10-09-2024

settembre 10, 2024 by Redazione  
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TOUR OF SALALAH (Oman)

Il belga Elias Van Breussegem (Shifting Gears Strategica) si è imposto nella terza tappa, Alhaffa – Ittin, percorrendo 118.8 Km in 2h59′45″, alla media di 39.655 Km/h. Ha preceduto di 11″ l’algerino Azzedine Lagab (Madar Pro Cycling Team) e il brasiliano Nícolas Sessler (Victoria Sports Pro Cycling Team). Nessun italiano in gara. Sessler è ancora leader della classifica con 3′54″ sul marocchino Ibrahim Essabahy (Qatar Pro Team) e 6′25″ su Lagab

TOUR OF POYANG LAKE (Cina)

L’estone Martin Laas (Ferei Quick-Panda Podium Mongolia Team) si è imposto nell’ottava tappa, circuito di Xinyu Fairy Lake, percorrendo 120.5 Km in 2h34′44″, alla media di 46.726 Km/h. Ha preceduto allo sprint il bielorusso Alexei Shnyrko (Li Ning Star) e il russo Petr Rikunov (Chengdu Cycling Team). Nessun italiano in gara. L’australiano Kane Richards (Roojai Insurance) è ancora leader della classifica con 7″ su Rikunov e 1′02″ sul russo Timofei Ivanov (Hengxiang Cycling Team)

LA VUELTA CHE VERRÀ (e altro ancora): VUELTA A ESPAÑA 2025

settembre 10, 2024 by Redazione  
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L’anno prossimo la Vuelta scatterà dall’Italia. La “Grande Partenza” della corsa iberica andrà in scena sulle strade del Piemonte

La notizia non è ancora ufficiale ma da mesi viene dato per certo che l’Italia dopo aver ospitato quest’anno il “Grand Départ” del Tour de France nel 2025 farà la stessa cosa con la Vuelta. Il Giro di Spagna numero 80° partirà dall’Italia anche se sul “dove” non ci sono certezze, a parte quella sulla regione che darà il via alla corsa, il Piemonte. La prima candidatura è arrivata lo scorso mese di aprile e domenica a Madrid era presente una delegazione piemontese per incontrare l’organizzatore della Vuelta Javier Guillén e cominciare a mettere nero su bianco il programma dei primi giorni di corsa. Ad aprile era stata diffusa dalla stessa Federazione Ciclistica italiana una prima “bozza” di percorso, che prevede ben tre tappe e mezza, come accaduto anche con il Tour partito da Firenze. Secondo tale bozza la prima frazione non dovrebbe partire da Torino ma dalla vicina Venaria Reale in direzione di Novara, dove andrebbe in scena un arrivo allo sprint, poi la corsa dovrebbe trasferirsi a Cherasco per ripartire alla volta di Alba, entrambi centri situati nella zona delle Langhe e questo si presta al disegno di un percorso collinare. L’ultima tappa totalmente disegnata sul suolo italiano si correrebbe quindi tra San Maurizio Canavese e Ceres, andando probabilmente a ricalcare il finale della quinta tappa del Giro Donne 2023, che prevedeva nel finale la salita (6 Km al 6.6%) diretta al santario intotolato a Sant’Ignazio di Loyola (santo di origine spagnola, tra l’altro). Infine, la quarta tappa partirebbe da Bussoleno in direzione della Francia, come accaduto in occasione della frazione che all’ultimo Tour ha portato il gruppo da Pinerolo a Valloire, e si andrebbero dunque subito ad affrontare le prime montagne. In tempi più recenti, però, il giornalista piemontese Beppe Conti avrebbe ridimensionato questo progetto a soli due giorni, con un prima tappa disegnato attorno a Torino e una seconda nelle Langhe per poi puntare verso la Francia.

RASSEGNA STAMPA

Vuelta, per Roglic è un poker storico. Crono finale a Kung: Cattaneo terzo e Baroncini quarto

Gazzetta dello Sport

V Madridu so okronali kralja Primoža IV – Velika Slovenija je pobrala vse (A Madrid fu incoronato re Primož IV – La grande Slovenia ha raccolto tutto)

Delo – Slovenia

Küng firma la crono finale della Vuelta

Corriere del Ticino – Svizzera

Roglic secures fourth Vuelta title to equal record (Roglic si aggiudica il quarto titolo della Vuelta eguagliando il record)

The Guardian – Regno Unito

Primoz Roglic reigns in Spain as Eddie Dunbar celebrates superb race campaign (Primoz Roglic regna in Spagna mentre Eddie Dunbar celebra una superba campagna di gara)

The Irish Times – Irlanda

Roglic es el hombre-récord (Roglic è l’uomo dei record)

AS – Spagna

Roglic ganha pela quarta vez a Vuelta e iguala recorde de vitórias (Roglic vince la Vuelta per la quarta volta ed eguaglia il record di vittorie)

Público – Portogallo

Un 4e Tour d’Espagne pour Roglic et un record de victoires égalé (Un 4° Giro di Spagna per Roglic e un record di vittorie eguagliato)

L’Équipe – Francia

Stefan Küng schrijft de slottijdrit van de Vuelta op zijn naam, Primoz Roglic is al voor de vierde keer eindwinnaar in Spanje (Stefan Küng vince la cronometro finale della Vuelta, Primoz Roglic è già vincitore assoluto in Spagna per la quarta volta)

Het Nieuwsblad – Belgio

Roglic pakt eindzege in Vuelta na door Küng gewonnen tijdrit – Alarmfase één door ziekte, maar Roglic blijft winnen in La Vuelta: ’Nooit genoeg’ (Roglic conquista la vittoria assoluta alla Vuelta dopo una cronometro vinta da Küng – Allarme fase uno per malore, ma Roglic continua a vincere alla Vuelta: ‘Mai abbastanza’)

De Telegraaf – Paesi Bassi

Roglic gewinnt zum vierten Mal die Vuelta – Lipowitz starker Siebter (Roglic vince la Vuelta per la quarta volta, Lipowitz conclude con un ottimo settimo posto)

Kicker – Germania

Vacek útočil na triumf v časovce, nakonec je šestý. Roglič znovu králem Vuelty (Vacek attaccava per il trionfo nella cronometro, alla fine è arrivato sesto. Roglič di nuovo re della Vuelta)

Mladá fronta Dnes – Repubblica Ceca

Roglic protects lead on final day to win Spanish Vuelta for a record-equaling 4th time (Roglic difende il primato nell’ultimo giorno e vince la Vuelta spagnola per la quarta volta, eguagliando un record)

The Washington Post – USA

¡Primoz Roglic se coronó campeón de la Vuelta a España! Küng conquistó la etapa 21; Harold Tejada volvió a brillar (Primoz Roglic è stato incoronato campione della Vuelta a España! Küng ha conquistato la tappa 21; Harold Tejada ha brillato di nuovo)

El Tiempo – Colombia

Richard Carapaz roza el podio de la Vuelta a España 2024, el título vuelve a manos del esloveno Primoz Roglic – Así queda la clasificación general final de la Vuelta a España con la actuación de los ecuatorianos Richard Carapaz, Alexander Cepeda y Jhonatan Narváez – ‘Soy uno de los mejores y aún sigo en la lucha’, afirma Richard Carapaz, cuarto en la general de la Vuelta a España (Richard Carapaz sfiora il podio della Vuelta a España 2024, il titolo torna nelle mani dello sloveno Primoz Roglic – Questa la classifica generale finale della Vuelta a España con la prestazione degli ecuadoriani Richard Carapaz, Alexander Cepeda e Jhonatan Narváez – “Sono uno dei migliori e sto ancora lottando”, dice Richard Carapaz, quarto assoluto alla Vuelta a España)

El Universo – Ecuador

Australian cycling trio make history in Vuelta (Il trio ciclistico australiano scrive la storia alla Vuelta)

The West Australian – Australia

VUELTAALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della ventunesima ed ultima tappa, Distrito Telefónica – Madrid (cronometro individuale)

1° Victor Lafay
2° Maurice Ballerstedt a 2″
3° Luca Vergallito a 19″
4° Reuben Thompson a 21″
5° Valentin Paret-Peintre a 23″

Classifica generale finale

1° Tim Naberman
2° Ide Schelling a 1′14″
3° Kamil Gradek a 7′03″
4° Thibault Guernalec a 16′15″
5° Julius van den Berg a 16′22″

Miglior italiano Alessandro De Marchi, 11° a 27′07″
Maglia nera Primoz Roglic, 135° a 5h21′03″

I MONDIALI IN “QUATTRO”

Terminato il racconto della Vuelta del 1974 vi accompagneremo alla riscoperta, atteaverso i titoli del quotidiano “La Stampa” dei mondiali disputati negli anni terminanti con il numero 4, nel 30° anniversario del campionato del mondo disputato ad Agrigento nel 1994. I titoli dell’edizione 2014 sono quelli de ilciclismo.it

2004 – VERONA (Italia)

TRIS MONDALE: FREIRE ENTRA NELLA GALLERIA DEI GRANDI

Scelte sbagliate e sfortuna condannano l’Italbici – I fantasmi di Rebellin e Simoni si agitano nella fatal Verona – Resa amara per l’ltalia del pedale

Bettini si fa male cambiando una ruota, uova contro l’ammiraglia di Ballerini – Moser accusa: «Mancava gente di personalità». Basso si difende: «Abbiamo rallentato per aspettare Bettini». E Cunego si consola coccolato dalla mamma – Il ct Ballerini sotto accusa: «Perso Bettini, non avevamo più armi»

2014 – PONFERRADA (Spagna)

KWIATKOWSKI, CHE ASSOLO!

L’Italia riesce nell’intento di far scoppiare la corsa, ma ad approfittarne è il giovane polacco, che anticipa lo strappo finale e resiste al ritorno di un gruppetto regolato da Gerrans. Ennesimo podio senza iride per Valverde, terzo. Gli azzurri si sciolgono nel finale, mancando tutte le azioni nell’ultimo giro e mezzo. La prima nazionale di Davide Cassani si deve accontentare del tredicesimo posto di Colbrelli.

VUELTA 2024 – LE PAGELLE

settembre 10, 2024 by Redazione  
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Ecco le pagella della 79a edizione della Vuelta

PRIMOZ ROGLIC. Vince con autorità la Vuelta 2024 conquistando uno storico poker dopo le vittorie nel triennio 2019 – 2021 e lasciandosi alle spalle le cadute al Giro dei Paesi Baschi e al Tour de France. Le tre vittorie di tappa sul Pico Villuercas, a Cazorla e sull’Alto de Moncalvillo nobilitano la sua prestazione nel corso delle tre settimane. La stagione, considerando anche la vittoria del Delfinato, è certamente positiva. VOTO: 9

BEN O’CONNOR. La quasi fuga bidone della sesta tappa lo proietta al primo posto in classifica generale. Resiste in maglia rossa fino alla tappa verso il Picon Blanco nella quale si deve arrendere a Roglic, ma alla fine riesce a conservare un secondo posto finale che gli vale la sua miglior prestazione in un GT. VOTO: 8

MATTIAS SKJELMOSE. Una delle sorprese più belle della Vuelta 2024. Dopo una prima settimana ordinaria, le tappe di Cazorla e del Cuito Negru – dove giunge rispettivamente quinto e sesto – gli danno le motivazioni giuste per poter ambire ad una prestigiosa top five. La prestazioni in crescendo sull’Alto de Moncalvillo e l’ottima cronometro conclusiva di Madrid gli regalano il quinto posto finale, la vittoria nella classifica dei giovani e la convinzione, perchè no, di poter diventare il nuovo Vingegaard. VOTO: 8

ENRIC MAS. E’ stato definito un po’ ironicamente il miglior gregario di Roglic alla Vuelta. Effettivamente non ci allontaniamo tanto dalla realtà, se è vero come è vero che i suoi attacchi (o presunti tali), pur encomiabili per impegno e dedizione, non hanno mai impensierito lo sloveno, spesso e volentieri rimasto alla sua ruota e pronto a cogliere il momento giusto per attaccare. Un terzo posto finale che comunque resta la migliore prestazione del suo 2024. VOTO: 7.5

KADEN GROVES . Approfitta del ritiro di Van Aert e conquista per il secondo anno consecutivo la maglia verde. Le tre vittorie di tappa sono la ciliegina sulla torta di una Vuelta complessivamente positiva. VOTO: 7.5

EDDIE DUNBAR . L’irlandese della Jayco AlUla vince due tappe scegliendo il momento giusto per le ‘fagianate’ che gli consegnano le due vittorie. VOTO: 7.5

RICHARD CARAPAZ. Dopo le prime due settimane piuttosto anonime, se si eccettua il secondo posto nella nona tappa, ottiene tre top ten nelle tappe del Cuitu Negru, dell’Alto de Moncalvillo e del Picon Blanco. Alla fine è quarto in classifica generale riuscendo a riscattare un Tour de France sottotono. VOTO: 7

DAVID GAUDU. Dopo il quarto posto al Tour 2022 si era un po’ perso per strada tra infortuni e prestazioni mediocri. A 27 anni trova un sesto posto finale in un GT, che può accrescere l’autostima e trovare le motivazioni per tornare ad essere uno dei migliori ciclisti francesi da GT. VOTO: 7

JOAO ALMEIDA Alla vigilia della Vuelta era considerato dalla maggior parte degli addetti ai lavori il più grande avversario di Roglic per la vittoria finale. Il terzo posto sul Pico Villuercas lo posizionava a soli 8 secondi di ritardo dalla maglia rossa. L’avvento del covid pone miseramente fine ai suoi sogni di gloria e lo costringe al ritiro cinque giorni dopo. VOTO: 7

ANTONIO TIBERI. Le speranza italiana per la Vuelta 2024 svaniscono nella nona tappa con il ritiro del capitano del Team Bahrain Victorious a causa di un malore che lo mette ko. Fino a quel momento aveva dato segni positivi, prendendo solo una ventina di secondi di ritardo da Roglic sugli arrivi in salita del Pico Villuercas e di CazorlaVOTO: 7

FLORIAN LIPOWITZ. Il giovane talento tedesco della Red Bull BORA Hansgrohe cresce bene all’ombra di Roglic e chiude in classifica generale al settimo posto. Un ottimo lasciapassere per future prestazioni. VOTO: 7

WOUT VAN AERT. Poteva essere 9 il voto del belga, che stava per vincere contemporaneamente la classifica a punti e quella dei GPM di un GT, cosa rara nel ciclismo, ma la caduta d il conseguente ritiro nella sedicesima abbassano inesorabilmente il voto e il sipario su una stagione che è un eufemismo dire scalognata. Alla Vuelta restano le tre vittorie di tappa, a corredo del bronzo olimpico a cronometro e della vittoria nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne. VOTO: 7

PABLO CASTRILLO, MARC SOLER, URKO BERRADE. Tra i più attivi nel promuovere fughe di lunga gittata, vincono una tappa ciascuno meritandosi una sufficienza piena e dando alla Spagna tre vittorie di tappa. VOTO: 7

PAVEL BITTNER Vince la quinta tappa con arrivo a Siviglia denotando le grandi doti di velocista che potrà migliorare in futuro. VOTO: 7

MICHAEL WOODS Vince sul Puerto de Ancares in un arrivo adatto alle sue caratteristiche, ancora di più se, come è successo, presente in una fuga. Per lui è la terza vittoria di tappa alla Vuelta, dopo le affermazioni nel 2018 e nel 2020. VOTO: 7

STEFAN KÜNG. Vince la cronometro conclusiva di Madrid dimostrando di essere probabilmente l’unico vero cronoman presente alla Vuelta. Vediamo adesso se e quanto questa vittoria gli darà la carica per affrontare in rapida successione Europei e Mondiali. VOTO: 7

BRANDON MCNULTY Vince la cronometro inaugurale da Lisbona ad Oeiras e veste la prima maglia rossa. VOTO: 6.5

PAVEL SIVAKOV . Inizialmente doveva vestire i panni del gregario in una UAE Team Emirates che vantava sulla carta una delle migliori rose alla partenza della Vuelta 2024. Termina nono nella generale e resta il dubbio di cosa avrebbe potuto fare se fosse stato lui il capitano. VOTO: 6

MIKEL LANDA Dopo due buonissime settimane culminate con il terzo ed il quarto posto a Cazorla ed a Granada, viene meno nella tappa di Maeztu perdendo circa quattro minuti sui primi e dicendo addio ad una top five che sembrava cosa (quasi) fatta. Alla fine è ottavo ma le recriminazioni sono tante per l’uomo di classifica designato dal Team Soudal Quick Step. VOTO: 5.5

ADAM YATES Capitano ombra dell’UAE Team Emirates, non sfrutta a dovere l’occasione che il destino gli riserva tra ritiro di Almeida e vittoria nella nona tappa, al termine della quale aveva un ritardo di circa 1 minuto e mezzo da Roglic. Una terza settimana che dire deludente è poco lo fa uscire dalla classifica generale e alla fine non entra neanche nella top ten. VOTO: 4

SEPP KUSS. Ombra del ciclista che non più di un anno fa aveva vinto la Vuelta, parte con i gradi di capitano nel Team Visma Lease a Bike ma non dà mai l’impressione di poter competere per la vittoria finale. Chiude quattordicesimo, rivelandosi probabilmente la delusione più grande dell’intera corsa spagnola. VOTO: 4

Antonio Scarfone

VUELTA, POVERA E BELLA: ESISTE CICLISMO ANCHE SENZA MOSTRI SACRI

settembre 9, 2024 by Redazione  
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Roglič appaia Heras col record di Vuelte vinte, a quota quattro. Una bella gara che riconcilia con lo sport gli amanti di un ciclismo diverso dai wattaggi atomici.

La crono tracciata con creatività e cuore fra i barrios di Madrid viene vinta da Küng, uno dei grandissimi indiscutibili di questa specialità che, udite udite, porta a casa solo in quest’occasione per la prima volta in carriera una tappa di Grande Giro, a testimonianza appunto di come la disciplina stia vivendo in questi anni delle punte qualitative a dir poco clamorose. Ed è tutto dire che questo fior di fenomeni contro le lancette vengano spesso e volentieri ramazzati sul loro terreno, cioè le tappe a cronometro, dai mostri tout court di questi anni, Evenepoel (e va benissimo, perché di questo esercizio fa una delle proprie eccellenze), Van Aert (e sia pure, dopotutto non è uomo di classifica, per lo meno, e fa una bandiera delle polivalenza), Roglič (è una sua prerogativa in fin dei conti), Pogačar (sì, d’accordo, ha il fisico, sappiamo che è bravo, altro?) ma talvolta perfino da …Vingegaard! Tempi duri insomma per i Küng, i Ganna, i Bisseger, i Foss, gli Oliveira e tanti ancora. Non c’è da stupirsi se un Affini si “trattorizzi” e trovi il proprio spazio nel peloton assumendo il ruolo di “ammazzafughe” del quale cui fu quasi eponimo Tim Declerq.
In questa Vuelta, però, torna sotto i riflettori il ciclismo umano, o degli umani, e così stavolta Roglič si deve accontentare del secondo posto di tappa. È sintomatico anche che dietro questi due non ci sia la solita trafila di uomini di classifica con la “scusa” (scusa, sia chiaro, con un suo fondo di verità) per la quale dopo tre settimane con tanta montagna i cronomen sarebbero più spompati di chi lotta per il vertice. Stavolta invece annusano scampoli di alta classifica – parlando sempre di piazzamenti di giornata – anche un Cattaneo, in forma strepitosa, inspiegabilmente castigato dal team che l’altro giorno gli ha impedito di lottare per una vittoria di tappa, col solo fine di soccorrere molto ma molto tardivamente (e qui sta il vulnus) il capitano Landa finito in un momento di sbando; oppure Baroncini, il cui talento cristallino è ancora in attesa di trovare una propria definizione e approdo, per un ciclismo come quello azzurro i cui orizzonti ormai assumono i toni cupi di un abisso oceanico senza risalita. I migliori uomini di classifica al netto di Rogla sono Skjelmose, che agguanterà così in extremis una top 5 nella generale a discapito di Gaudu (unica svolta in tutta la top 30 della CG, a parte Sepp Kuss che scala in giù al 14º posto, sì proprio lui che l’anno passato vinse, e nella crono piatta perse meno di un minuto da Rogla contro i tre e passa di stavolta), e poi ovviamente O’Connor, che consolida il secondo posto su Mas: e d’altronde Lidl-Trek e Decathlon sono gli unici due team la cui prestazione d’assieme faccia – ma proprio leggermente – denotare un afflato prestazionale più positivo rispetto alle aspettattive, in linea peraltro con quanto siamo andati vedendo durante tutto l’anno.
E questo ci porta direttamente a un altro grande tema di questa Vuelta, il ruolo delle squadre. Il ciclismo è sempre più uno sport di team e superteam, in cui pare che la differenza di resa di un atleta dipenda in gran parte dell’andazzo generale della squadra in cui milita, così come le squadre nel giro di pochi anni possono avere sbalzi prestazionali talora poco comprensibili per entità e repentinità.
Ebbene, questa Vuelta ha consentito di rivalutare certe parti del puzzle. È palmare ad esempio che né Van Aert né Roglič abbiano toccato i vertici prestazionali degli anni a bordo di uno squadrone Jumbo che letteralmente volava, ma è altresì palese che entrambi abbiano confermato i propri picchi qualitativi al di là di un anno difficile per il team nel caso del primo e al di là del cambio di formazione per quanto concerne il secondo. Sotto altro angolo prospettico, dopo la vittoria peraltro non così impronosticabile di McNulty in molti si erano lanciati in profezie risibili a proposito dell’inevitabile dominio del Team UAE, indiscutibilmente in annata di grazia: eppure, nonostante le qualità di un Almeida o di un Adam Yates siano a questa altezze indiscutibili, sia quale sia la squadra in cui corrono, ambedue hanno potuto manifestare il proprio talento, ma senza trasformarsi nelle potenze inarrestabili che troppi pronosticavano . Anzi. Adam si è ritagliato un ruolo di cacciatore di tappe con un occhio solo di rimbalzo alla classifica, peraltro con meno successo di un Carapaz dedito allo stesso esercizio, e non parliamo di O’Connor. Almeida si è dovuto ritirare causa covid dopo 9 tappe, ma anche prima di stare male era apparso un solido pretendente al podio piuttosto che non un potenziale dominatore. Anche Vine (maglia a pois blu finale di miglior scalatore) e Soler (vittoria di tappa condita da tripletta di terzi posti), reduci da una prestazione molto positiva anche perché liberi da ogni obbligo di gregariato, sono apparsi arrembanti ma certamente non invincibili: in ogni caso, altrettanto credibili quanto il resto dei vincitori di maglie secondarie o tappe, vale a dire che sono apparsi sostanzialmente in condizione di esprimere il proprio talento ma senza i fuochi d’artificio che alcuni si immaginavano a priori, e che altre squadre hanno esibito nel passato recente o meno recente. Del tutto confrontabili, per dire, agli uomini Jayco, quel Groves che da tempo bussa alle porte dell’elite degli sprinter e che in Spagna trovo terreno privilegiato (classifica a punti grazie all’incidente di Van Aert e tre tappe) oppure quel Dunbar che fa doppietta, ora in fuga, ora staccando i migliori – contingentemente – in salita. Se proprio vogliamo sono sembrati più roboanti i numeri degli uomini dei team invitati di seconda fascia, ma in questo caso possiamo supporre che la motivazione, gliela si leggeva in volto, spieghi parecchio nelle vittorie di Castrillo o Berrade: oppure, più in generale, possiamo dire che in un ciclismo più “alla mano” ci sia meno salto verticale anche fra le diverse categorie di team, com’era fino a qualche stagione fa peraltro.
Spazio a un ciclismo un po’ diverso, come si è detto, e ne è l’emblema il secondo posto di O’Connor che, fatte le debite proporzioni, ricorda l’impresa di Arroyo al Giro 2010. In quel caso la fuga era stata ancora più torrenziale, mentre in questo caso va detto che O’Connor, in piena consonanza con una annata globalmente eccellente del team Decathlon, ci ha messo atleticamente molto del proprio, inserendo qualche picco prestazionale da urlo in una gara che complessivamente è stata da applausi per tenuta. Ma se O’Connor col suo secondo posto finale e il vittorione in solitaria lasciando il gruppo a sei minuti è stato il simbolo di questa tendenza, non ne è stato certo l’unico rappresentante, dato che su scala minore hanno fatto classifica così anche Sivakov (senza vincere tappe), Yates (mancando la top 10), Carapaz, che pure non vince tappe e resta giù dal podio ma ottiene col quarto posto finale in CG un risultato che pareva impronosticabile, proprio grazie a un paio di raid coraggiosi. Non entra nella categoria, però rende l’idea: se perfino Mas a volte si è mosso a più di tre km dalla linea di meta!
A questo proposito, la Vuelta 2024 è stata anche la rivincita delle squadre spesso sbeffeggiate nel ciclismo delle cilindrate esagerate per la loro presunta inadeguatezza, come la Movistar o la EF: Mas, appunto, pur con i suoi umanissimi limiti ormai ben conosciuti, vuoi tecnici, vuoi caratteriali, si conferma scalatore di livello e uomo di classifica credibile. Carapaz, pur mancando il podio, torna ad essere uno dei pochi in grado di tenere le ruote dei top top top quando la strada sale, seppur non a tempo pieno; così ratifica la propria tenacia e il proprio fondo, tanto da far sospettare che una fetta non da poco degli stravolgimenti in corso nel ciclismo di oggi dipendano anche da un mutato approccio al disegno dei tracciati.
Per esemplificare: è indiscutibile che Pogačar sia uomo di fondo pazzesco , ma è altrettanto indiscutibile che le sue pochissime battute a vuoto, quando ne ha avute, siano state sul piano della continuità all’atto di entrare nel profondo dei GT; è indiscutibile che Vingegaard sia corridore di solidità granitica nel cumulo delle tappe, ma è altresì indiscutibile che in modo apparentemente paradossale l’atleta desse il meglio di sé (fino a quest’anno almeno) su tracciati di non esageratissima durata oraria. Ebbene, è altrettanto indiscutibile che l’andazzo del ciclismo moderno e soprattutto del Tour de France (pure del Giro di quest’anno, mentre la Vuelta che ha invertito la tendenza… partiva da una base già “modernissima” di tappe brevi e monosalita) faccia tirare ulteriore vento, come se non bastasse quello elargito da madre natura e dai superteam di appartenenza, a favore delle caratteristiche di questi fenomeni, e parallelamente a discapito dei Carapaz, dei Mas , degli O’Connor, degli Adam Yates, ma anche – nel passato prossimo – dei Bardet, oppure aggiungiamoci anche un Carlos Rodríguez.
Due parole su quest’ultimo per riscattarlo dalla sua condizione di uomo invisibile. Una buona Vuelta è stata distrutta da una defaillance come nel caso di Landa: non è un caso che entrambi venissero da un Tour corso comunque per la classifica, con un risultato eccellente nel caso di Landa, più discreto ma ad ogni modo non deludente per quanto concerne Carlos Rodríguez. Prima 5º poi 7º il basco, 7º e poi 10º l’andaluso. La sensazione per entrambi è ad oggi amara visto che alla Vuelta sembravano in lizza rispettivamente per il podio e la maglia bianca, anzi con buone chance di conseguire i rispettivi obiettivi; ma si tratta comunque di una doppia top ten che di fondo conferma la qualità di base notevolissima di tutti e due. Va soprattutto tenuto in considerazione il contesto: la Quickstep o T-Rex che dir si voglia sta avendo un’annata ambivalente, dove emerge prepotente il talento di Evenepoel, come in seconda linea quello dello stesso Landa, ma dove pure spiccano chiaramente troppe manchevolezze a livello di preparazione o strategia globali del team. E Landa ha ormai la sua bella età, anello di congiunzione che permette di paragonare le performance di due generazioni molto diverse, cresciute in un modello intrinsecamente diverso dello sport, dove però il basco si è sempre dimostrato all’altezza… anche se mai “abbastanza” all’altezza da finalizzare con vittorie di peso. La INEOS a propria volta è molto ma molto distante dalla corrazzata che fu, per parecchi motivi, a cominciare dal disinvestimento “energetico” da parte sia della proprietà sia, a livello politico, delle istituzioni pubbliche d’Oltremanica. Carlos Rodríguez però è ancora molto giovane; inoltre è pure lui uomo di fondo più che da fiammate, e questa “doppia top 10” ricorda da vicino quella “doppia top 20” che nel 2008 deluse cocentemente molti appassionati in attesa dell’uomo della provvidenza, quando fu raccolta fra Giro e Tour da un Nibali praticamente coetaneo del Carlos Rodríguez attuale. Ora, dubitiamo anche solo per ragioni statistiche che “il leone di Almuñécar” possa replicare quanto seguì, ma “lo squalo di Messina” dopo quell’annata passò i dieci anni (!) successivi senza mai più uscire dalla top 10 di nessun Grande Giro portato a compimento, eccettuando il TDF 2016 dove preparò le Olimpiadi: e su 14 GT finiti, per 10 volte salì sul podio finale. Come detto, la questione non è se l’andaluso possa replicare questa carriera pazzesca (non proprio facilissimo), ma è semmai rendersi conto di come delusioni e aspettative su atleti giovani vadano pesate e comprese rispetto al contesto, con pazienza; in questo caso purtroppo anche accettando che il ciclismo attuale non sembra favorire questo profilo atletico.
In conclusione, una Vuelta divertente e varia, specie nella prima parte, mentre la seconda si è un po’ appiattita sul concept del monosalita ad libitum. Gran merito di questa apertura va dato appunto al disegno del percorso specie nella prima metà della competizione, giusto per sottolineare che se si vuole scompaginare un po’ le carte è importante lavorare sui tracciati. Non è un caso se al Tour la tappa più bella e memorabile in assoluto sia stata quella di Le Lioran. Roglič è stato fenomenale nel districarsi fra le difficoltà fisiche dovute agli infortuni accumulati e le puntuali debolezze di squadra a causa sembra di un virus. La gestione tattica del complesso della Vuelta è stata stratosferica, come spesso accade con lo sloveno in corsa. E come spesso succede proprio alla Vuelta,Roglič ci ha anche regalato momenti di autentico spettacolo con attacchi violentissimi o tirando i rivali al limite dello sconsiderato, il tutto alternato logicamente a tappe viceversa di attesa o stallo in cui ha pensato soprattutto a difendersi e recuperare, con lo spettro per tutti della sua staffilata finale. Proprio la varietà dello spartito maneggiato sempre con la massima padronanza è stato il suo punto di forza, ancor più che la comunque netta superiorità atletica. È per questo che lo sloveno possiede chiaramente lo status di campione che lo situa come unico trait d’union o quasi fra il mondo degli umani e quello dei fuoriserie.
Nota più negativa della Vuelta, le riprese televisive pessime, oltre il credibile. Non ci siamo. È vero che la Vuelta ha un budget che è un 10% di quello del Giro e un 5% di quello del Tour, ma su questi aspetti bisogna investire sì o sì, né d’altro cando le limitazioni economiche (peraltro arbitrarie, nel senso che essendo la Vuelta di ASO, cioè dei padroni del TDF, volendo si potrebbe dotarla meglio…) giustificano appieno questo tipo di carenze. Si vede di meglio in gare organizzate da organizzatori di ben minor taglia in Italia. No, ecco, forse la palma di nota peggiore in assoluto non è nemmeno della TV. Il peggio è il silenzio vergognoso dell’associazione corridori a fronte di situazioni climatiche dove ben due atleti han visto compromessa la loro gara da seri problemi di salute (colpo di calore) durante la competizione, fra cui Tiberi. Il tutto condito da pietose bugie sul fatto che “nessun atleta si sia lamentato” quando invece le rimostranze dei corridori sono state rese pubbliche a mezzo stampa. Questa è la prova del nove di come le chiacchiere sulla salute e sicurezza dei corridori tirate in ballo ormai sistematicamente, edizione dopo edizione, per boicottare tipicamente il Giro siano state a dir poco pretestuose. Anzi, usarle per secondi fini le inflaziona e squalifica. Questo fa il paio con la Freccia Vallone, sempre posseduta da ASO, dove pure problemi di salute reali e gravi, non immaginati o congetturabili, furono comportati da freddo e pioggia che condussero qualche atleta all’ipotermia; pure lì, niente da dire da parte del sindacato corridori. Il buon O’Connor che da compaesano di chi quel sindacato lo dirige ebbe a spalleggiarlo durante il Giro con dichiarazioni di fuoco; alla Vuelta si è ben guardato dall’aprire bocca, anche quando i problemi organizzativi della corsa l’hanno lasciato orfano di scorta in cima a una montagna, in maglia rossa di leader ma abbandonato al suo destino; e quando poi lui decise di tornare per conto proprio in albergo alla buona, è stato multato per aver mancato il podio. Ma questi sono organizzatori modernissimi e bravissimi, che non si dica!

Gabriele Bugada

09-09-2024

settembre 9, 2024 by Redazione  
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TOUR OF SALALAH (Oman)

Il il brasiliano Nícolas Sessler (Victoria Sports Pro Cycling Team) si è imposto nella seconda tappa, Ad Dahariz Beach – Wadi Darbat, percorrendo 120.4 Km in 3h04′48″, alla media di 39.091 Km/h. Ha preceduto di 1′21″ il belga Rutger Wouters (Cycling Vlaanderen) e il giapponese Yuki Ishihara (Shimano Racing). Nessun italiano in gara. Sessler è il nuovo leader della classifica con 2′18″ sul marocchino Ibrahim Essabahy (Qatar Pro Team) e 3′30″ su Wouters

TOUR OF POYANG LAKE (Cina)

L’australiano Kane Richards (Roojai Insurance) si è imposto nella settima tappa, circuito a cronometro di Mount Wugong, percorrendo 29.5 Km in 43′59″, alla media di 40.243 Km/h. Ha preceduto di 44″ il cinese Xianjing Lyu (China Glory – Mentech Continental Cycling Team) e di 51″ il rumeno Cristian Raileanu (Li Ning Star). Nessun italiano in gara. Richards è il nuovo leader della classifica con 14″ sul russo Petr Rikunov (Chengdu Cycling Team) e 1′02″ sul russo Timofei Ivanov (Hengxiang Cycling Team)

IL TOUR OF BRITAIN È DI STEPHEN WILLIAMS, ULTIME VITTORIE PER MAGNIER E GOVEKAR

settembre 9, 2024 by Redazione  
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Al Tour of Britain 2024 Paul Magnier e Matevž Govekar si sono aggiudicati le ultime due tappe disputate nel weekend. Vittoria finale per Stephen Williams.

Nel weekend appena trascorso si sono disputate le ultime due tappa del Tour of Britain 2024. Le due frazioni, entrambe dedicate alle ruote veloci, non hanno influenzato la classifica generale che è definitivamente andata al britannico Stephen Williams. Il portacolori della Israel – Premier Tech, vincitore della seconda e della terza tappa, ha mantenuto senza patemi d’animo la sua leadership nelle tappe successive, piazzandosi anche al secondo posto nella classifica a punti.
Le ultime due tappe portano la firma del francese Paul Magnier (Soudal Quick-Step) e dello sloveno Matevž Govekar (Bahrain – Victorious). Il primo, tre vittorie per lui, si è aggiudicato la frazione di Northampton, mentre la conclusiva Lowestof-Felixstowe è andata a Govekar, tappa quest’ultima tappa caratterizzata da una caduta che ha coinvolto anche Magnier, costretto al ritiro e al ricovero in ospedale per commozione cerebrale e varie ferite che hanno necessitato di punti di sutura.
Con l’uscita di scena del dominatore delle volate in terra britannica la classifica a punti è andata al britannico Ethan Vernon (Israel – Premier Tech), compagno di squadra del leader della classifica Stephen Williams. Terza piazza per il vincitore dell’ultima tappa Govekar.
La classifica generale è andata come detto a Williams che ha preceduto il connazionale Oscar Onley (Team dsm-firmenich PostNL) di 16″ mentre di 36″ è il gap che lo divide dal francese Tom Donnenwirth (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team), che ha scalzato dall’ultimo gradino del podio il britannico Mark Donovan (Q36.5 Pro Cycling Team) proprio nell’ultima tappa.
La Classifica dei GPM è andata a Callum Thornley (Trinity Racing), che con 50 punti ha più che doppiato il compagno di squadra Dean Harvey. La maglia di miglior giovane è andata a fasciare il busto di Onley, che ha preceduto di 25″ il recente vincitore del Tour de l’Avenir Joseph Blackmore (Israel – Premier Tech). Infine, si è laureata squadra migliore l’Israel – Premier Tech del capoclassifica con un divario di 1′29″ sulla Decathlon AG2R La Mondiale Development Team.
Nelle sei tappe della corsa britannica la sparuta pattuglia italiana, quattro elementi, è stata portata agli onori della cronaca soprattutto da Edoardo Zambanini, con il giovane della Bahrain – Victorious che ha chiuso in settima posizione nella classifica generale e in sesta in quella a Punti. Nei sei giorni di gara ha raccolto un settimo posto, un terzo e due undicesimi.

Mario Prato

Il podio del Tour of Britain 2024 (foto SWPix.com)

Il podio del Tour of Britain 2024 (foto SWPix.com)

GP LARCIANO, HIRSCHI NELLA TORMENTA

settembre 8, 2024 by Redazione  
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Marc Hirshi vince il GP di Larciano, ridotto per maltempo. Alle sue spalle Silva e Ulissi

La cinquantaquattresima edizione del Gran Premio Industria e Artigianato di Larciano è una delle prime tappe della parte conclusiva di stagione, nella quale le classiche italiane giocano un ruolo di primo piano nel calendario ciclistico internazionale.
Quest’anno però un inatteso protagonista è il maltempo che si sta abbattendo sulla Toscana e sulla provincia di Pistoia in particolare in questi giorni, costringendo gli organizzatori a ridurre il percorso per motivi di sicurezza.
La corsa che ne viene fuori è così frammentata e irregolare, con un gruppetto di 13 unità che riesce ad evadere solo dopo non pochi tentativi: fra di loro, Manuele Tarozzi (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè), Walter Calzoni (Q36.5 Pro Cycling Team), Mark Stewart (Team corratec-Vini Fantini), Baptiste Huyet (TDT-Unibet), Paul Ourselin (TotalEnergies), Yuma Koishi (JCL Team UKYO), Emanuele Ansaloni (Team Technipes #InEmiliaRomagna), Matteo Spreafico (Mg.KVis Colors for Peace), Antonio Polga e Andrea Peron (Team Novo Nordisk), Davide De Cassan (Team Polti-Kometa), Aaron Van Der Beken (Bingoal WB) e Tommaso Bambagioni (Work Service-Vitalcare-Dynatek).
Il vantaggio massimo di questi tredici uomini al comando sfiora i 4 minuti fra le due ascese del temibile strappo di Fornello, ma scende sensibilmente già poco sopra i 2′ in vista della prima scalata al San Baronto. Il maltempo però non dà cenno di arrestarsi, e gli organizzatori sono costretti nuovamente a intervenire sul percorso tagliando l’ultimo giro del circuito – e dunque ultima scalata del GPM di San Baronto.
In testa al gruppo passa dunque l’UAE Emirates a fare ritmo forsennato e riportare il grosso della corsa a poche decine di secondi da quel che rimane dei battistrada. Lungo le prime rampe di quella che è diventata l’ultima ascesa di giornata al San Baronto ci prova Marc Hirschi (UAE Team Emirates), riuscendo a rientrare sulla testa prima e fare il vuoto poi.
Nulla possono alle sue spalle prima uno sfortunato Christian Scaroni (Italia), scivolato nella discesa finale verso il traguardo, e poi Guillermo Thomas Silva (Caja Rural-Seguros RGA), nuovo primo inseguitore alle spalle del talento della formazione emiratina e ora solitario secondo di giornata.
Chiude terzo un buon Diego Ulissi (UAE Emirates), capace di regolare la volata per il piazzamento del gruppo.

Lorenzo Alessandri

Marc Hirshi esulta nella tormenta (foto Sprint Cycling Agency)

Marc Hirshi esulta nella tormenta (foto Sprint Cycling Agency)

08-09-2024

settembre 8, 2024 by Redazione  
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VUELTA A ESPAÑA

L’elvetico Stefan Küng (Groupama – FDJ) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, cronometro individuale Distrito Telefónica (Madrid) – Madrid, percorrendo 24.6 Km in 26′28″, alla media di 55.755 Km/h. Ha preceduto di 31″ lo sloveno Primož Roglič (Red Bull – BORA – hansgrohe) e di 42″ l’italiano Mattia Cattaneo (Soudal Quick-Step). Roglič si impone in classifica con 2′36″ sull’australiano Ben O’Connor (Decathlon AG2R La Mondiale Team) e 3′13″ sullo spagnolo Enric Mas (Movistar Team). Miglior italiano Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan Team), 16° a 40′43″

BEMER CYCLASSICS

L’olandese Olav Kooij (Team Visma | Lease a Bike) si è imposto nella corsa tedesca, circuito di Amburgo, percorrendo 198.5 Km in 3h39′49″, alla media di 48.449 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Jonathan Milan (Lidl – Trek) e l’eritreo Biniam Girmay (Intermarché – Wanty).

TOUR OF BRITAIN

Lo sloveno Matevž Govekar (Bahrain – Victorious) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, Lowestoft – Felixstowe, percorrendo 158.4 Km in 3h22′18″, alla media di 46.98 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Rasmus Søjberg Pedersen (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team) e il britannico Ben Swift (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Nicolò Buratti (Bahrain – Victorious), 13°. Il britannico Stephen Williams (Israel – Premier Tech) si impone in classifica con 16″ sul connazionale Oscar Onley (Team Dsm-Firmenich PostNL) e 36″ il francese Tom Donnenwirth (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team). Miglior italiano Edoardo Zambanini (Bahrain – Victorious), 7° a 1′40″

GP INDUSTRIA & ARTIGIANATO

L’elvetico Marc Hirschi (UAE Team Emirates) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Larciano, percorrendo 168.8 Km in 3h53′35″, alla media di 43.359 Km/h. Ha preceduto di 5″ l’uruguayano Guillermo Thomas Silva (Caja Rural – Seguros RGA) e di 10″ l’italiano Diego Ulissi (UAE Team Emirates). A causa del maltempo la corsa è stata accorciata di 27 Km tagliando l’ultimo giro del circuito finale.

GP DE FOURMIES – LA VOIX DU NORD

L’olandese Arvid de Kleijn (Tudor Pro Cycling Team) si è imposto nella corsa francese, circuito di Fourmies, percorrendo 197.7 Km in 4h29′07″, alla media di 44.078 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Gerben Thijssen (Intermarché – Wanty) e il norvegese Søren Wærenskjold (Uno-X Mobility). Miglior italiano Giovanni Lonardi (Team Polti Kometa), 12°.

LA CHORALIS FOURMIES FÉMININE

L’italiana Silvia Zanardi (Human Powered Health) si è imposta nella corsa francese, circuito di Fourmies, percorrendo 130.2 Km in 3h13′49″, alla media di 40.306 Km/h. Ha preceduto allo sprint la britannica Cat Ferguson (Shibden Hopetech Apex) e l’italiana Martina Alzini (Cofidis Women Team)

GROTE PRIJS STAD HALLE

L’italiano Federico Savino (Soudal – Quick-Step Devo Team) si è imposto nella corsa belga, circuito di Halle, percorrendo 174.3 Km in 4h07′48″, alla media di 42.203 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’austriaco Emanuel Zangerle (Team Felt Felbermayr) e di 4″ il belga Lars Vanden Heede (Soudal – Quick-Step Devo Team)

OKOLO JIŽNÍCH ČECH / TOUR OF SOUTH BOHEMIA

L’olandese Casper van der Woude (Metec – SOLARWATT p/b Mantel) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Trhové Sviny – Jindřichův Hradec, percorrendo 161 Km in 3h30′38″, alla media di 45.862 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Michael Kukrle (Team Felt Felbermay) e il belga Victor Van de Putte (Team Deschacht – Group Hens – Containers Maes). Nessun italiano in gara. Il polacco Marcin Budziński (Mazowsze Serce Polski) si impone in classifica con 44″ sullo slovacco Lukáš Kubiš (Elkov – Kasper) e 47″ sul connazionale Piotr Pękala (Santic – Wibatec)

TOUR OF SALALAH (Oman)

L’algerino Yacine Hamza (Madar Pro Cycling Team) si è imposto nella prima tappa, Sadah – Mirbat Castle, percorrendo 131.2 Km in 3h18′19″, alla media di 39.694 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Quinten Veling (Wielerploeg Groot Amsterdam) e il brasiliano Nícolas Sessler (Victoria Sports Pro Cycling Team). Nessun italiano in gara. Hamza è il primo leader della classifica con 4″ su Veling e 6″ su Sessler

TOUR OF BINZHOU

Il russo Ilia Schegolkov (Caja Rural – Alea) si è imposto nella corsa cinese, circuito di Binzhou, percorrendo 179.8 Km in 3h57′59″, alla media di 45.331 Km/h. Ha preceduto di 2″ il connazionale Ivan Yatsenko (Pingtan International Tourism Island Cycling Team) e di 27″ il cinese Zhicheng Liu (Shandong Cycling). Nessun italiano in gara.

TOUR OF POYANG LAKE (Cina)

Il britannico Tyler Hannay (Saint Piran) si è imposto nella sesta tappa, circuito di Tonggu, percorrendo 114.4 Km in 2h28′15″, alla media di 46.3 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’estone Martin Laas (Ferei Quick-Panda Podium Mongolia Team) e il russo Roman Maikin (Chengdu Cycling Team). Nessun italiano in gara. Il russo Petr Rikunov (Chengdu Cycling Team) è ancora leader della classifica con 37″ sul connazionale Timofei Ivanov (Hengxiang Cycling Team) e sul cinese Yongbing Gao (Hengxiang Cycling Team)

TOUR DE ROMANDIE FÉMININ

L’olandese Riejanne Markus (Team Visma | Lease a Bike) si è imposta nella terza ed ultima tappa, circuito di Morges, percorrendo 144.2 Km in 3h38′44″, alla media di 39.555 Km/h. Ha preceduto allo sprint la neozelandese Niamh Fisher-Black (Team SD Worx – Protime) e di 21″ la belga Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime). Miglior italiana Eleonora Camilla Gasparrini (UAE Team ADQ), 5° a 21″. La Kopecky si impone in classifica con 6″ sull’olandese Demi Vollering (Team SD Worx – Protime) e 46″ sull’italiana Gaia Realini (Lidl – Trek).

TOUR CYCLISTE FÉMININ INTERNATIONAL DE L’ARDÈCHE

L’olandese Eline Jansen (VolkerWessels Women’s Pro Cycling Team) si è imposta nella sesta ed ultima tappa, Le Pouzin – Privas, percorrendo 80.6 Km in 2h10′05″, alla media di 37.19 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Letizia Borghesi (EF-Oatly-Cannondale) e la francese Maëva Squiban (Arkéa – B&B Hotels Wome). L’olandese Thalita de Jong (Lotto Dstny Ladies) si impone in classifica con 58″ sulla francese Marion Bunel (St Michel – Mavic – Auber93 WE) e 1′46″ sull’italiana Monica Trinca Colonel (Bepink – Bongioanni)

KOOIJ SORPRENDE MILAN. LA CLASSICA DI AMBURGO PARLA OLANDESE DOPO 26 ANNI

settembre 8, 2024 by Redazione  
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Nonostante fosse tra i velocisti più quotati per la vittoria della BEMER Cyclassics Hamburg 2024, Jonathan Milan (Team Lidl Trek) deve arrendersi ad Olav Kooij (Team Visma Lease a Bike) che vince davanti all’italiano ed a Bibiam Girmay (Team Intermarchè Wanty)

Pur essendo più corto di circa 30 km rispetto all’edizione 2023 a causa di un incidente sul percorso che ha ritardato la partenza, la BEMER Cyclassics Hamburg – ex Classica di Amburgo – presenta un finale identico a quello dell’anno scorso con la triplice scalata del Waseberg. I velocisti, o quanto meno la maggior parte di loro, hanno già dimostrato nelle passate edizioni di riuscire a domare questa asperità ma non sono comunque da escludere attacchi alla Evenepoel che possano sconvolgere la corsa negli ultimi km. Da tenere d’occhio Jonathan Milan (Team Lidl Trek), apparso in gran forma nelle ultime uscite tra Deutschland Tour e Renewi Tour ed ormai nel gotha dei velocisti più forti. LA corsa ha visto la fuga di Michael Mørkøv (Team Astana), Taco van der Hoorn (Team Intermarchè Wanty), Stefan De Bod (Team EF Education EasyPost), Remi Cavagna (Team Movistar), Andrea Vendrame (Team Decathlon AG2R La Mondiale) e Cyrus Momk (Team Q36.5 Pro Cycling). Una caduta a circa 80 km dalla conclusione ha tagliato fuori alcuni nomi più che papabili per la volata finale come Matteo Trentin (Tudor Pro Cycling Team), Tim Merlier (Team Soudal Quick Step) e Fernando Gaviria (Team Movistar). A 50 km dalla conclusione il vantaggio della fuga si attestava sui 3 minuti dopo aver avuto nelle prime fasi della corsa un vantaggio che sfiorava gli 8 minuti. Ad una trentina di km dalla conclusione erano coinvolti in una caduta anche Paul Penhoet e Cadel Ewans, gli uomini veloci rispettivamente della Groupama FDJ e della Jayco AlUla. La fuga veniva ripresa definitivamente a 25 km dalla conclusione. Negli ultimi 20 km alcuni ciclisti provavano ad attaccare. SI segnalavano in particolare le azioni di Alex Aranburu (Team Movistar), Fabio Christen (Team Q36.5 Pro Cycling) e Rudy Molard (Team Groupama FDJ) ma sotto l’impulso delle squadre dei velocisti il gruppo tornava compatto a poco più di 10 km dall’arrivo. La volata non era più in dubbio ed a vincere era Olav Kooij (Team Visma Lease a Bike) davanti a Jomatham Milan e Biniam Girmay (Team Intermarchè Wanty). Chiudevano la top five Jordi Meeus (Team Red Bull BORA Hansgrohe) in quarta posizione ed Alexander Kristoff (Team Uno X Pro Cycling) in quinta posizione. Jasper Philipsen (Team Alpecin Deceuninck), altro atteso velocista, non faceva meglio del settimo posto mentre nella top ten si segnalavano il nono posto di Trentin ed il decimo di Stefano Oldani (Team Cofidis). Per Kooij è l’ottava vittoria stagionale ed è il secondo olandese a vincere la Classica di Amburgo dopo Léon van Bon che la vinse nel 1998.

Antonio Scarfone

Olav Kooij vince la BEMER Cyclassics Hamburg 2014 (foto: Getty Images)

Olav Kooij vince la BEMER Cyclassics Hamburg 2014 (foto: Getty Images)

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): DISTRITO TELEFÓNICA (MADRID) – MADRID (ITT)

settembre 8, 2024 by Redazione  
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Cala il sipario sulla Vuelta 2024 con una cronometro individuale che non potrà cambiare la situazione al vertice della classifica generale mentre tutto è ancora aperto per i gradini più bassi del podio

Era da vent’anni esatti che Madrid, tradizionale punto d’arrivo finale della Vuelta salvo qualche rara eccezione (nel 1993, nel 2014 e nel 2021 si è arrivati a Santiago de Compostela, mentre fino alla fine degli anni ‘70 la corsa terminava nei Paesi Baschi), non ospitava lo svolgimento di una tappa a cronometro. L’ultima volta capitò nel 2004 quando la conclusiva frazione contro il tempo di 28 Km non bastò a scardinare dal trono della Vuelta lo spagnolo Roberto Heras, che si impose in quella edizione con 30″ sul connazionale Santiago Pérez, vincitore di quella tappa con 13″ di vantaggio sul rivale. Molto diversamente erano andate le cose due anni prima quando la crono dell’ultimo giorno, affrontata sempre con Heras in maglia amarillo (la maglia rossa sarà introdotta nel 2010), ribaltò la classifica facendo balzare al primo posto Aitor González, che staccò lo scalatore di Béjar di ben 3′22″. Vista la supremazia dimostrata da Roglic nelle scorse tappe difficilmente rivedremo un “rovescio” come quello del 2002, ma la cronometro di quest’anno sarà ugualmente appassionante e tutta da gustare fino all’ultimo colpo di pedale perchè è ancora aperta la lotta per i gradini più bassi del podio, che vedrà pronti alla sfida l’ex capoclassica Ben O’Connor, Enric Mas e Richard Carapaz, attualmente secondo, terzo e quarto della classsifica, con l’australiano che vanta 9 secondi di vantaggio sullo spagnolo mentre più distanziato è l’ecuadoriano, che dovrà recuperare 50 secondi per garantirsi la terza piazza. Il percorso non presenterà alcuna difficoltà altimetrica, pur non essendo piattissimo, è vedrà i corridori partire uno alla volta dal quartier generale di Telefónica, la principale compagnia di telecomunicazione iberica. L’arrivo, 24 Km e 600 metri più avanti, sarà previsto sulla Gran Vía, una delle principali strade della capitale spagnola, sulla quale per la prima volta nella storia sarà collocato il traguardo di una tappa della Vuelta. Fino allo scorso anno (e, probabilmente, ci si tornerà dal 2025) l’ultimo striscione d’arrivo era collocato in Plaza de Cibeles, al cospetto del municipio di Madrid, dalla quale sarà previsto comunque un doppio passaggio negli ultimi 3 Km. Poi spazio alla “glorificazione” di Primoz Roglic, primo corridore ad eguagliare il record di vittorie alla Vuelta – quattro, per la precisione – finora detenuto dal citato Roberto Heras

La Gran Vía a Madrid e l’altimetria dell’ultima tappa (Google Street View)

La Gran Vía a Madrid e l’altimetria dell’ultima tappa (Google Street View)

METEO VUELTA

Madrid – partenza primo corridore (ore 16.20): cielo sereno, 28°C (percepiti 27°C), vento moderato da O (12-30 Km/h), umidità al 20%
Madrid – ore 17: cielo sereno, 28°C (percepiti 27°C), vento moderato da O (16-35 Km/h), umidità al 19%
Madrid – ore 18: cielo sereno, 27°C (percepiti 26°C), vento moderato da NO (20-40 Km/h), umidità al 22%
Madrid – arrivo maglia rossa (ore 19.30): cielo sereno, 26°C, vento moderato da NO (18-40 Km/h), umidità al 23%

GLI ORARI DELLA VUELTA

16.00: inizio diretta su Eurosport
16.20: partenza del primo corridore dal Distrito Telefónica di Madrid
16.46: arrivo del primo corridore a Madrid
19.04: partenza della maglia rossa dal Distrito Telefónica di Madrid
19.30: arrivo dell’ultimo corridore a Madrid

RASSEGNA STAMPA

L’ultima salita regala il bis a Dunbar. Roglic a una tappa dal poker

Gazzetta dello Sport

Dunbar pred vsemi, Rogliča do zmage loči le še jutrišnji kronometer – Primož Roglič izgubil pol ekipe, a si zagotovil četrto Vuelto (Dunbar davanti a tutti, Roglič è separato solo dalla cronometro di domani – Primož Roglič ha perso metà della sua squadra, ma si è assicurato la sua quarta Vuelta)

Delo – Slovenia

Dunbar takes stage 20 as Roglic closes on title (Dunbar vince la 20a tappa mentre Roglic si avvicina al titolo)

The Guardian – Regno Unito

Ireland’s Eddie Dunbar claims second stage win at Vuelta a Espana (L’irlandese Eddie Dunbar conquista la seconda vittoria di tappa alla Vuelta a Espana)

The Irish Time – Irlanda

Roglic sentencia la Vuelta (Roglic decide la Vuelta)

AS – Spagna

Eddie Dunbar vence etapa, Roglic continua a liderar a Vuelta (Eddie Dunbar vince la tappa, Roglic continua a guidare la Vuelta)

Público – Portogallo

Dunbar s’impose une nouvelle fois, Roglic tout proche du sacre (Dunbar vince ancora una volta, Roglic vicinissimo all’incoronazione)

L’Équipe – Francia

Taaie Eddie Dunbar houdt favorieten nipt af op de Picon Blanco! Mas en Roglic vervolledigen het podium (Il duro Eddie Dunbar tiene a bada i favoriti sul Picon Blanco! Mas e Roglic completano il podio)

Het Nieuwsblad – Belgio

Eddie Dunbar wint voorlaatste etappe Vuelta; Primoz Roglic zo goed als zeker van eindzege (Eddie Dunbar vince la penultima tappa della Vuelta; Primoz Roglic è quasi certo della vittoria assoluta)

De Telegraaf – Paesi Bassi

Trotz Sorgen bei Red Bull: Roglic vor viertem Vuelta-Sieg (Nonostante le preoccupazioni in casa Red Bull: Roglic a un passo dalla quarta vittoria alla Vuelta)

Kicker – Germania

Horské finále Vuelty ovládl Dunbar. Roglič je blízko celkovému vítězství (Dunbar ha dominato il finale in montagna della Vuelta. Roglič è vicino alla vittoria assoluta)

Mladá fronta Dnes – Repubblica Ceca

Roglic on brink of fourth Vuelta title after protecting lead on last mountain stage (Roglic sull’orlo del quarto titolo della Vuelta dopo aver difeso il primato nell’ultima tappa di montagna)

The Washington Post – USA

Primoz Roglic quedó a 24 km del título de la Vuelta a España tras dura etapa de montaña – El colombiano Daniel Felipe Martínez abandona la Vuelta a España un día antes de su conclusión (Primoz Roglic è a 24 km dal titolo della Vuelta a España dopo una dura tappa di montagna – Il colombiano Daniel Felipe Martínez abbandona la Vuelta a España un giorno prima della sua conclusione)

El Tiempo – Colombia

Richard Carapaz cierra cuarto en la etapa 20 de La Vuelta, triunfo de Eddie Dunbar – Así está la clasificación general de la Vuelta a España tras la etapa ​2​0, con Richard Carapaz en pelea por entrar al podio final (Richard Carapaz chiude quarto nella tappa 20 della Vuelta, trionfo per Eddie Dunbar – Questa la classifica generale della Vuelta a España dopo la tappa 2​0, con Richard Carapaz in lotta per il podio finale)

El Universo – Ecuador

Roglic poised to win fourth Vuelta, Dunbar wins stage (Roglic pronto a vincere la quarta Vuelta, Dunbar vince la tappa)

The West Australian – Australia

VUELTAALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della ventesima tappa, Villarcayo – Picón Blanco

1° Jasha Sütterlin
2° Victor Campenaerts a 1′06″
3° Casper Pedersen a 1′26″
4° Kasper Asgreen s.t.
5° Ide Schelling a 1′39″

Miglior italiano: Filippo Baroncini, 19° a 4′36″

Classifica generale

1° Tim Naberman
2° Ide Schelling a 42″
3° Kamil Gradek a 4′59″
4° Thibault Guernalec a 13′09″
5° Julius van den Berg a 16′05″

Miglior italiano Alessandro De Marchi, 11° a 26′57″

I MONDIALI IN “QUATTRO”

Terminato il racconto della Vuelta del 1974 vi accompagneremo alla riscoperta, atteaverso i titoli del quotidiano “La Stampa” dei mondiali disputati negli anni terminanti con il numero 4, nel 30° anniversario del campionato del mondo disputato ad Agrigento nel 1994

1974 – MONTRÉAL (Canada)

MERCKX, GRAN RITORNO

Nel mondiale di Montreal terza maglia iridata per il belga

Battuto in volata Poulidor – Quarto Santambrogio, 7° Moser, 10° Battaglin

1984 – BARCELLONA (Spagna)

DOMINIO AZZURRO, MA VINCE UN BELGA

Claude Criquielion conquista a Barcellona il mondiale di ciclismo, Claudio Corti è secondo

Una corsa tragico-comica, in cui è difficile definire la prova dei nostri – La fatica ha stroncato tutti i favoriti – Ritirati i vari Fignon, Kelly, Hinault e Moser – Polemiche per Argentin (17°): è accusato da LeMond (avrebbe chiesto soldi per «tirare») e ha lasciato liberi troppo tardi i «gregari»

1994 – AGRIGENTO (Italia)

CHIAPPUCCI A SALVE, LEBLANC FA CENTRO

Gli azzurri sempre in prima linea ma cedono nel finale, il francese dà la stoccata decisiva – “Erano tutti contro di me” – “Se ti ritiri, io ti pianto”

El Diablo batte Virenque per l’argento. Ghirotto, un sogno svanito in extremis – Chiappucci: “Un marcamento spietato” – Luc voleva lasciare il ciclismo, la moglie gli fece cambiare idea

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