STAFFETTA EUROPEA A CRONOMETRO, E’ ANCORA GRANDITALIA!

settembre 12, 2024 by Redazione  
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Affini, Cattaneo, Maestri, Cecchini, Guazzini e Masetti non deludono le aspettative della vigilia e vincono l’oro davanti a Germania e Belgio. Da domani iniziano le prove su strada e l’Italia può ancora essere protagonista

L’esigente crono mista per nazioni dei Campionati Europei di Ciclismo, seppur completamente piatta, ha comunque impegnato gli atleti per oltre un’ora essendo lunga 52 km e 300 metri. Partenza da Heusden-Zolder ed arrivo ad Hasselt e l’Italia, forte dell’oro e del bronzo conquistati proprio ieri nella priva individuale da Edoardo Affini e da Mattia Cattaneo, ha di nuovo sbaragliato la concorrenza proprio grazie al contributo dei due ciclisti appena citati, a cui si sono aggiunti Mirco Maestri, Elena Cecchini, Vittoria Guazzini e Gaia Masetti. Il sestetto azzurro diviso in due ‘tranches’ ha visto inizialmente la prova dei tre ciclisti azzurri che hanno fatto segnare il miglior tempo a metà percorso con 55 secondi di vantaggio sui diretti avversari. Alle ragazze il compito di difendere il vantaggio acquisito e nonostante una prova non eccelsa hanno saputo limitare i danni chiudendo complessivamente col tempo di 1 ora 1 minuto e 43 secondi. A 17 secondi di ritardo la Germania chiudeva in seconda posizione mentre terza era il Belgio con un ritardo di 1 minuto e 33 secondi. La top five era completata dalla Polonia, quarta a 1 minuto e 49 secondi di ritardo, e dall’Ucraina quinta a 4 minuti e 23 secondi di ritardo. La presenza di sole sei nazioni non è stata certamente il massimo per una competizione continentale, mancando ai nastri di partenza nazioni come Gran Bretagna, Francia e Olanda, ma l’Italia ha comunque confermato le previsioni della vigilia ed un oro continentale non è certo da buttare, specialmente se viene dopo quello di Affini. Ebbene, altre soddisfazioni per l’Italia possono arrivare già domani con l’inizio delle prove su strada che avranno il loro culmine domenica 15 settembre con la prova riservata agli uomini elite.

Antonio Scarfone

LItalia vince la staffetta mista a cronometro ai Campionati Europei (foto: Getty Images)

L'Italia vince la staffetta mista a cronometro ai Campionati Europei (foto: Getty Images)

COPPA SABATINI, BIS DI HIRSCHI

settembre 12, 2024 by Redazione  
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Marc Hirschi vince in solitaria anche la Coppa Sabatini, dopo l’acuto di domenica a Larciano. Battuti Mühlbelger e Foldager

Prosegue il fitto calendario delle classiche di (quasi) autunno Italiano con la Coppa Sabatini, ancora in terra toscana ma quest’oggi in territorio pisano. La fuga di giornata evade presto ed è composta da Lorenzo Milesi (Movistar), Sebastian Berwick (Caja Rural-Seguros RGA), Alexandre Balmer (Team corratec-Vini Fantini), Diego Uriarte, Carlos Garcia Pierna (Equipo Kern Pharma) e Davide Bais (Polti Kometa). Il sestetto inizia al comando la prima delle cinque scalate in programma a Montefoscoli mentre alle loro spalle il gruppo è controllato dalla UAE Emirates, in forze per il proprio capitano di giornata Marc Hirschi fresco vincitore giusto qualche giorno fa a Larciano, sempre in terra toscana. Il vantaggio massimo dei battistrada raggiunge 5 minuti, ma il loro destino sembra comunque segnato: la UAE Emirates è impeccabile con i calcoli e in vista dell’ultima ascesa al Muro di Greta giunge all’annullamento della fuga.
È proprio in questo esatto momento che ci prova Marc Hirschi, facendo subito il vuoto alle sue spalle. Il talento della formazione emiratina scollina con 20 secondi su un drappello inseguitore in cui è presente anche un buon Davide Formolo (Movistar), ma già si capisce che per la vittoria finale la corsa è in cassaforte quando sul primo passaggio sul traguardo il gap ha raggiunto 25″.
Una volta issata bandiera bianca per il gradino più alto del podio nel gruppetto inseguitore iniziano le schermaglie per giocarsi la piazza d’onore: riescono ad avvantaggiarsi in quattro, Kristian Sbaragli (Team corratec-Vini Fantini), Anders Foldager (Team Jayco AlUla), Gregor Mühlberger (Movistar) e Axel Huens (TDT-Unibet). Questo gruppetto trova buon accordo e mette abbastanza distacco fra sé e gli inseguitori per giocarsi la volata per il secondo posto: 30 secondi dopo un ingiocabile Marc Hirschi trionfante sul traguardo di Peccioli, il più veloce per il secondo posto è l’austriaco Mühlberger davanti a Foldager. Solo medaglia di legno per un buon Sbaragli.

Lorenzo Alessandri

Marc Hirschi esulta in solitaria a Peccioli. Photo Credit: Sprint Cycling Agency/Gran Premio Città di Peccioli – Coppa Sabatini)

Marc Hirschi esulta in solitaria a Peccioli. Photo Credit: Sprint Cycling Agency/Gran Premio Città di Peccioli – Coppa Sabatini)

12-09-2024

settembre 12, 2024 by Redazione  
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CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO A SQUADRE MISTA ELITE (Belgio)

La nazionale italiana si è imposta nella cronometro a squadre, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 52.3 Km in 1h01′43″, alla media di 50.845 Km/h. Ha preceduto di 17″ la nazionale tedesca e di 1′33″ la nazionale tedesca.

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO A SQUADRE MISTA JUNIORES (Belgio)

La nazionale olandese si è imposta nella nella cronometro a squadre, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 52.3 Km in 1h05′20″, alla media di 48.031 Km/h. Ha preceduto di 13″ la nazionale tedesca e di 23″ la nazionale norvegese. 5° a 56″ la nazionale italiana.

COPPA SABATINI

L’elvetico Marc Hirschi (UAE Team Emirates) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Peccioli, percorrendo 197.6 Km in 4h53′00″, alla media di 40.464 Km/h. Ha preceduto di 28″ l’austriaco Gregor Mühlberger (Movistar Team) e il danese Anders Foldager (Team Jayco AlUla). Miglior italiano Kristian Sbaragli (Team Corratec – Vini Fantini), 4° a 28″

TOUR OF ISTANBUL

Il francese Emilien Jeannière (TotalEnergies) si è imposto nella prima tappa, circuito di Çatalca, percorrendo 160.2 Km in 3h51′32″, alla media di 41.515 Km/h. Ha preceduto allo spriont il belga Milan Menten (Lotto Dstny) e il connazionale Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies). Miglior italiano Alessandro Romele (Astana Qazaqstan Development Team), 5°. Jeannière è il primo leader della classifica con 4″ su Menten e 6″ su Burgaudeau. Miglior italiano Romele, 5° a 10″

TOUR OF POYANG LAKE (Cina)

L’eritreo Dawit Yemane (BIKE AID) si è imposto nella decima ed ultima tappa, Anyuan – Sanbaishan Mountain, percorrendo 119.3 Km in 2h46′17″, alla media di 43.047 Km/h. Ha preceduto di 2″ il russo Petr Rikunov (Chengdu Cycling Team) e il polacco Patryk Gieracki (Lubelskie Perła Polski). Nessun italiano in gara. Rikunov si impone in classifica con 10″ sull’australiano Kane Richards (Roojai Insurance) e 1′12″ sul connazionale Timofei Ivanov (Hengxiang Cycling Team)

PROVE A CRONOMETRO INDIVIDUALI LIMBURGO 2024, L’ITALIA SPLENDE CON EDOARDO AFFINI

settembre 12, 2024 by Redazione  
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Si stanno svolgendo gli Europei di Limburgo 2024 in Belgio, vediamo come sono andate le prove individuali a cronometro nelle categorie Elite e Under23 per gli atleti maschili e le atlete femminili, oggi invece è in programma la cronosquadre mista.

UOMINI ELITE

Si distingue l’Italia nella prova regina della cronometro agli Europei di Limburgo grazie alla conquista del titolo europeo con Edoardo Affini, l’azzurro chiude la prova con un tempo di 35’:15” nei 31,5 chilometri previsti da Heusden-Zolder ad Hasselt prendendosi la medaglia d’oro. Al secondo posto si piazza, con 10” in più, il veterano elvetico Stefan Küng prendendo così la medaglia d’argento, terzo invece con il bronzo un altro azzurro ovvero Mattia Cattaneo con 20” di ritardo dal connazionale.

UOMINI U23

Nella prova a cronometro riservata agli under 23 a conquistare l’oro è Alec Segaert con il tempo di 35’06”, il belga ha scekto di correre in qiuesta categoria e non in quella riservata ai profesionisti in cui mantenedo invariate le stesso condizioni meteo avrebbe superato il nostro Affini, inciso a parte, al secondo posto, distanziato di 30”, si prende la medaglia di bronzo SÖDERQVIST Jakob Soderqvist per la Svezia, al terzo e quindi medaglia di bronzo il neerlandeseWessel Mours.

DONNE ELITE

A Limburgo nella prova a cronometro regina riservata alle donne splende Lotte Kopecky, la belga sulle strade di cas divora lettermente la strada e vola a prendersi una medaglia d’oro meritatissima con un tempo di 39’:00” per coprire i 31,2 chilometri in programma da Heusden-Zolder ad Hasselt. A 43″ di distanza dal suo tempo chiude la neerlandese Ellen Van Dijk. In medaglia di bronzo infine ci va l’austriaca Christina Schweinberger.

DONNE U23

Appassionante la prova a crono donne Under23 agli Europei di Limburgo 2024 infatti la lotta si è giocata è il caso di dirlo sul filo dei secondi e nel rettilino di arrivo quando ad arrivare è stata la tedesca Antonia Niedermaier fermando le lancette a 41’:23”, l’unica che stava per insidiare il tempo della finlandese Anniina Ahtosalo, partita un minuto prima di lei, che prende la medaglia d’argento, e l’unica a scendere sotto il muro dei 41 minuti, fermando le il cronometro a 40’54” con quasi 46 km/h di media che le hanno consentito quindi di prendere la medaglia d’oro. A completare il podio, con il tempo di 41:’26” è stata la lussemburghese Maria Schreiber.

Antonio Scarfone

Edoardo Affini con la medaglia doro agli Europei di Limburgo 2024 (Photo credit: Getty Images)

Edoardo Affini con la medaglia d'oro agli Europei di Limburgo 2024 (Photo credit: Getty Images)

GIRO DI TOSCANA, VITTORIA DEL FRANCESE CHAMPOUSSIN

settembre 11, 2024 by Redazione  
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Il francese Clément Champoussin vince la 96a edizione della corsa brena. Secondo l’australiano Storer, terzo il connazionale Jegat. L’intramontabile Pozzovivo è il migliore degli italiani

Scorrendo Wikipedia si potrebbe quasi pensare che un tempo il Giro di Toscana fosse quasi al livello delle Monumento, sia per la sua longevità (è nata oltre un secolo fa), sia per un albo d’oro nel quale compaiono Girardengo (2 vittorie), Binda (2), Guerra, Bartali (5, record), Coppi, Magni (2), Bitossi, Moser (4), Baronchelli (2), Fondriest, Nibali e molti stranieri di alto livello come Altig e De Vlaeminck; anche negli ultimi due anni la vittoria è andata a due “pesi medi” come Hirschi e Sivakov. I più anziani ricorderanno anche che un tempo si poteva leggere su alcuni libri di testo per le scuole medie, tra i saggi di letteratura italiana, l’appassionante resoconto dell’edizione 1953, famosa per essere stata l’ultima vittoria importante nella carriera di Gino Bartali, resoconto oltretutto scritto dallo stesso “Ginettaccio”.
Quelli, purtroppo, erano altri tempi, con percorsi di 245 chilometri ben più selettivi. Quest’anno i chilometri erano 183, e in apparenza molti di meno in quanto la corsa si svolge interamente intorno a Pontedera, con
un primo breve circuito nelle fasi iniziali, e un lungo circuito finale di ben 56 chilometri, ideato al fine di far scalare due volte l’unica salita importante della giornata: il monte Serra (613 metri), circa 8 chilometri al 7% su cui potrebbero decidersi le sorti della corsa. Ma gli italiani al via oggi non hanno un Bartali in gara e i loro migliori esponenti sono probabilmente il non più giovane Diego Ulissi (UAE Team Emirates) – otto tappe vinte al Giro e qualche corsa in linea di prestigio (tra le quali la Grand Prix Cycliste de Montréal e la Milano-Torino) – e l’eterno (ormai quasi 42enne) Domenico Pozzovivo (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè),ottimo nei Grandi Giri ma scarso nelle corse in linea. Tra gli stranieri si fanno notare i nomi del kazako Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team) e del giovane svizzero Jan Christen (UAE Team Emirates), a luglio vincitore del Giro dell’Appennino.
Si parte alle 11.30, con un tempo ottimo e finalmente non troppo caldo, sperando che le due salite al Monte Serra bastino ad evitare la volatona finale. Neanche i siti di scommesse si azzardano a pronosticare una gara tristemente disertata da tutti i corridori più forti del ranking mondiale, Parte, comunque, dopo un po’ di confusione iniziale, la solita fuga dei soliti ignoti, sei corridori di cui il migliore è forse l’italiano Matteo Spreafico (Mg.K Vis – Colors for Peace), che nel 2018 riuscì a vincere un Giro del Venezuela. Pare improbabile che qualcuno di costoro possa arrivare e, infatti, nonostante un vantaggio che nel giro di 20 chilometri raggiunge
i 7 minuti, il gruppo reagisce al passaggio a Pontedera, quando inizia il primo dei due lunghi giri conclusivi e già durante la prima salita recupera quasi tutto lo svantaggio. Quando il giro termina, al nuovo passaggio a Pontedera, i fuggitivi vengono ripresi e il gruppo procede con relativa tranquillità sino all’attacco del Monte
Serra. La tranquillità dura poco: la strada è stretta e dopo neanche due chilometri si verifica una incredibile caduta in salita – pensavamo di averle viste tutte, e invece… – con diversi corridori che vengono letteralmente sbattuti contro il muro che delimita la sede stradale. Il gruppo si assottiglia e ne approfitta il colombiano Esteban Chaves (EF Education – EasyPost) – non proprio l’ultimo arrivato (ha vinto addirittura un Lombardia nel 2016, anche se da molti anni è sparito dai riflettori), per far partire un’azione che ai bei tempi (i suoi) sarebbe stata forse decisiva. Ma quei tempi sono passati e alcuni corridori, tra i quali il nostro Pozzovivo, il francese Clement Champoussin (Arkéa – B&B Hotels) e l’australiano Michael Storer (Tudor Pro Cycling Team), tutti gregari di belle speranze, finiscono per raggiungerlo. Dietro di loro il gruppo si sfalda completamente e un
secondo gruppetto, che comprende il nostro Ulissi, tenta invano di riportarsi sul primo, anche se un paio di corridori, col passare dei chilometri e con l’arrivo dei falsopiani, se ne staccano e finiscono per riuscirci. In vista della cima della salita, sul tratto più duro con pendenze superiori al 10%, partono Champoussin e Storer; Pozzovivo cerca di restare con loro, ma cede subito e viene riassorbito dagli inseguitori. I due battistrada fanno sul serio e negli 8 chilometri di discesa, spesso stretta e difficile, portano a 35 secondi il loro vantaggio sui corridori alle loro spalle, che continuano a frazionarsi e a rimescolarsi. A 20 chilometri dall’arrivo, all’inizio del tratto di pianura che riporta al traguardo di Pontedera, la situazione si stabilizza, con Champoussin (che è transitato primo in cima al Monte Serra) e Storer che si danno cambi regolari e gli inseguitori che – nonostante siano diventati una decina (fra loro sia Ulissi, sia Pozzovivo) – si guardano un po’ troppo spesso. L’impazienza è cattiva consigliera e alla fine il gruppetto si fraziona, con Pozzovivo e il tedesco Ben Zwiehoff (Red Bull – BORA – hansgrohe) – poi raggiunti dal francese Jordan Jegat (TotalEnergies) e dall’altro tedesco Marco Brenner (Tudor Pro Cycling Team) – che a forza di scatti riducono un po’ il distacco, sino ad arrivare a 20 secondi all’ultimo chilometro. Ma ormai è tardi e i due fuggitivi smettono di collaborare solo a 500 metri dall’arrivo: quasi subito Storer si distrare un attimo e il furbo Champoussin ne approfitta per lanciare la volata e vincere senza difficoltà: il francese, la cui vittoria di maggior prestigio in carriera era stata una tappa alla Vuelta del 2021, può scrivere il suo nome accanto a quelli di Binda, Bartali, Coppi eccetera. Storer, anche
lui vincitore di tappa alla Vuelta (e anche lui nel 2021), è secondo. A 17 secondi è terzo Jegat, che in carriera non ha vinto nulla; sesto ed ultimo del quartetto inseguitore arriva Pozzovivo, primo degli italiani.
Gli altri arrivano un po’ per volta, con Ulissi – secondo degli italiani – all’ottavo posto e oltre metà gruppo ritirato (incluso Christen). Chaves è 16esimo, i due Davide (Piganzoli e Formolo), tra i pochi corridori non del tutto sconosciuti, si piazzano 17esimo e 28esimo. Lutsenko arriva 68esimo, fra gli ultimi.
Corsa da dimenticare, vinta da un corridore di secondo piano? Forse. Ci sarà sempre qualcuno che preferirà una corsa come quella odierna a una dominata dal Pogacar o dal Van der Poel di turno. A qualcuno piacciono i
grandi campioni e le grandi imprese, a qualcun altro le corse incerte sino all’ultimo, e poco importa chi le vince. Finché dura ce ne sarà per tutti i gusti.

Andrea Carta

Champoussin regola in volata Storer sul traguardo di Pontedera

Champoussin regola in volata Storer sul traguardo di Pontedera

11-09-2024

settembre 11, 2024 by Redazione  
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CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO INDIVIDUALE ELITE MASCHILE (Belgio)

L’italiano Edoardo Affini si è imposto nella corsa a cronometro, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 31.2 Km in 35′15″, alla media di 53.106 Km/h. Ha preceduto di 10″ l’elvetico Stefan Küng e di 20″ l’italiano Mattia Cattaneo

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO INDIVIDUALE ELITE DONNE (Belgio)

La belga Lotte Kopecky si è imposta nella corsa a cronometro, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 31.2 Km in 39′00″, alla media di 48 Km/h. Ha preceduto di 44″ l’olandese Ellen van Dijk e di 1′03″ l’austriaca Christina Schweinberger. Unica italiana in gara Vittoria Guazzini, 5° a 1′09″

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO INDIVIDUALE UNDER23 MASCHILE (Belgio)

Il belga Alec Segaert si è imposto nella corsa a cronometro, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 31.2 Km in 35′06″, alla media di 53.333 Km/h. Ha preceduto di 31″ lo svedese Jakob Söderqvist e di 34″ l’olandese Wessel Mouris. Due italiani in gara: Andrea Raccagni Noviero 7° a 1′35″, Nicolas Milesi 9° a 1′51″

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO INDIVIDUALE UNDER23 FEMMINILE (Belgio)

La finlandese Anniina Ahtosalo (Uno-X Mobility) si è imposta nella corsa a cronometro, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 31.2 Km in 40′54″, alla media di 45.770 Km/h. Ha preceduto di 29″ la tedesca Antonia Niedermaier e di 32″ la lussemburghese Marie Schreiber. Unica italiana in gara Carlotta Cipressi, 15° a 1′38″

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO INDIVIDUALE JUNIORES MASCHILE (Belgio)

L’olandese Michiel Mouris si è imposto nella corsa a cronometro, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 31.2 Km in 37′08″, alla media di 50.413 Km/h. Ha preceduto di 7″ il belga Jasper Schoofs e di 24″ il tedesco Paul Fietzke. Due italiani in gara: Lorenzo Finn 7° a 47″, Andrea Montagner 32° a 3′02″

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO INDIVIDUALE JUNIORES FEMMINILE (Belgio)

La spagnola Paula Ostiz si è imposta nella corsa a cronometro, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 13.3 Km in 17′52″, alla media di 44.651 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’olandese Fee Knaven e di 11″ la slovacca Viktória Chladoňová. Due italiane in gara: Elena De Laurentiis 15° a 1′07″, Irma Siri 20° a 1′16″

GIRO DELLA TOSCANA – MEMORIAL ALFREDO MARTINI

Il francese Clément Champoussin (Arkéa – B&B Hotels) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Pontedera, percorrendo 182.7 Km in 4h23′40″, alla media di 41.575 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Michael Storer (Tudor Pro Cycling Team) e di 17″ il connazionale Jordan Jegat (TotalEnergies). Miglior italiano Domenico Pozzovivo (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), 6° a 17″

TOUR OF SALALAH (Oman)

L’algerino Yacine Hamza (Madar Pro Cycling Team) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Mughsail Beach – Darbat Waterfall, percorrendo 133.8 Km in 2h57′40″, alla media di 45.186 Km/h. Ha preceduto allo spriont il belga Gil D’heygere (CT UW Immo Plus – Pessemier NV) e l’olandese Jeroen Meijers (Victoria Sports Pro Cycling Team). Nessun italiano in gara. Il brasiliano Nícolas Sessler (Victoria Sports Pro Cycling Team) si impone in classifica con 3′35″ sul marocchino Ibrahim Essabahy (Qatar Pro Team) e 6′06″ sull’algerino Azzedine Lagab (Madar Pro Cycling Team)

TOUR OF POYANG LAKE (Cina)

L’estone Martin Laas (Ferei Quick-Panda Podium Mongolia Team) si è imposto anche nella nona tappa, circuito di Ji’an, percorrendo 115.8 Km in 2h26′16″, alla media di 47.502 Km/h. Ha preceduto allo sprint i russi Petr Rikunov (Chengdu Cycling Team) e Roman Maikin (Chengdu Cycling Team). Nessun italiano in gara. Rikunov è tornato leader della classifica con 4″ sull’australiano Kane Richards (Roojai Insurance) e 1′06″ sul connazionale Timofei Ivanov (Hengxiang Cycling Team)

10-09-2024

settembre 10, 2024 by Redazione  
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TOUR OF SALALAH (Oman)

Il belga Elias Van Breussegem (Shifting Gears Strategica) si è imposto nella terza tappa, Alhaffa – Ittin, percorrendo 118.8 Km in 2h59′45″, alla media di 39.655 Km/h. Ha preceduto di 11″ l’algerino Azzedine Lagab (Madar Pro Cycling Team) e il brasiliano Nícolas Sessler (Victoria Sports Pro Cycling Team). Nessun italiano in gara. Sessler è ancora leader della classifica con 3′54″ sul marocchino Ibrahim Essabahy (Qatar Pro Team) e 6′25″ su Lagab

TOUR OF POYANG LAKE (Cina)

L’estone Martin Laas (Ferei Quick-Panda Podium Mongolia Team) si è imposto nell’ottava tappa, circuito di Xinyu Fairy Lake, percorrendo 120.5 Km in 2h34′44″, alla media di 46.726 Km/h. Ha preceduto allo sprint il bielorusso Alexei Shnyrko (Li Ning Star) e il russo Petr Rikunov (Chengdu Cycling Team). Nessun italiano in gara. L’australiano Kane Richards (Roojai Insurance) è ancora leader della classifica con 7″ su Rikunov e 1′02″ sul russo Timofei Ivanov (Hengxiang Cycling Team)

LA VUELTA CHE VERRÀ (e altro ancora): VUELTA A ESPAÑA 2025

settembre 10, 2024 by Redazione  
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L’anno prossimo la Vuelta scatterà dall’Italia. La “Grande Partenza” della corsa iberica andrà in scena sulle strade del Piemonte

La notizia non è ancora ufficiale ma da mesi viene dato per certo che l’Italia dopo aver ospitato quest’anno il “Grand Départ” del Tour de France nel 2025 farà la stessa cosa con la Vuelta. Il Giro di Spagna numero 80° partirà dall’Italia anche se sul “dove” non ci sono certezze, a parte quella sulla regione che darà il via alla corsa, il Piemonte. La prima candidatura è arrivata lo scorso mese di aprile e domenica a Madrid era presente una delegazione piemontese per incontrare l’organizzatore della Vuelta Javier Guillén e cominciare a mettere nero su bianco il programma dei primi giorni di corsa. Ad aprile era stata diffusa dalla stessa Federazione Ciclistica italiana una prima “bozza” di percorso, che prevede ben tre tappe e mezza, come accaduto anche con il Tour partito da Firenze. Secondo tale bozza la prima frazione non dovrebbe partire da Torino ma dalla vicina Venaria Reale in direzione di Novara, dove andrebbe in scena un arrivo allo sprint, poi la corsa dovrebbe trasferirsi a Cherasco per ripartire alla volta di Alba, entrambi centri situati nella zona delle Langhe e questo si presta al disegno di un percorso collinare. L’ultima tappa totalmente disegnata sul suolo italiano si correrebbe quindi tra San Maurizio Canavese e Ceres, andando probabilmente a ricalcare il finale della quinta tappa del Giro Donne 2023, che prevedeva nel finale la salita (6 Km al 6.6%) diretta al santario intotolato a Sant’Ignazio di Loyola (santo di origine spagnola, tra l’altro). Infine, la quarta tappa partirebbe da Bussoleno in direzione della Francia, come accaduto in occasione della frazione che all’ultimo Tour ha portato il gruppo da Pinerolo a Valloire, e si andrebbero dunque subito ad affrontare le prime montagne. In tempi più recenti, però, il giornalista piemontese Beppe Conti avrebbe ridimensionato questo progetto a soli due giorni, con un prima tappa disegnato attorno a Torino e una seconda nelle Langhe per poi puntare verso la Francia.

RASSEGNA STAMPA

Vuelta, per Roglic è un poker storico. Crono finale a Kung: Cattaneo terzo e Baroncini quarto

Gazzetta dello Sport

V Madridu so okronali kralja Primoža IV – Velika Slovenija je pobrala vse (A Madrid fu incoronato re Primož IV – La grande Slovenia ha raccolto tutto)

Delo – Slovenia

Küng firma la crono finale della Vuelta

Corriere del Ticino – Svizzera

Roglic secures fourth Vuelta title to equal record (Roglic si aggiudica il quarto titolo della Vuelta eguagliando il record)

The Guardian – Regno Unito

Primoz Roglic reigns in Spain as Eddie Dunbar celebrates superb race campaign (Primoz Roglic regna in Spagna mentre Eddie Dunbar celebra una superba campagna di gara)

The Irish Times – Irlanda

Roglic es el hombre-récord (Roglic è l’uomo dei record)

AS – Spagna

Roglic ganha pela quarta vez a Vuelta e iguala recorde de vitórias (Roglic vince la Vuelta per la quarta volta ed eguaglia il record di vittorie)

Público – Portogallo

Un 4e Tour d’Espagne pour Roglic et un record de victoires égalé (Un 4° Giro di Spagna per Roglic e un record di vittorie eguagliato)

L’Équipe – Francia

Stefan Küng schrijft de slottijdrit van de Vuelta op zijn naam, Primoz Roglic is al voor de vierde keer eindwinnaar in Spanje (Stefan Küng vince la cronometro finale della Vuelta, Primoz Roglic è già vincitore assoluto in Spagna per la quarta volta)

Het Nieuwsblad – Belgio

Roglic pakt eindzege in Vuelta na door Küng gewonnen tijdrit – Alarmfase één door ziekte, maar Roglic blijft winnen in La Vuelta: ’Nooit genoeg’ (Roglic conquista la vittoria assoluta alla Vuelta dopo una cronometro vinta da Küng – Allarme fase uno per malore, ma Roglic continua a vincere alla Vuelta: ‘Mai abbastanza’)

De Telegraaf – Paesi Bassi

Roglic gewinnt zum vierten Mal die Vuelta – Lipowitz starker Siebter (Roglic vince la Vuelta per la quarta volta, Lipowitz conclude con un ottimo settimo posto)

Kicker – Germania

Vacek útočil na triumf v časovce, nakonec je šestý. Roglič znovu králem Vuelty (Vacek attaccava per il trionfo nella cronometro, alla fine è arrivato sesto. Roglič di nuovo re della Vuelta)

Mladá fronta Dnes – Repubblica Ceca

Roglic protects lead on final day to win Spanish Vuelta for a record-equaling 4th time (Roglic difende il primato nell’ultimo giorno e vince la Vuelta spagnola per la quarta volta, eguagliando un record)

The Washington Post – USA

¡Primoz Roglic se coronó campeón de la Vuelta a España! Küng conquistó la etapa 21; Harold Tejada volvió a brillar (Primoz Roglic è stato incoronato campione della Vuelta a España! Küng ha conquistato la tappa 21; Harold Tejada ha brillato di nuovo)

El Tiempo – Colombia

Richard Carapaz roza el podio de la Vuelta a España 2024, el título vuelve a manos del esloveno Primoz Roglic – Así queda la clasificación general final de la Vuelta a España con la actuación de los ecuatorianos Richard Carapaz, Alexander Cepeda y Jhonatan Narváez – ‘Soy uno de los mejores y aún sigo en la lucha’, afirma Richard Carapaz, cuarto en la general de la Vuelta a España (Richard Carapaz sfiora il podio della Vuelta a España 2024, il titolo torna nelle mani dello sloveno Primoz Roglic – Questa la classifica generale finale della Vuelta a España con la prestazione degli ecuadoriani Richard Carapaz, Alexander Cepeda e Jhonatan Narváez – “Sono uno dei migliori e sto ancora lottando”, dice Richard Carapaz, quarto assoluto alla Vuelta a España)

El Universo – Ecuador

Australian cycling trio make history in Vuelta (Il trio ciclistico australiano scrive la storia alla Vuelta)

The West Australian – Australia

VUELTAALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della ventunesima ed ultima tappa, Distrito Telefónica – Madrid (cronometro individuale)

1° Victor Lafay
2° Maurice Ballerstedt a 2″
3° Luca Vergallito a 19″
4° Reuben Thompson a 21″
5° Valentin Paret-Peintre a 23″

Classifica generale finale

1° Tim Naberman
2° Ide Schelling a 1′14″
3° Kamil Gradek a 7′03″
4° Thibault Guernalec a 16′15″
5° Julius van den Berg a 16′22″

Miglior italiano Alessandro De Marchi, 11° a 27′07″
Maglia nera Primoz Roglic, 135° a 5h21′03″

I MONDIALI IN “QUATTRO”

Terminato il racconto della Vuelta del 1974 vi accompagneremo alla riscoperta, atteaverso i titoli del quotidiano “La Stampa” dei mondiali disputati negli anni terminanti con il numero 4, nel 30° anniversario del campionato del mondo disputato ad Agrigento nel 1994. I titoli dell’edizione 2014 sono quelli de ilciclismo.it

2004 – VERONA (Italia)

TRIS MONDALE: FREIRE ENTRA NELLA GALLERIA DEI GRANDI

Scelte sbagliate e sfortuna condannano l’Italbici – I fantasmi di Rebellin e Simoni si agitano nella fatal Verona – Resa amara per l’ltalia del pedale

Bettini si fa male cambiando una ruota, uova contro l’ammiraglia di Ballerini – Moser accusa: «Mancava gente di personalità». Basso si difende: «Abbiamo rallentato per aspettare Bettini». E Cunego si consola coccolato dalla mamma – Il ct Ballerini sotto accusa: «Perso Bettini, non avevamo più armi»

2014 – PONFERRADA (Spagna)

KWIATKOWSKI, CHE ASSOLO!

L’Italia riesce nell’intento di far scoppiare la corsa, ma ad approfittarne è il giovane polacco, che anticipa lo strappo finale e resiste al ritorno di un gruppetto regolato da Gerrans. Ennesimo podio senza iride per Valverde, terzo. Gli azzurri si sciolgono nel finale, mancando tutte le azioni nell’ultimo giro e mezzo. La prima nazionale di Davide Cassani si deve accontentare del tredicesimo posto di Colbrelli.

VUELTA 2024 – LE PAGELLE

settembre 10, 2024 by Redazione  
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Ecco le pagella della 79a edizione della Vuelta

PRIMOZ ROGLIC. Vince con autorità la Vuelta 2024 conquistando uno storico poker dopo le vittorie nel triennio 2019 – 2021 e lasciandosi alle spalle le cadute al Giro dei Paesi Baschi e al Tour de France. Le tre vittorie di tappa sul Pico Villuercas, a Cazorla e sull’Alto de Moncalvillo nobilitano la sua prestazione nel corso delle tre settimane. La stagione, considerando anche la vittoria del Delfinato, è certamente positiva. VOTO: 9

BEN O’CONNOR. La quasi fuga bidone della sesta tappa lo proietta al primo posto in classifica generale. Resiste in maglia rossa fino alla tappa verso il Picon Blanco nella quale si deve arrendere a Roglic, ma alla fine riesce a conservare un secondo posto finale che gli vale la sua miglior prestazione in un GT. VOTO: 8

MATTIAS SKJELMOSE. Una delle sorprese più belle della Vuelta 2024. Dopo una prima settimana ordinaria, le tappe di Cazorla e del Cuito Negru – dove giunge rispettivamente quinto e sesto – gli danno le motivazioni giuste per poter ambire ad una prestigiosa top five. La prestazioni in crescendo sull’Alto de Moncalvillo e l’ottima cronometro conclusiva di Madrid gli regalano il quinto posto finale, la vittoria nella classifica dei giovani e la convinzione, perchè no, di poter diventare il nuovo Vingegaard. VOTO: 8

ENRIC MAS. E’ stato definito un po’ ironicamente il miglior gregario di Roglic alla Vuelta. Effettivamente non ci allontaniamo tanto dalla realtà, se è vero come è vero che i suoi attacchi (o presunti tali), pur encomiabili per impegno e dedizione, non hanno mai impensierito lo sloveno, spesso e volentieri rimasto alla sua ruota e pronto a cogliere il momento giusto per attaccare. Un terzo posto finale che comunque resta la migliore prestazione del suo 2024. VOTO: 7.5

KADEN GROVES . Approfitta del ritiro di Van Aert e conquista per il secondo anno consecutivo la maglia verde. Le tre vittorie di tappa sono la ciliegina sulla torta di una Vuelta complessivamente positiva. VOTO: 7.5

EDDIE DUNBAR . L’irlandese della Jayco AlUla vince due tappe scegliendo il momento giusto per le ‘fagianate’ che gli consegnano le due vittorie. VOTO: 7.5

RICHARD CARAPAZ. Dopo le prime due settimane piuttosto anonime, se si eccettua il secondo posto nella nona tappa, ottiene tre top ten nelle tappe del Cuitu Negru, dell’Alto de Moncalvillo e del Picon Blanco. Alla fine è quarto in classifica generale riuscendo a riscattare un Tour de France sottotono. VOTO: 7

DAVID GAUDU. Dopo il quarto posto al Tour 2022 si era un po’ perso per strada tra infortuni e prestazioni mediocri. A 27 anni trova un sesto posto finale in un GT, che può accrescere l’autostima e trovare le motivazioni per tornare ad essere uno dei migliori ciclisti francesi da GT. VOTO: 7

JOAO ALMEIDA Alla vigilia della Vuelta era considerato dalla maggior parte degli addetti ai lavori il più grande avversario di Roglic per la vittoria finale. Il terzo posto sul Pico Villuercas lo posizionava a soli 8 secondi di ritardo dalla maglia rossa. L’avvento del covid pone miseramente fine ai suoi sogni di gloria e lo costringe al ritiro cinque giorni dopo. VOTO: 7

ANTONIO TIBERI. Le speranza italiana per la Vuelta 2024 svaniscono nella nona tappa con il ritiro del capitano del Team Bahrain Victorious a causa di un malore che lo mette ko. Fino a quel momento aveva dato segni positivi, prendendo solo una ventina di secondi di ritardo da Roglic sugli arrivi in salita del Pico Villuercas e di CazorlaVOTO: 7

FLORIAN LIPOWITZ. Il giovane talento tedesco della Red Bull BORA Hansgrohe cresce bene all’ombra di Roglic e chiude in classifica generale al settimo posto. Un ottimo lasciapassere per future prestazioni. VOTO: 7

WOUT VAN AERT. Poteva essere 9 il voto del belga, che stava per vincere contemporaneamente la classifica a punti e quella dei GPM di un GT, cosa rara nel ciclismo, ma la caduta d il conseguente ritiro nella sedicesima abbassano inesorabilmente il voto e il sipario su una stagione che è un eufemismo dire scalognata. Alla Vuelta restano le tre vittorie di tappa, a corredo del bronzo olimpico a cronometro e della vittoria nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne. VOTO: 7

PABLO CASTRILLO, MARC SOLER, URKO BERRADE. Tra i più attivi nel promuovere fughe di lunga gittata, vincono una tappa ciascuno meritandosi una sufficienza piena e dando alla Spagna tre vittorie di tappa. VOTO: 7

PAVEL BITTNER Vince la quinta tappa con arrivo a Siviglia denotando le grandi doti di velocista che potrà migliorare in futuro. VOTO: 7

MICHAEL WOODS Vince sul Puerto de Ancares in un arrivo adatto alle sue caratteristiche, ancora di più se, come è successo, presente in una fuga. Per lui è la terza vittoria di tappa alla Vuelta, dopo le affermazioni nel 2018 e nel 2020. VOTO: 7

STEFAN KÜNG. Vince la cronometro conclusiva di Madrid dimostrando di essere probabilmente l’unico vero cronoman presente alla Vuelta. Vediamo adesso se e quanto questa vittoria gli darà la carica per affrontare in rapida successione Europei e Mondiali. VOTO: 7

BRANDON MCNULTY Vince la cronometro inaugurale da Lisbona ad Oeiras e veste la prima maglia rossa. VOTO: 6.5

PAVEL SIVAKOV . Inizialmente doveva vestire i panni del gregario in una UAE Team Emirates che vantava sulla carta una delle migliori rose alla partenza della Vuelta 2024. Termina nono nella generale e resta il dubbio di cosa avrebbe potuto fare se fosse stato lui il capitano. VOTO: 6

MIKEL LANDA Dopo due buonissime settimane culminate con il terzo ed il quarto posto a Cazorla ed a Granada, viene meno nella tappa di Maeztu perdendo circa quattro minuti sui primi e dicendo addio ad una top five che sembrava cosa (quasi) fatta. Alla fine è ottavo ma le recriminazioni sono tante per l’uomo di classifica designato dal Team Soudal Quick Step. VOTO: 5.5

ADAM YATES Capitano ombra dell’UAE Team Emirates, non sfrutta a dovere l’occasione che il destino gli riserva tra ritiro di Almeida e vittoria nella nona tappa, al termine della quale aveva un ritardo di circa 1 minuto e mezzo da Roglic. Una terza settimana che dire deludente è poco lo fa uscire dalla classifica generale e alla fine non entra neanche nella top ten. VOTO: 4

SEPP KUSS. Ombra del ciclista che non più di un anno fa aveva vinto la Vuelta, parte con i gradi di capitano nel Team Visma Lease a Bike ma non dà mai l’impressione di poter competere per la vittoria finale. Chiude quattordicesimo, rivelandosi probabilmente la delusione più grande dell’intera corsa spagnola. VOTO: 4

Antonio Scarfone

VUELTA, POVERA E BELLA: ESISTE CICLISMO ANCHE SENZA MOSTRI SACRI

settembre 9, 2024 by Redazione  
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Roglič appaia Heras col record di Vuelte vinte, a quota quattro. Una bella gara che riconcilia con lo sport gli amanti di un ciclismo diverso dai wattaggi atomici.

La crono tracciata con creatività e cuore fra i barrios di Madrid viene vinta da Küng, uno dei grandissimi indiscutibili di questa specialità che, udite udite, porta a casa solo in quest’occasione per la prima volta in carriera una tappa di Grande Giro, a testimonianza appunto di come la disciplina stia vivendo in questi anni delle punte qualitative a dir poco clamorose. Ed è tutto dire che questo fior di fenomeni contro le lancette vengano spesso e volentieri ramazzati sul loro terreno, cioè le tappe a cronometro, dai mostri tout court di questi anni, Evenepoel (e va benissimo, perché di questo esercizio fa una delle proprie eccellenze), Van Aert (e sia pure, dopotutto non è uomo di classifica, per lo meno, e fa una bandiera delle polivalenza), Roglič (è una sua prerogativa in fin dei conti), Pogačar (sì, d’accordo, ha il fisico, sappiamo che è bravo, altro?) ma talvolta perfino da …Vingegaard! Tempi duri insomma per i Küng, i Ganna, i Bisseger, i Foss, gli Oliveira e tanti ancora. Non c’è da stupirsi se un Affini si “trattorizzi” e trovi il proprio spazio nel peloton assumendo il ruolo di “ammazzafughe” del quale cui fu quasi eponimo Tim Declerq.
In questa Vuelta, però, torna sotto i riflettori il ciclismo umano, o degli umani, e così stavolta Roglič si deve accontentare del secondo posto di tappa. È sintomatico anche che dietro questi due non ci sia la solita trafila di uomini di classifica con la “scusa” (scusa, sia chiaro, con un suo fondo di verità) per la quale dopo tre settimane con tanta montagna i cronomen sarebbero più spompati di chi lotta per il vertice. Stavolta invece annusano scampoli di alta classifica – parlando sempre di piazzamenti di giornata – anche un Cattaneo, in forma strepitosa, inspiegabilmente castigato dal team che l’altro giorno gli ha impedito di lottare per una vittoria di tappa, col solo fine di soccorrere molto ma molto tardivamente (e qui sta il vulnus) il capitano Landa finito in un momento di sbando; oppure Baroncini, il cui talento cristallino è ancora in attesa di trovare una propria definizione e approdo, per un ciclismo come quello azzurro i cui orizzonti ormai assumono i toni cupi di un abisso oceanico senza risalita. I migliori uomini di classifica al netto di Rogla sono Skjelmose, che agguanterà così in extremis una top 5 nella generale a discapito di Gaudu (unica svolta in tutta la top 30 della CG, a parte Sepp Kuss che scala in giù al 14º posto, sì proprio lui che l’anno passato vinse, e nella crono piatta perse meno di un minuto da Rogla contro i tre e passa di stavolta), e poi ovviamente O’Connor, che consolida il secondo posto su Mas: e d’altronde Lidl-Trek e Decathlon sono gli unici due team la cui prestazione d’assieme faccia – ma proprio leggermente – denotare un afflato prestazionale più positivo rispetto alle aspettattive, in linea peraltro con quanto siamo andati vedendo durante tutto l’anno.
E questo ci porta direttamente a un altro grande tema di questa Vuelta, il ruolo delle squadre. Il ciclismo è sempre più uno sport di team e superteam, in cui pare che la differenza di resa di un atleta dipenda in gran parte dell’andazzo generale della squadra in cui milita, così come le squadre nel giro di pochi anni possono avere sbalzi prestazionali talora poco comprensibili per entità e repentinità.
Ebbene, questa Vuelta ha consentito di rivalutare certe parti del puzzle. È palmare ad esempio che né Van Aert né Roglič abbiano toccato i vertici prestazionali degli anni a bordo di uno squadrone Jumbo che letteralmente volava, ma è altresì palese che entrambi abbiano confermato i propri picchi qualitativi al di là di un anno difficile per il team nel caso del primo e al di là del cambio di formazione per quanto concerne il secondo. Sotto altro angolo prospettico, dopo la vittoria peraltro non così impronosticabile di McNulty in molti si erano lanciati in profezie risibili a proposito dell’inevitabile dominio del Team UAE, indiscutibilmente in annata di grazia: eppure, nonostante le qualità di un Almeida o di un Adam Yates siano a questa altezze indiscutibili, sia quale sia la squadra in cui corrono, ambedue hanno potuto manifestare il proprio talento, ma senza trasformarsi nelle potenze inarrestabili che troppi pronosticavano . Anzi. Adam si è ritagliato un ruolo di cacciatore di tappe con un occhio solo di rimbalzo alla classifica, peraltro con meno successo di un Carapaz dedito allo stesso esercizio, e non parliamo di O’Connor. Almeida si è dovuto ritirare causa covid dopo 9 tappe, ma anche prima di stare male era apparso un solido pretendente al podio piuttosto che non un potenziale dominatore. Anche Vine (maglia a pois blu finale di miglior scalatore) e Soler (vittoria di tappa condita da tripletta di terzi posti), reduci da una prestazione molto positiva anche perché liberi da ogni obbligo di gregariato, sono apparsi arrembanti ma certamente non invincibili: in ogni caso, altrettanto credibili quanto il resto dei vincitori di maglie secondarie o tappe, vale a dire che sono apparsi sostanzialmente in condizione di esprimere il proprio talento ma senza i fuochi d’artificio che alcuni si immaginavano a priori, e che altre squadre hanno esibito nel passato recente o meno recente. Del tutto confrontabili, per dire, agli uomini Jayco, quel Groves che da tempo bussa alle porte dell’elite degli sprinter e che in Spagna trovo terreno privilegiato (classifica a punti grazie all’incidente di Van Aert e tre tappe) oppure quel Dunbar che fa doppietta, ora in fuga, ora staccando i migliori – contingentemente – in salita. Se proprio vogliamo sono sembrati più roboanti i numeri degli uomini dei team invitati di seconda fascia, ma in questo caso possiamo supporre che la motivazione, gliela si leggeva in volto, spieghi parecchio nelle vittorie di Castrillo o Berrade: oppure, più in generale, possiamo dire che in un ciclismo più “alla mano” ci sia meno salto verticale anche fra le diverse categorie di team, com’era fino a qualche stagione fa peraltro.
Spazio a un ciclismo un po’ diverso, come si è detto, e ne è l’emblema il secondo posto di O’Connor che, fatte le debite proporzioni, ricorda l’impresa di Arroyo al Giro 2010. In quel caso la fuga era stata ancora più torrenziale, mentre in questo caso va detto che O’Connor, in piena consonanza con una annata globalmente eccellente del team Decathlon, ci ha messo atleticamente molto del proprio, inserendo qualche picco prestazionale da urlo in una gara che complessivamente è stata da applausi per tenuta. Ma se O’Connor col suo secondo posto finale e il vittorione in solitaria lasciando il gruppo a sei minuti è stato il simbolo di questa tendenza, non ne è stato certo l’unico rappresentante, dato che su scala minore hanno fatto classifica così anche Sivakov (senza vincere tappe), Yates (mancando la top 10), Carapaz, che pure non vince tappe e resta giù dal podio ma ottiene col quarto posto finale in CG un risultato che pareva impronosticabile, proprio grazie a un paio di raid coraggiosi. Non entra nella categoria, però rende l’idea: se perfino Mas a volte si è mosso a più di tre km dalla linea di meta!
A questo proposito, la Vuelta 2024 è stata anche la rivincita delle squadre spesso sbeffeggiate nel ciclismo delle cilindrate esagerate per la loro presunta inadeguatezza, come la Movistar o la EF: Mas, appunto, pur con i suoi umanissimi limiti ormai ben conosciuti, vuoi tecnici, vuoi caratteriali, si conferma scalatore di livello e uomo di classifica credibile. Carapaz, pur mancando il podio, torna ad essere uno dei pochi in grado di tenere le ruote dei top top top quando la strada sale, seppur non a tempo pieno; così ratifica la propria tenacia e il proprio fondo, tanto da far sospettare che una fetta non da poco degli stravolgimenti in corso nel ciclismo di oggi dipendano anche da un mutato approccio al disegno dei tracciati.
Per esemplificare: è indiscutibile che Pogačar sia uomo di fondo pazzesco , ma è altrettanto indiscutibile che le sue pochissime battute a vuoto, quando ne ha avute, siano state sul piano della continuità all’atto di entrare nel profondo dei GT; è indiscutibile che Vingegaard sia corridore di solidità granitica nel cumulo delle tappe, ma è altresì indiscutibile che in modo apparentemente paradossale l’atleta desse il meglio di sé (fino a quest’anno almeno) su tracciati di non esageratissima durata oraria. Ebbene, è altrettanto indiscutibile che l’andazzo del ciclismo moderno e soprattutto del Tour de France (pure del Giro di quest’anno, mentre la Vuelta che ha invertito la tendenza… partiva da una base già “modernissima” di tappe brevi e monosalita) faccia tirare ulteriore vento, come se non bastasse quello elargito da madre natura e dai superteam di appartenenza, a favore delle caratteristiche di questi fenomeni, e parallelamente a discapito dei Carapaz, dei Mas , degli O’Connor, degli Adam Yates, ma anche – nel passato prossimo – dei Bardet, oppure aggiungiamoci anche un Carlos Rodríguez.
Due parole su quest’ultimo per riscattarlo dalla sua condizione di uomo invisibile. Una buona Vuelta è stata distrutta da una defaillance come nel caso di Landa: non è un caso che entrambi venissero da un Tour corso comunque per la classifica, con un risultato eccellente nel caso di Landa, più discreto ma ad ogni modo non deludente per quanto concerne Carlos Rodríguez. Prima 5º poi 7º il basco, 7º e poi 10º l’andaluso. La sensazione per entrambi è ad oggi amara visto che alla Vuelta sembravano in lizza rispettivamente per il podio e la maglia bianca, anzi con buone chance di conseguire i rispettivi obiettivi; ma si tratta comunque di una doppia top ten che di fondo conferma la qualità di base notevolissima di tutti e due. Va soprattutto tenuto in considerazione il contesto: la Quickstep o T-Rex che dir si voglia sta avendo un’annata ambivalente, dove emerge prepotente il talento di Evenepoel, come in seconda linea quello dello stesso Landa, ma dove pure spiccano chiaramente troppe manchevolezze a livello di preparazione o strategia globali del team. E Landa ha ormai la sua bella età, anello di congiunzione che permette di paragonare le performance di due generazioni molto diverse, cresciute in un modello intrinsecamente diverso dello sport, dove però il basco si è sempre dimostrato all’altezza… anche se mai “abbastanza” all’altezza da finalizzare con vittorie di peso. La INEOS a propria volta è molto ma molto distante dalla corrazzata che fu, per parecchi motivi, a cominciare dal disinvestimento “energetico” da parte sia della proprietà sia, a livello politico, delle istituzioni pubbliche d’Oltremanica. Carlos Rodríguez però è ancora molto giovane; inoltre è pure lui uomo di fondo più che da fiammate, e questa “doppia top 10” ricorda da vicino quella “doppia top 20” che nel 2008 deluse cocentemente molti appassionati in attesa dell’uomo della provvidenza, quando fu raccolta fra Giro e Tour da un Nibali praticamente coetaneo del Carlos Rodríguez attuale. Ora, dubitiamo anche solo per ragioni statistiche che “il leone di Almuñécar” possa replicare quanto seguì, ma “lo squalo di Messina” dopo quell’annata passò i dieci anni (!) successivi senza mai più uscire dalla top 10 di nessun Grande Giro portato a compimento, eccettuando il TDF 2016 dove preparò le Olimpiadi: e su 14 GT finiti, per 10 volte salì sul podio finale. Come detto, la questione non è se l’andaluso possa replicare questa carriera pazzesca (non proprio facilissimo), ma è semmai rendersi conto di come delusioni e aspettative su atleti giovani vadano pesate e comprese rispetto al contesto, con pazienza; in questo caso purtroppo anche accettando che il ciclismo attuale non sembra favorire questo profilo atletico.
In conclusione, una Vuelta divertente e varia, specie nella prima parte, mentre la seconda si è un po’ appiattita sul concept del monosalita ad libitum. Gran merito di questa apertura va dato appunto al disegno del percorso specie nella prima metà della competizione, giusto per sottolineare che se si vuole scompaginare un po’ le carte è importante lavorare sui tracciati. Non è un caso se al Tour la tappa più bella e memorabile in assoluto sia stata quella di Le Lioran. Roglič è stato fenomenale nel districarsi fra le difficoltà fisiche dovute agli infortuni accumulati e le puntuali debolezze di squadra a causa sembra di un virus. La gestione tattica del complesso della Vuelta è stata stratosferica, come spesso accade con lo sloveno in corsa. E come spesso succede proprio alla Vuelta,Roglič ci ha anche regalato momenti di autentico spettacolo con attacchi violentissimi o tirando i rivali al limite dello sconsiderato, il tutto alternato logicamente a tappe viceversa di attesa o stallo in cui ha pensato soprattutto a difendersi e recuperare, con lo spettro per tutti della sua staffilata finale. Proprio la varietà dello spartito maneggiato sempre con la massima padronanza è stato il suo punto di forza, ancor più che la comunque netta superiorità atletica. È per questo che lo sloveno possiede chiaramente lo status di campione che lo situa come unico trait d’union o quasi fra il mondo degli umani e quello dei fuoriserie.
Nota più negativa della Vuelta, le riprese televisive pessime, oltre il credibile. Non ci siamo. È vero che la Vuelta ha un budget che è un 10% di quello del Giro e un 5% di quello del Tour, ma su questi aspetti bisogna investire sì o sì, né d’altro cando le limitazioni economiche (peraltro arbitrarie, nel senso che essendo la Vuelta di ASO, cioè dei padroni del TDF, volendo si potrebbe dotarla meglio…) giustificano appieno questo tipo di carenze. Si vede di meglio in gare organizzate da organizzatori di ben minor taglia in Italia. No, ecco, forse la palma di nota peggiore in assoluto non è nemmeno della TV. Il peggio è il silenzio vergognoso dell’associazione corridori a fronte di situazioni climatiche dove ben due atleti han visto compromessa la loro gara da seri problemi di salute (colpo di calore) durante la competizione, fra cui Tiberi. Il tutto condito da pietose bugie sul fatto che “nessun atleta si sia lamentato” quando invece le rimostranze dei corridori sono state rese pubbliche a mezzo stampa. Questa è la prova del nove di come le chiacchiere sulla salute e sicurezza dei corridori tirate in ballo ormai sistematicamente, edizione dopo edizione, per boicottare tipicamente il Giro siano state a dir poco pretestuose. Anzi, usarle per secondi fini le inflaziona e squalifica. Questo fa il paio con la Freccia Vallone, sempre posseduta da ASO, dove pure problemi di salute reali e gravi, non immaginati o congetturabili, furono comportati da freddo e pioggia che condussero qualche atleta all’ipotermia; pure lì, niente da dire da parte del sindacato corridori. Il buon O’Connor che da compaesano di chi quel sindacato lo dirige ebbe a spalleggiarlo durante il Giro con dichiarazioni di fuoco; alla Vuelta si è ben guardato dall’aprire bocca, anche quando i problemi organizzativi della corsa l’hanno lasciato orfano di scorta in cima a una montagna, in maglia rossa di leader ma abbandonato al suo destino; e quando poi lui decise di tornare per conto proprio in albergo alla buona, è stato multato per aver mancato il podio. Ma questi sono organizzatori modernissimi e bravissimi, che non si dica!

Gabriele Bugada

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