ROUBAIX 2015: DEGEN-COP MIRA E FA CENTRO IN UNA CORSA FACILE E INTRICATA
aprile 13, 2015 by Redazione
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Il bel tempo, un ventaccio che spariglia poco e frena assai gli attachi, e infine il livello equilibrato dei contendenti, ci consegnano la Roubaix meno selettiva degli ultimi 18 anni. Allora fu l’ultima vittoria francese, oggi è la prima tedesca… dopo che Fischer vinse 119 anni fa l’edizione inaugurale. Ma Degenkolb ha fatto ben altro che regolare il gruppo in volata.
I commentatori televisivi di mezzo mondo sembrano deliziati dal ripercorrere l’aneddotica appartenenenza di John Degenkolb e Tony Martin alle forze di polizia (in realtà pare che si trattasse di un programma simile a quello italiano di reclutamento degli sportivi nei corpi statali, realizzato dopo una specie di “servizio militare”): oggi però Degenkolb sembrava davvero uno spietato poliziotto con vena da killer, uscito da qualche “polar”, la letteratura noir francese che troverebbe un’ambientazione ideale nella regione postindustriale un po’ cupa di Roubaix e dintorni.
Certo, la giornata non era da noir, sole: tepore e vento primaverile. Ma il nostro bravo poliziotto ha passato nove decimi del film, quando la trama si faceva via via più intricata, a pedinare gli avversari più pericolosi, attaccato alla loro ruota come un vero segugio, e senza mai prendere nemmeno una folata di vento mentre gli altri, a turno, si scornavano in una girandola di assalti che regolarmente finivano in nulla. Come quei gangster eterni perdenti della letteratura e del cinema di genere, che siano capirione o banditelli di piccolo capotaggio, perseguitati dal destino tragico di vedere i propri colpi sfumare in un pugno di mosche, per quanto sangue (o sudore, in questo caso) siano disposti a spargere lungo la propria strada.
Il buon tenente Degenkolb, no, lui faceva la parte di quello che ligio e implacabile li arrestava.
Questo fino all’ultimo pirotecnico quarto d’ora del film, dai meno dieci km all’arrivo diciamo, quando il buon John si è anzitutto esibito in una scena classica del cinema “di sbirri”, il lavoro in coppia col compagno: nemmeno fossero i Chips, quei poliziotti in moto della serie televisiva dei primi anni ’80, i due uomini del Team Giant hanno aperto il gas, prima il fido Bert De Backer, in avanscoperta, lasciato andare perché poco pericoloso; poi il furbo Degenkolb, scattato subito dopo, e “lasciato andare” per il semplice motivo che la sua accelerazione da sprinter non è per nulla facile da pareggiare, almeno lungo i primi duecento metri. Ma esaurita la fiammata, c’era la ruota di Bert su cui accucciarsi, scavando una prima voragine sugli inseguitori.
Come da copione, il compagno di pattuglia che fa coppia col protagonista non dura molto: adempie al suo ruolo e poi esala l’ultimo respiro. E qui scatta la sparatoria. Degenkolb diventa il cattivo tenente, e comincia a impallinare gli avversari con mano e testa freddissime, gamba e cuore bollenti.
In quel momento in testa alla corsa c’era una coppia di figure non da poco. Il personaggio di spicco è Greg Van Avermaet, della BMC, chi più di lui emblema del bandito arrembante e sfortunato, sempre all’attacco nelle Grandi Classiche e sempre relegato ai gradini inferiori del podio: una vera gattabuia per lui, da dove rimira amareggiato il compagno di turno che si è intascato il bottino. Il compagno di scorribanda era Lampaert della banda Etixx-Quickstep, quest’anno una vera Banda Bassotti: numerosi, grandi e grossi, ma alla fine della fiera non hanno vinto mai, senza il boss Boonen. Il giovane Yves Lampaert, baby-face, ha 24 anni, è un ragazzino, ma si è già fatto notare nei giri che contano grazie alla sia audacia.
I due corrono e sognano e corrono, ma in un bang (supersonico) Degenkolb piomba alla loro ruota e li inchioda, proprio alla fine dell’ultimo settore serio di pavé, il penultimo prima di quello simbolico in città. Siamo ai -5 km dal traguardo. Come se fosse un gioco di bambini, i corridori “beccati” dal tedesco “fanno il morto”. Si piazzano passivi alla ruota di Degenkolb, come trofei alla cintura di un cacciatore. Fuor di metafora, nel ciclismo con uno così veloce al fianco, semplicemente non si tira più. Se vuole arrivare, che pigli vento lui.
E Degenkolb non si tira indietro. Ma da dietro arrivano rinforzi, e come in ogni film che si rispetti il poliziotto sfrutta le beghe tra i criminali per salvarsi da una situazione complicata. Ai meno 4 km, è il ceco Stybar, il pistolero venuto dall’Est, campione nel fango del ciclocross e compagno di Lampaert nella banda Etixx, colui che su una leggera salitella lascia secco il gruppo dei favoriti. Ecco che davanti Van Avermaet si mette a collaborare con Degenkolb per evitare che la banda rivale si trovi in superiorità numerica…
Ma non serve: ai -3,3km Stybar raggiunge il trio di testa, e di nuovo si rimescolano le strategie: ora la Etixx vuole lavorare, per non vanificare il lavoro di Stybar, impedendo quindi che da dietro rientrino altri rivali. L’agnello sacrificale non può che essere il giovane Lampaert, che si immola qui: e Degenkolb ringrazia.
Ma la sceneggiatura riserva altri colpi di scena: nonostante i vari rivolgimenti, là davanti tira aria di “Mexican standoff”, quella scena amata dal cinema di Tarantino in cui quattro o più personaggi si ritrovano bloccati dalle pistole che si puntano vicendevolmente. In termini ciclistici, vuol dire che così vicino all’arrivo tutti tirano al risparmio, e da dietro rinvengono tre cani sciolti, cacciatori di taglie che amano cogliere al volo l’occasione. L’olandese Boom, oggi dell’Astana, che su queste strade intascò la mitica tappa del Tour; lo svizzero Elmiger, il tipico cagnaccio dalle mille vite agonistiche, più largo che altro; e infine Jens Keukeleire, lo “strano” (con quel nome!), un giovane belga che corre per gli australiani dell’Orica.
Questi i magnifici sette che entrano nel velodromo tutti assieme, una folla che davvero non si vedeva da anni e anni. Ma il film ha un protagonista chiaro, un tedesco dal nome americano, e ra-ta-ta-tà il buon John li stende tutti. Last man standing.
Stybar fa secondo al fotofinish e Van Avermaet ancora una volta sul podio va a finire di piangere nel prato.
Tutto questo negli ultimi, davvero appassionanti, dieci km. Quindici minuti. Prima la gara è stata una sarabanda senza costrutto: il vento spesso contrario bloccava gli attacchi, che pure sono stati riproposti in una girandola infinita. Cambiava il colore delle palette, cioè della maglia di chi era in testa, ma gira e rigira e ritirigira il gruppo dei favoriti, non un vero peloton, certo, ma abbastanza corposo, di una quarantina di atleti, tornava sempre unito. Non a caso la scarsa selettività della gara non si desume solo dalla numerosità del gruppo che si è disputato la vittoria nel velodromo, ma anche dal fatto che un totale di 23 corridori hanno chiuso la gara entro un mezzo minutino di distacco. Roba da Milano-Sanremo… certo, quella più dura degli ultimi anni, quella del 2011 dove fece podio Nibali, ma la più dura delle Sanremo è la meno selettiva delle Roubaix! Perché qui a Roubaix un ammassamento tale non si vedeva da 18 anni in qua.
La Foresta di Arenberg non faceva selezione alcuna, anzi, caso più unico che raro, chi appariva attardato riuscirà ad avere la propria seconda chance (salvo poi bucare nel momento peggiore, come il francese Demare). C’è un siparietto comico, ma solo perché non è finito in tragedia, con mezzo gruppo che si infila sotto le sbarre di un passaggio a livello con TGV imminente. Sagan dà il suo contributo alla commedia grottesca, con un’impellenza scatologica espletata in un fosso prima, e poi, nel finale, rompendo il cambio nel momento clou della gara.
Per il resto, l’intricatissima trama si riduce a una lista di attacchi abortiti dal vento contro o da tattiche machiavelliche che si neutralizzavano a vicenda. Come si diceva, sviluppo intricato per una gara, molto tra virgolette, “facile”. L’unica botta di creatività sono i ventagli inscenati dalla Etixx-Quickstep tra i settori 15 e 17. Un bell’esempio di imprevedibilità della corsa, che sembra tagliare fuori nomi grossi come Wiggins, Demare e Kristoff, ma le rispettive squadre “fanno pulizia” e risolvono il problema.
Nel settore 11, quello tosto a quattro stelle di Auchy-lez-Orchies, attaccano Bozic e Sagan. Vanmarcke e Vandenbergh chiudono. Cascano Vansummeren e Breschel, il presunto guardaspalle di Sagan (mai così solo come quest’anno nemmeno quando era nella pur teoricamente più “scarsa” Liquigas!). Kristoff e Degenkolb ben presenti. Poco accade nel durissimo Mons-en-Pevele, un’altra occasione persa nei tatticismi, verso l’uscita però attacca il TIR della Etixx Vandebergh, e se ne va. Galoppa solitario una quindicina di chilometri, mentre Katusha, Giant e Sky tengono il gregge unito, fatta salva un’escursione di comprimari tra cui il nostro Quinziato. Casca al suolo Bak, fora Demare.
Nel facile e cortissimo settore 7, quello di Templeuve, il vero colpo di scena di questa noiosa prima parte del film: Wiggins, il vecchio leone britannico, allunga sul pavé e decolla sull’asfalto, imprendibile per Offredo che cerca di tenerne la ruota. Il baronetto era sembrato in difficoltà, ma, gangster navigato come pochi, sull’orlo della pensione, prova l’ultimo colpo da maestro.
Si ricongiunge con Vandenbergh davanti, due uomini duri, con loro dopo poco arriva Debusschere e, potenzialmente decisivo, Stybar. Il ceco si produce in uno sforzo solitario impressionante, simile a quello che più tardi farà per rientrare su Degenkolb, Lampaert e Van Avermaet, l’inseguimento dura un km, ma alla fine Stybar ce la fa. Siamo ai -30 km dall’arrivo, e in una Roubaix “come si deve”, la gara avrebbe svoltato qui. Perché in questo quartetto non c’è un Degenkolb, nessuno è velocissimo, sono tutti rudi pugili da vicolo, in nome del “codice della mala” avrebbero potuto collaborare fino al traguardo, pur tallonati dai russi della Katusha e da altre combriccole. Ma con i motori di Wiggo e VDB da sfruttare…
Il colpo non riesce, l’accordo non si trova.
Da qui è un’altra gara, o meglio, la stessa di prima. Prova Van Avermaet. Chiudono Boom, Degenkolb, Wiggins, Sagan, Vanmarcke. Prova Sagan. Chiudono Van Avermaet, Vanmarcke, Stybar, Boom, Terpstra. Prova Terpstra, lo marca Degenkolb. Prova Vanmarcke, lo marcano Boom e Stybar.
Il tentativo di Vanmarcke stronca la Sky e la Katusha, due “mafie” potenti per controllare il sottobosco della gara… Ma Vanmarcke fora. Prova Marcato, l’italiano della piccola squadra Wanty, che a dispetto del nome non è marcato da nessuno. Ma arriva il Carrefour de l’Arbre, il settore più duro e decisivo. Troppo per l’avventuriero italiano.
Terpstra ci prova, ma continua il ritornello: chiudono Boom e Van Avermaet. Poi prova Boom e lo marca Degenkolb. Continua così, la cosa, in infiniti anagrammi e combinatorie dei nomi di chi attacca e di chi chiude. Finché ai meno 12 km Van Avermaet, l’epico perdente, e Lampaert, il “bambino” della banda Etixx-Quickstep se ne vanno… e torniamo all’inizio del nostro racconto.
La fine è nota: Degenkolb unisce alla Sanremo 2015 anche la Roubaix. Due Monumenti in un anno fa già impressione, ma l’accoppiata è specialmente sofisticata: l’ultimo prima di lui fu Sean Kelly, quasi trent’anni fa. Ed è solo la terza volta che accade nella storia del ciclismo. Che sia stata una Roubaix in tono minore è un dettaglio, anche perché nel finale Degenkolb ha spianato la calibro 38 e ha fatto capire di essere davvero il più forte. Come Kristoff al Fiandre, non si è limitato ad attendere la volata, pur essendo il più veloce. E le lacrime sul podio, come già alla Sanremo, fanno capire che il poliziotto con l’istinto del killer ha anche un cuore tenero, anche se questo particolare ha più un retrogusto da sbirri di Hollywood che da “polar” della provincia mineraria francese.
Gabriele Bugada
ORDINE D’ARRIVO
1 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Alpecin 5:49:51
2 Zdenek Stybar (Cze) Etixx – Quick-Step
3 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
4 Lars Boom (Ned) Astana Pro Team
5 Martin Elmiger (Swi) IAM Cycling
6 Jens Keukeleire (Bel) Orica GreenEdge
7 Yves Lampaert (Bel) Etixx – Quick-Step 0:00:07
8 Luke Rowe (GBr) Team Sky 0:00:28
9 Jens Debusschere (Bel) Lotto Soudal 0:00:29
10 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 0:00:31
11 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNL-Jumbo
12 Bert De Backer (Bel) Team Giant-Alpecin
13 Aleksejs Saramotins (Lat) IAM Cycling
14 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
15 Niki Terpstra (Ned) Etixx – Quick-Step
16 Andreas Schillinger (Ger) Bora-Argon 18
17 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
18 Bradley Wiggins (GBr) Team Sky
19 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
20 Grégory Rast (Swi) Trek Factory Racing
21 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal
22 Marco Marcato (Ita) Wanty – Groupe Gobert
23 Peter Sagan (Svk) Tinkoff-Saxo
24 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team 0:01:38
25 Frederik Backaert (Bel) Wanty – Groupe Gobert
26 Alexis Gougeard (Fra) AG2R La Mondiale
27 Ramon Sinkeldam (Ned) Team Giant-Alpecin 0:02:21
28 André Greipel (Ger) Lotto Soudal 0:02:55
29 Michael Morkov (Den) Tinkoff-Saxo
30 Tim De Troyer (Bel) Wanty – Groupe Gobert
31 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Alpecin
32 Yoann Offredo (Fra) FDJ.fr
33 Stijn Vandenbergh (Bel) Etixx – Quick-Step
34 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
35 Lars Ytting Bak (Den) Lotto Soudal
36 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal 0:02:58
37 Arnaud Demare (Fra) FDJ.fr 0:03:21
38 Benoit Jarrier (Fra) Bretagne-Séché Environnement
39 Tom Van Asbroeck (Bel) Team LottoNL-Jumbo
40 Yannick Martinez (Fra) Team Europcar 0:03:24
41 Tim Declercq (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
42 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
43 Dmitriy Gruzdev (Kaz) Astana Pro Team
44 Luca Paolini (Ita) Team Katusha
45 Danny Van Poppel (Ned) Trek Factory Racing
46 Sébastien Minard (Fra) AG2R La Mondiale
47 Ian Stannard (GBr) Team Sky 0:03:29
48 Marco Haller (Aut) Team Katusha 0:06:05
49 Jasper Stuyven (Bel) Trek Factory Racing
50 Viacheslav Kuznetsov (Rus) Team Katusha
51 Matteo Trentin (Ita) Etixx – Quick-Step 0:07:35
52 Maarten Wynants (Bel) Team LottoNL-Jumbo 0:07:48
53 Edward Theuns (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:07:50
54 Tyler Farrar (USA) MTN – Qhubeka
55 Alessandro Bazzana (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
56 Jimmy Engoulvent (Fra) Team Europcar
57 Oliver Naesen (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
58 Jarl Salomein (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
59 Frederico Zurlo (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
60 Davide Frattini (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
61 Nelson Oliveira (Por) Lampre-Merida
62 Guillaume Van Keirsbulck (Bel) Etixx – Quick-Step
63 Stefan Küng (Swi) BMC Racing Team
64 Imanol Erviti (Spa) Movistar Team
65 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida
66 Francisco Ventoso (Spa) Movistar Team
67 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team
68 Roy Curvers (Ned) Team Giant-Alpecin
69 Scott Thwaites (GBr) Bora-Argon 18
70 Alexander Porsev (Rus) Team Katusha
71 Bernhard Eisel (Aut) Team Sky
72 Kristijan Koren (Slo) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team
73 Jean-Pierre Drucker (Lux) BMC Racing Team
74 Markel Irizar (Spa) Trek Factory Racing
75 Johan Van Summeren (Bel) AG2R La Mondiale
76 Mathew Hayman (Aus) Orica GreenEdge
77 Jack Bauer (NZl) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:07:56
78 Maciej Bodnar (Pol) Tinkoff-Saxo
79 John Gadret (Fra) Movistar Team
80 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
81 Christian Knees (Ger) Team Sky
82 William Bonnet (Fra) FDJ.fr
83 Maarten Tjallingii (Ned) Team LottoNL-Jumbo
84 Damien Gaudin (Fra) AG2R La Mondiale 0:08:13
85 Adam Blythe (GBr) Orica GreenEdge 0:08:24
86 Stig Broeckx (Bel) Lotto Soudal 0:10:53
87 Thomas Leezer (Ned) Team LottoNL-Jumbo
88 Gijs Van Hoecke (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:11:59
89 Pavel Brutt (Rus) Tinkoff-Saxo 0:12:25
90 Roger Kluge (Ger) IAM Cycling 0:13:06
91 Mitchell Docker (Aus) Orica GreenEdge
92 Zakkari Dempster (Aus) Bora-Argon 18
93 Matteo Tosatto (Ita) Tinkoff-Saxo 0:15:21
94 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
95 Christopher Jones (USA) UnitedHealthcare Pro Cycling
96 Ralf Matzka (Ger) Bora-Argon 18
97 Matti Breschel (Den) Tinkoff-Saxo
98 Bjorn Thurau (Ger) Bora-Argon 18 0:16:32
99 Nikolas Maes (Bel) Etixx – Quick-Step
100 Tiesj Benoot (Bel) Lotto Soudal

Degenkolb si impone in una della classiche più intrise di fascino e leggenda, la Parigi-Roubaix (foto Bettini)
FIANDRE 2015: KRISTOFF IN GLORIA, IL RESTO È NOIA
aprile 6, 2015 by Redazione
Filed under 3) GIRO DELLE FIANDRE, News
Da quando Tom Boonen e Fabian Cancellara sono passati professionisti, almeno uno dei due era sempre stato presente a ravvivare i Monumenti del pavé. Per la prima volta, quest’anno, non è più così: la torcia passa a una nuova generazione di corridori, ma la personalità dei due campioni è merce rara. Un Kristoff in gran forma fa piazza pulita su un tavolo di giocatori che navigano a vista, tra timore e rassegnazione.
Potrebbe essere la cronaca del Fiandre più breve della storia: al culmine del Kruisberg, dove la strada allenta la presa in una semicurva, a 26km dal traguardo, mentre tutti tirano il fiato, invece Terpstra allunga; Kristoff lo marca. I due collaborano fino alla flamme rouge. Il resto della storia si scrive da sé. L’equazione ha poche incognite, e di variabili impazzite nemmeno l’ombra.
La gara si svolge tutta nella testa dei due, prima ancora che sulla strada: Kristoff, senza dubbio alcuno l’uomo più veloce in gara, colui che nella tre giorni di La Panne, in settimana, ha fatto piazza pulita di tappe in linea e classifica generale, avrebbe potuto rimanersene tranquillo in attesa degli eventi, pensando a una volata più o meno ristretta. Dopo tutto, così aveva già raccolto un paio di top five negli ultimi due anni. Perché esporsi allo sforzo di un’azione da lontano? Dove pure è indispensabile collaborare, col rischio non da poco di farsi poi lasciar secco su qualche muro, facendo la figura del fesso?
Terpstra, passista eccezionale, già vincitore in solitaria della scorsa Roubaix, il classico figuro che se s’invola lo vedi all’arrivo (anche perché, se non si invola, le uniche volate che sa vincere sono quelle per il secondo posto): chi mai glielo fa fare di portarsi dietro un compagno di fuga che, sebbene volenteroso nei cambi, è micidiale in volata, e tanto facile da sganciare non sarà?
Si è trattato senz’altro di equilibri sottili, impalpabili spostamenti della bilancia psicologica, calcoli ed emozioni, perfino ricordi: Kristoff richiamerà alla memoria, dopo la gara, la buona collaborazione proprio con Terpstra l’anno passato, al disperato inseguimento di Cancellara e dei tre belgi che costui avrebbe infine uccellato. Terpstra, dal canto suo, probabilmente ha pensato che in questo modo, mal che andasse avrebbe fatto secondo. E ben che andasse, Kristoff poteva trovarsi in impaccio in qualche settore impegnativo. Pia speranza, naturalmente, vista la forma del norvegese.
Ma dov’erano, nel frattempo tutti gli altri? Bella domanda. Probabilmente tutti quanti sono rimasti intorpiditi, ipnotizzati, dalla letargica condotta di gara imposta dal Team Sky per i quattro quinti della gara, in modo peraltro completamente fallimentare. I britannici, infatti, gasati dallo strapotere esibito da Geraint Thomas all’E3, e pure alla Gand, sebbene questa l’abbia vinta Paolini, hanno pensato bene di ricorrere all’armamentario tecnico che ormai loro stessi considerano obsoleto nelle gare a tappe, ma che qui, a quanto pare, ritenevano la propria arma migliore: mettersi in testa a tirare a mo’ di trenino, non piano, ma nemmeno troppo forte, tenendo ben cucito il gruppo in modo da ridurre la corsa vera e propria a qualche tratto in salita dove, secondo i calcoli fatti a tavolino, il loro capitano sarà in grado di esprimere abbastanza Watt da andarsene indisturbato.
Eccoci dunque ad assistere a una prima fase di competizione assolutamente soporifera, appena ravvivata dall’assurdo episodio, ripetuto per due volte, di corridori travolti dalle auto di corsa per colpa del mezzo di servizio neutrale della Shimano, che prima ha messo sotto direttamente il povero Jesse Sergent, della fuga del mattino, poi ha tamponato l’ammiraglia FDJ mentre questa si apprestava a soccorrere un proprio corridore, scagliandola contro lo stesso per l’impulso dell’urto.
La fuga mattutina, contenente pure bei passisti come lo sfortunato Sergent, il francese Gaudin o Bak, della Lotto, la squadra più vivace del giorno, viene mantenuta quasi sempre a meno di quattro minuti. Di altri attacchi se ne vedono proprio pochi, anche perché non appena qualcuno cerca di prendere il largo, la Sky apre la manetta del gas e tiene al guinzaglio ogni azzardo offensivo. Va sottolineata la caparbietà di Greipel: il tedescone della Lotto, qui in veste di gregario, prova innumerevoli volte l’evasione, pur senza raggiungere mai una massa critica di minuti – o di compagni di fuga – tale da costituire una minaccia reale: ciò nonostante arriverà col gruppo subito dietro alla selezione dei migliori (quattordici atleti), e ne vincerà lo sprint, per un piazzamento di poco peso ma di grande merito.
La Lotto le prova tutte, con un’accelerazione di Debusschere, il campione nazionale belga, nel penultimo “circuito de muri”, ma non c’è verso. Anche la Etixx-Quickstep, orfana di Boonen, prova a smuovere le acque con alcune delle sue mezzepunte, Lampaert e Van Keirsbulck, ma rompere la compattezza del gruppo, in questa bella giornata primaverile, è davvero dura. Sono dunque soprattutto le terze linee a mettere fuori il naso, come il coraggioso giovane Lutsenko per l’Astana o Nelson Oliveira per la Lampre. Però non si va da nessuna parte. Nemmeno la “selezione da dietro” è specialmente implacabile: ci sono vittime illustri, ma soprattutto a cause di cadute o incidenti meccanici, come è per Wiggins, l’italiano Trentin o uno dei favoritissimi, Vanmarcke.
Si arriva all’ultimo circuito dei muri con un gruppo ancora abbastanza folto, intorno ai 30-40 atleti, nel quale però si osserva una sensibile sproporzione tra squadre: la Katusha include solo un esausto Paolini che probabilmente sente di non poter coprire il suo capitano attraverso gli ultimi tre muri, della Sky sopravvive Thomas con uno stremato Rowe ormai al gancio, la Quickstep ha fatto lavorare Lampaert, ormai cotto, e quindi resta coi capitani, Stybar e Terpstra, giacché, come accennato, Trentin è stato travolto e buttato giù da Ladagnous al giro precedente. Sagan è isolato ormai da moltissimi km, da quando Breschel si è esaurito in una breve azione individuale. Anche Degenkolb, il vincitore della Sanremo, è praticamente solo, come un ritrovato Devolder per la Trek. Entrambi rimandati alla Roubaix.
La forza dei numeri sta tutta dalla parte della Lotto, miglior team oggi in termini prestazionali, anche se ha raccolto poco, della BMC, apparsa disorganizzata e penalizzata dalla scelta, imposta dallo stesso Van Avermaet, di avere il belga come unica vera punta con tutti gli altri sacrificati alla sua causa, e dell’Astana, che oltre a Boom riesce a tenere davanti un altro paio di uomini.
Giusta quindi l’intuizione di Terpstra: i capitani esiteranno a tirare in prima persona, e ancor di più esiteranno le squadre rimaste in forze, visto che sono proprio quelle, paradossalmente o meno, che non hanno un uomo veloce da difendere. Ancor più azzeccata la mossa di Kristoff, ovviamente: se Terpstra avesse voluto mollare vedendosi in compagnia del norvegese, l’avrebbe fatto subito, quindi con uno spreco di energie modesto da parte dell’alfiere Katusha. Una volta alzata la posta, difficile tirarsi indietro, senza poi che Stybar sia una ruota veloce.
Kristoff ha puntato tutto su generosità e responsabilità: la generosità del norvegese nel collaborare al lavoro della fuga senza esitazioni, pur potendo stare al calduccio fidando nel proprio spunto veloce, ha stimolato il coraggio di Terpstra, che magari ha contato di sfiancare il compagno. E comunque, tirata chiama tirata. Generosità, ma, come detto, anche atto di responsabilità individuale, prendendo in mano la corsa senza contare che qualcun’altro l’avrebbe fatto per lui.
Certo, ci vogliono gambe impressionanti, per una giocata così, ma evidentemente al norvegese questa settimana non mancano.
Impressionante anche il lavoro degli Sky, che da soli han fatto quel che due anni fa fecero congiuntamente Cannondale e Trek: la differenza, però, è che la gestione tattica è stata fallimentare, e Thomas è giunto mestamente ultimo nell’elite dei più forti, già con la testa a Roubaix. Così come speriamo che stesse pensando a domenica prossima (e non fosse solo affossato da uno spirito rinunciatario) il buon Pippo Pozzato: alla fine dodicesimo, con Oss undicesimo migliore degli italiani, ma Pozzato ha avuto il supporto del team, una Lampre insolitamente solida, mentre Oss ERA il supporto AL proprio team, la BMC.
Al contrario di questi, bene, benissimo la Lotto dal punto di vista della gestione tattica (magari avrebbero potuto mettere qualcuno con Terpstra e Kristoff, ma questo vale un po’… per tutti gli altri team). Mancava la forza bruta, e di lì l’aver raccolto meno delle acque smosse. Manca “per ora”, ma in futuro, chissà: il loro uomo migliore è stato il neopro (!) Tiesj Benoot, quinto e maiuscolo al suo primo Fiandre “coi grandi”, continuo, autorevole, mai intimorito, ben più incisivo del suo capitano Roelandts, sempre al coperto.
Sagan e Van Avermaet hanno dimostrato sull’ultimo Paterberg, con un attacco della disperazione in grado di lasciare indietro tutti gli altri, di essere i più in forma del mazzo dei battuti. Van Avermaet ha gestito male il supporto del team (l’ottimo Oss già citato); Sagan, troppo isolato, non ha colto l’attimo. Si sono lanciati in una cronocoppie in stile Trofeo Baracchi nel segmento finale tra l’ultimo muro e l’arrivo, però l’unica fase in cui abbiano rosicchiato qualcosa alla coppia di testa è stato l’ultimo km, quando davanti si giocava al gatto e al topo.
Il Fiandre ci consegna quindi un Kristoff sempre più a tutto tondo, una Etixx-Quickstep ancora in cerca d’autore, o meglio di finalizzatore… insomma, di un Tom Boonen, un Van Avermaet eterno piazzato e un Sagan irrimediabilmente “spiazzato”: fuori posizione per mancanza di appoggi e di orientamento tattico, fuori tempo nelle scelte chiave, fuori dal podio. Un peccato per un indiscutibile fuori-classe, che deve al più presto tornare in carreggiata. Aspettando Benoot.
Gabriele Bugada
ORDINE D’ARRIVO
1 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 6:26:32
2 Niki Terpstra (Ned) Etixx – Quick-Step
3 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team 0:00:07
4 Peter Sagan (Svk) Tinkoff-Saxo 0:00:16
5 Tiesj Benoot (Bel) Lotto Soudal 0:00:36
6 Lars Boom (Ned) Astana Pro Team
7 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Alpecin 0:00:49
8 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal
9 Zdenek Stybar (Cze) Etixx – Quick-Step
10 Martin Elmiger (Swi) IAM Cycling
11 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team
12 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida
13 Stijn Devolder (Bel) Trek Factory Racing
14 Geraint Thomas (GBr) Team Sky
15 André Greipel (Ger) Lotto Soudal 0:02:28
16 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
17 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team
18 Marco Marcato (Ita) Wanty – Groupe Gobert
19 Jens Keukeleire (Bel) Orica GreenEdge
20 Nelson Santos Simoes Oliveira (Por) Lampre-Merida 0:02:34
21 Dries Devenyns (Bel) IAM Cycling 0:03:02
22 Alexey Lutsenko (Kaz) Astana Pro Team 0:03:11
23 Arnaud Demare (Fra) FDJ.fr 0:03:23
24 Yves Lampaert (Bel) Etixx – Quick-Step
25 Jens Debusschere (Bel) Lotto Soudal
26 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
27 Bjorn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
28 Jean-Pierre Drucker (Lux) BMC Racing Team
29 Grégory Rast (Swi) Trek Factory Racing
30 Yoann Offredo (Fra) FDJ.fr
31 Zico Waeytens (Bel) Team Giant-Alpecin
32 Jasper Stuyven (Bel) Trek Factory Racing
33 Viacheslav Kuznetsov (Rus) Team Katusha
34 Jose Joaquin Rojas Gil (Spa) Movistar Team
35 Oliver Naesen (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
36 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
37 Dylan Van Baarle (Ned) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team
38 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team
39 Mathew Hayman (Aus) Orica GreenEdge
40 Paul Voss (Ger) Bora-Argon 18
41 Andreas Schillinger (Ger) Bora-Argon 18
42 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Alpecin
43 Luke Durbridge (Aus) Orica GreenEdge
44 Davide Cimolai (Ita) Lampre-Merida
45 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
46 Guillaume Van Keirsbulck (Bel) Etixx – Quick-Step
47 Oscar Gatto (Ita) Androni Giocattoli
48 Marco Haller (Aut) Team Katusha
49 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
50 Luke Rowe (GBr) Team Sky

Sono Kristoff e Terpstra i grandi interpreti dell'edizione 2015 del Giro delle Fiandre (foto Tim de Waele/TDWSport.com)
GAND ITALIANA DOPO 13 ANNI: PAOLINI BEFFA I GIGANTI DEL NORD
marzo 29, 2015 by Redazione
Filed under 2) GAND - WEVELGEM, News
Il veterano della Katusha si inserisce nella fuga decisiva a quasi 60 km dal traguardo, e con un’azione d’anticipo a 6 km dal traguardo precede i favoriti Terpstra e Thomas. Gara pesantemente condizionata dalla pioggia battente e dal forte vento, che ha più volte spezzato il gruppo, sin dai chilometri iniziali. Fuori dai giochi Kristoff e Sagan, relegati al nono e decimo posto, a quasi sette minuti dal vincitore.
A 38 anni suonati, Luca Paolini si regala la giornata più bella della carriera nella Gand-Wevelgem più spettacolare della storia recente: una gara infiammatasi già a 150 km dal traguardo, che ha visto l’azione decisiva nascere ai -60. Numeri da corsa d’altri tempi, nella quale l’esperienza dell’azzurro è valsa più della gamba leggermente migliore di Terpstra e Thomas, tanto impressionanti nelle loro trenate controvento quanto sciocchi nel concedere una dote di 20’’ a Paolini nelle battute finali, procrastinando ben più del lecito la reazione.
Senza nulla togliere ai corridori, che hanno interpretato la corsa con uno spirito battagliero raramente ammirato nel ciclismo del XXI secolo, molto del merito dello spettacolo va attribuito al meteo, che ha sin dall’inizio condizionato la gara tramite pioggia a tratti battente, temperature quasi invernali e – soprattutto – folate di vento fino a 50 km/h che hanno a più riprese spezzato il gruppo, senza nemmeno che qualche formazione coraggiosa dovesse prendersi il disturbo di organizzare un ventaglio.
La prima frattura si è verificata dopo nemmeno 100 dei 239 km previsti, quando in testa alla corsa resisteva – sia pur con margine insufficiente ad alimentare qualsiasi sogno di gloria – il sestetto composto da Albert Timmer, Alexis Gougeard, Alex Dowsett, Jesse Sergent, Mirko Tedeschi e Pavel Brutt, avvantaggiatosi in avvio. Lo sparpagliamento ha avuto vita breve, ma è bastato a capire che ben difficilmente si sarebbe ripetuto il fiacco canovaccio favorevole ai velocisti che negli ultimi anni era stato spesso rispettato.
Poco dopo, infatti, una seconda raffica ha nuovamente sgretolato il plotone dei favoriti, favorendo la formazione di un drappello di testa – divenuto tale dopo essere andato a raggiungere i fuggitivi della prima ora – comprendente, tra gli altri, Sagan, Kristoff, Degenkolb, Van Avermaet e Thomas. Già qui è parso ad un tratto che la corsa potesse decidersi, ma la riluttanza della BMC a dar seguito da sola all’azione e qualche esitazione di troppo da parte delle altre squadre hanno fatto sì che da dietro potessero rifarsi sotto quasi tutti i grossi calibri.
Dopo una fase tanto battagliata, con ancora 100 km da percorrere in condizioni che non accennavano ad addolcirsi, soltanto due scenari opposti restavano ipotizzabili per il prosieguo della gara: un generale attendismo dovuto a timore e stanchezza, con annesso epilogo in volata, oppure una completa e definitiva rottura della corsa ben prima di giungere a Wevelgem. Con somma gioia del pubblico a casa, a prevalere è stata l’ipotesi B: appena intrapresa per la prima volta la sequenza Baneberg-Kemmelberg-Monteberg, la Etixx – Quick-Step – preso atto dell’impossibilità per Cavendish di lottare per il successo – ha assunto il comando delle operazioni, andando nel frattempo a neutralizzare un breve assolo suicida di Tjallingii, raggiunto nella discesa del Kemmelberg.
Con gli Etixx ormai chiaramente in procinto di sferrare l’attacco, è stato invece Jurgen Roelandts il primo a muoversi, con un’offensiva solitaria che il seguito avrebbe provato meno folle di quanto la logica suggerisse.
Una foratura occorsa a Terpstra, di cui la BMC ha inutilmente provato ad approfittare, ha rimandato di qualche chilometro l’affondo della squadra da battere, materializzatosi in ogni caso di lì a poco con lo scatto di Stijn Vandenbergh. Daniel Oss è stato il primo ad accodarsi, ben presto imitato prima da un pimpantissimo Thomas e da Vanmarcke, quindi da Debusschere, andato a creare una situazione ideale per la Lotto Soudal: una locomotiva come Roelandts al comando in solitaria, seguito da un drappello in cui proprio il campione belga si proponeva come l’uomo più veloce. Poco dopo si è rifatto sotto anche Luca Paolini, rientrato quasi in contemporanea ad una spettacolare capriola di Thomas, fortunatamente esauritasi sull’erba (in caso contrario, la dinamica era quella che sfocia classicamente in una clavicola da ricomporre).
Resasi conto che l’attacco di Vandenbergh aveva portato alla formazione di un gruppetto dal quale ben difficilmente il belga sarebbe emerso vincitore, la Etixx è stata costretta a mandare allo scoperto in prima persona Terpstra, quando all’arrivo mancavano 56 km e il vantaggio di Paolini e soci su quel che rimaneva del gruppo era già di una quarantina di secondi. Nessuno ha avuto la forza e la prontezza necessarie a seguire l’olandese, il cui contrattacco si sarebbe rivelato l’ultimo treno utile per rientrare in gioco. Da lì in poi, infatti, il plotone avrebbe proseguito ad andatura quasi turistica, nell’impossibilità di organizzare un inseguimento, riducendo di fatto la corsa ad una questione fra i primi otto.
Terpstra, rientrato con impressionante facilità nello spazio di 5 km, ha dimostrato una volta di più la propria brillantezza in occasione della seconda scalata al Kemmelberg, allungando con Thomas a ruota, ma il solo Daniel Oss non è riuscito a tornar sotto in discesa.
L’affondo dell’olandese, ancorché infruttuoso, è tuttavia servito a scuotere un drappello la cui andatura era stata sì sufficiente a distanziare Sagan, Kristoff e compagnia, ma non ad avvicinare un superlativo Roelandts, capace addirittura di portare il proprio vantaggio oltre i 2’ all’imbocco dell’ultima infilata di muri. I lunghi rettilinei di avvicinamento a Wevelgem sono risultati fatali al fiammingo, ripreso intorno ai -18, pochi istanti dopo una seconda e quanto mai intempestiva foratura di Terpstra.
Proprio il trionfatore dell’ultima Roubaix, appena riguadagnata la scia dei compagni d’avventura, ha dato il là alla bagarre finale, lanciando un attacco al quale il solo Paolini ha saputo rispondere immediatamente. Thomas ha atteso qualche istante prima di replicare, impressionando tuttavia per la facilità del recupero, operato levandosi di forza dalla ruota un passista del calibro di Vandenbergh, comunque rientrato a sua volta poco dopo. Vanmarcke e Debusschere, approfittando del marcamento tra i quattro di testa, sono andati a ricomporre il sestetto ai -8, denotando comunque un affanno che non lasciava intravedere grandi prospettive per il finale.
Quando tutti aspettavano un nuovo attacco di Terpstra o un’offensiva di Thomas, che può forse rimproverarsi per aver dato il meglio di sé nel ricucire sugli avversari, ma senza mai prendere l’iniziativa, è stato invece Luca Paolini a rompere gli indugi, trovando in risposta una stupefacente inerzia da parte della concorrenza. Malgrado la presenza di due uomini Etixx – Quick-Step, ci sono voluti infatti 3 km perché incominciasse un inseguimento degno di tale nome, inscenato dal solito Terpstra, seguito dal solito Thomas.
Malgrado il maggiore spolvero dimostrato anche nei chilometri finali dalla coppia britannico-olandese, Paolini non ha avuto problemi a difendere circa metà della ventina abbondante di secondi guadagnati in quei 3 km di marcamento tra gli inseguitori, cogliendo finalmente un successo pieno in una classica di alto livello, dopo una lunga serie di piazzamenti, comprendente anche due podi alla Sanremo e uno al Fiandre (oltre ad un bronzo iridato). Terpstra ha regolato agilmente Thomas, a 11’’ dal vincitore, mentre Vandenbergh, trovando la forza di chiudere 4°, a 18’’, ha reso ancora più sconcertante la lunga fase d’attesa che ha dato via libera all’azione di Paolini. Debusschere, Vanmarcke, Roelandts e Oss hanno occupato le piazze dalla quarta all’ottava, mentre Kristoff si è imposto su Sagan nella pleonastica volata per la nona posizione.
Se – come scritto in apertura – la Gand 2015 è parsa una corsa d’altri tempi, è quasi paradossale che ad imporsi sia stato un corridore che dell’eliminazione di ogni residuo di ciclismo eroico in quello contemporaneo ha fatto una ragione di vita, perlomeno da quando non-si-sa-chi gli ha conferito i galloni di sindacalista del gruppo. Speriamo che il risultato odierno possa convincerlo ad abbandonare la frangia dei Pozzato, dei Cancellara e di tutti coloro che vorrebbero di fatto gareggiare sempre alle Canarie. Non nutriamo grandi speranze, a dire il vero, se è vero che anche oggi, in condizioni chiaramente difficili ma altrettanto chiaramente regolari, non sono mancati in gruppo i conciliaboli circa l’opportunità di proseguire o meno la corsa, con Paolini ovviamente protagonista. È un peccato che certi indifendibili piagnistei vengano da un corridore che – quando smette i panni del paladino del gruppo e veste quelli dell’atleta – sa essere il combattente ammirato oggi.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Luca Paolini (Ita) Team Katusha 6:20:55
2 Niki Terpstra (Ned) Etixx – Quick-Step 0:00:11
3 Geraint Thomas (GBr) Team Sky
4 Stijn Vandenbergh (Bel) Etixx – Quick-Step 0:00:18
5 Jens Debusschere (Bel) Lotto Soudal 0:00:26
6 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNL-Jumbo 0:00:40
7 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal 0:01:52
8 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team 0:04:15
9 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 0:06:54
10 Peter Sagan (Svk) Tinkoff-Saxo

Paolini, Terpstra e Thomas sul podio (foto Tim De Waele/TDWSport.com)
SANREMO, ANCORA VOLATA: IN VIA ROMA FESTEGGIA DEGENKOLB
marzo 22, 2015 by Redazione
Filed under 1) MILANO - SANREMO, News
Il tedesco brucia allo sprint il vincitore uscente Kristoff, Michael Matthews e Peter Sagan, ancora una volta sconfitto con molti rimpianti. Quinto il primo degli italiani, il giovanissimo Bonifazio. Copione di corsa ancora una volta piatto e prevedibile, malgrado numerosi tentativi infruttuosi tra Cipressa e Poggio. Molte le cadute eccellenti nella discesa finale, che hanno estromesso dai giochi Gilbert, Kwiatkowski, Ciolek e Stybar.
Non si può dire sia stata una bella Sanremo, come del resto raramente si è potuto dire in tempi recenti; quel che si può dire, se non altro, è che la Classicissima 2015 ha trovato in John Degenkolb un degnissimo vincitore: dopo due prove della fu Coppa del Mondo (Amburgo e Paris-Tours), oltre ad una Gand-Wevelgem, per il tedescosi tratta del primo successo in una classica monumento. Alla luce dell’età (26 anni), dei continui progressi delle ultime stagioni e dei piazzamenti già raccolti sulle pietre (9° al Fiandre nel 2013, addirittura 2° alla Roubaix lo scorso anno), potrebbe essere il primo di una lunga serie.
Che il tedesco fosse un cliente scomodissimo per tutti lo si era intuito già durante le scalate di Cipressa e Poggio, quando era stato fra i pochi sprinter a non meritarsi un’inquadratura televisiva accompagnata dalla didascalia “Coda del gruppo”. Nell’obiettivo delle telecamere, al contrario, erano finiti non soltanto velocisti puri (Cavendish su tutti), ma anche atleti solitamente più affidabili su salite non proibitive quali Colbrelli e – soprattutto – Alexander Kristoff, poi miracolosamente risorto in vista del Poggio. Tra gli sprinter più quotati, i soli Matthews e Sagan sembravano pedalare con agio; l’australiano, però, rende probabilmente qualcosa al teutonico in termini di spunto veloce, mentre lo slovacco – è ormai assodato – è il più abile nel trovare ogni anno modi nuovi ed originali per farsi beffare in quel di Sanremo, e nemmeno questa volta ha deluso chi attendeva impaziente la sua trovata autodistruttiva.
Certo, oltre al problema degli ultimi 200 metri, ogni velocista al via della Classicissima deve porsi quello dei precedenti 290 e più chilometri, ossia di come garantirsi la chance di giocare le proprie carte in Via Roma (tornata proprio oggi sede d’arrivo): un obiettivo di non semplice raggiungimento, come può ad esempio testimoniare, oltre al già citato Cavendish, anche André Greipel, inchiodatosi poco dopo l’imbocco del Poggio, in compagnia di un Vincenzo Nibali mai in gara. Non c’è dubbio, però, che Vegni e soci abbiano provveduto a semplificare notevolmente il compito, rinunciando non soltanto all’inserimento della Pompeiana – pianificato per la scorsa edizione, prima che il maltempo costringesse ad un cambio di programma -, ma anche al ripristino delle Manie, che fra il 2008 e il 2012 erano state un balsamo per una corsa fattasi negli anni sempre più stantia e prevedibile. In tal senso, il copione della Sanremo 2015 è stato esemplare.
Pilotato dalle squadre dei velocisti, il gruppo ha dapprima controllato senza difficoltà la fuga della prima ora, promossa da Molano, Tjallingii, Barta e Peron, raggiunti dopo una manciata di chilometri da Pirazzi, Kurek, Bono, Pauwels, Berard, Dall’Antonia e Frapporti. Dopo 250 km circa di calma piatta, la prima vera scossa – attesa per la Cipressa – è stata anticipata a Capo Berta: non tanto alla salita, dove Pirazzi, Bono, Pauwels e Berard salutavano la compagnia per prolungare di qualche minuto l’ebbrezza del comando, quanto alla discesa, teatro di una rovinosa caduta nella quale a riportare la peggio è stato Christopher Juul-Jensen. In seguito al capitombolo – avvenuto in un tratto di strada sporco di gasolio, come segnalato già ieri sui social network e quest’oggi da Massimiliano Lelli nella ricognizione per la Rai – si è avvantaggiato un temibile trenino in maglia Sky, composto da Geraint Thomas, Ben Swift e Luke Rowe. I tre, involontariamente sganciatisi per via della caduta di Salvatore Puccio, che occupava la quarta posizione, hanno tirato dritto, giungendo ad acquisire un margine di una ventina di secondi nei confronti del resto del gruppo.
Gli auspici dei sadici che speravano in una buona riuscita del tentativo per scatenare la reazione di chi vorrebbe neutralizzare ogni corsa alla prima scivolata si sono rivelati vani: gli scatti di Van Avermaet e Stybar ad inizio Cipressa, pur non sortendo esiti significativi, hanno rapidamente azzerato il divario, riportando alla situazione di gruppo compatto a 25 km circa dal termine.
Gli uomini in nero non si sono persi d’animo, spedendo subito Nordhaug a scandire il passo per il resto della salita. Haussler, Battaglin e Lobato – tra gli altri – hanno perso contatto, mentre Cavendish, Kristoff, Bouhanni e Colbrelli hanno tenuto a malapena l’ultima ruota utile. Fuori gioco anche Arnaud Demare, estromesso da una caduta in salita che ha avuto gravi conseguenze non sul suo fisico, ma sul suo cambio.
Il resto della scalata è filato via liscio, malgrado un timido tentativo di De Marchi, e nemmeno la discesa, nonostante un allungo di Gallopin, ha creato più di tanto scompiglio. Meglio è andata a Daniel Oss, partito in contropiede in corrispondenza dell’approdo sull’Aurelia, anche grazie all’apporto di un motociclista compiacente. Geraint Thomas è stato l’unico ad accodarsi, e chissà dove due locomotive di razza come il trentino e il gallese sarebbero potute arrivare, se quest’ultimo non avesse passato una decina di chilometri a studiare il copertone posteriore dell’alfiere BMC.
Soltanto sulle prime rampe del Poggio, quando i quasi trenta secondi guadagnati dalla coppia erano tornati meno di venti, il britannico ha messo il naso davanti, sbarazzandosi peraltro con irrisoria facilità del compagno di viaggio. I secondi di margine, scesi ad un tratto sotto la doppia cifra, hanno ripreso ad aumentare intorno a metà salita, e l’inerzia del gruppo, pilotato da un Paolini ormai sfinito, ha addirittura lasciato balenare per qualche istante l’ipotesi che l’attacco potesse andare a buon fine.
Ormai nell’ultimo chilometro di ascesa, Philippe Gilbert ha finalmente rotto gli indugi, sia pur con un cambio di ritmo tanto blando da ricordare un giovane Ivan Basso. Van Avermaet ha comunque approfittato dell’allungo del compagno per ripartire in contropiede, riportandosi per primo su Thomas, ma vedendo rinvenire in prossimità dello scollinamento il velocissimo terzetto composto da Sagan, Matthews e Felline.
La picchiata su Sanremo ha inciso soltanto eliminando dalla contesa Gilbert, Kwiatkowski, Stybar e Ciolek, tutti facenti parte del folto gruppo di testa e tutti finiti sull’asfalto quasi all’unisono; i pochi metri che separavano i primi due dal terzetto inseguitore e quest’ultimo dal plotone non sono cresciuti, dando spazio ad un ovvio ricongiungimento non appena si è tornati in pianura.
Sagan ha accennato un’azione da finisseur, rinunciandovi subito: probabilmente la scelta più corretta, se il campione slovacco non si fosse fatto risucchiare nella pancia del gruppo e non vi fosse rimasto fino ad inizio volata, ritrovandosi a dover colmare un divario proibitivo rispetto a Degenkolb. Bonifazio, appostato alla ruota del tedesco, ha dato per un attimo la sensazione di poter riportare il tricolore sul gradino più alto del podio a nove anni dal trionfo di Pozzato, ma un paio di pedalate al vento sono bastate per convincersi del contrario. Kristoff si è dovuto accontentare della piazza d’onore su un podio completato da Michael Matthews, dal quale è rimasto meritatamente escluso Sagan, 4°. Bonifazio ha comunque chiuso con un onorevolissimo 5° posto, più che incoraggiante alla luce dei soli ventuno anni. Allo stato attuale, sembrano essere legate a lui le speranze di un nuovo successo italiano in un prossimo futuro.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 John Degenkolb (Ger) Team Giant – Alpecin 6:46:16
2 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha
3 Michael Matthews (Aus) Orica Greenedge
4 Peter Sagan (Svk) Tinkoff Saxo
5 Niccolo’ Bonifazio (Ita) Lampre – Merida
6 Nacer Bouhanni (Fra) Cofidis, Solutions Credits
7 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing
8 Davide Cimolai (Ita) Lampre – Merida
9 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal
10 Edvald Boasson Hagen (Nor) MTN – Qhubeka
11 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal
12 Matti Breschel (Den) Tinkoff Saxo
13 Ben Swift (GBr) Team Sky
14 Sebastian Langeveld (Ned) Team Cannondale – Garmin
15 Tim Wellens (Bel) Lotto Soudal
16 Grega Bole (Slo) Ccc Sprandi Polkowice
17 Paul Martens (Ger) Team Lotto NL – Jumbo
18 Sonny Colbrelli (Ita) Bardiani CSF
19 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
20 Aleja Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team
21 Michele Scarponi (Ita) Astana Pro Team
22 Maciej Paterski (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
23 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
24 Jon Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team
25 Tom Dumoulin (Ned) Team Giant – Alpecin
26 Fabio Felline (Ita) Trek Factory Racing
27 Rinaldo Nocentini (Ita) Ag2r La Mondiale 0:00:06
28 Nathan Haas (Aus) Team Cannondale – Garmin
29 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff Saxo 0:00:09
30 Luca Paolini (Ita) Team Katusha 0:00:11
31 Geraint Thomas (GBr) Team Sky 0:00:12
32 Mathieu Ladagnous (Fra) FDJ 0:00:23
33 Laurent Pichon (Fra) FDJ
34 Yoann Offredo (Fra) FDJ
35 Daryl Impey (RSA) Orica Greenedge
36 Rein Janse Van Rensburg (RSA) MTN – Qhubeka
37 Simon Yates (GBr) Orica Greenedge
38 Silvan Dillier (Swi) BMC Racing Team
39 Bram Tankink (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
40 Ramunas Navardauskas (Ltu) Team Cannondale – Garmin
41 Filippo Pozzato (Ita) Lampre – Merida
42 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
43 Oscar Gatto (Ita) Androni Giocattoli
44 Jan Bakelandts (Bel) Ag2r La Mondiale
45 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team
46 Mark Cavendish (GBr) Etixx – Quick-Step
47 Andre’ Greipel (Ger) Lotto Soudal
48 Matteo Montaguti (Ita) Ag2r La Mondiale 0:00:51
49 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Soudal 0:00:56
50 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team 0:01:18
51 Lars Boom (Ned) Astana Pro Team
52 Jose Rodolfo Serpa Perez (Col) Lampre – Merida
53 Franco Pellizotti (Ita) Androni Giocattoli 0:02:38
54 Cyril Lemoine (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:02:52
55 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team 0:03:00
56 Zdenek Stybar (Cze) Etixx – Quick-Step
57 Alexey Lutsenko (Kaz) Astana Pro Team
58 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
59 Gerald Ciolek (Ger) MTN – Qhubeka 0:03:38
60 Marco Haller (Aut) Team Katusha 0:04:38
61 Gregory Rast (Swi) Trek Factory Racing
62 Mathew Hayman (Aus) Orica Greenedge
63 Adam Hansen (Aus) Lotto Soudal
64 Julian Arredondo Moreno (Col) Trek Factory Racing
65 Sergey Lagutin (Rus) Team Katusha
66 Alessandro De Marchi (Ita) BMC Racing Team 0:04:41
67 Michal Kwiatkowski (Pol) Etixx – Quick-Step 0:04:56
68 Julien Vermote (Bel) Etixx – Quick-Step
69 Koen De Kort (Ned) Team Giant – Alpecin 0:04:59
70 Zico Waeytens (Bel) Team Giant – Alpecin
71 Kristian Sbaragli (Ita) MTN – Qhubeka
72 Giovanni Visconti (Ita) Movistar Team
73 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha
74 Danilo Wyss (Swi) BMC Racing Team
75 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
76 Jérome Pineau (Fra) IAM Cycling
77 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team
78 Sam Bennett (Irl) Bora – Argon 18
79 Matthew Harley Goss (Aus) MTN – Qhubeka
80 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
81 Jose Joaquin Rojas Gil (Spa) Movistar Team
82 Manuele Mori (Ita) Lampre – Merida
83 Marco Bandiera (Ita) Androni Giocattoli
84 Giacomo Nizzolo (Ita) Trek Factory Racing
85 Juan Jo Lobato Del Valle (Spa) Movistar Team
86 Michal Golas (Pol) Etixx – Quick-Step
87 Branislau Samoilau (Blr) Ccc Sprandi Polkowice
88 Bartlomiej Matysiak (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
89 Cristiano Salerno (Ita) Bora – Argon 18
90 Adriano Malori (Ita) Movistar Team
91 Bert Jan Lindeman (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
92 Jacopo Guarnieri (Ita) Team Katusha
93 Axel Maximiliano Richeze (Arg) Lampre – Merida
94 Dmitry Kozonchuk (Rus) Team Katusha
95 Lasse Norman Hansen (Den) Team Cannondale – Garmin
96 Enrico Battaglin (Ita) Bardiani CSF
97 Simon Clarke (Aus) Orica Greenedge
98 Bartosz Huzarski (Pol) Bora – Argon 18
99 Javier Megias Leal (Spa) Team Novo Nordisk
100 Jacobus Venter (RSA) MTN – Qhubeka
101 Aleksejs Saramotins (Lat) IAM Cycling 0:06:30
102 Juan Pablo Valencia (Col) Colombia 0:07:08
103 Luca Chirico (Ita) Bardiani CSF
104 Roy Curvers (Ned) Team Giant – Alpecin
105 Lars Petter Nordhaug (Nor) Team Sky
106 Zakkari Dempster (Aus) Bora – Argon 18
107 Carlos Julian Quintero (Col) Colombia
108 Jack Bauer (NZl) Team Cannondale – Garmin
109 Bjorn Thurau (Ger) Bora – Argon 18 0:08:27
110 Moreno Hofland (Ned) Team Lotto NL – Jumbo 0:08:57
111 Samuel Dumoulin (Fra) Ag2r La Mondiale
112 Matteo Bono (Ita) Lampre – Merida
113 Thomas Leezer (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
114 Maarten Tjallingii (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
115 Vicente Reynes Mimo (Spa) IAM Cycling
116 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal
117 Simone Stortoni (Ita) Androni Giocattoli
118 Brayan St Ramirez Chacon (Col) Colombia
119 Edoardo Zardini (Ita) Bardiani CSF 0:11:30
120 Mark Renshaw (Aus) Etixx – Quick-Step
121 Jan Barta (Cze) Bora – Argon 18
122 Fabio Sabatini (Ita) Etixx – Quick-Step
123 Manuele Boaro (Ita) Tinkoff Saxo
124 Cesare Benedetti (Ita) Bora – Argon 18
125 Maciej Bodnar (Pol) Tinkoff Saxo
126 Serghei Tvetcov (Rom) Androni Giocattoli 0:11:37
127 Arnaud Demare (Fra) FDJ
128 Benoit Vaugrenard (Fra) FDJ
129 Christophe Laporte (Fra) Cofidis, Solutions Credits
130 Luke Rowe (GBr) Team Sky
131 Hayden Roulston (NZl) Trek Factory Racing
132 Jonas Vangenechten (Bel) IAM Cycling
133 Jasha Sutterlin (Ger) Movistar Team
134 Adrian Kurek (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
135 Julien Berard (Fra) Ag2r La Mondiale
136 William Bonnet (Fra) FDJ
137 Moreno Moser (Ita) Team Cannondale – Garmin
138 Stijn Vandenbergh (Bel) Etixx – Quick-Step 0:14:58
139 Andrea Guardini (Ita) Astana Pro Team
140 Ruslan Tleubayev (Kaz) Astana Pro Team
141 Paolo Simion (Ita) Bardiani CSF
142 Christian Delle Stelle (Ita) Ccc Sprandi Polkowice
143 Charles Planet (Fra) Team Novo Nordisk
144 Robert Wagner (Ger) Team Lotto NL – Jumbo
145 Johan Le Bon (Fra) FDJ
146 Joonas Henttala (Fin) Team Novo Nordisk
147 Rick Flens (Ned) Team Lotto NL – Jumbo
148 Matteo Tosatto (Ita) Tinkoff Saxo
149 Bert De Backer (Bel) Team Giant – Alpecin
150 Jaroslaw Marycz (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
151 Albert Timmer (Ned) Team Giant – Alpecin
152 Chad Haga (USA) Team Giant – Alpecin
153 Tomasz Kiendys (Pol) Ccc Sprandi Polkowice
154 Edwin Avila Vanegas (Col) Colombia
155 Miguel Angel Rubiano Chavez (Col) Colombia
156 Johan Vansummeren (Bel) Ag2r La Mondiale
157 Steven Cummings (GBr) MTN – Qhubeka
158 Alex Dowsett (GBr) Movistar Team
159 Kevin De Mesmaeker (Bel) Team Novo Nordisk
160 Sébastien Chavanel (Fra) FDJ 0:20:41

John Degenkolb si impone nella Classicissima di Primavera (foto Tim De Waele/TDWSport.com)
200 METRI DI FOLLIA: LIEGI A GERRANS
aprile 27, 2014 by Redazione
Filed under 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News
L’australiano conquista una corsa bloccata per oltre 260 km e folle negli ultimi 200 metri, battendo allo sprint Valverde e Kwiatkowski. Quarto e quinto Giampaolo Caruso e Domenico Pozzovivo, a lungo parsi in grado di difendere fino all’arrivo i secondi guadagnati sul Saint-Nicolas. Solo 8° Philippe Gilbert. Finalmente protagonisti gli italiani, con una buona prova anche da parte di Vincenzo Nibali.
La 100a Liegi-Bastogne-Liegi non entrerà di certo nel pantheon delle più grandi edizioni della decana delle classiche, ma il suo ultimo chilometro, e più in particolare i 200 metri finali, difficilmente potranno essere scordati da chi, nel volgere di una manciata di secondi, ha idealmente assegnato tre volte la corsa a tre corridori diversi, due dei quali molto in basso nella classifica dei favoriti di stamane.
Ad un chilometro dalla conclusione, ancora una quarantina di atleti erano sulla carta in lizza per vincere l’ultima classica monumento della lunga primavera del Nord, due dei quali forti di una decina di secondi di margine su un plotone mai così numeroso in tempi recenti a quel punto della gara. I due uomini in questione erano Giampaolo Caruso e Domenico Pozzovivo, evasi sulle rampe della Côte de Saint-Nicolas, levando di ruota Bauke Mollema e rintuzzando il tentativo di rientro di Daniel Martin e Philippe Gilbert su tutti. Una coppia impronosticabile alla partenza, ma non dopo l’ascesa alla Roche-aux-Faucons, sulla quale il lucano aveva portato un primo attacco, in compagnia di Julian Arredondo, e il siciliano era stato fra i più attivi inseguitori, insieme a Samuel Sanchez, Roman Kreuziger e Vincenzo Nibali.
Superata la salita degli italiani, i due hanno saputo ovviare alle scarse doti di passisti di entrambi, approfittando anche della poca collaborazione trovata dagli inseguitori, a dispetto dell’abbondanza di formazioni forti ancora di due o più uomini. Ancora Nibali e Sanchez, e come loro Rolland e Nordhaug, hanno a turno provato a ridurre un gap fossilizzatosi invece intorno ai 10-12 secondi, rimasti tali fino al triangolo rosso.
Quando l’impresa pareva ormai a portata di mano, complice un’ormai assodata mancanza di gambe tra gli uomini da battere, a minacciare l’insperata doppietta è stato Daniel Martin, il cui pur appesantito allungo negli 800 metri finali è stato sufficiente a distanziare Valverde, Gilbert e tutti gli altri, e a rientrare – ormai al termine del tratto di salita vera e propria – su Caruso, a sua volta in grado di staccare poco prima il compagno di viaggio. La neonata coppia ha approcciato l’ultima svolta a sinistra con qualche decina di metri su Pozzovivo e sul rientrante terzetto Valverde-Kwiatkowski-Gerrans, lasciando presagire la seconda affermazione consecutiva dell’irlandese.
Con la vittoria distante poche pedalate, Martin è invece incappato nel più incredibile degli incidenti: al momento di chiudere l’ultima curva, ad angolo retto, ma imboccata troppo lentamente per poter costituire un pericolo, specie su asfalto perfettamente asciutto, il nipote di Stephen Roche è finito fantozzianamente a terra, atterrando sul fianco destro, servendo un insperato assist a Caruso.
Il 33enne di Avola, con di fronte un traguardo che avrebbe potuto cambiare il bilancio di una carriera, è stato tradito dalle gambe al momento di rilanciare, inchiodandosi sui pedali come un Bitossi d’altri tempi, fino a subire, ad appena settanta metri dall’arrivo, il sorpasso di Simon Gerrans. La stessa azione dell’australiano, trionfatore due anni fa alla Sanremo, ma mai nei cinque nella decana fino ad oggi, è parsa negli ultimi metri più quella di un modesto scalatore intento a difendere la maglia gialla in un tappone alpino o pirenaico che non quella di un prossimo vincitore della Liegi, ma né Valverde né Kwiatkowski, secondo e terzo rispettivamente, hanno avuto la forza di sopravanzare l’australiano. Per Caruso, che speriamo possa smaltire quanto prima una delusione che immaginiamo essere di difficile assorbimento, e Pozzovivo – forse il più forte di tutti, ma affaticato da quel primo attacco in compagnia di Arredondo – sono arrivati un quarto ed un quinto posto, amari solo in considerazione del risultato sfiorato. A migliorare ulteriormente il primo bilancio positivo della primavera italiana delle classiche hanno provveduto il dodicesimo e tredicesimo posto di Gasparotto e Cunego, pur mai davvero protagonisti in testa, e la buona prova di Vincenzo Nibali, spesso davanti e attivo, malgrado il modesto trentesimo posto al traguardo. Molto peggio è andata invece ai padroni di casa, con il solo Philippe Gilbert in top 10, ottavo, ma ben al di sotto delle attese, sia in termini di piazzamento, sia per una condotta di gara insolitamente anonima.
In vista delle prossime edizioni della doyenne, Aso dovrà valutare le ragioni di uno sviluppo tanto piatto di una corsa in genere ben più animata e selettiva. Possibile vi sia una componente casuale (intesa come livellamento della concorrenza, indipendente dall’organizzazione), probabile quella di un dispendio di energie più elevato del solito nelle fasi centrali di gara, percorse dal gruppo ad andatura sempre sostenuta, per recuperare i quasi sedici minuti concessi – forse con troppa leggerezza – a Lang, Koch, Venter, Bono, Jakobs e Minnaard, fuggitivi della prima ora. Non ha però troppo convinto la modifica del tracciato, con il sacrificio di Rosier, Maquisard e Mont Theux a favore della Côte de la Vecquée, e l’allontanamento della Redoute dall’arrivo, con l’aggiunta della Côte des Forges prima della Roche-aux-Faucons. Ad onor del vero, la salita simbolo della Liegi, peraltro animata quest’anno dagli attacchi infruttuosi di Barguil, Arredondo, Bakelants e Hermans, rappresenta già da qualche anno un passaggio più suggestivo che decisivo, ma la nuova arrivata, teatro del solo scatto di Nathan Haas, in appoggio a Martin (e Slagter, 6° alla fine), non è sembrata in grado di favorire una vera selezione prima della Roche.
Da dopodomani, con il via del Giro di Romandia, la stagione ciclistica si focalizzerà sulle corse a tappe, a meno di due settimane dalla partenza del Giro d’Italia. Una Corsa Rosa che potrebbe aver trovato nel miglior Pozzovivo di sempre un pretendente in più, ma rischia di aver al contempo perso uno dei più attesi: Joaquim Rodriguez, già caduto ad Amstel e Freccia, è risalito in ammiraglia ad un’ottantina di chilometri dal traguardo, forse per problemi respiratori. Se il malanno dovesse rivelarsi serio, uno degli uomini da battere potrebbe essere obbligato al forfait.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Simon Gerrans (Aus) Orica Greenedge 6:37:43
2 Alejandro Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team
3 Michal Kwiatkowski (Pol) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
4 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
5 Domenico Pozzovivo (Ita) AG2R La Mondiale 0:00:03
6 Tom Jelte Slagter (Ned) Garmin Sharp
7 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo
8 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team
9 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Team Katusha 0:00:05
10 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale 0:00:06
11 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Belisol 0:00:08
12 Enrico Gasparotto (Ita) Astana Pro Team 0:00:10
13 Damiano Cunego (Ita) Lampre-Merida
14 Cyril Gautier (Fra) Team Europcar
15 Bauke Mollema (Ned) Belkin Pro Cycling Team 0:00:12
16 Rudy Molard (Fra) Cofidis, Solutions Credits
17 Tiago Machado (Por) Team NetApp – Endura
18 Anthony Roux (Fra) FDJ.fr
19 Frank Schleck (Lux) Trek Factory Racing
20 Stefan Denifl (Aut) IAM Cycling
21 Przemyslaw Niemiec (Pol) Lampre-Merida
22 Sébastien Reichenbach (Swi) IAM Cycling
23 Pierre Rolland (Fra) Team Europcar 0:00:17
24 Simon Geschke (Ger) Team Giant-Shimano 0:00:19
25 Julian David Arredondo Moreno (Col) Trek Factory Racing
26 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team 0:00:23
27 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling
28 Chris Anker Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo 0:00:31
29 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Shimano 0:00:48
30 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 0:00:51
31 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team 0:00:56
32 Ben Hermans (Bel) BMC Racing Team 0:01:09
33 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha
34 Pieter Weening (Ned) Orica Greenedge 0:01:11
35 Tony Gallopin (Fra) Lotto Belisol 0:01:27
36 Thomas Voeckler (Fra) Team Europcar
37 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin Pro Cycling Team 0:01:29
38 Guillaume Levarlet (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:01:31
39 Daniel Martin (Irl) Garmin Sharp 0:01:37
40 Ivan Santaromita (Ita) Orica Greenedge 0:02:26
41 Simon Clarke (Aus) Orica Greenedge
42 Jerome Coppel (Fra) Cofidis, Solutions Credits
43 Tim Wellens (Bel) Lotto Belisol
44 Eduard Vorganov (Rus) Team Katusha
45 Paul Martens (Ger) Belkin Pro Cycling Team
46 Pieter Serry (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:02:51
47 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale
48 Jan Bakelants (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
49 Thomas Degand (Bel) Wanty – Groupe Gobert
50 Angel Vicioso Arcos (Spa) Team Katusha 0:02:53

Al centro, Simon Gerrans si invola verso la prima Liegi in carriera; sulla destra, Giampaolo Caruso viene sfilato a pochi metri dal traguardo (foto Bettini)
HUY, C’EST MOI… ALEJANDRO!
aprile 23, 2014 by Redazione
Filed under 6) FRECCIA VALLONE, News
Alejandro Valverde fa sua per la seconda volta la Freccia Vallone dopo 8 anni, con una sparata negli ultimi 300 metri alla quale devono arrendersi un redivivo Daniel Martin ed un ancora troppo inesperto Kwiatkowski. Una fuga a tre caratterizza la corsa che si scalda negli ultimi 30 km. “Dani” Moreno e Philippe Gilbert grandi delusi di giornata, mentre per l’Italia si segnala un dignitoso 14° posto di Vincenzo Nibali ed una sfortunata caduta di Damiano Cunego, che lo esclude dalla bagarre finale. Domenica degna conclusione della Settimana delle Ardenne con la 100° edizione della Liegi-Bastogne-Liegi che, in considerazione delle ultime uscite, schiererà sicuramente una nutrita schiera di favoriti.
Dopo l’affermazione nel 2006, Alejandro Valverde vince la 78° edizione della Freccia Vallone grazie ad un scatto giusto al momento giusto sull’ultima delle tre ascese al Muro d’Huy. Dopo aver vinto già in questa stagione la Vuelta a Andalucía, la Vuelta a Murcia e la Roma Maxima, il murciano della Movistar si aggiudica la corsa intermedia della settimana delle Ardenne, iniziata domenica 20 Aprile con l’Amstel Gold Race e che si concluderà domenica 27 con la Liegi Bastogne Liegi, sfruttando nel migliore dei modi il grande lavoro della sua squadra. Nella cronaca della corsa si sviluppava dopo pochi chilometri dal via da Bastogne la fuga di giornata, comprendente Jonathan Clarke (UnitedHealth), Preben Van Hecke (Topsport Vlaanderen) e Ramunas Navardauskas (Garmin), il cui vantaggio non superava mai i 7 minuti, poichè il gruppo controllava il tentativo alternando in testa le squadre degli uomini più attesi. Così, il primo dei tre passaggi sul Muro di Huy, ai meno 86 km dall’arrivo, vedeva un vantaggio già inferiore ai sei minuti. In testa al gruppo faceva l’andatura la Trek in appoggio del capitano Frank Schleck. Le “côtes” da scalare – in totale 11 – rendevano la corsa interessante anche perché erano posizionate nella seconda parte del percorso. Ai meno 50 era la Lampre di Cunego a dare un’ulteriore sferzata in testa al gruppo, che guadagnava in poco tempo oltre un minuto sui tre di testa. Durante l’ascesa verso la Côte de Bousalle, ai meno 47, Clarke alzava bandiera bianca e la fuga si riduceva a sole due unità. Negli ultimi 30 km si concentravano le fasi calde della corsa: era la Movistar ad aumentare il ritmo sulla Côte d’Ahin e a far scendere ulteriormente il vantaggio della coppia di testa, ora a meno di tre minuti dal gruppo. Prima del penultimo passaggio sul Muro di Huy, di nuovo Trek e Lampre si facevano vedere nelle prime posizioni, dando man forte alla Movistar e alla Katusha. Piuttosto passiva, invece, era la BMC di Philippe Gilbert, quasi mai nel vivo della corsa. Attiva anche l’Europcar, che animava proprio il penultimo passaggio sul Muro d’Huy, ai meno 25: prima Rolland e poi Gautier scattavano e quest’ultimo in particolare riusciva a scollinare per primo all’inseguimento di Navardauskas e Van Hecke, distanti ormai non più di una trentina di secondi. Era, però, pronta la reazione, in particolare, di Katusha e Movistar, che mettevano alcuni uomini alle spalle del coraggioso francese, tra i quali Kolobnev, Caruso e Herrada López. Gautier veniva, infine, raggiunto ai meno 20. La Côte d’Ereffe, ai meno 11, dopo che Navardauskas prima e Van Hecke dopo venivano raggiunti, vedeva gli ultimi attacchi in testa al gruppo. Era prima Chris Anker Sørensen (Tinkoff Saxo) e poi Jérémy Roy (FDJ) a tentare rispettivamente l’attacco, ma in entrambi i casi era prima la Katusha e poi l’Orica GreenEDGE a rinvenire sugli attaccanti. A circa tre chilometri dall’arrivo, annullati tutti i tentativi, il gruppo si presentava ormai compatto, composto di una quarantina di atleti, ai piedi del Muro Di Huy. Una caduta metteva, però, fuori gioco Damiano Cunego, che ‘scodava’ più per disattenzioni proprie che per colpa di altri ciclisti, trascinando con sè “Purito Rodríguez (già piuttosto dolorante dopo la caduta nell’Amstel Gold Race), Fränk Schleck e Pieter Weening. La bagarre intanto era iniziata in testa al gruppo, che aveva iniziato la scalata finale al Muro di Huy. Gastauer (AG2R) provava ad anticipare tutti, ma veniva in breve tempo risucchiato dal gruppo. Era allora Bauke Mollema ad imprimere un bel ritmo, mentre il polacco Michal Kwiatkowski era alle sue spalle in rampa di lancio: il suo scatto avveniva, a tutta birra, a 500 metri dall’arrivo ma, come per l’Amstel, il troppo ardore, unito ancora all’inesperienza per questo tipo di finali, tradivano il giovane polacco che veniva raggiunto e superato da un redivivo Daniel Martin. Ma da dietro, con uno scatto ancora più incisivo, era Alejandro Valverde che ai meno 300 metri sverniciava l’irlandese ed andava a trionfare a braccia alzate sotto il traguardo. Chiudevano la top five Bauke Molelma in quarta posizione e Tom-Jelte Slagter in quinta. “Dani” Moreno e Philippe Gilbert, grandi attesi della vigilia, dovevano invece accontentarsi rispettivamente di un anonimo nono e decimo posto. 14mo e primo degli italiani si classificava Vincenzo Nibali, a dimostrazione che il lavoro svolto in altura potrà sicuramente giovargli nella Liegi-Bastogne.Liegi di domenica prossima, corsa che si adatta meglio alle sue caratteristiche e che resta aperta a molte soluzioni. Lo stesso Valverde può a ben vedere essere considerato un favorito, così come Daniel Martin che sembra essere tornato in buone condizioni ed è anche il detentore della ‘Decana’. Appuntamento quindi a domenica 27 Aprile per l’ultimo atto della settimana delle Ardenne, prima che Giro di Romandia e Giro d’Italia calamitino le attenzioni degli appassionati di ciclismo.
Giuseppe Scarfone
ORDINE D’ARRIVO
1 Alejandro Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team 4:36:45
2 Daniel Martin (Irl) Garmin Sharp 0:00:03
3 Michal Kwiatkowski (Pol) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:00:04
4 Bauke Mollema (Ned) Belkin Pro Cycling Team
5 Tom Jelte Slagter (Ned) Garmin Sharp 0:00:06
6 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Belisol
7 Michael Albasini (Swi) Orica Greenedge 0:00:08
8 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo
9 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Team Katusha 0:00:11
10 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team 0:00:15
11 Julian David Arredondo Moreno (Col) Trek Factory Racing 0:00:17
12 WoutPoels (Ned) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:00:19
13 Paul Martens (Ger) Belkin Pro Cycling Team 0:00:23
14 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 0:00:24
15 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling 0:00:26
16 Simon Clarke (Aus) Orica Greenedge 0:00:28
17 Diego Ulissi (Ita) Lampre-Merida
18 Rudy Molard (Fra) Cofidis, Solutions Credits
19 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
20 Jurgen Van Den Broeck (Bel) Lotto Belisol
21 Tom Dumoulin (Ned) Team Giant-Shimano
22 Gorka Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team 0:00:32
23 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Shimano 0:00:37
24 Sébastien Reichenbach (Swi) IAM Cycling 0:00:40
25 Daan Olivier (Ned) Team Giant-Shimano 0:00:43
26 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin Pro Cycling Team 0:00:45
27 Ivan Santaromita (Ita) Orica Greenedge 0:00:48
28 Thomas Sprengers (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:00:51
29 Thomas Degand (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:00:54
30 Laurens Ten Dam (Ned) Belkin Pro Cycling Team
31 Cyril Gautier (Fra) Team Europcar
32 Jean-Marc Marino (Fra) Cannondale
33 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
34 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team
35 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale 0:00:58
36 Carlos Alberto Betancur Gomez (Col) AG2R La Mondiale 0:01:00
37 Chris Anker Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo 0:01:03
38 Alex Howes (USA) Garmin Sharp 0:01:04
39 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale
40 Jerome Coppel (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:01:12
41 Jesus Herrada Lopez (Spa) Movistar Team 0:01:14
42 Thomas Lövkvist (Swe) IAM Cycling 0:01:17
43 Jan Bakelants (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
44 Benoît Vaugrenard (Fra) FDJ.fr 0:01:23
45 Ben Hermans (Bel) BMC Racing Team 0:01:25
46 Jérémy Roy (Fra) FDJ.fr
47 Cameron Meyer (Aus) Orica Greenedge
48 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha 0:01:30
49 Eduard Vorganov (Rus) Team Katusha
50 Bart De Clercq (Bel) Lotto Belisol 0:01:32

Valverde in cima al muro di Huy, a pochi passi dalla sua seconda Freccia Vallone (foto Tim de Waele/TDW Sport)
GILBERT, TRIS ALL’AMSTEL
aprile 20, 2014 by Redazione
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, News
Il fuoriclasse belga stacca la concorrenza con una fucilata sul Cauberg, del tutto analoga a quella che gli è valsa il titolo mondiale due anni fa, e conquista in solitaria il terzo successo in carriera nella classica olandese. Il connazionale Vanendert chiude secondo, precedendo Gerrans, Valverde e Kwiatkowski. Gasparotto, assistito da un Nibali in veste di gregario, è ottavo, migliore degli italiani.
23 settembre 2012: Luca Paolini approccia in testa il Cauberg, Vincenzo Nibali prova ad accelerare, Philippe Gilbert rilancia e saluta definitivamente la compagnia, resistendo al disperato tentativo di rimonta di Boasson Hagen per regalarsi l’agognato alloro iridato. Flashforward a diciotto mesi più tardi, e la storia si ripete, quasi identica a se stessa: la Omega Pharma – Quickstep tenta di lanciare l’attacco di Poels, Samuel Sanchez scatta per lanciare l’attacco del compagno (unica variazione sul tema rispetto a due stagioni fa, anche se l’effetto dell’allungo di Nibali fu del tutto analogo), che al momento ideale piazza l’allungo. Gerrans, come Kolobnev al Campionato del Mondo, dà per qualche istante l’illusione di poter resistere, ma bastano poche pedalate per dissolverla. Jelle Vanendert, forse un po’ troppo timido sul Cauberg, rimonta nel tratto di discesa e pianura, ma non basta a negare al 31enne di Verviers il terzo successo in carriera all’Amstel Gold Race, nonché secondo della campagna del Nord in corso, dopo quello alla Freccia del Brabante.
A tre giorni dalla Freccia Vallone e a sette dalla Liegi-Bastogne-Liegi, per le quali Gilbert diviene ora il naturale favorito, le più serie minacce alla supremazia dell’ex iridato non sono arrivate dagli avversari più quotati, tutti disposti ad attendere il confronto diretto sull’ultima ascesa e facilmente domati, bensì dai ben meno accreditati attaccanti emersi nell’arco della corsa, inclusi i fuggitivi della prima ora: Preben Van Hecke, evaso dopo una decina di chilometri, in compagnia di Alexey Lutsenko, Matej Mohoric, Pim Ligthart, Manuel Belletti, Pirmin Lang, James Vanlandschoot e Nicola Boem, e Christophe Riblon, unitosi agli otto in un secondo tempo, assieme a Rory Sutherland, si sono infatti presentati al penultimo passaggio sotto lo striscione d’arrivo, a 18 km dal termine, con quasi due dei sedici minuti accumulati nelle battute iniziali, dopo aver perso quasi nulla sulle due salite precedenti. La sensazione che i big potessero essere beffati cominciava a farsi strada, specie alla luce dell’incapacità di ricucire di un più blasonato drappello di contrattaccanti, lanciato da Thomas Voeckler ad una quarantina di chilometri dal traguardo. Tra i compagni di viaggio del francese, però, c’era chi giocava a nascondersi, come dimostrato dalla stoica resistenza opposta al ricongiungimento da Van Avermaet e Fuglsang, autori di un estremo contrattacco con il quale hanno dimostrato riserve di energia forse insospettabili, ma sicuramente utilizzabili con maggior raziocinio.
I due hanno raggiunto i due battistrada in vista del Bemelerberg, penultimo strappo di giornata, sul quale un terzetto guidato da Giampaolo Caruso si è a sua volta riportato sulla testa della corsa, ma solo per essere a sua volta inghiottito dal plotone una manciata di metri più avanti.
Come da recente tradizione, l’Amstel si è così risolta in un corpo a corpo sul Cauberg tra i favoriti, dai quali erano stati tuttavia depennati nomi del calibro di Purito Rodriguez e Daniel Martin, entrambi costretti al ritiro da due brutte cadute. Nibali, rimasto al coperto ben più di quanto ci abbia abituati a vedere, si è incaricato di pilotare al comando Enrico Gasparotto, ultimo italiano ad imporsi su queste strade (due anni fa), ma l’ex campione d’Italia non ha avuto la forza di tenere il passo dei migliori, dovendosi alla fine accontentare di un’ottava piazza. Un risultato comunque sufficiente ad affermarsi come migliore di una pattuglia italiana che non cessa più di deludere, a partire da un Cunego tanto pieno di ambizioni e parole alla vigilia quanto vuoto di energie nel momento clou.
Detto della doppietta belga, sono piaciuti Simon Gerrans, terzo al traguardo e ultimo ad arrendersi sul Cauberg, e un Michal Kwiatkowski, quinto, i cui limiti rimangono ancora tutti da esplorare anche su queste strade; meno bene – considerate le diverse aspettative – Valverde, quarto, battuto nettamente nel testa a testa più atteso, malgrado la classica corsa d’attesa in vista del duello decisivo. In top 10, oltre al già menzionato Gasparotto, Geschke, Mollema, Moreno e un sorprendente Arashiro, in un corsa nella quale l’attendismo generale, attestato dal foltissimo gruppo presentatosi compatto agli ultimi 3 km, ha comunque favorito risultati inattesi.
Il secondo capitolo del trittico ardennese andrà in scena mercoledì, con una Freccia Vallone la cui fisionomia, orientata ad una sfida di massa sul Mur de Huy, sembra l’ideale per un bis di Philippe Gilbert.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team 6:25:57
2 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Belisol 0:00:05
3 Simon Gerrans (Aus) Orica Greenedge 0:00:06
4 Alejandro Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team
5 Michal Kwiatkowski (Pol) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
6 Simon Geschke (Ger) Team Giant-Shimano 0:00:10
7 Bauke Mollema (Ned) Belkin Pro Cycling Team
8 Enrico Gasparotto (Ita) Astana Pro Team
9 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Team Katusha
10 Yukiya Arashiro (Jpn) Team Europcar 0:00:12
11 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
12 Michael Matthews (Aus) Orica Greenedge
13 Davide Rebellin (Ita) CCC Polsat Polkowice
14 Fabian Wegmann (Ger) Garmin Sharp
15 Anthony Roux (Fra) FDJ.fr
16 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
17 Rui Alberto Faria Da Costa (Por) Lampre-Merida
18 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo
19 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha 0:00:21
20 Tom Dumoulin (Ned) Team Giant-Shimano
21 Tom Jelte Slagter (Ned) Garmin Sharp
22 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin Pro Cycling Team
23 Arnold Jeannesson (Fra) FDJ.fr
24 Frank Schleck (Lux) Trek Factory Racing 0:00:23
25 Thomas Voeckler (Fra) Team Europcar 0:00:36
26 Paul Martens (Ger) Belkin Pro Cycling Team
27 Cyril Gautier (Fra) Team Europcar
28 Eduard Vorganov (Rus) Team Katusha
29 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
30 Fabio Felline (Ita) Trek Factory Racing
31 Marco Marcato (Ita) Cannondale
32 Enrico Barbin (Ita) Bardiani-CSF
33 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale
34 Diego Ulissi (Ita) Lampre-Merida
35 Alex Howes (USA) Garmin Sharp
36 Stefan Denifl (Aut) IAM Cycling
37 Chris Anker Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo
38 Bob Jungels (Lux) Trek Factory Racing
39 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
40 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
41 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale 0:01:01
42 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
43 Ben Hermans (Bel) BMC Racing Team
44 Dominik Nerz (Ger) BMC Racing Team
45 Davide Malacarne (Ita) Team Europcar
46 Jan Bakelants (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
47 Dennis Vanendert (Bel) Lotto Belisol
48 Kristijan Durasek (Cro) Lampre-Merida
49 Alessandro De Marchi (Ita) Cannondale
50 Damiano Cunego (Ita) Lampre-Merida

Il decisivo attacco di Gilbert sul Cauberg (foto Bettini)
A ROUBAIX TRIONFA L’OMEGA SBAGLIATO: ASSOLO DI TERPSTRA
aprile 13, 2014 by Redazione
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, News
L’olandese si impone in solitaria dopo aver staccato il gruppetto dei favoriti a 7 km dal traguardo. Grande equilibrio tra i big, incapaci di fare la differenza, e beffati alla fine da un outsider di lusso. Piazza d’onore a John Degenkolb, davanti ad un Cancellara meno brillante di una settimana fa. Sesto posto per Sagan. Solo decimo Boonen, grande animatore della corsa negli ultimi 80 km. Prova da applausi di Wiggins, nono.
Non si può forse parlare di grande sorpresa nel commentare la prima Parigi – Roubaix in carriera di Niki Terpstra, già 5° e 3° nelle ultime due edizioni e due volte 6° al Giro delle Fiandre. È però indubbio che, nelle gerarchie Omega Pharma, il nome dell’olandese venisse fra il secondo e il quarto posto, dietro senz’altro a quello di Tom Boonen, e più o meno alla pari di quelli di Stybar e Vandenbergh, il migliore sette giorni fa; valori peraltro non troppo dissimili da quelli emersi sulle pietre, ed in particolare sul Carrefour de l’Arbre, dove il quasi 30enne di Beverwijk sembrava aver perso definitivamente il treno giusto, restando invischiato in un gruppetto inseguitore ripescato in extremis dalla poca collaborazione fra i battistrada.
Al termine di una corsa senza padrone come mai negli ultimi anni, un gruppetto di undici uomini si è così presentato compatto alle porte di Roubaix, preannunciando la volata più folta della storia recente. Lo sprint avrebbe trovato il suo naturale favorito in John Degenkolb, forte peraltro del supporto di Bert De Baecker. A 7 km dalla conclusione, la Omega, forte di tre uomini (Boonen, Terpstra e Stybar), ha però provato a far valere la propria superiorità numerica, trovando sorprendentemente lo spunto giusto al primo tentativo: nessuno ha avuto la prontezza e la forza di agganciarsi immediatamente alla ruota dell’olandese, e il tempo necessario a rendersi conto che mai De Baecker sarebbe riuscito a rintuzzare l’attacco aveva già regalato al leader il margine per resistere fino al Velodromo.
Benché il successo non sia arrivato con l’uomo più accreditato, sarebbe stato impossibile trovare una squadra più meritevole di quella belga, i cui tentativi di far saltare la gara sono cominciati già a quasi 80 km dall’arrivo.
Fin lì, ad animare la corsa avevano provveduto David Boucher, Kenny de Haes, Andreas Schillinger, Michael Kolar, Clément Koretzky, Benoit Jarrier, Tim De Troyer e John Murphy, promotori della fuga della prima ora, oltre alle usuali forature e guai meccanici che avevano rallentato, ormai in vista della Foresta di Arenberg, Van Avermaet prima e Sagan poi. Il passaggio più suggestivo dell’Inferno del Nord ha dimezzato gli attaccanti, frenando con forature Koretzky e de Haes e lanciando in testa i soli Schillinger, Murphy, De Troyer e Jarrier, mentre un analogo contrattempo comprometteva la gara di Kristoff; soltanto una quindicina di chilometri più tardi, però, dopo l’ormai tradizionale incidente del passaggio a livello abbassato (vittima Boucher) e una caduta senza conseguenze di Cancellara, i grossi calibri sono entrati in scena. Ad accendere la miccia sono stati Boonen e Terpstra, trovando la cooperazione di Greg Van Avermaet, prima di due ulteriori allunghi di Hushovd.
Una dozzina di uomini hanno approfittato del caos per guadagnare una manciata di secondi, prima che un secondo e più deciso tentativo di Boonen, nel tratto di Beauvry-la-Forêt à Orchies, desse il là alla prima azione davvero significativa del giorno: il quattro volte vincitore della Roubaix ha raggiunto in poche pedalate gli uomini di testa, per poi insistere ed andarsene in compagnia dei soli Ladagnous, Gaudin, De Baecker, Martinez e Thomas. Quest’ultimo è stato il solo ad offrire collaborazione al belga, che ha così optato per un’ulteriore accelerazione nella sezione di pavé di Auchy-les-Orchies à Bersée, con la quale si è sbarazzato dei passivi Ladagnous e Gaudin, mentre da dietro rinvenivano un iperattivo Hushovd e Bram Tankink.
Il sestetto, malgrado un accordo incerto, ha sfiorato i 50’’ di margine, prima di cominciare a soccombere all’inseguimento di Trek e Belkin. Vanmarcke, Van Avermaet, Cancellara e Boom hanno tentato di reagire in prima persona nel tratto di Pont-Thibaut à Ennevelin, ad una quarantina di chilometri dal termine, ma senza riuscire a selezionare significativamente il gruppo. Sagan ha così provato ad avvantaggiarsi nel tratto in asfalto successivo, portandosi dietro un Maarten Wynants non di grande aiuto, ma riuscendo ugualmente a ricucire sui battistrada dopo una dozzina di chilometri di caccia.
Con il gruppo ormai ad un pugno di metri dalla testa della corsa, lo slovacco ha allungato nuovamente in vista del settore di Camphin-en-Pévèle, mettendo da parte quella quindicina di secondi che gli ha consentito di uscire dal successivo Carrefour de l’Arbre in compagnia di Vanmarcke, Cancellara, Degenkolb e Stybar, i più veloci nel passaggio chiave della corsa.
Il quintetto, assortito di passisti formidabili, è stato però rallentato dalla presenza di un corridore molto stanco (Sagan) e di un velocista del calibro di Degenkolb, che obbligava i compagni d’avventura a ragionare sul modo migliore per scongiurare la volata. I tentennamenti hanno così consentito il recupero di un sestetto pilotato da un superlativo Bradley Wiggins, comprendente, oltre al futuro vincitore, Sebastian Langeveld e gli stremati Boonen, Thomas e De Baecker. Il ricongiungimento si è materializzato ai -9, due chilometri prima dello scatto che ha deciso la 112a edizione della regina delle classiche.
20’’ dopo l’arrivo di Terpstra, Degenkolb ha prevedibilmente vinto la volata per il secondo posto, ignorato dall’inqualificabile regia francese, che ha battezzato invece un drappello in lotta per la dodicesima piazza. Un risultato amaro per il tedesco, il cui braccio alzato dopo l’arrivo obbliga per di più a sospettare che non sapesse della presenza dell’olandese poco più avanti.
Fabian Cancellara, apparso molto meno brillante rispetto al Fiandre di domenica scorsa, si è comunque garantito una terza piazza sufficiente a renderlo il primo uomo nella storia capace di cogliere tre podi nelle prime tre classiche monumento in tre diverse stagioni. Vanmarcke, forse il più forte di tutti sul pavé, si deve quest’anno accontentare del quarto posto, davanti a Stybar e ad un Sagan che ha comunque dimostrato di poter puntare anche alla Roubaix negli anni a venire. Thomas e Langeveld hanno chiuso in settima e ottava piazza rispettivamente, davanti a Wiggins e Boonen, entrambi da applaudire – per motivi diversi – ben al di là del mero risultato.
Non pervenuti, ancora una volta, i corridori italiani, con Paolini e Pozzato – migliore dei nostri, con un 50° posto a quasi 7’ da Terpstra – penalizzati da forature e cadute assortite. Il primo successo tricolore del terzo millennio sulle pietre francesi sembra ancora molto lontano.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Niki Terpstra (Ned) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 6:09:01
2 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Shimano 0:00:20
3 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing
4 Sep Vanmarcke (Bel) Belkin-Pro Cycling Team
5 Zdenek Stybar (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
6 Peter Sagan (Svk) Cannondale
7 Geraint Thomas (GBr) Team Sky
8 Sebastian Langeveld (Ned) Garmin Sharp
9 Bradley Wiggins (GBr) Team Sky
10 Tom Boonen (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
11 Bert De Backer (Bel) Team Giant-Shimano 0:00:26
12 Arnaud Demare (Fra) FDJ.fr 0:00:47
13 Bernhard Eisel (Aut) Team Sky
14 Sébastien Turgot (Fra) AG2R La Mondiale
15 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
16 Stijn Vandenbergh (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
17 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
18 Jos van Emden (Ned) Belkin-Pro Cycling Team
19 Thor Hushovd (Nor) BMC Racing Team 0:01:05
20 Jean-Pierre Drucker (Lux) Wanty – Groupe Gobert
21 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
22 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
23 Sébastien Minard (Fra) AG2R La Mondiale
24 Yannick Martinez (Fra) Team Europcar
25 Jens Keukeleire (Bel) Orica GreenEdge
26 Bram Tankink (Ned) Belkin-Pro Cycling Team
27 Steve Chainel (Fra) AG2R La Mondiale
28 Adrien Petit (Fra) Cofidis, Solutions Credits 0:02:55
29 Mitchell Docker (Aus) Orica GreenEdge
30 Taylor Phinney (USA) BMC Racing Team
31 Luke Rowe (GBr) Team Sky
32 Matthieu Ladagnous (Fra) FDJ.fr
33 Laurens De Vreese (Bel) Wanty – Groupe Gobert
34 Michael Schär (Swi) BMC Racing Team
35 Nikolay Trusov (Rus) Tinkoff-Saxo
36 Kristijan Koren (Slo) Cannondale
37 Lars Boom (Ned) Belkin-Pro Cycling Team 0:02:59
38 Johan Vansummeren (Bel) Garmin Sharp
39 Maarten Wynants (Bel) Belkin-Pro Cycling Team
40 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
41 Mathew Hayman (Aus) Orica GreenEdge 0:04:14
42 Maciej Bodnar (Pol) Cannondale 0:05:48
43 Alexandre Pichot (Fra) Team Europcar 0:06:42
44 Roger Kluge (Ger) IAM Cycling
45 Benoit Jarrier (Fra) Bretagne – Seche Environnement
46 Yauheni Hutarovich (Blr) AG2R La Mondiale
47 Gediminas Bagdonas (Ltu) AG2R La Mondiale
48 Brice Feillu (Fra) Bretagne – Seche Environnement 0:06:44
49 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
50 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida

Niki Terpstra alza le braccia nel Velodromo di Roubaix (foto AFP)
CANCELLARA RECORD: TERZO FIANDRE
aprile 6, 2014 by Redazione
Filed under 3) GIRO DELLE FIANDRE, News
Lo svizzero piega in volata Van Avermaet, Vanmarcke e Vandenbergh e raggiunge Magni, Buysse, Leman, Museeuw e Boonen in vetta alla classifica dei plurivincitori della Ronde, a quota tre. Decisivo l’attacco sull’Oude Kwaremont. Quinta piazza per Kristoff, davanti a Terpstra e ad un Boonen in crescita rispetto alle ultime uscite. Grande deluso del giorno Peter Sagan. Nessun italiano nei dieci.
Non è stato probabilmente il miglior Cancellara quello visto al 98° Giro delle Fiandre, e forse, a 33 anni suonati, non sarebbe neppure legittimo attendersi di rivedere il mostro che toglieva di ruota gli avversari in pianura, nei tratti in asfalto, e vinceva Fiandre e Roubaix dopo azioni solitarie di 50 km. Uno Spartacus un po’ invecchiato e tatticamente meno spavaldo è tuttavia ancora sufficiente a mettere in fila i più giovani rivali, come hanno appreso a proprie spese Greg Van Avermaet, Stijn Vandenbergh e Sep Vanmarcke, giunti sul traguardo di Oudenaarde in compagnia dell’elvetico. Per la prima volta in carriera, Cancellara ha saputo strappare il Fiandre con la cattiveria e la tenacia, regolando allo sprint tre corridori dimostratisi al suo livello sui diciassette muri in programma, anziché con quella superiorità schiacciante che aveva permesso gli assoli del 2010 e dello scorso anno.
Prima della volata, le strade fiamminghe erano state teatro del solito spettacolo di prim’ordine, sia pur guastato da una sequenza di cadute dalle conseguenze anche serie, e non soltanto per i corridori coinvolti. Ancora nel primo terzo di gara, infatti, quando Stig Broeckx, Davide Appollonio, Daryl Impey, Raymond Kreder, Wesley Kreder, Alexander Kuschynski, Andrea Palini, Taylor Phinney, James Vanlandschoot, Jelle Wallays e Romain Zingle alimentavano una fuga troppo numerosa perché il gruppo le concedesse più di cinque minuti e spiccioli di margine, Johan Vansummeren è finito a terra dopo un rovinoso impatto con una spettatrice, dando il là ad una caduta che ha marginalmente coinvolto anche Sep Vanmarcke. Il vincitore della Parigi-Roubaix 2011 è stato costretto al ritiro, ma ancor peggio è andata alla donna, attualmente ricoverata in ospedale, in gravi condizioni.
Poco prima, erano stati Luke Durbridge, secondo all’ultima Tre Giorni di La Panne, e Jurgen Roelandts, terzo nel 2013, a dover abbandonare, mentre, appena superata la soglia di metà gara, la Trek ha visto Yarolsav Popovych alzare bandiera bianca e Stijn Devolder inaugurare una serie di capitomboli che avrebbe funestato la sua partecipazione.
Con l’avvicinarsi delle salite chiave della corsa, Impey, Broeckx, Zingle, Vanlandschoot, Phinney e Kuschynski salutavano il resto del drappello di testa, dal quale già aveva perso contatto uno sfortunato Davide Appollonio, rallentato da una foratura. In contemporanea, il gruppo cominciava a scuotersi, con gli allunghi di Damien Gaudin sul Kaperij e del trio Quinziato-Eisel-Trentin sul Kanarieberg, ad una settantina di chilometri dal termine.
Il secondo passaggio sul Kwaremont, dopo 205 km di gara, vedeva Impey selezionare ulteriormente il gruppetto al comando, portandosi dietro i soli Broeckx e Phinney, mentre Van Bilsen riusciva a rientrare sui contrattaccanti. Ad animare la corsa, però, erano ancora una volta Devolder e i suoi incontri ravvicinati con l’asfalto fiammingo, l’ultimo dei quali avvenuto dopo uno spettacolare tamponamento ad un malcapitato uomo BMC, intento ad offrire la propria ruota a Van Avermaet a bordo strada.
Per vedere i grossi calibri all’opera, come previsto, si doveva attendere il Koppenberg, teatro dell’azione di squadra della Omega Pharma: Boonen e Terpstra hanno cambiato passo, andando a raggiungere quel che restava della fuga della prima ora, e testando le capacità di risposta degli avversari, fra i quali si lasciavano preferire Cancellara, Vanmarcke, Sagan e Degenkolb, oltre all’altro Omega Stybar.
La prima selezione è stata vanificata dalla successiva discesa, ma l’offensiva Omega non si è arrestata, con Vandenbergh pronto a dar vita ad un ulteriore tentativo, insieme a Devenyns e Boasson Hagen. Van Avermaet, già costretto ad uno sforzo extra per rientrare dopo l’incidente di cui si diceva poco sopra, era il più pronto a lanciarsi all’inseguimento, raggiungendo il terzetto sulle rampe del Taaienberg. Cancellara si trovava così costretto alla replica, riportandosi sui quattro e dando vita ad un drappello di tredici, comprendente anche Sagan, Boonen, Terpstra, Stybar, Minard, Leukemans, Degenkolb e Vanmarcke.
Come spesso avviene in corse ricche di passaggi da circoletto rosso, la fuga buona (o meglio, una metà) è partita in un tratto interlocutorio, allorché Van Avermaet e Vandenbergh, a 31 km dall’arrivo, hanno allungato in una delle rare sezioni di respiro offerte dal tracciato. I favoriti hanno titubato, al punto da consentire a Sorensen di chiudere in solitaria un buco di oltre quaranta secondi, per poi assistere – dopo una breve sfuriata di Sagan sul Kruisberg – al rientro di un’altra quindicina di uomini in vista dell’ultima ascesa al Kwaremont. Solo una trenata di Bodnar, appena riportatosi sotto, ha evitato che il vantaggio dei due al comando e di Leukemans, avvantaggiatosi in terza posizione, si dilatasse irrimediabilmente. Il forcing Cannondale ha però di fatto spianato la strada agli attacchi di Kristoff prima e Cancellara poi, con il solo Vanmarcke capace di accodarsi all’elvetico, mentre Sagan veniva ancora una volta respinto nel momento chiave, rimandando per l’ennesima volta l’appuntamento con la prima classica monumento in carriera.
La manciata di secondi tra la coppia appena formatasi e quella di testa sono stati colmati fra salita e discesa del Paterberg, malgrado un breve tentativo di assolo da parte di Van Avermaet, e il neo-quartetto ha trovato in extremis la collaborazione necessaria a scongiurare il rientro di Kristoff, che si sarebbe automaticamente trasformato nell’uomo da battere allo sprint.
Soltanto alle porte di Oudenaarde con gli avversari ormai definitivamente tagliati fuori, i battistrada hanno cominciato a studiarsi e scattarsi reciprocamente in faccia, senza riuscire tuttavia a scongiurare un epilogo in volata. Cancellara, a differenza di tante altre volte, è stato il più saggio nella gestione del finale, riuscendo a presentarsi sul rettilineo d’arrivo in coda al quartetto, nella posizione ideale per lanciare lo sprint. Van Avermaet, l’avversario più pericoloso, non ha invece saputo evitare di approcciare gli ultimi 200 metri in testa, vedendo sfilare alla propria sinistra la sagoma dello svizzero, lanciato verso un terzo successo che lo issa in vetta alla lista dei plurivincitori del Fiandre, in coabitazione con Fiorenzo Magni, Achiel Buysse, Eric Leman, Johan Museeuw e Tom Boonen.
Il generosissimo capitano BMC si è dovuto accontentare della piazza d’onore, con Vanmarcke a completare il podio e Vandenbergh relegato al legno. Kristoff e Terpstra, 5° e 6°, hanno preceduto un Boonen in crescita, ma ancora lontano dalla condizione dei giorni migliori, e probabilmente troppo in ritardo per pensare ad un riscatto alla Parigi-Roubaix. Addirittura fuori dai dieci Sagan, così come la modesta pattuglia italiana.
Fra sette giorni, Cancellara potrà andare in caccia di un altro primato: vincendo la quarta Roubaix, salirebbe in testa anche alla classifica dei plurivincitori dell’Inferno del Nord, al fianco di De Vlaeminck e Boonen.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing 6:15:18
2 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
3 Sep Vanmarcke (Bel) Belkin Pro Cycling Team
4 Stijn Vandenbergh (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
5 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 0:00:08
6 Niki Terpstra (Ned) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:00:18
7 Tom Boonen (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:00:35
8 Geraint Thomas (GBr) Team Sky 0:00:37
9 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:00:41
10 Sebastian Langeveld (Ned) Garmin Sharp 0:00:43
11 Vincent Jerome (Fra) Team Europcar 0:01:12
12 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
13 Nicki Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo 0:01:15
14 Dries Devenyns (Bel) Team Giant-Shimano 0:01:19
15 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Shimano 0:01:25
16 Peter Sagan (Svk) Cannondale
17 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida
18 Zdenek Stybar (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
19 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
20 Sébastien Minard (Fra) AG2R La Mondiale
21 Yoann Offredo (Fra) FDJ.fr
22 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
23 Tony Gallopin (Fra) Lotto Belisol
24 Laurens De Vreese (Bel) Wanty – Groupe Gobert 0:01:35
25 Oscar Gatto (Ita) Cannondale 0:01:41
26 Iljo Keisse (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team 0:01:43
27 Lloyd Mondory (Fra) AG2R La Mondiale
28 Steve Chainel (Fra) AG2R La Mondiale
29 Ignatas Konovalovas (Ltu) MTN – Qhubeka
30 Bram Tankink (Ned) Belkin Pro Cycling Team
31 Jan Barta (Cze) Team NetApp – Endura
32 Bradley Wiggins (GBr) Team Sky
33 Andrey Amador Bakkazakova (CRc) Movistar Team
34 Maarten Wynants (Bel) Belkin Pro Cycling Team
35 Zico Waeytens (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
36 Luca Paolini (Ita) Team Katusha 0:03:52
37 Jens Keukeleire (Bel) Orica Greenedge
38 Maciej Bodnar (Pol) Cannondale
39 Alexandre Pichot (Fra) Team Europcar
40 Taylor Phinney (USA) BMC Racing Team 0:04:12
41 Fabio Sabatini (Ita) Cannondale
42 Stig Broeckx (Bel) Lotto Belisol
43 Jos Van Emden (Ned) Belkin Pro Cycling Team
44 Guillaume Van Keirsbulck (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
45 Mirko Selvaggi (Ita) Wanty – Groupe Gobert
46 Silvan Dillier (Swi) BMC Racing Team
47 Tyler Farrar (USA) Garmin Sharp
48 Cyril Lemoine (Fra) Cofidis, Solutions Credits
49 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
50 Sébastien Turgot (Fra) AG2R La Mondiale

Fabian Cancellara taglia davanti a tutti il traguardo del Giro delle Fiandre (foto AFP)
POCO SPETTACOLO, TANTE CADUTE: GAND A DEGENKOLB
marzo 30, 2014 by Redazione
Filed under 2) GAND - WEVELGEM, News
Al termine di una corsa poco entusiasmante, animata soprattutto dalle tante cadute nel finale, una volata di gruppo incorona John Degenkolb, capace di battere Arnaud Démare e il favorito Peter Sagan, partito troppo lungo. Buoni segnali da parte di Cancellara, Van Avermaet e Vanmarcke; ancora opaco Tom Boonen. Neutralizzato in vista dell’ultimo chilometro un tentativo di Devolder, Amador e Dillier.
È stata una Gand-Wevelgem quanto mai secondo copione quella che ha definitivamente inserito John Degenkolb tra gli uomini da battere al Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix, dopo la buona prova di Harelbeke, sporcata dalla défaillance al momento dell’attacco di Sagan. Su un tracciato meno selettivo rispetto a due giorni fa, interpretato guardingamente dai favoriti, con la testa forse già rivolta ai muri di domenica prossima, il 25enne di Gera ha colto il quinto successo del suo brillante avvio di stagione, il primo non in terra francese (tre tappe al Giro del Mediterraneo e una alla Parigi – Nizza le prime quattro affermazioni), diventando il terzo tedesco ad iscriversi all’albo d’oro della Gand, dopo Andreas Klier e Marcus Burghardt.
A conti fatti, la sfida più ardua per Degenkolb è stata superare indenne la seconda ed ultima scalata del Kemmelberg, ad una quarantina di chilometri dal traguardo, unico frangente di vera battaglia in una corsa per il resto alquanto sonnolenta. Mentre Manuele Boaro distanziava Sebastian Lander, Marcel Aregger, Jaco Venter e Frederik Veuchelen, con i quali aveva condiviso circa 180 km di fuga e un vantaggio massimo di oltre dieci minuti, Sep Vanmarcke tentava infatti l’unico attacco illustre di giornata, mettendo a dura prova la resistenza di un gruppo nel quale il teutonico sembrava fra i più reattivi, insieme ad un Van Avermaet sempre più temibile per le prossime settimane, e ai soliti Sagan e Cancellara.
Il drappello così formatosi al comando ha avuto però vita breve, venendo ben presto fagocitato dal recupero di un gruppo ben più folto, comprendente – fra gli altri – anche un Tom Boonen che continua a sembrare lontanissimo da una gamba compatibile con propositi di vittoria a Fiandre e Roubaix. Boaro è stato a sua volta raggiunto poco più tardi, e quando anche il Monteberg è stato scavalcato senza scosse per l’ultima volta, è apparso scontato l’epilogo allo sprint.
Gli scatti tentati da qualche coraggioso ad una ventina di chilometri dal traguardo sembravano buoni al più per tener desto qualche spettatore in poltrona, ma forse proprio per via di questa impressione – condivisa probabilmente da una grossa fetta del gruppo – una di queste azioni suicide è andata vicinissima a guastare la festa ai velocisti. Merito di Silvan Dillier, svizzero classe 1990, che già ad una sessantina di chilometri dall’arrivo aveva allungato in compagnia di Mondory, Grivko e Parrinello, senza sopravvivere più di qualche minuto in avanscoperta. Il sostegno, questa volta, è venuto da Andrey Amador e Stijn Devolder, e il terzetto così compostosi è riuscito a raggranellare un margine di quasi 40’’, rimasto quindi oltre il mezzo minuto fino a 8 km dal termine.
La tendenza favorevole agli attaccanti si è paradossalmente invertita proprio in corrispondenza dell’evento che avrebbe dovuto vanificare definitivamente gli sforzi degli inseguitori: Greipel – divenuto ormai l’uomo da battere -, Farrar e Thomas sono finiti sull’asfalto, proseguendo una sequenza di cadute che aveva già costretto al ritiro Stannard, caduto in un fosso a 60 km dal traguardo, e tagliato fuori Pozzato e Paolini, poco prima degli ultimi due muri, oltre a colpire un Van Avermaet capace comunque di rientrare senza conseguenze.
Le esclusioni eccellenti hanno forse ringalluzzito le squadre dei velocisti superstiti, che hanno cominciato a rincorrere con ritrovato vigore, fino a neutralizzare definitivamente l’attacco del trio a 1300 metri dal traguardo.
Un’ennesima caduta a centro gruppo negli ultimi 500 metri non ha alterato più di tanto l’andamento di uno sprint lanciato da Peter Sagan, con potenza eguagliata solo dalla scelleratezza del tempismo. Lo slovacco ha resistito al comando più di quanto il 99% dei colleghi possa anche solo sperare di fare, ma le gambe hanno presentato il conto agli 80 metri finali, quando John Degenkolb lo ha saltato a centro strada, resistendo al contempo alla rimonta di Arnaud Démare, fermatosi ad una ruota scarsa dal sorpasso.
Un Vanmarcke ancora molto generoso, come venerdì ad Harelbeke, ha chiuso ai piedi del podio, raccogliendo comunque indicazioni incoraggianti in vista del Fiandre e di quella Roubaix che dodici mesi fa contese fin nel Velodromo ad un grande Cancellara. Subito alle sue spalle si è piazzato Tom Boonen, il cui 5° posto non basta a fugare i dubbi che aleggiano su di lui dopo l’opaca prestazione di due giorni fa e le difficoltà incontrate quest’oggi sul Kemmelberg. Van Asbroeck, Tsaevich, Hutarovich, Hushovd e Roelandts hanno completato una top 10 ancora tabù per i colori italiani.
Matteo Novarini
ORDINE D’ARRIVO
1 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Shimano 5:34:37
2 Arnaud Demare (Fra) FDJ.fr
3 Peter Sagan (Svk) Cannondale
4 Sep Vanmarcke (Bel) Belkin-Pro Cycling Team
5 Tom Boonen (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
6 Tom Van Asbroeck (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
7 Alexey Tsatevich (Rus) Team Katusha
8 Yauheni Hutarovich (Blr) AG2R La Mondiale
9 Thor Hushovd (Nor) BMC Racing Team
10 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Belisol
11 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha
12 Sam Bennett (Irl) Team NetApp – Endura
13 Bryan Coquard (Fra) Team Europcar
14 Lloyd Mondory (Fra) AG2R La Mondiale
15 Matteo Trentin (Ita) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
16 Cyril Lemoine (Fra) Cofidis, Solutions Credits
17 Gerald Ciolek (Ger) MTN – Qhubeka
18 Daniele Bennati (Ita) Tinkoff-Saxo
19 Boy van Poppel (Ned) Trek Factory Racing
20 Zdenek Stybar (Cze) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
21 Juan Jose Lobato Del Valle (Spa) Movistar Team
22 Taylor Phinney (USA) BMC Racing Team
23 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
24 Bernhard Eisel (Aut) Team Sky
25 Sacha Modolo (Ita) Lampre-Merida
26 Yoann Offredo (Fra) FDJ.fr
27 Jean-Pierre Drucker (Lux) Wanty – Groupe Gobert
28 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
29 Kristian Sbaragli (Ita) MTN – Qhubeka 0:00:04
30 Davide Cimolai (Ita) Lampre-Merida 0:00:06
31 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Shimano
32 Michael Schär (Swi) BMC Racing Team 0:00:09
33 Oscar Gatto (Ita) Cannondale 0:00:10
34 Sébastien Turgot (Fra) AG2R La Mondiale
35 Mirko Selvaggi (Ita) Wanty – Groupe Gobert 0:00:16
36 Romain Zingle (Bel) Cofidis, Solutions Credits
37 Jens Keukeleire (Bel) Orica GreenEdge 0:00:19
38 Fabian Cancellara (Swi) Trek Factory Racing
39 Tony Gallopin (Fra) Lotto Belisol
40 Grégory Rast (Swi) Trek Factory Racing
41 Imanol Erviti Ollo (Spa) Movistar Team
42 Vladimir Gusev (Rus) Team Katusha
43 Francesco Gavazzi (Ita) Astana Pro Team
44 Michael Morkov (Den) Tinkoff-Saxo
45 Dylan van Baarle (Ned) Garmin Sharp
46 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
47 Christian Knees (Ger) Team Sky
48 Steve Chainel (Fra) AG2R La Mondiale
49 Damien Gaudin (Fra) AG2R La Mondiale
50 Bram Tankink (Ned) Belkin-Pro Cycling Team

John Degenkolb conquista la prima Gand-Wevelgem in carriera (foto AFP)