kron non riescono a seguire l’irlandese.
Questa battaglia taglia fuori dai giochi il gruppetto di Bagioli, che continua a perdere terreno.
Sul Keutenberg Pogacar piazza il colpo del knock out, staccando senza pietà Pidcock e Healy. In un primo tempo Pidcock rimane da solo all’inseguimento ma successivamente Healy si riporta su di lui ed ai -13 riuscirà anche a staccarlo.
Healy taglia il traguardo con un distacco di 38 secondi mentre Pidcock, molto provato nel finale, ha rischiato di perdere il podio venendo praticamente raggiunto dalla coppia Kron – Lutsenko, giunta con un ritardo di oltre 2 minuti.
A oltre 3 minuti il gruppo di Bagioli, regolato in volata proprio dall’italiano.
Forse gli inseguimenti non sono stati organizzati bene ed è mancata la collaborazione tra le squadre, ma è anche vero che quando va via un gruppo con quei componenti il rischio che almeno qualcuno vada all’arrivo è molto alto, per cui quelli che puntano alla vittoria devono inserirsi (cosa che Pogacar ha dimostrato di aver capito). Semmai il problema sta nel fatto che la moderna cultura del ciclismo fa considerare scriteriato un tentativo che parte da così lontano. Da quando, però, sono comparsi sulla scena atleti come Mathieu van der Poel, Wout Van Aert e Pogacar questi schemi mentali devono cambiare, perché questi corridori hanno dimostrato di essere capaci di tirare fuori il coniglio dal cilindro in ogni gara. Ovviamente per potersi inserire nei vari tentativi non basta solo la lettura tattica, ma servono anche le gambe che indubbiamente fanno la differenza.
L’impresa di oggi, con l’attacco partito a 90 Km dal traguardo, dimostra che non è affatto vero quel che da più parti si va dicendo, ossia che si dovrebbero ridurre i chilometraggi dei tracciati per avere più spettacolo. Simili assurde tesi sono portate avanti soprattutto dalle televisioni, che puntano a far adattare gli sport alle loro esigenze e ai loro tempi. E’ invece importante lottare in ogni modo contro questa insana sottocultura affaristica che fa dello sport un prodotto economico. Occorre resistere per difendere la bellezza, il fascino, la vera emozione e il valore sportivo della tradizione ciclistica.
Dopo la grande impresa di oggi, si attende Pogacar mercoledì alla Freccia Vallone, secondo atto delle Ardenne che lo sloveno intende conquistare.
Si tratta di una corsa ancor più antica ed iconica dell’Amstel, tuttavia l’aver posto l’arrivo sul durissimo muro di Huy ha portato spesso a una corsa decisa all’ultimo chilometro, senza particolari sussulti nei chilometri precedenti. Visto, però, il modo di correre del fuoriclasse sloveno gli appassionati sono legittimati ad aspettarsi lo spettacolo che una corsa di tradizione come la Freccia Vallone merita.
Benedetto Ciccarone

Il decisivo attacco di Pogacar sulle strade del Limburgo (Getty Images)
PARIGI-ROUBAIX 2023: LE PAGELLE
aprile 10, 2023 by Redazione
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, Approfondimenti
Promossi e bocciati della Parigi-Roubaix 2023
Mathieu van der Poel: Dopo il secondo posto al Giro delle Fiandre vinto da Pogacar Van der Poel non voleva farsi sfuggire anche la Parigi-Roubaix. L’olandese ha corso con molta determinazione e coraggio, attaccando più volte per stanare gli avversari. Ha dimostrato di avere sul pavé un passo più veloce dei rivali e una fame degna del miglior predatore in natura, fame e talento un binomio vincente. Fortunato quando resta in piedi nello scontro con Degengkolb e nel trovare in Philipsen un compagno di squadra superlativo. Fortunato anche quando una foratura blocca Van Aert, una volta che i due si erano involati da soli verso il velodromo di Roubaix ma, come tutti sanno, la fortuna aiuta gli audaci e Van der Poel in audacia non è secondo a nessuno. Gli mancano la Liegi-Bastogne-Liegi e il Giro di Lombardia per completare il cerchio e vincere tutte le Classiche Monumento, difficile ma per lui non impossibile. VOTO 9,5
Jasper Philipsen: L’Alpecin-Deceuninck riesce a fare il botto grazie a Van der Poel e a Philipsen. Il corridore belga dimostra di essere molto più che un semplice velocista. Chiude in seconda posizione dopo aver lavorato a lungo per il capitano, tira il gruppetto quando c’è da tirare e rompe i cambi tra gli inseguitori quando deve mettere il bastone tra le ruote agli avversari. VOTO 9
Wout Van Aert: Sfortunato il belga. Oggi ha corso in maniera ineccepibile, sempre a ruota di Van der Poel, nascosto e poco appariscente, sino a quando decide di spaccare la corsa nel tratto in pavé del Carrefour de l’Arbre. Non riesce più a rientrare e conclude al terzo posto, ma la foratura odierna lo accompagnerà a lungo negli incubi notturni. VOTO 8
Mads Pedersen: Il danese corre da protagonista, sempre pronto a sfruttare le occasioni migliori per tentare il colpaccio. Alla Parigi-roubaix arriva scarico ma con tenacia rientra dopo essersi fatto trovare impreparato nella Foresta di Arenberg e chiude con un ottimo 4° posto. VOTO 7,5
Stefan Kung: Il corridore della Groupama-Fdj è un classicomane del Nord, tanti piazzamenti ma risultati pochi. Un quinto posto prevedibile all’inizio ma che non cambia certamente la carriera di un ciclista che potrebbe raccogliere molto di più. VOTO 7
Filippo Ganna: Il nostro Pippo corre alla pari coi mostri sacri del pavé, sempre nelle prime posizioni ma senza mai dar l’impressione di poter impensierire Van der Poel o Van Aert. Chiude al sesto posto con la speranza di poter far molto meglio in futuro. VOTO 6,5
John Degenkolb: Il tedesco corre come ai vecchi e gloriosi tempi finché una manovra azzardata lo mette fuori gioco sul Carrefour de l’Arbre. Lui che la Parigi-Roubaix l’ha vinta nel 2015 non si demoralizza e continua a lottare chiudendo al settimo posto. VOTO 6,5
Christophe Laporte: Il francese dopo i successi ottenuti in questa primavera si conferma anche oggi uno dei ciclisti più forti in questa fase della stagione. Lo ferma sul più bello la sfortuna con una foratura che lo taglia fuori nel momento più importante della corsa. Con lui e Van Aert davanti la corsa avrebbe preso un’altra piega. Chiuderà decimo nel tentativo invano di rientrare sul gruppetto Van der Poel. VOTO 6,5
Alexander Kristoff : Ancora una volta il norvegese corre da protagonista alla Roubaix vincendo la volata del gruppo. VOTO 6
Gianni Moscon: Arrivato a Parigi su richiesta della dirigenza, il corridore trentino che nel 2021 fu fermato solo dalla sfortuna, corre una gara anonima terminando lontano dai migliori. VOTO 5
Matteo Trentin: Senza Pogacar ha carta bianca per giocarsi le sue chance. Purtroppo non riesce a sfruttare l’occasione ed esce dalla lotta per la vittoria già nelle fasi centrali della corsa. VOTO 5
Luigi Giglio
VAN DER POEL RE DEL PAVE’. ALL’OLANDESE LA PARIGI-ROUBAIX 2023
aprile 9, 2023 by Redazione
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, News
Mathieu van der Poel (Team Alpecin Deceuninck) doma lo storico pavè con lucidità, classe, potenza ed anche un po’ di fortuna, visto che Wout van Aert (Team Jumbo Visma), il suo peggior rivale, è fermato da una foratura sul più bello. La festa dell’Alpecin Deceuninck è completata dal secondo posto di Jasper Philipsen. Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) è il primo italiano all’arrivo
La Parigi-Roubaix si conferma ancora una volta corsa dura, imprevedibile e variegata, con un ritmo già elevato da subito, tant’è vero che la fuga di giornata vera e propria partiva dopo un’ottantina di km dalla partenza ad opera di Sjoerd Bax (UAE Team Emirates), Derek Gee (Team Israel Premier Tech), Jonas Koch (Team BORA Hansgrohe), Juri Hollmann (Team Movistar) e Nils Eekhoff (Team DSM). Il vantaggio dei cinque di testa non superava mai i 2 minuti anche perché il ritmo del gruppo inseguitore era sempre abbastanza elevato, con Team Jumbo Visma, Team Trek Segafredo, Team INEOS Grenadiers e Team Bahrain Victorious spesso davanti a tirare. Peter Sagan (Team TotalEnergies) se non tra i ciclisti più attesi, almeno tra quelli più acclamati, anche perché oggi disputava la sua ultima Parigi-Roubaix, era costretto al ritiro a causa di una caduta dopo 105 km. La Foresta d’Aremberg si rivelava lo spartuacque della corsa, con i fuggitivi che venivano ripresi proprio al suo interno e con una caduta nel gruppo inseguitore che metteva fuori due pezzi da novanta come Dylan van Baarle (Team Jumbo Visma) e Kasper Asgreen (Team Soudal Quick Step). In testa alla corsa, a circa 80 km dalla conclusione, si formava un gruppo in cui era presente il terzetto di capitani dell’Alpecin Deceuninck con Mathieu van der Poel, Gianni Vermeersch e Jasper Philipsen, gli ultimi due rientrati sul gruppo di testa che si era avvantaggiato sul resto dei ciclisti e che comprendeva anche Christophe Laporte e Wout van Aert (Team Jumbo Visma), Stefan Kung (Team Groupama FDJ), John Degenkolb (Team DSM), Laurenz Rex (Team Intermarchè Circus Wanty) e Max Walscheid (Team Cofidis). Insieme a Vermeersch e Philipsen, rientravano sul gruppo di testa anche Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) e Mads Pedersen (Team Trek Segafredo). Laporte doveva arrendersi a causa di una foratura, lasciando così il capitano Van Aert da solo. A circa 50 km dalla conclusione, dopo alcune accelerazioni di Van Aert e di Van der Poel nel settore di Mons-en-Pévèle, si staccavano dal gruppo di testa Rex, Walscheid e Vermeersch. A 20 km dalla conclusione era ormai chiaro che a giocarsi la vittoria sarebbero stati Kung, Pedersen, Van Aert, Van der Poel, Philipsen, Degenkolg, Ganna e Kung. Durante l’attraversamento del Carrefour de l’Arbre, tra i settori di pavè più sconnessi, una caduta tagliava fuori Degenkolb. Si avvantaggiavano per un attimo Van Aert e Van der Poel ma era l’olandese ad accelerare ed a guadagnare sia sul belga, rallentato anche da un problema meccanico che lo costringeva a cambiare bici, che sul resto del gruppo. Van der Poel era così autore di una cavalcata trionfale negli ultimi 20 km. Alle sue spalle Van Aert, ferito nell’animo ma non abbattutosi del tutto, dimostrava di avere comunque un’ottima gamba visto che le sue accelerazioni mettevano in croce Pedersen, Kung e Ganna. Soltanto Philipsen riusciva a stargli dietro. Van der Poel trionfava nel velodromo di Roubaix di fronte ad una folla festante mentre Philipsen si piazzava secondo a 46 secondi di ritardo battendo Van Aert nella volata per i gradini più bassi del podio. Pedersen era quarto a 50 secondi di ritardo, mentre chiudeva la top five Kung. Ganna, primo degli italiani, si piazzava in sesta posizione e confermava così di essere la speranza italiana per le Parigi-Roubaix che verranno. La stagione del pavè si chiude formalmente oggi, anche se la settimana entrante si disputerà la Freccia del Brabante, che porterà alle nuove corse sulle Ardenne che caratterizzeranno la seconda metà di Aprile e dove Van der Poel vorrà ancora stupire.
Antonio Scarfone

Mathieu van der Poel vince la Parigi-Roubaix 2023 (foto: Getty Images Sport)
GIRO DELLE FIANDRE 2023: LE PAGELLE
aprile 3, 2023 by Redazione
Filed under 3) GIRO DELLE FIANDRE, Approfondimenti
Le pagelle della 107a edizione del Giro delle Fiandre
Tadej Pogacar: Lo sloveno è un fenomeno e lo sapevamo, ma i risultati che sta portando a casa sono davvero eccezionali. Alla sua tenera età e dopo i due successi al Lombardia e quello alla Liegi, con la vittoria del Giro delle Fiandre è già alla quarta Monumento in carriera. Un 2023 dove ha trionfato in dieci corse e si appresta a correre da protagonista le prossime, gare compreso il Tour de France. Corre il Fiandre con assoluta padronanza, sempre nel vivo nella corsa non sbaglia un colpo lasciando di sasso Van der Poel. Erede naturale di Eddy Merckx, fenomeno assoluto. VOTO 10
Mads Pedersen: Gradino più basso del podio per il corridore della Trek-Segafredo. Corre con coraggio e aggressività, attacca da lontano e si fa chilometri su chilometri da solo in testa facendo vedere i sorci verdi agli inseguitori. Il danese si dimostra ancora una volta un ciclista temibile e imprevedibile, pronto a sfruttare ogni occasione per vincere. VOTO 8,5
Mathieu van der Poel: Secondo posto al Giro delle Fiandre per l’olandese e quarto podio consecutivo. Il corridore dell’Alpecin-Deceuninck era uno dei favoriti di giornata dopo le due vittorie precedenti e forse per questo nella prima parte della corsa è stato un po’ distratto, facendosi trovare sempre dietro rispetto agli altri big della corsa. Nel momento clou del Fiandre prova a fare il vuoto ma trova in Pogacar un rivale insuperabile. VOTO 8
Matteo Trentin: Grande lavoro da gregario per il ciclista italiano e un decimo posto al traguardo che vale come un podio. Pedina importante per la UAE Team-Emirates, prova a stanare i rivali di Pogacar e tira il gruppo all’inseguimento quando la corsa entra nel vivo. Lavoro da stopper quando il suo capitano prende il largo. Gregario d’oro. VOTO 7,5
Neilson Powless: Il ventiseienne ciclista statunitense della Ef Education-Easy Post coglie un quinto posto nel suo primo Giro delle Fiandre corso in carriera. Un 2023 dove lo abbiamo visto più volte cogliere un piazzamento importante. Per la legge dei grandi numeri prima o poi arriverà il risultato importante. VOTO 7
Stefan Küng: Lo svizzero rinasce come ogni anno sulle pietre, un sesto posto che gli sta stretto per come ha corso. Il corridore della Groupama – FDJ corre con attenzione ed è l’ultimo ad arrendersi al duo Pogacar – Van der Poel. VOTO 6,5
Kasper Asgreen: Il danese si prende sulle spalle una Soudal – QuickStep in ombra, nonostante un 2023 non in gran forma dà il massimo cogliendo un settimo posto. VOTO 6
Wout Van Aert: Uno dei grandi sconfitti di giornata è lui. Il corridore della Jumbo-Visma si trova nella pancia del gruppo quando viene coinvolto nella caduta causata da Filip Macieijuk, un colpo al ginocchio che si farà sentire nel prosieguo della corsa. Getta la spugna sul Kruisberg quando non riesce a stare al passo di Pogacar e Van der Poel. Un quarto posto che non può essere certamente soddisfacente per lui. VOTO 6
Jhonatan Narváez: Si prende sulle spalle la Ineos Grenadiers dopo l’abdicazione di Pidcock, ma non ottiene grossi risultati. VOTO 5,5
Thomas Pidcock: La caduta alla Tirreno-adriatico si fa ancora sentire e quando il Fiandre entra nel vivo sui muri più duri sparisce dai radar. VOTO 5
Luigi Giglio
SUI MURI FIAMMINGHI POGACAR VENDICA L’AFFRONTO DI SANREMO
aprile 2, 2023 by Redazione
Filed under 3) GIRO DELLE FIANDRE, News
Tadej Pogacar ha vinto l’edizione 2023 del Giro della Fiandre imponendo corsa dura e sgretolando il gruppo a oltre 50 km dall’arrivo. Dopo essere rimasto solo con Van Aert e Van der Poel ha resistito all’attacco dell’olandese, che ha fatto fuori il corridore di casa, e ha poi piazzato l’affondo decisivo che gli ha permesso di presentarsi solo sul traguardo con una quindicina di secondi di vantaggio sul corridore che lo aveva staccato sul Poggio andando a vincere la Milano Sanremo, obbiettivo dichiarato dello sloveno.
“Vendetta, tremenda vendetta” deve aver pensato Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) dopo essersi lasciato sfuggire Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck) sul Poggio di Sanremo ed aver fallito uno degli obiettivi di stagione al quale teneva di più.
Tanto non stava più nella pelle lo sloveno da dimenticare anche che la vendetta è un piatto che si serve freddo. Alla prima vera occasione il capitano delle UAE ha servito il suo piatto ancora fumante al rivale olandese, staccandolo con una progressione micidiale e mantenendo senza problemi il distacco accumulato anche nel tratto pianeggiante che dal Paterberg portava all’arrivo.
La vittoria, però, non è stata costruita nel finale. Il primo affondo di Pogacar è arrivato sull’Oude Kwaremont, a oltre 50 Km dalla conclusione. E’ stato quello l’attacco che ha fatto esplodere la corsa e poi uno successivo sul Paterberg a formare un terzetto di contrattaccanti.
Pogacar ha così dimostrato di avere energie da vendere perché non si è limitato a finalizzare un lavoro svolto da altri, ma ha attaccato a più riprese finché non è riuscito a levarsi tutti di ruota. Del resto, arrivare al traguardo con Van der Poel o Wout Van Aert (Jumbo-Visma) sarebbe stata una condanna alla sconfitta senza alcuna possibilità di diverso epilogo.
Nella prima fase di gara il gruppo non consente alcun tentativo di fuga e le emozioni sono date da un’accelerazione della Bahrain che spezza il gruppo, lasciando indietro anche qualche big come ad esempio Van der Poel. Saranno necessari circa 20 chilometri e un inevitabile dispendio di energie per la squadre prima di arrivare al ricongiugimento.
Poco dopo una caduta provoca un secondo frazionamento del gruppo nel quale incappa Pogacar. In questo caso, però, le operazioni di inseguimento di concludono più rapidamente.
Ripresa la girandola di attacchi sono Filippo Colombo (Q36), Jasper De Buyst (Lotto-Dstny), Daan Hoole (Trek-Segafredo), Elmar Reinders (Jayco-AlUla) e Guillaume Van Keirsbulck (Bingoal WB) ad andar via. I cinque vengono raggiunti da Jonas Rutsch (EF Education-EasyPost), Tim Merlier (Soudal-QuickStep) e Hugo Houle (Israel-PremierTech) nel primo tratto di pavè.
A questo punto il gruppo lascia fare agli attaccanti, che mettono da parte un buon vantaggio, circa 4 minuti.
Poco prima del primo passaggio sull’Oude Kwaremont, Filip Maciejuck (Bahrain Victorious) finisce fuoristrada e centra una buca con dell’acqua e, nel tentativo di riportarsi sulla strada, innesca una maxi caduta nella quale rimangono coinvolti diversi atleti. Ad avere la peggio saranno Tim Wellens (UAE Team Emirates), Shane Archbold e Marco Haller (Bora-Hansgorhe) che dovranno abbandonare la corsa ed affidarsi alla cure ospedaliere.
La perdita di Wellens è un brutto colpo per la UAE, se si pensa all’accelerazione che questo forte atleta aveva impresso sul Poggio di Sanremo per lanciare il capitano all’attacco.
Sul Wolvenberg è Mads Pedersen (Trek – Segafredo)a provare un attacco, con Matteo Trentin (UAE Team Emirates), Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck) e Kevin Geniets (Groupama-FDJ) che non mollano la ruota dell’ex iridato. Questo tentativo sarà rintuzzato, mentre migliore sorta avrà quello nato sul Molenberg per iniziativa di Kasper Asgreen (Soudal-QuickStep). Al danese si accodano Stefan Küng (Groupama-FDJ), Jhonatan Narváez (Ineos Grenadiers), Neilson Powless (EF Education-EasyPost), Trentin, Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma) e Fred Wright (Bahrain Victoroius) e, in un secondo momento, Pedersen e Florian Vermeersch (Lotto-Dstny). Anche Matteo Jorgenson (Movistar) e Benoit Cosnefroy (Ag2R Citroen) riescono ad unirsi a questo drappello di contrattacanti, che incrementano il loro vantaggio sul gruppo e si riportano sui battistrada sul Berg Ten Houte quando mancano circa 80 chilometri alla conclusione e il gruppo ha 1′45″ di ritardo.
La UAE prende in mano le redini delle operazione e in un primo tempo lascia fino a 3 minuti di vantaggio al gruppo di testa; ma al secondo passaggio sull’Oude Kwaremont inizia un gran forcing di Mikkel Bjerg che lancia all’attacco il capitano Pogacar. L’azione sorprende Van Aert e Van der Poel che si trovavano nella retrovie.
I due grandi favoriti cercano di chiudere il gap insieme a Christophe Laporte (Jumbo-Visma) e Tom Pidcock (Ineos Grenadiers). E’ proprio una successiva accelerata di Laporte che permette al drappello di riportarsi su Pogacar, il quale attacca nuovamente e, stavolta, sono solo Van Aert e Van der Poel che riescono a resistere alla sgasata.
Nel gruppo di testa, intanto, diversi atleti vengono staccati e via via ripresi dal terzetto di fuoriclasse all’inseguimento.
Tra i reduci del gruppo dei battistrada è Pedersen a lanciare il guanto della sfida ai piedi del Kruisberg. Su queste rampe Van der Poel prova un allungo che fa male a Van Aert, il quale rimane staccato, mentre Pogacar riesce agevolmente chiudere.
Van Aert continua a perdere nel successivo falsopiano e l’aiuto di Van Hooydonck, che sembra efficace, arriva forse troppo tardi perché all’ultimo passaggio sul Vecchio kwaremont Pogacar con una progressione micidiale stacca anche Van der Poel, che pure si era dimostrato pimpante staccando Van Aert. Niente da fare perchè Pedersen viene fagocitato rapidamente, mentre Pogacar se ne va e Van der Poel, che non molla, rimane da solo all’inseguimento. A questo punto, inizia una sfida a distanza tra i due che lascerà il gap oscillare tra i 15 e i 20 secondi fino al traguardo, tagliato a braccia alzate da Pogacar che mette nel palmeres una monumento che non aveva mai vinto prima, mentre Van der Poel deve accontentarsi della seconda posizione, centrando il quarto podio in cinque partecipazioni.
Dietro, si ricompatta un gruppetto con Pedersen, Van Aert, Powless, Kung, Asgreen e Wright.
E’ Pedersen a regolare questo gruppetto togliendo a Van Aert la gioia del podio.
Anche la seconda monumento della stagione non ha tradito le attese, si è accesa già a 50 Km dall’arrivo e da lì è stato un susseguirsi di emozioni e attacchi.
Pogacar ha dimostrato per l’ennesima volta di essere un fuoriclasse e di poter vincere su tutti i terreni.
Le sue dichiarazioni bellicose fanno pensare che punti a vincere almeno una volta tutte le classiche monumento e allo stato attuale la più ostica per lui sembrerebbe la Roubaix, ma a questo punto non si può esser certi di nulla.
La vera speranza è quella di vedere Pogacar tentare la doppietta Giro-Tour perché, dopo Marco Pantani, se c’è qualcuno che può davvero riuscirci questi è proprio lo sloveno, che ha tra l’altro dato prova di andar forte per tutta la stagione.
La fase della classiche di primavera sta offrendo grande spettacolo, oggi i corridori hanno interpretato alla grande una corsa che presenta già di per sé un percorso duro, dal chilometraggio elevato e costellato di muri e i favoriti hanno sfruttato appieno le difficoltà per darsi battaglia, senza attendismi o tatticismi, a dimostrazione che, anche nel ciclismo moderno, è possibile affrontare certe prova a viso aperto anche rischiando di saltare.
Il prossimo appuntamento per gli appassionati sarà la Parigi-Roubaix in programma il giorno di Pasqua. Nell’attesa della classica della pietre domani prenderà il via la sesta corsa a tappe stagionale del circuito World Tour, il Giro dei Paesi Baschi.
Benedetto Ciccarone

Pogacar all'attacco sul Paterberg (foto Tim de Waele/Getty Images)
IL PAGELLONE DELLA GAND-WEVELGEM, TANTE SUFFICIENZE MA ANCHE COCENTI DELUSIONI
marzo 26, 2023 by Redazione
Filed under 2) GAND - WEVELGEM, Approfondimenti
Le pagelle de Ilciclismo ai protagonisti e non della Gand-Wevelgem. Su tutti brilla la coppia della Jumbo Visma formata da Christophe Laporte e Wout van Aert. Una garanzia di spettacolo e solidità di squadra. L’altra faccia della medaglia registra invece diverse insufficienze
Christophe Laporte. Attivo già nell’azione che porta ad una prima scrematura del gruppo con una quindicina di ciclisti all’inseguimento della fuga di giornata, salvo poi rientrare nei ranghi, riparte insieme a Van Aert tra Molenberg e secondo Kemmelberg, facendo il vuoto insieme al compagno che al termine della corsa ricambia il favore dopo l’E3 Saxo Bank Classic del 2022. E’ il quarto ciclista francese a vincere la Gand-Wevelgem e non è poco considerando che i primi due furono due leggende di questo sport come Jacques Anquetil e Bernard Hinault. Voto 8.
Sep Vanmarcke. Il primo vero battuto, ordine d’arrivo alla mano, rispetto allo strapotere della Jumbo Visma. Un podio che comunque fa morale per un ciclista che è nella fase calante della carriera ma che in condizioni particolari riesce ancora a dire la sua. Voto 7
Wout van Aert. La progressione irresistibile del campione belga alla quale resiste soltanto Laporte è probabilmente la cosa più bella rimasta negli occhi di tifosi ed appassionati della piovosissima Gand-Wevelgem 2023. Concede al compagno la vittoria ma per la forma dimostrata in questa settimana sembra già l’uomo da battere domenica prossima al Giro delle Fiandre. Voto 7.5.
Frederik Frison. Due quarti posti in quattro giorni per il corazziere della Lotto Dstny, tra Classic Brugge DePanne e Gand-Wevelgen, che alla soglia dei 30 anni possono aprirgli le porte del protagonismo nelle classiche del Nord. Voto 6.5.
Mads Pedersen. Tra i più attesi oggi, all’ex campione del mondo manca ancora qualcosa per brillare nelle classiche del Nord, nonostante abbia già in carniere la Gand-Wevelgem del 2020. Sono comunque oggettivamente troppi i piazzamenti dell’ex campione del mondo danese. Vediamo cosa combinerà nei prossimi appuntamenti, tra Dwars door Vlaanderen e Giro delle Fiandre. Voto 6.
Filippo Ganna. Il capitano dell’INEOS merita la sufficienza a dispetto della caduta che lo ha estromesso a circa metà del percorso insieme al compagno Michal Kwiatkowski. La squadra inglese fino all’incidente di Filippo era sempre nelle prime posizioni del gruppo e spesso imponeva anche il ritmo alla corsa. Davvero un peccato perché l’Italia puntava forte su di lui dopo un’ottima Sanremo ed una buona E3 Saxo Bank Classic. Ci auguriamo di rivederlo in forma già al Giro delle Fiandre. Voto 6.
Greg van Avermaet. Anche lui termina nel gruppo di Sagan, ma almeno ci ha provato nella prima parte infilandosi nella fuga di giornata. Van Avermaet ha voluto provarci. In lui magari con il passare del tempo sono mancate le gambe, ma la testa no. Voto 6.
Matteo Trentin. Il primo italiano all’arrivo. Un ventunesimo posto abbastanza deludente per il veneto, che oggi poteva essere il capitano dell’UAE team Emirates, ma Mikkel Bjerg e addirittura Pascal Ackermann hanno fatto meglio di lui, quindi il voto non può essere che negativo. Voto 5.
Jasper Philipsen. Non termina la Gand, lui che tra i velocisti era quello che nelle previsioni della vigilia sembrava essere il più resistente ad acqua, freddo e ‘berg’. Lo stesso Tom Boonen ne aveva lodato la forma e le qualità, ma il belga ha deluso le aspettative. Voto 4.
Peter Sagan. Dispiace vedere il tre volte campione del mondo arrancare nelle retrovie del gruppo e staccarsi ancora prima delle fasi salienti della corsa. Arrivare nell’ultimo gruppo dei battuti ad oltre 11 minuti di ritardo da Laporte fa pensare e sospirare. Quando non ci sono più né la testa né le gambe. Voto 4.
Luigi Giglio
LAPORTE VINCE LA GAND-WEVELGEN NEL TRIONFO DELLA JUMBO VISMA
marzo 26, 2023 by Redazione
Filed under 2) GAND - WEVELGEM, News
Christophe Laporte e Wout van Aert arrivano tutti soli a Wevelgem dopo un attacco incrociato tra Molenberg e Kemmelberg. La coppia della Jumbo Visma ripete l’exploit dello scorso anno all’E3 Saxo Bank ma questa volta primo e secondo si invertono. Ganna cade e si ritira
La Gand-Wevelgem 2023 conserva complessivamente lo stesso percorso dello scorso anno quando a vincere fu Biniam Girmay (Team Intermarchè Wanty Gobert), che diede la prima storica vittoria all’Africa in una classica così prestigiosa. Si parte da Ypres e si arriva a Gand dopo oltre 260 km. La strada sarà pianeggiante fino alla serie di nove ‘berg’ che caratterizzeranno il finale di corsa, dal km 166 al km 226. Tra il Kemmelberg ed il Monteberg, quarto e quinto berg da affrontare, ci saranno anche tre settori in sterrato/pavè che potrebbero indurire ulteriormente la corsa, già di suo impegnativa perché sono previsti pioggia e vento. Alla partenza, oltre a Girmay, non mancano gli specialisti del Nord tra cui, in ordine sparso, citiamo Wout van Aert e Christophe Laporte (Team Jumbo Visma), Mads Pedersen e Jasper Stuyven (Team Trek Segafredo), Tim Merlier e Kasper Asgreen (Team Soudal Quick Step), Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck), Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious). L’Italia punta a degli outsider di tutto rispetto come Matteo trentin (UAE Team Emirates), Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) ed Alberto Bettiol (Team EF Education EasyPost). Dopo poco più di 10 km dalla partenza di Ypres evadeva la fuga di giornata grazie all’azione di cinque ciclisti: Lewis Askey (Team Groupama FDJ), Johan Jacobs (Team Movistar), Milan Fretin (Team Flanders Baloise), Luca van Boven (Team Bingoal WB) e Colin Joyce (Team Human Powered Health). Dopo 63 km Greg van Avermaet (Team AG2R Citroen), Yevgeniy Fedorov (Team Astana Qazaqstan) e Jelle Wallays (Team Cofidis) raggiungevano i cinque ciclisti in testa alla corsa. Al km 95 altri sei ciclisti riuscivano a raggiungere il gruppo di testa, ovvero Mike Teunissen (Team Intermarchè Circus Wanty), Jenthe Biermans (Team Arkea Samsic), Elmar Reinders (Team Jayco AlUla), Aaron van Poucke (Team Flanders Baloise), Sandy Dujardin (Team TotalEnergies), Guillaume van Keirsbulck (Team Bingoal WB). Erano così 14 i fuggitivi ‘totali’. Il gruppo inseguiva per il momento a 3 minuti e mezzo. Tra vari rimescolamenti, favoriti dalla pioggia battente che faceva aumentare la fatica nel gruppo, una volta ripresa la fuga ricominciavano vari attacchi nella seconda parte del tracciato, dopo aver superato i tratti in sterrato/pavè. Purtroppo si segnalava anche il ritiro di Pilippo Ganna e di Michal Kwiatkowski (Team INEOS Grenadiers) a causa di una caduta. Erano Christophe Laporte e Wout van Aert (Team Jumbo Visma) che si involavano come nell’E3 Harelbeke 2022. L’azione giusta della coppia si concretizzava tra il Monteberg ed il secondo Kemmelberg. Il gruppo provava a reagire tirato dal team INEOS e dal team Alpecin Deceuninck ma Van Aert e Laporte in breve tempo arrivavano ad avere oltre 1 minuto di vantaggio. La coppia di testa si presentava ai piedi del terzo Kemmelberg, scalato però da un altro versante, con 1 minuto e 10 secondi sul gruppo inseguitore. Era ormai un deja vu dell’anno scorso alla E3 Saxo Bank Classic con Van Aert e Laporte che si avviavano insieme per la parata finale. E se lo scorso anno non ci fu volata, con Van Aert che si impose sul francese, questa volta il campione belga ‘ricambiava’ il favore, con Laporte che tagliava per primo il traguardo. Al terzo posto, dopo che un gruppetto di inseguitori si era staccato dal gruppo principale, si piazzava Sep Vanmarcke (Team Israel Premier Tech) a quasi 2 minuti di ritardo da Laporte mentre chiudevano la top five Frederik Frison (Team Lotto Dstny) in quarta posizione e Mads Pedersen (Team Trek Segafredo) in quinta posizione. Laporte ottiene la prima vittoria stagionale e insieme a Van Aert potrà preparare al meglio il Giro delle Fiandre.
Antonio Scarfone

Christophe Laporte vince la Gand-Wevelgem
VAN DER POEL E’ DI NUOVO IN FORMA E VA A PRENDERSI LA SANREMO IN CONTROPIEDE
marzo 18, 2023 by Redazione
Filed under 1) MILANO - SANREMO, News
Mathieu Van Der Poel, che era apparso in grave ritardo di condizione alla Strade Bianche e non aveva brillato neppure alla Tirreno-Adriatico, riesce con una frustata secca in contropiede a sorprendere Pogacar, Van Aert e un ottimo Ganna e a prendere una manciata di secondi, che gli saranno sufficienti per apporre il proprio nome nell’albo d’oro della Classicissima.
La Milano-Sanremo, la prima monumento della stagione, ha sempre il sapore della tradizione ed un fascino ineguagliabile nonostante il percorso, nel ciclismo moderno, possa apparire privo di significative insidie. In realtà, come ci ha insegnato la storia degli ultimi anni, l’elevatissimo chilometraggio, di poco inferiore ai 300 Km, al quale i corridori oggi non sono più abituati risulta essere un fattore non solo decisivo, ma anche un elemento in grado di modificare i classici valori in campo e quindi un fattore di incertezza che rende questa corsa altamente imprevedibile.
La salita del Poggio infatti, pur presentando pendenze estremamente dolci, negli ultimi anni è sempre stata determinante per portare sul traguardo di Via Roma un uomo solo oppure un drappello estremamente ridotto e questo proprio perché arriva dopo 285 chilometri di corsa.
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), dopo aver rinunziato a partecipare alla Strade Bianche ed aver fatto man bassa alla Parigi-Nizza proprio in chiave Sanremo, ha fallito per la prima volta in questa stagione un vero dichiarato obiettivo. Va detto che una corsa come la Sanremo non presenta quelle caratteristiche che permettono allo sloveno di fare la differenza sugli avversari e si tratta quindi di una corsa difficile da vincere per lui, tuttavia come sappiamo il giovane capitano della UAE è non solo un grande campione, ma un corridore completo in grado di essere competitivo su tutti i terreni.
Wout Van Aert (Jumbo-Visma), era ovviamente uno dei favoriti per le proprie caratteristiche adatte alle classiche e per il proprio spunto veloce. Non è semplice togliersi di ruota uno come il belga sul Poggio e nella successiva discesa e portare sul traguardo il fortissimo uomo della Jumbo significa, almeno in teoria, condannarsi alla sconfitta.
Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), è stato invece sorprendente anche se forse, a livello puramente fisico, poteva anche andare a competere per il successo. Il piemontese è stato bravissimo nel riuscire a resistere alla accelerazione di Pogacar in salita e anche ad accelerare nel finale per andare a cogliere il secondo posto. Proprio guardando il guizzo finale per prendersi il secondo gradino del podio, si è avuta l’impressione che Ganna ne avesse abbastanza anche per rispondere all’accelerazione di Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck), anche se bisogna dire che Van Aert e Pogacar una volta capito che la corsa era persa non si sono dannati l’anima per le posizioni d’onore.
Tuttavia questo non è sufficiente a scalzare l’impressione di un Ganna in grado di resistere a Van der Poel perché l’accelerazione decisiva del vincitore della corsa di oggi ha colto tutti di sorpresa. Tutti tenevano d’occhio Pogacar e si aspettavano almeno una seconda sgasata sul modello del 2022 ed invece lo sloveno ha calato il ritmo e, proprio in un momento di apparente calma, Van der Poel ha dato la frustata. Il tempo che i suoi avversari, ivi compreso Ganna, hanno impiegato per pensare a come reagire è stato fatale.
La discesa non ha visto grosse modifiche visto che dietro ha preso in mano le redini Van Aert, che è un ottimo discesista ma anche Van der Poel non è da meno. Nessuno, però, ha preso troppi rischi. Il tratto pianeggiante finale dopo il ritorno sull’Aurelia ha giocato a favore del fuggitivo, visto che la presenza di un uomo veloce come Van Aert non era certo per gli altri due un incentivo a collaborare in un inseguimento.
Il laeder dell’Alpecin era apparso opaco sia alla Strade Bianche, corsa nella quale era rimasto mestamente fuori di giochi abbastanza presto, sia alla Tirreno-Adriatico.
Oggi, invece, dopo una lunghissima gara è stato perfetto sia nel portarsi sul drappello selezionato dalla scatto di Pogacar, sia a cogliere l’attimo per sorprendere tutti con una accelerata brutale e dare tutto per mantenere quei pochi secondi presi in cima al Poggio.
La cronaca della corsa, come spesso accade, non è ricca di episodi da raccontare.
Questo elemento può essere mal visto da coloro i quali sono più attenti alle esigenze televisive, visto che una gara di oltre 6 ore in cui le emozioni si concentrano negli ultimi 20 minuti può sembrare un prodotto televisivamente poco appetibile, tuttavia costoro non capiscono che le emozioni degli ultimi 20 minuti sono conseguenza proprio dell’elevato chilometraggio.
Del resto, gli appassionati di ciclismo sanno perfettamente che, in una corsa di 160 chilometri, su una salita come il Poggio è difficile anche staccare un velocista.
Ecco che allora la Sanremo è lì ogni anno ad ammonire i fautori dell’attuale tendenza a ridurre sempre più il chilometraggio delle tappe adducendo un maggiore spettacolo, mentre invece i fatti dimostrano un maggiore livellamento anche sui percorsi più esigenti, salvo qualche felice eccezione.
La fuga di giornata si è formata quasi subito grazie all’iniziativa di Mirko Maestri (Eolo-Kometa) e Alessandro Tonelli (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), ai quali si sono presto aggiunti Negasi Haylu Abreha (Q36.5 Pro Cycling Team), Alois Charrin (Tudor Pro Cycling Team), Alexandre Balmer (Team Jayco-AlUla), Jan Maas (Team Jayco-AlUla), Alexandr Riabushenko (Astana Qazaqstan), Samuele Rivi (Eolo-Kometa) e Samuele Zoccarato (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè).
Questi nove uomini non hanno mai avuto un vero via libera dal gruppo, dato che non è mai stato concesso loro un gran vantaggio, che si è sempre mantenuto nell’ordine dei 3 minuti.
In questa prima fase si possono quindi segnalare solo la scivolata di Pogacar, ancor prima del chilometro zero, e la caduta di Alaphilippe in cima al Turchino che ha costretto il francese a cambiare bicicletta, mentre peggio è andata lungo la discesa a Maciej Bodnar (TotalEnergies), che ha dovuto abbandonare la corsa.
Nella zona dei tre capi (Mele, Cervo e Berta) davanti rimangono in sei, mentre il gruppo comincia a perdere pezzi con uomini come Mark Cavendish (Astana Qazaqstan Team) che perdono contatto, mentre alcune cadute mettono fuori gioco Sam Bennett (Bora-hansgrohe), Jan Tratnik (Jumbo-Visma) e Michael Kwiatkowski (Ineos Grenadiers).
La fuga di giornata si esaurisce poco prima di attaccare la salita della Cipressa, sulla quale il gruppo inizia a procedere a ritmo blando finché in testa non arrivano gli UAE a dare la sveglia, mettendo in difficoltà alcuni corridori ma senza provocare vittime importanti.
Tutto rimandato al Poggio, che viene preso in testa dalla coppia Bahrain Fred Wright-Andrea Pasqualon, i quali hanno obiettivamente un ritmo non eccezionale, tanto che l’arrivo di Tim Wellens (UAE Team Emirates) a suonare la carica sembra raddoppiare la velocità del gruppo.
L’azione di Wellens porta via un drappello che prende qualche metro sul resto del gruppo, che si sfilaccia. Davanti rimangono Tadej Pogacar. Filippo Ganna, Mathieu van Der Poel, Wout Van Aert, Mads Pedersen (Trek – Segafredo), Soren Kragh Andersen (Alpecin-Deceuninck) e Neilson Powless (EF Education-EasyPost). Il tempo per contarsi non c’è perché Pogacar prova con una delle sue accelerazioni a mettere in difficoltà gli avversari.
Il più lesto a rispondere è Ganna, al quale si accodano Van Aert e Van der Poel.
Nel momento nel quale Pogacar rallenta il ritmo parte in contropiede Van der Poel, che come già narrato prenderà un vantaggio che gli sarà sufficiente per andare tagliare in solitaria a braccia alzate lo storico traguardo di Via Roma.
Ancora una volta si è vista una gara molto emozionante accesasi sul Poggio che. però, non ci si stancherà mai di ribadirlo, è conseguenza dell’elevato chilometraggio che si deve affrontare in precedenza e questo è l’elemento caratteristico della Sanremo, come i muri per il giro delle Fiandre o il pavè per la Roubaix.
La Classicissima, prima monumento della stagione, apre la fase delle grandi classiche di primavera che, visti i protagonisti in campo, si annuncia tutta da seguire.
Benedetto Ciccarone

Van der Poel lanciato verso la vittoria nella Milano-Sanremo (foto Tim de Waele/Getty Images)
MILANO – SANREMO. LE PAGELLE DE ILCICLISMO.IT
marzo 18, 2023 by Redazione
Filed under 1) MILANO - SANREMO, Approfondimenti
Le pagelle della Milano-Sanremo 2023 come sempre evidenziano pregi e difetti dei ciclisti che hanno dato spettacolo o deluso nella 114° edizione della Classicissima.
Mathieu van der Poel. Dopo un quinto ed un terzo posto nel 2021 e nel 2022 parte tra i grandi favoriti anche se non come il primo dei favoriti. Conduce una corsa attenta protetto alla perfezione dall’Alpecin Deceuninck. Sul Poggio si attacca alla ruota di Pogacar e dopo l’attacco dello sloveno contrattacca prima dello scollinamento guadagnando terreno sui diretti avversari. In discesa mantiene le distanze e va a vincere in Via Roma consegnando all’Olanda una vittoria che mancava dal 1985 con Hennie Kuiper. Voto: 9.
Filippo Ganna.. L’Italia riponeva le sue speranze sul capitano dell’INEOS, ancora più capitano dopo il forfait di Thomas Pidcock. Pippo ci mette cuore e gambe, denotando un’ottima condizione fisica che gli permette di restare sempre con i primi, anche sul Poggio quando Pogacar accelera. Patisce anche lui il successivo attacco di Van der Poel ed alla fine è comunque bravo ad anticipare almeno Van Aert sulla linea del traguardo, cogliendo un secondo posto che riporta un italiano sul podio dopo cinque anni di assenza. Voto: 8
Tadej Pogacar. L’UAE gli apre la strada fin sul Poggio, scremando il gruppo con un gran ritmo sia sui Capi che sulla Cipressa, grazie alle accelerazioni di Grossschartner, Ulissi e infine Wellens. Si attende soltanto lo scatto dei suoi sul Poggio e quando arriva non riesce a fare la differenza visto che Ganna, Van Aert e Van der Poel gli stanno alle costole. Patisce il contrattacco dell’olandese non riuscendo a rispondere in prima persona e dovrà così accontentarsi della quarta posizione.Voto: 7.5
Soren Krag Andersen. Una top five conquistata dopo aver lavorato per Mathieu van der Poel merita il giusto risalto per un ciclista poco appariscente ma comunque di buonissimo livello che nella volata per il quinto posto è capace di battere anche il connazionale Mads Pedersen, di gran lunga più veloce di lui. Voto: 7
Wout van Aert. Nelle interviste mattutine dichiara alla tv belga di sentirsi al 98.5%. Evidentemente il campione belga ci ha nascosto qualcosa e nonostante la sua Jumbo Visma abbia corso per lui, sul Poggio resta abbastanza solo a causa della caduta di Jan Tratnik, designato come gregario principale sull’ultima salita. Ricuce l’attacco di Pogacar insieme a Van der Poel e Ganna, ma alla fine non riesce neanche a centrare la seconda posizione, sulla carta alla sua portata contro Ganna e Pogacar. Voto: 6.5
Neilson Powless. Ciclisti USA e Milano-Sanremo non vanno molto d’accordo visto che in 114 edizioni ricordiamo un secondo posto di Greg LeMond nel 1986 ed un altro secondo posto di Fred Rodriguez nel 2002. Il ciclista statunitense partiva come gregario di Alberto Bettiol ma alla fine il capitano dell’EF Education EasyPost è stato lui. Voto: 6.5.
Matej Mohoric. Il vincitore dell’edizione 2022 fa lavorare la Bahrain Victorious ma non è mai sembrato capace di incidere più di tanto. E’ soltanto ottavo, terminando nel secondo gruppetto dei battuti a 26 secondi di ritardo da Van der Poel. Voto: 6.
Julian Alaphilippe. Che la condizione fisica dell’ex campione del mondo non fosse al massimo lo si era già notato tra Strade Bianche e Tirreno-Adriatico. La stagione è lunga ed il francese avrà altre occasioni per mettersi in luce, ma oggi non era proprio giornata, visto che conclude in un anonimo undicesimo posto. Voto: 5
Caleb Ewan.. Doveva essere uno dei velocisti di riferimento in caso di arrivo in volata. L’australiano resta con i primi fino ad un km circa dallo scollinamento sul Poggio, quando prima Pogacar e poi Van der Poel salutano tutti e se ne vanno. Terminerà addirittura sedicesimo, nel terzo gruppo di battuti a 32 secondi di ritardo da Van der Poel. Voto: 5
Luigi Giglio
LIEGI-BASTOGNE-LIEGI 2022: LE PAGELLE
aprile 25, 2022 by Redazione
Filed under 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, Approfondimenti
La stagione delle classiche 2022 si è chiusa ieri con la Liegi-Bastogne-Liegi. Ecco le pagelle
REMCO EVENEPOEL: Il giovane ciclista della Quick-Step attacca e sorpende il gruppo sulla Redoute. Si invola da lontano con una potenza devastante che lascia tutti di sasso. Attacca quando di chilometri dal traguardo ne mancano oltre 30, da solo contro tutti e metro dopo metro va a vincere la sua prima Classica Monumento salvando anche la Campagna del Nord della Quick-Step Alpha Vinyl Team. VOTO: 10
QUINTEN HERMANS: A sorpresa il ciclista della Intermarché regola il gruppo inseguitore classificandosi al secondo posto. Non spetta a lui e al suo team organizzare l’inseguimento ad Evenepoel, si accoda giustamente e prende il massimo che poteva prendere. VOTO: 8
MAURI VANSEVENANT: Il corridore classe ‘99 della Quick-Step si rivela una pedina importante in questa edizione della Liegi-Bastogne-Liegi. È lui, infatti, a lanciare l’azione decisiva di Evenepoel sulla Redoute. VOTO: 7
WOUT VAN AERT: Sulle côtes finali soffre e resiste fino alla Roche aux Faucons, dove perde le ruote del gruppo inseguitore. Approffitta dell’atteggiamento troppo attendista di Valverde, Teuns e company per rientrare e cogliere un buon terzo posto. VOTO: 6,5
ALEJANDRO VALVERDE: A quarantadue anni suonati il murciano è ancora lì, coi giovani rampanti a contendersi la vittoria in una corsa dura come la Liegi-Bastogne-Liegi. VOTO: 6,5
BRUNO ARMIRAIL: Il francese della Groupama-FDJ entra nella fuga di giornata ed è il primo ciclista a transitare in cima alla Redoute, una bellissima soddisfazione per lui. VOTO: 6
DANIEL FELIPE MARTINEZ: Il colombiano della Ineos è in un ottimo stato di forma, una condizione che, però, si scontra con l’inesperienza nei momenti clou. Raccoglie un quarto posto di incoraggiamento per il futuro. VOTO: 6
MIKEL LANDA: Si mette a disposizione della squadra attaccando da lontano per far scoppiare la corsa. L’azione non va in porto e, una volta ripreso, si mette a disposizione di Teuns. VOTO: 6
SERGIO HIGUITA: Col compagno di squadra Vlasov non riesce ad organizzare insieme alle altre squadre un inseguimento serio per cercare di riprendere un indiavolato Evenepoel. Si deve accontentare di un quinto posto. VOTO: 6
ALEKSANDR VLASOV: Il corridore della Bora-Hansgrohe sta bene ma perde le ruote di Evenepoel sulla Redoute nell’azione decisiva di giornata. Nel finale prova a invogliare gli altri inseguitori a spingere di più finché, spazientito, prova a riprendere il corridore della Quick-Step da solo e senza successo. VOTO: 5,5
MARC HIRSCHI: Senza Pogacar si ritrova capitano della UAE-Team Emirates, ma non sfrutta l’occasione e rimane inglobato nelle retrovie sulla Redoute quando si decide il destino della corsa. VOTO: 5,5
BENOIT COSNEFROY: Dopo le ultime prova incoraggianti il francese oggi alza bandiera bianca appena la corsa entra nel vivo. VOTO: 5
MICHAŁ KWIATKOWSKI: Il corridore polacco della Ineos Grenadiers era una delle punte del suo team, che si presentava ai nastri di partenza con ambizioni importanti. Si perde malamente nel finale. VOTO: 5
DYLAN TEUNS: Il belga della Bahrain ha uno squadrone a suo supporto, ma non riesce a tenere la corsa chiusa facendo scappare Evenepoel prima e non organizzando un inseguimento efficace poi. VOTO: 5
Luigi Giglio