SPAGNA PADRONA DEL BELGIO: ADRIA’ BATTE ARANBURU IN VALLONIA

settembre 20, 2024 by Redazione  
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Termina anche quest’anno con una vittoria spagnola il Grand Prix de Wallonie, per la precisione con una doppietta targata Adrià (Red Bull – BORA), Aranburu (Movistar) che succede a Serrano, vincitore della passata edizione.

Partenza da Blegny, antica terra di miniere (Patrimonio dell’Unesco) e minatori, molti dei quali italiani. Oltre 200km e diverse “côtes” più tardi l’arrivo a Namur.
La corsa è animata per lunga parte da una fuga di sei uomini: Kenny Molly (Van Rysel), Michiel Lambrecht (Bingoal), Gleb Brussenskiy (Astana), Arno Claeys (Flanders), Mulu Kinfe Hailemichael (Caja Rural) e Jan Sommer (Q36.5). Attorno ai -50km i fuggitivi sono stati ripresi e dal gruppo sono usciti una ventina di corridori, sempre tenuti a distanza di controllo dal grosso del plotone. Successivamente il forcing di Movistar, Red Bull, Lotto e Uno-X ha tenuto sotto controllo gli ultimi tentativi di Mads Wurtz-Schmidt (Israel – Premier Tech) e Georg Zimmermann (Intermarche) portando il gruppo alla volata finale.
Lo sprint è stato apannaggio degli spagnoli con il nostro Matteo Trentin (Tudor), ben posizionato a ruota di Alex Aranburu (Movistar Team), caduto per un contatto con l’altro italiano Filippo Baroncini (UAE). Roger Adrià
(Red Bull – BORA – Hansgrohe) che ha sfruttato la volata lunga lanciata dal Aranburu superandolo nel finale. Alle loro spalle si sono piazzati Clément Champoussin (Arkéa), Biniam Girmay (Intermarche) e Rick Pluimers (Tudor), mentre fuori dalla top five sono giunti i padroni di casa con Tim Wellens (UAE) sesto davanti a Quinten Hermans (Alpecin). Solo 13° Vincenzo Albanese (Arkéa), primo degli italiani.

Andrea Mastrangelo

Adrià si impone nel 64° Grand Prix de Wallonie (Getty Images)

Adrià si impone nel 64° Grand Prix de Wallonie (Getty Images)

19-09-2024

settembre 19, 2024 by Redazione  
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SKODA TOUR OF LUXEMBOURG

Il danese Mads Pedersen (Lidl – Trek) si è imposto nella seconda tappa, Junglinster -Schifflange, percorrendo 155 Km in 3h41′27″, alla media di 41.996 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck) e l’elvetico Robin Froidevaux (Tudor Pro Cycling Team). Miglior italiano Mirco Maestri (Team Polti Kometa), 6°. Van der Poel è ancora leader della classifica con 10″ sul francese Christophe Laporte (Team Visma | Lease a Bike) e 12″ su Kron. Miglior italiano Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), 8° a 16″

18-09-2024

settembre 18, 2024 by Redazione  
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SKODA TOUR OF LUXEMBOURG

L’olandese Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck) si è imposto nella prima tappa, circuito di Lussemburgo, percorrendo 158 Km in 3h46′28″, alla media di 41.86 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Christophe Laporte (Team Visma | Lease a Bike) e il danese Andreas Kron (Lotto Dstny). Miglior italiano Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious), 6°. Van der Poel è il primo leader della classifica con 4″ su Laporte e 6″ su Kron. Miglior italiano Tiberi, 7° a 10″

GRAND PRIX DE VALLONIE

Lo spagnolo Roger Adrià (Red Bull – BORA – Hansgrohe) si è imposto nella corsa belga, Blegny – Namur, percorrendo 202.4 Km in 4h41′16″, alla media di 43.174 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Alex Aranburu (Movistar Team) e il francese Clément Champoussin (Arkéa – B&B Hotels). Miglior italiano Vincenzo Albanese (Arkéa – B&B Hotels), 13°.

ST. FEUILLIEN GRAND PRIX DE VALLONIE (Donne)

L’olandese Karlijn Swinkels (UAE Team ADQ) si è imposta nella corsa belga, Blegny – Namur, percorrendo 139.4 Km in 3h35′24″, alla media di 38.819 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek) e la connazionale Anouska Koster (Uno-X Mobility)

POGACAR E’ TORNATO, LO SLOVEVO DOMINA IL GRAN PREMIO DI MONTREAL FINISCE

settembre 16, 2024 by Redazione  
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Era ritornato alle corse solo tre giorni fa, dopo quasi due mesi di digiuno seguito alla vittoria al Tour de France. Il tempo di ritrovare il feeling con il gruppo nel Grand Prix Cycliste de Québec e poi è tornato a far sfoggio delle sue doti e della sua classe nella corsa di Montréal, vinta in solitaria.

Il tempo che accoglie partecipanti e spettatori del Gran Prix Cycliste de Montréal è simile a quello di cui gli stessi avevano goduto in Québec, due giorni prima, nella gara vinta dal redivivo sprinter australiano Michael Matthews (Team Jayco AlUla): 20 gradi, cielo sereno, 70% di umidità. Analogo è il paesaggio circostante, parchi verdi a spezzare il tessuto urbano delle metropoli, identico il fiume che scorre nella città, quel San Lorenzo che collega il lago Ontario con l’Oceano Atlantico. Considerando la somiglianza delle due corse, che si disputano entrambe in un circuito cittadino lungo poco più di 12 chilometri, da ripetere 16 volte (a Québec) o 17 (a Montréal), e nel quale spiccano alcune “côtes” tutt’altro che proibitive. Tutti si domandano se l’esito sarà lo stesso, cosa in effetti successa due volte nella breve storia delle due “canadesi”: nel 2014, quando a vincerle fu il grande passista australiano Simon Gerrans (una Sanremo e una Liegi al suo attivo, oltre a tappe nei tre Grandi Giri) e nel 2018, quando proprio Matthews ci riuscì.
L’australiano, tornato a grandi livelli dopo 5 anni molto avari di vittorie (nonostante una vittoria di tappa al Giro e una al Tour), è ovviamente tra i principali favoriti della gara- Ma il corridore che più di ogni altro sembra avere le carte in regola per dominarla, e che a sua volta l’ha vinta due anni fa, è ovviamente Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), settimo venerdì scorso; a contendergli la vittoria ci sono Matteo Jorgenson (Team Visma | Lease a Bike), unico dei “big” ad averci provato seriamente l’altroieri, e naturalmente Biniam Girmay (Intermarché – Wanty), che in caso di volata di gruppo sarebbe di certo fra i primissimi e che venerdì è arrivato secondo. Non dimentichiamo poi il giovane talento belga Arnaud De Lie (Lotto Dstny), vincitore in Québec l’anno scorso e che l’altroieri, pur non riuscendo nel bis, è riuscito a stoppare un Pogacar che aveva già iniziato lo scatto decisivo; poi ci sono Juan Ayuso (UAE Team Emirates), Stephen Williams (Israel – Premier Tech), Simon Yates (Team Jayco AlUla), Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step), Ben Healy (EF Education – EasyPost), Romain Bardet (Team dsm-firmenich PostNL), Jai Hindley (Red Bull – BORA – hansgrohe) e il nostro Alberto Bettiol (Astana Qazaqstan Team), unico italiano quest’anno capace di vincere qualche corsa in linea importante. Adam Yates (UAE Team Emirates), vincitore l’anno scorso, è assente dopo aver portato a termine da pochi giorni una discreta Vuelta.
Si parte alle 10.15 (ora locale, le 16.15 ora italiana) e quasi subito inizia la prima “côte”, una salita non banale, lunga oltre due chilometri con una pendenza media del 6% (e punte superiori al 10%), che porta a 208 metri di quota, in cima alla collina intitolata a Camillien Houde, politico canadese che è stato a lungo sindaco di Montréal. Proprio su questa salita partì, due anni fa, l’attacco decisivo di Pogacar, che riuscì a staccare quasi tutti i suoi avversari finendo poi per vincere la volata ristretta ai pochi superstiti (tra cui Van Aert, oggi assente dopo il grave incidente alla Vuelta). Il resto del circuito è prevalentemente in leggera discesa e si svolge in buona parte nel parco del Mount Royal, anche se due brevi ma ripide “côtes” di poche centinaia di metri l’una, al sesto e poi al nono chilometro del circuito, rendono la faccenda un po’ più complicata; anche gli ultimi 300 metri sono un po’ in salita, cosa che certamente avrà il suo peso se si dovesse arrivare in volata, sia ristretta, sia di gruppo.
Contrariamente a quanto si era visto venerdì, la consueta fuga non parte subito, anche se qualche corridore, di tanto in tanto, prova ad allungare. È solo nel corso del secondo giro che si avvantaggiano il giovanissimo ma promettente canadese Michael Leonard (INEOS Grenadiers, campione nazionale U23 a cronometro) e il giovane ma già esperto belga Gil Gelders (Soudal Quick-Step, due tappe vinte al Giro U23): sulla linea di arrivo i due hanno già un paio di minuti sul gruppo e nel corso del terzo giro vengono raggiunti dal navigato passista belga Dries De Bondt (Decathlon AG2R La Mondiale Team, con un campionato belga e una tappa al Giro nel suo palmarès). Il vantaggio sul gruppo che, inquadrato dall’alto, sembra procedere ad andatura cicloturistica, sale a 4 minuti nel corso del quarto giro e a ben 5 sulla linea di arrivo. È a questo punto che la UAE inizia a tirare e tanto basta a far calare lo svantaggio del gruppo a 3’20” alla fine del quinto giro e a meno di 2’40” alla fine del sesto. Il vantaggio dei fuggitivi si stabilizza intorno ai tre minuti nei giri successivi, mentre la noia regna sovrana e iniziano anche difficoltà di collegamento, con le immagini in diretta che lasciano il posto a riprese panoramiche di Montreal, agli “highlights” delle precedenti edizioni e a qualche intervista ai protagonisti: la decima volta che vengono inquadrati il ponte Jacques Cartier (dedicato all’esploratore che scoprì queste zone) e la chiesa di Saint Joseph du Mont-Royal diventa inevitabile chiedersi se davvero le due gare canadesi abbiano l’importanza data da loro dall’UCI e dagli sponsor. Quando le immagini tornano in diretta siamo ormai nel 12esimo giro (poco più di 5 alla fine) e si scopre che i tre battistrada hanno ancora 1’20” di vantaggio e che De Lie ha abbandonato. La stessa sorte tocca ben presto al nostro Bettiol, che dopo aver vinto il campionato italiano quasi tre mesi fa è entrato in una crisi dalla quale, con ogni evidenza, non riesce ad uscire. Non vanno mai in crisi, viceversa, i gregari della UAE: a tirare il gruppo concedendosi poche soste sono stati prima Igor Arrieta, poi Domen Novak e infine Finn Fisher-Black ed è grazie al loro sforzo che nel 13esimo giro il vantaggio dei tre fuggitivi si riduce a 30 secondi. È a questo punto che lo sloveno Matej Mohorič (Bahrain – Victorious), famoso per una Sanremo vinta in maniera rocambolesca due anni fa, esce di prepotenza dal gruppo e si riporta sui battistrada (diventati due dopo il cedimento di De Bondt) sulla linea di arrivo, quando mancano ancora 4 giri (quasi 50 chilometri) al termine della corsa. È improbabile che Pogacar, pur connazionale di Mohorič, lasci fare: e infatti la UAE continua a tirare il gruppo, che dopo le ripetute salite sulla salita di Camillien Houde sembra essersi molto ridotto e il cui distacco rimane a lungo sui 30 secondi; anche qualcuno dei più forti, tra i quali Girmay, inizia a staccarsene. Durante il quartultimo giro Leonard cede di schianto e viene subito ripreso, così che con Mohorič resta il solo Gelders. Inevitabilmente i due superstiti finiscono per cedere a loro volta e vengono ripresi dal gruppo (che ormai conta poco più di 40 corridori) all’inizio del terzultimo giro. Senza più nessuno in fuga tutti si rilassano e percorrono questo giro compatti e allargati, godendosi il fresco e il panorama, mentre da dietro qualcuno rientra sino a far risalire il numero totale dei suoi componenti ad una cinquantina; nel frattempo abbandona anche Ayuso. Inizia il penultimo giro e finalmente qualcosa cambia, poiché sulla salita di Camillien Houde Rafał Majka, il più forte dei gregari di Pogacar, si lancia in un micidiale forcing del quale si scopre ben presto la ragione: il grande sloveno parte nel tratto più duro della salita e, diversamente da quanto accaduto venerdì, riesce subito a fare il vuoto. Il gruppo si sfilaccia e si riduce a una ventina di corridori. Nessuno tenta l’inseguimento solitario e in cima alla salita Pogacar ha già una ventina di secondi di vantaggio. Ancora qualche chilometro di attesa e ci prova Neilson Powless (EF Education – EasyPost), ma la convinzione è poca e il suo tentativo ha breve durata. A un paio di chilometri dalla linea d’arrivo ci prova infine Alaphilippe, poi affiancato da altri tre corridori, fra cui Jorgenson e lo spagnolo Pello Bilbao (Bahrain – Victorious), vincitore di tappe un po’ dappertutto ma non eccelso nelle corse in linea; ciò nonostante il vantaggio di Pogacar continua a salire inesorabilmente sino a raggiungere 30 secondi – 45 sul resto del gruppo – all’inizio dell’ultimo giro; sull’ultima salita i quattro al suo inseguimento cedono uno dopo l’altro e vengono riassorbiti dal gruppo; il solo Bilbao, con tenacia ma senza speranza, continua ad inseguire da solo lo sloveno. Pogacar, implacabile, aumenta progressivamente il suo vantaggio che nel finale arriva a sfiorare il minuto, e la sua cavalcata assume toni talmente trionfali che negli ultimi duecento metri si vede qualcosa di inaudito: lo sloveno rallenta e quasi si ferma a stringere le mani degli spettatori in delirio, prima ancora di varcare la linea del traguardo! Bilbao ne approfitta per portarsi a soli 24 secondi, cogliendo un prestigioso secondo posto che vale quasi quanto una vittoria, e alle sue spalle ciò che resta del gruppo è regolato da Alaphilippe dopo una dura volata. Matthews è fra i ritirati.
Inizia così, con una vittoria delle sue, l’ultima parte della stagione di Tadej Pogacar, il nuovo Merckx: una gara che stava facendo addormentare gli spettatori, non molto diversa da quella di venerdì, si è invece trasformata negli ultimi giri in una dimostrazione di forza a tratti esaltante, di quelle a cui ci stiamo nuovamente abituando solo da qualche anno e che una volta erano la regola, non l’eccezione. Il podio, quasi a voler consacrare quella che è stata forse la più bella edizione di questa corsa, è di tutto rispetto. Dopo la scarsa combattività da tutti mostrata venerdì, persino dallo stesso Pogacar, ce n’era un gran bisogno.

Andrea Carta

Pogacar vince ledizione 2024 del Gran Premio di Montreal (Getty Images)

Pogacar vince l'edizione 2024 del Gran Premio di Montreal (Getty Images)

­EUROPEO A MERLIER. L’ITALIA FA LA CORSA MA RESTA A BOCCA ASCIUTTA

settembre 15, 2024 by Redazione  
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Va ad un corridore di casa l’europeo 2024. Il Belgio, che si presentava con due punte di lusso visto il percorso, lascia all’Italia l’onere di controllare la corsa e di chiudere sull’attacco più pericoloso. Nel finale, i nostri lasciano a desiderare nel preparare lo sprint e Milan resta chiuso, uscendo addirittura dai dieci. Polemiche per la scia prolungata di Merlier dopo una foratura.

Il campionato europeo di ciclismo è una corsa relativamente giovane e sono numerose le perplessità sul senso stesso di una corsa a carattere continentale.
Se in uno sport come il calcio o la pallavolo la presenza di un campionato nazionale che si svolge in un’intera stagione giustifica una rassegna continentale, nel ciclismo, sport in cui le corse professionistiche sono quasi tutte a carattere mondiale, non si sentiva il bisogno di questa invenzione.
Se poi ci si sforza anche per inventare percorsi insipidi cercando di mascherarli con un paio di tratti di pavè per nulla difficili e due strappi di meno di un chilometro con pendenze del 4%, le perplessità aumentano.
Un tracciato per velocisti in una corsa che aspira a diventare una classica importante, vista anche la copertura televisiva degna di un mondiale, è abbastanza deprimente.
Cervellotico pure lo sviluppo, con due circuiti da percorrere poche volte intervallati da tratti in linea con il primo percorso che veniva ripreso nel finale.
Il percorso quindi sorrideva agli sprinter che dovevano semplicemente reggere la distanza, che quando supera i 200 Km è comunque una difficoltà di cui tenere conto, e tenere gli occhi aperti sulle poche insidie presenti.
Come spesso accade, la classe di alcuni corridori riesce, anche se solo in parte, a rimediare alle mancanze degli organizzatori e così abbiamo visto andare in scena tanti attacchi nella fase centrale di corsa con ottimi corridori che, nonostante la loro grandissima classe, non hanno mai avuto seriamente speranze.
Nelle prime fas la corsa è stata caratterizzata dall’attacco di Mathis Le Berre (Francia), Nils Brun (Svizzera), Ivo Oliveira (Portogallo), Felix Ritzinger (Austria) e Jonas Rutsch (Germania)
La presenza di un corridore francese non ha impedito a Remi Cavagna di mettersi in testa al gruppo a tirare in modo per nulla timido, tanto da impedire alla fuga di prendere il largo. Dal canto suo Le Berre, sollecitato dal direttore sportivo, ha iniziato a non collaborare prendendosi gli improperi dei compagni di avventura.
La strategia è stata vista come singolare un po’ da tutti, ma l’impressione è che ci siano state gravi carenze nella preparazione della gara perché, se è vero che in corse come quella di oggi i corridori non sono in comunicazione con i direttori sportivi, è altrettanto vero che certi attacchi e certe strategie dovrebbero essere quasi degli automatismi. E’ impensabile che non fosse stato stabilito che, in caso di attacco nelle prima fasi di gara, Le Berre si sarebbe inserito. La soluzione potrebbe essere anche un’iniziativa personale di Cavagna, che ha declinato l’invito del capitano Christophe Laporte a rallentare l’andatura.
La situazione è rientrata quando è stato Jacopo Mosca a prendere in mano le redini dell’inseguimento e Le Berre che ha ripreso la collaborazione in testa alla corsa.
Intorno ai 115 Km dall’arrivo si forma un gruppetto di contrattaccanti di lusso. Ne fanno parte Mathieu van der Poel, Mike Teunissen (Paesi Bassi), Mads Pedersen, Soren Kragh Andersen (Danimarca), Matteo Trentin (Italia), Jordi Meeus (Belgio), Michal Paluta (Polonia) ed Erik Fetter (Ungheria).
Questo gruppo non ha spazio a causa della reazione del plotone ma, da qui in avanti, è un continuo di scatti e controscatti con Van der Poel particolarmente attivo.
Nel corso di questa girandola di attacchi Tim Merlier (Belgio) fora e per riportarsi in gruppo sfrutta per molti chilometri la scia dell’ammiraglia. Ovviamente in tali situazioni si cerca di chiudere un occhio in favore del corridore sfortunato ma, in questo caso, l’impressione è che i giudici gli occhi li abbiano chiusi entrambi, perché la scia è stata davvero molto prolungata e forse il fatto che si trattasse di un corridore di casa (e per giunta uno dei favoriti) ha giocato a favore del belga.
Poco prima dei meno 80 Km al traguardo Van der Poel ci riprova e stavolta il tentativo, seguito da Trentin e Bjerg, riesce a mettere un gap di una ventina di secondi, costringendo altre squadre a tirare. La situazione provoca una frattura in gruppo e davanti rimagono Van der Poel, Pascal Eenkhoorn, Mike Teunissen e Danny Van Poppel (Paesi Bassi), Hugo Page (Francia), Laurenz Rex, Jonas Rickaert e Edward Theuns (Belgio), Kasper Asgreen, Mikkel Bjerg e Pedersen (Danimarca), Mirco Maestri, Jacopo Mosca e Matteo Trentin (Italia), Stian Fredheim e Alexander Kristoff (Norvegia), Jannik Steimle (Germania), Rui Oliveira (Portogallo), Oded Kogut (Israele), Madis Mihkels e Norman Vahtra (Estonia).
Dopo una fase molto concitata di attacchi in gruppo il ricongiugimento avviene a poco più di 60 Km all’arrivo.
Van der Poel non ne ha abbastanza e mette in scena altri due tentativi: il primo con Laporte e Davide Ballerini viene annullato in breve, mentre il secondo è molto ben assortito con Pedersen, Laporte, Arthur Kluckers (Lussemburgo) e Jonas Rutsch (Germania) sembra più deciso, costringendo la nazionale italiana ad un gran lavoro. L’intelligenza è stata nel ricucire pian piano un gap che era arrivato a toccare i 30 secondi: il ricongiugimento avviene ai -25 con la nazionale italiana che resta in testa.
Negli ultimi chilometri è sempre l’Italia a controllare la corsa, annullando anche i tentativi di attacchi come quello abbastanza poderoso quanto effimero di Asgreen. Il plotoncino azzurro con Trentin, Ballerini e Simone Consonni arriva fino agli ultimi 500 metri, quando si gettano nella mischia altre squadre e Milan rimane chiuso nella mischia. L’errore è abbastanza grave in quanto il treno dell’Italia era saldamente in testa al gruppo e farsi tagliare fuori da quella posizione è certamente qualcosa che bisognava evitare.
Perfetti sono stati i belgi che, invece, si sono risparmiati per tutta la corsa e hanno solo pensato a tenere coperti i capitani.
Merlier ha mostrato uno spunto ottimo e si è rivelato in condizioni migliori rispetto al connazionale Jasper Philipsen, rimasto giù dal podio in quanto bruciato al fotofinish per il terzo posto da Madis Mihkels (Estonia), mentre secondi si è classificato Olav Kooij (Paesi Bassi).
Massimo risultato con il minimo sforzo per il Belgio, mentre situazione diametralmente opposta per gli italiani, ai quali va dato atto di aver messo generosità sulla strada anche se è mancata l’organizzazione degli ultimi due uomini nel finale.
La stagione volge al termine con gli ultimi due grandi appuntamenti del mondiale e del Giro di Lombardia, nei quali rivedremo il protagonista assoluto di questa stagione Tadej Pogacar col numero sulla schiena.

Benedetto Ciccarone

Tim Merlier vince il volata il campionato europeo (foto Luc Claessen/Getty Images)

Tim Merlier vince il volata il campionato europeo (foto Luc Claessen/Getty Images)

15-09-2024

settembre 15, 2024 by Redazione  
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CAMPIONATI EUROPEI – GARA SU STRADE ELITE MASCHILE (Belgio)

Il belga Tim Merlier si è imposto nella corsa su strada, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 220 Km in 4h37′09″, alla media di 48.255 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Olav Kooij e l’estone Madis Mihkels. Miglior italiano Jonathan Milan, 13°.

CAMPIONATI EUROPEI – GARA SU STRADE JUNIORES FEMMINILE (Belgio)

L’olandese Puck Langenbarg si è imposta nella corsa su strada, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 72.9 Km in 1h43′15″, alla media di 42.363 Km/h. Ha preceduto allo sprint la tedesca Messane Bräutigam e la ceca Štěpánka Dubcová. Miglior italiana Chantal Pegolo, 19°.

GRAND PRIX CYCLISTE DE MONTRÉAL

Lo sloveno Tadej Pogačar (UAE Team Emirates) si è imposto nella corsa canadese, circuito di Montréal, percorrendo 209.1 Km in 5h28′15″, alla media di 38.221 Km/h. Ha preceduto di 24″ lo spagnolo Pello Bilbao (Bahrain – Victorious) e di 40″ il francese Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step). Miglior italiano Edoardo Zambanini (Bahrain – Victorious), 9° a 40″

TROFEO MATTEOTTI

Il venezuelano Orluis Aular (Caja Rural – Seguros RGA) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Pescara, percorrendo 194 Km in 4h27′47″, alla media di 43.468 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Alessandro Covi (UAE Team Emirates) e il kazako Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team)

GRAND PRIX D’ISBERGUES – PAS DE CALAIS

L’olandese Arvid de Kleijn (Tudor Pro Cycling Team) si è imposto nella corsa francese, circuito di Isbergues, percorrendo 198.8 Km in 4h35′06″, alla media di 43.359 Km/h. Ha preceduto allo sprint il neozelandese Laurence Pithie (Groupama – FDJ) e il belga Gerben Thijssen (Intermarché – Wanty). Miglior italiano Davide Persico (Bingoal WB), 5°.

GRAND PRIX D’ISBERGUES – PAS DE CALAIS FÉMININ

L’olandese Maaike Boogaard (AG Insurance – Soudal Team) si è imposta nella corsa francese, circuito di Isbergues, percorrendo 131.6 Km in 3h26′47″, alla media di 38.185 Km/h. Ha preceduto allo sprint la francese Victoire Berteau (Cofidis Women Team) e la spagnola Alba Teruel (Laboral Kutxa – Fundación Euskadi). Miglior italiana Laura Tomasi (Laboral Kutxa – Fundación Euskadi), 5°.

GRAND PRIX INTERNATIONAL DE LA VILLE DE NOGENT-SUR-OISE

Il francese Justin Ducret (SCO Dijon – Team Matériel – Velo.com) si è imposto nella corsa francese, circuito di Nogent-sur-Oise, percorrendo 175 Km in 3h45′09″, alla media di 46.636 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’algerino Yacine Hamza (Madar Pro Cycling Team) e il connazionale Ronan Augé (Equipe continentale Groupama-FDJ). Nessun italiano in gara

TOUR OF ISTANBUL

L’italiano Davide Gabburo (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Istanbul, percorrendo 83.6 Km in 1h32′15″, alla media di 54.374 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Sergi Darder (Illes Balears Arabay Cycling) e lo sloveno Tilen Finkšt (Adria Mobil). Il francese Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies) si impone in classifica con 16″ sull’italiano Alessandro Romele (Astana Qazaqstan Development Team) e 19″ sul connazionale Emilien Jeannière (TotalEnergies).

WOMEN’S CYCLING GRAND PRIX STUTTGART & REGION

L’italiana Eleonora Camilla Gasparrini (UAE Team ADQ) si è imposta nella corsa tedesca, Böblingen – Stoccarda, percorrendo 118.2 Km in 2h53′26″, alla media di 40.892 Km/h. Ha preceduto allo sprint le olandesi Lieke Nooijen (Team Visma | Lease a Bike) e Mareille Meijering (Movistar Team)

PIONERA RACE (Donne)

L’italiana Debora Silvestri (Laboral Kutxa – Fundación Euskadi) si è imposta nella corsa spagnola, El Real de Gandia – Cocentaina, percorrendo 96 Km in 2h45′25″, alla media di 34.821 Km/h. Ha preceduto di 46″ la cilena Catalina Anais Soto (Laboral Kutxa – Fundación Euskadi) e la britannica Awen Roberts (Canyon//SRAM Generation)

14-09-2024

settembre 14, 2024 by Redazione  
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CAMPIONATI EUROPEI – GARA SU STRADE ELITE FEMMINILE (Belgio)

L’olandese Lorena Wiebes si è imposta nella corsa su strada, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 162 Km in 3h56′34″, alla media di 41.088 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Elisa Balsamo e la polacca Daria Pikulik.

CAMPIONATI EUROPEI – GARA SU STRADE JUNIORES MASCHILE (Belgio)

Il norvegese Felix Ørn-Kristoff si è imposto nella corsa su strada, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 129.7 Km in 2h40′41″, alla media di 48.431 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Héctor Álvarez e di 1″ il francese Paul Seixas. Miglior italiano Ludovico Maria Mellano, 8° a 16″

MEMORIAL MARCO PANTANI

L’elvetico Marc Hirschi (UAE Team Emirates) si è imposto nella corsa italiana, Cesena – Cesenatico, percorrendo 195.4 Km in 4h31′11″, alla media di 43.233 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Lorenzo Milesi (Movistar Team) e Vincenzo Albanese (Arkéa – B&B Hotels)

TOUR OF ISTANBUL

Il francese Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies) si è imposto anche nella terza tappa, Beykoz – Polonezköy, percorrendo 113.3 Km in 2h41′07″, alla media di 42.193 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Alessandro Romele (Astana Qazaqstan Development Team) e il connazionale Emilien Jeannière (TotalEnergies). Burgaudeau è ancora leader della classifica con 16″ su Romele e 28″ su Jeannière

MEMORIAL MARCO PANTANI, A HIRSCHI LA VITTORIA NON SFUGGE PIU’

settembre 14, 2024 by Redazione  
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A Cesenatico c’è la quinta affermazione per lo svizzero dell’UAE Team Emirates in poco più di un mese, nell’edizione che ricorda i vent’anni dalla tragica scomparsa del campione romagnolo. Marc Hirschi si è imposto su Lorenzo Milesi (Movistar Team) e Vincenzo Albanese (Arkea – B&B Hotels).

Da Cesena a Cesenatico si è disputata una edizione speciale del Memorial Marco Pantani, che ricorda il vincitore di Giro e Tour nel 1998 con il sottotitolo “2004-2024 – Vent’anni senza Marco” e con il ritorno della partenza a Cesena, città natale del Pirata.
La fuga prende il via e all’attacco ci sono Filippo Turconi (VF Bardiani CSF Faizané), Simon Carr (EF Education – Easypost), Ivan Romeo (Movistar Team) e Valentin Ferron (Total Energies). Il loro vantaggio arriva ad un massimo di 2′15” per poi cominciare a ridursi. Ai -80 si torna compatti ma c’è ancora una chance di attacco grazie a Filippo Baroncini (UAE Team Emirates), Matteo Vercher (Total Energies) e Marco Brenner (Tudor Pro Cycling Team). Una caduta del transalpino lascia in testa il corridore romagnolo e il tedesco, i quali restano al comando della corsa fino al circuito conclusivo di quattro chilometri da ripetere quattro volte. La coppia prova a giocarsi le proprie chance, che però svaniscono a 500 metri dal traguardo; c’è lo sprint di gruppo ed è ancora Marc Hirschi (UAE Team Emirates) a imporre la sua supremazia. Lo svizzero in poco più di un mese ha vinto la Classica di San Sebastian (il 10 agosto), il GP Ouest France a Plouay (il 25 agosto) e nell’ultima settimana ha trionfato alla Coppa Sabatini e al Giro di Toscana prima della “manita” odierna a Cesenatico.
A quindici giorni dal Campionato del Mondo di Zurigo, la Nazionale elvetica avrà ormai deciso su chi puntare nella gara Elite della rassegna iridata e Hirschi sarà un corridore pericoloso per tanti candidati al titolo mondiale.

Andrea Giorgini

Hirschi vince anche il Memorial Pantani (foto Sprint Cycling Agency)

Hirschi vince anche il Memorial Pantani (foto Sprint Cycling Agency)

MATTHEWS METTE IN BACHECA IL TERZO GRAN PREMIO DEL QUÉBEC

settembre 14, 2024 by Redazione  
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Terza vittoria in carriera (record per questa gara) per l’australiano Michael Matthews, che vince allo sprint un’edizione non particolarmente effervescente del Grand Prix Cycliste de Québec

Tra le cose che più mostrano la differenza tra il ciclismo attuale e quello dei “vecchi tempi” ci sono alcuni albi d’oro che potrebbero suscitare più di una perplessità negli appassionati, specialmente quelli ancora giovani. Chi avrebbe mai detto che ciclisti leggendari come Gimondi e Bitossi, per fare un facile esempio, abbiano vinto, oltre alle corse che tutti conoscono, decine e decine di sconosciuti “circuiti” o “criterium”? Oggi avremmo un bel cercare, nei palmarès di Van der Poel o di Van Aert, tanto per citare due corridori di livello analogo, questo tipo di vittorie. Ma un tempo, quando di soldi ne giravano pochi, anche negli sport professionistici, era normale per tutti corridori, inclusi i più forti, arrotondare i guadagni partecipando spesso e volentieri a gare estemporanee, disputate in piccoli circuiti e di lunghezza limitata, che nascevano e morivano nell’arco di poche stagioni ma in compenso offrivano premi in denaro (anche sottobanco) di un certo rilievo. Queste corse, che spuntavano letteralmente come i funghi ed esistevano già ai tempi di Girardengo e Belloni, erano così tante che ancora oggi non è chiarissimo quante gare abbia vinto in carriera Eddy Merckx e come lui tutti i grandi che lo hanno preceduto.
Sta di fatto che oggi, con i soldi che non mancano, i “circuiti” e i “criterium” sono ormai scomparsi… salvo riapparire laddove uno meno se lo aspetta: per esempio nelle due gare canadesi (Grand Prix Cycliste de Québec e Grand Prix Cycliste de Montréal), che si svolgono entrambe in un circuito cittadino e che, a dispetto di un percorso indegno di una grande Classica e un numero di edizioni piuttosto basso (entrambe nascono nel 2010), fanno parte del calendario “World Tour” al pari delle Monumento. I loro albi d’oro, poveri di grandi nomi ma in compenso ricchi di velocisti, sembrano confermare che l’importanza di queste due corse sia più “politica” che reale; ma per ora è meglio lasciare ad altri le considerazioni “politiche” e seguire da vicino le due gare, nella speranza che quest’anno i partecipanti facciano qualcosa per farle sembrare degne dell’importanza che viene loro data.
Particolarmente atteso è il rientro di Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), che non corre dallo scorso 21 Luglio, dopo aver completato la doppietta Giro-Tour, e che parteciperà ad entrambe le corse (avendo vinto la seconda due anni fa, ma non ancora la prima). Suoi principali avversari saranno il giovane talento belga Arnaud De Lie (Lotto Dstny), che ha già molte vittorie al suo attivo, è campione del Belgio in carica ed è stato capace di vincere il Quebec l’anno scorso; l’americano Matteo Jorgenson (Team Visma | Lease a Bike), vincitore quest’anno della Parigi-Nizza e ottavo al Tour; il formidabile eritreo Biniam Girmay (Intermarché – Wanty), di gran lunga il miglior corridore africano in attività, quest’anno vincitore della classifica a punti del Tour e di tre tappe della “Grande Boucle”; l’australiano Michael Matthews (Team Jayco AlUla), vincitore nel 2018 di entrambe le corse e che se non fosse in palese declino sarebbe forse il primo favorito; e poi ancora, per citare solo i nomi più famosi, Juan Ayuso (UAE Team Emirates), Stephen Williams (Israel – Premier Tech), Simon Yates (Team Jayco AlUla), Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step), Ben Healy (EF Education – EasyPost), Romain Bardet (Team Dsm-Firmenich PostNL) e il nostro Alberto Bettiol (Astana Qazaqstan Team), campione italiano in carica.
Alle 11 ora locale (le 17 in Italia) parte dunque il Grand Prix Cycliste de Québec, 16 giri di un circuito di 12,6 chilometri, caratterizzato da 4 “côte” nel finale che in sostanza vanno a comporre un piccolo arrivo lungo poco più di 2 chilometri per un dislivello di una novantina di metri. Non c’è da stupirsi che la corsa sia spesso appannaggio dei velocisti, né che da subito parta la fuga dei soliti gregari desiderosi di mettersi in mostra, tra I quali vanno notati i nostri Filippo Ridolfo e Antonio Polga, entrambi in forza alla Team Novo Nordisk, e il campione canadese a cronometro James Walton (Team Ecoflo Chronos). Il tempo è buono, la temperatura mite (21 gradi), l’umidità si sente (siamo pur sempre alla foce del San Lorenzo). Dietro tirano le squadre di De Lie e di Girmay, anche se senza molta convinzione: già dopo due giri i fuggitivi (che però perdono per strada Polga) hanno circa 4 minuti di vantaggio. Quando i giri sono quattro anche Ridolfo alza bandiera bianca, ma in compenso i minuti di vantaggio salgono a 5. La situazione si stabilizza; Ridolfo abbandona al sesto giro. Al settimo cede anche Walton e dei sei corridori che avevano preso il largo alla partenza ne restano tre: l’americano Artem Shmidt (INEOS Grenadiers), anche lui campione nazionale a cronometro, il giovane olandese Frank van den Broek (Team Dsm-Firmenich PostNL) e un altro canadese, Félix Hamel (Team Ecoflo Chronos), professionista dallo scorso anno. È proprio Hamel il quarto a cedere, sulle “côtes” in vista della fine del decimo giro; il vantaggio dei due superstiti resta comunque sui 5 minuti, sostanzialmente immutato da quasi 100 chilometri. Succederà mai qualcosa? E quando? Se non altro una gara così “tranquilla” (per usare un eufemismo) almeno ci risparmia i doppiati che, in un circuito che si percorre in meno di 20 minuti, sono sempre in agguato. Walton (e poco dopo anche Hamel) abbandona nel corso dell’11esimo giro, al termine del quale i due battistrada conservano 4’40” di vantaggio: probabilmente il calo è dovuto più alla loro stanchezza che a qualche movimento nel gruppo, che procede allargato e senza che nessun corridore di rilievo venga messo in difficoltà sulle salite. Dopo 12 giri, a quattro dalla fine, il vantaggio è ancora di 4’30” sul gruppo, che però, sotto la spinta di tutti i corridori della UAE finalmente si allunga e recupera terreno sulle salite con cui termina il circuito. Lo sforzo della UAE, tuttavia, termina una volta passata la linea di arrivo, così che i due fuggitivi riprendono fiato nella prima parte del circuito, quella più facile che contorna il grande parco di Champs-de-Bataille, e mantengono 4 minuti di vantaggio quando iniziano le salite finali, nella parte urbana del circuito. Sulla linea d’arrivo, dopo un’altra tirata della UAE, il vantaggio scende però a 3 minuti e mezzo e comincia a farsi strada l’idea che in effetti Pogacar voglia vincere anche questa corsa: ad ogni modo tutti i migliori sono ancora in gruppo. Mancano 3 giri e stavolta la UAE si dà un po’ da fare anche nel tratto più facile; i due battistrada sembrano sempre più stanchi, col solo Shmidt che cerca di mantenere alta l’andatura. Il più attivo dei compagni di Pogacar è Rafael Majka, che al Giro era stato il più efficace dei suoi gregari, e quando inizia il penultimo giro il gruppo non ha che 1’25” di svantaggio. La fuga è segnata; adesso è da vedere chi e quando cercherà veramente di vincere la corsa. Ben presto si muovono il belga Gil Gelders (Soudal Quick-Step) e il francese Alex Baudin (Decathlon AG2R La Mondiale Team), due onesti gregari che si mantengono a lungo tra il gruppo e i fuggitivi, ma vengono riassorbiti prima che inizi l’ultimo giro; la stessa sorte tocca infine a Shmidt e Van den Broek quando mancano appena 14 chilometri al traguardo. Il gruppo si ricompone e passa compatto la linea d’arrivo, a un solo giro alla fine; in testa c’è sempre la UAE (stavolta è il belga Tim Wellens a darsi da fare). Si riparte dunque, come se nulla fosse successo, per gli ultimi chilometri di una gara sino ad ora ben poco appassionante: ai -10 ci prova Jorgenson, che con uno scatto perentorio approfitta del rilassamento del gruppo dopo il riassorbimento della fuga. Dietro esitano e ai -8 l’americano ha 13 secondi di vantaggio: che fa Pogacar? È la Ineos che tira il gruppo col belga Laurens De Plus, non la UAE. Ai -6 Jorgenson ha 17 secondi e inizia a sperare, ma poi dietro iniziano a tirare sul serio e all’inizio delle ultime salite gli restano 7-8 secondi, non di più. Ancora 500 metri e viene raggiunto, mentre il gruppo si sfilaccia e Pogacar non si vede. E invece no! Eccolo: rimane in mezzo a un gruppetto di sei corridori, che sullo slancio dell’inseguimento appena concluso riescono a prendere qualche metro di vantaggio sul gruppo; poi, qualche decina di metri. Tra loro molti dei favoriti: De Lie, Alaphilippe e lo stesso Jorgenson. Ai -2 Pogacar, finalmente, accelera, sembra fare il vuoto ma il copione della Sanremo si ripete e stavolta è De Lie a stopparlo; dietro cedono Alaphilippe e Jorgenson, ma Pogacar e De Lie non insistono e il resto del gruppo, tutt’altro che rassegnato, ne approfitta. A 800 metri tutti rientrano e si prepara la volatona finale. Pogacar resta chiuso (arriverà settimo) e i velocisti migliori, Girmay e Matthews, emergono di prepotenza: dopo una dura lotta sull’arrivo in salita, anche se tutt’altro che proibitivo, la spunta proprio l’australiano: terza vittoria per lui a Quebec (aveva vinto anche nel 2019) e un declino che si interrompe inaspettatamente con una vittoria di prestigio. Terzo il modesto francese Rudy Molard (Groupama – FDJ). Gara, nel complesso, che si è accesa solo nell’ultimo giro dopo quasi 200 chilometri di noia e che, a dispetto di ogni considerazione di natura “politica”, rimarrà sempre un “circuito”, e neanche di quelli con un buon albo d’oro.

Andrea Carta

Per la terza volta in carriera Matthews vince il Gran Premio del Québec (foto Alex Broadway/Getty Images)

Per la terza volta in carriera Matthews vince il Gran Premio del Québec (foto Alex Broadway/Getty Images)

13-09-2024

settembre 13, 2024 by Redazione  
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CAMPIONATI EUROPEI – GARA SU STRADE UNDER23 MASCHILE (Belgio)

L’olandese Huub Artz si è imposto nella corsa su strada, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 162 Km in 3h22′33″, alla media di 47.988 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Niklas Behrens e di 10″ il francese Léandre Lozouet. Miglior italiano Alessandro Borgo, 14° a 2′15″

CAMPIONATI EUROPEI – GARA SU STRADE UNDER23 FEMMINILE (Belgio)

L’olandese Sofie van Rooijen si è imposta nella corsa su strada, Heusden-Zolder – Hasselt, percorrendo 101.4 Km in 2h26′21″, alla media di 41.572 Km/h. Ha preceduto allo sprint la connazionale Scarlett Souren e l’italiana Eleonora Camilla Gasparrini

GRAND PRIX CYCLISTE DE QUÉBEC

IN AGGIORNAMENTO

TOUR OF ISTANBUL

Il francese Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Şile, percorrendo 130.3 Km in 3h19′24″, alla media di 39.208 Km/h. Ha preceduto di 4″ l’italiano Alessandro Romele (Astana Qazaqstan Development Team) e il danese Magnus Bak Klaris (Airtox – Carl Ras). Burgaudeau è il nuovo leader della classifica con 12″ su Romele e 16″ su Klaris.

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